RICERCA SENZA FONDI, VERONESI ACCUSA LA CONGIURA CONTRO VERONESI ROMA CAPITALE DEI "SUPERTECNOCRATI" UNIVERSITÀ, RITORNO AL PASSATO UNIVERSITÀ, L' OCCUPAZIONE CORRE SU INTERNET LA SAPIENZA: STRIP TEASE CONTRO IL CARO TASSE GLI STUDENTI PAGANO UNA "TASSA", NON COMPRANO UN SERVIZIO DI QUALITÀ ADDOSSO A DE MAURO! HA FATTO UNA BUONA RIFORMA PER L'UNIVERSITÀ. GLI ALBI ACCETTANO I CICLI UNIVERSITARI APPLICARE LA RIFORMA: COSÌ SI SUPERA IL PRIMO IMPATTO BASTIONE: SCIPPATI GLI STUDENTI ================================================================== SANITÀ, LA CARICA DEI 100MILA INFERMIERI: "TANTI SACRIFICI E POCHI SOLDI" DENTISTI A PAGAMENTO: 150 MILIONI PER LA LAUREA "PROCESSATE QUEI 10 MEDICI VENDEVANO DATI DEI PAZIENTI" ELETTROSMOG. GLI SCIENZIATI ITALIANI NEGANO CHE POSSA NUOCERE OGNI CENTO ITALIANI SEDICI MALATI DI ANSIA INDIVIDUATA NEL CERVELLO LA CULLA DELLE PAURE "IMMAGINARIE" USA, SCOPERTO L'ALFABETO DEGLI OCCHI UN SOLO GENE COINVOLTO NEI TUMORI AL COLON MOBILITÀ CELLULARE LE ZECCHE E L'IMMUNITÀ Come si tolgono le zecche? IL FUNZIONAMENTO DEGLI INTERRUTTORI PROTEICI ================================================================== CALCOLI LIQUIDI ================================================================== __________________________________________________________ La Repubblica 29 mar. '01 RICERCA SENZA FONDI, VERONESI ACCUSA "Volevo convincere il governo a investire di più, non ci sono riuscito" Il ministro al convegno sulle cellule staminali. "Gli embrioni in sovrannumero saranno usati in laboratorio" ELENA DUSI ROMA - "Rilanciare la ricerca scientifica è stato il principale obbiettivo del mio periodo di permanenza al governo - ha dichiarato ieri il ministro della sanità Umberto Veronesi - ma non sono riuscito a convincere il governo e il parlamento dell'importanza di questa causa. Il risultato è che gli stanziamenti per lo sviluppo della biologia e della medicina sono cresciuti di pochi spiccioli rispetto al passato". La confessione è venuta al margine del convegno sulle cellule staminali organizzato a Roma dall'Accademia dei Lincei. E proprio lo studio delle staminali - punta il dito il ministrooncologo - rappresenta uno dei settori più esplosivi della medicina di oggi. Le "cellule bambine" sono presenti negli embrioni e in alcune nicchie del corpo degli adulti. Hanno la particolarità di non avere ancora deciso cosa fare "da grandi". Opportunamente stimolate, quindi, possono trasformarsi in tessuti e organi a piacimento (o quasi). "Si tratta - prosegue il ministro - di un settore dalle potenzialtà enormi. Calcolo che in un futuro prossimo saranno dieci milioni gli italiani curati con questa tecnica. Siamo già in grado di ricostruire la pelle. I prossimi obbiettivi sono la cura delle malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer, la creazione di fegato, pancreas e perfino cuore da trapiantare nei malati evitando i rischi di rigetto". Il ministro ha annunciato l'avvio ad aprile di una campagna di ricerche sulle staminali aperto a tutti i tipi di progetti scientifici, sia quelli che utilizzano gli embrioni, sia quelli che vanno a caccia di questo tipo di cellule negli individui adulti. Il finanziamento totale oscillerà fra i venti e i quaranta miliardi. Ma due giorni fa, sempre nel corso del convegno dei Lincei, i ricercatori avevano chiesto uno stanziamento di almeno cento miliardi. "Anch'io - commenta il ministro - mi sono sempre lamentato della scarsità dei fondi. L'Italia non è un paese molto generoso nei confronti degli scienziati. Purtroppo nei laboratori più si lavora e più si aprono vie nuove, tutte interessanti da percorrere. Nel nostro paese comunque lavorano gruppi molto qualificati nel campo della ricerca sulle staminali. Dobbiamo far di tutto per non perderli". Veronesi non ha nemmeno escluso che per lo studio delle cellule bambine vengano utilizzati gli embrioni di cui sono pieni i congelatori dei centri di fecondazione assistita in Europa. "Ma prima - ha precisato - dobbiamo valutare i dati del censimento di questi embrioni e capire quali possono essere ancora utili. Quelli in eccesso, anziché essere gettati nel lavandino, potranno essere utilizzati nei laboratori di ricerca. Ma sempre nel rispetto delle opinioni dei vari settori della società, che nel campo della bioetica fanno sentire la propria voce in maniera molto pressante". La presentazione dei dati ufficiali del censimento, la cui raccolta è già stata terminata, avverrà il prossimo 5 aprile. La presenza di cellule uovo fecondate rimaste inutilizzate rappresenta comunque un insuccesso per la tecnica della fecondazione assistita. "Questo fenomeno è il segno di una cattiva regolazione della pratica - commenta il ministro - e dobbiamo adoperarci affinché non accada più". __________________________________________________________ La Repubblica 31 mar. '01 LA CONGIURA CONTRO VERONESI sebastiano messina Il ministro Umberto Veronesi, il mago dell'encefalopatia spongiforme bovina, dev'essere vittima di una congiura. Qualcuno, ormai è chiaro, gli impedisce di leggere i giornali, di guardare la tv, di accendere la radio. La mattina lo portano al ministero della Sanità, dove fa un eccellente lavoro, e la sera lo riportano a casa in un'auto con i vetri oscurati, affinchè non veda i manifesti elettorali sui muri delle strade. Dev'essere così. Non c'è altra spiegazione. L'indizio che ci ha convinto è l'ultima dichiarazione del professor Veronesi: "Se ci fosse una richiesta a furor di popolo, io potrei anche restare un altro anno". Ora, come si fa una richiesta "a furor di popolo"? C'è un modulo? Si fa un referendum? Bisogna organizzare un corteo? Ma il dettaglio rivelatore è un altro: l'idea di andare avanti per "un altro anno". E' chiaro, evidente, lampante che i congiurati hanno impedito al ministro di sapere che la legislatura è finita. Che il 13 maggio ci sono le elezioni. Che ora si sceglie tra Rutelli e Berlusconi. Lo hanno tenuto all'oscuro. Altrimenti ne siamo certi lui si sarebbe schierato, di qua o di là, con l'autorevolezza di un tecnico, con la lucidità di un ministro, con lo stesso coraggio con cui dieci anni fa firmava appelli per il Psi di Craxi. __________________________________________________________ Corriere Della Sera 25 mar. '01 UNIVERSITÀ, RITORNO AL PASSATO Sondaggio tra le future matricole: le materie umanistiche preferite a quelle legate alla new economy Interrogato un campione di oltre duemila studenti: sono in flessione Ingegneria e Medicina Panza Pierluigi I risultati presentati in occasione della dodicesima giornata di Orientamento Università, ritorno al passato Sondaggio tra le future matricole: le materie umanistiche preferite a quelle legate alla new economy La new economy che spazza le Borse fa se ntire i suoi brividi anche in università dove, con una rapida marcia indietro, le preferenze delle aspiranti matricole non sembrano andare più come un tempo alle discipline del web, del net e del com, ma a quelle più tradizionali. Il dato emerge da u n sondaggio della Fondazione Rui (Residenze Universitarie Internazionali), condotto su un campione di circa 2000 aspiranti matricole, presentato ieri a Milano in occasione della XII edizione della Giornata di Orientamento Universitario 2001. Il cosid detto "Matricola Day" si è svolto presso l' Isu (Istituto per il diritto allo studio) di via Clericetti, dove si sono recate per chiedere informazioni circa 3mila aspiranti matricole di 33 province italiane che intendono iscriversi in uno degli atene i del capoluogo lombardo. Stando alle risposte di questo campione di 2.131 aspiranti matricole, rispetto all' edizione dello scorso anno si è rilevato un forte incremento delle preferenze per Scienze Umane (dal 19,9% al 23,8%), per Scienze Politiche e Sociali (dal 10,9% al 13%) e per Economia e Statistica (dal 7,5% al 9,3%). Mentre hanno registrato una sensibile flessione, Ingegneria (dal 16,7% al 12,2%), Medicina (dal 9,7% a 8,6%), Scienze Naturali (da 12,8% a 11%). Insomma scienze naturali nel la polvere e scienze sociali sull' altare. L' Università, inoltre, si tinge sempre più di rosa. Ben il 62,3% delle aspiranti matricole del campione, che provengono da 145 differenti scuole superiori, sono donne e solo il 37,7% uomini. Il 46% proviene dal liceo scientifico, il 15,8% dal liceo classico, il 13% dall' Istituto magistrale (in forte ascesa), il 7,9% dal liceo linguistico, il 5,9% dall' Istituto tecnico e il 3,6% da ragioneria. Il campione di studenti proveniva per l' 80% dalla Lombard ia. In particolare, 720 da Milano, 437 da Sondrio, 220 da Bergamo, 171 da Verbania, 159 da Como, 68 da Vicenza, 52 da Lecco. Le matricole che quest' anno hanno partecipato alla giornata di orientamento saranno le prime a iscriversi ai corsi triennali di laurea previsti dalla riforma universitaria. P.Pan. __________________________________________________________ Il Sole24Ore 28 mar. '01 ROMA CAPITALE DEI "SUPERTECNOCRATI" di Mariano Maugeri Un bocconiano (e milanese) alla guida di una libera università romana, concorrente quasi per statuto dell'ateneo commerciale meneghino: sembra una mossa studiata a tavolino. Ma Mario Arcelli, economista, ex ministro del Bilancio, ex consigliere di due presidenti del Consiglio, Amintore Fanfani e Ciriaco De Mita, più che l'anti-Bocconi è un pezzo di storia economica italiana, che ha trascorso gran parte della sua vita facendo la spola tra le due città d'adozione e di nascita. Attraversando la porta che la separa dalla Nomentana, la splendida villa settecentesca intitolata al cardinal Giulio Alberoni, quartier generale della Luiss, appare persino ridondante, con la sua fusione di barocco, neoclassico, liberty e razionalismo d'impronta littoria. La politica di espansione della Luiss la decise Guido Carli, subito dopo il passaggio del testimone dalla Pro-Deo, il movimento cristiano che aveva fondato l'Università per formare una classe dirigente che promuovesse "una democrazia centrata in Dio". Nel '78 Carli, appena nominato presidente dalla nuova compagine azionaria, guidata da Confindustria, illustrò ai componenti del consiglio di amministrazione "la tattica del salto della rana", seguita con