VINT CERF: "L'INFORMAZIONE E` LA FIACCOLA DELLA VERITA`" UNIVERSITA' CAGLIARI E SASSARI BOCCIATE DAL CENSIS CAGLIARI: LAUREA HONORIS CAUSA PER CAZZULLO LAUREA BREVE, MA NOBILE A TORINO UNA LAUREA IN INGEGNERIA BIOMEDICA FIRENZE LANCIA L' UNIVERSITÀ DEL CYBERSPAZIO CISL SARDA: "SERVONO ANCHE ALTRI INTERVENTI PER LA FORMAZIONE E LA RICERCA" IN ARRIVO UNA STRETTA SUI DOCENTI TRE COSE SERIE PER LA SCUOLA MARCA DA BOLLO: ESPULSA DALL'UNIVERSITÀ ========================================================= IL GOVERNO VARA LA "DEVOLUTION" SANITARIA IL TESTO DEL D.L. "INTERVENTI URGENTI IN MATERIA DI SPESA SANITARIA" SPESA FARMACEUTICA AL GALOPPO: +36% LA MEDICINA NON È ANCORA "GLOBALE" CHE C'È DIETRO LA RICETTA DEL MEDICO UN MORTO AL GIORNO IN ATTESA DI TRAPIANTO CACCIA AL TESORO DELLA GENETICA TRA RICERCA E SFRUTTAMENTO UN VACCINO CONTRO LA NICOTINA TROMBOSI VENOSA, UN MILIONE DI MALATI LA CHIMICA DELLA SEGNALAZIONE MALATTIE SESSUALI, 3 SU 10 COLPITI IN FERIE ========================================================= ______________________________________________________ Vint Cerf, 12 settembre 2001 VINT CERF: "L'INFORMAZIONE E` LA FIACCOLA DELLA VERITA`" Di fronte a quanto è accaduto sotto gli occhi di tutto il mondo, consentitemi di iniziare questa rassegna con il messaggio che Vint Cerf ha mandato in rete. Vint Cerf è uno dei padri di Internet. A.C. "Cari amici, sono bloccato per un po' a Chicago, a causa del quasi incomprensibile attacco terroristico scatenato contro gli Stati Uniti a New York e a Washington. Di fronte a una tale ferocia si resta senza parole. Oggi più che mai Internet deve essere utilizzata insieme agli altri media per fare luce su tutti coloro che intendono distruggere la libertà nel mondo. L'informazione è la fiaccola della verità e il suo flusso libero è il flusso sanguigno della democrazia. Il prezzo di questo libero fluire può essere un'informazione che non ci piace o a cui non crediamo, ma l'antidoto contro la disinformazione è aumentare le informazioni, non diminuirle. I vostri pensieri e le vostre preghiere per tutte le vittime del terrorismo, ovunque questo male abbia colpito il mondo, saranno benvenute e apprezzate. Sarà necessaria la vostra determinazione per sradicare questo male dalla nostra società se vogliamo che la cultura globale del 21esimo secolo diventi qualcosa che desideriamo passare in eredità ai nostri figli e ai nostri nipoti." Vint Cerf, 12 settembre 2001 _______________________________________________ L'Unione Sarda 11 set. '01 UNIVERSITA' CAGLIARI E SASSARI BOCCIATE DAL CENSIS Inizia la gara tra Atenei. Sgomitate e sgambetti ai blocchi di partenza. Ma brutte notizie per le università dell'Isola. Nel medagliere del Censis, Sassari si piazza all'ottavo posto. Passa l'esame con la media dell'88,3 e tre stelline. Cagliari è al dodicesimo posto tra le università di media grandezza con una media di 88,3. "La posizione dell'università, riportata dal Censis, non rappresenta la realtà delle cose", dichiara il Rettore, Pasquale Mistretta. "Due sono i fattori che modificano questa situazione: il tipo di rapporto tra fuori corso e studenti in corso. E' una quota esageratamente alta. Noi teniamo i nostri fuori corso a costi bassissimi come nessuna altra università. A "La Sapienza" costa 8 milioni, qui essere non in regola costa a studente 300 mila lire. Il secondo rapporto è territoriale: in Sardegna è difficile allacciare rapporti con altre università (esiste solo Sassari a 200 chilometri) o con aziende che non ci sono. Abbiamo problemi socio-economici non trascurabili", conclude il Rettore. A seguire le sorti degli studenti: 23.423 mila in corso, contro 16.424 fuori corso, per un totale di 39347 universitari. Un insegnante ogni 33 iscritti. Oltre 200 borse Erasmus, 40 Leonardo, 24 per Go for it. Un migliaio di tirocini di formazione e orientamento nelle aziende per laureati e laureandi e 463 collaborazioni studentesche. La facoltà con più matricole è Ingegneria con oltre 6 mila iscritti, insieme a Scienze della Formazione, seguita da Giurisprudenza con 5000 iscritti, mentre la matricola è Farmacia con 1170. Il personale docente consta di 1055 anime e 896 i borsisti (dottorati, post dottorati, specializzazioni all'estero e in Italia). Settantacinque progetti speciali per l'occupazione a tempo determinato e 223 assunzioni di concorsi banditi. Per un bilancio di 456 miliardi. Per la ricerca si spendono 8 miliardi di fondi propri e 19 miliardi e 405 milioni per gli studenti. Per l'edilizia 56 miliardi, di cui 38 a Monserrato e 18 per interventi urbani di vario genere. Dieci facoltà e 14 diplomi universitari. E i servizi? Ci sono anche quelli, rispondono dall'Ersu (Ente regionale per il diritto allo studio universitario). Quindici miliardi di borse di studio ripartiti tra studenti in sede, pendolari e fuori sede. Novecentosettantuno gli alloggi distribuiti in 6 Case dello studente. Duecento milioni per gli studenti portatori di Handicap, 100 milioni di contributi per le tesi di laurea, 300 milioni di fondi utilizzabili per i viaggi di studio e 100 milioni di sussidi straordinari. Ma c'è dell'altro. La cultura e l'intrattenimento non sono trascurati. Nel centro Mensana si svolgono iniziative culturali e di spettacolo promosse sia direttamente dall'Ersu che dagli studenti. Concerti, teatro, conferenze e dibattiti, rassegne cinematografiche e laboratori. Ma allora come viene assegnato il punteggio della statistica Censis? I voti partono da 66 a 110, come in un vero esame di laurea e si ottiene dalla media di quattro indicatori: i servizi offerti agli studenti (dai posti letto agli impianti sportivi), le borse di studio, la funzionalità del sito Internet e la performance medie delle singole facoltà. F.Fr. _______________________________________________ La Nuova Sardegna 14 set. '01 CAGLIARI: LAUREA HONORIS CAUSA PER CAZZULLO Laurea ad honorem in Psicologia al padre della Psichiatria italiana CAGLIARI. Il padre della psichiatria italiana Carlo Lorenzo Cazzullo riceverà questa mattina alle 10 la laurea honoris causae in Psicologia dall'università di Cagliari. Il riconoscimento per Cazzullo - 85 anni, 600 testi scientifici pubblicati e innumerevoli titoli - è stato proposto dal preside Alberto Granese e dal consiglio di facoltà di Scienze della Formazione. Cazzullo, laureato in medicina con lode nel 1940 e ha lavorato dal 1947 negli Stati Uniti, è professore di ruolo di Clinica delle malattie nervose e mentali dal 1958. E' salito sulla cattedra di psichiatria italiana nell'anno seguente e dal 1976, dopo aver promosso la legge di separazione della Psichiatria dalla Neurologia, si è dedicato alla guida di una delle più grandi scuole della medicina italiana. Insignito dell'Albert Schweitzer gold metal, membro esecutivo della World psychiatric association, nel direttivo della John Hopkins University di Baltimora, presidente della Società italiana di Psichiatria per diciotto anni, Cazzullo è autore di centinaia di pubblicazioni sulle più importanti riviste scientifiche internazionali. Nel 1993 ha pubblicato 'Psichiatria', un trattato in tre volumi. Alla cerimonia prenderà parte fra gli altri il farmacologo Gianluigi Gessa. _______________________________________________ La Nuova Sardegna 12 set. '01 LAUREA BREVE, MA NOBILE Consente a molti di trovare un buon posto di lavoro Cagliari. Le chiamano lauree specialistiche e rappresentano una delle novità più importanti della riforma universitaria. L'offerta formativa ne propone ben 104, molte delle quali ancora in attesa di attivazione. L'ateneo cagliaritano quest'anno debutta con dieci corsi, di cui due a numero programmato. Settori prescelti: Farmacia, Ingegneria, Medicina e Chirurgia. Per capire meglio come funzionano e a cosa servono, uno sguardo al regolamento-quadro è d'obbligo. Ricordate la famosa formula "3+2"? Rappresenta un percorso di studi che riconduce a due possibilità. Tre sono gli anni di studi necessari per ottenere una laurea (regola valida per quasi tutti i corsi) oggi denominata "di primo livello". È quella che tutti chiamano laurea breve: per averla bisogna raggiungere sessanta crediti formativi che, al compimento dell'intero ciclo di studi, raggiungono quota 180. I crediti corrispondono a studio personale, frequenza a lezioni e seminari, attività di laboratorio o tirocinio. Pur trattandosi di un titolo vero e proprio (e non di livello inferiore come spesso si crede), non prevede alla fine la discussione di una tesi, bensì una prova finale decisa dall'ateneo. La tesi spetta al secondo livello, riservato a prosegue gli studi per altri due anni. Più complessa e vicina allo studio empirico, la laurea specialistica richiede un impegno formativo di 300 crediti. Consente l'approfondimento di un campo specifico di una disciplina affrontata durante il corso di laurea di primo livello. L'università, insomma, si prepara a diventare un bacino di giovani capace di affrontare in maniera diretta il mondo del lavoro. Tanto più che i crediti conquistati sono trasferibili anche nei diversi settori professionali. La laurea di primo grado, ad esempio, è dentro il passaporto richiesto per i livelli settimo e ottavo. La specialista punta all'alta dirigenza: vi potrà accedere immediatamente anche dall'esterno, senza il parere dell'Ordine professioniale, nonostante la legge imponga la pergamena come unico passaggio per l'iscrizione agli albi. Questi i corsi attivati nel capoluogo (scadenza 1º ottobre). La facoltà di Ingegneria propone il ventaglio più ampio. Ambiente e Territorio offre la possibilità di personalizzare gli esami, scegliendo tra difesa del suolo, georisorse e pianificazione. Materie di base sono sempre matematica, informatica e fisica. La disoccupazione, visti i tempi, non sarà un problema: monitoraggio e difesa del territorio si attendono con ansia. Ingegneria chimica spalanca le porte ad industrie e laboratori alimentari, farmaceutici e di processo. Che dire poi dell'avanguardia promessa dell'ingegneria elettrica? Automazioni industriali, energia, progettazioni di circuiti e dispositivi sono le caratterizzazioni dove è possibile spaziare per accumulare crediti. Altrettanto utile per trovare subito un posto di lavoro è l'elettronica. Spesso sono le stesse aziende, bisognose per carenza di figure così specializzate, a contattare il neo-laureato. Progettazione e produzione di componenti e apparati elettronici, i principali incarichi affidati. Automazione e robotica sono terreno di "guerra" per l'ingegneria