LEGA: I CORSI UNIVERSITARI? LI DECIDANO LE IMPRESE. CAGLIARI: LE TASSE AUMENTANO DAL 5 AL 33 PER CENTO SASSARI: MAIDA «NON AUMENTERÒ LE TASSE» PARTECIPARE ALLE SELEZIONI COSTA 10 MILA A CAGLIARI 50 MILA A ROMA GENOVA, UN CASO INTERNAZIONALE FOTOCOPIE VIETATE PER GLI UNIVERSITARI: CONGRESSI VACANZA ILLECITI PER LA CUF CAGLIARI:INTESA PRELIMINARE APPLICAZIONE CCNL- ANNO 2000 ========================================================= MA LE MALATTIE NON FANNO LA CODA OSPEDALI, UN “CODICE” PER I VISITATORI POLICLINICO UMBERTO I «SU 370 PRIMARI 150 SONO IMPRODUTTIVI» CURSI: «VIA PRIMARI E POSTI LETTO INUTILI» BROTZU:IL REPARTO RIANIMAZIONE AL COMPLETO - ASPETTANDO IL POLICLINICO SASSARI: SINDACATI ALL’ATTACCO: «POLICLINICO IN BOLLETTA» ALZHEIMER, SPERANZE DAI TEST DEL VACCINO FUMO PASSIVO: IMMEDIATI I DANNI AL CUORE SCLEROSI MULTIPLA, LA SPERANZA IN UN TRAPIANTO DI CELLULE LEUCEMIE INFANTILI GENETICHE I MOLTI RUOLI DELL'UBIQUITINA LA FISICA DEI PRIONI LO «PSEUDOMONAS» E’ RESISTENTE A DISINFETTANTI E ANTIBIOTICI ========================================================= _________________________________________________________ La Nuova Venezia 24 lug. ’01 LEGA: I CORSI UNIVERSITARI? LI DECIDANO LE IMPRESE. Stival (Lega) mette un'ipoteca sul futuro dell'università Sulla vicenda del finanziamento regionale di 400 milioni all'università di Portogruaro, interviene l'assessore regionale leghista Daniele Stival, che precisa i termini dell'accordo di massima tra Campus srl (che gestisce l'università) e la Regione, per riottenere i fondi. "Nell'incontro tenutosi qualche tempo con i rappresentanti dell'università di Portogruaro - dice Stival - cui era presente anche l'assessore regionale alla cultura Ermanno Serrajotto, abbiamo precisato i nodi della questione, che non riguardano soltando l'allargamento del consiglio d'amministrazione della Campus, con l'inserimento di un membro indicato dalla regione. Questa condizione è importante, ma non sufficiente per la soluzione del problema". Stival sottolinea l'importanza del dialogo tra Polo Universitario portogruarese, Comitato delle università venete e realtà produttive del Veneto Orientale: "Prima di avviare i progetti didattici è indispensabile che gli stessi vengano approvati dal Comitato delle università venete, formato dai rettori della regione, il cui parere è vincolante. Inoltre i corsi di laurea devono rispondere alle esigenze del territorio portogruarese. Pertanto - prosegue - è importante l'avvio di una concertazione con artigiani, industriali e commercianti per una soluzione che accontenti tutti". Il riferimento più esplicito va ad artigiani e commercianti, che sono azionisti di minoranza Campus, e chiederebbero corsi di laurea capaci di formare personale specializzato. L'ultimo aspetto è la convenzione che vincola Portogruaro all'ateneo di Trieste: "La quota - conclude Stival - incamerata da Trieste delle rette versate da studenti portogruaresi, dev'essere reinvestita qui". _________________________________________________________ L’Unione Sarda 25 lug. ’01 CAGLIARI: LE TASSE AUMENTANO DAL 5 AL 33 PER CENTO In arrivo una “mazzata” per gli studenti: tasse più pesanti a seconda dei redditi Cara, carissima Università Il rettore Mistretta: aumenti dal 5 al 33 per cento «Le tasse universitarie? Sono le più basse d’Italia e sono invariate dal 1994. E poi, anche se dovesse scattare qualche ritocco, sarebbe sempre in sintonia con le altre città della Penisola». Ma le parole del rettore dell’ateneo cagliaritano, Pasquale Mistretta, non bastano a rendere meno dolorosa la stangata che si sta per abbattere sugli studenti universitari. Una mazzata, con aumenti che variano dal 5 al 33,3 per cento. Si salvi chi può. Il Consiglio di amministrazione e il Senato accademico, composto anche da rappresentanti degli studenti, stanno valutando la proposta avanzata ieri pomeriggio dal rettore, schierato a favore di un aumento delle tasse. «Una proposta» ha detto ieri sera il rettore dell’Ateneo cagliaritano, «che verrà discussa con gli studenti entro ottobre. Se approvati, gli aumenti saranno retroattivi e validi per l’anno accademico 2001/2002». Cioè: bisognerà anche prepararsi a pagare gli arretrati. L’incremento dovrebbe colpire i bilanci delle famiglie e sarà calcolato in base al reddito: si parte da un minimo del 5 per cento per la prima fascia (da 300 mila a 315 mila lire di aumento), per arrivare ad un massimo del 33,3 per cento dalla quarta fascia in su (da 600 mila a 800 mila lire di aumento). Ma perché questa stangata? La proposta di Mistretta sarebbe motivata dal calo percentuale del gettito delle contribuzioni studentesche che, con il 7,17 per cento, sono al di sotto del tetto massimo di legge del 20 per cento rispetto al Fondo di finanziamento ordinario. Per l’anno accademico scorso le entrate delle tasse studentesche nelle casse dell’Ateneo cittadino sono state di oltre 17 miliardi a fronte di una spesa del Fondo ordinario che ha sfiorato i 240 miliardi. Una forbice che secondo Mistretta va chiusa il più presto possibile. Ecco il motivo degli aumenti che, se attuati, garantirebbero all’università un incremento del gettito di quasi 6 miliardi, portando così la percentuale di contribuzione degli studenti nei confronti del Fondo a circa il 10 per cento. «In sette anni - dice il rettore - ho mantenuto fisso il costo delle tasse, nonostante le molte iniziative che non hanno mai intaccato le borse di genitori e studenti». Un altro motivo che avrebbe spinto Mistretta a chiedere un aumento delle imposte universitarie è legato al fatto che l’Ateneo cagliaritano ha i costi d’iscrizione tra i più bassi d’Italia «Le università di Sassari, Milano, Bologna e Firenze - continua il rettore - hanno tasse nettamente superiori a quelle che interessano gli studenti cagliaritani». Ma non è tutto, la città è al vertice della poco invidiabile classifica degli studenti fuori corso: su circa 40 mila iscritti quasi il 25 per cento (10 mila) avrebbero forato la cadenza prefissata per gli esami. Un parcheggio, che gli aspiranti laureandi pagherebbero 420 mila lire all’anno (comprese le 120 mila per l’Ersu): «Un’inezia rispetto alle tasse in altre università dello Stivale: alla Sapienza di Roma - conclude il rettore - dopo tre anni fuori corso le tasse ammontano a circa 8 milioni». Nell’Ateneo cagliaritano non si supera mai la cifra di un milione e 620 mila. Andrea Artizzu _________________________________________________________ L’Unione Sarda 28 lug. ’01 SASSARI: MAIDA «NON AUMENTERÒ LE TASSE» Università. Da settembre il via ai nuovi corsi e il rettore Alessandro Maida promette: «Non aumenterò le tasse» Rivoluzione per conquistare la laurea Radicale trasformazione dell’Ateneo: facoltà a Olbia e Alghero «Con uno sforzo congiunto di tutti i settori, l’ateneo si prepara alla sfida del terzo millennio dandosi una nuova struttura che gli consenta di entrare a vele spiegate nel mercato europeo della formazione». Lo ha dichiarato ieri mattina il magnifico rettore Alessandro Maida, coadiuvato dai presidi delle diverse facoltà, illustrando l’operazione di restyling che ha portato l’università di Sassari ad aderire pienamente allo spirito della riforma edadeguarsi ai nuovi principi di modernità e di efficienza. «Una strada intrapresa già dallo scorso anno - ha chiarito Maida - con il potenziamento della docenza, con la mobilità verso altri paesi europei, con la costituzione del centro di orientamento, con il potenziamento del personale tecnico ed amministrativo: uno sforzo notevole di tutti, senza intaccare, almeno finora, le tasse». Nei numeri, la nuova università conserva dieci facoltà che si suddividono in 47 corsi di laurea, di cui 42 corsi di laurea triennali e 5 specialistici. Dei corsi triennali, inoltre, sei sono stati istituiti in sedi staccate della Sardegna (Nuoro, Oristano e Tempio), tre hanno un carattere interdisciplinare, dipendendo da diverse facoltà. A questi sono da aggiungere, dal prossimo anno accademico (anche se già ufficialmente istituiti), quattro nuovi corsi: due triennali e uno specialistico di disciplina di architettura, che entreranno in funzione ad Alghero, e uno triennale di economia del turismo ad Olbia. I nuovi corsi, sia ad Alghero che ad Olbia, pur avendo validità giuridica dal prossimo anno accademico, dispongono già da ora dei docenti, mentre si stanno allestendo le sedi. «Architettura Ñ ha chiarito Alessandro Maida Ñ nasce da un accordo tra l’ateneo di Cagliari ed i vertici amministrativi delle Baleari e della Corsica». A queste sedi diffuse nel territorio, inoltre, si aggiungeranno nei prossimi anni anche i corsi di laurea che verranno istituiti ad Ozieri e Bosa. Alla dilatazione dei numeri, corrisponde inoltre uno nuovo spirito che sorregge l’impegno di tutti i settori dell’ateneo: un impegno teso ad armonizzare i corsi di studio della nostra università a quelli europei e a ridurre il triste fenomeno dell’abbandono, consentendo il raggiungimento della laurea a tutti gli studenti nei tempi previsti. «Allo stato attuale Ñ ha sostenuto il rettore Ñ la nostra può dirsi una buona università; ma sono certo che entro due o tre anni saremo un’ottima università». Tutto questo, oltre che per l’impegno profuso a tutti i livelli in quest’operazione di riprogettazione dell’ateneo, grazie anche all’attenzione che per l’università sassarese sta dimostrando la Regione. Il rettore Maida se ne dice convinto, anche in virtù delle disponibilità finanziarie dell’assessorato competente. Nel quadro generale della riprogettazione, naturalmente, un occhio di riguardo doveva essere rivolto ai diretti interessati: gli utenti dell’università non possono essere infatti abbandonati a se stessi nelle scelte iniziali e nel corso degli studi. È con questo spirito che l’ateneo sassarese si è dato un “centro di orientamento e servizio studenti”, che prevede interventi mirati in tre fasi: al momento dell’entrata dello studente «per una scelta consapevole e autonoma» dell’indirizzo di studi; nel corso degli studi per rendere lo studente «più consapevole delle scelte e delle opportunità»; al momento dell’uscita indicandogli «ulteriori percorsi destinati alla specializzazione ed all’inserimento nel mondo del