MORATTI: SULLA RIFORMA DEL 3+2 NIENTE BLOCCO, SOLO MIGLIORAMENTI

MORATTI CONTRO IL TRE PIU' DUE: UTILE FRENATA
MORATTI: IL MODELLO 3+2 CONVINCE SOLO GLI ATENEI SCIENTIFICI
I PRESIDI: "VADE RETRO LETIZIA"
IL RITORNO DI LETTERE ALLA VECCHIA LAUREA. "BASTA DISORIENTARE GLI
UNIVERSITARI"
ATENEI: LAUREE RIMANDATE DALLA BUROCRAZIA
MISTRETTA RILANCIA LA SUA "SFIDA": "NON SIAMO ULTIMI"
MORATTI: "SCUOLA PUBBLICA E PRIVATA IN COMPETIZIONE MA NON NEMICHE
NOMINE RICERCA SCIENTIFICA: RISCHIANO GESSA E LICINIO CONTU
INGEGNERIA: SENZA TEST ESCLUSI 130 STUDENTI
S'ALLARGA A MILANO L'ESERCITO DI EMIGRATI DELLO STUDIO
CAGLIARI: TASSE UNIVERSITARIE, IL GRANDE PASTICCIO
MISTRETTA: GIUSTI GLI AUMENTI DELLE TASSE
MONSERRATO: ANCORA FERMI I LAVORI PER LO SVINCOLO DELLA CITTADELLA
=========================================================
LA DIETA DEL POLICLINICO DI ROMA LA SAPIENZA: 790 IN ESUBERO.
"TROPPE TRUFFE NELLO STUDIO DEL DENTISTA"
PRIMARIO DI GINECOLOGIA CRITICA IL TAGLIO DEI POSTI LETTO: SOSPESO
PIU' DONATORI, MENO ESPIANTI
SCHIZOFRENIA PER IMMAGINI
NUOVE TERAPIE CONTRO L'EPILESSIA
ALZHEIMER E PARKINSON, MALATTIE CORRELATE
BIOMETRICA: UNA FACCIA CONOSCIUTA

=========================================================
______________________________________________________
Il Sole24Ore 28 set. '01