meccanica. A tal scopo, durante il corso, in accordo con gli enti pubblici e privati saranno organizzati stage e tirocini. Discorso a parte meritano le facoltà di Farmacia, Medicina e Chirurgia, per le quali esiste una precisa direttiva comunitaria. Per loro nessuna applicazione del 3+2, lasciando integro il vecchio ordinamento. Il sogno del camice bianco dura sempre sei anni. Katya Montresor _____________________________________________________ La Stampa 12 set. '01 A TORINO UNA LAUREA IN INGEGNERIA BIOMEDICA SARANNO almeno 4-5 mila gli ingegneri biomedici di cui il sistema ospedaliero italiano (pubblico e privato) avrà bisogno nei prossimi anni. E si tratta di una stima per difetto, che riguarda solo il lavoro "in corsia" e che non tiene conto delle numerose altre possibilità offerte dalla ricerca e dall'industria. Per questo il Politecnico di Torino, dopo aver già avviato un primo anno di corso di laurea nel 2000/2001 ha sostanzialmente riorganizzato il suo corso di laurea in Ingegneria biomedica per meglio assecondare le necessità del mercato del lavoro. Sempre di più, infatti, i diversi ambiti della medicina possono avvalersi di strumenti ad alto contenuto tecnologico: protesi articolari, ricostruzioni con materiali biocompatibili, orecchio bionico, arti artificiali. L'ortopedico e il neurologo sanno individuare le esigenze di ciascun paziente, ma serve la competenza di un ingegnere per trovare l'ausilio tecnologico ideale per ogni specifico caso. Inoltre non si tratta mai di interventi in serie: ogni intervento va pianificato e adattato sulle peculiarità del singolo. Il corso di studi in Ingegneria biomedica del Politecnico di Torino è triennale ed è fortemente interdisciplinare. Infatti la laurea in ingegneria biomedica esiste in altri atenei italiani, ma con una prevalente inclinazione all'elettronica e dunque piuttosto settoriale. A Torino, invece, è stato fatto uno sforzo per superare le logiche dei singoli dipartimenti e offrire agli studenti un piano di studi estremamente vario che integri le conoscenze della meccanica, dell'elettronica e della scienza dei materiali. Dopo un biennio comune, si potrà scegliere fra 3 indirizzi: generalista (per chi vuole operare nell'ambito ospedaliero o industriale senza preclusione o per chi vuole poi proseguire gli studi con un master annuale o per raggiungere la laurea specialistica), clinico (per chi desidera lavorare sul campo e deve quindi conoscere bene gli strumenti elettromedicali, l'informatica applicata alla medicina, l'impiantistica ospedaliera, ma anche per chi vuole andare a progettare biosensori, microsistemi, tecniche di analisi di immagine?) e biomeccanico (per coloro che sono più interessati alla progettazione o alla applicazione di protesi, organi artificiali, ausili). "Nell'organizzare i corsi per noi è stato molto importante non chiudersi troppo sulla biomeccanica e tenere comunque aperte altre prospettive", spiega Marco Knaflitz, docente a Elettronica, uno dei coordinatori del nuovo corso di studi del Politecnico di Torino. "Sappiamo che questo particolare settore dell'ingegneria offrirà molti posti di lavoro, ma abbiamo voluto offrire agli studenti una formazione che li rendesse appetibili anche per altri ambiti: il connubio tra meccanica, elettronica e materiali è alla base delle nanotecnologie, dell'ergonomia fisica e cognitiva, di tutti questi dispositivi per prevedono l'interazione uomo-macchina". Anche il mondo dei trasporti, delle telecomunicazioni, del design, della domotica hanno bisogno di ingegneri biomeccanici per progettare meglio un sedile, un telefonino, un elettrodomestico, perfino un indumento o un attrezzo sportivo. _______________________________________________ Il Sole24Ore 11 set. '01 FIRENZE LANCIA L' UNIVERSITÀ DEL CYBERSPAZIO Parte il corso per preparare educatori specializzati nelle nuove tecnologie Gasperetti Marco Si tratta di una laurea triennale dedicata alla rete e alla formazione multimediale Firenze lancia l' università del cyberspazio Parte il corso per preparare educatori specializzati nelle nuove tecnologie Nasce a Firenze una nuova laurea dedicata a Internet e alla formazione multimediale. Partirà a ottobre, avrà durata triennale (come tutti i corsi di primo livello previsti dalla riforma Berlinguer) e l' obbligo di frequenza. Ma chi non potrà seguire il corso (ed è questa una delle novità più interessanti) potrà iscriversi alle lezioni a distanza via Internet. Oppure decidere di alternare corsi dal vivo o via cyberspazio. NUOVE TECNOLOGIE - La laurea per "Formatore multimediale" ha un' impostazione prevalentemente pedagogica e ha l' obietti vo di preparare educatori professionali specializzati nelle nuove tecnologie e nell' apprendimento a distanza. "È dedicata anche agli insegnanti interessati ad acquisire un' alta preparazione nelle tecnologie didattiche - spiega Antonio Calvani, docente di Tecnologia dell' istruzione all' Università di Firenze e coordinatore del corso -. Vogliamo creare maestri e professori capaci sia di formare i colleghi, sia di realizzare nella scuola sistemi integrati d' apprendimento grazie all' impiego della rete e delle nuove tecnologie". Si tratta di una preparazione definita strategica dagli esperti, perché, a fronte di finanziamenti spesso generosi nel settore della multimedialità, a scuola si registra da anni una preoccupante mancanza di preparazione tecnica e molti insegnanti rischiano di rimanere al palo. Con il risultato che i computer appena acquistati rimangono spenti, il collegamento a Internet inutilizzato e i miliardi spesi gettati al vento. All' Università di Firenze gli esami sono diciotto, più 150 ore di tirocinio da svolgere nelle scuole o nelle aziende e una tesi di laurea che potrà essere preparata in modo tradizionale o multimediale su Cd-rom. Si studieranno materie tradizionali come la storia moderna o contemporanea, la letteratura italiana, la pedagogia e la psicologia, ma ci saranno anche novità assolute. Come un esame di filosofia teoretica di intelligenza artificiale, quella branca della cibernetica che da 45 anni (il termine "intelligenza artificiale" fu coniato per la prima volta da John McCarthy nel 1956) tenta di studiare l' evoluzione delle macchine e capire se un domani potranno diventare coscienti e senzienti. Un sogno tornato d' attualità dopo l' ultimo film di Spielberg appena presentato al Festival di Venezia. Gli studenti, online e non, dovranno anche superare un esame di estetica del cyberspazio. "Il computer e Internet contribuiscono a cambiare i gusti - spiega Calvani - e nelle diramazioni reticolari del cyberspazio si valutano oggetti in modo diverso, con canoni in continua evoluzione. Internet è poi un luogo personalizzabile, da costruire pagina dopo pagina, gli stessi website seguono gusti estetici particolari, da analizzare e comprendere". Internet è soprattutto comunicazione. Non poteva mancare così un esame di "Comunicazione mediata al computer", con un corso diretto da Andrea Spini, docente di sociologia all' ateneo fiorentino. "Durante le lezioni studieremo anche i molteplici aspetti della comunicazione condivisa, cioè la possibilità offerta da Internet di realizzare opere collettive - spiega Spini - con la nascita di comunità virtuali nelle quali il singolo non si annulla ma s' arricchisce, contribuendo a migliorare l' informazione e la propria preparazione". Il grosso degli esami è però dedicato alle tecnologie dell' istruzione per imparare i metodi della formazione permanente a distanza. Si studierà come realizzare classi virtuali, come organizzare corsi online, e ancora come utilizzare Internet nella form azione permanente. Un altro modulo è dedicato alla multimedialità. "Abbiamo adottato una visione interdisciplinare - spiega Calvani - inserendo nel piano di studi materie come la musica e l' arte visiva. Un esperto multimediale deve conoscere e usare più codici di linguaggio, perché davanti al computer si manipolano caratteri, note, icone, simboli, disegni. La stessa progettazione dei website, uno degli insegnamenti previsti dal corso laurea, richiede una conoscenza estetica molto ampia alla qua le un formatore multimediale non può rinunciare". EXTRACOMUNITARI - Una curiosità. Uno dei diciotto esami è dedicato alla Pedagogia interculturale e si studieranno i rapporti tra media ed extracomunitari. "Ci interessa capire come un mezzo (elettronico e non) rappresenta e descrive un extracomunitario - spiega ancora Calvani -, un insegnamento utile per un operatore che vive e opera in una società sempre più interculturale come la nostra". Infine, altri due esami dedicati a discipline sociali: Psicologia dinamica e Psicologia dello sviluppo e dell' apprendimento cognitivo e relazionale. Entrambe affronteranno soprattutto gli aspetti della comunicazione multimediale per capire come noi uomini interagiamo in un mondo sempre più dominato dalle macchine. Marco Gasperetti www.scform.unifi.it/formediale _______________________________________________ La Nuova Sardegna 12 set. '01 CISL SARDA: "SERVONO ANCHE ALTRI INTERVENTI PER LA FORMAZIONE E LA RICERCA" CAGLIARI. La Cisl sarda ha chiesto alla giunta regionale di avviare un confronto specifico sui temi dell'istruzione, della formazione, dell'università e della ricerca convinta che soltanto così può essere perseguita e stabilmente realizzata una migliore competitività del sistema Sardegna. Su questi temi la Cisl ritiene infatti urgente - è detto in una nota - uno specifico confronto tra il governo regionale e sindacati da avviarsi durante la fase di approvazione del Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) e prima della manovra economica e finanziaria per il 2002. "Queste tematiche - sottolinea la nota - sono in grado di condizionare positivamente e con effetti moltiplicatori lo sviluppo dell'isola e il rilancio del lavoro, obiettivi fondamentali di questo e dei prossimi anni. C'è inoltre molta consapevolezza che lo sviluppo dell'economia si leghi indissolubilmente alle capacità dei gruppi dirigenti, all'innovazione tecnologica e ai livelli di conoscenza utili a competere con le Regioni e i Paesi più avanzati dell'Europa e del mondo. Per questi motivi la fase in atto, caratterizzata da una notevole disponibilità finanziaria e dall'avvio di un ciclo lungo di programmazione, necessita di un progetto integrato che metta insieme l'istruzione, la formazione, l'università e la ricerca, al servizio di un modello di sviluppo che coniughi competitività, sussidiarietà