DALLA CAMERA SÌ ALLA SANATORIA SUL NUMERO CHIUSO NELLE UNIVERSITÀ UNIVERSITÀ E SANATORIE. CHI FERMERÀ LA LOBBY DEI BOCCIATI? RICERCA SCIENTIFICA: CIAMPI A ROMA PREMIA PATRIZIA FARCI FIESOLE: L'UNIVERSITÀ DELL'APERTURA A EST PRONTO IL DM SULLE EQUIPOLLENZE ALLE LAUREE DIRIGENTI STATALI, L'ORA DELLE SFIDE CAGLIARI: CORSO DI INFORMATICA: PARTE UN RICORSO AL TAR NUORO: UN POLO PER LE BIOTECNOLOGIE ================================================================== IL MEDICO E IL BUSINESS SANITÀ, LA CANCELLAZIONE DEI TICKET SPINGE IL DEFICIT A 4 MILA MILIARDI INIZIATIVA: MILIARDI DI SPICCIOLI CONTRO IL CANCRO IL KILLER IPERTENSIONE: PARTE NELL'ASL 6 LA PREVENZIONE UNA PASTIGLIA, PER LA TERAPIA GENICA? AIDS, È MALATO UN IMMIGRATO SU DIECI CARTILAGINE DAL GRASSO LUPUS, QUANDO IL CORPO AGGREDISCE SE STESSO LE FUNZIONI DELLA SOMATOTROPINA FIBROSI CISTICA E BICARBONATO SASSARI: CREATO UN TEST RIVELA LA PREDISPOSIZIONE AL CANCRO ORISTANO:ABBANDONATA IN OSPEDALE "RESUSCITA" ================================================================== PRIVACY: RODOTÀ TRACCIA IL BILANCIO DI QUATTRO ANNI DI LAVORO PCU: CARD SANITARIE "MADE IN SARDEGNA" ================================================================== _____________________________________________ Il Sole24Ore 28 Feb. '01 DALLA CAMERA SÌ ALLA SANATORIA SUL NUMERO CHIUSO NELLE UNIVERSITÀ ROMA Alla prova di appello del provvedimento, anche l'Aula della Camera, dopo quella del Senato, ha detto sì alla sanatoria per gli studenti universitari che nell'anno accademico 1999-2001 non hanno superato i test di ammissione ai corsi universitari a numero programmato in base alla legge 264/99. Per questi studenti, immatricolati con riserva grazie ai giudici amministrativi e poi destinatari di un provvedimento di diniego da parte del Consiglio di Stato, la Camera ha deciso di concedere l'iscrizione al secondo anno dei corsi ad accesso programmato (Medicina e chirurgia, Veterinaria, Odontoiatria, e architettura) se hanno sostenuto almeno un esame entro il 28 febbraio 2001. Montecitorio ha, su questo punto, modificato il testo uscito dal Senato, che non aveva fissato un termine e, per questo, il disegno di legge deve tornare a Palazzo Madama. Contro la sanatoria si è pronunciato il Governo, attraverso il sottosegretario all'Università, Luciano Guerzoni, per il quale la sanatoria "è un segnale sconcertante verso i 14mila giovani che, nell'anno accademico 1999-2000, hanno accettato l'esito delle prove di accesso ai corsi di studio a numero programmato in base a direttive europee. Ancora una volta - ha concluso Guerzoni - abbiamo fatto un passo indietro rispetto agli obiettivi di qualità dell'istruzione superiore". Per il Governo la soluzione del "pasticcio" creatosi dopo i ricorsi e le sospensive concesse dai Tar nonostante la legge 264/99 è quella votata in prima lettura dalla Camera: iscrizione al secondo anno di un corso non a numero programmato per gli studenti la cui immatricolazione è stata rimessa in discussione dal Consiglio di Stato e iscrizione al secondo anno di Medicina, Veterinaria, Odontoiatria e Architettura solo per gli universitari che quest'anno hanno affrontato di nuovo il test, superando questa volta la prova. Mercoledì 28 Febbraio 2001 _____________________________________________ Corriere Della Sera 27 Feb. '01 UNIVERSITÀ E SANATORIE. CHI FERMERÀ LA LOBBY DEI BOCCIATI? di ANGELO PANEBIANCO Sembra una storia inventata da un nemico della democrazia parlamentare per screditarla. Purtroppo, è tutto vero. C'è in Italia una lobby potente, capace di tenere sotto ricatto il Parlamento. È la lobby dei petrolieri o di chissà quale altro "potere forte"? No, è la lobby dei Bocciati, degli studenti che, respinti ai test d'accesso nelle poche Facoltà a numero chiuso (soprattutto Medicina e Odontoiatria), non si rassegnano, fanno ricorsi ai Tar, si rivolgono all'onorevole, sono capaci persino di influenzare le Presidenze di Camera e Senato. Per ottenere il colpo di spugna. Ci provarono mesi fa, ma furono sconfitti (il Parlamento bocciò la sanatoria). Sono ora tornati alla carica e hanno di nuovo trovato in Parlamento tante anime caritatevoli. Stanno per ottenere un nuovo voto, e forse vinceranno. Gli schieramenti sono gli stessi dell'altra volta, trasversali: il governo, la Lega Nord e alcuni parlamentari del centrosinistra (come Giovanni Castellani e Nando Dalla Chiesa) e del centrodestra, sono contrari alla sanatoria; tutti gli altri, a sinistra e a destra, sono a favore. L'aspetto più triste è che i favorevoli sanno di commettere un atto indecoroso. Sanno, per esempio, che per favorire questa lobby danneggeranno altri giovani, del tutto incolpevoli. Già, perché siccome in quelle Facoltà il numero chiuso c'è per imprescindibili esigenze didattiche (che richiedono un proporzionato rapporto docente-discenti), se la sanatoria passerà, quelle Facoltà - è già successo in passato - assalite da troppi studenti, saranno costrette a sospendere le immatricolazioni dell'anno successivo. Grazie ai parlamentari pro-sanatoria i candidati non meritevoli di oggi impediranno l'iscrizione ai potenziali candidati meritevoli di domani. La ragione di tutto ciò è che deputati e senatori temono che i notabili parenti dei candidati immeritevoli possano spostare voti a loro sfavore nei collegi. Ma davvero nessuno si vergogna? _____________________________________________ L'Unione Sarda 3 Mar. '01 RICERCA SCIENTIFICA: CIAMPI A ROMA PREMIA PATRIZIA FARCI Malattie del fegato Prestigioso riconoscimento a Patrizia Farci, la studiosa cagliaritana conosciuta a livello internazionale per le sue ricerche sulle malattie del fegato. Il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, le ha conferito l'onorificenza di Ufficiale dell'Ordine "Al merito della Repubblica italiana". La consegna del diploma con la "rosetta" avverrà lunedì prossimo al Quirinale. La professoressa Farci, ordinario di Medicina interna all'Università di Cagliari, fa parte di un gruppo di tre sole scienziate che saranno insignite dalla massima carica dello Stato. Con lei Barbara Ensoli, dell'Istituto superiore di Sanità, nota per aver scoperto un vaccino (in corso di sperimentazione) contro l'Aids e Maria Grazia Roncarolo, dell'ospedale San Raffaele di Milano. Tre donne ai vertici della Medicina nazionale. Sono loro che, a giudizio del Quirinale, nel 2000 hanno dato il massimo lustro alla ricerca italiana. Il presidente Ciampi ha infatti voluto introdurre la consuetudine di premiare, ogni anno, le personalità che si sono particolarmente segnalate, a livello di eccellenza, in vari settori della vita nazionale. E fra le tre scienziate selezionate per il settore della Medicina quest'anno ce n'è una sarda, la professoressa Patrizia Farci. Lusinghiera la motivazione con la quale il Presidente ha accompagnato l'attribuzione del titolo di "Ufficiale". "A lei è toccato il privilegio di essere scelta per la distinzione onorifica di Ufficiale in virtù dell'impegno che ha dedicato alla ricerca scientifica, contribuendo con il suo lavoro ad accrescere nel mondo il prestigio del nostro Paese". Non un'onorificenza generica, quindi, ma un riconoscimento al merito, riservato a coloro che si sono segnalati per i notevoli risultati raggiunti nei rispettivi ambiti di studio. Sotto questo profilo, la professoressa Farci ha raggiunto una notorietà a livello internazionale testimoniata da premi significativi. Come quello che le è stato attribuito dal National Institute off healt di Bethesda, il centro americano in cui ha svolto numerose ricerche. Una prestigiosa attività, sottolineata da numerose citazione nelle più accreditate riviste di carattere scientifico. Ora sulla sua carriera è arrivato anche il suggello della massima autorità dello Stato. La professoressa Farci non ha voluto commentare l'attribuzione dell'onorificenza, ma è intuibile che l'abbia accolta con una buon dose di orgoglio, soprattutto per la motivazione che l'accompagna. L. S. _____________________________________________ Il Sole24Ore 27 Feb. '01 FIESOLE: L'UNIVERSITÀ DELL'APERTURA A EST Cesare Peruzzi FIRENZE È diventata la più importante fucina di dottorati di ricerca del Continente. Ogni anno dall'Istituto universitario europeo di Fiesole, sulla collina che guarda la valle dell'Arno a Nord di Firenze, ne escono circa ottanta: più di quanto riescano a fare Oxford e Cambridge messi insieme. Appena cinque anni fa erano meno di cinquanta. La crescita non è stata soltanto numerica. In questo periodo, sotto la guida dal presidente Patrick Masterson e del segretario generale, Antonio Zanardi Landi, l'Istituto ha conquistato spazi che prima non aveva, ritagliandosi un ruolo sempre più centrale in Europa: è diventato l'interlocutore di Bruxelles per quanto riguarda questioni strategiche come l'allargamento a Est e la messa a punto di una prima bozza