MORATTI: SULLA RIFORMA DEL 3+2 NIENTE BLOCCO, SOLO MIGLIORAMENTI

Universita' - Il ministro non prevede interruzioni ma una verifica dei
risultati
ROMA - Nelle universita' la riforma dell'autonomia didattica, fondata
principalmente su due corsi in sequenza - la laurea (triennale) e la laurea
specialistica (cinque anni complessivi) - non si ferma. Lo ha assicurato
ieri il ministro dell'Istruzione, dell'universita' e della ricerca, Letizia
Moratti di fronte alla conferenza dei rettori degli atenei (Crui). Il
ministro ha ridimensionato il senso delle sue affermazioni di martedi' al
Senato quando, di fronte alla critiche al modulo del "3+2" giunte da
ambienti umanistici e di giurisprudenza, aveva prospettato la possibilita'
di un "sistema flessibile in cui convivano" moduli distinti. Ieri Moratti ha
spiegato ai rettori di avere semplicemente raccolto perplessita' sul sistema
"3+2" provenienti da alcune facolta'. Tutto cio', pero', non significa un
disco rosso nei confronti della riforma, anche se "l'autonomia comporta un
governo e una valutazione del sistema che - ha spiegato Moratti - intendiamo
costruire e migliorare in stretta collaborazione con la Crui". Il ministero
non ha dunque intenzione di frenare l'azione degli atenei, nella maggioranza
dei quali - ha affermato Luciano Modica, presidente della conferenza dei
rettori - si stanno avviando i nuovi corsi. Nei curricula le strutture
didattiche (le diverse facolta', anche in collaborazione tra loro, e anche
"consorzi" interuniversitari) potranno sempre piu' sfruttare gli spazi
dell'autonomia, rispettando alcuni canoni comuni, tra i quali figura per ora
l'architettura del "3+2". Gli unici esclusi da questo modello in serie sono
i corsi "governati" da direttive Ue, Medicina e Odontoiatria per esempio,
che restano a ciclo unico. "I corsi triennali partiranno regolarmente - ha
assicurato il ministro - ma le universita' che non sono in condizioni di
partire subito potranno fare iniziare validamente i corsi previsti
dall'ordinamento previgente. Non accetteremo pero' di avere
contemporaneamente nella stessa universita' corsi di laurea triennali e
quadriennali". Insomma, non ci sara' convivenza, nello stesso ateneo, tra
corsi di vecchio e nuovo ordinamento nelle stesse aree disciplinari: non ci
potra' essere una laurea quadriennale di giurisprudenza accanto a un corso
triennale in discipline per operatori giuridici (classe 2). La correzione
del ministro ha tranquillizzato i rettori. Ieri, la Conferenza ha diffuso un
comunicato per ribadire "l'impegno degli atenei nell'avvio della riforma,
che ha gia' visto da tempo un forte coinvolgimento di tutte le componenti
universitarie". L'obiettivo e' "soddisfare le aspettative di studenti,
famiglie, imprese per un'universita' piu' aperta alle esigenze reali della
societa'". Le universita' avranno comunque piu' tempo per adeguarsi
all'autonomia didattica: 30 mesi, invece di 18, dalla pubblicazione dei
decreti di riforma sulla "Gazzetta Ufficiale". Lo prevede un disegno di
legge all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di ieri. La
"correzione" anticipata dal ministro fin dalla presentazione delle linee
programmatiche al Parlamento sposta, per esempio, dal 19 aprile 2002 al 19
aprile 2003 il termine fissato alle universita' per recepire i nuovi
ordinamenti delle classi di laurea (Dm 4 dicembre 2000). Un'altra misura
contenuta nel medesimo disegno di legge proroga (probabilmente fino al 30
giugno 2002) il mandato degli attuali componenti del Cun, il Consiglio
universitario nazionale. A questo organismo spetta il compito delicato di
esaminare i regolamenti didattici degli atenei. Dopo aver concluso il vaglio
degli ordinamenti relativi alle nuove lauree, il Cun dovra' pronunciarsi
sulle proposte per le lauree specialistiche, la cui mappa sara' comunque
"disegnata" su un supporto informatico, in modo da rendere piu' agevole il
lavoro di lettura e confronto. Maria Carla De Cesari
______________________________________________________
La Stampa 28 set. '01

MORATTI CONTRO IL TRE PIU' DUE: UTILE FRENATA

Deve essere salutata con molta soddisfazione la disponibilita' del ministro
Moratti a rivedere la recente riforma dell'universita', abbandonando, almeno
per le facolta' umanistiche, il percorso dei tre anni (utili per conseguire
la laurea "semplice") piu' due (da aggiungere ai primi per ottenere la
laurea specialistica). Il problema, a questo punto, e' quello dei tempi: se
la sente, il ministro, di dare subito un bel colpo di freno, o ritiene che
sia meglio decidere solo tra un anno, dopo il monitoraggio della prima
applicazione della riforma? Contro l'ipotesi della frenata immediata si
invocano due argomenti d'effetto. Il primo e' che il treno sarebbe ormai in
corsa, sicche' fermarlo adesso provocherebbe un disastro. Il secondo e' che
la scelta del "tre piu' due" sarebbe obbligata, essendo stata determinata
dalla necessita' di rispettare impegni assunti in sede europea e di
uniformarsi ai modelli seguiti dai nostri partners. Sono, entrambi,
argomenti molto deboli. Al primo si potrebbe anche replicare semplicemente
che, fino a prova contraria, una frenata rischiosa va sempre meglio di uno
schianto garantito. Conta di piu' ricordare, pero', che l'esito della
riforma non sarebbe analizzato in vitro, ma nella pratica della sua
applicazione, e quindi sulla pelle degli studenti e (se e' lecito
ricordarlo) di noi docenti. E' bene, dunque, che nell'anno di "osservazione"
non si producano effetti irreversibili (come quelli destinati a verificarsi
nell'ipotesi, comune, che il primo anno del nuovo triennio sia assai diverso
dal primo anno attuale). Il secondo argomento e' ancora piu' inconsistente.
In effetti, nel decreto del 4 agosto 2000, con il quale si definivano le
classi delle lauree universitarie, si richiamava un ipotetico "impegno
assunto in ambito europeo", del quale, pero', non vi e' traccia. Il decreto
faceva esplicito riferimento alla Dichiarazione della Sorbona del 1998 e a
quella di Bologna del 1999, ma queste non erano altro che dichiarazioni di
intenti, formulate da alcuni ministri (o loro rappresentanti) di vari paesi
europei (anche estranei all'Unione), senza alcun valore di impegno
vincolante sul piano del diritto internazionale (e men che meno
comunitario). Per giunta, nella dichiarazione di Bologna si legge - si' -
l'auspicio della creazione di due cicli dell'insegnamento universitario, ma
non si dice affatto che il primo debba essere di soli tre anni (anzi, si
dice espressamente che deve essere almeno triennale). L'Unione Europea
(basta vedere la comunicazione della Commissione del 18 luglio scorso) e'
tutt'altro che indifferente alla creazione di una piu' profonda integrazione
nel campo dell'istruzione superiore, ma non chiede affatto un sistema come
quello previsto dalla nostra riforma. Per giunta, gli altri paesi europei
prevedono tempi differenziati tra di loro e comunque diversi dal nostro,
sicche' la riforma non riduce affatto le distanze. Morale: non c'e' nessun
ostacolo che impedisca un ripensamento. E se ripensamento ha da essere, e'
bene che sia immediato.
Massimo Luciani
______________________________________________________
Corriere della sera 26 set. '01