e solidarietà". A parere della Cisl l'urgenza di un confronto e di un potenziamento della progettualità regionale su questi temi è dettata dell'esigenza di uscire dall'emergenza, dall'utilità di un collegamento con le dinamiche nazionali e internazionali e dalla domanda che proviene dal sistema economico e sociale sardo per un notevole aumento dei livelli di conoscenza e innovazione tecnologica: "Il confronto deve partire, nello specifico, dalla revisione della legge regionale sul diritto allo studio che va adeguata ai processi di riforma in atto nella scuola (autonomia delle istituzioni scolastiche); dall'Accordo di programma quadro sull'istruzione e formazione presente nell'Intesa istituzionale di programma e dalla piena attuazione della legge sulla lingua e sulla cultura sarda; inoltre, da una verifica sullo stato d'attuazione del Progetto Marte (informatizzazione della rete scolastica); da uno specifico progetto per il potenziamento del diritto allo studio universitario e da un rilancio, tramite specifico intervento, dell'attività di ricerca nei diversi settori e in primo luogo in ambito ambientale per la lotta alla desertificazione; infine, dalla riforma della legge sulla formazione professionale". In sostanza l'urgenza del confronto scaturisce dalla situazione della scuola sarda con un tasso di dispersione scolastica del 13,3% contro il 6,6% della media nazionale. Il tasso dei respinti nelle scuole medie della Sardegna è del 12%, più del doppio rispetto al dato nazionale del 5,46%. Nella scuola superiore il numero dei respinti raggiunge addirittura il 20.75% contro il 17% della media nazionale. Complessivamente il tasso degli alunni ripetenti in Sardegna è del 14%, il doppio della media nazionale (7,29%). Il tasso di abbandono nel passaggio dalla scuola media alle superiori è del 2,84%, (1,12% quello nazionale). Infine il 45% degli alunni che conseguono la licenza media ottengono un voto appena sufficiente e solo il 4,5% della popolazione (8,2% della forza lavoro) ha una laurea. _______________________________________________ Il Sole24Ore 11 set. '01 IN ARRIVO UNA STRETTA SUI DOCENTI Negli ultimi anni è diminuito il rapporto insegnanti/studenti - La riforma interesserà anche gli amministrativi (NOSTRO SERVIZIO) ROMA - Gli organici dei docenti saranno rivisti. È un'ipotesi alla quale stanno lavorando al ministero dell'Istruzione, in vista della prossima legge Finanziaria. La novità è stata annunciata dal sottosegretario, Valentina Aprea, alla fine della settimana scorsa. In una riunione ufficiale del dipartimento scuola di Forza Italia, il sottosegretario ha detto: "Stiamo lavorando alla revisione dei criteri di definizione degli organici del personale insegnante". Una novità che potrebbe essere dirompente e portare anche a una riduzione del livello del personale previsto dalle attuali tabelle ministeriali. Un fatto è certo: i nuovi criteri di definizione dei livelli di impiego nella pubblica istruzione sono alla studio dei tecnici di Viale Trastevere e la questione, una volta messa a punto, sarà portata alla decisione finale del ministro Letizia Moratti. Si tratta, inoltre, di un progetto che potrebbe avere il consenso pieno del ministero dell'Economia, guidato da Giulio Tremonti. La questione, infatti, riguarda la spesa statale di circa un milione di persone - cioè il personale docente e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) - e l'ammontare complessivo del personale in servizio, in rapporto al numero degli alunni. Secondo l'andamento degli ultimi anni (vedi le tabelle), a un calo demografico del numero degli studenti iscritti ha corrisposto, invece, un incremento dei dipendenti della scuola. Ed è diminuito, in particolare, il rapporto docenti/alunni - circa uno a dieci - già di per sé molto basso. Tanto il livello di questo indicatore ha ricevuto anche le critiche dell'Ocse, nell'ultimo rapporto sull'istruzione. Sulla materia c'è poi un'esplicita previsione di legge rimasta, finora, sulla carta. La Finanziaria per il '98, infatti, ha stabilito all'articolo 40 che "il numero dei dipendenti del comparto scuola deve risultare alla fine dell'anno 1999 inferiore del 3 per cento rispetto a quello rilevato alla fine dell'anno 1997". Ma questa disposizione non è stata rispettata per niente. C'è poi il capitolo del personale Ata. Il sindacato denuncia in questi giorni un taglio degli organici pari a 20mila persone. In effetti, va considerato anche che l'anno scorso 80mila dipendenti di questo livello sono stati trasferiti dagli Enti locali allo Stato, dando respiro ai bilanci di Comuni e Province ma aggravando i conti del ministero dell'Istruzione. La revisione dei criteri di definizione degli organici di docenti e Ata, comunque, sarà questione che solleverà discussioni. Anche perché rischia di intrecciarsi con gli altri argomenti sul tavolo del confronto tra Governo e sindacati. Parte l'anno scolastico: da domani ricominciano le lezioni. I primi a ritornare tra i banchi saranno gli studenti della Valle D'Aosta e della Provincia autonoma di Bolzano: per loro le scuole riapriranno i battenti domani. Le vacanze più lunghe, invece, le hanno fatte i ragazzi di Liguria e Abruzzo. In queste due regioni l'inizio della lezioni per le scuole elementari, medie e superiori è previsto per giovedì 20 settembre. Tutti di nuovo in classe da giovedì 13 settembre, invece, in Piemonte, Lombardia e Campania. In molte regioni il ritorno tra i banchi avverrà poi lunedì 17 settembre: si tratta delle scuole del Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Provincia autonoma di Trento. Primo giorno di scuola fissato per martedì 18 settembre in Lazio, Calabria e Sicilia, mentre gli studenti della Basilicata inaugureranno il nuovo anno scolastico mercoledì 19 settembre. Marco Ludovico _______________________________________________ Corriere della Sera 10 set. '01 TRE COSE SERIE PER LA SCUOLA Panebianco Angelo Al di là della disputa pubblico-privato TRE COSE SERIE PER LA SCUOLA di ANGELO PANEBIANCO In un Paese normalmente disinteressato ai problemi dell' istruzione, la scuola può suscitare passioni solo se ci si mette di mezzo l' ideologia. Solo se è possibile dividersi fra i guelfi, immacolati campioni della scuola (privata) del Papa, e i ghibellini, integerrimi difensori della scuola (statale) dell' Imperatore. O se si può fare una bella rissa fra gli affamatori del popolo che vogliono le "buone scuole" solo per i ricchi e gli arruffapopoli che difendono le "cattive scuole" per tutti. C' è in giro troppa ipocrisia quando si parla di scuola. Dell' unica cosa che conta - la qualità dell' istruzione - pochi si interessano. Altrimenti, bisognerebbe spiegare come mai l' Italia ha permesso che la scuola finisse, tanti anni fa, dentro una sorta di triangolo delle Bermude, che la sua gestione cadesse nelle mani di un "governo occulto", composto da sindacalisti e funzionari ministeriali sindacalizzati, con un codazzo di pedagogisti nel ruolo di intellettuali organici. Della qualità dell' istruzione, nel corso del tempo, quel governo occulto, conniventi i politici, ha fatto strame. Il problema che abbiamo è come rimediare, come bonificare la scuola (non essendo probabile, e nemmeno auspicabile, l' avvio, in tutta Italia, di una ondata di inchieste giudiziarie denominabili "Pagelle pulite"). Per invertire la tendenza, bisognerebbe agire su tre fronti. Il primo riguarda la necessità di introdurre competizione, nella speranza di innescare circoli virtuosi nella scuola. Si tratta di mettere la scuola statale (che è, e continuerà ad essere, la più frequentata dagli italiani) sotto pressione, obbligarla ad aprirsi alla competizione con i privati. Un ben congegnato sistema di buoni-scuola spendibili nel pubblico come nel privato potrebbe servire allo scopo. Anche se va tenuta presente la giusta osservazione fatta da Umberto Eco (su La Repubblica, del 31 agosto): man mano che la società diventa multietnica, bisogna guardarsi dai rischi di una segmentazione culturale perpetuata attraverso un sistema di istruzione diviso per appartenenze religiose. In ogni caso, l' obiettivo dovrebbe essere quello di costringere il sistema statale a r accogliere la sfida della competizione e a migliorarsi. Ma, di sicuro, questo non basta. Il secondo fronte è infatti quello della qualità degli insegnanti. Occorre smetterla di divagare, di parlar d' altro: "cicli", "programmi" eccetera. Il problema della scuola sta, in massima parte, nella preparazione degli insegnanti. Occorre mettere in piedi un sistema di reclutamenti e di carriere basato su esami rigorosi. Occorre poi punire duramente, anche affidandosi a periodiche valutazioni degli utenti (genitori nella scuola dell' obbligo, studenti nelle superiori), gli insegnanti incapaci o fannulloni. Per ottenere ciò, bisogna però sconfiggere quei sindacati che, facendo per anni il bello e il cattivo tempo nella scuola, hanno voluto la de-professionalizzazione degli insegnanti, la loro trasformazione in un ceto impiegatizio mal selezionato e (di conseguenza) mal pagato. Il terzo fronte è quello della formazione professionale. L' Italia è uno dei pochi Paesi occidentali che, dopo l' obbligo , non ha altro che la scuola (e, dopo la scuola, l' Università) come unico sbocco educativo. Ciò determina due fatti sommamente negativi. Abbandona a se stessi, senza preparazione professionale alcuna, tutti coloro che, terminata la fase dell' obbligo, smettono di studiare. E scarica nella scuola post-obbligo (e nell' Università), aggravandone i problemi, una massa di persone prive di reale interesse e vocazione per lo studio, cui però non viene offerta alcuna credibile formazione professionale alternativa al tradizionale iter scolastico. Se non vogliamo prenderci in giro, è di queste tre cose - competizione, qualità degli insegnanti, secondo canale (professionale) - che dobbiamo parlare. Dentro le baldanzose, contrapposte schiere dei guelfi e dei ghibellini, c' è per caso qualcuno a cui tutto ciò interessi? _____________________________________________________ Il Messaggero 11 set. '01 MARCA DA BOLLO: ESPULSA DALL'UNIVERSITÀ quando serve e quando no Ecco la nuova mappa delle esenzioni e delle agevolazioni ridisegnata dalle Finanze di OLIVIERO FRANCESCHI LE FINANZE hanno reso meno rovente la famigerata imposta di bollo. Tra luglio e agosto, infatti, alcune risoluzioni hanno ridisegnato il panorama delle esenzioni e delle agevolazioni: è indispensabile, quindi, fare il punto