L'ITALIA NEL MIRINO DI "NATURE" "NATURE" ACCUSA: BUROCRAZIA E BARONI AFFOSSANO LA RICERCA NATURE: FORZA SCIENZA! ITALY UNDERACHIEVES IN RESEARCH QUESTE LAUREE SENZA FUTURO LA RIFORMA DELL'UNIVERSITÀ NON È ANCORA BLOCCATA. COME MAI? CAGLIARI: "IL FUTURO È LA RICERCA TECNOLOGICA". CAGLIARI: LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE BIOLOGICHE ARCHITETTURA A SASSARI ISCRIZIONI TRA UN ANNO PALERMO: IN ATENEO NON CI SONO VALVASSINI CATTEDRA A NEW YORK PER 20 DOCENTI NAPOLETANI UNIVERSITÀ TRA "SHARE" E ISTRUZIONE. CONFLITTO DI INTERESSI? ROSENFIELD:"INTERNET PUÒ CAMBIARE IL SISTEMA EDUCATIVO" AMERICA, LA FUGA DEI CERVELLI SCUOLA, I NUOVI CICLI SARANNO PRONTI NEL 2002 ========================================================= PAGELLE AGLI OSPEDALI, I MANAGER ACCUSANO AVO, MALATI MENO SOLI ANCHE IN OSPEDALE LA REGIONE PUGLIA AL RETTORE GIRONE. "TRAVERSI PER IL POLICLINICO". ORISTANO:ASL 5 IL DIRETTORE SANITARIO ESCE DI SCENA ASL 5.AL POSTO DI LOCHE FRANCESCO CABRAS, DIRETTORE SANITARIO A TEMPO DETERMINATO UN SOLO VACCINO PER DIFENDERSI DA 6 MALATTIE CELLULE «PLURIPOTENTI» PER TUTTE LE STAGIONI? COME SI NASCONDE IL BATTERIO DELLA TUBERCOLOSI UN VACCINO CONTRO LA MALARIA ========================================================= __________________________________________________________________ Le Scienze 19 lug. ’01 L'ITALIA NEL MIRINO DI "NATURE" Non solo critiche, ma è evidente che gli investimenti nel settore continuano a essere inferiori all'importanza della ricerca Forza Scienza! Con questo gioco di parole - che richiama evidentemente il nome del partito di Berlusconi - nel numero di oggi "Nature" (www.nature.com) ha voluto intitolare un lungo articolo, accompagnato da un editoriale, dedicato alla ricerca nel nostro paese. E’ forse meglio sorvolare sulla ricetta fin troppo semplice dell’editoriale, secondo cui “ci vorrebbero meno politica e più soldi” e sulla citazione del Gattopardo (“che tutto cambi perché nulla cambi”), un'immagine stereotipata dell’Italia almeno quanto spaghetti e mandolino. L’articolo riassume invece in modo efficace il lento e faticoso cammino del nostro paese verso una riforma della ricerca, e non nasconde dubbi e preoccupazioni riguardo alla piattaforma sulla ricerca, o meglio, all’assenza di quest’ultima, nei piani della nuova coalizione. Se a partire dal 1997, nell’ambito della cosiddetta “legge Bassanini”, ha avuto inizio un lento processo di riforma degli organi di ricerca “dopo la vittoria di Silvio Berlusconi il futuro [delle riforme] è incerto”, scrive Alison Abbott. Le perplessità nascono dal fatto che il nuovo Governo – che non ha mai nascosto la propria preferenza per la ricerca applicativa - non ha ancora chiarito la sua posizione nei confronti delle politiche scientifiche: “E’ improbabile che la scienza di base rappresenti una priorità per la coalizione di Berlusconi: la campagna di Forza Italia non ha avuto praticamente nulla da dire al riguardo – scrive la Abbott, che rileva anche come il nuovo “superministro” dell’istruzione e della ricerca, Letizia Moratti, risulti essere “totalmente estranea agli ambienti scientifici”. Ad attendere, sul tavolo del neo-ministro, c’è la messa in opera del nuovo piano nazionale per la ricerca – il primo nel nostro paese. Secondo quanto stabilito dal Governo di centro-sinistra, la ricerca dovrebbe beneficiare di un surplus di oltre 800 miliardi di lire, una fetta degli oltre 26.000 miliardi ricavati dall’asta per le licenze della telefonia UMTS, da destinare soprattutto a programmi strategici come quelli sulla post-genomica e sulle nanotecnologie. I ricercatori si chiedono se il piano andrà avanti come previsto, o se i fondi verranno stanziati seguendo altre priorità. Per ora, le intenzioni del nuovo Ministro rimangono un mistero. Nell’articolo della rivista inglese non ci sono solo critiche: per esempio, la ristrutturazione del CNR, faticosamente iniziata nel 1999 e ancora largamente incompleta, è citata come un segnale positivo, così come il tentativo nel 1998 di riformare il sistema di concorsi universitari in cui però “gli accordi sottobanco sono ancora parte del sistema”. Resta poi il fatto, su cui l’articolo sorvola, e l’editoriale cita appena, che la produttività scientifica italiana non è sempre disastrosa come si potrebbe credere: secondo le statistiche della Commissione Europea il numero di pubblicazioni ad alto impatto made in Italy, pur essendo tutt’altro che entusiasmante, è comunque superiore alla media europea se misurato in funzione della spesa. Nel campo della ricerca genetica e molecolare, inoltre, la produttività scientifica italiana è salita drasticamente dall’inizio degli anni novanta, fino a essere superiore alla media del continente. “Se il [nuovo] ministro della ricerca riuscirà […] ad appoggiare riforme efficaci con investimenti consoni a una nazione come l’Italia, che fa parte del G8, i risultati potranno essere grandiosi”. Parola di "Nature". Sergio Pistoi __________________________________________________________________ Repubblica 19 lug. ’01 "NATURE" ACCUSA: BUROCRAZIA E BARONI AFFOSSANO LA RIFORMA Il ministro Moratti: fondi al 2% del Pil nei prossimi 5 anni. Scienza e ricerca processo all'Italia di CLAUDIA DI GIORGIO Scienza e ricerca in Italia * Subito cambiamenti radicali * La situazione è disperata i migliori non vengono premiati "Che tutto cambi perché nulla cambi". Secondo la rivista britannica "Nature", che alla vigilia del summit G8 dedica alla ricerca scientifica in Italia un articolo (intitolato, in italiano, "Forza scienza!") ed un editoriale, la frase di Tomasi di Lampedusa sintetizza il rischio che corre oggi la scienza nel nostro paese. Il rischio, cioè, che il processo di riforma delle maggiori istituzioni di ricerca italiane avviato negli anni passati ed ora affidato al ministro Moratti, si concluda con un nulla di fatto. E che alla fine, vinca la logica del Gattopardo: un pò per mancanza di fondi, e un pò per eccesso di politica. L'Italia è una delle principali potenze economiche, ma nell'innovazione scientifica e tecnologica rende assai meno di quel che dovrebbe, classificandosi nella stessa categoria di nazioni come Grecia o Portogallo. Ma il problema, scrive "Nature" nel numero in edicola oggi, non sono solo i soldi. Oltre ad essere pochi, sono gestiti da decenni, in modo burocratico e clientelare, da poteri accademici più o meno occulti che decidono incarichi e nomine in base a un consolidato sistema di scambi di favori. È questa la "politica" che preoccupa la rivista britannica, una politica responsabile della crisi della ricerca italiana almeno quanto la scarsità di denaro. L'opinione non è originale. Prova ne sia che le riforme varate dall'Ulivo puntavano su efficacia e trasparenza e sulla concentrazione degli interventi su alcune aree critiche, in alternativa al tradizionale metodo di distribuire fondi a pioggia, scrive "Nature", "invece di premiare l'eccellenza e l'innovazione". Tuttavia, si tratta di riforme in corso e che potrebbero anche non funzionare. La rivista indica in particolare il caso dell'Istituto Superiore di Sanità, la cui ristrutturazione, scrive, citando un anonimo ricercatore dell'ente, ha reso la situazione "peggiore che mai". Un'accusa a cui il presidente dell'ISS Garaci replica ricordando che il nuovo statuto dell'ente è appena stato varato e la riforma finora, in realtà, proprio non c'è stata. I giochi, insomma, sono completamente aperti. Però è cambiata la mano che li dirigerà. Letizia Moratti non ha mai risposto alla richiesta di intervista di "Nature", che ha contraccambiato l'attenzione definendo il neoministro una "unknown quantity", una perfetta sconosciuta nell'ambiente scientifico e sottolineando che il viceministro Guido Possa affianca alla qualifica di ingegnere nucleare quella di compagno di scuola di Berlusconi. Ce la farà la Moratti, che proprio ieri ha promesso di portare gradualmente i fondi per la ricerca al 2% del PIL entro i prossimi cinque anni, a "disabituare la comunità scientifica a nomine improprie" e ad appoggiare le riforme con gli investimenti necessari? O la vittoria andrà, ancora una volta, al Gattopardo? __________________________________________________________________ Nature 19 lug. ’01 NATURE: FORZA SCIENZA! ITALY UNDERACHIEVES IN RESEARCH Italy is a major economic power, but it underachieves in research. Alison Abbott examines attempts to reform the nation's scientific institutions - and considers their prospects under the new government of Silvio Berlusconi (19/7/01) CNR Slimmed down: bureaucracy at the national research council's base is being streamlined. As Italy hosts the G8 economic summit in Genoa this week, its scientists can be excused for reflecting on the irony of their position. They work in one of the world's wealthiest countries, yet on most measures of activity in scientific research, Italy compares not with powerhouses such as the United States, Germany or Japan, but with such minor scientific nations as Portugal (see figure, right). The problems of Italian science are partly a result of chronic underinvestment. But decades of bureaucracy and cronyism must share the blame. Until recently, with academic appointments placed in the hands of powerful centralized committees, patronage held sway. The limited sums made available for research, meanwhile, were spread thinly across disciplines and research groups, with little attempt to promote priority projects. The problems of Italian science, in fact, were shared by the entire public sector, allowed to fester by a corrupt political élite. But in 1997, after the 'clean hands' judicial investigation into corruption had swept away the old political guard, the centre-left "Olive Tree" government led by Romano Prodi - now president of the European Commission - began to reform the system. In science, those reforms are still a work in progress. And with the Olive Tree coalition cut down in April's general election by the challenge of the populist media tycoon Silvio Berlusconi, their future is unclear. Unknown quantity Basic science seems unlikely to be a priority for Berlusconi's centre-right coalition: the campaign of his Forza Italia (Come on Italy!) party had virtually nothing to say on the subject. The head of the new 'superministry' for education and research, Letizia Moratti, is an unknown quantity in scientific circles - she previously headed an investment house and served briefly as president of RAI, Italy's state television network. Her deputy, nuclear engineer Guido Possa, was one of Berlusconi's schoolmates. "I'm waiting and watching to see what happens," says developmental biologist Edoardo Boncinelli of DIBIT, the Department of Biological and Technological Research at Milan's San Raffaele Institute. The Prodi government kick-started its reforms with a law pushed through in 1997 by public works minister Franco Bassanini. For the following two years, this allowed existing statutes governing state institutions to be revised without parliamentary approval. Research organizations were subjected to the Bassanini reforms. But the details, and many key appointments, are still being filled in. AP In safe hands? Research and education minister Letizia Moratti with Prime Minister Silvio Berlusconi. Attempts to restructure the CNR, Italy's national research council, which supports research in fields from psychology to chemical engineering, illustrate the current situation. A decree passed in April 1999 proposed a thorough restructuring, condensing the CNR's 330 institutes and centres to 100, mostly through mergers designed to achieve a critical mass in each research area. It also sought to introduce a simpler organizational structure. As