PER GLI ALBI E GLI ATENEI RIORDINO IN TEMPI STRETTI I DIPENDENTI PUBBLICI NON ACCETTINO REGALI MEDICI, UNA RIVOLUZIONE:LE DONNE PIÙ DEGLI UOMINI PER LA EX ELEMENTARE LAUREA TRIENNALE E SPECIALIZZAZIONE. UN VADEMECUM CONTRO IL FUMO E' IN ARRIVO L'INTELLIGENZA CONNETTIVA ================================================================== POLICLINICO, VENTI DI GUERRA FRA GLI OSPEDALIERI BROTZU NEL LIBERO MERCATO DELLA SANITÀ GRANDI RISPARMI DELLA ASL 8 A SPESE DEI DIABETICI SANITÀ, ALLARME ROSSO PER I CONTI e CONTRATTI NELLA SANITÀ IL BALZO DEI FARMACI CERNOBBIO: VA IN SCENA LA SANITÀ CON IL "BOLLINO BLU" FORMAZIONE DEI MEDICI: VIA AI CRITERI DI VALIDAZIONE ORMONI ARTIFICIALI PER I ROBOT IL GRASSO RIVOLUZIONA LA RICERCA IL VIRUS HIV BIFRONTE ================================================================== LA CONSERVAZIONE DEL MATERIALE DIGITALE L.62 7/3/01: CENSURA PER IL WEB? ================================================================== ________________________________________________ Il Sole24Ore 10 apr. 01 PER GLI ALBI E GLI ATENEI RIORDINO IN TEMPI STRETTI M.C.D. I diplomati universitari potranno candidarsi all'esame di Stato ROMA Se il Consiglio di Stato dirà sì ai due schemi di regolamento che raccordano titoli universitari e ordinamenti professionali, per gli Ordini si prepara un tour de force per adeguare organizzazione e regole interne. Infatti, i diplomati universitari bussano alle porte sia dell'Albo dei dottori commercialisti (e dei ragionieri), sia a quelle delle 13 categorie professionali destinatarie del mega-regolamento approvato dal Consiglio dei ministri del 4 aprile (si veda "Il Sole-24 Ore" del 5 aprile). I Consigli nazionali dovranno non solo creare le nuove sezioni degli Albi, ma anche disciplinare lo svolgimento del tirocinio, là dove previsto. È il caso della pratica triennale, necessaria perché i laureati o i diplomati universitari dell'area economica possano sostenere l'esame di Stato. Ma lo stesso discorso vale, per esempio, per gli piscologi, che devono disciplinare il tirocinio semestrale per "iunior". D'altra parte, oltre alle modifiche "istituzionali", gli Ordini dovranno darsi da fare per definire convenzioni con le università per tarare i percorsi formativi in modo che la formazione sia commisurata a quanto richiede l'esame di Stato per l'abilitazione. La strada è stata tracciata da dottori commercialisti e ragionieri, ma anche per gli architetti - per esempio - lo schema di regolamento - prevede che nel caso di "apposite convenzioni" l'esame di Stato possa essere di molto alleggerito: da quattro prove - due scritti, un orale e una verifica pratica - può essere ridotto a una discussione sulle attività svolte durante il tirocinio (la durata massima è un anno) e a un colloquio su legislazione e deontologia professionale. L'introduzione di questo modello generalizzato è d'altra parte sollecitato da Andrea Ranieri, segretario generale della Federazione formazione e ricerca della Cgil: "Gli esami di Stato rappresentano - afferma Ranieri - una delle maggiori barriere all'accesso. Anziché essere rafforzati, gli esami di Stato dovrebbero essere soprattutto finalizzati alla valutazione dei curricula, per rilevarne eventuali debiti formativi nel raffronto con standard di accesso predeterminati per l'esercizio delle professioni". Intanto, gli Ordini iniziano a confrontarsi con le disposizioni dello schema di regolamento. Gli attuali assistenti sociali, per esempio, si ritroveranno iscritti nella sezione B dell'Albo: non si tiene conto - lamenta il presidente dell'Ordine, Paola Rossi - che una parte dei professionisti già svolge, indipendentemente dal titolo di studio, funzione di manager nei servizi sociali. Inoltre, almeno 1.200 assistenti sociali hanno già ottenuto la laurea quadriennale e non è ben chiaro se anche questi operatori dovranno rifare l'esame di Stato per l'iscrizione alla sezione A dell'Albo. Sempre abbastanza caldo è il fronte delle proteste: il Consiglio nazionale degli ingegneri ribadisce l'opposizione, con tutti i mezzi, a uno schema di regolamento che non fa salva la professionalità, poiché consente ai laureati di candidarsi all'esame di Stato per l'accesso agli Ordini o, in alternativa, ai Collegi. E per quanto riguarda i dottori commercialisti, il Comitato tutela della professione si prepara al ricorso al Tar, sostenendo che il 95% della categoria è contraria alla fusione con i ragionieri. Una posizione contrastata da Luciano Berzè, presidente dell'Unione giovani dottori commercialisti. "Spiace - afferma Berzè - che alcuni colleghi siciliani vogliano intraprendere la via giudiziaria per esprimere il loro dissenso: va respinta con forza, in quanto non vera, l'affermazione secondo la quale il 95% della categoria sarebbe contrario a questa riforma: l'assemblea dei presidenti degli Ordini svoltasi a Roma il 5 aprile ha confermato il sostanziale consenso della categoria alla scelta operata". __________________________________________________ Corriere della Sera Aprile 2001 I DIPENDENTI PUBBLICI NON ACCETTINO REGALI In vigore il codice di comportamento: no alle telefonate personali e al conflitto d'interessi ROMA - Deve servire, prima di ogni cosa, la Nazione e l'interesse pubblico. Viene meno ai suoi doveri se non è capace di stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione tra cittadini e amministrazione. La sua vita professionale dovrà piegarsi ad alcune regole semplici, forse anche ovvie, ma ben precise. Non fare telefonate personali in ufficio, se non sono urgenti. Non accettare regali, e non farli al capo. Non usare l'auto di servizio per ragioni di famiglia. Comunicare le proprie partecipazioni azionarie, se da queste può derivare un conflitto di interessi con il proprio lavoro. Il modello del travet diligente e ligio al dovere di trasparenza è contenuto nel nuovo "Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni", pubblicato martedì in Gazzetta Ufficiale. Le nuove regole di condotta riguardano 3 milioni di lavoratori e sono immediatamente applicabili. Principio guida, lo spirito di servizio nei confronti dell'utenza: il dipendente deve essere disponibile con i cittadini, non deve ostacolarne l'esercizio dei diritti, deve favorire il diritto di accesso alle informazioni a cui il pubblico ha diritto. "Si tratta di criteri di serietà e rigore, non c'è alcun intento punitivo", ha spiegato il ministro della Funzione pubblica Bassanini "per evitare equivoci". Ecco le regole principali del Codice, che non prevede sanzioni disciplinari diverse da quelle vigenti. REGALI - Il dipendente non offre regali o altre utilità al capo. Non li chiede e non li accetta, nemmeno in occasione di festività, da soggetti che abbiano tratto, o possano trarre benefici da decisioni e attività inerenti all'ufficio. Si possono fare o ricevere solo quei regali che sono di modico valore. TRASPARENZA - Il dipendente deve informare per iscritto il dirigente di tutti i rapporti di collaborazione, in qualunque modo retribuiti, che abbia avuto negli ultimi 5 anni. Non può concludere contratti di appalto, fornitura, servizio, finanziamento o assicurazione, per conto dell'amministrazione, con imprese con le quali abbia stipulato contratti a titolo privato nel biennio precedente. Nel caso in cui i contratti siano conclusi dalla sua amministrazione, e non direttamente da lui, deve comunque astenersi dal partecipare all'adozione delle decisioni e alle attività relative all'esecuzione dei contratti. Il dirigente, prima di assumere le sue funzioni, comunica all'amministrazione le partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che possono porlo in conflitto con il proprio lavoro. Su motivata richiesta del dirigente competente in materia di affari generali e personale deve fornire ulteriori informazioni sulla propria situazione patrimoniale e tributaria. AUTO E TELEFONO - Salvo casi di urgenza, il dipendente non può utilizzare il telefono dell'ufficio per esigenze personali. Se dispone di un'auto di servizio non vi può trasportare persone