di Carta costituzionale dell'Unione; ha aperto ai privati, dal cui contributo oggi ricava quasi il 6% del budget; ma, soprattutto, è riuscito a focalizzare la missione, passando da "centro d'eccellenza in Europa" a "centro d'eccellenza per l'Europa". A Fiesole è stato accolto l'archivio storico dell'Unione. I ricercatori del centro Robert Schuman, creato nel '92 all'interno dell'Università di Fiesole e guidato da Yves Mény, hanno elaborato i 1.300 articoli che compongono i trattati giuridici dell'Ue, da Roma a Maastricht, riducendoli a 500, in una sorta di testo unico che è diventato il punto di riferimento per chiunque voglia muoversi su questo terreno, complesso e finora di difficile reperimento, in vista di una prima bozza di Costituzione europea. "È stato il presidente della Commissione di Bruxelles, Romano Prodi, a coinvolgere l'Istituto, perché mettesse mano alla difficile materia dei trattati" spiega Zanardi Landi, 50 anni, a Fiesole dal '96, che proprio in questi giorni lascia l'incarico di segretario generale per tornare al ministero degli Esteri (gli subentrerà Gianfranco Varvesi). "Il lavoro fatto dal gruppo coordinato da Mény ha permesso di mettere in evidenza tutte le parti della normativa comunitaria che hanno una valenza costituzionale. Si tratta di un materiale prezioso, dalle molte implicazioni e applicazioni, a cominciare dal fronte su cui si gioca la partita dell'allargamento dell'Unione, le cui regole devono essere scritte". Fiesole è l'unico centro di ricerca che stia facendo ufficialmente questo genere di lavoro. E la cosa non è casuale, né legata strettamente alla presidenza italiana della Commissione. "La verità è che qui non c'è una cultura dominante e l'approccio alla ricerca, per definizione, non è nazionale - spiega Zanardi Landi. - Abbiamo 550 studenti e 50 docenti che arrivano da ogni Paese dell'Unione; e infatti su una tematica come la valenza costituzionale dei trattati europei Mény ha lavorato accanto a uomini di Stato come il premier italiano Giuliano Amato". In questi ultimi anni l'Istituto è riuscito a spostare l'attività di ricerca anche su altri grandi temi che riguardano l'Europa, dal confronto con il Mediterraneo ai rapporti con l'altra sponda dell'Atlantico, grazie al coinvolgimento dei privati. "Il ricorso a sponsor è decisivo - sottolinea il segretario generale uscente - perché consente di reperire mezzi finanziari da destinare a programmi mirati, senza intaccare la liberta scientifica di docenti e ricercatori". È nato così il programma sul Mediterraneo, che ha due cattedre: una finanziata da Ente Cassa di Firenze, Mediocredito centrale e Eni, l'altra da Bei e Fondazioni S.Paolo e Monte dei Paschi. Così, la cattedra sulle relazioni transatlantiche è sponsorizzata da Bp-Amoco. "A questi contributi si aggiungono le borse di studio offerte dal Comune di Firenze, dalla Regione Toscana e dal ministero degli Esteri, oltre a un programma di ricerca sul credito al consumo finanziato da Findomestic e Paribas - aggiunge Zanardi Landi. - Sono circa 6 i miliardi che l'Istituto ha incamerato dai privati in quattro anni, su un budget di 52 miliardi nell'ultimo esercizio; ma la quota dovrà crescere. Adesso, per esempio, l'Istituto punta a varare un nuovo programma sui rapporti tra Europa e mondo latinoamericano, con l'obiettivo di approfondire i legami culturali e linguistici che uniscono questi mondi un tempo molto più vicini". Insieme all'attività dell'Istituto sono cresciute anche le strutture. Dal '96 l'Università di Fiesole ha acquisito il convento di San Domenico, dov'è basato il Centro Schuman, e Villa La Fonte, sede del programma mediterraneo. Il Governo italiano, poi, ha rilevato un palazzo del '400 per sistemare l'immenso materiale degli archivi storici dell'Unione. "Buona parte della futura classe dirigente europea sarà passata da Fiesole - conclude Zanardi Landi - e questo sta restituendo una centralità all'Italia, e in particolare a Firenze". Un ruolo che la città di Machiavelli e Guicciardini ritrova con piacere. _____________________________________________ Il Sole24Ore 27 feb. '01 PRONTO IL DM SULLE EQUIPOLLENZE ALLE LAUREE Diplomi sanitari valutati a puntiPaolo Del Bufalo ROMA Brucia le tappe "professionali" il personale dei livelli del Servizio sanitario nazionale. Nell'arco di 15 giorni, infatti, il regolamento per il riconoscimento delle equipollenze ai diplomi universitari dei titoli conseguiti con gli ordinamenti precedenti alla loro istituzione e i decreti e gli ordinamenti per le lauree triennali e specialistiche hanno fatto passi da gigante. Il regolamento ha, infatti, ottenuto il parere favorevole delle Commissioni Igiene e sanità del Senato e Affari sociali della Camera (ed essendo un decreto ministeriale, l'iter è pressoché concluso). Con alcune indicazioni. Per esempio, la necessità di "spostare" la data di validità del testo riferendola a quella dell'entrata in vigore dei decreti sulle equipollenze delle singole professioni (luglio 2000). Poi, far partecipare alla Commissione di esperti che dovranno valutare i titoli, i rappresentanti delle associazioni secondo precisi accordi fra queste o, comunque, a "rotazione". Per quanto riguarda il riconoscimento dei titoli, bisognerà tenere presenti, oltre a quelli rilasciati dalle Regioni, anche quelli conseguiti presso enti privati, in Italia e all'estero. Inoltre le commissioni hanno chiesto che anche in assenza del requisito del titolo di studio, che la domanda di equipollenza sia comunque presa in considerazione dalla Commissione. Infine, per la Commissione Affari sociali della Camera, occorre fissare bene tutti i termini per l'adozione dei provvedimenti e riconoscere il titolo anche a chi l'abbia conseguito dopo l'entrata in vigore del Dlgs 502/1992. Il provvedimento prevede le modalità della domanda e i criteri di valutazione del titolo per il riconoscimento delle equipollenze. Questi vanno dalla durata della formazione (dieci punti per tre anni, otto per due, sei per uno) all'esperienza lavorativa (dieci punti per venti più anni, 0,5 punti per ogni anno al di sotto di tale quota), fino all'intervallo di tempo intercorso fra il conseguimento del titolo e la data di pubblicazione del regolamento sulla "Gazzetta" (due punti fino a due anni, 1,5 fino a tre, uno fino a quattro, 0,5 fino a cinque e zero oltre i cinque anni). Per chi con i punteggi assegnati al titolo non raggiungerà almeno 12 punti, ma supererà comunque i sei, sono previste misure compensative, costituite da una prova attitudinale o da un corso di formazione. Nel caso il punteggio necessario non sia raggiunto, chi lavora già come dipendente continuerà a farlo nella posizione attuale (senza "sogni" di dirigenza, laurea o carriera professionale), chi lavora nel privato, potrà proseguire ma solo nell'attività "strettamente" correlata al titolo posseduto. Sulle lauree triennali e specialistiche, invece, dopo i pareri favorevoli di Cun, Consiglio superiore di sanità e Conferenza dei Du (anche se con alcune osservazioni che nel caso verranno comunque recepite al termine dell'iter), i testi degli ordinamenti sono al parere delle Commissioni parlamentari: l'obiettivo è chiudere l'iter in tempo per poter dare l'avvio ai nuovi corsi già dal prossimo anno accademico. _____________________________________________ Il Sole24Ore 1 mar. '01 DIRIGENTI STATALI, L'ORA DELLE SFIDE di Elio Borgonovi Il vivace confronto tra Sabino Cassese e il ministro Franco Bassanini sul contratto della dirigenza statale ha messo in evidenza la complessità del problema. Per affrontarlo da un punto di vista diverso da quello dei due insigni "duellanti" (sul piano intellettuale) si può partire dalla semplice constatazione che si parla molto e con passione dei contratti nel momento della loro stipula e se ne parla poco prima e dopo gli accordi. I contratti sono complessi di principi, regole e strumenti tramite cui si cerca di indirizzare i comportamenti di migliaia di persone, in questo caso di dirigenti pubblici, verso determinati obiettivi. Tuttavia ciò che accadrà realmente dipenderà in larga misura sia dal fatto che i diretti interessati siano pronti ad accettare le nuove regole (ciò che si è fatto prima) sia da come saranno interpretate le regole dai futuri ministri, dai dirigenti che saranno premiati, dai dirigenti che invece non saranno premiati, dai sindacati che accetteranno o si opporranno a un uso degli incentivi con forti divaricazioni o chiederanno una specie di distribuzione "a pioggia" o "a rotazione programmata" per non scontentare nessuno, dagli organi cui arriveranno gli inevitabili ricorsi di chi, escluso dagli incentivi o rimosso dagli incarichi, riterrà di essere stato vittima di "una ingiustizia" o del solito "comportamento clientelare". Per ottenere dal contratto i positivi effetti previsti da Bassanini