a first step, two years ago, the CNR's 15 discipline-oriented 'advisory' committees were dissolved. These committees, dominated by university professors, exerted tremendous power. Not only did they control research funds earmarked for the CNR, but they also decided on appointments in its institutes and influenced the direction of large strategic projects funded by the research ministry. They distributed funds thinly and widely in an attempt to keep everyone reasonably happy, rather than rewarding excellence and innovation. Power over the CNR's spending and administrative decisions will now rest in the hands of a nine-member executive council known as the consiglio direttivo. Four of its members will be appointed by the Assembly of Science and Technology (AST), which will also advise the government on all aspects of science policy. A further four will be elected by academic researchers, with the ninth being the CNR's president, Lucio Bianco. But with the AST still awaiting appointment, and with methods for electing academic representatives onto the CNR central committee still to be agreed, the council so far exists only in interim form. The huge task of restructuring the CNR's institutes is being carried out, albeit slowly, by this interim council. The directorships of half of the new institutes have been advertised internationally - previously they were not even advertised in Italy - and the first handful of selections is expected to be made within the next few weeks. The CNR's 4,000 or so researchers seem reasonably happy with the changes made so far. "what is clear already is that the CNR reforms are very real," says Alberto Passerone of the CNR Institute for Physical Chemistry of Materials in Genoa. "The impacts will be beneficial, in my opinion." At Italy's smaller research agencies, reforms are progressing with varying degrees of success. The INFN, which supports research into nuclear and high-energy physics, was always efficiently run, and so has escaped major changes. Scientists funded by the Italian Space Agency (ASI), meanwhile, have profited from the reform process. ASI has no research institutes of its own, but its new governing statute, passed in 1999, made research its first objective. Since then, ASI's annual research budget has more than trebled, to 200 billion lire (US 87.5 million), not counting Italy's contributions to the European Space Agency's science programme. "It is more than we have for our national programme in Germany," says an envious Günther Hasinger, director of the Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics in Garching. But the 1,500 staff of the ISS, the Higher Institute of Health in Rome, fear that the reforms have made a bad situation worse. The ISS both conducts medical research and is responsible for technical aspects of drug regulation. It was supposed to be reformed to boost its efficiency and make it independent of the health ministry. But its new statute, finalized earlier this year, appears to give even more power to bureaucrats who have traditionally frustrated the working lives of ISS scientists. "The situation is worse than ever," says one disgruntled staff member. Worryingly, research is not even mentioned in the ISS's new mandate. "We won a few battles in the restructuring, but we lost the war," says former ISS director Giuseppe Benagiano. Since April, the revamped ISS has been headed by Enrico Garaci, a microbiologist and former president of the CNR, who is seen as an old- style political appointee. Wheeling and dealing The research agencies are only half of the picture, however. The universities have contributed to the problems of Italian science, in particular through a system of academic appointments based on national competitions, or concorsi, that were notorious for the wheeling and dealing conducted on the appointment committees. During the mid-1990s, state prosecutor Adelchi D'Ippolito brought 50 cases alleging corrupt practices during concorsi - although none has yet led to a conviction. STEPHANIE MAZE/CORBIS Life's speeding up at universities such as Bologna. In 1998, the national concorsi were replaced with a system that allows individual universities to make their own appointments. Dario Braga, a chemist at the University of Bologna who argued for reform for more than a decade, says that the advantage of the new system is speed. "The old concorsi procedures used to take ages to draw conclusions, and the value of speed in Italy should not be underestimated," he says. But he is disappointed that deal-making is still a large part of the process. Appointments at each university are now made by five-member committees, four of whom are elected at the national level by the relevant academic community. These elections are frequently rife with deal-making, the goal being the selection of committee members who will favour the 'right' candidate. These are often internal candidates who are cheaper to hire. The previous government recognized this problem, and provided funding to cover the additional costs of recruiting external candidates. But whether Berlusconi's administration will continue this policy is unknown. Indeed, the new coalition's policies on science and the universities remain mysterious. Nature requested an interview with Moratti, but she is not yet speaking about her plans. Near the top of Moratti's in-tray must be the implementation of Italy's first national research plan, drawn up by the former government with the help of a high-level expert committee. It includes a series of strategic programmes, in areas such as post-genomics and nanotechnology, which are supposed to be funded over the next three years by a one-off windfall of some 800 billion lire from the sale of licences to companies operating mobile-phone networks. Researchers are now wondering whether the first call for proposals will go out in September, as planned, whether the programmes will be redirected into applied projects to reflect Berlusconi's business-oriented policies, or even whether a new set of priorities will be drawn up. Scientists in the south of Italy, meanwhile, are nervous about the election of a government dominated by politicians from prosperous northern cities. The previous government supported investment in research in the economically depressed south, including a 40-billion-lire-development fund known as Biogem to build up a concentration of genetics in the Naples area. Biogem's president, Roberto Di Lauro, a geneticist at the Federico II University of Naples, says he is "waiting for the new government to settle, to see what commitment it will make to the south". When it comes to the ongoing reforms that are the biggest issue facing Italian science, leading researchers want Moratti to push through the changes initiated by the previous government, and reward successful reform by increasing Italy's spending on research to levels commensurate with its status as a G8 nation. "It will be hard to operate the new system efficiently if there is no new money made available," says Arturo Falaschi, director of the International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology in Trieste, and a member of the CNR's interim executive council. ALISON ABBOTT Nature's senior European correspondent __________________________________________________________________ Corriere della Sera 20 lug. ’01 QUESTE LAUREE SENZA FUTURO Ho iniziato a 25 anni il corso di laurea breve in operatore di beni culturali a Pavia; nel bando d'iscrizione non c'era scritto che il corso non era riconosciuto. Durante il secondo anno accademico mi avevano assicurato che prima o poi il governo (o chi per loro) avrebbe sistemato il corso. Ora il corso per via della riforma è stato cancellato e sostituito dalla laurea in scienze di beni culturali; per non perdere tutti gli esami che ho già dato nel corso di 5 anni, dovrei aggiungere almeno 10 esami. Così devo gettare via anni di sacrifici, come lavorare e sostenere esami simili a conservazione di Udine, esami pesanti e programmi troppo lunghi per una laurea breve e che non esiste più. Non sono stati in grado di darmi informazioni su quale sia la mia qualifica. Ho provato a contattare vari media, ma senza successo: forse il tema è troppo scottante in un Paese di scandali come l'Italia. Scienze della formazione primaria è un corso definito professionalizzante, un Cdl considerato completo al momento del suo avvio. Ora (Dm 4 giugno 2001) ci dicono che siamo considerati alla stregua di chi ha un diploma magistrale (quattro anni di studio di medie superiori contro cinque anni di superiori e quattro di università). Ci dicono che abbiamo la possibilità di effettuare supplenze per grazia ricevuta e non per meriti dimostrati sul "campo di battaglia". Ci dicono, circolare provvisoria ancora alla Corte dei Conti, che se vogliamo dopo la laurea potremmo accedere alla scuola di specializzazione - e se non volessimo, di noi cosa succederebbe? - saremmo obbligati a integrare un corso di laurea che all'atto dell'iscrizione ci hanno detto essere sufficiente? Vogliamo chiarezza, non vogliamo essere presi in giro. Vogliamo soprattutto che la nostra laurea sia considerata sufficiente per l'insegnamento nella scuola primaria e infanzia, che alla nostra laurea venga riconosciuto il valore che merita (sicuramente superiore a quello di un istituto magistrale). __________________________________________________________________ Repubblica 17 lug. ’01 MA L'UNIVERSITÀ NON È CERTO UNA HIT PARADE FRANCESCO TATEO Sono - com'è noto - uno dei presidi che ha commentato con sufficienza (e non con stizza, come dice il professor Assennato nel suo articolo del 10 luglio, perché non ne valeva la pena) le graduatorie del Censis sulle Università italiane. Certo è difficile, per chi accetta acriticamente il sistema di mercato, che implica anche metodi scorretti e subdoli di publicizzazione, per chi crede che la trasparenza consista nello sciorinare informazioni e valutazioni senza dar conto dei dati, e confonde la semplificazione dei dati statistici con la conoscenza di realtà complesse, è difficile capire lo scetticismo di chi invece ha l'abitudine della verifica, quale richiede ogni vera ricerca ed inchiesta. Basterebbe pensare a due colonnine di quella graduatoria, per perdere ogni fiducia nella serietà di questa sportiva "hit parade". Si intuisce che il numero di iscritti ad una facoltà, forse con qualche sofisticata parametrizzazione, è diventato "capacità di attrarre", come se il libro o il disco più venduti fossero inequivocabilmente i più validi e non i più pubblicizzati o spesso i più volgarmente fruibili. Quanto poi all'attività editoriale, dal confronto dei dati, in alcuni casi incredibile, è evidente che hanno pesato proprio quelle Università nelle quali abbonda il numero delle pubblicazioni finanziate, certamente più agevolmente documentabile o desumibile che non sia quello delle pubblicazioni non direttamente dipendenti dall'Università. Il dato potrebbe essere in questo caso addirittura falso, se s'intendesse - come pur sarebbe auspicabile per attività editoriale la qualità della produzione scientifica e la sua capacità di affermarsi al di là delle strutture accademiche. Tutto questo, e altro che si può immaginare non sapendo con quale criterio si siano quantificate e qualificate, ad esempio, l'attività di ricerca, o i rapporti con l'estero. Tutto questo ci dimostra quanto un tale sistema, che può assumere forme di linciaggio e che provocherebbe l'indignazione in chi non avesse un pò d'ironia, ci induce almeno a richiedere che una realtà complessa come l'Università venga sottoposta a verifiche un poco più faticose, ma più acute ed