estranee all'amministrazione, ovvero amici e familiari. Nei rapporti con il pubblico dovrà rispondere con sollecitudine ai reclami dei cittadini, rispettare l'ordine cronologico delle pratiche, non tenere rapporti con la stampa senza informare i superiori. Non potrà fare dichiarazioni pubbliche che possono causare un danno all'immagine dell'amministrazione, a meno che non si tratti di esercizio del diritto di critica sindacale. ASSOCIAZIONI - Il dipendente deve, infine, comunicare al dirigente del proprio ufficio la propria adesione ad associazioni e organizzazioni, anche a carattere non riservato, i cui interessi siano vicini allo svolgimento delle attività del suo ufficio, salvo che si tratti di partiti politici o di sindacati. Marco Galluzzo ________________________________________________ Il Messaggero 13 apr. 01 MEDICI, UNA RIVOLUZIONE:LE DONNE PIÙ DEGLI UOMINI Indagine tra i camici bianchi/ Boom di iscrizioni all'università, le ragazze sono il 59% di CARLA MASSI ROMA - Addio dottor Balanzone. Addio medico barbuto e arcigno. Arrivano le donne, nel terzo millennio saranno loro a dominare nelle corsie, negli studi e negli ambulatori. Il sorpasso c'è appena stato: nella fascia di età tra i 25 e i 29 anni le dottoresse sono 6.837 contro i 5.850 colleghi maschi. E il futuro non promette, certo, un'inversione di tendenza. Nelle università di Medicina c'è stato un boom al femminile, oggi le ragazze sono il 59% degli iscritti. Primato rosa su tutta la linea per le giovani generazioni. Una rivoluzione messa nero su bianco da uno studio statistico, anticipato da "Il Sole 24 Ore Sanità", che disegna il pianeta medici prossimo venturo. Basta un dato per dare il peso a questa rivoluzione: nella classe medica che nel 2001 ha tra 55 e 59 anni, l'85,9% è rappresentato da uomini e il 14,1% da donne. Sono, dunque, bastati solo 3 decenni per cambiare il panorama. Per assicurare, ai giovanissimi di oggi, che la loro vecchiaia verrà affidata soprattutto alle cure di dottoresse. Nella stragrande maggioranza nate al Sud e con un unico desiderio: lavorare negli ospedali pubblici. "Sembra il mio ritratto di oltre venti anni fa - commenta Caterina Catricalà, primario dermatologo oncologo all'ospedale San Gallicano di Roma - quando cominciai a lavorare in un istituto dove, oltre me, lavorava solo un'altra donna. Ho dovuto faticare non poco per dimostrare la mia preparazione ma, ce l'ho fatta. All'inizio i pazienti maschi non volevano spogliarsi davanti ad una donna, oggi solo quelli più anziani hanno problemi. L'importante è stabilire un buon rapporto con il malato. Va detto con sincerità che le pazienti sono più rassicurate ad essere visitate da una dottoressa". Il segreto per andare avanti e raggiungere un posto di comando? "Non "usare" mai la differenza di sesso e, soprattutto - aggiunge Caterina Catricalà - avere sempre reazioni pacate. L'aggressività non va, certo, dimenticata ma non si deve mai sconfinare nell'isteria". A leggere i numeri di oggi (li ha elaborati Michelangelo Calcopietro, libero docente in Statistica sanitaria all'università "La Sapienza" di Roma e responsabile dell'ufficio statistico dell'Asl Rm E) non tutte le aspiranti medico, comunque, riusciranno a centrare l'obiettivo. Maschi e femmine, infatti, rischiano di non arrivare ad esercitare la professione così come vorrebbero: i camici bianchi in Italia sono troppi. Si è passati da 86.000 nel 1964 a poco meno di 336.000 degli anni Duemila. Allora, c'era un dottore ogni 1000 abitanti, ora si è arrivati a 5,6. Anche la quota dei disoccupati è alta: 39.000. Quasi il 12% del totale. A questi vanno aggiunti i circa 60mila che, ogni giorno, si adattano a lavori "minimi" che poco hanno da spartire con i tanti anni di studio e pratica. __________________________________________________ Il Sole24Ore 13 Aprile 2001 UN VADEMECUM CONTRO IL FUMO Il controllo sul rispetto delle regole affidato a dirigenti della Pa e ai funzionari di strutture private Saverio Fossati ROMA Una storia davvero lunga, quella della circolare antifumo del ministero della Sanità, pubblicata sulla "Gazzetta Ufficiale" n. 85 dell'11 aprile. Il testo era già stato anticipato sul Sole-24 Ore del 4 agosto 2000, otto mesi fa, dopo la sua approvazione da parte della conferenza unificata Stato-Regioni. Alle Regioni, infatti, in base alle interpretazioni della Corte costituzionale, spetterebbero in molti casi gli atti finali dei procedimenti di rilevamento delle infrazioni: ricevere i "verbali" fatti dai responsabili dei locali (pubblici e privati) nei confronti dei fumatori abusivi ed erogare le sanzioni. Cosa sia successo in questi otto mesi, e se le Regioni si siano attivate per individuare questi responsabili, non è dato sapere. Ma forse tutti si aspettavano l'approvazione del progetto di legge governativo (AC 7289): l'esame era stato concluso, in sede referente, alla commissione Affari sociali della Camera il 14 febbraio scorso. E lì il Pdl si è fermato, a un passo dall'Aula. A questo punto, forse, qualcuno si è ricordato della circolare ed è stato ritenuto opportuno pubblicarla in "Gazzetta". E forse per un motivo molto semplice: è vero che il Pdl chiariva alcuni punti controversi ma di leggi antifumo ce n'erano già e sarebbe bastato farle funzionare, come è stato scritto su questo giornale il 2 settembre 2000, il giorno dopo il via libera definitivo del Governo al Pdl. Comunque vadano le cose, la circolare (n.4 del 28 marzo 2001), dopo l'approvazione della Stato-Regioni ha ricevuto anche il crisma della pubblicazione in "Gazzetta". Ora si tratterà di farla rispettare, senza dimenticare che è uno strumento di utilità pratica per la lotta al fumo passivo e non una legge. Vediamone i punti principali. Nella premessa (che non c'era nella prima versione) sono evidenziati i rischi del fumo rispetto al tumore polmonare. Il ministro della Sanità, Umberto Veronesi, ha anche detto che chiederà a ospedali e Asl di valutare l'opportunità di costituirsi parte civile nei processi penali per reati connessi a comportamenti dannosi per la salute pubblica, legati al fumo passivo. La circolare richiama l'osservanza delle leggi esistenti, come il regio decreto 2316/34, che vieta la vendita di tabacco ai minori di 16 anni (con la ridicola sanzione di 40mila lire) e agli stessi minori di fumare in pubblico (con la sanzione ancor più ridicola di 4mila lire). Poi vengono ricordate le norme più serie: anzitutto la legge 584/75, che vieta di fumare in determinati locali; fra questi, oltre a cinema, teatri, scuole e ospedali, anche i "locali chiusi adibiti a pubblica riunione". Proprio su questo termine è intervenuta poco dopo la direttiva del presidente del Consiglio dei ministri del 14 dicembre 1975, che, sulla scorta di alcune sentenze di Tar, aveva specificato che nei luoghi off limits per il fumo c'erano anche tutti i locali utilizzati dalle pubbliche amministrazioni di qualunque genere. La circolare fornisce quindi un elenco esemplificativo di questi "locali", che comprende anche le banche. In pratica, restano fuori dal divieto solo bar, negozi e ristoranti, che invece sarebbero stati compresi se il Pdl fosse passato. Le sanzioni, comunque, sono al minimo di 12mila lire. Se il pagamento è effettuato entro 60 giorni, la sanzione non potrà superare le 24mila lire (il doppio del minimo). Il pagamento può avvenire presso il concessionario (il codice è 131 T), in banca o in posta. Eventuali contestazioni sono regolate dalla legge 689/81. Se i "responsabili" non fanno osservare il divieto, scatta anche per loro una sanzione da 20 a 100mila lire. E sul sito del ministero (www.sanita.it) sarà presto disponibile un modulo per segnale le violazioni. ________________________________________________ Il Messaggero 10 apr. 01 PER LA EX ELEMENTARE LAUREA TRIENNALE E SPECIALIZZAZIONE. Polemiche Niente più concorsi per il prof del futuro di ANNA MARIA SERSALE ROMA - Come sarà il docente del futuro? Da chi verrà preparato? Con quali competenze professionali salirà in cattedra? E, soprattutto, quale