MORATTI: IL MODELLO 3"2 CONVINCE SOLO GLI ATENEI SCIENTIFICI

, critiche anche da giurisprudenza
FACOLTA' UMANISTICHE, TORNERA' LA LAUREA DI 4 ANNI
Il ministro annuncia una banca dati online per aiutare gli studenti.
Berlinguer: sulla riforma idee che preoccupano
ROMA - Lauree umanistiche di nuovo quadriennali, una banca dati online a
disposizione degli studenti per l'orientamento universitario e, in un
prossimo futuro, la trasformazione delle singole scuole in una "rete" ben
collegata alla quale il ministero serva solo da indirizzo e supporto. Ecco
la scuola che vuole il ministro dell'Istruzione, Universita' e Ricerca
Letizia Moratti. Ieri l'ha illustrata, in rapida successione, alla
Commissione Istruzione del Senato e alla platea del "Maurizio Costanzo
Show", precisando pero': "Non sara' una "mia" scuola, ma una scuola "di
tutti". Per questo una commissione sta dialogando con tutte le categorie
coinvolte: insegnanti, studenti e le loro famiglie". Critico il predecessore
della Moratti, Luigi Berlinguer: "Ho ascoltato con preoccupazione - ha
detto - l'idea di ridiscutere la riforma dell'universita' per quanto
riguarda il settore umanistico".
LE LAUREE LUNGHE - Per giurisprudenza e altre facolta', come quelle
umanistiche, sara' rivisto il modello proposto dall'ultima riforma
conosciuto come 3"2 (laurea breve piu' specializzazione). "Ci risulta -
dichiara il ministro alla Commissione Istruzione del Senato - che quasi
tutte le universita' di stampo scientifico siano convinte della validita'
della riforma e vogliano proseguire su questa strada. Forti preoccupazioni
vengono invece dalle facolta' di tipo umanistico e da giurisprudenza. Quindi
ci prendiamo un anno di tempo per valutare se, per alcune facolta', non
abbia piu' senso tornare a una laurea di tipo quadriennale o rifarsi a
qualche altro modello". In particolare, a preoccupare il ministro e' il
proliferare dei corsi di laurea: "Non e' serio dare agli studenti
l'illusione di un corso di laurea, magari dal nome accattivante, ma che non
ha alcuno sbocco professionale".
BANCA DATI ONLINE - Quanti posti a sedere ci sono in un'aula, quanti
laboratori in un ateneo e quanti libri in consultazione in una biblioteca.
Da oggi gli studenti potranno mettere a confronto i dati su universita' e
singole facolta' nel sito www.cnvsu.it . La Moratti e' entusiasta di aver
sottratto questi dati ai "forzieri dell'amministrazione" e averli messi a
disposizione per l'orientamento degli studenti.
UNA "RETE" DI SCUOLE - Secondo la Moratti, i singoli istituti scolastici ora
sono "isole". E' bene invece che vengano messi in collegamento, perche',
fatta salva l'autonomia, possano scambiarsi proposte, individuare situazioni
di eccellenza e di disagio. Il piano di studi, secondo il ministro, deve
essere comune: "Per dare il senso dell'identita' nazionale. Lasciando alle
singole scuole, in collaborazione con le regioni, la possibilita' di
arricchire l'offerta formativa".
LA RAI - Il ministro non vorrebbe tornare sulla poltrona di Viale Mazzini.
"Fare il presidente della Rai - ha dichiarato a Costanzo - e' stata
un'esperienza straordinaria. Il mio obiettivo era quello di risanare i conti
e riportare l'azienda al suo ruolo di leader nel settore della
comunicazione. Un obiettivo che e' stato raggiunto. Io ho forse aiutato un
processo che pero' e' nato dall'azienda. Come ministro forse sento maggiore
il peso della responsabilita' perche' in gioco e' il futuro e la vita dei
ragazzi", ha aggiunto.
SUI BANCHI - "A me piaceva studiare. Amavo molto la Storia dell'arte perche'
avevo una professoressa bravissima che per tre anni ci ha spiegato solo il
Rinascimento ma ci ha insegnato l'amore per lo studio". E di fronte alle
telecamere racconta gli anni "difficili" dell'adolescenza. Quelli
"dell'insicurezza". Quando la prima della classe ("che era anche bella") la
faceva entrare in crisi: "Ancora me la ricordo".
______________________________________________________
Repubblica 28 set. '01