successo dagli americani durante la guerra nel Pacifico: che consisteva nel conquistare un'isoletta dietro l'altra. Di isolette la Luiss ne ha conquistate molte. Le sue tre facoltà, Giuriprudenza, Scienze politiche ed Economia, costituiscono ormai l'approdo dei giovani di belle speranze del Centro-Sud. Ma l'espansione non si ferma agli studenti: prevede l'allargamento a Villa Blanc, villa liberty circondata da un parco secolare, abbandonata per trent'anni al saccheggio dei vandali. Tre anni fa la Luiss se l'è aggiudicata, predisponendo il piano di recupero per uno dei gioielli della città. Luigi Abete, succeduto alla presidenza dopo la scomparsa di Carli, si aspettava che i romani gli facessero un monumento. "Invece - dice sconsolato Franco Caramazza, vicepresidente esecutivo del libero ateneo - il consiglio di quartiere si oppone all'insediamento universitario; e in due anni il Comune non è stato capace di cambiare la destinazione d'uso". Misteri romani. Per fortuna gli studenti della Luiss sono ragazzi "motivatissimi, intellettualmente molto dotati, decisi ad affermarsi a tutti i costi": così li descrive Mario Arcelli. Professore, gli studenti meridionali, che sono in maggioranza alla Luiss, sono più determinati di quelli del Nord? Immagini gli emigranti, e la loro voglia di prevalere. La nostra selezione è molto più dura di quella della Bocconi. Un ruolo fondamentale lo gioca anche la famiglia: vivere a Roma per un anno e pagare la retta non è uno scherzo. Le famiglie del Sud, che non sono abituate agli eccessi milanesi, torchiano i loro figli per ottenere il massimo del rendimento. Perché decise di trasferirsi a Roma? Io sono un economista, non un aziendalista, come la stragrande maggioranza dei bocconiani. Per un aziendalista il Nord va benissimo. Ma io non potevo che scegliere Roma: qui c'erano la Banca d'Italia, l'Iri, i ministeri. Alla politica dovrebbero essere riconosciuti i meriti che le spettano. Tutti, per esempio, attribuiscono l'abolizione del punto unico di contingenza a Craxi: in realtà il merito fu di Vincenzo Scotti, allora ministro del Lavoro. Craxi indisse solo il referendum che precedette il risanamento economico degli anni 80. Vuol dire "degli anni 90", con la Finanziaria da 92mila miliardi di Giuliano Amato? No, ha capito bene: il risanamento delle finanze cominciò a metà degli anni 80, con gli interventi di Giovanni Goria e poi di Amato, che fece precedere quella del '92 da un'altra manovra. È una difesa della Prima Repubblica e di Amato? Certo. Il presidente del Consiglio è una grande figura: trovo incredibile che non sia lui il candidato premier del Centro-sinistra. È una persona di grande finezza e credibilità internazionale, con un senso di responsabilità che gli ha consentito di assumere misure dure e impopolari: la prova che nella classe politica non è tutto da buttar via. Tra i docenti della Luiss e Palazzo Chigi sembra ci sia una porta girevole. Molti docenti sono stati ministri: Antonio Martino, Giuliano Urbani, Carlo Scognamiglio, Giovanni Maria Flick, Gino Giugni, Domenico Fisichella. Anche Amato è stato nostro professore a contratto, come l'ex presidente della Corte costituzionale, Vincenzo Caianiello. In ultimo, ma non certo per importanza, Romano Prodi, nominato professore ordinario da una commissione universitaria di cui facevo parte anch'io. Insomma, Luiss batte Bocconi 10 a 0. Il motivo l'ho spiegato prima: gli aziendalisti sono meno adatti a incarichi di Governo. Se è per questo, anche la Cattolica di Milano ha sfornato un numero rispettabile di ministri. Voi che siete così vicini al potere vi sarete posti prima di altri il problema di formare dei tecnocrati più preparati. Fu una delle intuizioni di Carli, che disegnò il piano di studi della facoltà di Giuriprudenza pensando ai dirigenti della Pubblica amministrazione. La leva su cui agì Carli fu l'economia: la facoltà si caratterizza per la forte connotazione economica. I nostri laureati che lavorano nei ministeri sono ancora troppo giovani per ricoprire posizioni di vertice, ma entro dieci anni raggiungeranno i livelli più elevati: molto più di quanto non possano andare i laureati milanesi. Quando parla di milanesi parla sempre della Bocconi, mi pare. Ma almeno il primato della Sda, la Scuola di amministrazione aziendale, vorrà riconoscerlo. Anche noi abbiano un master molto simile a quello bocconiano. La loro scuola, concordo, è più prestigiosa: ma è solo questione di tempo. A Milano hanno istituito una facoltà di Giurisprudenza molto simile alla nostra, e da qualche anno hanno deciso di farci concorrenza anche al Sud. I pugliesi possono sostenere i test per la Bocconi direttamente nella regione d'origine. Tutto merito della concorrenza tra atenei? In parte sì. Noi vorremmo che la concorrenza o, meglio, la competitività si allargasse a tutti gli atenei, non solo alla Bocconi e alla Luiss. Ma purtroppo la competizione non esiste. Come non esiste? E l'autonomia? E la riforma dell'università? Guido Martinotti, il sociologo milanese che per conto del ministro Luigi Berlinguer ha scritto il testo della riforma, ha fatto dei danni difficilmente riparabili. La riforma parla di competizione solo tra servizi che le singole università sono in grado di offrire. Con questo criterio, l'università statale accumulerà un vantaggio incredibile: hanno budget illimitati, tutti gli spazi che vogliono e ora anche l'autonomia. Ma dell'autonomia godete anche voi. In base alla prima lettura del Testo unico sull'università no. Nessuno sa perché, ma era stato eliminato ogni riferimento al principio di autonomia delle libere università. Per noi sarebbe stata la catastrofe. Io ho preso carta e penna e ho scritto a Giuliano Amato, che si è reso immediatamente conto del problema. Così nel testo è stato richiamato l'articolo 33 della Costituzione, che tutela tutte le iniziative culturali. Quali sono le ricadute pratiche dell'autonomia? Le faccio un esempio: l'ex presidente della Corte costituzionale, Antonio Baldassarre, ha rifiutato degli incarichi universitari perché sono pochi gli atenei in grado di corrispondergli uno stipendio analogo a quello che percepiva come presidente della Consulta. Bene, noi non abbiamo avuto nessuna difficoltà ad assicurarglielo: con il vantaggio di aver strappato alla concorrenza un docente di indiscusso prestigio. La riforma, però, non le piace. Non mi piace, perché elude un punto fondamentale: nelle università pubbliche arriva alla laurea solo uno studente su tre, mentre alla Luiss raggiunge il traguardo il 99% degli iscritti. Ecco, la riforma doveva porsi lo stesso obiettivo che ci siamo posti noi. Senza per questo, come fa invece la riforma, rendere più facile il corso di studi, o uccidere la ricerca. Chi ha ucciso la ricerca? Uno studio della Fondazione Rosselli ha dimostrato che la nostra debolezza non dipende tanto dalla scarsità dei fondi investiti, quanto dal fatto che sono utilizzati male. La ricerca, è vero, si può valorizzare dopo i primi tre anni; ma allora si deve immaginare un biennio con i fiocchi. Forse si è sorvolato sul principio base degli studi universitari: è la ricerca che migliora la didattica, non viceversa. Quindi non è d'accordo con il "tre più due"? Poteva starmi anche bene; ma per questo esistevano già i diplomi universitari, che non sono stati utilizzati perché gli studenti avevano il mito del titolo di dottore. Io dico: diamogli il titolo appena si iscrivono all'università e non se ne parli più. Perché alla Luiss ci sono pochi studenti stranieri? Sono d'accordo con il demografo Livi Bacci: per tenere il passo della crescita economica dobbiamo valorizzare le risorse che abbiamo, le donne soprattutto. Anche in questo caso ci sarà bisogno di immigrati; ma non nelle percentuali di cui si parla. E non è vero che ci pagheranno le pensioni: su 1,2 milioni di regolari solo 300mila pagano i contributi. Se poi sul piatto mettiamo anche le spese sanitarie e scolastiche, di cui deve farsi carico lo Stato... Eppure non passa giorno senza che l'industria del Nord chieda nuova manodopera. Gli immigrati vanno al Nord perché i meridionali non si schiodano. I problemi vanno analizzati per quelli che sono, azzerando i giudizi di valore. La domanda è: ci sarà l'invasione? Ci sarà, ovvio. Ma sarà un processo irrazionale e ingovernabile, che metterà a repentaglio la nostra identità culturale __________________________________________________________ Corriere Della Sera 28 mar. '01 UNIVERSITÀ, L' OCCUPAZIONE CORRE SU INTERNET Da Roma a Bologna protesta contro il caro tasse, 10 anni dopo la Pantera. Il simbolo ispirato all' "Ottavo nano" tv Benedetti Giulio Università, l' occupazione corre su Internet Da Roma a Bologna protesta contro il caro tasse, 10 anni dopo la Pantera. Il simbolo ispirato all' "Ottavo nano" tv ROMA - Dieci anni fa nella facoltà di Lettere della Sapienza, il più popoloso ateneo d' E uropa, c' era la tana della Pantera e il movimento cresceva in tutto il Paese grazie ai fax. Oggi i ragazzi che occupano - senza interrompere l' attività didattica - si scambiano messaggi con i telefonini e al posto del simbolo del felino hann o un sito, www.mbuto.org, copiato dalla trasmissione tv "L' Ottavo Nano". A differenza dei loro antenati "okkupanti", più che pantere, sembrano studenti che si sono persi in una "foresta" piena di pericoli e novità: lauree triennali, crediti e debiti formativi, nuovi criteri per l' assegnazione delle borse di studio, tasse più salate. La riforma, varata dal governo, entrerà nelle facoltà a partire dal prossimo anno, e gli studenti, dopo averla studiata per mesi, si stanno mobilitando. LA PROTEST A - Per ora sono pochi. A Roma la "lotta" coinvolge solo due facoltà, Lettere e Scienze politiche, e sono occupate le tre case dello studente. Ma c' è agitazione anche nell' università di Bologna. Mentre assemblee sulla riforma si sono svolte e si st anno svolgendo in diversi atenei: Bari, Pescara, Arezzo e Napoli. Collettivi universitari autonomi, collettivi vicini a Rifondazione, cani sciolti: i giovani di sinistra prendono le distanze dalla riorganizzazione dell' università che temono "asservi ta all' impresa", attraverso