sarà il suo livello culturale? Le risposte sono contenute nel decreto messo a punto dai ministeri dell'Istruzione e dell'Università. L'accordo, che riguarda la ex elementare e media, è stato raggiunto venerdì scorso tra Tullio De Mauro e il sottosegretario Luciano Guerzoni (università). Prima di essere divulgato dovrà avere la firma di Giuliano Amato, come ministro ad interim dell'Università. Per effetto del decreto spariscono i concorsi. E si rivoluziona il sistema di reclutamento della più grande azienda italiana, la scuola. "Si è arrivati alla soluzione dopo un lungo negoziato - spiega Franco Frabboni, coordinatore scientifico per la riforma dei cicli e membro della giunta dei presidi universitari con l'incarico di seguire i lavori della commissione - Ma restano molti punti oscuri. In qualche modo si fa un passo indietro rispetto alla legge che prevedeva la laurea per i maestri e quindi la formazione paritetica per tutti i docenti. Per la secondaria la partita è ancora aperta. Le facoltà umanistiche hanno ingaggiato una dura battaglia per dire "no" alla formazione dei tre anni. Tanto che l'ultima ipotesi è un percorso formativo di tre anni, più un anno di laurea specialistica, più due di scuole di specializzazione. Anche questo è frutto di un compromesso: non erano proponibili 7 anni di formazione. Certo, si scontrano due scuole di pensiero. La prima ritiene prioritaria la formazione disciplinare e chiede una più robusta preparazione nelle facoltà. La seconda mette al centro le competenze strategico-didattiche, giudicando sufficiente la laurea triennale, integrata da due anni di specializzazione nelle scuole, dove si insegna ad insegnare. L'ideale sarebbe avere tutto". Contro la laurea triennale per i docenti si era schierata anche l'Accademia dei Lincei. E molti intellettuali si erano fatti promotori di un appello per difendere la qualità, già compromessa, della scuola italiana. Critiche anche dal mondo sindacale: "Con il percorso breve per la scuola di base - sostiene Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola - s'introduce una differenza gerarchica tra i docenti: per le superiori la formazione sarà di livello più elevato". A ciò si aggiungono i corsi di laurea in Scienze della formazione, di durata quadriennale, nati per effetto della legge varata nel '91, partiti tre anni fa con enorme ritardo. Avrebbero dovuto dare la laurea a tutti i maestri. Ora questi corsi si trovano inseriti in un quadro normativo totalmente diverso. Non è ben chiaro che fine faranno e gli studenti sono in agitazione. "Chiediamo - racconta Sara Fallone, una delle rappresentanti di facoltà alla Sapienza - che ci venga riconosciuta l'abilitazione senza il passaggio nelle scuole di specializzazione a contenuto didattico: da noi quelle materie sono routine". Al riguardo, la linea scelta dai ministri è quella di riconoscere un pacchetto di crediti a chi conseguirà la laurea quadriennale. Prevedendo, in una fase successiva, di allineare la durata dei corsi ai tre anni delle lauree di primo livello. __________________________________________________ La Stampa 11 Aprile 2001 E' IN ARRIVO L'INTELLIGENZA CONNETTIVA Carolina Sellitto CHE cos'è l'Intelligenza Connettiva? Spiega il suo teorizzatore, Derrick de Kerckhove, oggi direttore della sezione "Culture & Technology" del McLuhan Program a Toronto: "La tecnologia consente ormai scambi interpersonali in tempo reale e in tutti i campi: la connettività é una delle risorse più potenti del genere umano, ed é una condizione oggi indispensabile per la crescita della produzione intellettuale umana". Per questo a Napoli si intende realizzare un Centro Internazionale di Intelligenza Connettiva che metta in rete le diverse esperienze e i diversi operatori europei che utilizzano questa risorsa. L'iniziativa é della Provincia di Napoli ed é stata realizzata in collaborazione con Città della Scienza, che sarà la sede del centro. Nei giorni scorsi il presidente della fondazione IDIS-Città della Scienza di Napoli, Vittorio Silvestrini, ha ospitato il primo workshop sul tema "Connetting Campania". Il network dovrebbe essere costituito da un panorama delle offerte culturali ed economiche dell'area, al fine di definire un'architettura dell'informazione che individui e caratterizzi puntualmente tutte le categorie rilevanti. Affinché ciò si realizzi é necessario unificare sotto un indirizzo facile tutte le numerose risorse presenti in Campania. L'obbiettivo é di creare una vetrina in rete e un ambiente di divulgazione delle idee, dove chiunque necessiti di un capitale per lo start-up possa collocare idee e business plan per potenziali investitori senza per questo correre il pericolo di essere derubati dai pirati della rete e dai soliti ladri di idee. Naturalmente ciò richiede consulenze legali di alto livello e una parziale revisione dell'attuale sistema di protezione della proprietà intellettuale. L'iniziativa comporta vari ruoli. Lo Shaker, ad esempio, é una figura che agisce da catalizzatore e da stimolatore del gruppo, allo scopo di condurlo attraverso il processo di intelligenza connettiva e di aiutarlo a tenere sempre presente il disegno principale. Si assumerà quindi la cura del gruppo, anche se non il controllo, e sarà responsabile del suo coordinamento. Altra figura é il Mover, che dedicherà parte della giornata al lavoro con il proprio gruppo e parte al lavoro con altri gruppi. Un ruolo importante in questo caso é quello di individuare le possibili connessioni e alleanze tra i vari gruppi. C'é, poi, il Connector, che cercherà, tra siti web ed altro, materiale che possa essere utile al progetto in questione. Il Producer deve essere in grado di trasformare le idee originali del gruppo in materiale di presentazione significativo, per essere poi coinvolto nei progetti anche dopo la conclusione del workshop. I Doer sono gli elementi chiave in grado di valutare il merito di un certo indirizzo e contribuire a promuovere l'implementazione in una fase successiva. Il Presenter raccoglie il messaggio collettivo e lo presenta nel modo più efficace, il Reporter documenta le esprienze del gruppo e il Translator garantisce la traduzione se vengono usate più lingue in ciascun gruppo. Il risultato finale sarà una presentazione da collocare nel sito web di Intelligenza Connettiva. ================================================================== __________________________________________________ La Nuova Sardegna 9 Aprile 2001 POLICLINICO, VENTI DI GUERRA FRA GLI OSPEDALIERI SI TEME LO STRAPOTERE UNIVERSITARIO Verso la costituzione dell'azienda mista di gestione CAGLIARI. C'è maretta fra i dipendenti ospedalieri che temono l'avvento di un'azienda mista Università-Regione per la gestione del policlinico universitario. In questo periodo di silenzio preelettorale, infatti, i sindacati degli ospedalieri, medici, infermieri e ausiliari, si interrogano su ciò che bolle in pentola e che nessuno, per il momento, riesce a sapere. Negli ambienti ufficiali si nega che ci siano attività in corso, si spiega che è tutto sospeso per via della competizione elettorale. Ma c'è chi ha già avuto occasione di dichiarare che, senza mezzi termini, si teme di scoprire amare realtà a giochi conclusi. Il problema è sempre lo stesso: l'eterna difficoltà di rapporti tra universitari e ospedalieri. Il nocciolo sta nella conduzione dei reparti e nella divisione delle risorse. A proposito del Policlinico si teme che il protocollo dell'azienda mista sarà sbilanciato a favore dell'università. In altre parole che a questa si riconosca la possibilità di gestire i fondi destinati all'ospedalità pubblica e all'assistenza del cittadino erogati tutti dalla Regione quando l'Università non ha come compito prioritario quest'ultima bensì la didattica e la ricerca scientifica. In altre parole, si teme che il personale ospedaliero, indispensabile per mandare avanti i reparti pure condotti dagli universitari, venga messo alle mere dipendenze dell'università. Il problema è avvertito soprattutto al San Giovanni