lavoro». Giuseppe Florenzano _________________________________________________________ Il Messaggero 26 lug. ’01 PARTECIPARE ALLE SELEZIONI COSTA 10 MILA A CAGLIARI 50 MILA A ROMA di CLAUDIA CICHETTI e RAFFAELLA TROILI Occhio alle date: l’Università cambia e parte subito con le iscrizioni ai test di ingresso. Alla Sapienza, sono nove le facoltà a numero chiuso in cui si prevede il superamento di una prova d’ammissione e cinque quelle con test obbligatorio, il cui esito aiuta ad orientarsi senza però vincolare la prima iscrizione. Tante le novità, all’insegna del 3+2. «La laurea triennale parte in tutte le facoltà - spiega il rettore Giuseppe D’Ascenzo - I corsi di laurea sono diventati 109 e riusciremo a coprirli all’85 per cento con gli stessi docenti della Sapienza. Solo in caso di indirizzi molti specialistici si ricorrerà ad interventi esterni prestigiosi. Ma senza il riconoscimento da parte del Governo dello stato giuridico dei nostri 1.600 ricercatori, non riusciremo a far decollare come si deve la riforma del 3+2. Sono giovani e ci servono come il pane, ma devono avere la stessa dignità dei docenti. Perché non incentivarli?». Intanto i corsi di laurea si sono triplicati, tutte le facoltà si stanno adeguando alla riforma. «In virtù delle nuove professioni, stiamo cercando di offrire agli studenti il massimo ventaglio di possibilità. Per questo all’interno delle facoltà di Ingegneria, Scienze matematiche fisiche e naturali e Medicina, abbiamo istituito due corsi di laurea sulla sicurezza: sui cantieri, l’igiene e il lavoro. Il recepimento della normativa europea sulla legge 626 offrirà sbocchi occupazionali per i prossimi quindici anni». Tra le new entry anche il corso di Astrofisica presso la facoltà di Fisica («il nostro gruppo di astrofisici è leader nel mondo»). Ma è iniziata anche la corsa disperata agli spazi: già la Sapienza stava “stretta", ora con il 3+2 le carenze sono aumentate. «Da novembre, presso la Caserma Sani all’Esquilino - riprende il rettore - sarà a regime un Polo didattico: 15 aule per 3 mila posti, una biblioteca, le segreterie. Farmacia, Lettere, Scienze Politiche e Biotecnologie sono particolarmente interessate. Per quanto riguarda Scienze della comunicazione, la commissione edilizia sta valutando una serie di offerte. Elimineremo le lezioni nei cinema entro i primi mesi del 2002». Un’altra novità è che per partecipare alle selezioni quest’anno c’è stato un correttivo nel prezzo: 50 mila lire, contro le 30 del passato (trentamila lire sono ancora in vigore invece nell’università di Roma Tre). «Si tratta di un piccolo pagamento che esiste da sempre - spiega D’Ascenzo - per fronteggiare le spese necessarie a tutta l’operazione. Quest’anno abbiamo adeguato la cifra tra noi e l’ateneo di Tor Vergata». In caso di facoltà a numero chiuso, c’è anche il rischio di non venire ammessi (vedi i test di medicina o di odontoiatria). I test obbligatori invece non prevedono un punteggio minimo da superare, ma solo una graduatoria di idoneità non vincolante, fatta apposta per “sconsigliare" chi arriva agli ultimi posti. Prima delle prove, fissate per settembre, con date diverse per le varie facoltà (vedi la tabella), bisogna procurarsi moduli e bollettini di pagamento presso la segreteria amministrativa della facoltà scelta o presso i Ciao (centri di informazione, orientamento e accoglienza per gli studenti) che sono all’interno della città universitaria. Ad Architettura e Ingegneria le preiscrizioni cominciano oggi. Prove d’orientamento anche a Giurisprudenza, Psicologia, Scienze della comunicazione, Scienza e tecnologia dei prodotti erboristici. Gli interessati dovranno partecipare a test psicoattitudinali e dimostrare di avere un minimo di competenza o propensione. «Un passo avanti previsto dalla riforma universitaria - spiega la professoressa Marisa D’Alessio, delegata del rettore per l’Orientamento - il test di orientamento obbligatorio evita gli insuccessi universitari. Non sono test difficili, ma prove di competenza cognitiva e di comprensione per valutare la propensione e l’esistenza di un vocabolario minimo di quella facoltà: se devo iscrivermi a psicologia è meglio che sappia cosa sia, no?». Per il resto il consiglio alle neo matricole è di visitare più spesso l’Università per informarsi sulle attività che le facoltà organizzano per superare i test di ingresso: «Non vale la pena andare a spendere soldi presso le agenzie che organizzano corsi estivi per superare la prova - continua la D’Alessio - basta recuperare le dispense con i test degli anni scorsi in distribuzione presso le facoltà e le iniziative gratuite che alcune facoltà a numero chiuso organizzano». _________________________________________________________ Il Sole24Ore 27 lug. ’01 GENOVA, UN CASO INTERNAZIONALE Marco Palocci ROMA - A Genova le inchieste del dopo G-8 sono diventate sei: e anche l’ultima non è contro i manifestanti. Anzi, i giovani fermati nelle terribili giornate della scorsa settimana continuano a essere scarcerati dai giudici per le indagini preliminari: dei 93 arresti compiuti sabato notte nella violenta perquisizione alla scuola "Diaz" ne è stato convalidato uno solo. Il fascicolo aperto ieri mattina dalla Procura riguarda invece le violenze e le sevizie nelle carceri e nelle caserme denunciati dai manifestanti: nel mirino soprattutto i fatti accaduti a Bolzaneto, sede del reparto mobile di Genova, dove tra l’altro si trovava anche il ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli in segno di solidarietà con i reparti speciali della Polizia penitenziaria (Gom) distaccati sul posto per l’occasione. I magistrati hanno già chiesto un rapporto completo sui fatti alla Digos. L’indagine andrà ad affiancare quella aperta l’altroieri sull’irruzione alla "Diaz" che ieri ha avuto un primo sviluppo: il procuratore aggiunto Francesco Lalla ha chiesto ufficialmente ai dirigenti di Polizia e Carabinieri i nomi di tutti gli agenti che hanno partecipato al blitz e che, con ogni probabilità, saranno iscritti nel registro degli indagati. E non basta: i Pm di Genova stanno cercando riscontri alla denuncia della Presidente della Provincia che ha raccontato di aver segnalato a Polizia e Carabinieri la presenza di 300 "tute nere" accampate a Quarto e lasciate indisturbate per tutta la durata del vertice. Difficilmente su questo episodio sarà aperto un fascicolo: le operazioni di Polizia sono discrezionali. Ma i magistrati dagli accertamenti sperano di ottenere informazioni utili per ricostruire il quadro generale. Insomma. nonostante la piena "copertura" del governo e le spiegazioni televisive dei vertici di Polizia e Carabinieri, la bufera contro le forze dell’ordine continua a montare. Anche perchè ora ad alimentarla ora, non sono più soltanto le polemiche interne ma anche le proteste che arrivano dall’estero. La Farnesina nega che siano state inoltrate note ufficiali. Ma da diversi governi europei, Germania e Gran Bretagna in prima linea, dopo i racconti dei "reduci" da Genova che hanno inondato la stampa internazionale, sono arrivate richieste di accertamento dei fatti. «Ho ricevuto assicurazioni al massimo livello che le denunce di brutalità saranno adeguatamente investigate», ha dichiarato il ministro degli Esteri inglese Jack Straw, mentre un portavoce del Governo tedesco ha dovuto negare che vi sia una «crisi politica» con l’Italia dopo le proteste informali dei giorni scorsi. Tra l’altro, secondo il Genoa Social Forum, sarebbero ancora irreperribili una trentina di manifestanti perlopiù stranieri. E si è mobilitata anche Amnesty International che ha annunciato una commissione di inchiesta indipendente. Verdi e Rifondazione invece si rivolgeranno alla Corte di Strasburgo consegnando dossier e filmati sulle violenze ai manifestanti: un nuovo, crudo documento di questo tipo è stato mandato in onda ieri dal Tg1 e, paradossalmente, tra gli operatori che hanno ripreso le immagini più eloquenti dei risultati della perquisizione alla "Diaz" c’era anche uno dei figli del Capo della Polizia, fotogiornalista per un’agenzia di stampa. Il ministro degli Interni ieri, alla vigilia dell’intervento di Berlusconi in Senato, è intervenuto nuovamente a difesa delle forze dell’ordine: «Si cerca di invertire le responsabilità nobilitando gli autori delle violenze. Va salvaguardata la dignità del loro compito», ha detto dopo che il capogruppo Ds alla Camera Gavino Angius ha accusato la Polizia di aver coperto infiltrati di destra. E anche il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri è uscito allo scoperto in una intervista televisiva per difendere il giovane militare di leva che ha ucciso Carlo Giuliani: «È stata legittima difesa e non era impreparato». Ma la tensione resta altissima e il nuovo clamore suscitato all’estero preoccupa terribilmente gli investigatori già dalla scorsa settimana alle prese con l’allarme terrorismo. Le prime indagini sui pacchi bomba della settimana scorsa puntano su un unico mittente: i centri anarchico- insurrezionalisti con basi logistiche nel bolognese. E la paura al Viminale ora è doppia: da una parte quella che le frangie italiane ancora deboli trovino supporto nei gruppi eversivi internazionali decisi a vendicare Carlo Giuliani con attenti contro l’Italia; dall’altro che i fatti di questi giorni diventino il brodo di coltura di un "autunno caldo" contro le politiche sociali del governo fatto di attentati e scontri di piazza. _________________________________________________________ L’Unione Sarda 23 lug. ’01 FOTOCOPIE VIETATE PER GLI UNIVERSITARI: «Legge ingiusta» S’infiamma la polemica fra i proprietari delle copisterie a causa della nuova legge sul diritto d’autore: da maggio infatti non è più consentito fotocopiare interamente un libro, ma si può duplicarne solo il 15%. Un provvedimento legittimo per gli autori e i loro eredi, che finalmente si sentono tutelati. Una legge discriminante invece per i commercianti e gli studenti che da sempre ricorrono alle fotocopie. «Ci sentiamo penalizzati, questa legge colpisce solo noi - denunciano i titolari delle copisterie - ricordando come le numerose cartolerie che pure utilizzano il fotocopiatore e riproducono interi volumi, non rientrano nel