la trasformazione del "sapere e della cultura in formazione professionale". Tra occupazioni, disoccupazioni, cortei, sit-in davanti a palazzo Chigi, la protesta, con epicentro Roma-La Sapienza, resiste da due settimane. I MOTIVI - Ma non è stata la laurea triennale con i relativi crediti a dar fuoco alle polveri. Tutto è iniziato per via dell' aumento generalizzato delle tasse - dal 40 al 70 per cento in più dicono gli universitari - e per le nuove regole del diritto allo studio. Gli studenti di Lettere poi avevano un motivo supplementare: dal 7 marzo la loro facoltà non esiste più. Al suo posto ce ne sono quattro che ancora non funzionano. Così i 17 mila studenti romani, oltre alle incertezze che ogni gr ande riforma porta con sé, devono fare i conti con le loro particolari vicende. Il prossimo anno a quale delle quattro facoltà si iscriveranno? Chi gli garantirà di poter continuare i loro studi, così come li avevano progettati? LA POLITICA - Sarà su fficiente questa miscela di scontento e incertezza a infiammare le università? Il leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti ha dato il suo imprimatur alla protesta: "Sto con voi, dalla vostra parte, voi siete una speranza per il cambiamento" . Il ministro dei Lavori pubblici, Nerio Nesi, ha lanciato un appello agli studenti: "Sì alla protesta, no agli atti vandalici". Il segretario del Partito dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto, ha chiesto al rettore della Sapienza, Giuseppe D' A scenzo, di sospendere l' aumento delle tasse. E il rettore, parlando all' assemblea degli studenti, si è detto disponibile a rivedere la questione delle tasse. Una marcia indietro che non soddisfa gli studenti. Roberto Morassut, ex presidente dei Ds in Campidoglio, ha proposto un incontro tra studenti e autorità accademiche per evitare un inasprimento della protesta. C' è un po' di imbarazzo nella sinistra che governa. CONFLITTO - "La riforma è indispensabile - spiega Daniele Davidi, responsabil e dell' organizzazione dell' Unione degli universitari, vicina alla Cgil - ma il messaggio che sta arrivando agli studenti è che sarà finanziata con nuove tasse e non con nuovi investimenti. Non è passata la legge che doveva stabilire l' impegno di l avoro dei docenti, in compenso c' è stata una proliferazione di corsi. E in tutto questo gli studenti non hanno potuto far sentire la propria voce. È difficile, in queste condizioni, che il conflitto non emerga". Giulio Benedetti __________________________________________________________ La Repubblica 28 mar. '01 UNIVERSITA': STRIP TEASE CONTRO IL CARO TASSE esplode la rivolta all'Università Roma, in rettorato l'ultimo atto della protesta. Che adesso si estende in Italia AMBRA SOMASCHINI ROMA - Striptease di fronte al rettorato contro le tasse. Sei ragazzi nudi in corteo e uno slogan: "Ci avete lasciato in mutande". Sono i Robin Hood dell'Università La Sapienza, diecimila studenti tra lettere, filosofia, scienze politiche, scienze e chimica. Negli ultimi quindici giorni hanno occupato le facoltà e ieri, dopo una manifestazione con lancio di uova marce e forte tensione con la polizia, hanno varcato la soglia dell'aula magna l'hanno occupata: è saltato persino il concerto in programma per ieri sera. "Full Monty" all'ateneo. Dicono in coro: "Il contributo annuo richiesto agli studenti è troppo alto, deve essere immediatamente modificato. E paradossalmente subisce un aumento maggiore chi ha un reddito più basso: 70 % contro il 40 di chi rientra nella fascia di reddito più alta. Il provvedimento è vergognoso, premia soltanto i ricchi". Una ventiquattr'ore di protesta contro l'intera riforma universitaria, respingendo anche la mediazione tentata dal rettore Giuseppe D'Ascenzo nel pomeriggio. E il fermento è contagioso: da Milano, Bologna, Firenze, Napoli arrivano migliaia di sms, email di solidarietà. Sono le 9 quando scatta il sitin contro lo "studio d'élite". Di fronte alla statua della Minerva sfilano due gruppi. Il primo, massiccio, è il Movimento, area di sinistra, l'altro di destra (Forza Italia e Azione Giovani). Chiedono le stesse cose ma litigano subito. Torna il vecchio slogan: "Fascisti carogne tornate nelle fogne". Volano arance, pomodori, uova marce. La destra viene scortata dalla Digos. Commenterà più tardi Beatrice Lorenzin, coordinatrice dei ragazzi di Forza Italia: "Non è ammissibile che durante una manifestazione regolarmente autorizzata un gruppo dei collettivi ci aggredisca, ci metta le mani addosso spingendoci e bloccandoci". Tagliano corto nel Movimento: "Ci hanno provocati". E mentre in sei fanno lo spogliarello, le parti intime coperte soltanto dagli slip, il Consiglio d'amministrazione dell'Università decide di ripristinare la prima e la seconda fascia delle tasse, di separarle, di tornare al vecchio sistema ormai decaduto. Assicura D'Ascenzo, durante una pausa della riunione: "L'intera questione verrà ridiscussa dopo l'elezione delle componenti studentesche nel Cda prevista per i primi di aprile. Ma si dovrà mantenere l'equilibrio di bilancio, ai tagli dovranno corrispondere nuovi introiti o tagli della spesa. Mi auguro che il governo intervenga a favore della situazione economica dell'ateneo". I Robin Hood vogliono partecipare all'incontro, premono, cercano un'entrata laterale. Ora all'abbassamento delle imposte aggiungono i servizi mancanti, un teatro interno che per il rettore, con una spesa di 7 miliardi "verrà ristrutturato subito". Ormai sono dentro, passano di corsa sulle scale di sicurezza. D'Ascenzo li raggiunge all'ora di pranzo. Lo interrompono, gli tirano palle di carta, qualcuno lo aggredisce, lo accusano di aver destinato 300 milioni al parco auto dell'ateneo, di guadagnare troppo, di non essersi mai adeguato alle loro richieste. Urla, fischi, parole pesanti. C'è anche Daniele Pifano ex leader storico di Autonomia Operaia ora dipendente dell'Università. Interviene Roberto Pignoni, docente associato di statistica: "I ragazzi stanno dando una lezione di democrazia. E' una grande battaglia di civiltà e dignità". L'aula magna è piena. E loro, con i pantaloni larghi che finiscono sotto le scarpe, le magliette oversize, le scarpe da ginnastica, i cellulari in mano, nel tumulto sono composti, ordinati, hanno le idee molto chiare. Spiega Alberto Violante di Sociologia: "La nostra è una generazione nuova. La politica universitaria ha a che fare con un processo di privatizzazione dell'ateneo molto più avanzato. Ad esempio i corsi laurea in biologia genetica a Parma finanziati dalle multinazionali. A Milano c'è perfino chi investe e finalizza tutto alla costruzione dei copertoni. Il sapere non deve essere settorializzato, altrimenti i posti saranno sempre soltanto per pochi". L'assemblea si scioglie alle tre del pomeriggio. Walter Veltroni si augura che "il confronto fra autorità accademiche e studenti venga ripreso in modo sereno con le nuove rappresentanze da eleggere il 4 e 5 aprile". Luciano Guerzoni, sottosegretario all'Università, invita tutti i ragazzi domani a mezzogiorno al Ministero. La protesta entra al governo. Sabato alla protesta degli universitari si uniranno a Roma i Cobas della scuola in sciopero. E domenica sempre a Roma, alla facoltà di Lettere, riunione aperta a tutte le delegazioni universitarie nazionali. __________________________________________________________ Il Messaggero 31 mar. '01 GLI STUDENTI PAGANO UNA "TASSA", NON COMPRANO UN SERVIZIO DI QUALITÀ di PAOLO POMBENI TASSE e sapere sganciato dalla "mercificazione": tornano i temi del '68 e del '77, o quelli della "Pantera" o quelli dell'endemica ed eternamente strisciante rivolta degli studenti universitari che cantano "godiamocela fin che siamo giovani" (Gaudeamus igitur)? Oggi il disagio studentesco ha portato alla luce una classe politica che ha promosso riforme imprevidenti: è qui la radice di quanto è partito in questi giorni e che temiamo non si fermerà tanto presto. Partiamo dalle tasse. L'Università italiana ha veramente bassi costi per gli studenti? Per valutare, bisogna intendersi. Prima di tutto su un rapporto tra costi e prestazioni che in Italia non esiste. Gli studenti pagano appunto una "tassa", non comprano un servizio. A fronte di questa hanno quasi solo il diritto di fare degli esami e ricevere un titolo finale. Non hanno il diritto di trovare un posto a sedere a lezione, di avere un rapporto professori/alunni decente, di fruire di servizi collaterali efficienti a cominciare dalle biblioteche. Intendiamoci: non hanno diritto, non vuol dire che queste prestazioni manchino sempre. A parità di pagamento ci sono Atenei con una situazione buona, altri accettabile, altri scandalosa. Nello stesso Ateneo ci sono Facoltà dove il rapporto studenti/professori è, per dire, 1 a 30 e altre dove è 1 a 300. Ma c'è qualcuno che voglia realmente occuparsi di questo? Assolutamente no. Nessun rettore, che ci risulti, ha detto: "sono costretto ad aumentare le tasse, ma in cambio garantirò standard certi nel rapporto professori/studenti, nella fornitura di servizi, ecc. e se non ce la faccio vi restituirò i soldi". Non sarebbe nemmeno possibile: gli aumenti servono per coprire buchi nella spesa corrente (cioè nell'attuale non esaltante servizio). Dall'altra parte nessuno studente dice: "Io pagherei anche di più, se mi dessero un servizio di qualità", perché il principio è che nel settore pubblico la qualità scadente non è uno scandalo, basta che sia gratis. Si dirà: cosa c'entra questo problema generale con l'accusa di "imprevidenza" alla riforma attuale? Lo spieghiamo subito. La radice della protesta è nella percezione che gli studenti hanno del nervosismo e della preoccupazione dei docenti (quelli seri e veri, che stanno quotidianamente sulla breccia) di fronte ad una macchina complessa, irrazionale e priva di risorse quale è quella messa avventurosamente in piedi da riformatori improvvisati. Gli studenti non sono fessi: possono avere giudizi diversi sui professori, ma fiutano a naso quelli che sono lì per lavorare con coscienza e quelli che si fanno i fatti loro. Così sentono nell'aria un terremoto in arrivo e reagiscono come sanno: chi con civiltà e domanda