I PRESIDI: "VADE RETRO LETIZIA"

Non piace il ripensamento del ministro sulle facolta' umanistiche
L'Ateneo barese boccia l'ipotesi di un ritorno ai corsi quadriennali:
"Assurdo, dopo il lavoraccio di questi mesi"
BARI. Su un fronte, il mondo tecnicofunzionalista incarnato dalle facolta'
scientifiche che restano triennali; sull'altro, quello
letterariofilosoficopedagogico delle facolta' umanistiche che fanno
dietrofront per tornare ai corsi quadriennali. In mezzo, un solco destinato
ad ampliarsi. E' questo il quadro prospettato in questi giorni dal ministro
Letizia Moratti, un'ipotesi che i presidi delle facolta' umanistiche
dell'Universita' di Bari coinvolte nel cambiamento ritengono del tutto
impraticabile: "Ci faccia riflettere - e' il commento a caldo di Francesco
Tateo, alla guida di Lettere - il 3 avremo un consiglio di facolta' e ne
discuteremo. L'unica cosa che posso dire per il momento e' che questa arriva
troppo tardi". Paolo Giocoli Nacci, preside di Giurisprudenza, non fa
mistero di non rientrare fra gli entusiasti della riforma del 3 + 2: "Se
l'avessero fermata tempestivamente avrei anche potuto essere contento -
ammette - ma adesso sarebbe come tornare ancora una volta indietro. Non
penso che una riforma che comprime 19 esami in due anni, quando in quattro
gli studenti ne dovevano sostenere 21, sia destinata ad avere un gran
successo ma adesso, dopo lo sforzo fatto per partire in tempo con i corsi
triennali, questo mutamento appare realmente giustificato".
Per Giocoli Nacci, e' tutto il mondo universitario ad essere stato investito
in questo periodo da un clima di precarieta' che non contribuisce certo ad
agevolare la serenita' del lavoro: "Chi subentra cambia". Anche il preside
di Lingue, Francesco Saverio Perillo, non si schiera tra i sostenitori della
rivoluzione in corso nelle aule degli atenei: "A mio avviso, le facolta'
umanistiche non dovevano varare corsi triennali, questo e' un'impostazione
che meglio si adatta alle caratteristiche intrinseche delle facolta'
scientifiche. Detto cio', dopo essersi logorati nel lavoro di progettazione
che ci e' costato molto, adesso sentirsi dire che si potrebbe tornare al
'prima' e' una doccia fredda. Si pagherebbe un prezzo molto alto. Noi
abbiamo deliberato per i semestri, ad esempio. Che si fa? Annulliamo tutto e
ripartiamo da zero?".
Andrea Bruno, a Lingue insegna storia contemporanea. Il suo giudizio e'
netto: "La Moratti vuole forse puntare a un'Universita' Centauro, un ibrido
assurdo? Pensiamo alle decine di sedi universitarie in tutta Italia che
hanno approvato moltissimi nuovi corsi, oltre a quelli che da quadriennali
sono stati, con alcune modifiche, trasformati in triennali. L'offerta
didattica con questa riforma si e' molto ampliata, questo e' un dato
concreto. E ora, dopo tutto questo lavoro di preparazione, ci vengono a dire
che abbiamo scherzato e che dobbiamo rimetterci in moto per tornare al punto
di partenza?".
Secca e senza appello la dichiarazione dell'Udu, l'Unione democratica degli
studenti: "Benvenuti nel Medioevo - ironizzano - questa decisione getterebbe
gli atenei nel caso piu' totale, visto che le immatricolazioni sono iniziate
con il nuovo ordinamento".