provvedimento e possono continuare a lavorare tranquillamente». Senza le copisterie gli studenti non saprebbero come procurarsi il materiale per gli esami, dato che non tutti possono acquistare i costosi volumi adottati dall’università. «Bisogna anche aggiungere - spiegano alcuni studenti - che spesso i testi adottati risalgono a trent’anni fa ed è impossibile reperirli in libreria o presso le case editrici. In quei casi non si può che far ricorso alla biblioteca e, se si ha la fortuna di trovare il testo, alle fotocopie ». Secondo la nuova legge, inoltre, il prezzo delle fotocopie diventerebbe esorbitante: al costo di ogni singola copia si dovrebbe aggiungere la tassa da versare alla Siae e l’Iva, giungendo a circa 250 lire per ogni pagina, per una spesa totale superiore all’acquisto del testo dall’editore. Indefinita, almeno per il momento, la situazione dei commercianti affiliati all’Ersu: in tali esercizi le fotocopie costano meno che nelle normali copisterie, dato che per il fai da te si spendono sessanta lire a copia contro le normali cento. La differenza di prezzo si spiega probabilmente con il fatto che per i dipendenti dell’Ersu, almeno per il momento, non è previsto il versamento della tassa per la Siae. «Un trattamento che ci penalizza » proseguono i commercianti. «Se poi aggiungiamo - proseguono - le multe salate che in questo momento fioccano dalla finanza ci sentiamo davvero perseguitati ». I provvedimenti previsti per chi trasgredirà alla nuova disposizione governativa, almeno a Sassari, non sono ancora stati applicati, ma, assicurano i commercianti «la situazione tenderà a peggiorare con la ripresa delle scuole, quando anche i clienti verranno multati se sorpresi a fotocopiare libri ». Stefania Masala _________________________________________________________ Il Sole24Ore 23 lug. ’01 CONGRESSI VACANZA ILLECITI PER LA CUF Chiara Bannella Aggiornarsi è bello se lo si fa in una nota località turistica. E lo è ancora di più se a pagare le spese di “soggiorno” è interamente una casa farmaceutica che non lesina viste guidate, alberghi e ristoranti di lusso. Peccato che, circondati da tanta magnanimità, i medici rischino di farsi condizionare nella loro attività di prescrizione di medicinali. Ci è andata giù dura la Commissione unica del farmaco (Cuf) che — in un documento pronto dal maggio 2000, ma rimasto chiuso in un cassetto fino a pochi giorni fa — parla senza mezzi termini di «finanziamento illecito ai medici» per alcuni tipi di convegni organizzati dai produttori di farmaci. Per la Cuf una dato è accertato: la legge 541 del 1992 sulla pubblicità dei medicinali, varata per contrastare un malcostume all’epoca imperante, viene ormai sistematicamente aggirata, con il risultato che «i medici sono sottoposti a pressioni commerciali che possono influenzare in modo indebito le loro scelte professionali nel campo della diagnostica e della terapia». Sotto accusa non ci sono solo i convegni all’estero, ma anche la frenetica attività di propaganda a cura dei circa 30mila informatori farmaceutici che lavorano alle dipendenze delle aziende farmaceutiche: la Cuf stima che ciascuno di loro “visiti” almeno 10 medici al giorno, portando spesso con sè «materiale informativo» e «gadget» di valore non trascurabile. Quanto alla convegnistica, la Commissione ministeriale conta circa 12mila iniziative l’anno, inquadrabili in 7 tipologie, di cui almeno due qualificabili come «illecite»: i seminari destinati solo ai medici italiani, ma organizzati in località turistiche estere da una sola industria farmaceutica (cioè non nell’ambito di un simposio internazionale), con tanto di manifestazioni collaterali (viste turistiche e così via) a carico dell’azienda organizzatrice; i viaggi con visita degli stabilimenti dell’industria. Ma non tutte le colpe possono ricadere sui produttori di medicinali: la Cuf usa il pugno di ferro anche con il sistema sanitario pubblico, “colpevole” di avere trascurato troppo a lungo l’organizzazione dell’aggiornamento scientifico dei medici, delegando il compito interamente alle industrie di settore. Ecco, dunque, le ricette proposte al Governo dalla Commissione del farmaco per porre un freno alla corsa alla conquista dei favori dei medici, e agli incrementi di spesa farmaceutica che derivano dalle prescrizioni "indotte". Prima di tutto bisognerà rendere obbligatorio l’aggiornamento dei camici bianchi a cura delle strutture sanitarie di appartenenza. Quindi occorrerà agire su cinque fronti: informatori scientifici: si propone l’introduzione di un “tetto” al numero delle visite che possono fare; materiale informativo: su cui si propongono «controlli a campione o su segnalazione»; campioni gratuiti: si autorizzerebbe la consegna di una o due scatole, ma solo per i nuovi prodotti; i gadget: se consistenti in pubblicazioni scientifiche si vorrebbero consegnati ai dipartimenti o alle unità operative che li utilizzino come materiale disponibile a tutti i dipendenti; congressi-vacanza: per renderne meno remunerativo il business si prevede la riduzione della detraibilità (oggi fissata all’80%) delle spese sostenute dalle industrie per pagare la partecipazione degli operatori sanitari. _____________________________________ UNIVERSITA' DI CAGLIARI INTESA PRELIMINARE APPLICAZIONE CCNL- ANNO 2000 DEFINIZIONE RISORSE DISPONIBILI PER L’ANNO 2000. Premesso che nelle riunioni del 7 e 16 marzo 2001 si è concordato di considerare Lire 2.000.000.000 al lordo quali risorse aggiuntive per il salario accessorio dell’anno 2000 –come da accordo del 13.12.2000- da destinare al fondo per la progressione economica all’interno delle categorie e Lire 500.000.000 al lordo come quota comprensiva del fondo di cui all’art. 43, comma 5 della Legge n. 449/97 per un triennio, del recupero dell’IRAP e del recupero delle quote erogate al personale del Policlinico Universitario a titolo di Indennità di disagio strutturale per l’anno 2000 e che si è inoltre concordato per il futuro di indicare nelle tabelle relative al fondo per il salario accessorio le quote spettanti al netto di tutti gli oneri a carico Amministrazione, si concorda che la quota residua disponibile del fondo per il salario accessorio dell’anno 2000 viene quantificata in Lire 2.500.000.000 più Lire 1.055.633.959 (residuo trattamento accessorio anno 2000), più Lire 165.808.044 (di residuo straordinario 1999 e 2000) e più Lire 203.282.103 (residuo anno 1999), per un totale di Lire 3.924.724.106 lordi. Eventuali residui incrementeranno il fondo per il salario accessorio dell’anno 2001. Nel mese di aprile p.v. verrà corrisposta la posizione economica superiore ed entro il mese di giugno p.v. verrà data completa attuazione al presente accordo come definito al successivo punto 2. SALARIO ACCESSORIO ANNO 2000 –CRITERI DI RIPARTIZIONE FONDO RESIDUO. Nelle riunioni del 3 febbraio e 16 marzo 2001 si è valutato opportuno tenere nella dovuta considerazione la carenza di dotazione organica del personale tecnico-amministrativo e un impegno nel lavoro superiore anche al livello di inquadramento. Peraltro lo sviluppo raggiunto dall’Università di Cagliari in questi ultimi anni è stato possibile anche grazie al coinvolgimento ed alla fattiva partecipazione del personale attraverso il conseguimento di un elevato arricchimento professionale. Tutto ciò premesso, le parti ritengono pertanto che sia giustificato un immediato riconoscimento economico con l’attribuzione, in fase di prima applicazione dell’istituto della progressione economica orizzontale, della posizione economica immediatamente superiore dal 9.8.2000 in presenza dei seguenti requisiti indispensabili: a. essere in servizio all’1.1.2000 con rapporto di lavoro a tempo indeterminato; b. non essere incorso in sanzioni disciplinari più gravi del rimprovero scritto nel corso dell’anno 2000; c. non essere beneficiario di automatismi contrattuali (art. 74, commi 3, 4, 5 lett. a) e b) e 8, art. 56, comma 3 del vigente CCNL). Il personale vincitore dei corsi concorsi riservati per l’accesso all’ex 5^ qualifica funzionale, già inquadrato ai sensi del vigente CCNL e del presente accordo nella Categoria B posizione economica B3 a decorrere dal 9.8.2000, verrà inquadrato nella posizione economica B4 a seguito della definizione della procedura concorsuale. L’Amministrazione modifica stabilmente in bilancio il capitolo 10203.1.2.3 "Stipendi e assegni personale non docente" con l’importo complessivo destinato ai passaggi a posizione retributiva superiore nell’ambito della stessa categoria rapportandolo su base annua. Per l’anno 2000 l’importo corrispondente è prelevato dal fondo del trattamento accessorio così come incrementato dall’accordo del 13.12.2000. L’applicazione dell’istituto della progressione economica orizzontale comporterà l’automatico azzeramento dei crediti formativi acquisiti dal personale entro l’anno 2000. Le parti confermano per l’anno 2000 tutti i meccanismi di ripartizione del fondo del trattamento accessorio già previsti nel vigente CCD di Ateneo. RESIDUO RISORSE AGGIUNTIVE PER IL SALARIO ACCESSORIO -ANNO 2000 Le parti stabiliscono che il fondo residuo delle risorse aggiuntive per il salario accessorio per l'anno 2000, disponibile dopo la 1^ applicazione dell’istituto della progressione economica orizzontale di cui all'accordo del 30 marzo 2001, verrà erogato "una tantum" a tutto il personale in servizio all’1.1.2000 in base alla Categoria e posizione economica attribuita al 9.8.2000, entro il mese di ottobre 2001, con l’esclusione del solo personale dell’Azienda Policlinico e delle Cliniche Universitarie convenzionate che beneficia dell’equiparazione al personale dirigenziale ospedaliero. RESIDUO FONDO TRATTAMENTO ACCESSORIO DI ATENEO ANNO 2000 Le parti stabiliscono che il fondo delle risorse residue del salario accessorio d'Ateneo per l'anno 2000 pari a Lire 1.424.724.106 venga utilizzato per l'erogazione di: a. INDENNITA’ DI RESPONSABILITA’ b. INDENNITA’ DI POSIZIONE ORGANIZZATIVA Attraverso l'individuazione delle posizioni organizzative e delle funzioni specialistiche e di responsabilità le parti ritengono sia possibile allargare l’area della responsabilità al personale di tutte le categorie, rafforzare il legame di appartenenza all’ente e accrescere quindi il grado di produttività e realizzazione degli obiettivi prefissati dagli Organi di Governo. Le parti intendono quindi far leva sulle succitate indennità di posizione organizzativa e di responsabilità per favorire la diffusione delle responsabilità in un contesto organizzativo equilibrato tra accorpamento e decentramento delle responsabilità stesse. Dalla ripartizione del fondo residuo delle risorse del salario accessorio dell'anno 2000 è escluso il personale dell'Azienda Policlinico. INDENNITA’ DI RESPONSABILITA’ In attesa di un progetto più completo di riorganizzazione delle strutture organizzative, l’indennità di responsabilità verrà erogata, entro il mese di ottobre 2001 in via sperimentale per il solo anno 2000, per specifici incarichi (attribuiti entro l’anno 2000 con formali provvedimenti o attestati da apposita dichiarazione del titolare della struttura –Capo Area, Preside di Facoltà o Direttore del Dipartimento) al personale titolare di una posizione di responsabilità tra quelle indicate nell’allegato A. Altri incarichi di responsabilità verranno valutati sulla base di atti formali ed in ogni caso di documentazione oggettivamente verificabile da parte dell'Amministrazione. Per le posizioni costituite nel corso del 2000, l'indennità verrà erogata proporzionalmente per i mesi di attivazione del servizio. Vengono individuate posizioni riferibili al personale di Categoria D, C e B. L’indennità spettante (graduata da £. 