della situazione. Scuola e concorsi. La marca da bollo, da tempo non più dovuta per domande e documenti di partecipazione ai concorsi pubblici, scompare ora anche dagli ambienti accademici: non c'è più la necessità del bollo, quindi, su diplomi o domande di laurea, né per iscriversi a nuovi corsi universitari o di perfezionamento o master. Identica esenzione per chi abbandona gli studi presentando apposita domanda e per chi richiede il congedo per altre università. Al contrario, la domanda di restituzione del diploma di studi medi superiori resta soggetta al "balzello". Imprenditori e collaboratori. Anche le denunce di inizio attività che vanno presentate alla Pubblica sicurezza per avviare attività commerciali e le richieste di concessione di aiuti comunitari e nazionali riservati al settore agricolo, si presentano in carta semplice. Lo "sconto" per le collaborazioni coordinate e continuative riguarda, come sempre, solo le ricevute soggette ad Iva, mentre quelle rilasciate per prestazioni escluse da Iva, di valore superiore a 150.000 lire, scontano un'imposta di bollo di 2.500 lire. Sono completamente esonerati, invece, i contratti stipulati dalle Onlus e tutti gli atti, documenti e istanze, prodotti o richiesti dalle stesse associazioni non lucrative. Fatture. Niente bollo per le fatture di valore inferiore a 150.000 lire, ma solo se l'intero corrispettivo è soggetto a Iva. L'imposta, infatti, è dovuta se i corrispettivi delle fatture emesse a fronte di più operazioni sono in parte soggetti a Iva e in parte no, e se la somma di uno o più componenti del corrispettivo fatturato non assoggettato a Iva, supera le 150.000 lire. La marca da bollo resta per le formalità d'iscrizione, trascrizione e annotazione dell'auto al Pra, a meno che non riguardino provvedimenti (confisca, sequestro o radiazione) penali e disciplinari disposti dalla Pubblica sicurezza. Matrimonio e giustizia. Chi si sposa deve mettere in conto la marca da bollo da 20.000 lire prevista per le pubblicazioni di matrimonio. L'imposta si paga per tutti i Comuni in cui deve essere affissa la pubblicazione: nel Comune di residenza, in quello di nascita e addirittura in quelli in cui i due coniugi hanno soggiornato a lungo. Imposta di bollo obbligatoria, infine, per chi deve fare i conti con la giustizia: per le sentenze e i decreti di condanna penale si applica una marca da bollo da 20.000 lire per ogni foglio. ========================================================= _______________________________________________ Il Sole24Ore 15 set. '01 IL GOVERNO VARA LA "DEVOLUTION" SANITARIA Attesi risparmi per 3.500 mld in tre anni - Dimezzate le prescrizioni - Ghigo: "Piena soddisfazione" Roberto Turno ROMA - Farmaci, ospedali, beni e servizi: la stangata è servita. Al quarto tentativo utile, il Consiglio dei ministri ha varato ieri il decreto legge taglia-spesa che ufficializza anche il patto di stabilità sulla devolution sanitaria dell'8 agosto e le maxi risorse assegnate alle Regioni fino al 2004: 470mila miliardi, inclusi i ripiani dei deficit, con un rapporto spesa-Pil che si attesterà stabilmente intorno al 5,8 per cento. Miglioramento dell'efficienza e contenimento dei costi del sistema sanitario: questo l'obiettivo delle nuove regole, che prevedono risparmi per 3.500 miliardi dal 2002 al 2004, approvate dal Governo in una cabina di regia che in questi mesi ha visto sempre le Regioni in primissima fila. Regioni che d'ora in avanti, incassato l'aumento delle dotazioni finanziarie, pagheranno da sé i propri deficit: con più tasse locali, taglio delle prestazioni o ticket, se vorranno. Obiettivi che ieri hanno raccolto consensi ma anche critiche. "Un plauso al Governo e la piena soddisfazione del sistema delle Regioni" è arrivato da Enzo Ghigo (Piemonte), "presidente" dei governatori. Mentre il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas, ha ribadito l'importanza di un accordo che, portando la spesa del Ssn a livelli europei, consentirà di tenere i costi sotto controllo. Critici gli Ordini dei medici ("interventi punitivi per noi", secondo il presidente Fnom Giuseppe Del Barone, vicino alla maggioranza) e il Tribunale dei diritti del malato ("un ritorno al passato: scarica oneri sui cittadini"). Mentre dal Parlamento arrivano le prime contestazioni delle opposizioni: Rosy Bindi, coordinatrice dell'Ulivo per la sanità, mette in guardia dal rischio di smontare l'universalismo del Ssn. Ma anche nella maggioranza non mancano i distinguo: è un "decreto da modificare", secondo Antonio Tomassini (Fi), presidente della commissione Igiene del Senato. Solo schermaglie, per il momento. Perché il decreto, che tocca al cuore interessi rilevantissimi, non avrà vita facile nelle Camere. Anche se il Governo intende tenere ferma la barra sulle regole approvate ieri. Eccole. Farmaci. È il capitolo più scottante. Il tetto per la farmaceutica (cresciuta del 36,5% nei primi sei mesi dell'anno) dal 2002 sarà pari al 13% della spesa sanitaria totale, anche se si tende a dare di questo budget un'interpretazione non ferrea (ma in caso contrario le Regioni battono cassa). Decisiva sarà poi la scrematura da fare, con i livelli di assistenza, per individuare i farmaci "non essenziali": potranno finire del tutto o anche in parte a carico degli assistiti: la rinascita della compartecipazione, insomma. Decisioni, queste, che potranno essere adottate anche singolarmente dalle Regioni col fiato (farmaceutico) corto. E ancora per i farmaci si introduce dal 1 novembre il prezzo di rimborso per i patent off al listino più basso, superando la media ponderata in vigore dal 1 settembre con la manovra sui generici: in sostanza, il cittadino che sceglierà (o avrà prescritto) il farmaco più costoso, dovrà pagare una differenza di prezzo più elevata dell'attuale, secondo i primi calcoli raddoppiata e valida per un numero ben maggiore di confezioni. Sempreché le industrie, come già è accaduto, non abbassino i listini dei farmaci "di marca". Una compartecipazione, o ticket che dir si voglia, che potrebbe essere più salata col prezzo di riferimento per categorie terapeutiche omogenee: il decreto, però, si limita al momento a una sperimentazione di sei mesi, legata anche alla riduzione del prezzo dei farmaci al crescere del loro fatturato. Multiprescrizioni. Dimezzate (da 6 a 3, per 60 giorni di terapia) le multiprescrizioni per ricetta per i malati cronici: la misura ha effetto da subito, con l'entrata in vigore (quando?) del decreto. E con casi specifici per antibiotici monodose e prodotti da fleboclisi (6 pezzi per ricetta) e per gli oppiacei anti dolore (30 giorni di terapia). Medicine extra farmacia. In casi specifici, le strutture pubbliche potranno distribuire direttamente i farmaci, ricorrendo però anche al sistema delle farmacie. Ospedali. Giro di vite con la riduzione dei posti letto per acuti (da 4,5 a 4 per mille abitanti): poco meno di 30mila pl da riconvertire. Come del resto il personale in esubero, che andrà in mobilità o sostituirà i colleghi che andranno in pensione. Infine, stretta finanziaria con l'obbligo del pareggio di bilancio ed eventuali sanzioni ai manager "spendaccioni". Beni e servizi. Ricorso obbligatorio alla Consip per l'acquisto di beni e servizi sanitari e manovra in vista sull'e-commerce. Anche in questo caso si prevedono penalità per i direttori generali inadempienti. Ticket sulle analisi. Proroga di un anno della riduzione e quindi dell'abolizione dei ticket (l'attuale franchigia di 70mila lire) su analisi e visite specialistiche, che a questo punto scatteranno rispettivamente dal 2003 e dal 2004. _______________________________________________ Il Sole24Ore 15 set. '01 IL TESTO DEL D.L. "INTERVENTI URGENTI IN MATERIA DI SPESA SANITARIA" ARTICOLO 1 Patto di stabilità interno 1. Ai fini del concorso delle autonomie regionali al rispetto degli obblighi comunitari della Repubblica e alla conseguente realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2002/2004 il complesso delle spese correnti per l'esercizio 2002 al netto delle spese per interessi passivi, delle spese finanziate da programmi comunitari, e delle spese relative all'assistenza sanitaria, delle Regioni a statuto ordinario non può superare l'ammontare degli impegni a tale titolo relativi all'esercizio 2000 aumentati del 4,5 per cento. Per gli esercizi 2003 e 2004 si applica un incremento pari al tasso di inflazione programmato indicato dal documento di programmazione economico-finanziaria. L'ammontare delle spese per l'assistenza sanitaria resta regolato sino al 2004 nei termini stabiliti dall'accordo Stato- Regioni approvato l'8 agosto 2001 dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome. 2. In deroga a quanto previsto dal comma 1 le Regioni possono prevedere ulteriori spese correnti necessarie per l'esercizio delle funzioni statali a esse trasferite a decorrere dall'anno 2000 e seguenti nei limiti dei corrispondenti finanziamenti statali. 3. Le limitazioni percentuali di incremento di cui al comma 1 si applicano al complesso dei pagamenti per spese correnti, come definito dai commi 1 e 2, con riferimento ai pagamenti effettuati nell'esercizio 2000. 4. Le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano concordano con il ministero dell'Economia e delle finanze il livello delle spese correnti e dei relativi pagamenti per gli esercizi 2002, 2003 e 2004. 5. All'articolo 1, comma 2 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, le parole "risorse pubbliche" sono sostituite dalle seguenti: "le risorse finanziarie pubbliche individuate ai sensi del comma 3". ARTICOLO 2 Disposizioni in materia di spesa nel settore sanitario 1. Le Regioni adottano le iniziative e le disposizioni necessarie affinché le aziende sanitarie e ospedaliere, nell'acquisto di beni e servizi, aderiscano alle convenzioni stipulate ai sensi dell'articolo 26 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e dell'articolo 59 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, ovvero ad altri strumenti di contenimento della spesa sanitaria approvati dal Cipe su parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome. Le Regioni prevedono, inoltre, l'individuazione e l'irrogazione di sanzioni nei confronti degli amministratori che non si adeguino. Le Regioni, in conformità alle direttive tecniche stabilite dal ministro per l'innovazione e le tecnologie, di concerto con i ministri della Salute e dell'Economia e delle finanze, adottano le opportune iniziative per favorire lo sviluppo del commercio elettronico e semplificare l'acquisto di beni e servizi in materia sanitaria. 