attente. Che proprio il settore della ricerca, e cioè dell'analisi e della distinzione, debba essere sottoposto alla facile valutazione di siffatte ricerche di mercato? Ma "così va il mondo" - si dirà con Manzoni, e quindi rinunciando all'ironia di quella frase famosa bisognerà predere atto delle opinioni diffuse. Sulla base di quelle opinioni cinquant'anni fa si tentò da parte del governo di allora di impedire lo sviluppo stesso dell'Università di Bari. Ora ci vengono a dire che la Bmw non giudica buona la nostra Università. Guardiamo alle vere carenze, non alle opinioni fondate su dati fuorvianti, e ci accorgeremo anzitutto della mancanza di un sistema d'informazione che uniformemente dia conto delle strutture e del funzionamento delle facoltà e dei dipartimenti, perché gli studenti sappiano non se una facoltà sia la più gettonata, ma se ha fuoricorso o se ha attrezzature sufficienti; non se abbia avuto un incremento di vincitori di concorso (come dice una colonnina del Censis, registrando ovviamente informazioni largamente superate), ma chi sono i docenti di una facoltà, e che cosa producono. Il professor Assennato, che ha avuto per anni la delega per le Biblioteche, dovrebbe sapere quale patrimonio di libri, e quale incremento annuale distingue, ad esempio, nonostante le difficoltà economiche, la Facoltà di Lettere e Filosofia, e come tuttavia le sue biblioteche siano rimaste prive di una sistemazione adeguata. Ma pare che dei libri e di molte altre cose, come della opportunità che dovrebbero avere i giovani di essere agevolati nello studio, ai sistemi di mercato e ai sedicenti informatori importi poco o niente. Francesco Tateo Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Università di Bari __________________________________________________________________ La Nuova Sardegna 19 lug. ’01 CAGLIARI: "IL FUTURO È LA RICERCA TECNOLOGICA". Protocollo d'intesa Università di Cagliari -Consorzio 21 con il sì della Regione. Parte Cagliari, poi Sassari e Nuoro di Luigi Alfonso Un protocollo d'intesa per promuovere la ricerca e l'innovazione tecnologica, a servizio di tutta l'isola: dietro la firma apposta ieri dal rettore dell'Università di Cagliari, Pasquale Mistretta, e dal presidente del Consorzio 21, Guido Cappelloni, ci sono un accordo articolato di intenti e l'approvazione della giunta regionale, ieri rappresentata dall'assessore regionale al Bilancio, Pietro Pittalis. La collaborazione tra le due parti esiste da tempo, ma stavolta è stata data un'impronta più istituzionale. L'obiettivo è di rafforzare il sistema di ricerca scientifico-tecnologica e favorire il processo di innovazione nei settori strategici dell'economia regionale. "Non ci siamo più limitati a mettere a disposizione il capitale umano - ha spiegato il rettore Mistretta -. Per fare questo, abbiamo dovuto forzare un pò la mano nel modificare lo statuto dell'Università. Ma adesso disponiamo di strumenti più agili che ci consentiranno di dialogare più proficuamente con enti pubblici e privati". Cappelloni ha ricordato che "in precedenza, il rapporto di collaborazione esisteva con determinati dipartimenti o con i singoli docenti. Volendo compiere un salto di qualità, andava modificata la strategia complessiva. Anche il Consorzio 21, come l'Università del resto, vuole partecipare per decidere e non per essere soggetto passivo. Siamo in perfetta linea con i contenuti del Documento di programmazione economico-finanziaria della Regione, che stimola questo genere di partnership. Informatica, biotecnologie e genetica sono i fronti su cui lavorare, mi auguro che sia fattibile anche nel settore della microelettronica. È auspicabile un coinvolgimento fattivo del polo di ricerca di Nuoro". Pittalis si è limitato a parlare di uno "sviluppo naturale dell'interlocuzione con due istituzioni che rappresentano un patrimonio notevole e hanno messo a disposizione esperienze e professionalità. Questo protocollo si propone obiettivi ambiziosi, per collegare la ricerca di base al sistema produttivo. Mi auguro di poter allargare molto presto il discorso all'ateneo di Sassari: è importante che il mondo universitario si apra a tutto il territorio regionale". L'accordo prevede la promozione e lo sviluppo del parco scientifico e tecnologico conosciuto con il nome Polaris, per il quale è prevista la sperimentazione di un modello di marketing territoriale. Va ricordato che fanno capo a Polaris il Crs4, la Promea e Neuroscienze. Università di Cagliari e Consorzio 21 hanno già sostenuto numerosi programmi, in virtù dei finanziamenti provenienti dal Piano d'iniziativa comunitaria per le piccole e medie imprese. Sono stati avviati cinque progetti di ricerca, che hanno coinvolto le società Ecos Elettronica di Elmas, Microbiol, Bioanalisi Centro Sud di Cagliari e Sipsa Ecologica di Torregrande. A proposito di quest'ultima, va detto che è stata messa in crisi da un recentissimo decreto del governo nazionale che blocca le importazioni di rifiuti speciali da altre regioni. Così sono rimasti a Taranto cinque vagoni carichi di rifiuti ospedalieri pericolosi, che verranno dirottati altrove, causando la perdita di cinquanta posti di lavoro. Sono nove, invece, i progetti di applicazione dei risultati della ricerca che coinvolgono: Cooperativa Su Trobasciu di Mogoro, Ecos Elettronica di Elmas, Sardinia Gold Mining di Furtei, Saeda-Sarda abrasivi e affini di Tortolì, Progemisa di Cagliari, Erbe Essenze di Ussaramanna e le ditte individuali Mariani di Selargius e Sulas di Bolotana. Due i progetti pilota: uno coinvolge dieci imprese in una "officina della colorazione naturale", l'altro vede impegnate cinque imprese nello "studio e progetto per l'ottimizzazione energetica del processo di cottura del pane carasau". Consorzio 21 e ateneo stanno collaborando anche alla predisposizione di un Piano integrato territoriale per l'area che comprende i Comuni di Capoterra, Pula, Sarroch, Domus de Maria e Villa San Pietro. __________________________________________________________________ L’Unione Sarda 19 lug. ’01 CAGLIARI: LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE BIOLOGICHE Sono due i corsi per conseguire la laurea triennale in Scienze biologiche: biologia sperimentale e biologia applicata. Gli studenti immatricolati nell’anno 2000-2001, all’atto dell’iscrizione al secondo anno dovranno optare per una delle due nuove lauree triennali. Agli studenti del vecchio ordinamento quinquennale sarà possibile, all’atto dell’iscrizione agli anni dal terzo in poi, optare per le nuove lauree triennali. __________________________________________________________________ La Nuova Sardegna 19 lug. ’01 ARCHITETTURA A SASSARI ISCRIZIONI TRA UN ANNO m.d. SASSARI. Può essere considerata cosa concreta l'istituzione della facoltà di Architettura nell' ateneo sassarese, con sede a Alghero. Il decreto del rettore dello scorso 24 maggio, anche in riferimento alla nota del ministero dell'Università di due mesi fa, dà via libera a tutte le procedure tecniche, amministrative e contabili per l' istituzione di quella che è l' undicesima facoltà dell' università di Sassari. C'è da precisare che il decollo effettivo, con le iscrizioni degli studenti, sarà programmato tra due stagioni accademiche, nel 2002-2003. Comunque già da ora si formerà il comitato di coordinamento, su indicazioni del senato accademico, che dovrà fare da apripista a tutta la fase organizzativa. Va inoltre sottolineato che c'è l' esigenza di programmare, con il comune di Alghero, le opzioni logistiche (Tra le ipotesi, c'è il recupero del vecchio ospedale o, da parte della Provincia, della ex caserma dei carabinieri). La facoltà, nell' ambito della prospettata riforma universitaria, dovrebbe prevedere i corsi di laurea di scienza dell' architettura e ingegneria edile e urbanistica e scienze della pianificazione territoriale e ambientale e il corso di laurea specialistica in architettura. Si è parlato di un contesto internazionale di facoltà di Archietettura del Mediterraneo, nell' ambito di una produttiva cooperazione tra atenei di diversi paesi. Il decreto del 24 maggio 2001 all' articolo 1 istituisce, presso l' università di Sassari la facoltà di Architettura e, all' articolo 2, la inserisce nell' elenco delle facoltà indicate dal regolamento didattico. __________________________________________________________________ Corriere della Sera 20 lug. ’01 PALERMO: IN ATENEO NON CI SONO VALVASSINI ADELFIO ELIO CARDINALE Il tema della non prestigiosa valutazione dell'Ateneo di Palermo - sulla base delle classifiche del Censis La Repubblica - è certamente attuale e merita serie e approfondite riflessioni, anche per gli importanti risvolti sociali, culturali, etici, economici che comporta. L'università - ci ricordano grandi maestri, da Croce a Ortega y Gasset - è un grande istituto economico ai fini del sapere, parte integrante della società civile, centro propulsore di funzioni vitali dell'organismo sociale. Ben venga, pertanto, un'analisi rigorosa e anche impietosa, specie dai docenti e da chi ricopre importanti incarichi accademici. Il professor Calabrese si è inserito nel dibattito - già avviato da rettore, presidi, docenti - assegnando a quasi tutti, con ecumenismo accademico, non commendevoli pagelle, nel contesto di un articolo duro, nella sostanza e nella forma, nel quale però si rileva una contraddizione di fondo, che può indurre il lettore in errore. Premesso che ricopro l'incarico di preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia da soli tre mesi, mi sento egualmente chiamato in causa dal fatto che - secondo il parere del Censis, fatto proprio acriticamente dal Calabrese - le posizioni di retroguardia del nostro ateneo dipendono, anche, dallo scarso prestigio dei presidi: anch'io, pertanto, mi iscrivo d'ufficio nel girone dei "presidi valvassini". Nel merito. Il collega estensore dell'articolo afferma che "la reazione di buona parte del mondo accademico è di irritazione e di ricerca di tutti i dubbi possibili al riguardo dell'obiettività dell'indagine". Successivamente Calabrese, dopo una serie di fendenti e scudisciate verso il suo mondo accademico - definito "conservatore", "ingessato da posizioni di potere", "pachiderma" che vive "cooptando valvassini di cieca obbedienza" - salva solamente (bontà sua !) il rettore, che connota come dotato di "massima onestà mentale" e da ottimale "volontà operativa". Anch'io mi associo pienamente nella positiva valutazione del professor Silvestri, ma devo far notare al collega Calabrese che è stato proprio il rettore (vedi intervista su questo giornale di domenica 15 luglio 2001) a dichiarare: "Intanto cominciamo col dire che noi rettori abbiamo contestato queste classifiche già l'anno scorso. I parametri non sono utilizzati con criteri rigorosamente scientifici. Come si fa a misurare la ricerca? Se basta la quantità di studi prodotti, come la mettiamo con la qualità? E che dire poi della produttività? Secondo il Censis, merita un punteggio alto chi sforna più laureati. Ma questo non è un incentivo ad allentare il controllo sulla qualità della preparazione? Il nostro ateneo è migliore di come lo dipinge il Censis". Questa posizione - ribadita anche in Senato accademico - è condivisa dalla Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane), oltre che da quasi tutti i presidi di Palermo, nonché da me personalmente. È, pertanto, una affermazione autorevole e ufficiale del massimo rappresentante dell'Ateneo, qualificato da "onestà mentale" in altissimo grado: non si tratta, quindi, di ostinata e stantia difesa da parte di "baroni" reazionari o di sussurri ascoltati nei corridoi, come asserito da Calabrese. Inoltre il collega, docente di Agrumicoltura ad Agraria, si