800.000 a £. 5.000.000) verrà erogata secondo quanto indicato nell’allegato B sulla base della valutazione effettuata dalla parte pubblica con i criteri di cui al documento all’allegato C. Le posizioni e funzioni individuate in via sperimentale per il 2000 non costituiscono posti di dotazione organica e sono modificabili per effetto di successiva diversa organizzazione interna, diversa programmazione delle attività istituzionali e riordino dei processi gestionali finalizzati al miglioramento dell'efficienza organizzativa. Il riconoscimento di incarichi relativi a posizioni organizzative e/o a funzioni specialistiche e di responsabilità per l'anno 2000 non comporta automatico riconoscimento per il futuro di analoga indennità, né di progressioni interne di carriera automatica o differenze retributive tabellari. L’amministrazione si impegna a fornire il resoconto della valutazione effettuata sulle posizioni e l’elenco delle posizioni stesse prive di formale responsabile per le quali l’indennità verrà assegnata ad altro personale strutturato sulla base delle dichiarazioni fornite dai titolari delle strutture (Direttore Amministrativo, Capi Area, Presidi di Facoltà o Direttori di Dipartimento). Copia delle determinazioni assunte in materia di indennità di responsabilità dovrà essere affissa agli Albi Ufficiali di ciascuna struttura per la necessaria pubblicità. In considerazione del periodo estivo, per consentire a tutto il personale di prendere visione degli atti elaborati dall'Amministrazione, si stabilisce che eventuali osservazioni da parte del personale stesso possano essere presentate al Direttore Amministrativo centrale entro il 25 agosto 2001. L'indennità di responsabilità potrà essere attribuita per un solo incarico (fatto salvo il caso dei Segretari di Dipartimento titolari di due strutture dipartimentali secondo quanto precisato nell'Allegato B). L’indennità di responsabilità non compete: * al personale inserito nel Policlinico Universitario in quanto l'attribuzione e la retribuzione degli incarichi è di competenza dell'Azienda; * al personale che per attività in conto terzi (ex art. 66 DPR 382/80), o altre norme di carattere nazionale (Legge Merloni, art. 31 DPR 761/79), abbia percepito nel 2000 quote di compenso di importo superiore a 6 milioni. INDENNITA' DI POSIZIONE ORGANIZZATIVA L’indennità di posizione organizzativa, compatibilmente con il fondo residuo disponibile dopo l’erogazione dell’indennità di responsabilità di cui al precedente punto, verrà erogata "una tantum" entro il mese di ottobre 2001 a tutto il personale in servizio all’1.1.2000 e calcolata in base alla Categoria e posizione economica attribuite al 9.8.2000, con l’esclusione di tutto il personale dell’Azienda Policlinico nonché del personale delle Cliniche Universitarie convenzionate che beneficia dell’equiparazione al personale dirigenziale ospedaliero. INDENNITA’ DI POSIZIONE PER IL PERSONALE DI CATEGORIA EP Al personale in servizio inquadrato ai sensi del vigente CCNL nella Categoria EP verrà attribuita per l'anno 2000 l’indennità di posizione secondo quanto stabilito dallo stesso CCNL a seguito della valutazione della posizione ricoperta sulla base dei criteri riportati nell’allegato D, criteri che varranno in via sperimentale solo per l’attribuzione per l’anno 2000. Verrà attribuita l’indennità minima di Lire 6.000.000 a tutto il personale inquadrato nella categoria EP. Gli importi superiori a detto minimo, differenziati per fasce, verranno attribuiti a quanti risultano titolari di incarichi correlati a particolari responsabilità gestionali o funzioni professionali specialistiche a seguito della valutazione effettuata secondo i criteri predeterminati. Gli importi attribuibili in base alla differenziazione per punteggio sono i seguenti: FASCIA 1 (da punti 1000 a punti 2000) Lire 12.000.000 FASCIA 2 (da punti 2001 a punti 2849) Lire 17.000.000 FASCIA 3 (da punti 2850 a punti 2949) Lire 21.000.000 FASCIA 4 (da punti 2950 a punti 3000) Lire 25.000.000 L'indennità di posizione verrà erogata entro il mese di ottobre 2001. Copia delle determinazioni assunte in materia di indennità di posizione verrà trasmessa al personale interessato e comunque affissa agli Albi Ufficiali di ciascuna struttura per la necessaria pubblicità e da tale data decorreranno i 10 giorni entro i quali il personale stesso potrà presentare eventuali osservazioni al Direttore Amministrativo. PRIMA APPLICAZIONE CCNL UNIVERSITA’ DEL 9.8.2000 L’Amministrazione assicura di aver provveduto all’inquadramento di tutto il personale nel nuovo ordinamento professionale previsto dal CCNL 9.8.2000, applicando tutti gli automatismi previsti, e si impegna ad affrontare i problemi rimasti aperti entro 60 giorni dalla sottoscrizione del presente accordo, d’intesa con le OO.SS. e la RSU, in particolare per quanto concerne: * il personale che ha positivamente frequentato il corso per il cambio d’area; * il personale tecnico appartenente all’ex area Tecnico Scientifica e socio sanitaria per l’esatta collocazione nelle aree del nuovo sistema di classificazione; * il personale che proviene "per trasferimento" da altre amministrazioni; * il personale vincitore di concorso ex CNR; * il personale avente diritto all’inquadramento ex Lege 21/91. APPLICAZIONE ART. 74, COMMA 5: PROCEDURE SELETTIVE PER LA PROGRESSIONE VERTICALE DEL PERSONALE DI CAT. B, C, D CON 5 ANNI DI SERVIZIO NELLE EX QUALIFICHE V, VII E VIII. Per le progressioni delle categorie di cui sopra vengono messi complessivamente a disposizione i seguenti posti in organico: * n. 38 per la Categoria EP * n. 125 per la Categoria D * n. 60 per la Categoria C Per l’accesso alla selezione di ciascuna categoria è necessario: essere in servizio nella Categoria immediatamente inferiore provenendo dall’ex qualifica V, VII o VIII; essere in possesso di un’anzianità di almeno 5 anni al 9.8.2000, ovvero di maturarla entro il corso della vigenza contrattuale (31.12.2001), nell’ex qualifica V, VII o VIII. Il passaggio alla Categoria superiore avverrà attraverso procedure selettive per titoli ed esami secondo il seguente prospetto: TITOLI……………fino ad un massimo di punti 40 Saranno valutati l’esperienza professionale e lavorativa rilevabile dal curriculum, l’anzianità di servizio, gli incarichi ricoperti e i titoli culturali e professionali previsti per l’accesso dall’esterno secondo quanto riportato nel bando di selezione; PROVA SELETTIVA………………………punti 60 La prova selettiva consisterà in una prova teorico pratica e/o attitudinale ed in un colloquio sull’attività da svolgere. A ciascuna delle prove verranno riservati punti 30. Le procedure verranno avviate entro il mese di Settembre e concluse entro il mese di Dicembre al fine di consentire l’immediato inquadramento del personale nelle categorie superiori con decorrenza 31.12.2000 per quanti sono in possesso dell'anzianità richiesta al 9.8.2000 ovvero con decorrenza dalla data di maturazione dei 5 anni di anzianità per il restante personale. Le parti convengono inoltre che: le risorse destinate all’applicazione dell’art. 74, comma 5, del CCNL, pari allo 0,3% del monte salari 1997, ammontano a Lire 147.880.000 al netto di tutti gli oneri a carico dell’Amministrazione per ciascun anno di vigenza contrattuale, per un totale di Lire 591.552.000 al netto di tutti gli oneri a carico dell’Amministrazione. Tutte le risorse già destinate dal Consiglio di Amministrazione per procedure concorsuali riservate (delibere del 22.7.99 e 14.4.00) e le risorse residue non utilizzate per l'applicazione per le procedure di cui all'art. 74, comma 5 del CCNL, vengono utilizzate per la progressione verticale tra categorie riservata al personale delle categorie B e C. Previa elaborazione del Regolamento per la progressione verticale del personale (mediante selezione per titoli ed esami, con prove scritte e orali) e del Regolamento generale di accesso dall’esterno mediante procedure selettive, e verifica della necessaria disponibilità di bilancio, le parti concordano di avviare, entro il corrente anno, le procedure per la copertura di complessivi n. 20 posti di Cat. C1 e di n. 60 posti di Categoria D1, impegnandosi a non programmare ulteriori procedure di progressione verticale tra categorie per il prossimo triennio. Qualora le procedure selettive per la copertura dei suddetti posti non si concludessero entro il corrente anno, le risorse già stanziate si intendono impegnate per la medesima finalità e saranno utilizzate nel 2002. Entro il mese di ottobre p.v. verranno definiti: il Regolamento per la progressione verticale del personale ed il Regolamento generale di accesso dall’esterno mediante procedure selettive e la programmazione triennale del fabbisogno