occorrerà promuovere molte iniziative per far comprendere e far accettare l'idea che le nuove regole, se ben utilizzate possono essere convenienti per i cittadini, le famiglie, le imprese utenti dei servizi ma anche per tutti i soggetti in causa (ministri, dirigenti, sindacati) poiché, aiutando a migliorare la funzionalità e l'immagine dell'amministrazione, esso può contribuire ad aumentare il loro ruolo nella società (e banalmente anche il loro potere). Tale operazione, tuttavia, non sarà facile per questi motivi: gli obiettivi dell'amministrazione, rispetto ai quali dovranno essere remunerati i dirigenti, sono per loro intrinseca natura (e non per volontà o inefficienza di qualcuno) più complessi e non di rado maggiormente contraddittori rispetto a quelli che è possibile definire nelle imprese che operano sul mercato; la misurazione di tali obiettivi è più complessa rispetto a quanto avviene nelle imprese nelle quali direttamente o indirettamente gli obiettivi possono essere ricondotti a una misura di valore uniforme, quella del valore di scambio: gli obiettivi delle amministrazioni pubbliche hanno spesso contenuti legati al modo di intendere il ruolo dell'amministrazione che porta qualcuno a considerare positivi risultati che altri considerano negativi; ben poche amministrazioni sono oggi dotate di sistemi di rilevazione dei dati necessari per applicare correttamente la retribuzione di risultato su basi "sufficientemente oggettive": in assenza di dati e informazioni significative per valutare il raggiungimento degli obiettivi è elevato il rischio di un uso "soggettivo vecchio stile" da parte dei politici e dei sindacati, come teme Cassese. Tutto ciò vuol dire avere una visione critica del contratto? No, significa solo dire che il contratto come atto formale esiste nel momento in cui esso è firmato (e registrato dalla Corte dei Conti), ma che il contratto inteso come "sistema di regole sul quale si è raggiunto un accordo" inizia ora ed è influenzato da ciò che si è fatto o non si è fatto finora per cambiare la cultura e la professionalità della dirigenza. Qualcuno può avere la tentazione "di barare", ad esempio come dice Cassese può essere tentato di far scivolare la consultazione (dei sindacati) verso la concertazione e poi verso la negoziazione, vanificando l'autonomia organizzativa dell'amministrazione e della stessa dirigenza, ma deve sapere che ne avrebbe forse vantaggi solo nel breve (o addirittura brevissimo periodo) ma sarebbe anche lui perdente nel medio periodo (e oggi vuol dire 1-2 anni), perché sarebbe travolto dalla crisi di legittimità dell'amministrazione. In conclusione si può dire che sarebbe stato necessario preparare meglio il contratto attraverso una più decisa attività finalizzata a far comprendere le opportunità (e anche le difficoltà e i rischi) del modello di dirigenza manageriale rispetto a quello di dirigenza burocratica e che ora, essendo stato approvato il contratto è necessario aiutare i dirigenti statali a sviluppare una professionalità più adatta al nuovo ruolo, alle nuove funzioni e alle nuove responsabilità, poiché solo con una professionalità maggiormente in linea con le esigenze di una amministrazione moderna è possibile difendersi realmente dalle tentazioni di chi vorrà applicare le nuove regole con le vecchie logiche. Ovviamente è naturale che questa sfida crei timori in chi si era abituato a un certo modo di dirigere le amministrazioni e determini la resistenza e l'opposizione di chi teme di perdere privilegi e posizioni di potere. Tuttavia tutti i dirigenti statali devono sapere che si tratta di una sfida eccitante sul piano personale e comunque non eludibile poiché la società non è più disposta ad accettare una amministrazione che intralcia lo sviluppo economico e sociale. _____________________________________________ L'Unione Sarda 28 Feb. '01 MODULI-QUIZ DEL CORSO DI INFORMATICA: PARTE UN RICORSO AL TAR Il nome dei concorrenti sui moduli-quiz del corso di informatica Nei moduli con i quiz per la prova d'ammissione al corso di laurea in informatica della Facoltà di Scienze Matematiche e Fisiche di Cagliari, erano stampati anche i nomi dei candidati. Lo ha sostenuto - stando a una nota dell'agenzia giornalistica Italia - un giovane escluso, Marcello Pani, che ha pertanto presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) contro l'Università rilevando che in tal modo è stata violato il principio dell'anonimato nei concorsi. L'avvocato Andrea Pubusa, che assiste il giovane, ha sostenuto nel suo ricorso che è stata commessa un'irregolarità in quanto sono stati utilizzati per il concorso gli stessi moduli predisposti per le prove orientative introdotte per consentire la scelta del corso di studi. Nel caso contestato si tratta invece di un esame selettivo. Per la laurea in informatica è infatti previsto il numero chiuso. Il Tar ha rinviato due volte la decisione per acquisire ulteriore documentazione. Nonostante l'Avvocatura dello Stato - ha affermato il legale - nelle precedenti camere di consiglio abbia sostenuto che la correzione dei compiti è stata effettuata automaticamente da una macchina, il problema sussiste perché nessuno poteva controllare gli operatori e quindi non è stata assicurata la segretezza. Saranno i giudici del Tar a pronunciarsi sul singolare caso contestato da uno studente dell'Università cagliaritana. _____________________________________________ L'Unione Sarda 27 Feb. '01 NUORO: UN POLO PER LE BIOTECNOLOGIE Amministratori e rettorato sono decisi al potenziamento Il capoluogo si candida a capofila della ricerca Nuoro sede ideale per lo sviluppo della ricerca sulle biotecnologie. È obiettivo degli amministratori nuoresi, condiviso anche dai vertici del Consorzio per l'università e dall'università di Sassari. Tutti sono pronti a un'alleanza forte, capace di rilanciare i corsi nuoresi. Un incontro tra il sindaco Mario Zidda, il presidente della Provincia Francesco Licheri, il rettore dell'ateneo di Sassari Alessandro Maida, e il vice presidente del Consorzio Bachisio Porru ha sancito due giorni fa la volontà di potenziare l'università nuorese con una partnership tra Sassari e gli enti locali di Nuoro. Sono tutti determinati a darsi da fare per beneficiare dei fondi dei piani operativi nazionali e di quelli operativi regionali, necessari a raggiungere il reale potenziamento dei corsi nuoresi. L'asse tra università sassarese e amministratori locali punta soprattutto a proporre Nuoro come sede ideale per far crescere lo sviluppo della ricerca nel campo delle biotecnologie, fiore all'occhiello assieme all'informatica del polo nuorese. Una candidatura rilanciata a livello regionale, col ruolo di capofila. Secondo il sindaco Mario Zidda si rende perciò indispensabile "ogni impegno perché le facoltà esistenti abbiano anche i corsi di secondo livello, con specializzazioni uniche così da fungere da richiamo in un ambito non solo regionale ma nazionale". Le tre facoltà presenti a Nuoro e legate a Sassari sono scienze matematiche, agraria e veterinaria. Tutte dovrebbero concorrere - sulla base delle indicazioni emerse nell'incontro di due giorni fa - a creare centri di ricerca biotecnologica sia in campo vegetale che in quello animale. Queste iniziative - ha sottolineato il presidente della Provincia Francesco Licheri - ben si combinerebbero con le richieste che rimbalzano da Ottana e dal suo contratto d'area. Lì stanno per nascere nuove imprese farmaceutiche e agroalimentari che pongono la necessità di un polo di ricerca sulle biotecnologie. La spinta al potenziamento dell'università nuorese è venuta anche dalle parole del rettore di Sassari e del vice presidente del Consorzio. Concordano su una linea d'azione comune per chiedere al ministero impegni finanziari per dare nuovo sviluppo al polo nuorese. L'incontro dei giorni scorsi, che si è svolto nella sede del Consorzio, non ha coinvolto solo i responsabili degli enti. Ma s'è allargato ad altre presenze. Hanno partecipato il vice presidente della Provincia e assessore alla Cultura Tonino Rocca, gli assessori provinciale e comunale per i rapporti con l'università, Ciriaco Davoli e Teresa Pintori, i presidi delle facoltà di scienze ambientali, forestali e del diploma universitario in produzioni animali Bruno Masala, Pietro Delrio e Antonio Leoni, i coordinatori dei corsi Pietrino Deiana e Franco Naitana, il direttore amministrativo dell'università di Sassari Antonino Siriana e il direttore del consorzio nuorese Romano Benevole. ================================================================== _____________________________________________ Corriere Della Sera 27 Feb. '01 IL MEDICO E IL BUSINESS Dioguardi Nicola La sanità in lista d' attesa IL MEDICO E IL BUSINESS di NICOLA DIOGUARDI* Lo scontento che suscita la sanità oggi è determinato sia dai ritardi e dalle