Grazie ad alcune fonti
documentarie (soprattutto testamenti, lasciti, inventari,
ecc.) e alla legislazione della Sardegna medioevale possediamo
notizie sull'esistenza di medici e chirurghi operanti nella
nostra isola, mentre non abbiamo sufficienti notizie per affermare
l'esistenza di Scuole di Medicina. Sappiamo comunque che nel
XVI secolo il Comune di Sassari stipendiava un medico perché
desse, nella sua abitazione, lezioni private di medicina.
Nel 1558, sempre la muncipalità sassarese, pagava un
docente perché impartisse lezioni di anatomia ed eseguisse,
almeno una volta l'anno, l'autopsia di un cadavere. In quel
periodo i giovani sardi desiderosi di intraprendere la professione
medica erano obbligati a recarsi nelle Università italiane
(soprattutto a Pisa) o in quelle spagnole.
Diversa era invece la strada da percorrere
per chi desiderasse diventare chirurgo. In questo caso il
giovane si doveva "incartare" (doveva cioè
stipulare una sorta di contratto scritto) con un "maestro
chirurgo" per un periodo di cinque anni durante i quali
serviva nella casa del maestro e apprendeva il lavoro direttamente
nella bottega. Al termine del periodo di apprendistato il
giovane, per potere esercitare la professione, veniva esaminato
da una apposita commissione.
Come si vede la situazione degli studi medici e chirurgici
era assai precarie, sicché accanto ai chirurghi regolarmente
abilitati, esercitava una vasta schiera di ciarlatani e
mestieranti. Anche i barbieri, secondo la legislazione dell'epoca,
potevano esercitare la bassa chirurgia (fasciature, medicazioni
esterne, salassi, estrazioni dentarie, ecc.) e talora fungere,
come i medici e i chirurghi, da perito giudiziario nei casi
di ferite sospette, avvelenamento, morte violenta, ecc.
Più volte si era tentato di porre
rimedio a questa situazione estremamente pericolosa per
la salute pubblica subordinando, per esempio, l'operato
dei barbieri-chirurghi e dei chirurghi all'opera dei medici.
Un passo avanti si ebbe con l'istituzione del protomedicato
(1455), la massima autorità in campo sanitario. Al
Protomedico, residente a Cagliari, spettava il compito di
esaminare i futuri chirurghi e farmacisti e quindi di abilitarli
alla professione. Un ulteriore miglioramento si ebbe con
l'istituzione della "Confraternita dei Santi Cosma
e Damiano" (1631), vera e propria associazione dei
medici e dei chirurghi. Lo Statuto dell'associazione imponeva
ai giovani che desiderassero diventare chirurghi, che non
potevano più essere analfabeti, di prestare servizio
presso un chirurgo regolarmente abilitato per un periodo
di cinque anni. Al termine dell' "incarto" i neo
chirughi dovevano seguire per altri tre anni le lezioni
di anatomia e chirurgia nell'Università cittadina.
Inoltre, nessun chirurgo poteva aprire bottega senza avere
la patente dell'esame sottoscritta dal Maggiorale (il chirurgo
capo) dell'associazione.
Ma solo con l'istituzione della Facoltà
di Medicina e della Scuola di Chirurgia si ottenne un decisivo
miglioramento nella preparazione teorico-pratica dei medici
e soprattutto dei chirurghi. A Cagliari la Facoltà
di Medicina cominciò a funzionare, più o meno
regolarmente, intorno al 1626, anno in cui fu inaugurata
ufficialmente l'Università degli Studi cittadina.
Nel 1678 una nuova norma impose ai medici laureati il divieto
di esercitare la professione se non avessero fatto due anni
di praticantato negli ospedali o tre anni presso lo studio
di un medico anziano. Di fatto durante la dominazione spagnola
gli studi medico-chirurgici (e la stessa Università)
non godettero mai di molta salute. Solo con il passaggio
della Sardegna ai Savoia (1720) si incominciò a mettere
ordine nel caos dell'istruzione medica e chirurgica. Il
XVIII secolo rappresentò per la chirurgia europea
e degli stati italiani un secolo di riabilitazione professionale
e sociale e di profondo rinnovamento scientifico.
In Sardegna, soprattutto nelle campagne,
persistevano e persisteranno fino a tutto il XIX secolo
forme molto radicate di rifiuto verso la professione della
chirurgia considerata poco onorevole e riservata a persone
di basso rango. Nel 1759 il Vicerè di Sardegna conte
Tana emanò un pregone (così allora venivano
chiamati gli editti pubblici) col quale istituiva la cattedra
di chirurgia affidata al professore torinese Michele Plazza.
Spettava al professore di chirurgia dettare le lezioni in
lingua italiana (e non più, com'era in uso fino ad
allora, in spagnolo) e di seguire personalmente le esercitazioni
di chirurgia e di anatomia. Il governo piemontese decise
inoltre di debellare definitivamente il fenomeno dell'abusivismo
professionale della chirurgia.
Sempre il vicerè Tana emanò, nel 1761, un
pregone col quale venivano stabilite regole più rigide
per l'esercizio delle professioni di chirurgo, flebotomo
(chi eseguiva i salassi) e ostetrica. Si stabilì,
per esempio, che ove esercitasse un chirurgo abilitato non
potesse operare alcun flebotomo.
Una data importante per l'Università
cagliaritana e per la Facoltà di Medicina e la Scuola
di Chirurgia fu il 1764 anno in cui furono emanate le "Costituzioni
di Sua Maestà per l'Università degli Studi
di Cagliari" che assegnarono alla Facoltà di
Medicina quattro cattedre: anatomia, medicina teorico-pratica,
istituzioni mediche e materia medica. Alla Scuola di Chirurgia,
che durava due anni, vennero invece assegnate due cattedre:
istituzioni anatomo-chirurgiche e chirurgia. Nel 1822 la
Scuola chirurgica divenne, per volontà di Carlo Felice,
Facoltà di Chirurgia. Sempre nello stesso anno si
aggiunsero due nuove cattedre: quella di clinica medica
(Facoltà di Medicina) e quella di Clinica Chirurgica
(Facoltà di Chirurgia). Nel 1852 le Facoltà
di Medicina e Chirurgia erano ancora separate.
Finalmente, nel 1857, si unificarono le
due Facoltà: nascevacosì la Facoltà
di Medicina e Chirurgia. Gli insegnamenti, distribuiti in
sei anni di corso, erano:
I ANNO chimica, storia naturale, anatomia;
II ANNO chimica, anatomia, fisiologia, istituzioni
medico-chirurgiche;
III ANNO anatomia, farmacia teorico-pratica, materia
medica, medicina teorico-pratica, chirurgia teorico-pratica,
clinica medica;
IV ANNO stessi insegnamenti del III anno con in più
la clinica chirurgica;
V-VI ANNO medicina teorico-pratica, chirurgia teorico-pratica,
clinica medica, clinica chirurgica, operazioni chirurgiche
e ostericia, tossicologia, igiene e polizia medica o medicina
legale.