di partecipazione, chi con l'eterna malattia infantile dell'estremismo, chi con l'altrettanto eterno strumento della goliardia che annega i problemi nello sberleffo occasionale. Ebbene, mostriamo anche ai non addetti ai lavori un clamoroso caso di imprevidenza della riforma. Giustamente questa ha stabilito che, in una società del terzo millennio, i laureati debbano avere tutti buone competenze in informatica e in lingua inglese (molti anche in una seconda lingua). Gli studenti universitari sono attualmente circa 1 milione e mezzo. Credete che qualcuno abbia previsto il cospicuo investimento che si richiede per avere i laboratori informatici e linguistici in grado di rendere operativa questa promessa? Che si sia pensato come trovare e pagare la marea di "istruttori" (e non di docenti universitari, perché qui si tratta di far acquisire capacità tecniche) che facciano funzionare i suddetti laboratori? Per carità, non ci ha pensato nessuno. Le corporazioni accademiche si sono scannate per le presenze delle varie discipline; sindacati e corporazioni professionali si sono battuti per essere obbligatoriamente consultati sulle tabelle; CUN e Ministero hanno cercato di difendere i loro privilegi. Come rendere operativa la riforma (ripeto: a prescindere qui dal giudizio che se ne voglia dare) non ha preoccupato nessuno. Così si va avanti sperando nel... volontariato: professori e organi accademici che si arrabattano per far quadrare il cerchio, mangiandosi il fegato e perdendo tempo prezioso nelle loro attività di ricerca (anche questo è un costo per il paese). Mentre altri aspettano rassegnati che crolli loro addosso l'edificio ed altri che si trincerano dietro tutte le fortificazioni concesse da una legislazione molto generosa quanto a privilegi e mancanza di controlli. Perché gli studenti (in fondo tutti già maggiorenni ed elettori) non si dovrebbero accorgere di nulla? __________________________________________________________ Espresso 29 mar. '01 ADDOSSO A DE MAURO! HA FATTO UNA BUONA RIFORMA PER L'UNIVERSITÀ. Ma è stato sommerso dalle polemiche. Spesso, soprattutto per la scuola, nate da scarsa informazione. Poteva godersi una meritata fama di studioso. Chi glielo ha fatto fare? di Umberto Eco Manca solo che, a Tullio De Mauro, lo cospargano di miele, poi lo avvoltolino nelle piume e infine lo facciano rotolare in un ruscello (come avvenne all'infelice Voiture). E poi gli avranno fatto tutto. Se lo merita. Poteva stare a godersi una meritata fama di studioso e ha voluto portare a compimento la riforma iniziata da Berlinguer (che era già stato punito). La scuola attuale è stata disegnata poco più di settant'anni fa, non si poteva lasciarla così? Viene in mente quel senatore del Texas che nell'Ottocento si oppose all'insegnamento delle lingue straniere dicendo: "Se l'inglese bastava a nostro signore Gesù Cristo basterà benissimo anche a noi". Ma in questi settant'anni il mondo si è trasformato più che negli ultimi dieci secoli, e la scuola è andata avanti sul modello della riforma Gentile (a mio parere ottima per i suoi tempi). Credo che la storia ricorderà il governo uscente per essere stato il primo, dopo sette decenni, a mettere mano a una riforma globale. A fare riforme naturalmente si sbagliano alcune cose. Una riforma parte dall'alto, fatalmente deve armonizzare opposti interessi, e quindi deve poi essere rodata, corretta strada facendo. Personalmente ritengo buona la riforma universitaria, però essa è stata delineata in un libro di ottocento pagine che nelle prime ottanta stabilisce i principi ispiratori, e nelle successive traccia asfissianti tabelle, fatte per accontentare tutti i gruppi di pressione, che minacciano di soffocare ogni invenzione. Di quel libro occorrerà piano piano vanificare le ultime settecento pagine. Ma è così che si fa, dove una riforma si attua davvero: si esperimentano dal vivo le sue possibilità, i suoi limiti, se ne suggeriscono variazioni e cambiamenti, attraverso l'esempio si finisce di imporli, e per gradi la riforma va a regime. Ci saranno dei momenti di confusione, ma la confusione sarà maggiore se si continuerà a litigare a suono di dichiarazioni di principio prima che la gente si metta a lavorare. Per la riforma delle elementari e medie, ho seguito sulla stampa polemiche che spesso nascevano da scarsa informazione, come la diatriba sull'abolizione della geografia, salvo poi scoprire che nessuno voleva abolirla. O lo scandalo dei test per gli insegnanti, su cui Berlinguer è caduto, come se dicendo "test" si pensasse alle domandine per telemiliardari (se il participio passato di "uscire" sia "usciuto"), mentre si sa benissimo che esistono test ad alto livello che possono certificare competenze complesse, e non solo nozioni ma anche agilità e freschezza mentale. Ho sostenuto più volte che in ogni aula dovrebbero correre lungo quattro pareti due indici graduati, uno che vada dall'apparizione dell'uomo sulla Terra ai giorni nostri, e l'altro in altra scala, diciamo da Omero a noi. E che per ogni cosa che si insegna, non solo la storia, ma la geometria di Euclide o le scoperte di Lavoisier, l'insegnante dovrebbe mostrare dove l'evento si colloca, sia rispetto a noi che alle epoche precedenti. Se si dà ai ragazzi il senso dello sviluppo storico si possono poi affrontare anche gli eventi per aree tematiche. Credo che un bravo professore non possa parlare (per assurdo) della coltivazione dei piselli nel Vercellese senza richiamare lo sviluppo della civiltà nella valle padana, il succedersi delle invasioni, l'organizzazione del lavoro agricolo dal feudalesimo ai giorni nostri; così come non si può scegliere come tema il nazismo senza cominciare dalla mitologia germanica, le invasioni barbariche, la guerra dei trent'anni e i ritardi dell'unificazione tedesca. Le soluzioni si trovano provando. Forse occorrerebbe lasciar fare subito agli insegnanti, alla loro fantasia, al loro senso della sfida. __________________________________________________________ Il Sole24Ore 28 mar. '01 GLI ALBI ACCETTANO I CICLI UNIVERSITARI ROMA La riforma delle professioni in base alla nuova mappa dei titoli universitari è alla svolta finale. Il Consiglio dei ministri, probabilmente oggi, avrà l'ultima parola sugli spazi concessi ai futuri laureati triennali. Il ruolo di questi nuovi professionisti fa da sfondo alla contrapposizione tra ministero dell'Università e Ordini tecnici. Gli ingegneri, soprattutto, chiedono che i laureati triennali siano nettamente differenziati, nella loro qualifica professionale, dai laureati specialisti. Quindi chi ha seguito un corso triennale dovrebbe essere designato come tecnico per sottolineare il livello meno approfondito della formazione __________________________________________________________ L'Unione Sarda 29 mar. '01 APPLICARE LA RIFORMA: COSÌ SI SUPERA IL PRIMO IMPATTO Gli iscritti in Lingue contestano l'annullamento delle prove scritte per chi non ha frequentato Dalla Cittadella di Monserrato a Sa Duchessa: il Salone dello studente si trasferisce in città. "Perché è qui che la ricerca trova la spinta più forte", ha spiegato ieri il preside di Scienze dell'Educazione, Alberto Granese, durante l'inaugurazione del Salone dell'undicesima Settimana della cultura scientifica e tecnologica "Mille anni di scienza e tecnica in Italia". "L'umanesimo", ha precisato Granese, "promuove da sempre la ricerca: un buon motivo per trasferire a Sa Duchessa la sede dell'iniziativa". E spodestare la Cittadella universitaria dal ruolo che negli anni passati, anche un po' per tradizione, sembrava spettarle di diritto. Non è così stavolta, e per i parcheggi delle facoltà di lettere e affini si prospetta il pienone: "Ci sarà anche qualche disagio", ha preannunciato il prorettore Giaime Marongiu, "per il traffico di pullman e studenti che raggiungeranno le strutture. Ma è indispensabile che ci sia un punto di riferimento, anche se solo per sette giorni, per tutti gli studenti che ancora non sanno come orientarsi". In questo momento più che mai: "La riforma segna una trasformazione epocale e bisogna dare a tutti la possibilità di fare una scelta consapevole". Proprio quella scelta che le matricole di quest'anno avrebbero desiderato. Non per tutti il primo approccio con l'università è stato quello previsto: colpa di chi ha male applicato una riforma che doveva essere unitaria e invece, a quanto si dice nei corridoi, non lo è per niente. Una rappresentanza degli studenti lo ha spiegato ieri a Pasquale Mistretta, non appena il rettore ha raggiunto l'inaugurazione: giusto in tempo per il buffet, e per ascoltare le ragioni dei ragazzi. Che gli hanno chiesto come mai "nella facoltà di Lingue sono state annullate le prove scritte di chi non aveva raggiunto il minimo di ore di presenza alle lezioni (75 per cento), quando la riforma certo non lo prevede. Abbiamo chiesto spiegazioni", ha sottolineato gli studenti, "ma nessuno ci ha considerato". Mistretta ha promesso di incontrare la preside di Lingue per trovare una soluzione. Le proteste sono arrivate anche dal fronte di Psicologia, dove ci sono "soltanto 18 professori per 4200 studenti, nonostante da anni chiediamo un potenziamento". Una chiacchierata di circa mezz'ora nell'aula magna deserta, poi gli avanzi del rinfresco e un giro tra gli stand prima della chiusura. Da domani si comincia: mostre multimediali, visite guidate e presentazioni delle facoltà, compresa la solita caccia ai depliants informativi. Cristiano Pintus __________________________________________________________ La Nuova Sardegna 31 mar. '01 BASTIONE: SCIPPATI GLI STUDENTI I concerti organizzati da un gruppo di destra e da Vox Day al posto della manifestazione culturale della Consulta M.L. CAGLIARI. Alla fine l'hanno spuntata gli irregolari: la passeggiata coperta del Bastione Saint Remy è stata assegnata dall'ufficio di gabinetto del sindaco ad Azione studentesca, che potrà organizzare il suo 'Student's day' con Peter Hammill in barba ai diritti della Consulta studentesca ufficiale. Impossibile trovare una soluzione di compromesso, come aveva chiesto il capo di gabinetto Franco Cicero: la 'Giornata dell'arte e della creatività