code per ottenere prestazioni ambulatoriali biochimiche, tecniche e tecnologiche, sia dalle attese dei ricoveri ospedalieri. Ciò costringe i malati più urgenti a fare peregrinazioni per la ricerca di sedi che offrono disponibilità più rapida. L' insieme di queste cose genera più che giustificata impazienza e rabbia in una popolazione, quella italiana, storicamente paziente, fornita di calli che le fanno tollerare non solo le scarpe strette ma anche soprusi inauditi, ivi compresi quelli fuori dall' ambiente sanitario. Lo scontento, la protesta e la conseguente ricerca di un colpevole più consistente della solita incorporea società si focalizza quasi sempre sulla figura del medico, figura con cui il paziente riesce ad avere contatto fisico. Una volta oltrepassate le barriere burocratiche egli (il termine paziente deriva da patior, parola latina che vuol dire soffro) si trova davanti ad un medico inaspettato, privo di quel carisma che una volta distingueva il vecchio dottore nonostante quest' ultimo avesse minore capacità di guarire. Il valore simbolico della sua borsetta nera, il rit o della ispezione e della palpazione del corpo umano, la capacità di trarre significati dall' ascolto delle vibrazioni dei polmoni e dei mormorii del cuore lo faceva apparire una divinità ed erano parte della sua forza guaritrice. Perché tutto è cambiato? Non certo perché il sofferente di malattia è oggetto di una maggiore attenzione da parte dei mezzi di informazione di quanto non lo siano le manifestazioni di compassione che il medico ha nei riguardi del suo malato. Il fatto è che il me dico è diventato più il pezzo di una istituzione che eroga servizi che un uomo che con la sua testa svolge una professione. Ciò è accaduto da quando l' organizzazione della Sanità e dell' ospedale pubblico o privato, non solo per motivi di costi, è s tata inquadrata in termini assai rigidi di azienda. La sanità aziendalizzata ha imposto la ingegnerizzazione di ogni attività creando quella che in lingua dell' Unione mi viene di chiamare new-business-medicine. Nella sanità italiana del terzo millen nio il vero elemento innovativo che deriva dalla concezione "aziendale" (leggi dirigenza amministrativa) è la supremazia finanziaria e tecnologica dell' Istituzione sull' uomo secondo criteri derivati dalle quattro T: il disumanizzante Taylorismo (le ggi catena di montaggio), la Tecnica meccanizzata, la Tecnologia fine a se stessa, la Tecnocrazia burocratizzante. Queste componenti che hanno contraddistinto l' industria del secolo scorso per il loro effetto disumanizzante hanno generato la base de lle lotte sindacali. La customer satisfaction, che vuol dire soddisfazione di chi compra un servizio (il paziente della medicina classica) è l' elemento prodotto dai suddetti quattro punti. L' efficienza del rapporto umano medico-paziente è stata bol lata di inefficacia economica e quindi scartato e dannoso per la sanità impostata sull' economia aziendale che deve rendere servizi e prestazioni. Ciò ha creato una sempre più marcata distanza tra il medico tecnicizzato ed il cliente oggetto della su a attenzione. Ciò ha inesorabilmente cancellato quella sua, diciamolo pure, un po' donchisciottesca, ma utilissima sul piano umano, propensione verso il paziente. Quest' ultimo non più suo perché scippato, come cliente, dall' istituzione. Un noto con duttore televisivo ha rinfacciato, a chi ancora considera che la natura ci ha fatto prima uomini poi clienti, che i tempi sono cambiati. Certamente per la new-business-medicine, non per i pazienti. _____________________________________________ Corriere Della Sera 1 mar. '01 SANITÀ, LA CANCELLAZIONE DEI TICKET SPINGE IL DEFICIT A 4 MILA MILIARDI E' scontro tra governo e Regioni Farmindustria: a gennaio il consumo dei farmaci è cresciuto del 30 per cento Sarcina Giuseppe Giarda "richiama" i Governatori Sanità, la cancellazione dei ticket spinge il deficit a 4 mila miliardi E' scontro tra governo e Regioni ROMA - L' effetto ticket spiazza i conti della Sanità e surriscalda i rapporti tra Regioni e governo. Il più infu riato è il sottosegretario al Tesoro, Piero Giarda che, nei giorni scorsi, si è attaccato al telefono, chiedendo lumi ai Governatori delle Regioni più importanti. Su un dato i tecnici regionali, che oggi si incontrano a Roma, sono tutti d' accordo. N el 2000 il consuntivo è in rosso e nel 2001 il deficit è destinato ad aumentare. Motivo? Con l' abolizione del ticket sulle ricette, in vigore dal primo gennaio, il consumo dei farmaci è esploso del 30% rispetto allo scorso anno. Una prima previsione , formulata dall' assessore della Liguria (giunta Polo), Piero Micossi, mette in colonna cifre decisamente pesanti. Per il 2000 si prevede un incremento di spesa del 7,5% rispetto al fondo statale di 124.000 miliardi. In altre parole si andrebbe vers o un deficit di 9.300 miliardi. Nel 2001 la situazione peggiorerebbe ancora, con un disavanzo di altri 13.100 miliardi. "Sono numeri drammatizzati e che non aiutano ad accertare le responsabilità", osserva Giovanni Bissoni, assessore diessino alla Sa nità dell' Emilia Romagna. E in effetti, tra le Regioni, circola un' altra stima, più ottimistica, che colloca il deficit del 2000 a quota 6 mila miliardi e quello del 2001 ad altri 7.000 mila miliardi. Ma il punto più critico riguarda i meccanismi m essi in moto con l' ultima Finanziaria. Il motivo è molto semplice. Il 3 agosto del 2000 governo e Regioni stipularono il famoso accordo del "chi rompe paga". Vale a dire: se il deficit è causato dalle inefficenze delle Regioni toccherà a loro ripian arlo, imponendo per esempio altre tasse locali; viceversa se le responsabilità risultassero del governo si procederà a rimpolpare il fondo sanitario nazionale. Ora il problema è applicare questo patto ai consuntivi, specie quelli per il 2001. L' elen co delle spese di dubbia origine è presto fatto: a fine anno la spesa farmaceutica potrebbe crescere di 4.800 miliardi (il 30% dei 16 mila previsti per il 2001). Di questi solo 1.800 sono stati coperti dalla Finanziaria: restano 3.000 miliardi. In pi ù nella lista ci sono circa 1.000-1.200 miliardi di extra collegati all' estensione del contratto per la dirigenza e per l' intero comparto. Totale (minimo): 4.200 miliardi di buco, escludendo la crescita fisiologica della spesa. Per i Governatori, s pecie quelli del Polo, non ci sono dubbi. Il deficit è il risultato della Finanziaria 2001, quindi tocca al governo pagare. Giarda ha invece avvertito le Regioni: "Cercate di frenare la corsa della spesa, perchè se io trovo una misura di raffreddamen to la applico subito". Commenta Ivan Cavicchi, direttore generale di Farmindustria: "L' abolizione dei ticket è diventata uno scomodo fardello per tutti". Il confronto tra Stato e Regioni (in calendario per l' 8 marzo) promette scintille. Giuseppe Sa rcina _____________________________________________ Repubblica 2 Mar. '01 INIZIATIVA: MILIARDI DI SPICCIOLI CONTRO IL CANCRO "Quando arriva l'euro, donate le ultime lire per la ricerca" Campagna dell'Airc da gennaio 2002: migliaia di salvadanai quando la nostra moneta andrà "rottamata" ELENA POLIDORI ROMA - Gli spiccioli in lire per aiutare la ricerca sul cancro. Ed è "l'ultima buona azione" della moneta italiana - così si chiama la campagna - l'atto finale prima di ritirarsi in pensione, di qui ad un annetto. Così, chi non ha voglia o tempo di andare in banca a cambiare le vecchie, care monetine, chi si dimenticherà di rompere il salvadanaio del bambino o semplicemente si ritroverà in tasca qualche "pezzo" metallico, anziché buttarlo nella spazzatura, potrà almeno fare del bene devolvendo quel che gli resta alla lotta contro i tumori. L'iniziativa, appoggiata dai ministri Visco e Veronesi, non è proprio una cosetta da niente. L'associazione italiana per la ricerca sul cancro spera infatti di racimolare almeno 70 miliardi, l'1% di quei 7.000 miliardi di lire in monetine che sono in circolazione: gli italiani, dovranno comunque sbarazzarsene. Gli uffici postali, le banche, i supermarket saranno invasi da 30 mila grossi contenitori, alti 80 centimetri e larghi 48, capaci di contenere fino a 500 kg di spiccioli. Altri 15 mila speciali salvadanai, per 20 kg. di monetine, saranno installati in 10 mila esercizi commerciali, individuati e selezionati dai delegati regionali dell'associazione. E per finire, 5 bustinesvuotatasche saranno distribuite a 1.700.000 soci Airc che a loro volta provvederanno a riempirle. Su tutto, un logo speciale: il profilo di un individuo che guarda in un microscopio. A raccolta completata, una volta effettuati i conteggi con speciali macchinari, le autorità monetarie provvederanno a fornire il controvalore. Agli spiccioli di un tempo, le 50, le 100, le 200, le 500 lire toccherà con ogni probabilità in sorte la liquefazione, per recuperare