Sara Strippoli
______________________________________________________
Il MATTINO 28 set. '01

IL RITORNO DI LETTERE ALLA VECCHIA LAUREA. "BASTA DISORIENTARE GLI
UNIVERSITARI"

Facolta' umanistiche, indietro tutta? Studenti contro studenti. In campo al
fianco del ministro Moratti e di un eventuale ritorno alla laurea
quadriennale nelle facolta' del gruppo umanistico e giuridico, i giovani di
Forza Italia e di Alternativa si scagliano contro i loro "colleghi" che
annunciano battaglia. "Parliamo di borse di studio: sono aumentate rispetto
al passato ma non coprono le spese effettive sostenute dai giovani - sbotta
Francesco Borrelli, rappresentante di Confederazione degli studenti nel
Consiglio nazionale studentesco - Parliamo di produttivita' dei docenti: il
30%, ci risulta, ha piu' di una cattedra, ha incarichi o consulenze esterne
dalle universita'. E parliamo della filosofia dietro gli annunci: siamo
contrari a una concezione "produttivistica" della laurea. Faremo anche noi
le nostre "ricognizioni"". "Vogliono farci tornare indietro. Noi ci
opporremo" afferma l'Uds. Anche perche' le facolta' di Lettere, cuore del
malumore contro la triennale, sono gia' tutte a regime-riforma. Certo,
invita il filosofo Giuseppe Cantillo, presidente del Polo umanistico e
giuridico di Napoli, per ora si discute "su di un'idea non su una proposta
definita. Ma va detto subito che si creerebbero forti problemi sia rispetto
a una differenza curriculare tra le facolta' scientifiche e le umanistiche
che, fatto fondamentale, grossi disagi alle matricole che oggi si iscrivono
ad un corso di tipo triennale".
______________________________________________________
Il Sole24Ore 23 set. '01

ATENEI: LAUREE RIMANDATE DALLA BUROCRAZIA

di Nicola Tranfaglia
Presidente della Conferenza nazionale dei Presidi delle Facolta' di Lettere
L'attuazione della riforma universitaria sta procedendo in modo che potremmo
definire rapido, se non ci fossero di continuo ostacoli burocratici che
rischiano di fermare un cammino inevitabilmente complesso, sia per la
radicalita' del mutamento necessario, sia per il cambio di mentalita'
richiesto ai professori e agli studenti.
Nell'estate scorsa oltre 70 atenei hanno presentato al Consiglio
Universitario Nazionale (Cun) e al Ministero dell'Istruzione e
dell'Universita' i nuovi ordinamenti didattici delle lauree triennali, ed
entro la fine di agosto sono arrivate le autorizzazioni ministeriali per
realizzarle nell'anno accademico 2001-2002. In alcuni casi Cun e ministero
hanno chiesto agli atenei di modificare, piu' o meno a fondo, gli
ordinamenti proposti, e le universita' in queste settimane stanno approvando
le modifiche richieste, in modo da ottenere l'autorizzazione necessaria per
partire.
Fin qui tutto bene. I problemi gravi e urgenti che si stanno delineando
riguardano invece l'approvazione delle lauree specialistiche, che devono
seguire quelle triennali e che sono fondamentali per fornire agli studenti,
come il regolamento nazionale richiede esplicitamente, l'iter completo del
primo e del secondo livello di istruzione e specializzazione previsto dalla
riforma.