di nuovo personale, previa consultazione delle OO.SS. e della RSU. La definizione di tutte le materie che non hanno carattere vincolato e automatico, per le quali il CCNL stabilisce delle scadenze temporali e sulle quali le OO.SS. e la RSU hanno richiesto formalmente l’apertura delle trattative in data 27.10.2000, e la definizione delle commissioni bilaterali (art. 7, c. 4 del CCNL) viene rinviata all’atto di stipula del nuovo CCI di Ateneo. ========================================================= _________________________________________________________ Il Corriere della Sera 25 lug. ’01 MA LE MALATTIE NON FANNO LA CODA Chierici Maurizio L' erba del vicino è sempre più verde. Chi vive dall' altra parte del mare sospira le attenzioni sociali italiane, Stato che garantisce la sanità senza battere cassa, mentre qui scalpitiamo per l' inefficienza della mano pubblica sognando di diventar e «americani». Comincia un mese fa Nicola De Caro, pensionato in Florida: invidia il fratello rimasto a Trani. «Va all' ospedale e non paga, mentre negli Usa ogni dente vale oro e le ingessature pesano come argento sulla mia pensione da 1.076 dollari ». Seguono 103 lettere, soprattutto dall' altra America, quella del Sud. Raccontano la malinconia di chi si era illuso d' aver messo via una fortuna svanita negli acciacchi della vecchiaia. Adesso invidia l' Italia perduta. «Non ci credo», risponde i l farmacista di Lecco, Vittorio Dozzo, e si accodano altri lombardi, fans di un sistema da strappare al «disastro pubblico». Chiude il filone una testimonianza da Bologna, Bianca Buganè, professione declamata solo in inglese: General Manager and Fund er Sti Travels - Study Travels International. Il dottor Baganè dissente in modo curioso dalle lamentele degli emigranti: «antiamericanismo spicciolo di chi non conosce l' America». Lo dice con la competenza dell' aver trascorso lunghi soggiorni negli Usa. «Non in albergo ma fra gli americani». Che si curano con i soldi, ma tutto funziona. Mentre in Italia «l' assistenza si paga doppiamente e di tasca propria». Ricorda un' esperienza familiare dolorosa: l' aver collaudato l' organizzazione ospedaliera agli anziani paralizzati. «Finanziariamente molto pesante». E fa l' elenco di liste d' attesa insopportabili: risonanza magnetica, tac... Due soluzioni: pagare un by pass 20 milioni e si è subito a posto o «farsi raccomandare da amici me dici e conoscenze altolocate». Lascio agli italiani che vivono all' estero spiegare la differenza tra noi e loro, all' ospedale. Posso solo raccontare di un vicino dall' età veneranda che riceve - come tutti - gli indumenti necessari ad imbarazzanti debolezze; e poi poltrona a rotelle, letto attrezzato da ospedale, visita due volte al giorno di infermiere. Basta una firma, nessun ticket. Siamo nella stessa regione della signora Buganè. Anche qui liste d' attesa per chi non dispone del conto in b anca. Complice l' anarchia delle raccomandazioni. Per buon cuore non vi è medico di base che non scriva accanto alla richiesta d' esame una parola teoricamente magica: invece appiattisce le vere «urgenze» nella babilonia dei tutti uguali. Non distingue chi davvero trema. E l' angoscia delle code non finisce mai. mchierici@corriere.it _________________________________________________________ Il Messaggero 23 lug. ’01 OSPEDALI, UN “CODICE” PER I VISITATORI Un gruppo di 15 superesperti sta mettendo a punto un ”regolamento” per chi va a trovare i pazienti ricoverati I parenti spesso trasmettono virus e batteri ai malati. E portano cibi sbagliati di CARLA MASSI ROMA - Camera di ospedale, quattro letti per quattro pazienti. Ma, non solo per loro. Calcoliamo il via vai dei medici, degli infermieri, del personale che porta il cibo, di chi fa le pulizie e dei parenti. Ogni malato, se calcoliamo che una degenza media è di quattro giorni, riceve due visitatori a volta. Un esercito di scarpe che fanno avanti e indietro, di gente che porta da fuori batteri di ogni tipo. Ed impone regole igieniche non proprio corrette per una corsia ospedaliera. Tutto questo, insieme all’avanzare minaccioso (in particolare per chi lavora nell’ospedale) di virus che, solo vent’anni anni fa, erano assai rari. Alcuni esempi per tutti: l’Aids e le epatiti B e C. Nasce dalla necessità di tutelare la salute di chi lavora ogni giorno con i malati una sorta di regolamento per i visitatori degli ospedali. Un codice per evitare che l’andare a trovare un parente ricoverato si trasformi in un danno. Presto sarà pronto il testo preparato da un’équipe di studio formato da quindici superesperti, soprattutto medici e giuristi. Oggetto della ricerca: "La gestione intraospedaliera dei lavoratori con malattie pericolose per il pubblico". Non mancheranno, dunque, linee guida anche per i visitatori che, troppo spesso, non si ricordano di essere in una corsia. Soprattutto quando arrivano in massa, anche fino a dieci persone, a trovare il parente allettato. Con lui banchettano, sentono musica ad alto volume, spesso lo costringono ad andare nelle zone riservate ai fumatori. D’altronde, quanti sono gli ospedali che espongono cartelli nei quali viene indicato che cosa fare e che cosa non fare quando si va a trovare un parente ricoverato? «Quasi nessuno - fa sapere Nicola Magnavita docente di Medicina del lavoro all’università Cattolica di Roma e coordinatore del gruppo di lavoro -. Per questo, è importante studiare il rischio che, in corsia corre chi lavora ma anche chi viene ricoverato. Spesso i comportamenti dei visitatori possono essere cause di problemi per loro e per i malati. Portano al parente cibi non permessi, chiedono con insistenza di entrare in reparti "protetti", non si lavano le mani una volta usciti dall’ospedale. Ormai, quasi in tutti i reparti, può capitare di trovare ricoverate persone affette da malattie infettive. E’ meglio fare attenzione». Ancora un dato. L’ospedale, per chi va a trovare un paziente, può trasformarsi in una trappola: un infortunio su dieci, tra quelli che si contano negli ospedali, riguarda, infatti, un visitatore. Si tratta generalmente di persone anziane che, lasciate sole nei corridoi o su e giù per le scale, cadono o scivolano. «Il nostro studio mette sotto osservazione le persone che lavorano negli ospedali - spiega ancora Magnavita - ma è ovvio che l’attenzione si sposta anche su tutti coloro che che, in quegli ambienti, transitano. Per questo monitoriamo il medico e l’infermiere ma ci interessiamo anche di tutto ciò che arriva da fuori e tocca il malato. Pensiamo al fumo di sigaretta. Nei reparti di malattie infettive, per esempio, l’inquinamento, se si accendono le sigarette, rischia di essere ancora più pericoloso. Lì, tutto è sigillato. Si fa presto a far diventare il luogo una camera a gas». Dagli esperti, un appello. Suona più o meno così: se proprio avete intenzione di fare le vostre rimostranze al medico o all’infermiere, fatelo lontano dalle persone malate. Quelle scenate, al paziente, fanno molto male. _________________________________________________________ Il Messaggero 23 lug. ’01 POLICLINICO UMBERTO I «SU 370 PRIMARI 150 SONO IMPRODUTTIVI» Il direttore generale: «A settembre si cambia» di RAFFAELLA TROILI Umberto I, si cambia. Già da settembre. E’ la previsione ottimistica del direttore generale dell’Azienda-policlinico, Tommaso Longhi, che promette: «Il rilancio dell’Umberto I passa per una migliore utilizzazione delle eccellenti risorse professionali di cui disponiamo. Attualmente ci sono 370 unità operative, di cui 320 primariati e altri 50 servizi aggregati: è emerso che almeno 150 sono scarsamente produttivi, ci sono primari con 4, massimo 6 posti letto». L’obiettivo di Longhi è tagliare le sacche d’improduzione: «Centotredici laboratori con 45 primari non hanno ragione d’esistere: o si accorpano o scompaiono. Troppi i servizi radiologici e troppe anche le camere operatorie: fanno in media 1,3 interventi al giorno, lo standard è di 4. Chi ne ha bisogno non ne ha a sufficienza, chi le ha non le usa». Al contrario, intende puntare tutto sui servizi di alta specialità: «Dal Dipartimento di emergenza ai trapianti d’organo, settori che hanno bisogno di risorse e mezzi per rispondere alla domanda». Il quadro che fa Longhi è noto ma fa sempre impressione. «Apparecchiature obsolete, strutture fatiscenti, cattiva organizzazione sanitaria e amministrativa. Vige ancora l’idea per cui ogni gruppo clinico debba avere servizi diagnostici e terapeutici dedicati. Ora la Regione chiede due cose: ridurre i costi e migliorare qualità e quantità delle prestazioni, così miglioreranno anche i ricavi. Tagliare i servizi improduttivi, riducendo le risorse umane e strumentali fino ad esaurimento, e aumentarle invece nei servizi di alta complessità». Cinque o sei le aree che vanno potenziate: «C’è il dipartimento di emergenza che non riesce ad assorbire le richieste e ogni anno trasferisce 4 mila pazienti già trattati ad altri ospedali: da settembre attiveremo un reparto Osservazione e breve degenza di 30 posti letto che ci permetterà di accogliere tutti. I trapianti non si possono fare perché mancano i letti di terapia intensiva, che non possono essere attivati perché mancano gli infermieri. La Regione in questi giorni si sta muovendo per evitare queste strozzature. La terapia intensiva andrà riorganizzata anche a Neurochirurgia e Cardiochirurgia. E quest’ultima deve riavere la terza sala operatoria per i trapianti: bloccati da due anni perché le altre due non sono a norma. Infine, alle spalle dell’emergenza sorgerà un reparto di Ortopedia da 12 posti, per accogliere i traumatizzati che arrivano al pronto soccorso e poi vengono dirottati su altri ospedali». Scatterà veramente un’operazione-Policlinico lampo, magari entro l’estate, oppure alla fine, se cambiamenti ci saranno, avranno tempi più lunghi, forse quelli elefantiaci a cui l’Umberto I ci ha abituati. E’ vero che un’accelerazione di marcia l’ha appena pretesa il presidente della Regione, Francesco Storace: «Chiederò finanziamenti al Governo - ha detto - a patto che università e azienda presentino entro settembre un protocollo d’intesa che preveda un taglio ai primariati e ai posti letto inutili». Ma c’è un particolare: il