i metalli nobili delle varie leghe. L'ultima buona azione della lira. Che peraltro, a detta del ministro della Sanità, ha un duplice obiettivo. "Il finanziamento della ricerca scientifica rientra nei tre obiettivi della nuova sanità ha detto Veronesi e iniziative di questo tipo promuovono una coscienza etica della popolazione e danno accelerazione a quei settori della ricerca, come quella sul cancro, che si trovano ad un punto di sviluppo cruciale". Il ministro del Tesoro più attento agli aspetti tecnici del passaggio liraeuro - in gergo change over - sostiene che i fin dei conti l'idea che un cittadino può liberarsi degli spiccioli per uno scopo benefico "finisce per rendere anche più semplice la dismissione delle monete in disuso e i relativi calcoli". Visco dice anche che "la gente" dovrà abituarsi a fare donazioni finalizzate: "Si sa quanto è difficile trovare fondi per tutti nel bilancio dello Stato". Così, forse, alla fin fine non ci sarà solo la lotta ai tumori. E' allo studio un analogo progetto della Fao, valido per tutti i paesi di Eurolandia: in questo caso, gli ultimi spiccioli raggranellati prima del grande cambio, si tramuteranno in aiuti allo sviluppo, in risorse per il Terzo Mondo. L'euro arriverà il 1 gennaio 2002; la convivenza con la lira durerà due mesi, poi la moneta italiana non avrà più corso legale. Ed è proprio in quei due mesi che compariranno in Italia i salvadanai per far compiere l'ultima buona azione alla nostra vecchia moneta. _____________________________________________ L'Unione Sarda 25 Feb. '01 IL KILLER IPERTENSIONE: PARTE NELL'ASL 6 LA PREVENZIONE Partita la campagna di prevenzione dell'Asl 6 Dodicimila casi, 1000 ricoveri, 350 morti Sanluri Sono in pieno svolgimento le attività del gruppo di lavoro interdisciplinare che sta preparando la massiccia campagna sanitaria contro l'ipertensione arteriosa, promossa dalla direzione generale dell'Asl n. 6 di Sanluri. È stato stimato che dei 145.771 residenti nei 44 paesi della Asl circa 12.000 sono affetti da ipertensione arteriosa. Mille ricoveri avvengono ogni anno per problemi cardiovascolari avversi e circa 350 sono le morti causate da problemi cardiaci. Dall'inizio di febbraio è operativo il gruppo di lavoro, coordinato da Gianfranco Murgia e composto Onofrio Usai, Terenzio Sanna, Riccardo Giua, specialisti in medicina generale, Marco Scorcu esperto in medicina dello sport, Marina Donatini componente del servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione, Fausto Delogu del servizio medicina di base, Francesco Ronchi del laboratorio analisi e patologia clinica, Pierluigi Cadeddu della Divisione medicina dell'ospedale di San Gavino, Augusto Marini specialista di cardiologia, Giuseppe Sechi esperto in statistica sanitaria, Salvatore Chia esperto in tecniche di comunicazione ed educazione sanitaria e la farmacista Marta Calaresu. Il gruppo di lavoro si riunirà nuovamente domani per preparare le linee guida della campagna di prevenzione, conformi alle ultime indicazioni dell'organizzazione mondiale della sanità. Nei prossimi mesi l'azienda sanitaria effettuerà un'intensa formazione sulla prevenzione, diagnosi e trattamento dell'ipertensione arteriosa, che coinvolgerà 220 medici . "L'obiettivo - afferma Franco Trincas, direttore generale dell'Asl - è quello di erogare prestazioni del massimo livello dal punto di vista della qualità tecnica per migliorare la prevenzione, la diagnosi e la terapia dell'ipertensione arteriosa e degli effetti cardiovascolari. (g. p. p.) _____________________________________________ Le Scienze 1 mar. '01 UNA PASTIGLIA, PER LA TERAPIA GENICA? Si tratta di un risultato estremamente importante, e anche relativamente inatteso Un gruppo di scienziati del Jefferson Medical College di Philadelphia ha ottenuto per la prima volta risultati notevoli nella prevenzione dei tumori utilizzando una nuova terapia geneca per via orale. I primi esperimenti, che hanno dato esiti superiori alle aspettative, sono stati eseguiti su topi geneticamente modificati per essere più suscettibili all'insorgere di tumori dell'apparato digerente. Ovviamente, è ancora presto per dire se la terapia sarà in grado di funzionare anche sugli esseri umani. Secondo Carlo Croce, principale autore della ricerca pubblicata sui "Proceedings of the National Academy of Sciences", questa è la prima volta che lo sviluppo di un tumore viene prevenuto con la terapia genica. Nello studio, i ricercatori hanno modificato geneticamente alcuni topi, rimuovendo un gene che si chiama FHIT, che li rende più vulnerabili allo sviluppo dei tumori. Ogni topo è stato esposto poi a una sostanza cancerogena quattro settimane prima dell'inizio della somministrazione della terapia genetica. I topi sottoposti all'esperimento sono stati suddivisi in gruppi di otto individui, e a ciascun gruppo è stata somministrata una terapia che utilizzava diversi tipi di virus come vettori per "consegnare" i geni. Mentre ogni topo del gruppo di controllo ha sviluppato tumori allo stomaco, in media in quelli trattati si è avuta una riduzione non inferiore al 50 per cento, a seconda del sistema usato per trasmettere i geni. Si tratta di un risultato estremamente importante, e anche relativamente inatteso, per gli scienziati, che non erano neppure sicuri che i virus sarebbero sopravvissuti all'attacco dei succhi gastrici. _____________________________________________ Repubblica 1 Mar. '01 AIDS, È MALATO UN IMMIGRATO SU DIECI Approvate tra le polemiche le linee guida per la cura del male Roma - In Italia è allarme Aids per gli immigrati: oltre uno su dieci ha la malattia nella forma conclamata. Il 14 per cento dei casi Aids riguarda persone provenienti da altri Paesi e, di questi, il 67 per cento sono immigrati che provengono dall'Africa Sudsahariana e più del 3 per cento dall'America Latina. E' quanto emerge dai dati rilevati dal Centro operativo Aids (Coa) dell'Istituto superiore di sanità, presentati ieri alla Commissione nazionale Aids dal responsabile del Coa, Giovanni Rezza. L'altro dato rilevante riguarda gli omosessuali, fra i quali si nota un aumento dei casi dal 16 per cento del 1999 al 20 del 2000. Ed ancora: dal 1982, anno in cui fu individuato il primo malato di Aids, al 2000 in Italia i casi sono stati 47.503 (37.034 maschi, 694 pediatrici, 2.401 stranieri); l'età media, 33 anni per gli uomini, 31 per le donne. I decessi sono stati 31.514. "I casi di Aids negli immigrati sono andati costantemente aumentando - ha detto Rezza - e sono passati da circa l'1 per cento degli anni '80 all'attuale 14 per cento". Il dato è preoccupante anche per l'immunologo Fernando Aiuti, secondo il quale "le future campagne di prevenzione dovranno tenere conto degli immigrati e invitarli a fare i test". La stessa attenzione, secondo Aiuti, deve essere data agli omosessuali. L'aumento dei casi fra gli omosessuali, secondo Rezza, va considerato in termini relativi (le infezioni cioè diminuiscono meno rispetto ad altre categorie a rischio). In ogni caso, ha rilevato, "è un dato che stupisce ". Intanto, sempre ieri, sono state approvate, ma dopo un lungo dibattito e fra le polemiche, le nuove linee guida sulla cura dell'Aids messe a punto dalla Commissione nazionale del ministero della Sanità. Un documento agile, che in 25 pagine prevede cure meno precoci, più personalizzate e, per primo, contiene indicazioni sui bambini. "Sono sicuro che tutto si appianerà", ha detto il vicepresidente della Commissione, Ferdinando Dianzani, riferendosi ai contrasti avuti con le associazioni dei sieropositivi, che avrebbero voluto partecipare alla stesura del progetto. _____________________________________________ Le Scienze 3 mar. '01 CARTILAGINE DAL GRASSO Dimostrata per la prima volta la trasformazione di inutile grasso in utile cartilagine Un gruppo di scienziati del Duke University Medical Center ha compiuto il primo passo verso la creazione di cartilagine a partire da un materiale abbondante: il grasso umano. L'esperimento è stato descritto durante il congresso annuale della Orthopedic Research Society da parte di Geoffrey Erickson, studente di ingegneria biomedica presso il centro. Utilizzando una miscela di diversi steroidi e fattori della crescita, i ricercatori hanno fatto trasformare delle cellule specifiche, che di solito formano la struttura del grasso, in condrociti, le cellule della cartilagine. Oltre a questo, gli scienziati hanno fatto si che la cartilagine crescesse in una matrice tridimensionale, un passo fondamentale verso lo sviluppo di una cura delle lesioni alla cartilagine. Gli scienziati sono stati sorpresi dalla rapidità con cui gli esperimenti sono stati coronati dal successo, dimostrando la fattibilità dell'idea. In passato, altri scienziati erano già riusciti a far crescere la cartilagine a partire da cellule prelevate dal midollo