studentesca 2001' era in programma dal tre al cinque aprile, quella di Azione studentesca il cinque. Ma era stato il presidente della Consulta - che è un organismo istituzionale riconosciuto dal ministero della pubblica istruzione - a chiedere la disponibilità dello spazio diversi giorni prima dei 'concorrenti'. In mancanza di un accordo, la scelta più corretta sarebbe stata di concedere la passeggiata in base all'ordine delle domande. Cicero ha deciso di non decidere, lasciando che fossero le condizioni a escludere un'organizzazione rispetto all'altra. Smontare gli allestimenti della 'Giornata' ufficiale in poche ore, a conclusione degli spettacoli e delle rassegne, era un'impresa impossibile. Così la Consulta ha scelto a malincuore di trasferirsi a Sa Duchessa, ma non senza protestare: il presidente Davide Zaru lo farà lunedì mattina in una conferenza stampa in cui è annunciata la presenza di autorevoli funzionari del provveditorato. Sarà l'occasione per esporre le proprie ragioni e per chiedere come mai un'amministrazione pubblica sceglie nei fatti di privilegiare un'organizzazione privata - gli spettacoli saranno a cura di 'Vox day', vicinissima al Polo, coinvolta anche nel lucrosissimo Capodanno del Comune - rispetto a un organismo pubblico. Fra l'altro i dirigenti di Azione studentesca - uno, Simone Spiga, è dipendente dell'associazione 'Vox Day' - erano stati al centro di un equivoco, certificato in una nota firmata da Cicero: all'incontro con il capo di gabinetto si erano presentati come rappresentanti della Consulta e come tali il funzionario li aveva ascoltati. Salvo poi rendersi conto dell'errore e chiedere spiegazioni ufficiali, in tono ultimativo. Che sono arrivate: un equivoco, appunto. Utile però - alla luce dei fatti attuali - a scavalcare la Consulta 'regolare' e a scipparle in corsa la disponibilità dello spazio nella Passeggiata coperta. Un premio probabilmente immeritato e una conclusione discutibile per una vicenda che ha comunque sullo sfondo la titolarità di un bene pubblico. Una vittoria della spregiudicatezza rispetto al diritto. Adesso si tratterà di valutare l'agibilità della Passeggiata coperta: più volte è stata messa in dubbio la sicurezza della struttura, soprattutto per i concerti musicali e per manifestazioni di grande affollamento. Se qualcosa al Bastione non dovesse funzionare, alla fine, l'amministrazione comunale si sarà assunta una responsabilità pesante. ================================================================== __________________________________________________________ La Repubblica 30 mar. '01 SANITÀ, LA CARICA DEI 100MILA Infermieri e tecnici in piazza a Roma per il contratto Sul palco i leader di Cgil, Cisl e Uil: "No alla privatizzazione del servizio sanitario". Pochi i disagi per lo sciopero RICCARDO DE GENNARO Roma - I leader di Cgil, Cisl e Uil, Cofferati, Pezzotta e Angeletti, si trovano per la prima volta insieme su un palco per la manifestazione nazionale dei lavoratori della sanità, che sollecitano il rinnovo del contratto, scaduto da 15 mesi. Da due anni le tre confederazioni non proclamavano una manifestazione unitaria: davanti ai tre segretari generali sventolano le bandiere e trillano i fischietti di 100mila infermieri e operatori della sanità pubblica di tutte le regioni, giunti in corteo sotto la pioggia a piazza San Giovanni, tradizionale "cassa di risonanza" della protesta nazionale. Non bastano il rinnovo del contratto della sanità (550mila lavoratori), la necessità di una rivalutazione professionale degli infermieri e i ritardi della riforma Bindi per spiegare la presenza in piazza dei massimi vertici del sindacato confederale. La posta in gioco è più alta ed è, ancora un volta, la difesa del doppio livello contrattuale, a partire da quello nazionale. Dopo l'assegnazione alle Regioni di più ampi poteri, il rischio che il contratto nazionale si frantumi in venti contratti regionali, nascano le famigerate gabbie salariali e vacillino anche i contratti integrativi è, secondo i sindacati, un rischio molto forte, come peraltro dimostrano le rivendicazioni di alcune regioni in mano al Polo, come la Lombardia di Formigoni. "Chi sostiene il contratto regionale ha due obiettivi - dice Sergio Cofferati - depotenziare i due livelli di contrattazione e mettere in discussione l'uniformità del servizio e della protezione sanitaria. Ma un conto sono i poteri alle Regioni, un'altra i livelli contrattuali". Aggiunge Luigi Angeletti: "Vogliamo il contratto nazionale di lavoro per la sanità non solo per la tutela del reddito dei lavoratori, ma anche perché temiamo che la vera traduzione della parola devolution sia la disintegrazione dei diritti e della condizione dei lavoratori, attraverso la diversificazione delle prestazioni e dunque la fine dellla contrattazione e del sistema sanitario nazionale". Ma è uno sciopero contro il governo di centrosinistra o le Regioni del centrodestra? La domanda, che piomba in piena campagna elettorale, imbarazza i sindacalisti: "Tutti", dicono. Nella Cgil qualcuno prova la terza via: "Contro le Regioni e il ministro della Sanità". Da piazza san Giovanni e dagli ospedali, dove i dipendenti in sciopero hanno comunque garantito i servizi essenziali e gli interventi d'urgenza e non si sono verificati gravi disagi, si levano gli ultimi "no" di questa legislatura contro la privatizzazione e la "regionalizzazione" della sanità. Quanto al contratto (l'aumento salariale medio richiesto è di 160180mila lire, ma sale a 300350mila lire per gli infermieri professionali, per i quali si chiede il passaggio alla fascia superiore), il governo sostiene che i mille miliardi per il contratto degli ospedalieri sono già nelle casse delle Regioni, le quali a loro volta dicono di non averli. "Il governo - dice il ministro Franco Bassanini - non è direttamente parte in causa, poichè la competenza è delle Regioni, ma ha fatto la sua parte mettendo a disposizione cospicue risorse per adeguare alle esigenze il Fondo sanitario nazionale: dal '98 al 2001 le risorse finanziarie del Fondo hanno registrato un incremento di oltre 25mila miliardi". Ribatte il presidente delle Conferenza delle Regioni, il forzista Enzo Ghigo: "Abbiano chiesto sacrifici alle Asl senza tagliare servizi essenziali, ma tutto questo non è sufficiente a garantire prospettive di sviluppo. Non regge il sistema a livello nazionale". Allo sciopero hanno aderito anche Fials, Cisas, FlsCisal e Ugl. __________________________________________________________ La Repubblica 31 mar. '01 INFERMIERI: "TANTI SACRIFICI E POCHI SOLDI" ecco la nostra vita in corsia" Carlo e sua moglie infermieri da vent'anni: per Natale o Pasqua indennità di 30 mila lire la storia MARIO REGGIO ROMA - Franco Liberi, 42 anni, da venti infermiere professionale, è uno dei centomila che ieri mattina è sceso in piazza per manifestare il malcontento e la frustrazione dei quasi 600 mila dipendenti della Sanità pubblica. Ha iniziato la sua attività professionale nell'82 al Nuovo Regina Margherita di Roma. "Per molti anni ho lavorato in sala operatoria - racconta - poi sono passato al Pronto soccorso come capo sala. Un posto di prima linea, dove si è di continuo alle prese con gente che ha bisogno di aiuto, non solo di cure, ma anche di comprensione umana. Insomma, lo stress, è il nostro pane quotidiano". Lavoro tanto, soldi un po' pochi. "Dopo vent'anni lo stipendio s'aggira attorno ai due milioni al mese - prosegue Franco Liberi - per fortuna mia moglie fa anche lei l'infermiera, in un ambulatorio della Asl Roma B, così con due stipendi riusciamo a tirare avanti, perché con tre figli le spese sono tante. Anche se i soldi sono pochi, fare questo lavoro mi è sempre piaciuto, perché senza un minimo di passione tutto diventerebbe insopportabile". Ma quanto guadagna un infermiere professionale? Dopo vent'anni, l'ha detto Franco Liberi, si supera di poco i due milioni al mese. Poi ci sono gli straordinari. Ma è poca roba: diciotto mila lire l'ora per ogni 60 minuti passati in più in reparto, se poi è di notte, l'aumento è di 4 mila e 500 lire. "Quando uno è di turno il giorno di Natale, Pasqua o Ferragosto, l'indennità giornaliera è di 30 mila lire - precisa Liberi - a pensarci bene è una vera miseria". E come se non bastasse, oltre ai pochi soldi, l'infermiere è sottoposto a turni di lavoro non proprio rilassanti: sette ore di mattina, sette di pomeriggio, dieci di notte e poi una giornata di riposo. "Spesso, però, il turno salta perché in tutti gli ospedali c'è una mancanza endemica di infermieri - spiega Liberi - e una volta cancellato il riposo settimanale, si ricomincia da capo". Se gli infermieri sono pochi, tanto che molte Asl del Nord hanno deciso di bandire concorsi aperti ai paesi dell'Ue, in Italia abbondano i medici: uno ogni 160 abitanti, record assoluto in Europa. Medici che hanno firmato lo scorso anno un contratto storico: un milione e mezzo di media in più al mese per gli ospedalieri che hanno scelto di svolgere la libera professione in intramoenia. Per gli infermieri le cose non sono andate così bene: il loro contratto è scaduto da più di un anno. Cosa chiedono? "Non chiediamo poi tanto: 250 mila lire al mese. Soprattutto vogliamo che venga riconosciuto il nostro ruolo, che ci sia data la possibilità di aggiornarci di continuo, nell'interesse degli stessi pazienti. I soldi servono ma non bastano. Questa è una professione che ti dà anche molte soddisfazioni, quando il malato ti ringrazia per quello che hai fatto, oppure vedere il paziente che tu hai accolto e che stava molto male uscire dalla rianimazione". Un ricordo per tutti: "Difficile descrivere il mio stato d'animo e quello di altri quando abbiamo visto tornare al lavoro un collega che era stato colpito da un infarto in mezzo al corridoio e che siamo riusciti a salvare per un vero miracolo". Consiglierebbe ad uno dei suoi figli di fare l'infermiere? "Avrei molte perplessità: è una vita complicata, sia dal punto vista familiare, che psicologico ed umano". __________________________________________________________ Corriere Della Sera 26 mar. '01 DENTISTI A PAGAMENTO: 150 MILIONI PER LA LAUREA Haver Flavio IL