chiede se le Facoltà siano disposte a ragionare. Posso rassicurarlo, per quanto riguarda la Facoltà di Medicina e Chirurgia: il preside, in data 12 luglio, ha scritto un documento a tutti i componenti del Consiglio di Facoltà, ove è scritto che "la graduatoria che investe la nostra Facoltà merita serie e approfondite riflessioni. Si impone uno sforzo convinto, operoso, solidale e collegiale, che investe tutti per individuare percorsi, miglioramenti e soluzioni". Aggiuntivamente, dopo la pausa estiva, sarà convocata una "consulta" di Facoltà, per "trovare idonei e improcrastinabili rimedi". Sono convinto che equipollenti iniziative sono e saranno avviate dalle altre Facoltà, da docenti e da studenti. Solo un confronto "laico", non corrivo e scevro da preconcette e apodittiche posizioni mentali - da parte di tutti i componenti della nostra comunità accademica - può concorrere a un operoso itinerario di crescita dell'Ateneo di Palermo. __________________________________________________________________ L’Unione Sarda 18 lug. ’01 CATTEDRA A NEW YORK PER 20 DOCENTI NAPOLETANI Laureati reclutati per l’insegnamento nelle high school NAPOLI Dal primo agosto 20 laureati campani saranno a New York dove li attende un contratto da 50.000 dollari all’anno (rinnovabile) per l’insegnamento di discipline scientifiche nelle high school locali. Insieme ad altri undici di Palermo sottoscriveranno, infatti, un contratto per l’insegnamento di discipline scientifiche nelle scuole locali. È questo il risultato di un accordo tra il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, e la comunità italo-americana newyorkese, la quale ha indicato alcune regioni italiane particolarmente significative per il reclutamento degli insegnanti, e tra queste la Campania. In applicazione di questo accordo, dall’ 11 luglio scorso si sono svolte, nei locali del settore Ricerca Scientifica della Campania, le selezioni per insegnanti di discipline scientifiche che, dotati di una buona conoscenza della lingua inglese e provvisti dell’abilitazione all’insegnamento, siano a disposti ad esercitare la loro attività professionale a New York. La città di New York ha stimato di aver bisogno, per i prossimi anni per le high school locali, di oltre 2000 insegnanti per le materie tecnico-scientifiche, non reperibili in loco. Per sanare questo bisogno la comunità newyorkese ha deciso di rivolgersi fuori dai confini statunitensi, e in particolare è stata individuata l’Italia, paese maggiormente idoneo per la qualità dei curricula degli insegnanti. Le selezioni, effettuate da una delegazione di docenti universitari americani guidati dal vicesindaco di New York, Mario D’Elia, hanno riguardato giovani laureati abilitati all’ insegnamento delle discipline scientifiche e si sono già svolte a Palermo e Napoli, dove sono risultati disponibili ed idonei rispettivamente undici e venti laureati, mentre sono ancora in corso di svolgimento a Roma e Milano. Ai selezionati è offerto un contratto di lavoro biennale di crica 50.000 dollari all’anno rinnovabile e due settimane di vitto e alloggio gratis. __________________________________________________________________ Corriere della Sera 20 lug. ’01 UNIVERSITÀ TRA "SHARE" E ISTRUZIONE. CONFLITTO DI INTERESSI? Cara Signora Latella, ho letto sul "Corriere" la lettera a firma Giovanna sulla rivalità e sulla concorrenza fra le facoltà sorte dalle ceneri della vecchia facoltà di Lettere e filosofia di Roma "La Sapienza". Come docente ho lavorato per trent'anni, nella vecchia, gloriosa facoltà e mi trovo ora in una delle quattro neonate, precisamente in quella che, riprendendo il vecchio nome di "Facoltà di Lettere e filosofia", esprime una silenziosa protesta contro la dispersione di un prezioso patrimonio. Alle giustissime riflessioni di Giovanna vorrei aggiungerne un'altra. Il danno non è solo economico, e forse il danno economico è il minore. I materiali pubblicitari, l'allestimento dei gazebo, tutto il lavoro amministrativo e burocratico, è svolto da docenti strappati ai loro compiti istituzionali, la didattica e la ricerca. L'autonomia universitaria ha innescato un meccanismo mortale per la cultura, quello dei numeri. L'affluenza degli studenti in una facoltà ne determina il successo e quindi la stessa sopravvivenza. In tali condizioni la rivalità accanita fra più facoltà identiche come contenuti determinerà fatalmente uno scadimento di livello: chi si azzarderà più ad essere severo ed esigente a rischio di far scappare gli studenti? Trovandomi ieri davanti al gazebo pubblicitario della nostra facoltà, mi sono ricordata che il verbo latino per "stare davanti", cioè "prostare", è termine tecnico per "prostituirsi". Silvia Rizzo Prof. ordinaria di Filologia della letteratura italiana Università degli Studi di Roma "La Sapienza" __________________________________________________________________ Il Sole 24Ore 20 lug. ’01 ROSENFIELD:"INTERNET PUÒ CAMBIARE IL SISTEMA EDUCATIVO" Parla Andrew Rosenfield, fondatore di UNext.com, società statunitense dell'e- learning. "Internet può cambiare il sistema educativo". In un anno sono stati siglati contratti con quasi 50 aziende, tra cui General Motors, che formerà 88mila dirigenti "Molti sono sorpresi dal numero di compagnie del settore e-learning che sono recentemente scomparse, ma negli anni precedenti io ero molto più sorpreso nel vedere come tanti individui che sapevano poco di Internet e nulla di pedagogia trovavano con estrema facilità considerevoli finanziamenti per lanciare progetti giustificati solo dalla convinzione che per arricchirsi bastava mettere in Rete qualche professore" dichiara Andrew Rosenfield, fondatore e direttore di UNext.com. "Un buon numero di queste imprese sono andate a picco e la moria non è ancora finita, però questo salutare sfoltimento non ha nulla a che vedere con lo stato generale di salute dello e-learning. Il consolidamento era inevitabile, purtroppo certe imprese che meritano di crescere hanno oggi maggiori difficoltà a trovare finanziamenti, ma nella prospettiva più lunga il futuro dell'educazione via Internet non è meno roseo di due o tre anni fa. In particolare il programma di sviluppo della nostra società non è stato alterato dai cambiamenti avvenuti nella Borsa o nel resto dell'economia. Il successo che UNext.com ha avuto nei dodici mesi in cui abbiamo avuto prodotti da vendere non poteva essere più incoraggiante". L'ultimo quinquennio. In questa intervista esclusiva a "Il Sole-24 Ore New Economy" Andrew Rosenfield spiega come negli ultimi cinque anni abbia sospeso le altre attività di economista, giurista, educatore, filantropo e imprenditore per creare UNext.com e farla diventare una delle maggiori società private dell'educazione via Internet. Inoltre fa il punto dello stato dell'intera industria di e-learning e il ruolo che prevede per il futuro per UNext e le altre maggiori realtà del settore. Recentemente la giovane azienda è stata oggetto di notevole interesse perchè (si veda il Sole-24 Ore del 20 giugno 2001) si è assicurata il contratto del programma di Mba per 88mila dirigenti e tecnici di General Motors, ma Rosenfield fa notare che il caso Gm è tutt'altro che isolato. In appena dodici mesi la sua società si è assicurata contratti con altre 45 società fra cui la Barclays Bank e American Online-Time Warner. Come è nata la società. UNext è una di quelle aziende del comparto e-learning con promotori famosi. Uno di questi è Gary Becker, professore di economia e sociologia dell'università di Chicago che nel 1992 ha vinto il premio Nobel per aver scoperto il ruolo decisivo che ha il capitale umano nell'economia moderna. L'idea di creare la società era nata dalle conversazioni che Rosenfield e Becker avevano avuto allo stadio mentre seguivano le partite di basket della leggendaria squadra dei Bulls. Due altri famosi promotori di UNext sono il premio Nobel per l'economia Kenneth Arrow e George Schulz che, dopo una brillante carriera universitaria, ha ricoperto a Washington alcune tra le massime cariche pubbliche, fra cui quelle di Segretario del Tesoro e di Segretario di Stato. Due altri personaggi che hanno avuto un ruolo cruciale nel far diventare realtà l'idea di unire insieme la tecnologia più avanzata col sapere sono stati il fondatore e amministratore delegato di Oracle Larry Ellison e l'inventore dei junk bonds Michel Milken. "Schultz e Arrow, Milken, Ellison, Becker e tanti altri eravamo uniti dalla determinazione di impiegare uno strumento cosi potente e bello come Internet per cambiare il sistema educativo, farlo diventare più aperto, più efficace e più democratico" dice Rosenfield. Ma UNext è una impresa o una istituzione accademica? Noi siamo contemporaneamente una società privata a fine di lucro e una università che attraverso la nostra sussidiaria Cardean University è autorizzata a concedere lauree. Oltre ai membri fondatori come ad esempio Milken e Ellison fanno parte del consorzio le business schools di Stanford, Columbia, Carnegie Mellon, l'università di Chicago e la London school of Economics. Perché più volte in pubblico lei ha enfatizzato che UNext non è l'università della televisione? Mezzo secolo fa, quando la tv comparve per la prima volta nelle famiglie, molti misero in risalto le sue enormi possibilità educative e ancora oggi c'è chi parla di straordinarie occasioni perdute. La televisione non ha avuto gli effetti sperati perché è un mezzo di comunicazione estremamente passivo. Noi siamo contrari alla tv nello stesso modo in cui ripudiamo le lezioni dalla cattedra. Quelli che guardano i programmi educativi in tv assomigliano a quelle centinaia di studenti che in un immenso anfiteatro ascoltano la lezione di un famoso professore; il valore educativo di quelle lezioni come della tv è zero perché si tratta di esperienze assolutamente passive. Noi non usiamo Internet per trasmettere le lezioni di un cattedratico, ma per stimolare gli studenti a pensare, a essere interattivi gli uni con gli altri, con l'istruttore o il tutor, a fare, a pensare. Lo scopo dei nostri programmi è fare dello studente il protagonista del processo educativo secondo le idee di pensatori come John Dewey o William Rainey Harper e Internet è lo strumento ideale per moltiplicare le possibilità d'imparare in continuità. Noi crediamo di poter dare nuove capacità ai dirigenti di imprese come Gm, Barclay o Aol-Warner. Secondo certi futurologi fra qualche decennio tutto il processo educativo sarà dominato da Internet e da società come UNext.com o Phoenix University, che prenderanno il posto delle università tradizionali. Quanto sono giustificate le paure di tanti educatori e membri dei board of trustees che si chiedono quale sarà il futuro dei college o università? A Unext noi cerchiamo di fornire la migliore educazione e formazione a distanza possibile, ma non pensiamo neppure alla possibilità di prendere il posto dell'esperienza di vita che si ha in una comunità dedicata a studiare, discutere e pensare come Harvard, l'Università di Chicago o migliaia di altre scuole. Non è la prima volta che l'arrivo di una nuova tecnologia ha fatto credere se farà scomparire le tecnologie precedenti. Tanti, per esempio, erano sicuri che il cinema avrebbe fatto scomparire il teatro o che la televisione avrebbe ucciso il cinema, ma nessuna di queste previsioni apocalittiche si è avverata perché ogni tecnologia svolge funzioni diverse. Sarebbe una tragedia se i governi o le fondazioni e i privati riducessero i loro investimenti nelle strutture fisiche di educazione superiore con l'idea che il futuro appartiene solo all'e-learning. L'educazione via Internet soddisfa esigenze diverse da quelle di un college o una università. In un'epoca in cui è