2. Le aziende sanitarie e ospedaliere possono decidere di non aderire alle convenzioni solo per singoli acquisti per i quali sia dimostrata la non convenienza. Tali provvedimenti sono trasmessi al collegio sindacale e alla Regione territorialmente competente per consentire l'esercizio delle funzioni di sorveglianza e di controllo. 3. Le Regioni, attraverso le proprie strutture e unità di controllo, attivano sistemi informatizzati per la raccolta di dati e informazioni riguardanti la spesa per beni e servizi e realizzano, entro il 31 dicembre 2001, l'osservatorio regionale dei prezzi in materia sanitaria, rendendo disponibili i relativi dati su un apposito sito Internet. 4. Nel monitoraggio della spesa sanitaria relativa alle singole Regioni si attribuisce separata evidenza: a) agli acquisiti effettuati al di fuori delle convenzioni e per importi superiori ai prezzi di riferimento; b) alla spesa complessiva per il personale del comparto Sanità, ivi compreso il personale dirigente, superiore al livello registrato nell'anno 2000 fatti salvi gli incrementi previsti dai rinnovi contrattuali. 5. All'articolo 87 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, dopo il comma 6, sono inseriti i seguenti: "6-bis. Le Regioni adottano le necessarie iniziative per attivare, nel proprio territorio, il monitoraggio delle prescrizioni mediche, farmaceutiche, specialistiche e ospedaliere previsto dal presente articolo, assicurando la tempestiva disponibilità delle informazioni, anche per via telematica, ai ministeri della Sanità e dell'Economia e delle finanze, nonché alla presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per gli Affari regionali. 6-ter. Le Regioni garantiscono la standardizzazione dei dati e l'interoperabilità delle soluzioni tecnologiche adottate con quelle che verranno definite nell'ambito del nuovo sistema informativo nazionale del ministero della Salute. 6-quater. Le Regioni determinano le modalità e gli strumenti del monitoraggio. Le Regioni determinano, inoltre, le sanzioni da applicare a carico dei soggetti che abbiano omesso gli adempimenti connessi al monitoraggio o che abbiano effettuato prescrizioni in misura superiore al livello appropriato". 6. All'articolo 85, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, sono apportate le seguenti modificazioni: a) le parole: "a decorrere dal 1º gennaio 2002", sono sostituite dalle seguenti: "dal 1º gennaio 2003"; b) le parole: "dal 1º gennaio 2003", sono sostituite dalle seguenti: "dal 1º gennaio 2004". ARTICOLO 3 Disposizioni in materia di equilibrio dei presìdi ospedalieri e di sperimentazioni gestionali 1. Dopo l'articolo 19, comma 2 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, è inserito il seguente comma: "2-bis. Non costituiscono princìpi fondamentali, ai sensi del''articolo 117 della Costituzione, le materie di cui agli articoli 4, comma 1-bis, 9-bis". 2. Le Regioni adottano le disposizioni necessarie: a) per stabilire l'obbligo delle aziende sanitarie e ospedaliere di garantire l'equilibrio economico dei singoli presìdi ospedalieri; b) per individuare le tipologie degli eventuali provvedimenti di riequilibrio; c) per determinare le misure a carico dei direttori generali nel l'ipotesi di mancato raggiungimento dell'equilibrio economico. 3. Fino all'entrata in vigore delle leggi regionali o dei provvedimenti emanati in applicazione dei commi 1 e 2 continuano ad applicarsi tutte le disposizioni contenute nel decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, come modificate dal presente articolo. 4. Nell'ambito della ristrutturazione della rete ospedaliera prevista dall'articolo 2, comma 5, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, e successive modificazioni e integrazioni, le Regioni adottano lo standard di dotazione media di 5 posti letto per mille abitanti di cui l'1 per mille riservato alla riabilitazione e alla lungodegenza post-acuzie. Gli esuberi di personale risultanti dalla ristrutturazione sono prioritariamente riassorbiti nel l'ambito delle strutture realizzate in sede di riconversione di quelle dismesse, per assicurare la sostituzione del personale cessato dal servizio nell'ambito della stessa azienda e per realizzare servizi medici e infermieristici domiciliari per malati cronici e terminali. Per le ulteriori eccedenze di personale si applicano le disposizioni di cui agli articoli 33 e 34 del Dlgs 30 marzo 2001, n. 165. 5. Gli effetti finanziari positivi o negativi derivanti dall'entrata in vigore delle leggi o dei provvedimenti regionali emanati ai sensi del presente provvedimento sono acquisiti o ricadono sui bilanci delle singole Regioni. 6. All'articolo 9-bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 1, le parole: "La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano autorizza", sono sostituite dalle seguenti: "Le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano autorizzano"; b) al comma 2, le parole: "è proposto dalla Regione interessata", sono sostituite dalle seguenti: "è adottato dalla Regione o dalla Provincia autonoma interessata". 7. Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano trasmettono ai ministeri della Salute e dell'Economia e delle finanze nonché alla presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per gli Affari regionali, copia dei programmi di sperimentazione aventi a oggetto i nuovi modelli gestionali adottati sulla base dell'articolo 9-bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, ovvero sulla base della normativa regionale o provinciale disciplinante la materia. Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano trasmettono annualmente ai predetti ministeri nonché alla presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per gli Affari regionali, una relazione sui risultati conseguiti con la sperimentazione sia sul piano economico sia su quello della qualità dei servizi. ARTICOLO 4 Accertamento e copertura dei disavanzi 1. Relativamente all'anno 2001, per le finalità di cui al comma 4 dell'articolo 83 della legge n. 388 del 2000, ai fini dell'anticipazione delle misure di copertura degli eventuali disavanzi di gestione, l'accertamento di detti disavanzi è effettuato con riferimento ai dati di preconsuntivo entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento. Le risultanze dell'accertamento sono comunicate entro i successivi dieci giorni al ministero della Salute e al ministero dell'Economia e delle finanze nonché alla presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per gli Affari regionali. 2. Entro il 31 luglio dell'anno successivo le Regioni comunicano al ministero della Salute e al ministero dell'Economia e delle finanze nonché alla presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per gli Affari regionali, le risultanze dell'accertamento dei conti consuntivi della spesa sanitaria previsto dall'articolo 83, comma 4, della legge 23 dicembre 2000, n. 388. 3. Gli eventuali disavanzi di gestione accertati o stimati, nel rispetto dell'accordo Stato-Regioni 2001, sono coperti dalle Regioni con le modalità stabilite da norme regionali che prevedano alternativamente o cumulativamente l'introduzione di: a) misure di compartecipazione alla spesa sanitaria, ivi inclusa l'introduzione di forme di corresponsabilizzazione dei principali soggetti che concorrono alla determinazione della spesa; b) variazioni dell'aliquota del l'addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche o altre misure fiscali previste nella normativa vigente; c) altre misure idonee a contenere la spesa, ivi inclusa l'adozione di interventi sui meccanismi di distribuzione dei farmaci. 4. Al fine di assicurare la copertura della quota dei disavanzi relativi all'anno 2000 di pertinenza regionale in base all'accordo tra lo Stato e le Regioni citato all'articolo 1, comma 1, le Regioni sono autorizzate a contrarre, anche in deroga alle limitazioni previste dalle vigenti disposizioni, mutui con oneri a carico dei rispettivi bilanci. ARTICOLO 5 Tetti di spesa 1. A partire dall'anno 2002 l'onere a carico del Servizio sanitario nazionale per l'assistenza farmaceutica territoriale non può superare, a livello nazionale e in ogni singola Regione, il 13% della spesa sanitaria complessiva. A tal fine le Regioni adottano, sentite le associazioni di categoria interessate, i provvedimenti necessari ad assicurare il rispetto della disposizione di cui al presente comma. ARTICOLO 6 Livelli di assistenza 1. Nell'ambito della ridefinizione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la Commissione unica del farmaco, con proprio provvedimento, individua i farmaci che, in relazione al loro ruolo non essenziale, alla presenza fra i medicinali concedibili di prodotti aventi attività terapeutica sovrapponibile e un migliore rapporto tra costi e benefici possono essere totalmente o parzialmente esclusi dalla rimborsabilità. 2. La totale o parziale esclusione dalla rimborsabilità dei farmaci di cui al comma 1, è disposta anche con provvedimento amministrativo della Regione, tenuto conto dell'andamento della propria spesa farmaceutica rispetto al tetto di spesa programmato. ARTICOLO 7 Prezzo di rimborso dei farmaci di uguale composizione 1. A decorrere dal 1º novembre 2001 i medicinali non coperti da brevetto aventi uguale composizione in princìpi attivi, nonché forma farmaceutica, via di somministrazione, modalità di rilascio, numero di unità posologiche e dosi unitarie uguali sono rimborsati al farmacista dal Servizio sanitario nazionale fino alla concorrenza del prezzo più basso del corrispondente farmaco generico disponibile nel normale ciclo distributivo regionale, sulla base di apposite direttive definite dalla Regione. 2. Il medico nel prescrivere i farmaci di cui al precedente comma, aventi un prezzo superiore al minimo, può apporre sulla ricetta adeguata indicazione secondo la quale il farmacista all'atto della spedizione della ricetta non può sostituire il farmaco prescritto con un medicinale uguale avente un prezzo più basso di quello originariamente prescritto dal medico stesso. 3. Il farmacista, in assenza dell'indicazione di cui al comma 2, dopo aver informato l'assistito, consegna allo stesso il farmaco avente il prezzo più basso, disponibile nel normale ciclo distributivo regionale, in riferimento a quanto previsto nelle direttive regionali di cui al comma 1. 