di Dio che dovrebbe entrare nel circuito policlinico: se la conduzione sarà universitaria, si sostiene che ci sarebbe il rischio di un buon assorbimento del personale infermieristico e invece di una scarsa richiesta di medici che costano e che secondo certa logica possono essere benissimo sostituiti dai giovani assistenti universitari di costo quasi zero. Insomma, un problema finora tenuto in sordina ma che non viene per nulla sottovalutato dagli ospedalieri. Il timore è che questo vuoto di comunicazioni ufficiali non corrisponda, come si dice, a un momento di stasi delle trattative ma che invece sia una pausa dell'ufficialità dove si sta lavorando per mettere a punto un macchinone tutto universitario. Probabilmente gli ospedalieri non staranno a guardare, ma per il momento l'eventuale protesta non sembra decisa a emergere. Forse si aspetta la prima uscita pubblica sull'argomento dell'assessore o del rettore. Che però, candidato sindaco, in questo momento ha altro da pensare. ________________________________________________ L'Unione Sarda 12 apr. 01 BROTZU NEL LIBERO MERCATO DELLA SANITÀ L'ospedale-azienda si adegua ai tempi: che cosa cambia con l'arrivo del libero mercato della Sanità Sala operatoria con ampio parcheggio Moderni servizi e tempi di attesa ridotti per conquistare i pazienti Offronsi analisi del sangue, Tomografie assiali computerizzate, competenza medica in ospedale moderno con ampio parcheggio. Figlio dell'autonomia gestionale delle strutture sanitarie, lo spot utilizza tecniche da supermarket, aggiungendo all'offerta di servizi sanitari anche il temporaneo posto auto. Ma è mirato ad attrarre un cliente particolare: il malato. Che seppur "paziente", oltre al danno delle cure non può permettersi anche il lusso di perdere tempo. Ridurre ulteriormente i tempi di attesa delle prestazioni puntando sulle nuove tecnologie, ma anche offrire "ampi parcheggi" agli assistiti: così l'Azienda autonoma ospedaliera "Brotzu" si getta nella mischia del libero mercato della sanità. "La nostra struttura non può contare sulla quota pro capite che il servizio sanitario nazionale e la Regione offrono alle Azienda sanitarie, alle Asl. Il nostro ospedale offre delle prestazioni e con i ricavi di queste deve andare avanti. Il "Brotzu" campa con i servizi offerti ai pazienti. Ecco perché dobbiamo offrire di più, sempre di più....": il direttore generale del Brotzu, Franco Meloni, parla di "concorrenza" (in un campo decisamente inconsueto come quello della sanità) con la serenità che deriva dall'esperienza: "Una ventina di giorni fa abbiamo attivato la procedura elettronica per il pagamento dei ticket. E tranne qualche piccolo disservizio organizzativo nella fase di rodaggio, durata peraltro appena un giorno, ora il servizio funziona. Con il risultato di aver ridotto le "code" davanti allo sportello e ottimizzato il servizio di prenotazione". Malgrado ciò, però, i tempi di attesa per una analisi o un esame strumentale restano piuttosto lunghi... "Ma saranno ulteriormente ridotti: entro una settimana, al massimo una decina di giorni, sarà attivato un secondo sportello con tre postazioni fisse, cioè tre impiegati, che consentirà di abbattere i tempi d'attesa davanti allo sportello, non più di dieci minuti di coda. Il nuovo ufficio funzionerà sia come centro unico di prenotazione sia come sportello di esenzione ticket". Sì, ma resta il fatto che per un'ecografia occorre un'attesa di un mese... "È innegabile che al momento, tranne ovviamente i casi di urgenza che vengono risolti in tempi strettissimi, le attese più lunghe riguardano proprio il servizio di ecografia. Anche un mese d'attesa. Mentre si riduce a una settimana l'attesa per una Tac e a una decina di giorni quella per una risonanza magnetica. Però posso dire che il "Brotzu" ha già un ordine di acquisto per un nuovo ecografo e un nuovo tomografo. Strumenti che consentiranno di abbattere ulteriormente i tempi di attesa, diciamo riducendoli alla metà". Due settimane per una ecografia. Così si attirano i "clienti"? "In ogni caso si tratta di un importante passo avanti: siamo già in grado di garantire le urgenze, tra breve una Tac di routine si potrà prenotare e ottenere nel giro di un paio di giorni. In futuro si potrà e dovrà migliorare ancora. Ma i "clienti" saranno attratti anche da altri servizi, per esempio con l'offerta di nuovi servizi sanitari e facendo risparmiare loro del tempo. È stato appena presentato il progetto per la costruzione di un nuovo poliambulatorio che tra breve sarà realizzato assieme ad un parcheggio multipiano che sorgerà dietro la palazzina che attualmente ospita gli uffici direzionali. Un tunnel collegherà direttamente i parcheggi con il nuovo poliambulatorio e i laboratori". Nuovi servizi promessi e nuova organizzazione del reparti, accorparti, secondo il suo progetto, in Dipartimenti "strutturali" e "funzionali". Il nuovo poliambulatorio e la riorganizzazione degli uffici ticket e prenotazione finiranno per incidere sull'efficienza dei futuri Dipartimenti gestiti anche con autonomia economica dai primari? "Saranno proprio questi ultimi a gestire complessivamente i Dipartimenti. Ma non l'ufficio ticket e prenotazioni che resterà centralizzato. E l'eliminazione delle code e la riduzione dei tempi d'attesa per gli esami strumentali andranno ad esclusivo vantaggio dei Dipartimenti". Si sono spente le polemiche che avevano accompagnato la ristrutturazione del "Brotzu" con la creazione dei Dipartimenti? "In realtà non c'è stata alcuna polemica - conclude il dottor Franco Meloni - Il progetto di riorganizzazione è stato approvato all'uninimità dal Consiglio dei sanitari, cioé dai primari, dai futuri capi Dipartimento. Ma è stato approvato anche da tutte le organizzazioni sindacali dell'Azienda. Ora occorre attendere soltanto le "linee guida" che sarà la Regione a dover dettare perché il piano possa diventare finalmente operativo". Marco Landi ________________________________________________ L'Unione Sarda 11 apr. 01 GRANDI RISPARMI DELLA ASL 8 A SPESE DEI DIABETICI L'hanno subito ribattezzato il "razionamento della striscetta". Cosaltro potevano pensare i pazienti diabetici della Asl 8 davanti all'accordo tra Azienda sanitaria locale e Federfarma Cagliari che, dal primo aprile, fissa a 50 il quantitativo massimo di strisce per misurare la glicemia prescrivibile ogni mese? Una decisione di cui le associazioni dei malati non erano informate, né tantomeno i diretti interessati (circa 6 mila pazienti della Asl 8) che l'hanno appresa, con grande sconcerto, quando si sono presentati in farmacia per ritirare le strisce e sono stati invitati a tornare dai diabetologi per motivare e controfirmare una prescrizione superiore. È successo anche di peggio: pazienti che avevano ritirato più di 50 strisce senza l'adeguata certificazione, sono stati ricontattati perché le portassero indietro; in molti casi, i farmacisti non hanno accettato prescrizioni superiori alla quantità massima prescrivibile anche se controfirmate. "Fino al primo aprile, i pazienti sapevano di poter ritirare, su prescrizione, dalle 70 alle 125 strisce mensili", spiega Antonio Cabras, presidente regionale dellAdig (Associazione diabete infantile, giovanile e delladulto): "Hanno dovuto fare i conti con la nuova limitazione che ha suscitato grande preoccupazione e incertezze - continua Cabras - Un diabetico fa, in media, tre controlli della glicemia al giorno, cinquanta strisce sono davvero poche. Per superare il limite sono necessarie particolare prescrizioni controfirmate, non superiori a sei mesi. E così che si tutelano i pazienti dalla burocrazia?". Il "razionamento" secondo l'Adig, che ha inviato una lettera di protesta al direttore generale della Asl 8 ("Non abbiamo mai ricevuto risposta o chiarimenti"), avrebbe un peso economico: "I pazienti sono costretti ad acquistare le strisce con una spesa di 150 mila lire al mese". L'accusa è di "prendere decisioni aziendalistiche (senza consultare i diabetici), che mirano al razionamento, condizionando