sempre più diffusa la consapevolezza che l'educazione è un processo che dura tutta la vita, Internet serve a tutti quelli che per ragioni fisiche e o finanziarie non possono ritornare a scuola o non si possono permettere di utilizzare le scuole terziarie esistenti. UNext quattro anni fa non esisteva e oggi gestisce imponenti programmi in più di un continente. Come si crea in cosi breve tempo una simile organizzazione? È solo dalla primavera dello scorso anno che abbiamo programmi di formazione da offrire. I due anni precedenti erano stati dedicati esclusivamente a sviluppare la pedagogia, a creare corsi e a costruire l'infrastruttura tecnica perché, al contrario di altre realtà educative noi non lasciamo ad altri la responsabilità di fornire la base tecnologica. Col tempo potremo spaziare in molti campi del sapere, ma per ovvie ragioni economiche in questa prima fase ci siamo concentrati completamente nel produrre programmi educativi fatti su misura per le imprese perché questo è il settore dove maggiori sono le possibilità di recuperare più rapidamente gli investimenti. Fino a questo momento abbiamo investito 150 milioni di dollari e secondo le più recenti previsioni saremo in grado di raggiungere il pareggio solo nel l'ultimo trimestre del prossimo anno. Caso per caso il processo è lento e meticoloso. I primi contatti con General Motors per il programma che diventerà effettivo solo a agosto, per esempio, erano cominciati alla fine dell'anno scorso e a marzo di quest'anno la collaborazione era sufficentemente avanzata per permetterci di firmare un accordo definitivo e dedicarci a perfezionare la collaborazione fra il nostro personale docente e quello dei 15 collegi di Gm che continuerà per tutto il periodo del contratto. È vero che UNext.com si accinge a uscire dai confini degli Stati Uniti inaugurando filiali in Asia e nel l'America latina e sviluppare e-learning in altre lingue come il cinese, lo spagnolo, il portoghese? L'accordo che abbiamo con Barclay bank indica come la scuola virtuale noi operiamo già fuori degli Stati Uniti. È pure vero che abbiano avuto colloqui con la Cina perché è proprio nei paesi del terzo mondo che Internet è più indispensabile. Se, per esempio, il governo cinese volesse portare il suo popolo al livello di scolarità degli Stati Uniti dovrebbe costruire 18mila college e università. Anche senza spiegare come potrebbe trovare i capitali per costruire le strutture fisiche universitarie e quelle delle scuole elementari e medie, gli sarebbe assolutamente impossibile trovare o addestrare il corpo docente. E- learning è tanto più economico di qualsiasi altra forma di educazione perché riduce drammaticamente i costi delle strutture fisiche e il numero del personale docente. Per questo a mio parere non è impensabile immaginare che in un giorno non lontano, oltre a programmi di e-learning in inglese, ce ne saranno altri in mandarino o in spagnolo. Mauro Calamandrei __________________________________________________________________ Repubblica 17 lug. ’01 AMERICA, LA FUGA DEI CERVELLI Pioniere della genetica emigra in Gran Bretagna: Bush non ci dà i fondi per la ricerca dal nostro inviato FEDERICO RAMPINI SAN FRANCISCO - Lo scienziato americano Roger Pedersen, 56 anni, ha le chiavi di una scoperta che può sconfiggere il morbo di Parkinson, l'Alzheimer e il diabete. Ma è costretto a fare le valigie: abbandona il suo centro di ricerca alla University of California (San Francisco), dice addio a 280 milioni di dollari di finanziamenti pubblici americani. Se ne va in esilio a Cambridge, in Inghilterra. La destra religiosa lo ha sconfitto. Pedersen è uno dei pochissimi ricercatori - una mezza dozzina in tutto il mondo - capaci di ottenere "cellule staminali" da embrioni umani. A questa sperimentazione condannata da molte chiese protestanti e dal papa, George Bush sta tagliando i fondi federali, con una decisione che spacca in due l'America e lo stesso partito repubblicano. Bush ne parlerà con Giovanni Paolo II tra una settimana a Roma. Al suo ritorno a Washington dovrà prendere una decisione finale: è in gioco la leadership americana nella biogenetica, e il ruolo della Chiesa nel definire le frontiere della ricerca scientifica nel paese più ricco del mondo. Nell'impossibilità di proseguire il suo lavoro in California, intanto Pedersen ha già trovato rifugio nella vecchia Inghilterra, che consente e finanzia generosamente la ricerca scientifica sugli embrioni umani. Il celebre scienziato americano ha già firmato un contratto con l'università britannica, lasciando disperati i suoi colleghi di San Francisco. E non solo loro. Il Wall Street Journal, quotidiano conservatore ma sensibile agli interessi della grande industria farmaceutica americana, lancia un grido di allarme: "Gli Stati Uniti ora rischiano una fuga di cervelli alla rovescia". Per decenni è accaduto esattamente il contrario: è stata l'Europa a subìre l'emorragìa dei suoi talenti migliori, attirati dalle università Usa. Bush finirà per escludere l'America da uno dei filoni di ricerca più promettenti per la salute umana? Ne sembra convinto il rettore della facoltà di medicina alla University of California, Haile Debas, che dichiara: "Noi consideriamo di vitale importanza la ricerca sulle cellule staminali ricavate dagli embrioni umani. Purtroppo il dottor Pedersen è costretto a continuare il suo lavoro altrove, con meno difficoltà di quelle che incontra oggi negli Stati Uniti". Roger Pedersen da un decennio è uno dei pionieri negli esperimenti sugli embrioni umani. Nel 1993 fu proprio lui, spendendo la sua autorevolezza e il suo prestigio internazionale, che riuscì a convincere il presidente Bill Clinton ad abrogare il divieto di sperimentazione per i trapianti dei tessuti fetali. La sua task force di dieci scienziati, nel laboratorio che Pedersen ha fondato e diretto a San Francisco, si è specializzata nell'estrarre da embrioni umani di pochi giorni le cellule staminali, che hanno la capacità naturale di evolversi sviluppando a loro volta tutte le altre 220 varietà di cellule che compongono l'organismo umano. Su queste cellule staminali si concentrano speranze immense. In futuro esse potrebbero sostituire tessuti umani danneggiati. Quindi potrebbero curare, per esempio, gravi lesioni al midollo spinale. Oppure produrre tessuti sani per ovviare a malattie genetiche. O ancora generare altre cellule che a loro volta "fabbricano" l'insulina. Infine, poiché le staminali sono l'origine anche delle cellule nervose, potrebbero sconfiggere mali per ora incurabili come l'Alzheimer e il Parkinson. Ma le cellule staminali si ottengono distruggendo embrioni di pochi giorni, che la Chiesa cattolica e molte chiese protestanti considerano come esseri umani a pieno titolo. Bush per arrivare alla Casa Bianca ha avuto bisogno dei voti della destra religiosa: in America i fondamentalisti "evangelici" sono politicamente molto attivi e organizzatissimi nel convogliare i propri voti sui candidati antiabortisti. Perciò in campagna elettorale Bush si è impegnato a sospendere ogni finanziamento pubblico alle università le cui ricerche comportano l'uso di embrioni umani. Detto fatto, tre mesi fa è scattata la censura della Casa Bianca. "Se sei in un laboratorio che riceve anche un solo dollaro di fondi federali - dice la biologa Mary Hendrix della University of Iowa - non puoi più fare questo tipo di ricerche". Il divieto vale anche se i soldi pubblici sono una piccola quota e il resto proviene da finanziamenti privati, come spesso accade nelle università americane. Rinunciare completamente alle sovvenzioni ufficiali di Washington è difficile, perché spesso anche i privati (imprese, fondazioni) prima di finanziare una ricerca vogliono che essa abbia qualche forma di finanziamento federale come garanzia di serietà. La mossa di Bush è uno shock per gli Stati Uniti, che da mezzo secolo (dai tempi di Einstein e Fermi) hanno fondato la loro leadership tecnologica sulla grande libertà di ricerca scientifica. Anche la destra su questo terreno si è completamente spaccata. Oltre alla grande industria farmaceutica - interessata alla sperimentazione di nuove terapie che possono diventare altrettanti business miliardari - perfino delle figure celebri dell'establishment repubblicano si schierano in favore della sperimentazione sugli embrioni. Nancy Reagan, la moglie dell'ex presidente oggi malato di Alzheimer, ha lanciato un appello a favore di queste ricerche "perché possano aiutare, se non il presidente Reagan, almeno le generazioni future". Ha fatto scalpore il senatore repubblicano Gordon Smith, che in un'intervista alla Cnn ha detto: "Invito gli avversari di queste ricerche a venire con me in ospedale, a visitare i miei parenti che stanno morendo del Parkinson. Andate a dirgli in faccia che volete negargli ogni speranza". Un altro leader storico dei repubblicani, l'anziano senatore Strom Thurmond (che pure è un antiabortista) si è schierato in favore della ricerca sulle cellule embrionali, nella speranza che si scopra una cura per sua figlia diabetica. Bush è stretto fra queste pressioni dei suoi compagni di partito più moderati e la fatidica scadenza elettorale del 2002, quando i voti della destra religiosa saranno probabilmente indispensabili ai repubblicani per riconquistare la maggioranza perduta quest'anno al Senato. Il tema sarà sicuramente affrontato anche nel suo incontro con il papa, che avverrà subito dopo il G8, a Roma il 23 luglio. La posizione di Giovanni Paolo II - lui stesso malato di Parkinson - su questo tema è netta: ogni embrione è una vita umana che va protetta. A casa sua, il presidente americano ha ancora un ultimo, risicato margine di compromesso. Entro la fine del mese Bush deve decidere se vietare i finanziamenti solo alle ricerche su embrioni umani, o anche sulle cellule staminali ottenute da questi embrioni. E' una distinzione sottile, che però può lasciare aperto uno spazio cruciale per il lavoro dei colleghi e seguaci di Pedersen. Ma intanto le fughe in avanti di altri ricercatori balzano in primo piano sui mass media, mettono in imbarazzo il fronte progressista, e fanno il gioco dei fondamentalisti. La maggioranza della comunità scientifica americana si impegna a usare solo embrioni già esistenti, quindi "avanzati" da coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione artificiale e condannati all'eliminazione. Non tutti però seguono questa regola. Di recente si è scoperto che il Jones Institute for Reproductive Medicine, in Virginia, recluta a pagamento donatori di sperma e ovuli, con cui crea apposta gli embrionicavia per poi smembrarli. Un altro laboratorio, a Worcester nel Massachusetts (lo stesso che tre anni fa fece esperimenti terribilmente controversi per un embrione misto uomomucca), usa le cellule staminali per far crescere un embrione umano clonato. Questo naturalmente non ha nulla a che vedere con la guerra contro l'Alzheimer, e crea turbamento anche nel campo dei "liberal". Refrattaria ai diktat delle Chiese allo Stato, ma spaventata dall'autoreferenzialità etica di certi scienziati, anche la sinistra si scopre nell'imbarazzo. Scrive Charles Krauthammer su Time: "Restiamo sconvolti se un bosco viene devastato dagli scavi per cercarvi del carbone; come possiamo rimanere indifferenti se un embrione umano viene creato apposta e poi fatto a pezzi, per strapparne i componenti uno a uno?". __________________________________________________________________ Corriere della Sera 19 lug. ’01 SCUOLA, I NUOVI CICLI SARANNO PRONTI NEL 2002 La Moratti: la decisione dopo gli Stati generali. La riforma dell' università partirà in autunno Benedetti Giulio Il ministro mira all' autonomia, gli insegnanti avranno