CASO Dentisti a pagamento: 150 milioni per la laurea ROMA - I dentisti italiani che non hanno fatto fortuna si contano sulle dita di una mano. Per ottenere quel "pezzo di carta" capace di rendere ogni anno centinaia di milioni, se non miliardi, si fa di tutto. Anche sborsare 150 milioni di lire. Uno dei filoni che hanno impegnato di più i carabinieri del Nas è stato quello delle false lauree in Medicina. E le sorprese maggiori sono arrivate dai controlli sui diplomi in Odontoiatria. So lo lo scorso anno, nelle due inchieste principali condotte dai militari dell' Arma di Roma e Firenze, ne sono stati trovati, negli studi e nelle abitazioni di finti medici sparsi in mezza Italia, oltre 130 contraffatti. Da Milano a Udine, da Bologna a Pescara, fino a Taranto, Catania e Palermo sono stati scoperti odontotecnici che, invece di impegnarsi sulle protesi, si dedicavano a carie ed estrazioni dentarie. La maxi-indagine sulle lauree-bidone di dentisti fasulli ha rivelato l' esistenza di un fiorente "mercato nero", soprattutto con alcuni Paesi sudamericani. Gli investigatori ne hanno trovate 35 mai rilasciate dalla "Universidad Mayor de San Marcos" di Lima (Perù), 11 dalla "Universidad de la República Facultad de Odontologia" di Mon tevideo (Uruguay), 20 dalla "Universidad Nacional Autonoma de Mexico" di Città del Messico e altre dalla "Universitade Santiago de Compostela" (Spagna). Senza considerare poi le altre, provenienti da atenei di Serbia e Croatia. Sfruttando quei diplom i mai conseguiti ma pagati a mazzette di centinaia di milioni, gli odontotecnici riuscivano così a spacciarsi per dentisti-doc. E gli interventi sui pazienti, inevitabilmente, si trasformavano in autentiche miniere d' oro. Ma un' attenta lettura del rapporto consegnato al ministero della Sanità dagli ufficiali del Nas rivela scandali di ogni tipo. In provincia di Alessandria, per esempio, a conclusione di indagini su un osteopata (ovviamente senza titolo) titolare di un ambulatorio di fisioterap ia, sono stati denunciati un odontoiatra e un carabiniere: erano stati "ingaggiati" a suon di biglietti da centomila per "procacciare" clienti e convincerli ad affidarsi alle miracolose cure del "luminare" dell' osteopatia. E che dire del sequestro d ella fonte di acqua in uno stabilimento termale vicino Padova? Malgrado dalle analisi fosse emersa la contaminazione da germi e l' assessorato regionale alla Sanità avesse ordinato di sospendere la distribuzione della "minerale", i responsabili della struttura termale avevano continuato a venderla al pubblico. Il Nas dell' Umbria ha scoperto l' ennesima truffa ai danni dello Stato. L' informatore scientifico di una importante casa farmaceutica si è accordato con un primario e quattro ginecologi dell' ospedale di Castiglione del Lago, un ginecologo del nosocomio di Foligno ed il primario e tre ginecologi dell' Università di Perugia. Risultato: un mare di ricette a nome di ignari parenti, amici e assistiti per aumentare il volume di vendita d ei medicinali e dividere le provvigioni versate dall' azienda farmaceutica al "piazzista". Flavio Haver ALTRI CASI FALSI ODONTOIATRI Soltanto a Roma e Firenze sono 130 i diplomi contraffatti dagli odontotecnici PUBBLICITA' Un osteopata senza diploma "comprava" testimonial per procacciare clienti ACQUA SPECIALE La caratteristica dell' acqua di uno stabilimento termale vicino a Padova era l' inquinamento, eppure era in vendita __________________________________________________________ Corriere Della Sera 25 mar. '01 "PROCESSATE QUEI 10 MEDICI VENDEVANO DATI DEI PAZIENTI" "Processate quei 10 medici Vendevano dati dei pazienti" CREMONA - Il procuratore di Cremona, Giorgio Caimmi, ha chiesto al gip il rinvio a giudizio di dieci persone nell' ambito dell' inchiesta sulla presunta compravendita di dati sanitari di pazient i da parte dei medici di base. Si tratta di nove camici bianchi e del direttore generale dell' Asl di Cremona, Emanuele Preite. Fra gli indagati figurano tre medici cremonesi: Antonio Di Malta, di Casalmorano, presidente della cooperativa Cmmg, Alfre do Camaiora, di Casalmaggiore, e Marco Visconti di Bagnolo Cremasco. L' ipotesi di reato è associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento dei dati sensibili ceduti dietro compenso a case farmaceutiche. Secondo l' accusa, una rete di 33 coo perative di medici di base (facevano tutte capo al Co.S, Consorzio Sanità, di Gatteo Mare, Forlì, e ognuna avrebbe raggruppato circa 1.500 medici per almeno due milioni di pazienti) raccoglieva i dati su patologie e relativi medicamenti. A cederli sa rebbero stati proprio i medici aderenti a una delle coop. __________________________________________________________ Le Scienze 27 mar. '01 ELETTROSMOG. GLI SCIENZIATI ITALIANI NEGANO CHE POSSA NUOCERE Quello che segue, è il testo integrale di una lettera recentemente inviata alle autorità politiche e sanitarie italiane da un gruppo di scienziati per far luce sulle presunte conseguenze dell'elettrosmog sulla salute. L'argomento, si sa, è al centro di annose polemiche tra chi sostiene la nocività dell'inquinamento elettromagnetico e chi la nega. Così, a partire da questo messaggio, "Le Scienze" ha deciso di avviare un nuovo forum tra i suoi lettori, che invitiamo a portare la loro opinione su questo argomento. "La seguente lettera è stata inviata al Presidente Carlo Azeglio Ciampi il 9 marzo scorso e viene sottoposta alla cortese attenzione del Presidente dell'Unione Europea, Prof. Romano Prodi, del Presidente del Consiglio Italiano, Giuliano Amato, e del Ministro della Sanità, Prof. Umberto Veronesi. Ne sono promotori: Prof. Tullio Regge Fisico, premiato con la Medaglia Einstein, ed ex- europarlamentare Prof. Franco Battaglia, Docente di Chimica Fisica, Università di Roma-Tre Prof. Argeo Benco, già Presidente Associazione Italiana di Radioprotezione Prof. Giancarlo Corazza, già Presidente Fondazione Marconi Prof. Renato Angelo Ricci, Presidente Onorario Società Italiana di Fisica La lettera è stata già firmata da diverse decine di scienziati, tra cui: Franco Bassani (Presidente Società Italiana di Fisica), Paolo Blasi (Rettore Università di Firenze), Cinzia Caporale (Docente di Educazione Ambientale, Università di Siena), Ettore Fiorini (già Direttore della Scuola di Specializzazione in Fisica Sanitaria dell'Università di Milano), Paola Girdinio (docente presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell'Università di Genova), Franco Lucci (Membro del Consiglio Direttivo dell'Associazione Italiana di Radioprotezione, Esperto Qualificato per la Radioprotezione), Giuliano Moschini (Docente di Fisica Medica, Università di Padova), Franco Panizon (Professore Emerito di Clinica Pediatrica, Università di Trieste), Carlo Petrini (Ricercatore, Istituto Superiore di Sanita'), Leonello Serva (Dirigente, Agenzia Nazionale Protezione Ambiente), Umberto Tirelli (Direttore Divisione di Oncologia Medica dell'Istituto Nazionale Tumori di Aviano), Giancarlo Torri (Primo Ricercatore, Agenzia Nazionale Protezione Ambiente), Paolo Togni (Presidente Associazione Ambientalista Kronos), Paolo Vecchia (Istituto Superiore di Sanita', Presidente Associazione Europea di Bioelettromagnetismo e Membro della Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non- Ionizzanti). LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Illustrissimo Signor Presidente: E' recentissima la notizia dell'appello pubblico che oltre 1500 uomini di Scienza hanno rivolto alle Istituzioni e alla Società Civile per difendere la libertà della Scienza. Senonché la Scienza, nel nostro Paese, rischia di essere non solo incatenata, ma anche calpestata. Recentemente in Italia, nell'incuranza dell'analisi critica di tutte le risultanze scientifiche effettuate da molteplici organismi scientifici indipendenti e ufficialmente riconosciuti, di livello sia nazionale che internazionale, per affrontare il cosiddetto inquinamento elettromagnetico si sono predisposti atti normativi che, dal punto di vista della rilevanza sanitaria, sono destituiti di ogni fondamento scientifico. Già nel 1995 una Commissione dell'American Physical Society (APS) dichiarava: "La letteratura scientifica mostra che non esiste alcun consistente e significativo legame tra il cancro e i campi elettromagnetici dalle linee di trasmissione. Non è stato identificato alcun meccanismo biofisico plausibile per l'iniziazione o la promozione del cancro da queste sorgenti. Inoltre, la preponderanza dei risultati delle ricerche epidemiologiche e biofisiche/biologiche ha fallito nell'avvalorare quegli studi che hanno riportato specifici effetti avversi conseguenti all'esposizione a tali campi. Ogni congettura che ha tentato di collegare il cancro all'esposizione a tali campi è scientificamente insussistente. I costi correlati ai tentativi di attenuare queste esposizioni minacciano di aumentare. Sprecare queste risorse per eliminare una minaccia che non ha persuasiva base scientifica ci preoccupa: problemi ambientali più seri sono trascurati per mancanza di attenzione da parte dell'opinione pubblica e per mancanza di fondi, e il peso dei costi è comunque incommensurato col rischio, ammesso che ve ne sia uno". Nel 1998 l'APS ha riaffermato la posizione del 1995, aggiungendo che "tutti gli studi successivi al 1995 non hanno svelato alcuna nuova evidenza di effetti sanitari dalle linee di trasmissione elettrica". I proponenti di quegli atti normativi, giustificandosi con una presunta incertezza scientifica, si sono appellati al cosiddetto "principio di precauzione". Eppure, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha avviato nel 1996 uno specifico progetto di analisi critica della totalità delle ricerche scientifiche, scrive così in suoi recenti rapporti: "Sulle radiazioni non-ionizzanti sono stati scritti più di 25.000 articoli negli ultimi 30 anni. Si sa più su questo agente che su qualunque composto chimico". E ancora: "Il 2.2.2000 la Commissione Europea ha approvato un importante comunicato sul principio di precauzione, fornendo le condizioni per la sua applicazione. Ebbene: i requisiti per l'applicazione del principio di precauzione, come