la qualità di vita di chi già sta male". Per l'Azienda sanitaria locale cè stato un grosso equivoco. Non si tratta di un razionamento, ma semmai di una razionalizzazione, come spiega Mario Manai, primario del Servizio di Diabetologia della Asl 8 e membro della commissione che ha approvato laccordo. "Abbiamo seguito le disposizioni fissate nel 93 dall'assessorato regionale alla Sanità, che ha fissato per i pazienti con diabete di tipo 1 un limite di 50 strisce al mese fino a un massimo di 125 su prescrizione". Il medico chiarisce subito che "il limite di 50 non è vincolante", ma il diabetologo ha la libertà "di prescrivere la quantità di strisce di cui il paziente ha bisogno, semplicemente deve controfirmare e motivare la sua decisione". Manai riconosce la necessità di definire meglio la normativa "dando sempre più autonomia ai diabetologi che potranno prescrivere fino a 400 strisce, se necessario". I diritti del paziente vengono prima di tutto, è il messaggio. Peccato però che in questi giorni accada che i farmacisti respingano anche le prescrizioni controfirmate che superano il limite di 50 strisce, con gravi disagi per i diabetici. Una maggiore informazione e collaborazione tra Asl 8 e farmacie sarebbe il primo passo per il riconoscimento dei diritti del malato. Serena Schiffini __________________________________________________ Il Sole24Ore 14 Aprile 2001 SANITÀ, ALLARME ROSSO PER I CONTI e CONTRATTI Enti locali e Regioni puntano sui "bond" per finanziare i disavanzi ROMA È sempre più a rischio la tenuta dei conti della sanità nel 2001. Al deficit già previsto per quest'anno si aggiunge la "mina" dei contratti dei dipendenti. All'appello, infatti, già mancano 1.200 miliardi per i rinnovi del personale "non medico": l'esercito dei 560mila infermieri, tecnici e amministrativi chiede aumenti salariali da 2.400 miliardi, ma, al momento, soltanto la metà potrebbero essere "coperti". Senza considerare, poi, che sul piede di guerra sono anche i 106mila medici e veterinari il cui contratto scade a fine anno. Il costo del lavoro, dunque, rischia di crescere a dismisura mettendo a repentaglio, anche per quest'anno, la tenuta dei bilanci di Asl e ospedali. Per l'Isae la strada da percorrere potrebbe essere quella del federalismo sanitario, che però rischia di rivelarsi costoso. Ma, sempre secondo l'Isae, un elemento appare già certo: proprio la sanità sarà il vero banco di prova dell'esperienza federalista. Intanto per coprire i disavanzi è atteso un boom di "bond" locali: i collocamenti crescerebbero di altri 35mila miliardi. Non a caso al Tesoro si sta lavorando alacremente per allentare le redini e alleggerire le rigide norme che regolano i prestiti obbligazionari di Comuni (Boc), Province (Bop) e Regioni (Bor). E proprio le Regioni hanno avuto nel 2000 un vigoroso aumento del 12,3% dei trasferimenti statali. Nel frattempo, continua a tenere banco la questione salariale. Lo stesso Tesoro ha confermato il balzo in avanti delle buste paga degli "statali". E la Corte dei conti ha bloccato il contratto dei segretari comunali e provinciali per mancanza di copertura finanziaria (dopo che nei giorni scorsi aveva bocciato gli aumenti dei ministeriali per la stessa ragione). Ma da uno studio Cisl emerge che gli incrementi retributivi si sono mantenuti sotto l'inflazione e che la politica dei redditi tiene. __________________________________________________ Il Sole24Ore 14 Aprile 2001 NELLA SANITÀ IL BALZO DEI FARMACI Roberto Turno ROMA Una crescita della spesa del 6% e un disavanzo che raggiunge almeno i 4mila miliardi di lire. Con un rapporto della spesa totale rispetto al Pil che però continua a restare basso: 5,2%, appena lo 0,1% in più sul 1999 a dispetto del pur poderoso incremento dei finanziamenti (circa 6mila miliardi). Sono i conti per il 2000 del Servizio sanitario nazionale. Conti però ancora del tutto provvisori: la "Relazione generale sulla situazione economica del Paese", infatti, ha lasciato per la prima volta in bianco le pagine del consueto "Rapporto Sanità". Potranno essere scritte soltanto tra qualche mese, con tanto di tabelle e andamenti regionali, quando sarà concluso il check del Tesoro con le Regioni. La "Relazione", come del resto già in parte aveva fatto l'ultima trimestrale di cassa, non manca tuttavia di segnare con la matita rossa le criticità della spesa sostenuta da Asl e ospedali lo scorso esercizio finanziario. E a recitare la parte del leone, si conferma, sono stati tre capitoli di prestazioni: i farmaci, la spesa per il personale e quella degli ospedali pubblici, sospinta quest'ultima proprio dal rinnovo dei contratti del personale dipendente del Ssn. I rinnovi degli accordi hanno inciso sensibilmente anche per quanto riguarda le convenzioni con i medici di famiglia: sarebbero costate 7.816 miliardi, con un incremento del 10,2% sul 1999 (quando la crescita fu del 5,1%, dunque esattamente la metà). È stata comunque l'assistenza farmaceutica, sottolinea la "Relazione". la voce che nel 2000 ha fatto segnare "la crescita più rilevante": +14,3 per cento. A causa di più fattori: la crescita dei consumi, per effetto dell'ingresso sul mercato di di nuovi prodotti e dell'ammissione a rimborsabilità di nuove classi di farmaci; l'aumento del prezzo medio, a causa sia dello spostamento delle ricette verso specialità innovative e più care che dell'applicazione della terza tranche del prezzo medio europeo; infine, il minor gettito proveniente dai ticket pagati dai cittadini. Sebbene in percentuale appaia contenuta (+6,1%), la spesa ospedaliera, che da sola vale almeno il 55% dei conti totali del Ssn, ha sicuramente recitato una parte importante nella dinamica dell'aumento complessivo delle uscite. Un aumento che vale pressoché esclusivamente per gli ospedali a gestione diretta, certamente trainata ai rinnovi dei contratti del personale dipendente medico e non, afferma la "Relazione". La spesa ospedaliera privata-convenzionata è rimasta invece praticamente ferma con +0,4%, "probabilmente attribuibile - conclude il rapporto del Tesoro - all'immutato volume di attività, di norma concentrato su prestazioni a bassa specializzazione, e al permanere di tariffe più basse rispetto a quelle applicate negli ospedali pubblici". __________________________________________________ Il Sole24Ore 9 Aprile 2001 CERNOBBIO: VA IN SCENA LA SANITÀ CON IL "BOLLINO BLU" Dal '95 al 2000 finanziati 201 programmi speciali con 115 miliardiRoberto Turno Da oggi a mercoledì, Cernobbio ospita un Forum dove vengono presentati 100 progetti d'eccellenza su gestione e organizzazione Chi propone un day hospital tutto per i bimbi. Chi, grazie alle tecnologie d'avanguardia, mette in rete le strutture, crea una catena ospedale-medico di famiglia o assiste a distanza dal loro letto di casa cardiopatici o affetti da epilessia nell'età evolutiva. Ma c'è anche un network regionale per la malattia di Parkinson e ci sono possibilità tutte nuove, ma funzionanti, per gestire al meglio (e risparmiare) la macchina-ospedale. E poi ci sono i progetti per una sana e corretta alimentazione, per monitorare gli infortuni sul lavoro o diffondere strategie mirate di prevenzione delle malattie cronico-degenerative. Qualcuno potrà strabuzzare gli occhi, ma c'è anche tutto questo nel serbatoio che le cronache ci dicono essere sempre in rosso del Ssn. I progetti con il "bollino blu", li definisce il ministero della Sanità. Vale a dire: la corsa all'eccellenza per dare un'assistenza pubblica di rispetto. E l'eccellenza che tutti vorremmo, ma che diffusa e uniforme certo non è lungo lo Stivale, va in scena da oggi a Cernobbio. Da oggi infatti, e per tre giorni, dalle rive del lago di Como va in onda il film sulla sanità pubblica che ci piacerebbe sempre poter vedere: "Forum sanità futura 2001" è il titolo del mega convegno che, sotto gli auspici del ministero, vuol essere un primo appuntamento da ripetere tutti gli anni per mettere in vetrina i "gioielli" del Ssn e in genere le sperimentazioni gestionali e organizzative in campo