osseo. Il prelievo del midollo osseo è però una tecnica invasiva e dolorosa per il paziente, mentre il grasso può essere prelevato facilmente con le stesse tecniche di liposuzione utilizzate nella chirurgia estetica. Questa tecnica potrebbe permettere in futuro di prelevare alcune cellule adipose da pazienti affetti da lesioni alla cartilagine e utilizzarle per creare della nuova cartilagine in provetta, con cui sostituire quella danneggiata. Al momento, la medicina non offre molti rimedi per questi problemi e, inoltre, la cartilagine è un tessuto connettivo che viene poco irrorato dal sangue ed ha quindi una limitata capacità di riparare i propri danni. _____________________________________________ L'Unione Sarda 28 Feb. '01 LUPUS, QUANDO IL CORPO AGGREDISCE SE STESSO Si sono riuniti in associazione i pazienti colpiti da una malattia autoimmune diffusa soprattutto tra le donne Difficile da diagnosticare, i sintomi si fronteggiano anche col cortisone Informare in maniera capillare e diffusa. È l'imperativo di un gruppo di malati di Les, coordinato da Giovanna Oro, delegata per la Sardegna dell'associazione nazionale, che dallo scorso novembre promuove, ogni secondo giovedì del mese, incontri con medici specialisti sul Lupus eritematoso sistemico (noto anche come Les). La malattia è poco conosciuta, tuttavia nell'isola è diffusa (anche se non ci sono dati precisi) e crea non pochi disagi a chi ne soffre. L'appuntamento di marzo cade giovedì otto, il giorno della festa delle donne: è una data simbolica, come dice la signora Oro, perché questa malattia colpisce prevalentemente le femmine nel periodo del ciclo fertile. L'intervento previsto (ore 16, sede della Croce Rossa in viale Merello 57) è di Myriam Zucca, dermatologa presso l'ospedale civile di Cagliari. Il Lupus eritematoso sistemico si manifesta con un insieme di sintomi che compaiono contemporaneamente in una persona e che dipendono tutti da un'alterazione del sistema immunitario. È quindi una sindrome autoimmune, che coinvolge l'intero organismo. Le malattie autoimmuni, come spiega il professor Sergio del Giacco, docente di Medicina interna presso il Policlinico universitario, si possono dividere in due grandi gruppi: un tipo coinvolge un solo organo, il diabete giovanile per esempio; un altro, tra questi il Les, riguarda cellule o strutture presenti dappertutto. È un'infiammazione che può interessare la cute, il cuore, i polmoni, i reni, le articolazioni e il cervello: in questo caso, può provocare gravi alterazioni neurologiche e psicologiche. Eventuali tentativi di suicidio possono rappresetare un sintomo del manifestarsi della malattia. Si chiama Lupus eritematoso perché compare un arrossamento a farfalla a cavallo del naso, che si estende sulle guance e gli zigomi. Un tempo la sua gravità poteva essere tale da modificare l'aspetto del volto, facendolo vagamente somigliare al muso di un lupo. Fino a venti anni fa era considerata una malattia mortale: l'80 per cento dei malati non campava dieci anni, fino a quando non sono stati introdotti i cortisonici e gli immunosoppressori. Con questi farmaci è possibile tenere sotto controllo i sintomi. Una buon parte di ammalati, un 25 per cento circa, dice il professor Del Giacco, soffrono di forme lievi di lupus, e vivono bene, un altro 60 per cento ha sintomi medi variabili, e infine c'è un 15 per cento che ne soffre in maniera grave con complicanze cardiache e renali, tuttavia, anche questi hanno buone chances di essere controllati bene. Un lupus è facilmente riconoscibile quando alcuni sintomi si sono manifestati, il difficile sta nel diagnosticarlo all'inizio, i segnali sono subdoli: stanchezza cronica, febbricola, arrossamenti. La malattia, in genere, compare quando le cellule non si rinnovano in maniera programmata e si accumulano rompendo l'equilibrio dell'organismo. Il sistema immunitario interviene con la produzione di anticorpi che, tuttavia, non sempre sono sufficienti a provocare il Les, "ma quale sia il passaggio successivo che scatena la sindrome" ammette il professor Del Giacco, "purtroppo non lo conosciamo". Franca Rita Porcu _____________________________________________ La Nuova Sardegna 2 Mar. '01 LE FUNZIONI DELLA SOMATOTROPINA L'ormone dell'ipofisi che fa crescere i bambini CAGLIARI. L'ormone delle crescita o somatotropina è una proteina formata dalla sequenza di 191 aminoacidi che venne scoperta nel 1920 e isolata nel 1956: la sua struttura è stata identificata nel 1972 e dal 1986 viene prodotta con tecniche di ingegneria genetica. Si tratta di un ormone prodotto dall'iposifi su stimolazione del Ghrf, una sostanza prodotta dall'ipotalamo. Ma l'ormone della crescita è salito all'attenzione della cronaca perchè favorisce lo sviluppo muscolare e dunque potrebbe favorire la prestazioni degli atleti. Il suo più importante effetto fisiologico è quello di favorire lo sviluppo del corpo, la sua carenza provova ritardi e nanismo. Nell'infanzia e nell'adolescenza stimola la crescita e lo sviluppo sessuale, aumenta la massa muscolare e favorisce la formazione del tessuto osseo. L'ormone della crescita viene usato in casi clinici ma aiuterebbe a "costruire" anche il tessuto muscolare ed è diventato "famoso" tra i body builder (aumenti della massa muscolare sino al 9 per cento). Ma provocherebbe pericolosi effetti collaterali: tumori, ingrandimento degli organi interni e della scatola cranica e dei piedi. _____________________________________________ Le Scienze 2 mar. '01 FIBROSI CISTICA E BICARBONATO È ancora da stabilire se l'aumento del trasporto potrà effettivamente ridurre gli effetti della fibrosi cistica Un gruppo di scienziati del Medical Center dell'Università del Texas, insieme ad alcuni colleghi coreani, ha per la prima volta stabilito un collegamento tra la fibrosi cistica e un deficit nel trasporto del bicarbonato nei tessuti coinvolti. La fibrosi cistica è una malattia causata dalla mutazione di una proteina nota come EDRF e, finora, gli scienziati avevano ritenuto che la malattia fosse causata da un difetto nel trasporto dello ione cloro. Negli ultimi anni, però, sono stati osservati numerosi casi della malattia senza che fosse presente alcun deficit nel trasporto dello cloro. In un articolo pubblicato su "Science", i ricercatori affermano di aver scoperto che in tutte le forme della malattia in cui non viene influenzato il trasporto di ione cloro, in realtà è quello del bicarbonato a essere deficitario. Inoltre, a sostegno della scoperta, si è anche visto un collegamento fra l'entità del deficit e la gravità della malattia. In effetti, la fibrosi cistica attacca tipicamente organi, come il pancreas, che tendono ad avere un ambiente acido, bilanciato dal bicarbonato. Normalmente, è la EDRF a trasportare all'esterno il bicarbonato prodotto dalle cellule degli organi stessi. In assenza del bicarbonato, l'aumento dell'acidità contribuisce all'accumulo del muco, che ricopre gli organi e ne ottura i condotti, impedendone il funzionamento. In altri casi, l'ambiente acido favorisce invece lo sviluppo di infezioni batteriche nocive. In effetti, in molti casi di fibrosi cistica il decesso avviene per il mancato funzionamento del pancreas o per un'infezione polmonare. Il prossimo passo della ricerca sarà quello di trovare il modo di migliorare il trasporto del bicarbonato ai tessuti, anche se gli scienziati non sanno ancora come fare. Inoltre, è ancora da stabilire se l'aumento del trasporto potrà effettivamente ridurre gli effetti della fibrosi cistica. _____________________________________________ La Nuova Sardegna 2 Mar. '01 SASSARI: CREATO UN TEST RIVELA LA PREDISPOSIZIONE AL CANCRO Tumore alla mammella: un'équipe sassarese mette a punto l'esame GENETICA Seconda fase della ricerca di Vannalisa Manca SASSARI. Un test diagnostico per accertare la predisposizione su base ereditaria-familiare per lo sviluppo del tumore della mammella. E' stato messo a punto grazie alla collaborazione tra l'Istituto di Anatomia patologica dell'Università di Sassari e il Centro trasfusionale dell'ospedale sassarese e rappresenta il risultato applicativo di una ricerca precedentemente condotta da un gruppo di lavoro dell'Università, dell'Asl 1 e dell'Istituto di Genetica molecolare del Cnr di Tramariglio. La ricerca ha consentito di individuare in alcune famiglie sarda l'alterazione di un gene che, se presente, rende l'individuo più suscettibile ad ammalarsi di carcinoma della mammella. Ne abbiamo parlato con i responsabili del Servizio di Anatomia patologica, professor Francesco Tanda, del Centro trasfusionale, dottor Gianfranco Cossu. "Il cancro è la più comune malattia genetica, intesa come alterazione del contenuto del patrimonio genetico che risiede nel Dna - dice Tanda -. Approssimativamente un individuo su tre in Europa e nel Nord-America si ammalerà di uno