sono stati precisati dalla Commissione Europea, non sembrano essere soddisfatti né nel caso dei campi elettromagnetici a frequenza industriale, né in quello dei campi a radiofrequenza". L'ICNIRP (la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non- Ionizzanti, ufficialmente riconosciuta dall'OMS) ha suggerito valori di soglia che sono già 50 volte inferiori a quelli per i quali si cominciano a osservare innocui effetti biologici. In ogni caso, i valori dei campi cui si è normalmente esposti sono già almeno 100 volte inferiori a quelli di soglia suggeriti dall'ICNIRP. Malgrado ciò, nel nostro Paese si sta sviluppando un orientamento precauzionale che, ignaro delle più serie valutazioni scientifiche e della Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea ai Paesi Membri di adottare un quadro comune di normative, è teso a imporre valori di soglia legali inferiori ai già prudenti valori suggeriti dall'ICNIRP. Tali valori appaiono atti solo a giustificare un enorme sperpero di denaro pubblico per effettuare immotivati controlli o, peggio, costose opere di intervento agli elettrodotti. Una tale spesa (che si prospetta dell'ordine di diverse decine di migliaia di miliardi), se motivata da esigenze sanitarie, essendo queste assenti, è eticamente insostenibile: storna enormi risorse da emergenze sanitarie accertate e dalla ricerca scientifica accreditata. I promotori di questo appello chiedono che in questa, come peraltro in tutte le questioni ambientali e sanitarie: 1. Si ridia voce, per governare i comprensibili timori dei cittadini, solo ai rapporti di istituzioni che siano scientificamente accreditate e indipendenti da ogni interesse coinvolto nel problema in questione. 2. Sia dato meno ascolto a chi, utilizzando singoli e isolati risultati, apre presunti spazi di dubbio nel tentativo di razionalizzare posizioni di parte in aperto contrasto con gli interessi della collettività e con l'analisi critica della totalità delle acquisizioni scientifiche." __________________________________________________________ La Repubblica 29 mar. '01 OGNI CENTO ITALIANI SEDICI MALATI DI ANSIA Il 7 aprile la Giornata mondiale della salute mentale MARIO REGGIO ROMA - "Salute mentale: contro il pregiudizio, il coraggio delle cure". Con questo slogan anche l'Italia, come tutti i Paesi del mondo, il prossimo 7 aprile, celebrerà la Giornata Mondiale della Salute Mentale, promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, con il patrocinio del ministero della Sanità. "Secondo le più recenti indagini - ha spiegato Mario Maj, presidente della Società italiana di Psichiatria - in Italia il 16 per cento della popolazione, nel corso della vita, va incontro a disturbi affettivi e altrettante persone a disturbi d'ansia, mentre a soffrire di patologie gravi sono lo 0,7 per cento delle persone". Nel corso della presentazione della giornata di mobilitazione, il ministro Veronesi, ha annunciato che il Progetto obiettivo per la salute mentale sarà prorogato per altri tre anni. "Il decreto di rinnovo è pronto", ha assicurato Veronesi, il quale si è impegnato a sostenere i programmi contenuti nel progetto. Tra le iniziative prioritarie del ministero, la promozione di un progetto strategico di ricerca sulla salute mentale; i progetti per promuovere assistenza e cura agli adolescenti e ai giovani; l'eliminazione delle restrizioni per l'accesso ai farmaci antipsicotici; il sostegno alle famiglie che hanno in casa un malato; il recupero delle persone costrette negli ospedali psichiatrici giudiziari. E su quest'ultimo tema Veronesi ha espresso preoccupazione per la situazione delle persone malate internate nelle carceri: "Mi sono incontrato più volte con il ministro Fassino - ha dichiarato - ma il problema della permanenza degli ospedali psichiatrici giudiziari è un'ombra triste che permane e non si riesce a risolvere. Occorre uscire da questo circolo vizioso e doloroso. Invece di riabilitare e recuperare le persone - ha aggiunto - le si rinchiude accentuando quell'isolamento che cerchiamo di combattere". E proprio il superamento di alcuni pregiudizi come la discriminazione, la incurabilità delle malattie mentali sono i principali temi che sono al centro della giornata mondiale della sanità. Nel mondo il 40 per cento dei paesi non ha un programma per la lotta alla salute mentale, ha detto Benedetto Saraceno, direttore del dipartimento di salute mentale dell'Oms. "Troppi paesi ancora utilizzano l'antico ospedale psichiatrico dove la violazione dei diritti umani dei pazienti è la regola e manca un progetto serio di cura. Il 30 per cento non ha leggi specifiche, il 25 non ha i tre farmaci base per la lotta alle principali malattie (antidepressivi, ansiolitici, neurolettici); il 42 per cento spende meno dell'uno per cento del budget sanitario per la salute mentale. L'Italia - ha sottolineato Saraceno - ha una legge all'avanguardia che non va smantellata ma applicata in modo intelligente". Intanto, la Consulta per la salute mentale chiede alle Regioni e alle Asl di realizzare il Progetto obiettivo per la psichiatria "senza illudere 600 mila cittadini con disturbi psichici gravi e milioni di cittadini con nuove e inutili norme cartacee". Massimo Cozza, coordinatore della consulta nazionale, giudica positivamente l'annuncio del ministro della Sanità di estendere il progetto obiettivo 19982000 anche al triennio successivo ma chiede fatti. Cozza ha anche annunciato la nuova consulta per la salute mentale che vedrà al suo interno la partecipazione di Cittadinanza Attiva e della Caritas Italiana. "Solo dall'unione delle forze impegnate sul campo nell'affermazione del diritto alla tutela della salute mentale. Si tratta non solo di sconfiggere il pregiudizio, l'esclusione e il ritorno alla logica manicomiale che si ritrova in diverse istituzioni - conclude il professor Cozza - ma anche alla dannosa cultura del determinismo genetico e biologico per le malattie mentali, migliorando invece i trattamenti e la ricerca scientifica correlati all'ambiente, che rappresenta il fattore più importante per l'eziologia e il decorso dei disturbi psichici". __________________________________________________________ Corriere Della Sera 26 mar. '01 INDIVIDUATA NEL CERVELLO LA CULLA DELLE PAURE "IMMAGINARIE" PSICOLOGIA Individuata nel cervello la culla delle paure "immaginarie" Fantasmi, vampiri e qualsiasi altra fonte immaginaria di paura, "nascono" in una piccola struttura del cervello simmetrica e a forma di mandorla, che elabora tutte le paure: l' am igdala. Due anni fa, la parte destra della struttura era stata individuata come la culla delle paure basate su esperienze realmente vissute. Ora si è scoperto che la parte sinistra elabora quelle nate da racconti e dall' immaginazione. La ricerca, pu bblicata su Nature Neuroscience, è stata condotta da Elizabeth Phelps, dell' Università di New York. __________________________________________________________ La Repubblica 29 mar. '01 USA, SCOPERTO L'ALFABETO DEGLI OCCHI Uno studio: ecco come la retina riesce a decifrare quello che vede. Speranze per organo bionico ROMA - Scoperto l'alfabeto degli occhi. Un gruppo di scienziati dell'università di Berkeley in California - è scritto oggi sulla rivista scientifica Nature - ha dimostrato che la realtà è ben diversa da quel che ci appare. Il nostro organo della vista è in grado di percepire solo poche forme rudimentali. La retina e il nervo ottico successivamente compiono il lavoro di ricomposizione dei segnali e inviano l'immagine completa al cervello. Sono dodici le lettere di cui si avvale la retina per leggere "Il gran libro della natura". Questi elementi, corrispondenti a una dozzina di cellule diverse che popolano il fondo dell'occhio, coincidono con le condizioni di stasi, movimento, pieno, vuoto, interno, esterno, quadrato e rotondo degli oggetti del mondo esterno. L'immagine finale è data dal dialogo tra le varie cellule della retina e dalla ricombinazione di questi elementi. I risultati sono stati ottenuti misurando il percorso delle immagini dall'occhio al cervello in conigli cui venivano mostrati dei cartelli con diverse figure. La ricerca ha come obbiettivo la costruzione di un occhio bionico in grado di simulare l'azione della retina. Ma prima bisogna scoprire come legare l'apparecchio al complicato circuito nervoso della vista. __________________________________________________________ Le Scienze 29 mar. '01 MOBILITÀ CELLULARE Le sostanze che rallentano le cellule possono aiutare a sopprimere la dispersione di cellule tumorali Mettendo un gruppo di cellule "al cancelletto di partenza, un team di ricercatori dell'Università di Chicago spera di scoprire nuovi farmaci che possano regolare il movimento cellulare, e quindi la formazione dei tessuti per combattere la crescita dei tumori. Milan Mrksich e colleghi hanno sviluppato un sistema per tenere le cellule confinate in recinti circolari, fino a quando un segnale elettrico non le libera. Con questo meccanismo di controllo si possono confrontare gli effetti delle medicine che inibiscono i movimenti delle cellule, semplicemente guardando di quanto si spostano una volta liberate. I ricercatori hanno dimostrato l'efficacia della loro tecnica usando due sostanze che diminuiscono la capacità delle cellule di muoversi su una superficie, la citocalasina D e il nocodazolo. In assenza di entrambe le sostanze, le cellule si spostano immediatamente in lungo e in largo. Trattate con la citocalasina, invece, le cellule rallentano, per fermarsi completamente in presenza di nocodazolo. Le cellule hanno bisogno di muoversi quando formano tessuti, perció le sostanze che influenzano questo movimento hanno importanti applicazioni mediche. Quelle che accelerano la migrazione, per esempio, possono aiutare la rimarginazione delle ferite. Quelle che invece rallentano le cellule possono aiutare a sopprimere la dispersione di cellule tumorali, impedendo la formazione di metastasi. Con il sistema sviluppato da Mrksich è possibile studiare l'effetto di centinaia di sostanze in un colpo solo, applicandone ciascuna a un piccolo gruppo di cellule. Il sistema funziona cambiando una superficie