4. Qualora il medico apponga sulla ricetta l'indicazione di cui al comma 2, con cui ritiene il farmaco prescritto insostituibile ovvero l'assistito non accetti la sostituziona proposta dal farmacista, ai sensi del comma 3, la differenza fra il prezzo più basso e il prezzo del farmaco prescritto è a carico del l'assistito. ARTICOLO 8 Particolari modalità di erogazione di medicinali agli assistiti 1. Le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, anche con provvedimenti amministrativi, hanno facoltà di: a) disporre che nel proprio territorio le categorie di medicinali che richiedono un controllo ricorrente del paziente siano erogate agli assistiti dal Servizio sanitario nazionale direttamente tramite le proprie strutture aziendali. Nell'attuare tale modalità di erogazione deve essere garantita l'economicità e la non difficoltosa reperibilità dei farmaci; b) stipulare accordi con le associazioni sindacali delle farmacie convenzionate, pubbliche e private per consentire agli assistiti di rifornirsi dei medicinali di cui alla precedente lettera a) anche presso le farmacie predette; c) assicurare l'erogazione diretta da parte delle aziende sanitarie dei medicinali necessari al trattamento dei pazienti in assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale; d) disporre, al fine di garantire la continuità assistenziale, che la struttura pubblica fornisca direttamente i farmaci, limitatamente al primo ciclo terapeutico completo, sulla base di direttive regionali, per il periodo immediatamente successivo alla dimissione del ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale. ARTICOLO 9 Numero di confezioni prescrivibili per singola ricetta 1. Fermo restando quanto previsto dal comma 12 dell'articolo 85 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, la prescrizione dei medicinali destinati al trattamento delle patologie individuate dai regolamenti emanati ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124, è limitata al numero massimo di tre pezzi per ricetta; la prescrizione non può comunque superare i sessanta giorni di terapia. Sono abrogati il comma 6 dell'articolo 1 del decreto legge 30 maggio 1994, n. 325, convertito con modificazioni nella legge 30 maggio 1994, n. 467, nonché il primo e il secondo periodo del comma 9 dell'articolo 3 del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124. Limitatamente ai medicinali a base di antibiotici in confezione monodose e ai medicinali somministrati esclusivamente per fleboclisi è confermata la possibilità di prescrizione fino a sei pezzi per ricetta, ai sensi dell'articolo 9, comma 1, della legge 23 dicembre 1994, n. 724. Per i farmaci analgesici oppiacei, utilizzati nella terapia del dolore di cui alla legge 8 febbraio 2001, n. 12, è consentita la prescrizione in un'unica ricetta di un numero di confezioni sufficienti a coprire una terapia massima di trenta giorni. ARTICOLO 10 Introduzione sperimentale del prezzo di rimborso dei farmaci 1. Entro trenta giorni dall'entrata in vigore del presente provvedimento del ministro della Salute, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, avvia con le Regioni interessate una sperimentazione della durata di sei mesi per l'introduzione del prezzo di rimborso di particolari categorie di farmaci in relazione alle due seguenti metodiche: a) adozione del prezzo di riferimento dei farmaci per categorie terapeutiche omogenee; b) riduzione del prezzo del farmaco rimborsabile all'aumentare del fatturato relativo al farmaco medesimo. ARTICOLO 11 Percentuale di sconto a carico di farmacie 1. A decorrere dal 1º ottobre 2001 il terzo periodo del comma 40 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 1996, n. 662 si applica nei confronti delle farmacie che presentano un fatturato annuo non superiore a 500 milioni di lire. ARTICOLO 12 Norma finale 1. I principi desumibili dal presente decreto legge costituiscono norme fondamentali di riforma economico-sociale della Repubblica. _______________________________________________ Il Sole24Ore 12 set. '01 SPESA FARMACEUTICA AL GALOPPO: +36% Entro venerdì il decreto per la "stretta": il Governo esclude ritocchi sostanziali ROMA - Una crescita della spesa a carico dello Stato del 36,5%, con 216 milioni di ricette (+19,1%) e picchi mediamente più elevati al Sud. È con questi ultimissimi dati sul tavolo, che confermano e anzi rafforzano l'impennata dei consumi di farmaci nel corso dei primi sei mesi dell'anno, che il Governo si appresta a varare il decreto legge per il contenimento della spesa sanitaria. Un provvedimento ormai pressoché pronto nei dettagli più controversi, a cominciare proprio dalle misure sulla farmaceutica, che sbarcherà in Consiglio dei ministri al più tardi entro venerdì. Per affidare al Parlamento le eventuali "correzioni" del caso. La partita su farmaci e dintorni, del resto, è da considerare ancora apertissima. Anche perché il fronte regionale non è del tutto compatto. Gli ultimi ritocchi alla bozza di decreto, peraltro, escludono modifiche alle nuove regole sui farmaci richieste dalle Regioni in calce al patto di stabilità dell'8 agosto: tetto di spesa al 13% (ma "flessibile" in ambito locale), prezzo di rimborso al listino più basso, sperimentazione del prezzo di riferimento per categorie terapeutiche omogenee, distribuzione extra farmacie. Cambiare ora le carte in tavola, significherebbe mandare alle ortiche quanto è stato ufficialmente sottoscritto nel patto di stabilità: per questo le valutazioni politiche finali spetteranno ai Palazzi della politica per antonomasia, le due Camere. E a eventuali nuovi accordi tra Governo e Regioni. In queste ore, tuttavia, il testo del decreto potrebbe essere ancora "asciugato", o comunque perfezionato, su altri aspetti: farmacovigilanza (su cui ieri Sirchia ha annunciato alla Camera un progetto che coinvolgerà tutti i medici di base con segnalazioni via e-mail), presidenze della Commissione spesa sui farmaci (reclamata a viva voce dalle Regioni) e dei collegi sindacali delle aziende sanitarie (che nelle intenzioni del Governo dovrebbero essere assegnate agli esperti del ministero dell'Economia). Il tutto, mentre sono ormai al via i grandi lavori per la messa a punto della Finanziaria 2002. Che tra le misure collegate conterrà le modifiche di sostanza alla riforma ter del Ssn. Ma che, a dispetto delle intenzioni più volte annunciate dal ministro della Salute, non dovrebbe veder nascere l'Agenzia nazionale sui medicinali, sul modello vigente in quasi tutti i Paesi europei, per l'opposizione manifestata in seno al Governo contro il proliferare di Agenzie e organismi simili. Gli ultimissimi dati ufficiali della spesa farmaceutica convenzionata relativi a tutto il primo semestre dell'anno, confermano intanto la crescita dei consumi: 11.644 miliardi fino a giugno, pari a +36,5% sul primo semestre del Duemila. Un trend in ascesa mese dopo mese: il dato di maggio segnava infatti +35,2 per cento. Aumenti a macchia di leopardo: mediamente più sensibili al Sud, con la Calabria (+40,8%) in testa alla graduatoria e più bassi in Umbria (+23,3%). E ancora: con una spesa pro-capite (201mila lire nella media nazionale) che vede ai valori più alti la Campania (254mila lire) e Trento (145mila lire) a quelli più bassi: un intervallo di 109mila lire. Testimonianza, questi dati, di radicate anomalie prescrittive da una Regione all'altra. Come dimostrano anche i casi di Campania, Basilicata e Calabria: in queste tre Regioni il Ssn ha pagato più di quanto sia stato l'effettivo valore delle vendite. R.Tu. _____________________________________________________ La Stampa 12 set. '01 LA MEDICINA NON È ANCORA "GLOBALE" Pier Carlo Marchisio(*) LA buona ricerca biomedica e gli hamburger di McDonald hanno una cosa in comune: sono identici in tutto il mondo. Gli ingredienti di un buon esperimento biologico e quelli di un buon panino sono apprezzati a Berlino, a Chicago o a Roma. In altre parole esiste una base comune nella ricerca favorita anche dal comune linguaggio che rende gli scienziati membri di un'unica comunità. Inoltre la diffusione dei dati scientifici è ora diventata così rapida che non esiste alcuna ragione per la quale un ricercatore o un medico di San Francisco non possa sapere in tempo reale che cosa ha pubblicato il giorno prima un collega svedese. Purtroppo non è così per la medicina. Idealmente, almeno nel modo di pensare di molti medici moderni, dovrebbe verificarsi una congiunzione tra medicina e scienza dove esista un rapporto molto stretto tra lo sviluppo dell'una e dell'altra. In parte questo è realtà là dove la medicina è molto avanzata: sono certo che la terapia di un qualunque tipo di tumore è basata sugli stessi principi a Villejuif come a Torino. Ma questo non è vero per la generalità della medicina e la riprova è che, periodicamente e anche in paesi tecnologicamente avanzati, vengono proposte terapie basate non su dati scientifici ma su ipotesi infondate e, peggio ancora, queste pseudoterapie spesso provocano reazioni emotive difficili da controllare. L'ideale sarebbe che la cura della salute fosse identica e di alta qualità in tutto il mondo e che ovunque medici scientificamente preparati arrivassero al letto del malato. Purtroppo la medicina non è così ed è ancora troppo condizionata dall'ambiente nella quale viene praticata. Il risultato è che esiste ancora un'enorme discrepanza tra l'assistenza medica nei paesi poveri e ricchi e anche in questi ultimi purtroppo non esiste un'omogenea accessibilità alla cura sanitaria indipendente dal luogo e dal censo. Quindi se la ricerca biomedica è globalizzata per quanto riguarda la sua qualità sarebbe per ora utopico pensare che lo diventi anche la qualità dell'assistenza medica. Al tipo e alla qualità dell'assistenza medica concorrono diversi fattori. Uno è l'ambiente culturale che condiziona fortemente le scelte terapeutiche. In Cina, dove esiste una lunga tradizione medica basata su principi diversi da quelli occidentali, sarebbe assurdo pensare di trapiantare forzatamente il nostro tipo di medicina. E' probabile che in futuro le differenze si attenuino quando molte barriere culturali tenderanno a scomparire. Una seconda ragione di differenza, che spesso si somma alla prima, è data dall'economia dei singoli paesi e la medicina dei paesi industrializzati è spesso tanto costosa da non essere accessibile a moltissimi, troppi, paesi poveri. La recente polemica sulla diffusione epidemica dell'AIDS nei paesi dell'Africa e l'impossibilità