sanitario. Una recita a più soggetti, quella che si apre stamane. Che spazia dalla ricerca sanitaria (e dai suoi criteri di validazione e trasferimento) alla formazione continua del personale sanitario (che dovrebbe regalarci operatori sempre col "bollino blu") fino alle nuove applicazioni telematiche al servizio della medicina. E che al tema della salute vuol dedicare una riflessione approfondita con 300 relatori e una ventina fra workshop e congressi. Mega show, insomma. I progetti in vetrina, che vogliono essere l'esempio trasferibile di ciò che concretamente può esser fatto per offrire servizi sempre più orientati verso le esigenze dei cittadini, sono centinaia. Per l'esattezza, saranno 250. Di questi, 201 (ma sono solo 100 quelli "d'eccellenza" presentati a Cernobbio) sono i programmi speciali di sperimentazione finanziati con fondi pubblici a partire dal 1995 con complessivi 115 miliardi: stanziamenti irrisori rispetto alle reali necessità, ma che intanto hanno consentito ad Asl, ospedali e Regioni di far marciare le idee dei volenterosi. E spesso di presentare già un bilancio con risultati tangibili. Poi ci sono altri 150 progetti che spesso sono già realtà e che hanno realizzato programmi autonomi non finanziati con risorse statali. Un panorama ampio. Che testimonia di una realtà in movimento, come anche dei vuoti da colmare. Interessante è del resto la tipologia dei 201 progetti speciali di sperimentazione finanziati fino al 2000, cui seguirà il finanziamento per altri 110 miliardi disponibili per il 2001 (il termine per la presentazione delle proposte scade il prossimo 18 aprile). A fare la parte del leone è il gruppo delle 58 sperimentazioni orientate sulle esigenze del cittadino: che spaziano dal taglio della burocrazia, alla riduzione delle liste d'attesa, alle specifiche esigenze delle singole patologie. E poi ancora spiccano: 43 progetti dedicati alla creazione di sistemi integrati di gestione tra differenti realtà sanitarie; 37 per avviare un network di conoscenze (altro gap tutto da colmare) tra aziende ospedaliere; 24 iniziative che mettono le applicazioni della telemedicina in primo piano; 22 programmi che promuovono vere e proprie linee di assistenza in favore di particolari categorie di pazienti; e ancora 14 progetti per l'applicazione di linee guida nelle diverse discipline mediche e altri 3 dedicati alla prevenzione e alla cura dei disturbi alimentari. Prove d'orchestra di buona Sanità che in alcuni casi sono già realtà. E che potrebbero essere trasferite altrove da chi, in altre strutture pubbliche, voglia e possa seguirne l'esempio. Che poi la prova d'orchestra si trasformi nella sinfonia che tutti i contribuenti vorrebbero, è un altro paio di maniche. L'importante è che non tutto resti virtuale. Sebbene poi anche la realtà virtuale possa avere i suoi pregi. Come il "Gemelli virtual hospital microworld", un software di simulazione del Policlinico Gemelli di Roma: i "giocatori" - manager potenziali - si devono misurare con le più spietate decisioni operative di un'organizzazione ospedaliera. Insomma, devono far funzionare l'ospedale. E risparmiare. Che poi tanto gioco non è. ________________________________________________ Il Sole24Ore 10 apr. 01 FORMAZIONE DEI MEDICI: VIA AI CRITERI DI VALIDAZIONE Sara Todaro Saranno illustrati a Cernobbio i metodi per valutare le iniziative ROMA Quattro punti se c'è la verifica delle presenze con badge elettronico; cinque se a fine corso è previsto un esame pratico, mentre valgono sei punti sia l'attività clinica con la supervisione di un tutor che il "gioco di ruolo", purché applicato al perfezionamento delle conoscenze mediche: questi alcuni dei criteri per validare le iniziative per l'aggiornamento dei medici (e, con il tempo, anche degli altri operatori della sanità). Così, tra quesiti "barriera" e raccolte a punti, sta per entrare ufficialmente in scena il modello italiano per la formazione medica continua (Ecm), che dal 2002 imporrà a ciascun medico l'obbligo di raccogliere 50 crediti l'anno (150 nel triennio) per poter proseguire la propria attività professionale. Griglie e punteggi per l'accreditamento degli eventi formativi operativi già dal prossimo luglio (si veda "Il Sole-24 Ore Sanità" 14/2001) saranno oggi al centro della giornata dedicata all'Ecm nell'ambito del "Forum Sanità Futura" inauguratosi ieri a Cernobbio. La giornata di studio costituisce la prima occasione di confronto tra le nuove regole e i destinatari del modello (società scientifiche, Ordini e Collegi professionali, sindacati) e rappresenterà l'ultimo step in vista della sua definitiva validazione. Modello e criteri rappresentano il primo frutto del progetto avviato nell'agosto 2000 con l'insediamento della Commissione nazionale per l'Ecm con l'obiettivo di creare un sistema completamente informatizzato di Formazione e aggiornamento permanente destinato a tutti gli operatori sanitari. La sperimentazione virtuale del sistema di accreditamento - protrattasi fino al gennaio 2001 e limitata ai soli eventi formativi destinati ai medici - si è conclusa con la raccolta di oltre 8mila proposte di formazione. E proprio da questa prima attività di selezione sono stati ricavati i "quesiti barriera" capaci di far pendere senza alternative la bilancia dei valutatori verso la "bocciatura". Non passeranno, per esempio, tutte quelle proposte di formazione continua che non prevedono il controllo della frequenza o la verifica dei risultati a fine corso. Così come "non potranno essere accreditati gli eventi che configurano incompatibilità o conflitto d'interessi" in relazione alle fonti di finanziamento. La Commissione di esperti ha insomma scelto di pesare tutto con il bilancino: gli aspetti che contano per la valutazione del provider, a partire dal rilievo istituzionale, possono far maturare da uno a 14 punti, mentre i 13 quesiti che servono a valutare corsi e seminari possono produrre una misura da quattro a 46 punti. Resta però ancora da sciogliere il nodo della conversione dei "punti" (valore del progetto formativo) in "crediti" (quelli maturati dal medico che vi partecipa). Il meccanismo di calcolo utilizzato sperimentalmente si è rivelato capace di produrre bocciature "eccellenti" (sono stati esclusi, per esempio, tutti i master) ed è ancora sub judice. Da Cernobbio potrebbe arrivare forse qualche risposta su questo e su altri dubbi "politici" legati alla scelta dei provider. Il tutto per la creazione di un sistema che a regime - quando coinvolgerà oltre ai medici anche tutti gli altri operatori sanitari (700mila in tutto) - dovrà riuscire a validare almeno 20mila eventi l'anno. __________________________________________________ Le Scienze 13 Aprile 2001 ORMONI ARTIFICIALI PER I ROBOT In un robot composto da più parti un messaggio basato su ormoni artificiali potrà raggiungere tutte le sezioni connesse tra loro Come in un bambino che cresce, un flusso di ormoni renderà i robot più grandi, più forti e più indipendenti. Includendo un sistema di segnali simile a quello ormonale in un robot, un gruppo di scienziati dell'Information Science Institute della University of Southern California ha risolto un problema che ha finora penalizzato i robot. I risultati di questo studio sono pubblicati sull'ultimo numero di "New Scientist". Uno dei problemi più grandi che ha afflitto finora i robot è stata la loro incapacità di modificarsi per adattarsi alle singole circostanze e obiettivi. I robot con questa capacità potrebbero esplorare lo spazio profondo in modo completamente indipendente: una volta rilasciati su un pianeta distante sotto forma di un gran numero di piccole unità molto semplici, essi potrebbero poi assemblarsi in qualsiasi tipo di macchina dovesse rendersi appropriato. Uno degli vantaggi di questi robot modulari riconfigurabili sarebbe un alto livello di ridondanza, in cui le parti potrebbero rompersi senza mettere in pericolo il funzionamento dell'intero sistema. Behnam Salemi e i suoi colleghi hanno trovato un modo per costruire simili