preside della facoltà, Luigi Frati, che non nasconde di attendere un incontro con Storace. «Il testo predisposto ignora la facoltà. Ma si sbaglia chi pensa di fare un protocollo senza di noi: è contro la legge e le linee guida nazionali. L’Umberto I sta morendo, non ci prendiamo in giro e l’università ha gravi responsabilità. Siamo ai primi posti in quanto a didattica e ricerca, ma le statistiche crollano quando si parla di assistenza». «Mi aspetto invece dalla Regione e da Longhi - continua - l’avvio reale del processo di decentramento. Prima mettiamo nero su bianco cosa rimane all’Umberto I, il futuro assetto urbanistico. Solo a quel punto il direttore generale potrà prospettare un modello di riorganizzazione. E in quella sede si verificherà anche se ci sono primariati improduttivi. Quanto ai laboratori: se sono funzionali alla ricerca non sono inutili, se doppioni vanno razionalizzati». Frena anche Gino Giustini, delle Rsu del Policlinico, che mercoledì incontreranno il direttore generale: «E’ vero che su quasi 300 primariati, il 70 per cento è improduttivo. Longhi può dire quello che gli pare, ma la facoltà di medicina è forte, e ogni direttore generale che ha provato a fare la rivoluzione ha sempre fallito». Ancor più chiara Pina Di Giammarco, coordinatrice del Dea: «Nella storia del Policlinico, l’università ha sempre fatto quello che voleva, non credo che Longhi riuscirà a spuntarla, gli si rivolteranno contro come iene. Come tutti quelli che arrivano anche lui ha in mente di fare tante cose, ma non credo ci riuscirà. Meno male che il Policlinico nonostante tutto, nel bene e nel male, ha un cromosoma in più rispetto agi altri ospedali». _________________________________________________________ Il Messaggero 27 lug. ’01 CURSI: «VIA PRIMARI E POSTI LETTO INUTILI» Promuovere al più presto un piano che preveda il taglio dei primariati e dei posti letto inutili. Per il sottosegretario alla Sanità, Cesare Cursi, passa anche attraverso questa iniziativa il piano di riorganizzazione del policlinico Umberto I che «se no, rischia di fallire gli obiettivi prefissati». Il senatore di An plaude all'iniziativa del presidente della Regione Francesco Storace di chiedere alla direzione del policlinico e all'università La Sapienza un piano di riduzione di primari e posti letto inutili e si dice «preoccupato per le problematiche emerse sul policlinico, difficoltà confermate anche da verifiche che come ministero della Sanità abbiamo effettuato». Se le potenzialità mediche e paramediche del policlinico saranno valorizzate, assicura Cursi, «si potrà realizzare il modello di assistenza che tutti auspichiamo». _________________________________________________________ L’Unione Sarda 28 lug. ’01 BROTZU:IL REPARTO RIANIMAZIONE AL COMPLETO - ASPETTANDO IL POLICLINICO Franco Meloni: nel reparto operai al lavoro Franco Meloni è il direttore generale del Brotzu dove sabato mattina non è stato possibile ricoverare Stefania Pes: il reparto Rianimazione era al completo. Non è un fatto straordinario, tutt’altro. «Vorrei sottolineare che la paziente non è stata rifiutata, noi non rifiutiamo mai nessuno. Anzi. Se addirittura il paziente deve essere sottoposto a un intervento chirurgico ci pensiamo noi, qui, al Brotzu. Poi cerchiamo di risolvere il problema del ricovero». Perché la ragazza è stata portata a Nuoro? Evidentemente era il solo libero. E gli altri ospedali cagliaritani? Non c’era posto neanche lì, e neanche negli altri ospedali della provincia di Cagliari. Quanti sono i posti di rianimazione complessivamente a Cagliari? Sei al San Giovanni, altrettanti al Santissima Trinità dove, però, ci sono lavori in corso, 8 all’Oncologico, 4 al Marino. Al Brotzu ce ne sono 13 ridotti a 8 a causa dei lavori. Possibile che fossero tutti occupati? Capita spesso. Ma quella paziente è morta. Probabilmente sarebbe morta lo stesso, i pazienti che vengono ricoverati in rianimazione sono malati gravi. Appunto. Le ambulanze usate per il trasferimento sono dotate del necessario. La magistratura ha aperto un’inchiesta. Sarà per le cause della morte, non certo per il trasferimento, altrimenti avremmo ricevuto avvisi di garanzia. Non ci possono contestare niente: non si può aggiungere un posto-letto in un reparto speciale come la rianimazione. Chi si assume la responsabilità del trasferimento? La direzione sanitaria. Possibile che gli ospedali cagliaritani siano sempre al completo? Quasi sempre. In più ora mancano 5 posti per via dei lavori di ristrutturazione. E non si può neanche pensare di aumentare il numero dei posti-letto: la Rianimazione costa ai contribuenti non meno di 600 milioni all’anno. Sulla base di che cosa si decide il numero dei posti di rianimazione per ogni ospedale? Sulla base dei dati di incidenza dei traumi sulla popolazione. Quanto bisognerà aspettare perché apra Rianimazione al policlinico universitario di Monserrato? Regione e Rettorato devono firmare il protocollo d’intesa che garantirebbe 8 posti-letto in più. Quando sono cominciati i lavori al Brotzu? All’inizio del mese di luglio. Siamo stati costretti a ristrutturare il reparto per adeguarlo alle nuove norme: dobbiamo eliminare l’amianto dai pavimenti e la lana di roccia dai soffitti, e rinnovare l’impianto di climatizzazione. Quando saranno ultimatii? Speriamo al più tardi in novembre. Così potremo liberare l’ala che ora ospita Medicina 3 e inaugurare Neuroriabilitazione, la prima in Sardegna. M. F. Ch. _________________________________________________________ L’Unione Sarda 27 lug. ’01 SASSARI: SINDACATI ALL’ATTACCO: «POLICLINICO IN BOLLETTA» Cgil e Uil prendono le distanze dalla CIsl sulle critiche al manager della Asl Antonello Scano Direzione sanitaria sotto accusa per la grave crisi finanziaria Sassari Contestata la direzione sanitaria del Policlinico sassarese per la scarsa attenzione prestata alle organizzazioni sindacali, anche in vista di un’emergenza lamentata dagli stessi vertici della struttura. Già nei mesi scorsi, infatti, era emersa chiaramente una situazione gestionale del Policlinico allarmante. I ritardi nei pagamenti da parte della Asl n. 1 per le prestazioni convenzionate prestate da parte della struttura sassarese, hanno posto gravi problemi di liquidità, tanto che gli stessi vertici ne avevano evidenziato i problemi che derivavano all’azienda. Naturalmente una tale situazione non poteva non preoccupare vivamente sia il personale che le stesse organizzazioni sindacali che lo rappresentano. Una preoccupazione, quella denunciata dall’Unione sindacale territoriale della Cisl, determinata da quella che viene definita «la precaria situazione gestionale, genericamente ed allarmisticamente evidenziata dai vertici aziendali del Policlinico». L’allarme non poteva non spingere la Cisl confederale ed i vertici di categoria a chiedere sempre maggiori notizie sulla reale situazione e sulla sua evoluzione nel tempo. «In pratica Ñ sostiene la segreteria territoriale della Cisl Ñ il sindacato rispetto a questa situazione non può certo stare a guardare, quindi abbiamo richiesto già il 20 giugno un incontro per esaminare nel dettaglio la situazione con il presidente del consiglio di amministrazione del Policlinico sassarese Piero Bua. Ma non c’è stata nessuna risposta». Così come è rimasta “lettera morta” una seconda richiesta di incontro inviata il 10 di luglio. A questo punto “l’elusivo” atteggiamento dei vertici della struttura sanitaria sassarese viene ritenuto inaccettabile dal sindacato in quanto «aggrava l’attuale stato di incertezza e preoccupazione di tutti, lavoratori e sindacati». Sul piano dei problemi legati alla sanità sassarese, comunque, vi è una presa di distanza da parte della Cgil e della Uil, sui rapporti che intercorrono fra le organizzazioni sindacali ed i vertici della Azienda della Usl n. 1. Nei giorni scorsi la Cisl aveva lamentato una scarsa attenzione per i rapporti sindacali, sulla definizione delle norme contrattuali, da parte del direttore generale Antonello Scano. Ebbene, da parte delle segreterie aziendali Cgil e Uil, viene respinta tale interpretazione. In un documento informano «i propri iscritti ed i lavoratori tutti che in dieci mesi di serrata trattativa con la direzione della Asl n. 1, non hanno perso il loro tempo e qualche importante risultato ritengono di averlo portato a casa». Dopo aver indicato nel dettaglio i risultati già raggiunti, le segreterie di Cgil e Uil spiegano che «non essendosi mai interrotta la contrattazione decentrata, intendono definire prima delle ferie estive gli altri istituti contrattuali che ancora non hanno trovato soluzione». Per questi motivi, lo stato di agitazione proclamato dalla Cisl è ritenuto dagli altri due sindacati fuori luogo e quindi non condivisibile. Giuseppe Florenzano _________________________________________________________ Il Corriere della Sera 24 lug. ’01 ALZHEIMER, SPERANZE DAI TEST DEL VACCINO Annuncio negli Usa: positivi i primi risultati sull' uomo. Ora si allarga la sperimentazione. Il nuovo medicinale si chiamerà «Betabloc» De Bac Margherita Il farmaco non è tossico. In tutto il mondo sono 18 milioni le persone colpite dal morbo, 500 mila in Italia Alzheimer, speranze dai test del vaccino Annuncio negli Usa: positivi i primi risultati sull' uomo. Ora si allarga la sperimentazione ROMA - Lo chiameranno Betabloc, ma il nome è poco importante. Ciò che conta invece è che la lotta all' Alzheimer, una delle più diffuse forme di demenza, potrebbe essere a una svolta. Sta per partire in Europa e Stati Uniti la sperimentazione sull' u omo di un vaccino che si spera capace di bloccare definitivamente la distruzione delle cellule cerebrali nei pazienti che soffrono già dei primi sintomi e, addirittura, di prevenire il morbo in quelli non ancora colpiti. Se funzionasse, sarebbe il primo farmaco per la cura dell' Alzheimer che ora può essere trattato solo a livello sintomatico. In parole più semplici, i medici con l' attuale armamentario terapeutico sono in grado di tenere a bada i sintomi, ma nel frattempo la degenerazione cellulare progredisce. TEST - La sperimentazione clinica di fase due (la prima, che doveva verificare la non tossicità del prodotto si è conclusa favorevolmente) partirà