di affrontare campagne di prevenzione e terapie basate su farmaci coperti da brevetto deve in qualche modo essere affrontata in modo globale e solidale. Infine, un terzo motivo che impedisce alla medicina di crescere e di essere omogenea in tutti i paesi del mondo è un problema politico e organizzativo che va dal modo con il quale addestrare e reclutare i medici, a come organizzare gli ospedali, a come finanziare la costosa macchina sanitaria. Questo è il problema più difficile da risolvere, anche in Italia, e ancora destinato ad aggravarsi con il tempo nonché ad aumentare il divario tra paesi poveri e ricchi. Quindi, se ormai globalizzata è la ricerca scientifica di qualità, ancora lontanissima è la globalizzazione dell'assistenza medica e il modo di renderla efficiente e accessibile a tutti. E' un problema complesso. Spaccare vetrine non serve, anzi aggrava il problema. La scienza globale non può e non deve imporre un unico modello di sviluppo alle medicine del modo ma è un peccato che il progresso medico, nei suoi aspetti preventivi e curativi, non possa diventare subito o in breve tempo un patrimonio comune dell'umanità. (*)Università Vita-Salute San Raffaele, Milano _____________________________________________________ La Stampa 12 set. '01 CHE C'È DIETRO LA RICETTA DEL MEDICO CHE cosa c'è dietro una ricetta medica? La domanda non è inutile dopo gli allarmi per il farmaco anticolesterolo e per altri medicinali, lanciati subito dopo. "La prescrizione di un farmaco dovrebbe essere fatta nell'interesse supremo del malato", scrive lapalissianamente il periodico inglese "Drug and therapeutics bulletin". Ma diversi fattori condizionano il comportamento del medico oltre il bisogno oggettivo di un farmaco. Quali? In teoria il medico prima di tutto dovrebbe valutare se c'è un'alternativa alla prescrizione e poi scegliere il farmaco che ha dimostrato di ottenere i risultati migliori con il rischio più basso e al costo minore. Nell'"interesse supremo" di quel malato, quindi, ma anche delle casse dello stato, ovvero della comunità dei malati. Peccato che esistano molti fattori distorsivi. Uno è la pressione promozionale. Negli Stati Uniti l'industria spende ogni anno più di 15 miliardi di dollari per sostenere i farmaci. In Italia più di duemila miliardi di lire. Una pressione distribuita in modo diseguale: curiosamente, è minore per i farmaci che assicurano benefici sicuri. Non è un paradosso. Alla penicillina non servono avvocati. È, per esempio, l'ennesima statina ad aver bisogno di un sostegno promozionale. O l'ennesima benzodiazepina. In una famiglia di farmaci con effetti curativi simili, vince quello sostenuto meglio. E questo è ancora più vero per i farmaci di efficacia discutibile. Anche l'informazione dei medici e il loro aggiornamento volontario sono variabili importanti. Sono infatti il principale controaltare alla pressione promozionale e alle richieste di farmaci avanzate dai malati. L'obiezione del medico alla prima e alle seconde dev'essere argomentata per essere credibile. Il problema è che l'aggiornamento su periodici indipendenti è la Cenerentola della medicina. Pure le fantasie e le ansie del malato condizionano la prescrizione. Quando una visita non termina con la ricetta ma con la spiegazione che il disturbo passerà o che non c'è un farmaco adatto, l'assenza di una soluzione chimica immediata crea incertezza e senso di precarietà. Molti si sentono in balia delle onde anziché legati alla roccia sicura del farmaco. Anche quando il farmaco è d'argilla. Ma i malati condizionano le scelte del medico anche in altro modo. Con pressioni e richieste di un farmaco di cui i mass-media hanno parlato e parlano con insistenza. O può andare in modo diverso. Considerato che il tempo medio di una visita non supera i 15 minuti, se il problema apparente è ansia, insonnia, un disturbo intestinale vago (la lista sarebbe lunghissima), un farmaco sedativo diventa una soluzione facile, anche se fittizia, per un problema complesso. Un elemento moderatore del consumo - non sempre fondato - compare quando i mass- media allarmano l'opinione pubblica sul rischio di questo o quel farmaco. Qualsiasi medico oggi rischierebbe la pelle nel prescrivere Lypobay, magari con qualche fondamento. Lo studioso inglese Connie Smith ha ricordato che quando le autorità inglesi segnalarono che la pillola contraccettiva di terza generazione raddoppiava il rischio di trombosi venosa rispetto a quella di seconda generazione, i medici non spostarono la scelta da un farmaco all'altro. Semplicemente ridimensionarono le prescrizioni di contraccettivi e la Gran Bretagna registrò un'impennata di gravidanze indesiderate. _______________________________________________ Corriere della Sera 11 set. '01 UN MORTO AL GIORNO IN ATTESA DI TRAPIANTO Sirchia sul suicida di Lodi: "Non era in fin di vita, poteva aspettare". La figlia: sorretto solo dalla speranza Arachi Alessandra Le donazioni di organi nel nostro Paese sono in lieve aumento, ma non basta. Il problema del silenzio-assenso Un morto al giorno in attesa di trapianto Sirchia sul suicida di Lodi: "Non era in fin di vita, poteva aspettare". La figlia: sorretto solo dalla speranza ROMA - Ogni giorno in Italia c' è una persona che muore aspettando un organo per un trapianto. Ne muoiono quasi 400 ogni anno, infatti. Troppo pochi i trapianti (nemmeno 2 mila e 500 nel 2000) e troppi i nomi nelle liste di attesa (qua si 9 mila). A 67 anni Ferruccio Imarico di Cremona ha resistito ventiquattro mesi aspettando un cuore nuovo: è morto di sconforto giovedì pomeriggio, suicida dal terzo piano dell' ospedale di Lodi dove era ricoverato, come anticipato ieri dal Corriere. Si è ucciso perché pensava di essere stato scavalcato nella lista di attesa. Ma la figlia non polemizza con l' ospedale e dice, semplicemente: "Sapevamo che era sorretto dalla speranza". "La verità è che quest' uomo non poteva avere il trapianto perché non era in uno stadio terminale", dice il ministro della Sanità, Girolamo Sirchia. E spiega: "Il trapianto di un organo vitale, secondo le regole internazionali, si attua solo quando c' è un' attesa di vita di poche ore o giorni al massimo. Questa, comunque, è una vicenda molto dolorosa ed è una prova ulteriore di come sia necessario per i pazienti candidati al trapianto un supporto psicologico, cosa che oggi non tutti gli ospedali forniscono". LA COMPATIBILITA' - Imarico avrebbe dovuto essere operato all' ospedale San Matteo di Pavia. Nel nostro paese ce ne sono poco meno di un centinaio in tutto, 17 soltanto per i trapianti di cuore. "E in ogni centro i gruppi dei pazienti potenziali riceventi vengono formati secondo rigidi criteri biologici ed immunologici", spiega Mario Viganò, direttore della cardiochirurgia dell' ospedale San Matteo. Il primo problema è trovare la compatibilità dell' organo del donatore con quello del ricevente. Imarico per ben due volte era stato convocato per un trapianto, inutilmente: il cuore a disposizione non era compatibile con il suo. La terza volta era stata data la precedenza ad un paziente più grave. L' URGENZA - Le liste dei quasi 9 mila pazienti in attesa sono organizzate su base regionale ed interregionale. Solo in due casi la graduatoria è nazionale: per le urgenze improrogabili e per i bambini, cento in tutta Italia in attesa. Spiega Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti: "Nel caso delle urgenze si attivano le tre centrali operative di Milano, Firenze e Roma. E in questi casi non importa la provenienza del donatore. In tutti gli altri sì, è una politica voluta per incitare le regioni e le aree interregionali ad una migliore organizzazione per favorire le donazioni. Il paziente, però, è libero di iscriversi nella lista di attesa che preferisce". IL SILENZIO-ASSENSO -La legge sui trapianti del 1999 prevede la formula del silenzio assenso per la donazione degli organi in caso di morte. "Purtroppo, però, siamo ancora in regime transitorio, e i familiari dopo la morte possono ancora opporsi al trapianto", lamenta Vincenzo Passarelli, dell' Aido (l' Associazione italiano donatori d' organi). E anche se le donazioni in Italia sono lievemente aumentate (erano 846 i donatori al luglio del 2000, sono 908 al luglio nel 2001) le liste di attesa sono ancora interminabili. "Sembra paradossale, ma l' attesa di due anni per un cuore è un' attesa breve: noi abbiamo numeri molto più drammatici", sostiene Stefano Inglese del Tribunale per i diritti del malato. Alessandra Arachi Dalle cifre agli interventi, fino all' ultimo decreto legge I NUMERI In Italia nel Duemila sono stati effettuati 2.390 trapianti. I più numerosi sono stati i trapianti di rene (1.310), seguiti da quelli di fegato (728), di cuore (293), di polmone (56) e 1 di pancreas LISTE D' ATTESA Continuano a essere lunghe, malgrado l' aumento delle donazioni e degli interventi. In lista ci sono 8.785 persone. Attendono un trapianto del rene in 6.858; del fegato, 986; del cuore, 706; dei polmoni, 176; di cuore più polmoni, 43; di fegato più rene, 10; di cuore più rene, 5; di cuore più fegato, 1 LE DONAZIONI Solo nei primi tre mesi di quest' anno sono state 18 per milione d i abitanti, contro i 15,2 del Duemila. Dal 18 aprile 2001, inoltre, è entrato in vigore il decreto firmato dall' allora ministro della Sanità Umberto Veronesi con cui si stabilisce che possono donare gli organi e il sangue anche gay e lesbiche _______________________________________________ Repubblica 10 set. '01 CACCIA AL TESORO DELLA GENETICA TRA RICERCA E SFRUTTAMENTO È ormai scontro aperto tra le aziende biotech e le istituzioni governative MARIO REGGIO ROMA - È giusto concedere il brevetto su un gene responsabile dell'insorgere di un tumore? Non è la prima volta che la comunità scientifica si pone questa domanda. E non è la prima volta che qualcuno protesta contro l'assenso dell'Ufficio Europeo dei Brevetti l'Epa di Monaco di Baviera alla Myriad Genetics di Salt Lake City per l'esclusiva della diagnosi molecolare sui difetti genetici di persone a rischio di tumore alla mammella, all'ovaio e al colon retto. La querelle è partita lo scorso giugno in Germania, quando Greenpeace e la Camera federale dei medici tedeschi hanno chiesto al Parlamento di Berlino e all'Unione Europea la revoca di "tutti i brevetti suoi geni". La protesta non ha portato ad alcun risultato e quindi tutti i laboratori di ricerca dovranno pagare alla Myriad Genetics i diritti per l'utilizzazione della sequenza genetica