un contratto separato rispetto alle altre categorie dell' istruzione Scuola, i nuovi cicli saranno pronti nel 2002 La Moratti: la decisione dopo gli Stati generali. La riforma dell' università partirà in autunno ROMA - I nuovi cicli scolastici decolleranno dal settembre del prossimo anno. Nelle università, invece, il «tre più due» partirà regolarmente in autunno. Ma se un ateneo non è pronto potrà attendere fino al 2003-2004. Dopo settimane di silenzio, il ministro dell' Istruzione Letizia Moratti ha illustrato il suo programma davanti alla commissione Cultura della Camera. Venti cartelle in tutto, dove le parole suonano come colpi di ariete contro le mura del vecchio apparato burocratico dell' istruzione. Ma anche di incoraggiamento all' autonomia delle scuole e alla responsabilità dei docenti. Sin dalle prime battute il ministro, utilizzando i risultati di studi internazionali, fa balenare uno scenario preoccupante, quello di una scuola italiana sempre più dequalificata e staccata dall' Europa. Il tono è quello della sfida, anche contro il tempo: «Abbiamo margini sempre più ristretti - ha avvertito Moratti - per scongiurare il progressivo decadimento del nostro sistema educativo e formativo». Quanto al dibattito sul federalismo, il ministro riconosce allo Stato il compito di definire i programmi nazionali. CICLI - Un gruppo di lavoro ristretto presieduto dal professor Giuseppe Bertagna dell' università di Bologna esaminerà gli aspetti più controversi della riforma coinvolgendo tutte le componenti. Il risultato sarà un documento di sintesi che prenderà in esame varie soluzioni. A quel punto verranno convocati gli Stati Generali dell' istruzione - si tratta d i un organismo creato per l' occasione - che daranno voce alle diverse componenti scolastiche. Gli Stati generali, sulla base del rapporto, forniranno al ministro delle indicazioni per un nuovo piano di attuazione della riforma e per «le eventuali modifiche alla legge numero 30». FORMAZIONE - Il gruppo di lavoro dovrà anche valutare la fattibilità di un percorso di formazione professionale parallelo a quello scolastico dai 14 ai 21 anni. SEMPLIFICAZIONE - La parola d' ordine è «sburocratizzare». «Ereditiamo ancora un peso burocratico e opprimente dello Stato: si continua a governare le scuole con una miriade di circolari e decreti», ha ricordato il ministro che propone un «tavolo di semplificazione». DOCENTI - Gli insegnanti avranno un contratto separato rispetto alle altre categorie della scuola. Inoltre il loro impegno si potrà differenziare sempre di più sia rispetto al tempo di lavoro sia in relazione al profilo professionale, con riconoscimenti economici differenti. Le carriere verranno introdotte attraverso il confronto con i sindacati. Arriverà anche il codice deontologico. VALUTAZIONE - Verrà istituito un Servizio nazionale di valutazione del sistema scolastico indipendente dal ministero dell' Istruzione. Dovrà definire gli standard di qualità delle scuole e valutare i livelli finali di preparazione. Il ministro ha istituito un gruppo di studio presieduto da Giacomo Elias della Statale di Milano. ORGANI COLLEGIALI - Il governo sta per presentare alle camere una legge di riforma che prevede pochi, essenziali organi di governo e lascia ai singoli istituti la facoltà di darsi le forme di partecipazione più opportune. UNIVERSITA' - Il governo terrà conto del dibattito che negli ultimi mesi si è sviluppato sulla riforma universitaria. Tra le preoccupazioni condivise, quella che il «tre più due» produca un abbassamento della qualità dell' offerta formativa e il fatto che molti corsi siano stati definiti senza un confronto col mondo produttivo. Di qui la facoltà di differire di due anni. Per aiutare i ragazzi nella scelta dell' ateneo verranno introdotti l' accreditamento del prodotto formativo e certificazione della qualità dei servizi. La recente riforma dei concorsi, poi, non ha funzionato. «Va recuperato i l sistema del vincitore unico in luogo del vigente sistema dei due candidati idonei», ha proposto la Moratti. Giulio Benedetti I temi chiave del progetto di Moratti STATI GENERALI DELLA SCUOLA Vi faranno parte genitori, insegnanti, studenti. Dovranno assistere il ministro Letizia Moratti nell' elaborazione del nuovo piano di attuazione dei cicli o nella riscrittura della legge di Riforma della scuola TAVOLO PER SEMPLIFICARE Servirà a sburocratizzare l' organizzazione interna della scuola, governata ancora oggi attraverso l' uso di troppe circolari. Si vuole anche ridurre i troppi uffici dirigenziali VALUTAZIONE Sarà istituito un servizio nazionale di valutazione degli insegnanti, che sarà indipendente dal ministero dell' Istruzione DOCENTI Avranno un contratto separato. Verranno introdotte le carriere UNIVERSITÀ La riforma del «tre più due» partirà a settembre solo nelle università che sono pronte. Gli atenei hanno tempo fino al 2003-2004 ========================================================= __________________________________________________________________ Corriere della Sera 15 lug. ’01 PAGELLE AGLI OSPEDALI, I MANAGER ACCUSANO Il direttore di Brescia:«Due pesi e due misure, io ho fatto un buon lavoro». Promossi i vertici delle Asl di Bergamo, Lecco e Pavia. Al «Pini» di Milano la pagella migliore Mottola Grazia Maria Il Pirellone ha messo a punto la valutazione dei 42 responsabili delle aziende sanitarie: 18 sono a rischio Pagelle agli ospedali, i manager accusano Il direttore di Brescia:«Due pesi e due misure, io ho fatto un buon lavoro» MILANO - «Un giudizio così negativo non me l' aspettavo proprio». Lo ammette con amarezza Lucio Mastromatteo, direttore generale degli Spedali Civili di Brescia, che insieme ad altri sette manager della sanità lombarda non ha superato la sufficienza nella valutazione annuale della giunta regionale. Nella pagella dei 42 direttori di Asl e aziende ospedaliere sottoposti all' esame, si è piazzato tra gli ultimi, lui che dirige la più grande struttura della Lombardia, tra le prime in Italia. Per Mastromatteo, come per gli altri 17 colleghi arrivati in fondo alla graduatoria, potrebbe non arrivare la conferma dell' incarico, se entro fine d' anno non avrà recuperato terreno. Tra i primi della lista, invece, spiccano i manager delle Asl di Bergamo, Lecco, Pavia, oltre a l direttore del Pini di Milano. DELUSIONE - «Lo so che il mio è un lavoro complesso, proprio per le dimensioni dell' azienda che dirigo, per me è più difficile raggiungere determinati obiettivi - sottolinea il direttore degli Spedali Civili - eppure credevo di aver fatto un buon lavoro: nell' ultimo incontro con la direzione tecnica della Sanità, nel quale sono stati verbalizzati i risultati raggiunti, mi sembrava di essere andato bene». Ma i numeri parlano chiaro: su un punteggio massimo pari a 100, Mastromatteo ha ricevuto 56. Nella classifica degli ultimi, gli fanno compagnia i direttori delle Asl di Cremona e Vallecamonica, oltre a quelli di ospedali come il San Carlo e il Sacco di Milano, il Morelli di Sandolo, le aziende di Lecco e Chiari (Brescia). GLI OBIETTIVI - Il giudizio della Regione è basato principalmente sul raggiungimento degli obiettivi economici-finanziari. Risultati che il direttore Mastromatteo assicura di aver ottenuto: «Sotto il profilo dei costi, l' azienda è a posto, per quanto riguarda il personale spendiamo circa il 62 per cento del totale, al di sotto della media lombarda». E per i ricoveri? «E' una questione vecchia - precisa il manager -, si tende a far confusione tra quello che succede nella provincia e i dati degli Spedali: dal ' 98 al 2000 abbiamo ottenuto una riduzione di 16 mila ricoveri, per quest' anno ne abbiamo in programma altri 5 mila». Ma in provincia il calo del tasso di ospedalizzazione è lento, e il valore di 201 ogni mille abitanti è ancora alto, rispetto a quello di 160, suggerito dal ministero della Sanità. «Forse la nostra azienda sta pagando per responsabilità che non ha - spiega Mastromatteo -, io sto perseguendo la politica di ridurre ricoveri e posti letto, mentre nell e altre strutture sul territorio si tende all' aumento: se i ricoveri tagliati da noi, li recuperano gli altri, che colpa ne ho io?». Grazia Maria Mottola I giudizi della Regione sui 42 direttori lombardi MOLTO SODDISFACENTE Rossantini-Asl Bergamo Ca nnatelli-Asl Lecco Miglio-Asl Pavia Beretta-AO Pini Milano LUSINGHIERO Belloli-Asl Lodi Savazza-Asl Mantova Boni-Asl Milano 3 Triaca-Asl Sondrio Benedettini-Asl Varese Sorrentino-AO Cremona Sala-AO S.Paolo Mi Santagati-AO Legnano Spata-AO Vimercate R ania-AO Gallarate SODDISFACENTE Amadeo-AO Seriate Caltagirone-AO Niguarda Sanfilippo-AO Melegnano Carenzi-AO S. Gerardo Lucchina-Ao Macchi SUFFICIENTE Portaluppi-Asl Milano 1 Gregis-AO Treviglio Foschini-AO Desenzano Mattiussi-AO Icp Milano Bertoglio -AO Busto MINIMO Coppini-Asl Brescia Saronni-Asl Como Mobilia-Asl Milano città Albanese-Asl Milano Conz-AO Crema Navone-AO S.Anna Leoni-AO Bergamo Colombo-AO Mantova Corrao-AO FBF Liporace-AO Salvini INSUFFICIENTE Preite-Asl Cremona Bolandrina-Asl Va llecamonica Testa- AO San Carlo Spaggiari-AO Sondalo Rotasperti-AO Lecco Mastromatteo -Sp.Brescia Tonini-AO Mellini Chiari Pampari-AO Sacco Mi GLI AMMINISTRATORI «Ottimo sistema, ma produce stress» MILANO - Giudizio positivo e più soldi in busta paga . Una soddisfazione per i manager della sanità ai quali la Regione Lombardia ha riconosciuto di aver conseguito determinati obiettivi per il 2000. Per Carlo Lucchina, direttore generale dell' azienda ospedaliera di Varese, premiato con un punteggio d i 75 su 100, si tratta di una sorta di avanzamento. «Sono contento per l' azienda che dirigo - spiega il manager in carica da oltre un anno - vuol dire che ha fatto dei passi avanti rispetto al passato; la situazione è migliorata, ma resta ancora tanta strada da fare». Grazie alla valutazione della Regione, che gli ha assegnato un giudizio soddisfacente, Carlo Lucchina riceverà un premio di 20 milioni. Dieci milioni in più, invece, finiranno nella tasche di Alfredo Sorrentino, direttore dell' azienda ospedaliera di Cremona, con 81 punti su 100: «Questa gratificazione mi fa piacere, ma sono stato fortunato - spiega Sorrentino -, i risultati dipendono anche da un lavoro di gruppo, per questo devo ringraziare il direttore amministrativo e quel lo sanitario, comunque poteva andarmi anche meglio». Per Sorrentino, infatti, alcuni obiettivi non sono legati alle capacità professionali: «Molti colleghi hanno perso punti per motivi a loro estranei. Un esempio? Il mio punteggio si è abbassato solo perché alcuni lavori edili non si sono conclusi in tempo per mancanza della concessione». Ma lavorare così sotto esame non è stressante? «Piuttosto è stimolante, e la Regione fa bene a pretendere la massima efficienza, ma il peggio verrà il prossimo anno, quando gli obiettivi economici varranno il doppio dei punti, allora sì che saremo davvero sotto pressione». Gra. Mo. __________________________________________________________________ Corriere della Sera 19 lug. ’01 AVO, MALATI MENO SOLI ANCHE IN OSPEDALE Nardi Pino Città amica Avo, malati meno soli anche in ospedale di PINO NARDI Sono gli «amici degli ammalati». E cercano di rendere più umano l' ospedale. Da oltre 25 anni l' Avo (via Dezza 26; tel. 02.48.02.42.15; avo.milano@tiscalinet.it), Associazione volontari ospedalieri, è un punto di riferimento per chi soffre, per aiutarli a lottare contro il dolore, l' isolamento e la noia. L' intuizione è stata di un medico: il professor Erminio Longhini, primario per 30 anni all' ospedale di Sesto San Giovanni. «N on mi bastava vedere una divisione attrezzata molto bene se il malato era solo un paziente da aggiustare, che doveva accettare