all' inizio del prossimo anno su un gruppo limitato di malati e richiederà un biennio di prove. Si capirà se il Betabloc, iniettato sottocute, è davvero efficace come hanno mostrato gli studi su topi transgenici nei quali l' Alzheimer era stato indotto. «E' una linea di sviluppo molto importante, di sicuro la più importante che c' è - sottolinea la novità Cesare Fieschi, direttore della prima cattedra di neurologia dell' Università La Sapienza -. La disponibilità di una vaccinazione contro i danni ai neuroni della corteccia cerebrale sarebbe fondamentale anche se non credo che a d una eventuale disponibilità del farmaco si arriverà prima di tre anni». Fieschi preferisce non parlare di svolta nè di rivoluzione ma di una prospettiva di sicuro «più vicina e meno avveniristica di quella offerta dalle cellule staminali. In questo caso non è come parlare dello sbarco su Marte». L' annuncio del via ai test è stato comunicato dalle due industrie Elan e American Home Product. Il vaccino utilizza la protein beta-amiloide, responsabile dei danni alle placche cerebrali. Si accumula nei neuroni e li rovina in modo irreversibile. Si è visto che una molecola composta da 42 aminoacidi di questa stessa proteina riesce a indurre nell' organismo lo sviluppo di anticorpi e a impedire il progresso della malattia. Il passo successivo sarà quello di verificare se la stessa sostanza può rendere immuni i soggetti a rischio, individuati attraverso una serie di test diagnostici. In fase uno l' An-1792, questa la sigla, è stata provata con successo su 100 pazienti con sintomi lievi e moderati. Le fasi successive potrebbero vedere coinvolti i centri italiani. «Sarà un farmaco da usare comunque nelle fasi iniziali del morbo - spiega Fieschi - Ricordo che l' Alzheimer è preceduto da una lenta e lunga fase di amnesia senile benigna. In questo arco è possibile individuare gli ammalati». Nei topi la nuova molecola ha significativamente ridotto il numero di placche amiloidee prevenendo la formazione di altre placche. Nell' articolo pubblicato con gran risalto da Nature nel luglio ' 99 venivano riportati i risultati di un secondo studio sugli animali. Utilizzato come strumento di profilassi, l' An-1792 ha protetto la maggior parte dei topini il che aveva fatto ipotizzare un effetto virtualmente e totalmente immunizzante. Ma per questo, è cauto Fieschi, bisogna aspettare. Ora sono tre i farmaci anti Alzheimer, utilizzati e monitorati nel progetto «Cronos» del ministero della Sanità: Donepezil, Rivastigmina e, ultimo arrivato in ordine di tempo Galantamina. Il progetto Cronos, da poco avviato, ha l' obiettivo di migliorare la qualità di vita delle persone con Alzheimer e di ottimizzare una serie di servizi di diagnosi e cura. Sono stati stanziati 170 miliardi. STORIA - Descritta per la prima volta nel 1906 dal medico tedesco che ha dato il nome al morbo, l' Alzheimer è una forma di demenza progressiva, irreversibile, di lunga durata e di cause ancora ignote. Colpisce dopo i 65 anni. Si stima che in Italia i malati siano 500 mila, nel mondo 18 milioni. Entro il 2026 il numero raddoppierà e il 71% dei malati si concentreranno nei Paesi in via di sviluppo. Il quadro è drammatico. Perdita della memoria, disorientamento spazio-temporale, difficoltà a leggere, scrivere e parlare, finchè sopraggiunge l' incapacità di riconoscere i propri familiari. Fondamentale è la diagnosi precoce perchè intervenire tempestivamente può servire a contrastare il devastante incedere della demenza. Purtroppo però i segnali iniziali, come la difficoltà a ricordare nomi e situazioni, n on sono sempre facili da comprendere. Un vaccino preventivo potrebbe essere usato su soggetti predisposti per familiarità. Margherita De Bac mdebac@corriere.it Il nuovo medicinale si chiamerà «Betabloc» IL VACCINO E' stato sperimentato inizialmente s u topi geneticamente modificati e ha superato la prima fase di test sull' uomo (100 malati). Nei primi mesi del prossimo anno verrà avviata la fase due sull' uomo che si concluderà in due anni. La sigla del farmaco è An-1792 ma si sta pensando al nome commerciale di Betabloc. Sarebbe il primo farmaco capace di arrestare l' Alzheimer. Potrebbe funzionare anche come vaccino preventivo della malattia LA SCOPERTA Il vaccino utilizza una parte della proteina beta-amiloide, la sostanza che si accumula nei neuroni e li danneggia in modo irreversibile. I farmaci ora disponibili sono efficaci nel trattamento dei sintomi ma non riescono a bloccare il morbo I MALATI In Italia si stimano 500 mila malati. Il morbo è la più diffusa forma di demenza e col pisce persone di età superiore ai 65. E' stata descritta per la prima volta nel 1906 dal neuropatologo tedesco Alzheimer _________________________________________________________ Il Corriere della Sera 26 lug. ’01 FUMO PASSIVO: IMMEDIATI I DANNI AL CUORE Bastano 30 minuti in un ambiente inquinato e le coronarie si contraggono. Rischio di malattie vascolari E mezz' ora è sufficiente anche ad arrecare danni all' apparato respiratorio De Bac Margherita Ricerca di studiosi giapponesi: trenta persone messe a confronto. Sigari e pipe sono meno pericolosi delle sigarette Fumo passivo: immediati i danni al cuore Bastano 30 minuti in un ambiente inquinato e le coronarie si contraggono. Rischio di malattie vascolari ROMA - Le coronarie si contraggono, si induriscono, è come se provassero un moto di sdegno. La reazione è rapida, già dopo 30 minuti dalla deleteria esposizione. Di questo, e altro, è capace il fumo passivo, nemico dei polmoni e anche del cuore. Un' equipe di giapponesi dell' Università di Osaka hanno calcolato con precisione che le ripercussioni sull' apparato respiratorio di individui non contagiati dal vizio sono già visibili mezz' ora dopo aver inalato le sostanze malefiche bruciate dalle sigarette altrui. CORONARIE - La ricerca, pubblicata su Jama, la rivista dei medici internisti americani, conferma il fondato sospetto che il fumo passivo sia un fattore di rischio importante per l' insorgenza dell' ischemia e possa associarsi a disfunzioni vascolari. Non erano invece noti gli effetti sulla circolazione coronarica. Per calcolarli è stato utilizzato un ecografo capace di misurare la velocità del flusso sanguigno nei vasi. Sono stati messi a confronto 15 uomini non fumatori e 15 fumatori. All' inizio il flusso ematico dei primi è risultato migliore ma dopo l' esposizione al tabacco tra i due gruppi non c' era più nessuna differenza: 3,4 contro 3,3. Già l' American Heart Association aveva avvertito che chi è costretto a subire il vizio altrui sviluppa un rischio di morire di malattie cardiovascolari più alto del 30% rispetto a chi vive in ambienti non «contaminati». SIGARETTE E PIPA - «Avviene che l' effetto del fumo sull' endotelio provoca la contrazione delle pareti dei vasi e questo fenomeno altera il flusso del sangue facendolo diminuire. La novità dello studio consiste nell' aver cronometrato la reazione», commenta l' articolo di Jama il professor Rodolfo Paoletti, presidente dell' associazione internazionale dell' arteriosclerosi. Paoletti addebita enormi responsabilità alla sigaretta. Solo la metà del fumo da essa prodotto viene inalato dal diretto fruitore, l' altra metà va a finire nei polmoni e nelle coronarie dei vicini. «Meglio i sigari e l a pipa - consiglia il farmacologo - che bruciano una quantità minore di sostanze nocive». Alza le mani Carlo Bassi, direttore di Assotabacco, l' associazione dei produttori di sigarette, compresa Philip Morris: «Anni fa i produttori avrebbero contestato questi dati. Oggi non è più così. E per una ragione semplicissima. Che il fumo faccia male è scritto chiaramente sui pacchetti e dal 30 settembre del prossimo anno il concetto sarà evidenziato con lettere più grandi». Il tabacco provoca il cancro , direttamente e indirettamente, i produttori non si nascondono più «e riteniamo nostro dovere fondamentale proteggere i giovani informandoli attraverso campagne capillari». Margherita De Bac _________________________________________________________ Il Corriere della Sera 26 lug. ’01 SCLEROSI MULTIPLA, LA SPERANZA IN UN TRAPIANTO DI CELLULE Prelevate dal nervo di una gamba e impiantate nelle zone danneggiate del cervello: dovrebbero produrre la mielina mancante STATI UNITI Sclerosi multipla, la speranza in un trapianto di cellule ROMA - Superata l' ennesima barriera nel campo dei trapianti. È statato effettuato tra il 18 e il 19 luglio all' università americana di Yale, ma se ne è avuta notizia ieri, il primo innesto di cellule costruttrici di mielina, la sostanza che protegge, avvolgendoli, i fasci nervosi ed è fondamentale per la loro salute. Senza di essa si va inesorabilmente incontro a gravi patologie. Per Guido Odone, padre del ragazzo colpito da una malattia mielinica e salvato da un olio estratto dall' oliva e dalla colza questo «è il secondo miracolo di Lorenzo». La paziente, 56 anni, è affetta da sclerosi multipla di tipo progressivo. Ora sta bene e non ha avuto complicazioni. Nuove speranze di cura si aprono, dunque, per questi malati, un milione nel mondo. L' esperimento è stato interamente finanziato dal «Progetto italiano mielina» i cui sostenitori parlano di «successo straordinario» nella storia della medicina. Presto la stessa procedura sarà applicata in altri quattro pazienti. Il ciclo di interventi dovrebbe concludersi entro l' anno e soltanto alla fine sarà possibile un bilancio. Ma le prime risposte sono incoraggianti. L' intervento si è svolto in due fasi. Le cellule di Schwann, deputate alla produzione di mielina, sono state estratte dal nervo surale, che innerva i muscoli della gamba, della donna. Poi sono state trapiantate in una placca senza mielina situata nel lobo frontale destro del cervello. Due le ragioni che hanno determinato l' uso di questo tipo di cellule: per ridurre al minimo il rischio del rigetto, visto che si tratta di un trapianto autologo, e perchè la mielina da esse prodotta non è bersaglio della sclerosi multipla. Si pensa che resister ebbero ad eventuali nuovi attacchi di questa malattia neurologica meglio di quanto farebbero le cellule gliali, che producono direttamente mielina. Ora però, e sarà il passo successivo, bisognerà