necessaria al test. Christofer Ten, esperto di genetica di Greenpeace, sostiene che "i geni scaturiti dalle piante, dagli animali e dagli esseri umani non costituiscono in nessun caso scoperte industriali, ma sono elementi del patrimonio universale, quindi non possono essere commercializzati". Il problema è maledettamente serio e sarà sempre più complesso con il progredire della scienza genica. Cosa ne pensa la comunità scientifica italiana? "Il problema è generale e sui brevetti tutto si gioca sul complesso confine tra invenzione e scoperta - commenta il professor Alberto Piazza, ordinario di Genetica all'Università di Torino, uno dei più apprezzati esperti a livello internazionale - e quando si parla di geni tutto diventa molto complicato. Le tesi sono due: il gene c'è già e quindi non può essere brevettato. Altri replicano: se ne scopro uno allora ho diritto a brevettarlo e a trarne dei profitti. A questo punto diventa fondamentale il controllo di quello per cui viene chiesta l'esclusiva. Ma per rendere efficienti i controlli occorrono regole chiare e rispettate da tutti. Non posso accettare quella che chiamo la brevettazione preventiva: solo se si è riusciti a modificare la sequenza del genoma si ha il diritto di richiederla". Nel nostro Paese la ricerca genetica è in grave ritardo, ma sulla ricerca si sta abbattendo un'altra jattura. Nel disegno di legge Tremonti, già approvato dal Senato, l'articolo 7 recita: "Il ricercatore è proprietario esclusivo dell'invenzione brevettabile di cui è autore". Una scelta che ha già scatenato le ire di Confindustria, preoccupata dell'inevitabile crollo dei già scarsi investimenti nella ricerca delle Università e delle aziende. "Le ricerche non sono mai individuali e vengono finanziate da enti pubblici, quindi le scoperte non sono del singolo. Negli Usa chi finanzia la ricerca fa firmare al ricercatore l'impegno a lasciare all'ente i proventi - commenta Alberto Piazza - purtroppo l'Italia, nel campo delle biotecnologie, non ha fatto quasi nulla, siamo dipendenti dagli altri Paesi. Da noi si è sempre preferito comprare i prodotti piuttosto che investire sulle ricerche a lungo termine. In molte università non esiste nemmeno l'ufficio brevetti, soprattutto in campo biotecnologico. Comunque occorrono controlli pubblici, seri, che distinguano le scoperte dalle invenzioni". Sul caso Myriad Genetics, le sue implicazioni etiche e di mercato, interviene anche il professor Silvio Garattini, direttore dell'Istituto "Mario Negri". "È giunto il momento di osservare con estrema serietà i problemi che solleva la brevettibilità o meno dei prodotti che attengono la salute della gente. È quindi fondamentale controllare se l'invenzione risponde a tutte le indicazioni per cui viene fornito, verificare la specificità reale del metodo. Altrimenti potremmo avere dei falsi negativi e dei falsi positivi ai test: quindi si asporterebbe il seno a chi non ha nulla o si tranquillizzerebbe invece chi è a rischio. Può apparire un affermazione contro corrente, ma io sono contrario al libero mercato quando si tratta di problemi di salute, perché è fondamentale il controllo dei prezzi - continua Garattini - assistiamo ad aumenti spaventosi dei farmaci senza che ce ne sia il bisogno, alle aziende deve essere consentito un ragionevole margine di profitto, ma solo quello. Sono per il controllo dei prezzi, anche perché non esiste un libero mercato: da noi paga tutto il Servizio sanitario nazionale e per le imprese è facile dire, se lo vuoi questo è il prezzo, altrimenti nulla. E anche se in campo farmacologico - conclude - la ricerca è tutta sostenuta dalle aziende, non è accettabile che chi ha un interesse decida cosa fa bene e cosa fa male. Bisogna creare un fondo indipendente che venga usato per i controlli, quando si tratta di prodotti nuovi e controversi". _______________________________________________ Le Scienze 12 set. '01 UN VACCINO CONTRO LA NICOTINA Ma ci vorrà ancora qualche anno di trial clinici prima che possa essere messo in commercio Una società biotech britannica, Xenova, ha annunciato di avere iniziato la sperimentazione clinica del primo vaccino per combattere il vizio del fumo o, meglio, l'assuefazione alla nicotina. Il prodotto, che viene iniettato per via intramuscolare, dovrebbe impedire l'assuefazione alla nicotina impedendole l'ingresso nel cervello. Secondo i medici ci vorranno ancora alcuni anni prima di essere sicuri dell'efficacia del prodotto. I primi test dovrebbero infatti servire a verificare solo che il vaccino non abbia effetti collaterali e sia tollerabile in varie dosi. Se dovesse funzionare, il vaccino potrebbe aiutare enormemente i fumatori a rinunciare al loro vizio. Sempre la stessa casa ha già in fase di test anche un vaccino contro l'assuefazione a una droga più importante, la cocaina. Entrambe le sostanze funzionano nello stesso modo, generando anticorpi che impediscono alla nicotina e alla cocaina di entrare nel cervello. _____________________________________________________ Il Messaggero 11 set. '01 TROMBOSI VENOSA, UN MILIONE DI MALATI ROMA - Un italiano su due soffre di problemi alle gambe. Si va dai disturbi più semplici, fino al trombo, che ogni anno colpisce un milione di persone mietendo molte vittime. Ma anche quelli che appaiono innocui gonfiori possono essere il campanello d'allarme per patologie ben più serie. L'allarme e i conseguenti consigli, vengono dal congresso mondiale di flebologia, che si svolge in questi giorni a Roma, presieduto dai professori Claudio Allegra e Fabrizio Benedetti- Valentini. E non devono sentirsi tranquilli quanti pensano che i disturbi venosi, una volta passata l'estate, tenderanno a diminuire. I costumi sono cambiati, "ora - ha detto Giovanni Agus, dell'università di Milano - il pericolo viene dal riscaldamento, tenuto sempre troppo alto, soprattutto in auto, dove il getto di aria calda colpisce direttamente le gambe". I dati raccolti da Agus vengono da una ricerca compiuta da 100 medici generici, su 2.700 pazienti e colloca il riscaldamento artificiale tra i rischi principali, assieme a obesità e vita sedentaria. Abitudini sbagliate, dunque, compresa quella di andare dal medico per curare le vene varicose in quanto rappresentano un inestetismo e invece trascurare la trombosi venosa, che può causare anche la morte. La psicoterapeuta Gianna Schelotto spiega perché: la bella gamba è un modello rappresentativo della seduzione femminile, non ancora scalfito dai nuovi orizzonti della donna, che cammina, viaggia, lavora, e non pensa più soltanto ad attrarre il partner. Le gambe quindi servono alla donna per una vita realizzata, ma continuano ad essere il centro della seduzione. Ma casalinghe, commesse, estetiste devono stare attente, con il loro lavoro sono a rischio varici. _______________________________________________ Le Scienze 13 set. '01 LA CHIMICA DELLA SEGNALAZIONE L'ossido nitrico potrebbe essere il trasmettitore che regola il flusso di ossigeno nel sangue I nostri cervelli sono fatti in modo da poter richiedere ai polmoni di lavorare di più, nel caso dovesse verificarsi una carenza di ossigeno. Finora, però, nessuno aveva capito come funzionasse questo sistema di segnalazione e come mai in qualche caso, specialmente nei neonati prematuri, smettesse di funzionare. Ora un gruppo di ricercatori della School of Medicine dell'Università della Virginia a Charlottesville ha scoperto che l'ossido nitrico, trasportato dall'emoglobina, potrebbe essere responsabile di segnalare al cervello che stanno finendo le scorte di ossigeno. L'ossigeno e l'anidride carbonica sono i principali regolatori della nostra respirazione; in particolare, quando il livello di anidride carbonica nel sangue sale, anche il ritmo respiratorio aumenta, per disperderla più in fretta e assorbire più ossigeno. Ora però si è scoperto che anche alcune molecole note come S-nitrosotioli (SNO) giocano un ruolo fondamentale. In particolare, gli SNO si formano quando l'ossido nitrico si lega a uno specifico amminoacido all'interno di una proteina. Quando il corpo ha necessità di più ossigeno, queste molecole aiutano ad allargare i vasi sanguigni nei polmoni, in modo che possa entrare più ossigeno nel flusso sanguigno. Per capire se gli SNO hanno effetto anche sul cervello, i ricercatori li hanno iniettati alla base del cervello di alcuni topi. Immediatamente, gli animali hanno iniziato a respirare a un ritmo più sostenuto, anche se i loro livelli di ossigeno erano normali. Aldo Conti _____________________________________________________ Il Messaggero 11 set. '01 MALATTIE SESSUALI, 3 SU 10 COLPITI IN FERIE BRESCIA - Sole, mare, viaggi e sesso. Tanto sesso, a giudicare dai numeri. Tre persone su dieci nel pacchetto vacanze "tutto compreso" si ritrovano un'infezione. O meglio, una malattia trasmessa sessualmente. Ecco i numeri: 340 milioni di nuovi casi all'anno nel mondo, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 49 anni, di cui 17 milioni nell'Europa Occidentale. Ma, secondo gli esperti, sono sottostimati. "In Italia, infatti, solo per la sifilide e la gonorrea esiste l'obbligo di notifica, mentre su tutte le altre infezioni potenzialmente pericolose, dalla clamidia, ai condilomi, all'herpes, cade l'oblio - spiega Giampiero Carosi, docente di Malattie infettive e Tropicali dell'università di Brescia e presidente del congresso della Società italiana per lo studio delle malattie parassitarie che si sta svolgendo a Brescia in questi giorni -. I circa 60.000 casi notificati dal '91 al '99 nei centri sentinella dell'Istituto superiore di sanità rappresentano forse solo l'1% di chi ha effettivamente contratto un'infezione genitale". Di sicuro, il periodo settembre-ottobre è quello decisamente più caldo. Un dato esce dal convegno: le malattie trasmesse sono uscite dai classici gruppi a rischio. Deve, quindi, essere debellata la convinzione che l'unica fonte di infezioni sia il rapporto mercenario e che non siano pericolosi i rapporti occasionali. Un esempio, i giovani che si incontrano in discoteca. "Delle 50.000 donne che si prostituiscono in Italia, quasi la metà è rappresentata da extracomunitarie - aggiunge carosi -. Condizionate da una debole ed emarginata posizione economica e sociale, queste donne sono sottoposte a un enorme rischio di contrarre una malattia sessuale, anche e soprattutto per la carenza di forza contrattuale con il cliente che sovente chiede e paga un sovrapprezzo per un rapporto senza profilattico".