quello che gli veniva fatto: se è unilaterale, dove uno fa e l' altro subisce, non nasce un buon rapporto». Longhini oggi h a 72 anni e fa parte della Consulta del volontariato al ministero della Sanità. All' inizio a seguirlo in questa avventura è una trentina di amici. Oggi gli aderenti sono 27 mila presenti in 212 città italiane e in 450 ospedali («tutto è cresciuto spontaneamente, con il passaparola»). A Milano gli oltre 1.200 volontari operano in 11 nosocomi. Anche in agosto non si fermeranno, benché a ranghi ridotti. Impegnati mezza giornata alla settimana, sono soprattutto donne con oltre 50 anni, di li vello scolastico medio-alto. Non mancano i giovani: si occupano dell' organizzazione di spettacoli per alleviare il disagio dei reparti. Gente preparata con scrupolo: «Se nella sanità non si entra con le idee chiare si fanno danni enormi - dice il professore -. C' è un rapporto di reciprocità con il malato, che fa nascere amicizie. Si sente bene, utile, pur nella sofferenza». Negli ospedali gli «amici» dell' Avo non si sostituiscono a infermieri e medici, ma collaborano per rendere sempre più il servizio ospedaliero a dimensione umana. Nel pronto soccorso sono vicini ai parenti, nei reparti pediatrici cercano di ricostruire il mondo tipico dei bambini, con gli anziani ricordano i tempi passati. E chi incontra queste persone gradisce la compagnia, tanto che una volta guarito non dimentica e spesso diventa anche lui volontario. Sono un raggio di sole. Una sera una donna anziana soffriva molto. Un volontario Avo le prese la mano. Era felice: diceva che era stato uno dei momenti più belli perché aveva accanto una persona che si interessava a lei. Morì serena all' alba. «La sofferenza senza speranza è disperazione, quella inutile provoca angoscia - afferma Longhini -. Ma se si fa esperienza di qualcosa di buono si vive in modo diverso» . pinonardi@virgilio.it __________________________________________________________________ Repubblica 18 lug. ’01 LA REGIONE PUGLIA AL RETTORE GIRONE. "TRAVERSI PER IL POLICLINICO". Pronta la comunicazione del nome. Adesso tocca all'Università Università di Bari e Regione hanno già raggiunto l'intesa. Il tempo di sbrigare le ultime formalità, e Pompeo Traversi diventerà il nuovo direttore generale del Policlinico. Dopo aver incontrato nei giorni scorsi riservatamente e per ben due volte il rettore, Giovanni Girone, il governatore Raffaele Fitto sta per comunicare all'Università il nome del nuovo direttore generale del Policlinico. Poi, bisognerà attendere soltanto il gradimento (ormai scontato) dell'Ateneo. Il presidente Fitto potrebbe firmare il decreto di nomina entro la fine della settimana. Si chiuderà così una delle vicende più tormentate degli ultimi mesi. Dopo la rottura fra Michele Pontrelli, attuale direttore generale del Policlinico, e Raffaele Fitto, il totosuccessore ha tenuto banco per settimane. Alla fine, il nome di Pompeo Traversi, direttore generale dell'azienda "Di Venere Giovanni XXIII", ha messo tutti d'accordo. A condurre la trattativa con il presidente della Regione è stato Salvatore Tatarella, coordinatore regionale di An, che dopo aver mollato le presidenze di Seap e Fiera del Levante, ha chiesto a Fitto un'adeguata ricompensa. La direzione generale del Policlinico, da questo punto di vista, è sicuramente un incarico "pesante". Alla fine, anche l'assessore regionale alla Sanità, Salvatore Mazzaracchio, ha detto sì a Traversi. In un primo momento, lui avrebbe preferito un incarico a termine (fino a dicembre). Poi, però, ha prevalso la nomina piena. Adesso restano da riempire soltanto le caselle di direttore sanitario e direttore amministrativo. Formalmente, la scelta spetta al direttore generale, ma le trattative con la facoltà di Medicina vanno avanti da tempo. I medici universitari chiedono che la direzione sanitaria sia affidata ad uno di loro. Traversi, invece, ha manifestato la volontà di portare al Policlinico sia il direttore generale sia il direttore amministrativo dell'azienda "Di VenereGiovanni XXIII", Giuseppe De Stasio e Vincenzo Altamura. Scelte sulle quali l'Università ha espresso non poche riserve. Per governare una realtà complessa come il Policlinico, dove da sempre convivono medici ospedalieri e docenti universitari, sostiene l'Università, sono necessari professionisti dotati di grande esperienza. Finora le posizioni sembrano distanti. Per tentare di avvicinarle, nei giorni scorsi è sceso in campo anche Salvatore Tatarella. Una soluzione di compromesso, ad oggi, sembra più probabile. __________________________________________________________________ L’Unione Sarda 17 lug. ’01 ORISTANO:ASL 5 IL DIRETTORE SANITARIO ESCE DI SCENA Franco Loche non sarebbe più direttore sanitario dell’Azienda sanitaria locale oristanese. La notizia circolava ieri mattina con clamore nel palazzo di via Carducci ed in mezza città, senza però riuscire a capire se il contenuto sia vero e in caso positivo se il massimo esponente dei sanitari della Provincia si sia dimesso volontariamente dalla carica o se sia stato licenziato dal direttore generale della Asl Eugenio Strianese. Né è stato possibile avere conferma dal diretto interessato o dalla dirigenza aziendale. Franco Loche, medico oristanese di 59 anni, dopo una carriera ospedaliera che lo ha visto per molti anni primario di anestesia del “San Martino”, lo scorso mese di dicembre è stato chiamato a ricoprire la massima carica sanitaria dal manager Eugenio Strianese. Che tra Loche e Strianese i rapporti non fossero idilliaci, non è un mistero. Avvenuta probabilmente per soddisfare equilibri politici, quella nomina aveva sempre fatto discutere e le voci di dimissioni o di revoca dell’incarico sono circolate più di una volta, sempre smentite dai fatti. Pur tuttavia pare che i motivi di disaccordo fossero assai frequenti, anche se ufficialmente mai nulla è stato confermato. Se la notizia fosse vera, per una cittadina e provincia tranquilla come Oristano, sarebbe clamoroso. Se ci fossero le dimissioni, significherebbe che tra Loche e Strianese il contrasto insanabile sarebbe stato colmato con un compromesso. Se invece ci fosse stato il licenziamento, il fatto, di cui si hanno pochi precedenti in Sardegna, sarebbe da valutare sotto diverse angolazioni. Un mistero che si potrebbe rivelare come un vero boomerang per l’Azienda sanitaria locale numero 5. E per oggi la conferma o la smentita della notizia è attesa con grande interesse. Nella speranza che a farne le spese non siano i cittadini indifesi che attendono dalla sanità risposte immediate ed efficaci. R. O. __________________________________________________________________ L’Unione Sarda 21 lug. ’01 ASL 5.AL POSTO DI LOCHE FRANCESCO CABRAS, DIRETTORE SANITARIO A TEMPO DETERMINATO L’azienda sanitaria, dopo le dimissioni di Franco Loche dalla carica, ha un nuovo direttore sanitario. È Francesco Cabras che è stato nominato, con un incarico provvisorio, dal direttore generale della stessa Asl Eugenio Strianese. Un incarico tecnico che resta efficace fino alla nomina del titolare che avrà l’incarico per la durata del mandato di Strianese. Francesco Cabras, 57 anni, originario di Sant’Antioco e sposato ad Oristano, dove abita da una ventina d’anni, è giunto nell’Oristanese da giovane medico come ufficiale sanitario e medico condotto di Milis, Tramatza e Bauladu. Poi, con la riforma sanitaria è diventato medico di igiene pubblica dipendente della Usl numero 13. Negli anni ’80 è stato consigliere provinciale del Partito socialista italiano e presidente della Giunta provinciale. Poi ha continuato la carriera professionale diventando primario di igiene pubblica della Usl 12 di Ghilarza. Nell’Azienda sanitaria di Oristano è da molti anni responsabile del settore di medicina specialistica e di base e nei ritagli di tempo continua ad occuparsi di politica sempre in stretto contatto con l’ex assessore regionale socialista Emidio Casula. È infatti consigliere comunale di opposizione nel Comune di Milis ed è consigliere provinciale di minoranza in carica essendosi candidato alla carica di presidente per i Socialisti italiani. La nomina di Francesco Cabras, per ora appare la soluzione più logica ed indolore che potesse essere adottata dal manager della sanità in quanto sostituiva già Loche durante le assenze. Ma pare che la sua nomina sia proprio provvisoria, in attesa che Strianese si guardi bene intorno (dentro, fuori e lontano dal palazzo di via Carducci) per individuare un sanitario capace di elaborare proposte concrete per l’organizzazione ed il rilancio della sanità pubblica oristanese che ogni anno spende ben 40 miliardi per prestazioni che i propri cittadini effettuano presso privati o altre Asl. __________________________________________________________________ Corriere della Sera 18 lug. ’01 UN SOLO VACCINO PER DIFENDERSI DA 6 MALATTIE Da settembre la novità nelle Asl, scompare l' antipolio in gocce. Presto una protezione anche contro la varicella De Bac Margherita Un solo vaccino per difendersi da 6 malattie Da settembre la novità nelle Asl, scompare l' antipolio in gocce. Presto una protezione anche contro la varicella ROMA - Vaccini sempre più semplici, sicuri ed efficaci. Una puntura unica per proteggere i bambini da sei malattie infettive tutte in una volta, risparmiandoli da dolorose punzecchiature, causa, secondo i calcoli dei precisi americani, di un pianto lungo dieci minuti. La rivoluzione del calendario vaccinale dell' età evolutiva scatterà il prossimo settembre quando il ministero della Sanità darà il via libera al terzo e ultimo ciclo dell' esavalente, spedendo in soffitta le varie iniezioni e zuccherini che caratterizzavano il vecchio sistema. Attualmente il vaccino esavalente, arrivato da poco in Italia, è scarsamente utilizzato proprio perché non è consentito il ciclo completo (al terzo, quinto e undicesimo mese di età). Nell' esavalente, oltre alle 4 profilassi obbligatorie (polio, difterite, tetano ed epatite B), vi sono i vaccini antiemofilo di tipo B e pertosse che sono solo raccomandati. Sono pronti anche due nuovi prodotti che permetteranno di rafforzare lo scudo contro i virus più insidiosi per l' infanzia (e anche per gli adulti): presto in commercio l' antivaricella, già approvato l' antipneumococco. Argomenti impilati sul tavolo della rinnovata Commissione vaccini del ministero della Sanità, nominata dal ministro uscente Umberto Veronesi. ESAVALENTE - E' un vaccino unico contro polio, difterite, tetano, epatite B (profilassi obbligatorie in Italia), emofilo di tipo B e pertosse (solo raccomandate). La novità è che contiene un antipolio iniettabile di tipo Salk, composto dal virus ucciso e ritenuto ancora più garantista sul piano delle rarissime complicanze. Ora l' esavalente può essere utilizzato per le prime due vaccinazioni, al terzo e quinto mese. Il passaggio decisivo consisterebbe nell' estensione all' undicesimo mese. Un' unica iniezione e andrà in soffitta anche il classico antipolio orale, a gocce, di tipo Sabin, più protettivo ma più suscettibile a reazioni drammatiche (un caso di paralisi su 750 mila). «La decisione dipende dal quadro epidemiologico - dice Pietro Crovari, igienista della Commissione -. Se gli studi ci dicono che rinunciando al Sabin nel primo anno di età non corriamo pericoli potremo modificare il calendario». VARICELLA - In seguito alla riduzione del morbillo, falcidiato dalla vaccinazione facoltativa, la varicella è la malattia infettiva più diffusa. Quest' anno ha scatenato una vera e propria epidemia, in tutte le stagioni, classi semivuote a scuola. Secondo i dati dell' Istituto superiore di Sanità che ha attivato un sistema di sorveglianza avvalendosi di una rete di pediatri