vedere se le nuove cellule hanno attecchito, integrandosi con i tessuti cerebrali. A tale scopo la paziente verrà sottoposta ad una biopsia. Secondo gli esperti, l' operazione di Yale spalanca nuove prospettive nel campo della rimielizzazione. Se questo tentativo dovesse fallire si potrà tentare chiamando in causa altre cellule che producono la preziosa sostanza proteggi nervi. Sperano i malati di altre gravi patologie come la leucodistrofia, che attacca i bambini nella prima infanzia. Si tratta di forme che annientano una serie di funzioni fondamentali, la vista, l' udito, la parola, il movimento. Il problema consiste nel fatto che la mielina non si rigenera spontaneamente. Sono state tentate diverse strade per tentare una controffensiva. L' ultima carta da giocare era il trapianto. «Noi ci auguriamo che il trapianto possa diventare una cura efficace nel giro di un anno e mezzo», risuona il grido di gioia di Odone, fondatore del Progetto mielina. Un uomo che ha visto trasferita la sua storia in un film. Il figlio, Lorenzo, oggi 22enne, e ra destinato a morire e invece è stato salvato da quest' olio, efficace contro un altro tipo di malattia mielinica, la adrenoleucodistrofia. Non è guarito, le funzioni perdute non sono state recuperate, ma è ancora qui, testimone di una battaglia disperata, iniziata dai genitori quando era bambino. E potrebbe essere uno dei prossimi beneficiari della cura, una volta messa a punto. Il trapianto americano è il risultato di 8 anni di ricerca finanziata dall' associazione di Odone. Un totale di 6 miliardi di lire. «Se anche si troverà un vaccino contro la sclerosi multipla, sarà inutile nei casi in cui la malattia è in stadio avanzato», dice Odone dagli Stati Uniti, sottolinenando invece la funzione «restaurativa» del trapianto di cellule. Per informazioni sul Progetto mielina: 06-80860000. _________________________________________________________ Le Scienze 27 lug. ’01 LEUCEMIE INFANTILI GENETICHE L'obiettivo è ora l'identificazione preventiva dei soggetti a rischio Un gruppo di scienziati del Parker Hughes Cancer Center ha scoperto una deficienza genetica - la mancanza di un enzima noto come SYK tirosina chinasi - associata allo sviluppo della leucemia infantile. Secondo quanto riportato sulla rivista "Oncogene" si tratta della prima scoperta di un'associazione di questo tipo. Si tratta quindi di un risultato molto importante, perché una migliore comprensione delle basi biologiche della leucemia infantile potrebbe portare allo sviluppo di nuovi e più efficaci programmi di cura. La scoperta rende anche possibile identificare in anticipo i bambini che svilupperanno la malattia e forse, un giorno, a un semplice test per la malattia che possa essere svolto direttamente dai pediatri. Secondo la dottoressa Pat Goodman, coautrice della ricerca, tra breve sarà possibile identificare le famiglie a rischio di questa devastante malattia. _________________________________________________________ Le Scienze 26 lug. ’01 I MOLTI RUOLI DELL'UBIQUITINA Funge anche da cronometro per le proteine che controllano l'espressione dei geni Difficile battere la versatilità dell'ubiquitina, una piccola proteina che si trova in molti organismi viventi, dai lieviti agli esseri umani, e che partecipa a una miriade di processi cellulari, fra cui la divisione e la riparazione del DNA e la morte cellulare. Ora un gruppo di scienziati dei Cold Spring Harbor Laboratory di New York ha mostrato in un articolo pubblicato on-line da sito della rivista “Science” come l'ubiquitina agisca anche come una sorta di cronometro per le proteine che controllano l'espressione dei geni. Uno dei ruoli più noti dell'ubiquitina è di aiutare la pulizia delle cellule. Alcuni enzimi specializzati attaccano a proteine indesiderate una catena di ubiquitina che funge da segnale per l’azione di un proteasoma, che in tal modo distruggere la proteina. Questo avviene anche con le proteine che regolano la trascrizione dei geni, dopo che ne hanno promosso l'espressione. Precedenti ricerche avevano anche suggerito come l’ubiquitina fosse in qualche modo coinvolta nell'attivazione della trascrizione del DNA. I ricercatori hanno quindi deciso di investigare che cosa succeda quando vengono rimossi gli enzimi che legano l'ubiquitina alle proteine da distruggere. Per prima cosa, il gruppo ha modificato cellule di lievito affinché producessero una versione modificata del VP16, un fattore di trascrizione virale molto noto e spesso usato nella ricerca. Quando poi hanno rimosso il gene Met30 che codifica per gli enzimi, si è visto che il VP16 non veniva distrutto. Ma non solo: senza il Met30, il VP16 non poteva più attivare la trascrizione. Successivamente, sono stati svolti altri test per verficare che fosse veramente la mancanza dell'ubiquitina a impedire la trascrizione del DNA. Secondo il professor William Tansey, direttore del gruppo, il collegamento dell'ubiquitina permette alla proteina un certo periodo di attività, prima della distruzione. _________________________________________________________ Le Scienze 24 lug. ’01 LA FISICA DEI PRIONI Scoperta anche una asimmetria nelle infezioni interspecie Quella della mucca pazza è una malattia neurodegenerativa causata da proteine malformate note come prioni. Le recenti epidemie sviluppatesi tra gli animali di allevamento in Europa e l'aumentare dei casi della malattia umana, il morbo di Creutzfeldt-Jakob (CJD) ha portato alla ribalta le malattie dei prioni. Anche se la comunità medica ha compiuto dei passi da gigante nella comprensione delle proteine devianti, un nuovo lavoro di alcuni fisici dell'Università della California suggerisce che un semplice modello statistico potrebbe aiutare a spiegare la progressione della malattia. Tra le altre cose, i ricercatori hanno trovato sostegno al loro modello nella bassa ma uniforme distribuzione mondiale di CJD e il legame altamente riproducibile fra la dose di infezione e il tempo di incubazione, due caratteristiche compatibili con i processi fisici e chimici descritti dalla meccanica statistica. I risultati della ricerca verranno pubblicati il 30 di luglio sulla rivista "Physical Review Letters". Per mezzo della simulazione dell'infezione in un reticolo bidimensionale, i ricercatori hanno scoperto che una manciata di prioni può servire come seme per la crescita di più prioni nei neuroni infetti. Una volta che gli aggregati di prioni sono abbastanza grandi, vari processi possono spezzarli e far sì che attacchino altri neuroni, facendo progredire la malattia e portando alla morte. Un altro risultato riguarda le infezioni interspecie. I prioni che normalmente attaccano i neuroni di topo possono infettare anche i criceti, ma non è vero il contrario. Il modello suggerisce che un'iniezione di prioni di criceto in un topo infetto può portare a una competizione fra i due tipi di prioni e, come conseguenza, a un rallentamento della malattia. Anche se un simile trattamento non promette di essere una cura, potrebbe far diventare il tempo di incubazione del CJD talmente lungo da diventare impercettibile nel corso di una vita. _________________________________________________________ La Stampa 28 lug. ’01 LO «PSEUDOMONAS» E’ RESISTENTE A DISINFETTANTI E ANTIBIOTICI Batterio killer, tre morti sospette NAPOLI Si chiama pseudomonas ed è un batterio davvero difficile da debellare, resistente ai disinfettanti come agli antibiotici. Potrebbe essere lui, annidato in sala operatoria o in reparto, il responsabile di tre morti sospette avvenute lo scorso inverno nel reparto di neurochirurgia del Policlinico dell’Università Federico II di Napoli. I due locali sono adesso sotto sequestro, da parte dei carabinieri dei Nas, ma le strutture già dal dicembre scorso non erano funzionanti quando la Asl 1, proprio in seguito a quei decessi, ne dispose la chiusura con un provvedimento di urgenza. Il sequestro è stato ordinato dal pm Ida Frongillo, titolare delle inchieste sulle presunti morti da infezione, che nei mesi scorsi aveva acquisito le cartelle cliniche. Secondo l’ipotesi formulata dagli inquirenti, e dagli stessi responsabili sanitari e amministrativi della struttura, la presenza nei reparti del batterio killer potrebbe essere all’origine dei decessi di tre pazienti da poco sottoposti a interventi chirurgici. «Il batterio - spiegano gli esperti - può determinare meningiti fulminanti, setticemia, infezioni delle ferite chirurgiche». I casi all’esame della magistratura sono cinque, tre dei quali mortali, tutti verificatisi nell’arco di otto mesi: un uomo che aveva subito un’operazione di endoscopia, una ragazza di vent’anni che morì pochi giorni dopo un intervento al cervello, e un carabiniere che ha lottato con la morte fino all’aprile scorso. Anche se, per almeno uno di questi casi, vengono avanzati seri dubbi sulle cause: «Non credo che la ragazza sia stata vittima del batterio: era giovanissima ed era già stata operata da noi quando aveva due o tre anni per un glioblastioma. La sua malattia aveva avuto una recidiva ed era diventata maligna», spiega il professor Enrico De Divitiis, titolare della cattedra di neurochirurgia. Parallelamente all’indagine della magistratura, si sta svolgendo l’inchiesta amministrativa promossa dall’assessore regionale alla Sanità, Teresa Armato. I sanitari del Policlinico sottolineano comunque la tempestività della decisione di chiudere i reparti allorché emersero i casi sospetti nonché la natura particolarmente insidiosa del batterio. Il preside della facoltà, Armido Rubino, ricorda: «I provvedimenti che l’azienda ospedaliera doveva prendere quando accaddero quegli episodi a dicembre scorso furono presi, a partire dalla chiusura urgente e dalla revisione delle sale operatorie». «Le infezioni postoperatorie - dice Gino Quagliata, direttore sanitario - rappresentano uno degli eventi più disastrosi che possano accadere in un ospedale, nelle terapie intensive e in quelle neonatali, ma si verificano non solo a Napoli e in Italia». Il medico spiega che a volte «basta una disattenzione nelle procedure di lavaggio delle mani di un infermiere o di un medico o che si inquini una zona umida della sala operatoria e il batterio permane». [e. l. p.]