dei 200 differenti tipi di neoplasia nella sua vita; inoltre il cancro causa la morte di un individuo su cinque, nel mondo occidentale. Per quanto riguarda specificamente le neoplasie mammarie - dice ancora il professor Tanda - , il carcinoma della mammella rappresenta la neoplasia più frequente nel sesso femminile con un incidenza del 24,2 per cento nella Provincia di Sassari. In uno studio su incidenza e mortalità per tumori, nella provincia di Sassari, il tumore alla mammella è stato individuato come la più frequente causa di morte per neoplasia fra le donne. E' oramai assodato che un fattore di rischio importante nella genesi del carcinoma mammario è la familiarità: figlie o sorelle di pazienti con carcinoma mammario hanno rischio maggiore di sviluppare carcinoma della mammella rispetto alla normale popolazione femminile della stessa età". Recentemente infatti sono stati scoperti in alcune porzioni del Dna dei geni che, se alterati, conferiscono una specifica suscettibilità per lo sviluppo di tumore mammario, e questa suscettibilità si trasmette di generazione in generazione. "Anche nella nostra popolazione siamo stati in grado di identificare una alterazione di un gene, denominato BRCA2, che conferisce una suscettibilità ad ammalarsi di carcinoma mammario. Tale mutazione è presente in circa il 2 per cento di tutti i casi di cancro della mammella". Ovviamente individuare la presenza di tale predisposizione è molto importante, sia perché così gli individui positivi potranno essere avviati ad un programma "intensivo" di screening che renderà possibile diagnosticare una eventuale patologia in uno stadio precoce; sia perché potrà relativamente tranquillizzare un individuo appartenente ad una famiglia a rischio che però potrebbe anche non avere la mutazione e quindi avere un rischio paragonabile a quello della popolazione normale. Prevenzione e individuazione precoce: è questo l'obiettivo che si pongono i medici che hanno identificato l'alterazione del gene BRCA2. Un esame consigliato alle donne che hanno avuto in famiglia casi di tumore mammario. È previsto dapprima un colloquio informativo con i medici titolari del protocollo che saranno a disposizione per fornire tutte le spiegazioni al riguardo, stabilire e spiegare il tipo di esame che la donna dovrà affrontare. Un'analisi piuttosto semplice: infatti, l'esame che consente di identificare la mutazione viene fornito come un qualsiasi altro esame di laboratorio. È sufficiente pagare il ticket e rivolgersi a una delle due strutture di riferimento (il Centro trasfusionale e l'Istituto di Anatomia patologica dell'Università di Sassari) potrà effettuare un prelievo di sangue. Sarà quest'analisi a stabilire se c'è o no alterazione del gene. Il test è possibile grazie alla collaborazione tra Università, Cnr e Asl 1 che lavorano in sinergia per un obiettivo comune: il cittadino-paziente. Una collaborazione apprezzata dal direttore generale dell'Asl 1, Antonello Scano, che spera che questo percorso venga seguito anche in altre occasioni. _____________________________________________ L'Unione Sarda 3 Mar. '01 ORISTANO:ABBANDONATA IN OSPEDALE "RESUSCITA" I familiari di un'anziana donna malata di tumore denunciano il comportamento del personale del San Martino "L'avevano data per morta, ma le condizioni sono migliorate" Una storia di malasanità o la disperazione di una famiglia di fronte al dramma di un'anziana madre condannata da un male incurabile? È questo l'interrogativo a cui dovranno dare una risposta la procura della Repubblica, i vertici della Asl 5 e il Tribunale del malato di Oristano dopo l'esposto-denuncia presentato dalla famiglia Orrù. Tre sorelle (Gisella, Rita e Luisetta) raccontano una storia che, se dovesse avere qualche riscontro, sarebbe davvero grave e allucinante. Una donna "torturata" con metodi sanitari che, secondo i familiari, rasenterebbero la crudeltà e il cinismo, in barba al codice deontologico e all'obbligo di un ospedale pubblico di curare sino alla fine un qualsiasi paziente. Subito sentiti, i medici - o meglio il medico chiamato in causa dalla famiglia Orrù - smentisce e spiega che tutto si è svolto secondo le regole. Sull'anziana paziente - afferma il chirurgo - è stato praticato il trattamento normale, in linea, tra l'altro, con le direttive del ministro Veronesi che lascia ampio spazio ai medici per lenire il dolore anche con analgesici forti. "Perché far soffrire quando si può evitarlo?". Ma veniamo al fatto, così come viene presentato nell'esposto, tenendo presente il dramma di una famiglia, ma anche l'emotività del momento e la gravità delle accuse che devono tutte passare al vaglio del magistrato e dei vertici della Asl. Il 30 novembre dello scorso anno Bianchina Augusta Sardu, di 78 anni, viene ricoverata nel reparto medicina dell'ospedale San Martino dove il 22 dicembre viene sottoposta a intervento chirurgico per un tumore. L'equipe medica - sostengono nell'esposto - riferisce ai familiari che non era stato possibile rimuovere la massa tumorale di grandi dimensioni e per la metastasi diffusa. L'anziana paziente così viene dimessa il 3 gennaio, nonostante le sue condizioni cliniche (grave anemia, forte carenza di ferro e vistose tumefazioni in più punti della ferita, nonché il non funzionamento della sacca iliaca). "Ritornata a casa - dicono le sorelle Orrù - le condizioni di nostra madre si sono aggravate ulteriormente. Pertanto abbiamo deciso di riportarla al pronto soccorso. L'abbiamo condotta nel reparto chirurgia dove il dottor Michelino Sau le praticava un'incisione vicino ai punti in suppurazione, senza nessuna anestesia locale. Subito dopo il medico ci ingiungeva di riportare a casa nostra madre, nonostante le gravi condizioni e le nostre pressanti richieste perché la trattenessero in ospedale. Il giorno seguente le sue condizioni sono ancora peggiorate, tanto da sentire lancinanti dolori addominali". Ancora un viaggio al pronto soccorso, ancora una breve visita e un ricovero in chirurgia dove lo stesso medico avrebbe detto bruscamente alle sorelle Orrù: "Vostra madre ha poche ore di vita, riportatela a casa". "Inutilmente lo abbiamo pregato di tentare un'altra terapia. Il medico seccato ci ha risposto: "Non volete accettare la realtà"". Nell'esposto le sorelle Orrù aggiungono altre pesanti accuse al chirurgo. Accuse che attendono un riscontro da parte di giudice e dirigenti della Asl. "Solo di fronte alla nostra determinatezza - continuano- nostra madre veniva ricoverata". Dopo alcuni giorni le Orrù, non soddisfatte del trattamento riservato alla madre, decidono di traferirla in una casa di cura privata dove l'anziana donna piano piano si riprende. E dopo cinque giorni viene dimessa. "Oggi mangia e sembra ritornata alla vita". Sin qui il racconto delle sorelle Orrù. Una storia sicuramente inquietante che getta un'ombra sulla sanità pubblica, ma che deve essere tutta dimostrata. ================================================================== _____________________________________________ Il Sole24Ore 26. Feb. '01 PRIVACY: RODOTÀ TRACCIA IL BILANCIO DI QUATTRO ANNI DI LAVORO Tutela della riservatezza Alla scadenza del mandato, il Garante Stefano Rodotà traccia il bilancio di quattro anni di lavoro Privacy, caccia vietata ai dati sul WebI llegittimi i trattamenti invisibili come i "cookies" e le incursioni nella posta elettronica - Violazioni diffuse agli obblighi di leggePagina a cura di Antonello Cherchi Professor Rodotà, dopo questi primi quattro anni di legge sulla privacy e di attività del Garante, il risultato è che gli italiani hanno scoperto d'improvviso la riservatezza? La penetrazione della cultura della privacy all'interno della società italiana è sbalorditiva. Al di sopra delle aspettative. Grazie anche al lavoro svolto: pur tra mille difficoltà, è stato un lavoro di qualità. La bassa percentuale delle impugnative dei ricorsi al Garante è un segnale in questo senso. Il credito internazionale guadagnato dall'Autorità è un altro indicatore. La nuova Authority potrà dunque vivere di rendita? Assolutamente no. Dovrà anzi attrezzarsi per far fronte a un prevedibile incremento della domanda di privacy, domanda che deve trovare corrispondenza nei comportamenti dei privati e della pubblica amministrazione. Una "fase due" del Garante ci deve in qualche modo essere. Anche perché rimane il problema di sacche di evasione molto ampie. A iniziare dalla pubblica amministrazione... Gli uffici hanno problemi soprattutto nella gestione dei dati sensibili. Tanto che di recente abbiamo dovuto scrivere al presidente del Consiglio Amato, sollecitando un intervento. Le inadempienze degli uffici pubblici sono il termometro di un'insofferenza verso la privacy e verso il vostro operato? Sì, un'insofferenza con cui ci scontriamo spesso. E se qualche volta manca la consapevolezza