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Università di Cagliari
Biblioteca Centrale dell'Area Biomedica

Attività di aggiornamento e formazione


Seminario "Open access e la comunicazione scientifica: strategie e strumenti"

Roberta Marras

Il seminario "Open access e la comunicazione scientifica: strategie e strumenti", organizzato dall'AIB - Sezione Sardegna, si è svolto a Sassari nei giorni 8-9 maggio 2007 presso la sede della Biblioteca Comunale, tenuto dai docenti Benedetta Alosi e Nunzio Femminò dell'Università degli Studi di Messina.

Nella parte introduttiva del corso, la docente Benedetta Alosi, dopo aver chiarito il concetto di Open access e gli esordi di questo movimento in Italia, ha ribadito la necessità e l'importanza di adottare una politica istituzionale a favore dell'accesso aperto alla letteratura accademica, quale nuovo modello di comunicazione scientifica capace di abbattere le barriere legali, economiche e tecnologiche che ne ostacolano la diffusione.

La docente ha posto, successivamente, l'accento sulle attuali politiche editoriali e sulle restrizioni legate al diritto d'autore che costituiscono il più grosso ostacolo alla disseminazione scientifica. Gli studiosi, infatti, cedendo volontariamente i diritti di copyright sui loro lavori, fanno sì che le istituzioni perdano la proprietà dei contenuti intellettuali elaborati e prodotti al loro interno, a vantaggio dell'editoria scientifica commerciale che controlla e gestisce quasi totalmente l'accesso all'informazione.

Per far fronte a questa situazione, già da parecchio tempo, associazioni di biblioteche di ricerca e altre organizzazioni hanno individuato l'accesso aperto come un'alternativa possibile dando avvio ad una serie di iniziative tra cui la Budapest Open Access Iniziative (BOAI), sorta nel 2002, in cui sono indicati i due strumenti principali per promuovere l'accesso aperto alla letteratura accademica: le riviste open access e gli archivi aperti che, potenzialmente, sono la strategia più importante tra i nuovi modelli di comunicazione scientifica.

La strategia del self-archiving, attualmente contrattabile con la maggioranza degli editori, viene utilizzata da molti ricercatori che evitano di cedere in blocco tutti i diritti di copyright riservandosi la possibilità di pubblicare altrove la propria produzione intellettuale.

Le statistiche mostrano che gli articoli accessibili liberamente online, rispetto a quelli pubblicati su riviste con accesso a pagamento, sono maggiormente letti e citati ma, nonostante l'alto livello di impatto, la diffidenza di molti ricercatori è legata, spesso, a quelli che sono i rischi dell'archiviazione digitale e cioè la perdita di qualità e il plagio.

Relativamente alla tutela della proprietà intellettuale dei lavori di ricerca open access il problema potrebbe essere risolto attraverso l'utilizzo delle licenze Creative Commons, elaborate da un gruppo di esperti in tecnologie e legislazione.

Riguardo al controllo della qualità, invece, nell'ambiente OAI si stanno mettendo a punto software appositi per l'analisi delle citazioni e di indicatori di performance, utili alla misurazione dell'impatto effettivo dei singoli lavori.

Nella seconda parte del seminario, il docente Nunzio Femminò ha illustrato i metodi e le tecnologie utilizzati per la creazione e la gestione di archivi aperti. Si tratta, principalmente, di alcuni applicativi software basati sull'interoperabilità, ossia sulla possibilità di condividere, trasportare, scambiare metadati, attraverso l'architettura e il protocollo della Open Archives Iniziative. Lo scambio di dati e metadati è necessario per accrescere l'accessibilità e la fruizione della letteratura scientifica.

Nonostante in occasione del Workshop di Messina del 2004, i Rettori di trentuno atenei italiani si siano impegnati a rispettare la Dichiarazione di Berlino, che auspica un sempre maggiore ricorso a forme di pubblicazione aperte, in Italia sono ancora poche le Università che hanno messo a disposizione degli autori archivi aperti. Il materiale in essi depositato è di conseguenza ancora esiguo.

Ciò che ci si augura è che, anche grazie all'azione dei bibliotecari, si ponga in atto un cambiamento culturale all'interno degli atenei italiani che aumenti la consapevolezza istituzionale riguardo alle nuove vie della comunicazione scientifica che costituiscono un canale alternativo importante rispetto a quello dell'editoria elettronica tradizionale.


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