che respinge le cellule in una che le attira con un semplice interruttore. In un tessuto, le cellule sono tenute insieme dalla fibroconnectina, una proteina che contiene delle molecole che si attaccano alla superficie esterna della membrana cellulare. In pratica, le cellule si disperdono su un tappeto di fibroconnectina, che stendono prima di muoversi. Per fermare la formazione di questa proteina, i ricercatori hanno coperto una superficie d'oro con un diverso tipo di tappeto, in grado di legarsi o meno alla fibroconnectina a seconda del segnale elettrico applicato all'oro sottostante. __________________________________________________________ Le Scienze 30 mar. '01 LE ZECCHE E L'IMMUNITÀ Almeno un tipo di zecca effettua questo sabotaggio in un modo finora sconosciuto Quando una zecca morde la pelle, essa rilascia una saliva che sopprime la coagulazione del sangue e la risposta immunitaria che diversamente la rigetterebbe. Almeno un tipo di zecca effettua questo sabotaggio in un modo che era sconosciuto, secondo un articolo pubblicato sul "Journal of Immunology". La saliva contiene infatti una proteina che assorbe interleuchina-2, un'altra proteina di cui hanno bisogno alcune cellule del sistema immunitario per moltiplicarsi. La maggior parte dei morsi di zecca non sono in sé pericolosi, ma spesso questi animali trasportano agenti patogeni, come i batteri che provocanola malattia di Lyme. La soppressione del sistema immunitario offre a questi parassiti un ambiente perfetto da dove iniziare la loro invasione. Proprio questo effetto secondario ha spinto i ricercatori a studiare come operino i trucchi delle zecche. Essi hanno scoperto, per esempio, che la saliva di Ixodes scapularis impedisce la divisione dei linfociti T, ma il meccanismo non era molto chiaro. Per comprenderlo, due professori della Colorado State University hanno mischiato la saliva della zecca con cellule di milza, che contengono linfociti T. Essi hanno così scoperto che la saliva non ha bisogno di interagire con i linfociti per bloccare direttamente la loro crescita. Piuttosto, essa si lega all'interleuchina-2, nota per stimolare la crescita dei linfociti T, sia nell'uomo sia nei topi. Inoltre, questa proteina non influenza solo i linfociti, essa è necessaria anche ad altre cellule del sistema immunitario. Come si tolgono le zecche? Marina Bestetti Innanzitutto bisogna cospargere la zona della pelle interessata con alcool o olio, che uccidono il parassita e fanno ritrarre il rostro, così da rendere più semplice il distacco. Quindi si deve asportare la zecca facendo ruotare il corpo, in modo da essere certi di non lasciare il il rostro nella pelle con il rischio di infezioni. Inoltre è bene ricordare di non toccare mai il parassita a mani nude, ma proteggersi con guanti o garze. Ancora meglio se si utilizzano le pinzette. Infine qualche precauzione: non lasciare crescere troppo l'erba in giardino e tenere potate le siepi. In questo modo si favorisce la penetrazione del sole che crea condizioni sfavorevoli per le zecche. Evitare le scampagnate in zone che potrebbero essere state sede di pascolo e non permettere a "Fido" di salire sul letto o su divani e poltrone. E' bene ricordare inoltre che i normali repellenti contro zanzare e insetti non sono efficaci per le zecche. __________________________________________________________ Le Scienze 29 mar. '01 UN SOLO GENE COINVOLTO NEI TUMORI AL COLON C'è però disaccordo su quante siano le proteine legate al fenomeno Due meccanismi che avvengono nei tumori al colon, e che si pensava non fossero in relazione, sono in realtà collegati dall'attività di un singolo gene. Il gene è infatti coinvolto sia nello sviluppo sia nella progressione del tumore, due processi di solito non collegati. Il risultato è stato annunciato contemporaneamente da due gruppi di ricerca che hanno pubblicato i loro risultati su "Nature Cell Biology". Il tumore al colon colpisce circa 780.000 persone all'anno nel mondo e, fra i tumori, è secondo solo a quello ai polmoni, come causa di morte. In quasi tutti i casi di questo tumore, gli scienziati hanno identificato una mutazione del gene che codifica la proteina APC, le cui funzioni nelle cellule sane non sono ancora state chiarite. Per cercare di stabilire il ruolo di questa proteina, entrambi i gruppi hanno preso cellule staminali di topo con il gene mutato in cui è stato inserito il gene mutante. Si è osservato così che nelle cellule mutanti la mitosi non avviene regolarmente. Normalmente, i cromosomi si allineano lungo il centro della cellula, prima di dividersi e portarsi in regioni diametralmente opposte, per permettere la divisione delle cellule. Nelle cellule con il gene mutante, però, alcuni cromosomi non migrano, restando invece al centro. Come risultato, dopo un certo numero di divisioni il numero di cromosomi nelle cellule diventa altamente variabile, una caratteristica delle cellule tumorali. La proteina APC è però contenuta nelle strutture che servono da guida ai cromosomi durante il loro spostamento e, secondo gli scienziati, la versione mutante non permette l'aggancio dei cromosomi. Su questo punto però sorge un disaccordo fra i due gruppi, uno dei quali sostiene che è la sola APC a svolgere questo ruolo, mentre secondo l'altro interviene anche un'altra proteina. __________________________________________________________ Le Scienze 28 mar. '01 IL FUNZIONAMENTO DEGLI INTERRUTTORI PROTEICI Confutata l'ipotesi che si tratti di strutture statiche in attesa di stimoli esterni Le cellule possono rispondere a una serie di vicissitudini ambientali, come un cambiamento nei nutrienti o uno stimolo ormonale, grazie alle modificazioni che intervengono nella struttura degli interruttori proteici. Ora un gruppo di scienziati, osservando un interruttore proteico nell'atto di muoversi, ha scoperto che esso si comporta come un interruttore elettrico in grado di cambiare posizione autonomamente. Tale conclusione complica la spiegazione del suo funzionamento: in poche parole, esso non sta fermo in attesa di essere attivato. Un interruttore proteico molto studiato è la proteina NtrC nel batterio Escherichia coli.Quando l'azoto è scarso, un enzima attacca alla NtrC un gruppo fosfato - un processo noto come fosforilazione - trasformando una proteina nella forma inattiva in una proteina in forma attiva. La NtrC attiva si attacca poi al DNA, promuovendo l'espressione di geni che permettono alla cellula di vivere senza azoto. Gli interruttori proteici sono sempre stati descritti come strutture statiche che possono essere o in posizione di "acceso" o di "spento", in realtà si tratta molecole attive che cambiano continuamente forma. Osservare queste dinamiche è perciò fondamentale per capire come funzionino simili interruttori.A questo fine,Dorothee Kern e i suoi colleghi della Brandeis University, nel Massachusetts, hanno usato la risonanza magnetica nucleare, una tecnica in grado di misurare il movimento dei singoli atomi di NtrC. La flessibilità della proteina senza il gruppo fosfato ha suggerito ai ricercatori che essa è costantemente in oscillazione fra gli stati attivo e inattivo. Per avere una conferma, gli scienziati hanno osservato forme mutanti della proteina, notando che quelle che passano più tempo nella posizione attiva nel corso delle oscillazioni sono più efficienti nel promuovere l'espressione dei geni. Come riferito nell'articolo pubblicato sulla rivista "Science", il gruppo fosfato non cambia la posizione dell'interruttore, ma fa sì che esso passi più tempo nella posizione attiva. ================================================================== __________________________________________________________ Le Scienze 29 mar. '01 CALCOLI LIQUIDI L'idea di poter costruire meccanismi di controllo computazionale direttamente nel sistema di microfluidi è molto allettante George Whitesides, della Harvard University, e i suoi colleghi hanno usato la potenza dell'acqua per risolvere un cosiddetto problema NP, che rappresenta un grosso rompicapo per i matematici. Questi enigmi hanno di solito una soluzione ideale, che può essere trovata solo confrontando tutte le soluzioni possibili. Il numero di soluzioni cresce però esponenzialmente con la complessità del problema, esaurendo in fretta le possibilità dei calcolatori. Il nuovo approccio a microfluidi permette di esplorare tutte le possibilità in un colpo solo, un sistema di lavoro in parallelo che è la chiave per risolvere i problemi NP, ma può essere raramente adattabile alla normale architettura di un computer. Il gruppo di ricercatori ha analizzato un particolare problema NP, una variazione del cosiddetto problema del commesso viaggiatore. Se si prende in considerazione una rete di città, esistono gruppi in cui coppia di elementi è connessa da una strada diretta; il problema consiste nel trovare il più grande di questi gruppi. Per esempio, i ricercatori hanno mostrato una rete di sei città connesse in 57 modi diversi, che formano quindi 57 possibili gruppi, che devono essere investigati singolarmente per trovare il più grande. Anche con sole 100 città, il numero di possibilità diventa immediatamente enorme. Il computer liquido ideato da Whitesides comprende pile di varie reti di canali sistemate su strati interconnessi. Ogni strato contiene piccole riserve di liquido collegate per mezzo di canali con una serie di pozzi che connettono gli strati. Un singolo strato rappresenta un collegamento fra due città, e i pozzi sullo strato ogni possibile gruppo di città che contiene questo collegamento particolare. In questo modo, il gruppo più grande corrisponde semplicemente al pozzo che riceve più acqua. Al momento, i ricercatori pensano di poter utilizzare questo sistema per risolvere problemi con 40 città, che richiederebbero una ventina di minuti di lavoro al calcolatore. In ogni caso, reti miniaturizzate come questa stanno diventando importanti per sviluppare microlaboratori per l'analisi chimica di piccole quantità di campioni liquidi. L'idea quindi di poter costruire meccanismi di controllo computazionale direttamente nel sistema di microfluidi è molto allettante, per i ricercatori.