robot, fra cui sistemi che camminano e sono in grado di rimediare alla frattura di un arto e altri che si muovono come bruchi, indipendentemente dalla lunghezza che hanno raggiunto. Entrambi sfruttano programmi che si spirano alla biologia degli ormoni. In natura, gli ormoni stimolano eventi simultaneamente in diverse parti del corpo, ma i loro segnali possono essere modificati, ritardati, o anche perdersi lungo il loro percorso, un'adattabilità che una comunicazione diretta fra due parti non può avere. In un robot composto da più parti un messaggio basato su ormoni artificiali raggiungerà tutte le sezioni connesse tra loro, segnalando lo stato del sistema senza trasportare istruzioni specifiche. Ogni modulo, dotato dei suoi motori e della sua fonte di energia, sarà poi in grado di interpretare il messaggio a suo modo. ________________________________________________ Repubblica 11 apr. 01 IL GRASSO RIVOLUZIONA LA RICERCA Miliardi di cellule staminali dalla liposuzione La scoperta degli scienziati Usa: "L'estrazione è facile e poco costosa: così possiamo riprodurre i tessuti" ELENA DUSI ROMA - Scoperta una nuova miniera di cellule staminali. Per raggiungere la sorgente delle cellule sempregiovani questa volta non è stato necessario seguire piste sconosciute o sentieri impervi. E' bastato scrutare bene dentro a una sostanza che è diffusa quasi come l'acqua: l'adipe. I ricercatori dell'università della California, a Los Angeles, hanno effettuato la loro scoperta al termine di un banale intervento di liposuzione su un uomo con qualche chilo di troppo. Il grasso estratto dalle maniglie dell'amore è stato purificato e trattato con un enzima per isolare le cellule staminali. Alla fine del processo da un quarto di chilogrammo di tessuto adiposo sono stati estratti tra i 50 e i 100 milioni di staminali. La scoperta è stata pubblicata sul numero di aprile della rivista scientifica "Tissue Engineering" e le sue applicazioni saranno enormi. Le cellule staminali hanno la capacità di moltiplicarsi in maniera esponenziale, diventando miliardi in breve tempo, e di trasformarsi in tessuti diversi da quelli da cui sono state prelevate. Dal grasso sarà così possibile, secondo i ricercatori californiani, ottenere muscoli, ossa o cartilagine. Basterà inviare alle cellule staminali specifici segnali biomolecolari e nutrirle in modo mirato. Per trasformare una staminale di grasso in osso, ad esempio, bisognerà darle da mangiare calcio, fosfati e vitamina D. Partendo da una semplice liposuzione, si potranno così ottenere tessuti di ricambio per curare malattie delle ossa e dei muscoli, cuore compreso. "Il grasso - ha dichiarato Marc Hedrick, chirurgo plastico dell'università della California e direttore dello studio - può diventare una fonte praticamente inesauribile di cellule da cui partire per costruire nuovi tessuti". L'intuito di andare a cercare le staminali nell'adipe deriva dal fatto che questo tessuto deriva dallo stesso foglietto embrionale (il mesoderma) da cui si sviluppano le ossa e il midollo. Cellule che hanno origine simile spesso sono dotate di proprietà simili. L'idea si è rivelata vincente e fra breve, proprio a Los Angeles, partiranno i primi esperimenti sui topi. Per le applicazioni sull'uomo bisognerà attendere da 5 a 10 anni. L'effetto quasi magico delle staminali, considerate la pietra filosofale della medicina del futuro, è noto già da tempo. Ma la difficoltà principale consisteva fino a ieri nel trovarle (sono molto rare) e nel riconoscerle (occorrono dei marcatori specifici). Finora alcuni depositi erano stati individuati nella pelle, nelle ossa, nel midollo (ma l'intervento per estrarle è doloroso) e nel cervello (ma è problematico raggiungerle). Di staminali sono infine composti gli embrioni, ma il loro utilizzo pone problemi etici difficili da superare. Trovare una sorgente di staminali nell'adipe offre finalmente la quadratura del cerchio: "Il grasso - spiega Hedric - è probabilmente la fonte ideale di queste cellule. E' abbondante, la sua estrazione non comporta problemi e fa anche diventare più belli". I passi da compiere in questo campo della ricerca rimangono molti. Ad esempio bisogna ancora capire se è meglio coltivare le staminali in laboratorio o impiantarle direttamente nel corpo del paziente, lasciando che si riproducano in loco. Ma questa volta - è certo - non mancheranno i donatori. __________________________________________________ Le Scienze 13 Aprile 2001 IL VIRUS HIV BIFRONTE Gli scienziati hanno scoperto che la Nef, che normalmente stimola il suicidio cellulare, si lega nelle cellule infette a un'altra proteina Nella sua guerra contro il sistema immunitario, il virus HIV deve parte del suo successo alla sua capacità di distruggere quelle cellule che normalmente attaccherebbero le cellule infettate. Il virus riesce a comportarsi in questo modo grazie a una proteina chiamata Nef, che stimola i meccanismi di autodistruzione delle cellule sane e, contemporaneamente, protegge quelle infette. Mentre il primo meccanismo era noto già da tempo, e gli scienziati conoscevano il ruolo della Nef, il secondo rappresenta una nuova scoperta, annunciata da un gruppo di ricercatori del Gladstone Institute of Virology and Immunology sul numero di "Nature" del 12 aprile. Gli scienziati hanno scoperto che la Nef, che normalmente stimola l'apoptosi, si lega nelle cellule infette a un'altra proteina, la ASK1, interrompendone l'autodistruzione. Se si potesse impedire il legame fra le due proteine, questo porterebbe a una morte prematura delle cellule infette e il processo di infezione verrebbe interrotto, perché il virus non avrebbe tempo sufficiente per replicarsi. A favore di una simile terapia, ancora tutta da scoprire, gioca anche l'osservazione che i malati di AIDS affetti da una rara malformazione genetica che provoca l'assenza del gene Nef sviluppano i sintomi della malattia molto più lentamente. ================================================================== ________________________________________________ Repubblica 09 apr. 01 LA CONSERVAZIONE DEL MATERIALE DIGITALE "Così rischiamo di dimenticare molti materiali del passato" L'esperto FRANCESCA GIULIANI ROMA - Trasferire montagne di libri e vagoni di giornali su microfilm è stato un errore? Professor Marco Palma lei è docente di Paleografia all'università di Cassino e studioso di manoscritti medievali, cosa ne pensa? "Il microfilm è un modo di conservazione in molti casi ancora utile, specialmente se ad interessarci è soprattutto il testo. Ma non dimentichiamo che in futuro qualcuno potrà voler sapere come era fatto un libro o un giornale dei nostri tempi. Perché è una testimonianza di cultura, proprio come ora lo è per noi lo studio, per esempio, di un incunabolo" Ma è proprio vero che i microfilm si deteriorano più della carta? "Dipende tutto da come sono conservati e da quanto si usano. Certamente un microfilm di cinquant'anni fa si vede piuttosto male, ma un libro conservato in casa può essere ancora ben leggibile". La conservazione dei libri si divide attualmente tra digitale, microfilm e carta. In Italia dove viene conservato cosa? "Questo è il compito degli archivi e delle biblioteche. Ma vorrei dire che è molto urgente anche affrontare le modalità di conservazione del materiale digitale, quello che rischia di perdersi perché realizzato su supporto informatico, dai giornali in rete al lavoro di scrittura di un romanzo nelle sue varie stesure. In passato testimonianze così erano conservate perché su carta, ora gli scrittori lavorano su computer. E del loro processo creativo non resta traccia. Si dovrebbe tentare di conservarlo. Sono testimonianze di cultura. Quando si fa cultura si fa storia e, se non ti preoccupi della conservazione, alla fine uccidi la storia stessa". Non c'è un modo di conservare i libri "ibernandoli", evitando l'usura del tempo? "La conservazione ideale è quella che ne riduce l'uso. Umidità, temperatura, illuminazione sono i fattori determinanti. L'optimum sarebbe che si conservasse una