della legge, in altre circostanze c'è proprio la volontà di sottrarsi al parere del Garante, perché si vogliono evitare problemi. È chiaro che in questi casi gli amministratori pubblici arrivano a pensare: "io del Garante me ne infischio". E voi li inducete a ricredersi con le sanzioni. Le prime sono però arrivate solo da poco. Per diverso tempo avete continuato a operare come se tutto fosse regolare, mentre le inadempienze erano (e sono) sotto gli occhi di tutti. Quella di posporre l'attività ispettiva e, di conseguenza, sanzionatoria, è stata una scelta. Una scelta che - oggi lo posso dire - ha pagato. Se avessimo cominciato fin da subito a fare le verifiche, si sarebbe innescata una logica conflittuale, che non avrebbe favorito gli atteggiamenti di collaborazione e di progressivo adeguamento, che invece ci sono stati. Non bisogna dimenticare che quattro anni fa la penetrazione della legge sulla privacy era bassissima. E poi, anche il mondo imprenditoriale aveva necessità di metabolizzare una novità che richiedeva costi molto pesanti. Quali sono i settori maggiormente inadempienti? Non sono in grado di dirlo, perché la campionatura è ancora inadeguata. Abbiamo, però, riscontrato che nel settore della raccolta di informazioni a fini commerciali ci sono molti problemi, tali da comportare veri e propri reati. C'è inoltre stata la questione delle banche. Avevano inviato informative e richieste di consenso che avete considerato irregolari. Poi, però, più nulla è successo per chi non aveva risposto ai primi inviti. È vero, il problema è rimasto. Potevamo pensare a un intervento esemplare: andare in una banca e sanzionare le inadempienze. L'abbiamo evitato per i motivi che ho detto. Inoltre, nel caso delle banche esistono una serie di comportamenti dei clienti - per esempio, quando si usa il bancomat - che in qualche modo autorizzano il trattamento dei dati. È vero, la legge sulla privacy non contempla consensi impliciti e al momento siamo perciò in un limbo. Per questo ribadisco l'esistenza del problema, che va risolto. Noi suggeriremo al Governo, nel momento in cui il Parlamento voterà la nuova delega, di inserire una norma ad hoc per il pregresso bancario. Avete sempre operato con un Governo di centro-sinistra. Se doveste venire confermati e il Polo dovesse vincere le elezioni, cambierà qualcosa? No. Non abbiamo fatto sconti a nessuno e, se dovessimo venire riconfermati, non li faremo. Il peso oggettivo assunto dal Garante farà sì che anche nel futuro Governo, qualunque sia, esista consapevolezza istituzionale del nostro ruolo. Almeno me lo auguro. Ma i rapporti personali che lei ha con gli attuali uomini di Governo non sono gli stessi che ha con i rappresentati del Polo. Riconosco che agli inizi, appena nominato Garante, questo mi ha facilitato le cose, perché c'era la necessità degli strumenti "per vivere" e avevo accesso diretto agli uomini di Governo con cui ho lavorato per 15 anni. Ma quella fase è archiviata. Ora abbiamo le nostre strutture, la nostra autonomia organizzativa e finanziaria. Avere rapporti personali con diversi ministri mi ha anzi creato alcuni problemi. Mi sono, infatti, sentito dire: "ma come, proprio tu mi dai un parere contrario". Il prossimo Governo si troverà a esercitare la delega che, forse, già l'attuale Parlamento potrebbe rinnovare per la terza volta. Sarà l'occasione per mettere in chiaro il rapporto tra privacy e Internet. Per esempio, i cookies, cioè i messaggi indesiderati che appaiono sul computer di chi naviga in Rete, sono legittimi? No. I cosiddetti trattamenti invisibili sono assolutamente illegittimi. Esiste in questo senso una delibera dei Garanti europei. C'è poi l'articolo 10 del decreto 171/98 sulla privacy nel settore delle telecomunicazioni, che riguarda le chiamate indesiderate. Per noi è applicabile anche alla posta elettronica. Le Authority di altri Paesi lo limitano al fax e alla telefonata. Sarà un punto che verrà chiarito in sede di revisione della direttiva, ma al riguardo non esistono dubbi: anche le e-mail indesiderate sono illegittime. Per ottenere giustizia il cittadino può rivolgersi a voi? Certamente. Se so che esistono in Rete dati personali che mi riguardano e sono consapevole di non aver dato alcun consenso al loro trattamento, posso senz'altro chiedere a chi li gestisce di sapere come sono stati acquisiti. Se sono stati catturati a mia insaputa, si tratta di un comportamento illegittimo. In questi quattro anni avete anche controllato archivi fino ad allora considerati tabù, come quelli dei servizi segreti. È tutto in regola? Finora non abbiamo riscontrato anomalie. Se dovessero verificarsi, interverremo. _____________________________________________ L'Unione Sarda 3 Mar. '01 PCU: CARD SANITARIE "MADE IN SARDEGNA" Negli impianti del gruppo Pcu Italia, quotato da ieri al Nuovo Mercato, c'è posto per programmatori e tecnici Parte a settembre nel Sulcis Iglesiente la produzione della CardNet Da Piazza Affari alla Sardegna per conquistare il mercato delle card. Il gruppo Pcu, fresco di collocamento in Borsa, sta mettendo in piedi il suo business nella zona industriale di Iglesias: uno stabilimento in grado di sfornare 150 milioni di pezzi l'anno, che sarà inaugurato nei prossimi mesi e avvierà la produzione a settembre. Cinquanta dipendenti, un contributo pubblico di poco meno di 20 miliardi e un investimento totale di oltre il doppio, Pcu, che significa processing card units, ha scelto l'Isola per dare inizio a una grande sfida: trasformarsi da venditore in costruttore di carte di credito, telefoniche, d'identità, di sicurezza, per pay-tv, bancomat, tessere per codici fiscali. Un settore con prospettive di sviluppo enormi, che in pochi anni ha registrato tassi di crescita fino al 35%. Pcu Italia ha il quartier generale a Milano e fa capo alla famiglia Camilleri (Stefano, il presidente e Sandro, l'amministratore delegato, sono vicini parenti dello scrittore siciliano), con l'89,49% del capitale e quote di azioni ordinarie possedute tramite Multimedia Finance e Camtech, due società di diritto lussemburghese controllate al 100%. Operativa dal '92, firma subito un contratto di distribuzione con l'americana Datacard, leader planetario dei sistemi di personalizzazione delle card e di identificazione digitale. L'anno successivo Pcu Italia sviluppa per Servizi interbancari (Cartasì) il sistema completo (ancora usato) per l'emissione di tutte le carte di credito Visa e Mastercard. Nel Duemila ha acquisito una partecipazione dell'80% di Ipm, software house specializzata in applicazioni di sicurezza per i sistemi di pagamento elettronici. Tra le altre cose, fornisce sistemi di mailing per tlc e si è aggiudicata il progetto pilota della carta sanitaria per conto del ministero della Sanità. Un fatturato di 42 miliardi e mezzo, centotrenta dipendenti in tutto, otto sedi in Italia, un nutrito portafoglio clienti, Pcu è sbarcata ieri al Nuovo Mercato senza fare scintille. Con un prezzo di offerta di 16,5 euro, il titolo ha chiuso le contrattazioni a 16,3, perdendo l'1,21%, in linea con l'andamento complessivo. Nella strategia di espansione europea rientra la creazione, nel giugno '99, di CardNet (interamente di Pcu) il "ramo sardo" della holding. È dell'altro ieri la notizia dell'assegnazione di un contributo a fondo perduto di 19 miliardi 753 milioni, che rientra nell'ambito del contratto d'area del Sulcis Iglesiente. "Perché la Sardegna? Semplice, è una terra meravigliosa e ci sono molte agevolazioni per le imprese che investono", sottolinea Barbara Locatelli, tra i responsabili finanziari del gruppo. "Lo stabilimento è già in costruzione, e la produzione, con due diverse linee, comincerà in settembre". Ma c'è anche un'altra ragione che spinge un'impresa hi-tech a sbarcare in provincia di Cagliari. "C'è molta disponibilità di giovani da assumere, anche con buone competenze specifiche. Comunque per tutti ci saranno corsi di formazione ad hoc". Già al lavoro i direttori della fabbrica (Han Wanders e Massimo Bellossi), presto saranno selezionate altre 48 persone, preferibilmente sarde. Le figure richieste sono quelle del programmatore, del key account, dell'assistente marketing e dei tecnici di assistenza (maggiori informazioni sul sito, www.pcugroup.it). "CardNet produrrà e commercializzerà in tutto il mondo card plastiche e card a chip, sia di tipo a memoria che a microprocessore", aggiunge Locatelli. Traducendo: si tratta di tessere sofisticatissime alle quali viene applicato una sorta di microcomputer con capacità elaborativa propria. Oltre a memorizzare fino a 30mila caratteri, possono eseguire funzioni di controllo, sicurezza dei dati, crittografia e firma digitale. I mercati di riferimento sono quelli della finanza, della Pubblica amministrazione, le industrie, gli operatori delle telecomunicazioni. Cristina Cossu