sentinella (www.Spes.Iss.it) è stato colpito il 5% della popolazione infantile. A maggio il virus ha messo a letto 997 bimbi su 100mila. La commissione dovrà decidere se inserire l' antivaricella tra i vaccini raccomandati, quindi non obbligatori. Tanto più che è in corso di registrazione anche in Italia, con indicazioni allargate a tutta la popolazione, un nuovo farmaco già adottato negli Stati Uniti. Tra circa un anno e mezzo si arriverà alla messa a punto di una formula combinata: trivalente con antimorbillo, antiparotite, antirosolia più antivaricella. In questo modo i genitori dovrebbero essere invogliati ad accogliere in blocco le profilassi facoltative. PNEUMOCOCCO - La dichiarazione di guerra allo streptococcus pneumoniae, noto anche come pneumococco, consiste in un nuovo vaccino con sette ceppi (eptavalente) di questo microrganismo che può provocare meningite, otite e malattie respiratorie. La novità è l' imminente arrivo in farmacia di un prodotto adattabile alla popolazione dei giovanissimi. I problemi sono due. Primo, i ceppi utilizzati sono in circolazione negli Stati Uniti e poco in Europa. In pratica, si rischierebbe di utilizzare un' arma inutile nel nostro continente dove sono più frequenti altre famiglie di batteri. Secondo, un ciclo di antipneumococco ha un costo molto alto. L' Istituto superiore di Sanità lo scorso 10 luglio ha espresso un parere interlocutorio: «Allo stato attuale si ritiene necessario acquisire un maggior numero di dati epidemiologici, microbiologici e clinici». Favorevole, invece, il professor Gaetano Fara, igienista: «Bisognerebbe vaccinare tutti i bimbi degli asili nido». COPERTURA - Ancora insoddisfacente l' accettazione della vaccinazione da parte degli italiani. Eppure rappresenta uno dei più efficaci strumenti preventivi in termini di vite risparmiate, ricorda Stefania Salmaso, dell' Iss. Se oltre il 90% dei bambini vengono immunizzati contro polio, tetano, difterite ed epatite B, meno del 60% sono sottoposti alle profilassi raccomandate in quanto permane l' errata percezione che quest' ultime siano meno importanti. L' Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha candidato il virus del morbillo all' eradicazione indicando per l' Europa il termine ultimo del 2007. Noi con la Germania siamo la pecora nera per numero di casi. Margherita De Bac mdebac@corriere.it __________________________________________________________________ La Stampa 18 lug. ’01 CELLULE «PLURIPOTENTI» PER TUTTE LE STAGIONI? INCORAGGIANTI RISULTATI CON PARTI PROVENIENTI DAL MIDOLLO OSSEO, DALLA CUTE E DALLA PLACENTA Sandro Eridani (*) NON passa settimana senza che i laboratori coinvolti in ricerche sulle cellule staminali annuncino nuove osservazioni e scoperte di grande interesse sia per motivi di tipo biologico-medico sia per i riflessi di tipo etico. Ricordiamo che le cellule più primitive dell'organismo, vale a dire quelle cellule capaci di riprodursi e di generare cellule differenziate di ogni tipo, sono le cellule embrionali, derivate dalla cosiddetta "blastocisti", un piccolo ammasso di cellule che si forma intorno al quinto giorno dalla fecondazione. Queste cellule possono essere mantenute in coltura per lungo tempo in uno stato non differenziato, se nell'ambiente di coltura si aggiungono fattori appropriati di stabilizzazione. Se invece questi fattori vengono rimossi, le cellule possono essere indotte a differenziarsi in una amplissima gamma di cellule diverse, come hanno dimostrato vari gruppi di studiosi già nei primi anni '90: si sono così ottenute cellule del sangue, muscolari, dei vasi sanguigni e anche del sistema nervoso. D'altro canto, processi di differenziazione abbastanza simili si sono ottenuti partendo non già da cellule embrionali, ma da cellule staminali presenti in tessuti altamente differenziati, come ad esempio il midollo osseo o il sistema nervoso: si tratta in questo caso di cellule staminali cosiddette "somatiche", cioè presenti in quantità probabilmente modesta in tessuti adulti, ma capaci di risvegliarsi "in vitro" e di produrre cellule differenziate non solo del proprio tipo tradizionale, ma anche di tipi cellulari apparentemenete non collegati (significative in questo campo le ricerche dell'Istituto di Cellule Staminali dell'Ospedale San Raffaele di Milano). Si è assistito così in questo campo a una vera e propria gara per ottenere da cellule staminali di tipo embrionale o somatico il più ampio "repertorio" di cellule differenziate, espanse in coltura e forse capaci un giorno di essere utilizzate per riparare tessuti od organi malati. Un esempio assai interessante è offerto da un lavoro apparso recentemente su "Science", ad opera di scienziati americani, circa l'ottenuta conversione di cellule embrionali indifferenziate in cellule pancreatiche capaci di secernere insulina: il procedimento è risultato piuttosto insolito, in quanto si è addirittura passati attraverso un tipo cellulare considerato come un progenitore delle cellule nervose, come attestato dalla presenza di una proteina filamentosa chiamata "nestina" e per l'appunto presente normalmente nel tessuto nervoso: ebbene, selezionando e arricchendo questo tipo cellulare e modificando l'ambiente di coltura si è assistito alla comparsa di isolotti cellulari tridimensionali, simili alle isole di Langerhans del pancreas e capaci di produre regolarmente insulina: il passo successivo, iniezione di tali isolotti in topi diabetici, ha avuto solo un parziale successo, in quanto la struttura neoformata si è bensì mantenuta nell'ospite, ma la quantità di insulina prodotta si è dimostrata insufficiente ad eliminare lo stato diabetico. Questa ricerca dimostra tuttavia un grado di versatilità del tutto insospettato fino a qualche tempo fa da parte non solo delle cellule staminali embrionali, ma anche da parte di elementi che appaiono già differenziati, come le cellule nestina-positive. I passaggi sono: cellule staminali embrionali - espansione e pre-differenziamento - cellule nestina- positive - ulteriore differenziamento cellule nervose - cellule pancreatiche endocrine. Tutto questo indica come la strada sia aperta verso lo sfruttamento, anche a scopo terapeutico, di tale flessibilità. E' peraltro da augurarsi che anche cellule staminali somatiche, di più facile raccolta e tali da non destare alcun conflitto di carattere etico, si mostrino suscettibili di manipolazione differenziativa, in modo da creare un'adeguata riserva di tessuti funzionanti e passibili di impianto a scopo terapeutico. A questo riguardo va annotata una serie di recentissime comunicazioni, da parte di ricercatori inglesi, americani ed anche italiani (dell'Istituto Superiore di Sanità in Roma) concernenti l'isolamento di cellule pluripotenti da tessuti adulti, come il midollo osseo, la placenta ed anche la cute: si è assistito per esempio alla neoformazione sia di tessuto nervoso che di tessuto muscolare cardiaco in topi con lesioni specifiche, trattati con cellule staminali provenienti dal midollo osseo. Rimane tuttavia il quesito se il gettito da cellule somatiche sia sufficiente per costituire una valida arma terapeutica in patologia umana. Senza entrare nel vivo del dibattito, possiamo per il momento dire che le prossime risultanze sperimentali potranno influenzare a tutti i livelli gli orientamenti sulla ricerca e l'utilizzo delle cellule staminali, non solo in ambito scientifico, ma anche in ambito etico-politico. (*) Istituto di Tecnologie Biomediche, CNR Milano e-mail: eridani@itba.mi.cnr.it __________________________________________________________________ Le Scienze 18 lug. ’01 COME SI NASCONDE IL BATTERIO DELLA TUBERCOLOSI Inibendo l'azione dei macrofagi, non viene riconosciuto come corpo estraneo La tubercolosi è una delle malattie più diffuse del mondo e uccide circa 8 milioni di persone all'anno. Ora, uno studio pubblicato sul "Journal of Immunology" sembra aprire la strada verso lo sviluppo di un vaccino per adulti (finora era disponibile solo quello per bambini). Alcuni ricercatori del University Hospitals of Cleveland hanno infatti scoperto i dettagli di come il batterio della tubercolosi eviti di essere individuato dal sistema immunitario. Il Mycobacterium tuberculosis si trasmette attraverso l'aria. La sua crescita nei polmoni dei soggetti infetti viene controllata, ma spesso non debellata, dal sistema immunitario. Se quest’ultimo è indebolito da fattori come la malnutrizione, l'età o un'infezione HIV, il batterio può moltiplicarsi e dare luogo a una tubercolosi attiva. Tra le cellule del sistema immunitario che controllano l'infezione, sono molto importanti i macrofagi, che fagocitano i batteri e consegnano quanto ne rimane a globuli bianchi noti come cellule CD4 T. I ricercatori hanno scoperto che il batterio della tubercolosi ferma il sistema immunitario inibendo l’attività di molecole specializzate che consentono il riconoscimento di questi corpi estranei. Inoltre il batterio si attacca a un recettore dei macrofagi normalmente utilizzato come protezione contro numerose malattie infettive. In questo modo, il batterio evita di essere riconosciuto come estraneo e riesce a sopravvivere. Il prossimo obiettivo della ricerca sarà di individuare una molecola che possa interferire con quelle usate dal batterio per mascherarsi. Aldo Conti __________________________________________________________________ Le Scienze 17 lug. ’01 UN VACCINO CONTRO LA MALARIA Una speranza per una malattia che uccide da 2 a 3 milioni di persone all'anno Un anello molecolare sembra essere un candidato promettente per diventare il tanto cercato vaccino contro la malaria. Sintetizzata da scienziati in Svizzera e in Colombia, la nuova molecola, simile a una proteina, è riuscita a far si che il sistema immunitario delle scimmie si difendesse da solo dagli attacchi del plasmodio della malaria. La malaria uccide ancora da 2 a 3 milioni di persone all'anno, principalmente bambini che vivono in paesi in via di sviluppo. La resistenza ai medicinali del parassita che provoca la malattia è ormai tale che controllare la malaria è diventato molto più difficile di quanto non fosse 20 anni fa. La strada migliore per debellarla sarebbe ovviamente quella di usare un vaccino, che però non esiste, anche se sono in corso molte ricerche. Per ora, solo un potenziale vaccino contro la malaria, chiamato Spf66, ha raggiunto lo stadio della sperimentazione sugli esseri umani, ma le prime prove in Africa e Asia hanno dato risultati deludenti. Ora il professor Manuel Patarroyo del Fundacion Instituto de Immunologia de Colombia di Bogotà ha sintetizzato una piccola molecola che assomiglia alla proteina MSP-1, che il plasmodio usa per attaccarsi ai globuli rossi umani, prima di entrare nelle cellule e iniziare a riprodursi. Anche altri vaccini in via di sviluppo stanno cercando di copiare le parti più importanti di questa proteina. Ma una buona rassomiglianza va ben oltre una semplice copia di parte della sua struttura chimica, la catena si deve anche ripiegare nel modo giusto. Patarroyo e i suoi colleghi incoraggiano questo ripiegamento collegando le estremità del loro peptide in un anello, rendendolo più stabile e meno incline a piegarsi nel modo sbagliato. La struttura ciclica offre poi un altro vantaggio. Gli enzimi che smantellano e riciclano le proteine distruggono facilmente i piccoli peptidi ma, mancando delle estremità libere, il peptide ciclico è più resistente. Nei test svolti sulle scimmie, la nuova molecola ha stimolato la produzione di anticorpi che si sono legati alla proteina MSP-1 del parassita, identificandolo come un intruso da distruggere. Questo suggerisce quindi che il peptide possa conferire una certa protezione contro il plasmodio.