copia da non consultare per ogni libro esistente, da tenere per i posteri. Fra qualche decennio o tra qualche secolo potrebbe essere interessante vedere come era fatto un libro o un giornale del 2000. L'aspetto materiale non va trascurato". Ma è vero che sono gli acidi i maggiori responsabili del deterioramento della carta? "Sì ma anche le cattive condizioni di conservazione più in generale. Alcune strutture specialistiche come l'Istituto centrale per la patologia del libro, sono in grado di praticare su un libro un sistema di "invecchiamento artificiale". Mettendo un volume a temperatura molto elevata e ad alta umidità si vede come potrà deteriorarsi". Parrebbe quasi che i manoscritti antichi in pergamena siano stati in grado di resistere al tempo meglio dei libri su carta. È così? "Sì, la pergamena è più resistente della carta, i manoscritti membranacei, di conseguenza, più resistenti anch'essi. Basti pensare ai rotoli del Mar Morto o ai papiri di epoca precristiana, arrivati fino a noi proprio per le condizioni ideali di conservazione". C'è l' "oggetto libro" e la sua storia, e poi c'è la scrittura, la grafia stessa che ha un'importanza non da poco... "Certamente. Basti pensare a due personaggi come Petrarca e Boccaccio. Loro erano in grado di utilizzare scritture diverse a seconda della funzione e dei destinatari di ciò che scrivevano. L'importanza della grafia era seconda soltanto al testo stesso". Qual è il futuro dei libri, di questa somma di testimonianze? "Un equilibrio regolato dal tipo di uso che si deve farne. A chi serve solo il testo, i microfilm o il digitale. A chi cerca il senso della testimonianza "materiale", il giornale o il libro. L'importante è non vietare mai l'accesso diretto a queste testimonianze". _____________________________________________________ VOLFTP L.62 7/3/01: CENSURA PER IL WEB? Se ne parlava da qualche tempo, il disegno di legge era pronto, ma in fondo il popolo della rete non ci credeva, o meglio, pensava che nessuno volesse mettere ordine in un mondo virtuale in cui, finora, tutti hanno avuto il diritto o per lo meno la possibilita' di esprimere la loro opinione, di mostrare al mondo di che cosa fossero capaci. Ma qualcosa e' successo. Il giorno 7 Marzo 2001 verra' ricordato, sia per una legge, la numero 62, che ha riordinato la normativa relativa all'editoria estendendo l'applicazione della legge anche ai "prodotti editoriali" della rete, sia per un vero e proprio "subbuglio" sollevato dal popolo del Web. Stiamo parlando di petizioni, e-mail di utenti allarmati, interviste, giudizi, ed interminabili chat di disgusto e disapprovazione. Ma non solo, tutte le associazioni italiane (come AIIP, ALCEI, Assoprovider) Che in qualche maniera rappresentano Internet, in rivolta. Ma che cos'e' successo realmente? Questa legge vuole davvero mettere il bavaglio alla rete, rendendo impossibile la pubblicazione di un sito amatoriale che viene aggiornato periodicamente? Per quale motivo si e' scatenato un tale caos? Un'elemento traspare con chiarezza. Coloro che con grande enfasi (probabilmente per farsi pubblicita') hanno cavalcato l'onda della liberta' della rete, che in questo caso non e' stata messa in discussione, non si sono in realta' resi conto che la normativa, in maniera esplicita ed escludendo qualsiasi tipo di interpretazione estensiva, limita la definizione di "prodotto editoriale" riferito al Web, ai soli fini e quindi scopi che la legge vuole raggiungere. In maniera chiara ed esplicita questo concetto e' espresso nelle parole "ai fini della presente legge" (art.1). Quindi la definizione che viene data di "prodotto editoriale" come "il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici", e' una definizione che serve esclusivamente per identificare quelle imprese o quelle persone fisiche che fanno informazione, in maniera professionale, per poter accedere ai contributi previsti dalla legge, ossia al credito agevolato. Non riguarda per nulla tutti coloro che hanno un sito Internet o che lo aggiornano in maniera costante. Con queste parole possiamo, quindi, rassicurare tutti gli utenti che ci seguono, che non dovranno registrarsi e tanto meno inserire il loro nome nel sito o quant'altro. Lo stesso sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vannino Chiti, in diverse dichiarazioni riportate dai quotidiani, ha affermato: "Questa legge e' fatta solo per i giornali on-line, non riguarda la liberta' di stampa ma le sovvenzioni". Inoltre, Mauro Masi, capo del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio ha affermato: "La legge non prevede alcun vincolo di registrazione per i siti, in nessun modo. Non c'e' nessun vincolo aggiuntivo rispetto a quelli che erano presenti prima della legge. Zero, proprio non c'e'". Diverso discorso, legato in buona parte al motivo scatenante di tutte le polemiche presenti in rete, riguarda invece, la normativa in vigore per la stampa e per i periodici, che ancora non prevede alcunche' per "i prodotti editoriali" che utilizzano il supporto multimediale o in generale per i siti Web che in un certo qual modo fanno informazione, aggiornandosi periodicamente. Un'estensione di tale normativa, dettata dalla legge del 8 Febbraio 1948, n.47 (si noti la data della legge), con conseguente applicazione della sanzione per il reato di stampa clandestina (reclusione fino a due anni o multa fino a lire 500.000), darebbe certamente una sferzata a quel concetto di liberta' che da sempre ha contraddistinto Internet e che puo' essere espresso in maniera efficace, facendo riferimento all'art.21 della nostra Costituzione, in cui si afferma che "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non puo' essere soggetta ad autorizzazioni o censure". E' chiaro che, se la normativa riguardasse la rete Internet, porterebbe quasi tutti gli utenti che hanno un sito, all'applicazione dell'art.5 della legge citata, in cui si stabiliscono i requisiti per la registrazione, presso la cancelleria del tribunale, del giornale o periodico. In particolare sarebbe necessario: 1) una dichiarazione, con le firme autenticate del proprietario e del direttore o vice direttore responsabile, dalla quale risultino il nome e il domicilio di essi e della persona che esercita l'impresa giornalistica, se questa e' diversa dal proprietario, nonche' il titolo e la natura della pubblicazione; 2) i documenti comprovanti il possesso dei requisiti indicati negli artt. 3 e 4; 3) un documento da cui risulti l'iscrizione nell'albo dei giornalisti, nei casi in cui questa sia richiesta dalle leggi sull'ordinamento professionale; 4) copia dell'atto di costituzione o dello statuto, se proprietario e' una persona giuridica. A questo punto, quanti dovrebbero chiudere i battenti? E' pur vero che la miopia dei politici che ci governano raggiunge limiti sconosciuti dai piu' famosi oculisti di tutto il mondo, ma un'operazione di questo tipo avrebbe l'unico scopo di favorire la stretta cerchia dei professionisti dell'informazione, i giornalisti, con il risultato di uccidere una rete, caratterizzata da forti contraddizioni ma anche da interessanti spunti di riflessione, espressi da persone comuni, da persone animate da pura passione. Riteniamo, in ogni caso che la qualita' dell'informazione faccia la differenza, per questo motivo sarebbe opportuno prevedere una sorta di marchio o simbolo per i siti, in maniera tale da orientare il navigatore verso professionisti del Web, o comunque, verso persone competenti. Accanto a siti puramente amatoriali, si affiancano pagine Web che si occupano d'argomenti importanti quali la borsa, problematiche psicologiche o legate ad aspetti delicati della vita. E' chiaro che una totale mancanza di tutela del navigatore puo' portare quest'ultimo ad affidarsi a persone del tutto impreparate ed inesperte. In ogni caso, per quanto riguarda le proposte di legge future sull'editoria del Web, non bisogna abbassare il livello di guardia, per quello che, senza dubbio di smentita, rimane l'ultima roccaforte della liberta' d'espressione.