Il ministro Letizia Moratti, a quanto si sa, ha risposto positivamente alla
richiesta del Cun di prorogare per un anno l'attivita' del Consiglio, in
modo da consentirgli di terminare il proprio lavoro. La decisione sarebbe,
di per se', accettabile, se non fosse che protrae l'esame delle lauree
specialistiche sino ai mesi finali di quest'anno.

Questo genera un problema di notevole gravita' per i 27 atenei che,
valendosi di una norma del regolamento didattico n.509, avevano dato inizio
in via sperimentale alle lauree specialistiche fin dall'anno 1999-2000. In
molte di queste universita' (tra le quali un grande ateneo come Torino)
stanno conseguendo la laurea triennale, attraverso un passaggio dal vecchio
ordinamento, centinaia di studenti che intendono proseguire gli studi
iscrivendosi a una laurea specialistica. Se l'esame del Cun si svolgera'
solo a novembre o dicembre, il ministero non potra' dare l'autorizzazione a
corsi di laurea specialistica presentati fin dall'aprile scorso, e quindi
gli studenti non potranno proseguire gli studi, perdendo un anno di attesa
tra il primo e il secondo livello. E tutto questo punirebbe proprio le
universita' che hanno proceduto con la maggiore rapidita' al rinnovamento.
Se il Cun, che nei mesi scorsi ha esaminato le lauree triennali, non riesce
a completare il lavoro entro questo mese, come aveva promesso, dovrebbe
intervenire il ministro.

E' necessario togliere vincoli burocratici all'autonomia universitaria e
completare in tempi rapidi la riforma con lo stato giuridico dei docenti,
nuove forme di reclutamento e l'aumento dei fondi per la didattica e la
ricerca. Altrimenti l'Italia perdera' una preziosa occasione di integrarsi
in un'Europa che va assai piu' veloce di noi.
______________________________________________________
L'Unione Sarda 29 set. '01

MISTRETTA RILANCIA LA SUA "SFIDA": "NON SIAMO ULTIMI"

All'apertura del nuovo anno accademico, il rettore Pasquale Mistretta ha
indirizzato questo messaggio agli studenti cagliaritani.
L'inizio del nuovo Anno Accademico rappresenta un momento significativo per
formulare una riflessione ed un augurio a tutta la comunita'
universitaria.Riflessione in merito alla realta' della nostra Universita',
che esprime dieci facolta' articolate in molti corsi di laurea e svolge
un'importante attivita' di ricerca all'interno di cinquanta strutture
dipartimentali, per garantire al sistema formativo qualita' ed innovazione.
In questo contesto, attivita' da tremila persone tra docenti e personale
tecnico e amministrativo, gli studenti iscritti alle diverse facolta'
rappresentano la sintesi dell'impegno culturale e sociale che l'istituzione
universitaria proietta nella societa' civile.
Tale impegno, nella nostra Isola, assume un significato piu' profondo nella
consapevolezza di dover contribuire alla formazione diffusa nei confronti
delle molteplici espressioni di capitale umano di cui la Sardegna e'
particolarmente dotata.
Con questo intento, gia' da alcuni anni operiamo sul territorio regionale
con proposte didattiche e attivita' di ricerca, per rendere piu' capillare
l'incontro tra la formazione universitaria, il sistema scolastico ed il
tessuto imprenditoriale, anche in collaborazione con gli enti locali.
Siamo consapevoli di dover realizzare risultati ancora migliori, soprattutto
per fare giustizia dei dati che vedono la nostra Universita' penalizzata
nella classifica nazionale: la riforma universitaria, avviata gia' da un
anno dal nostro Ateneo, e' un importante strumento per incidere sull'elevato
numero dei fuori corso. Altre iniziative sono costituite da un orientamento
piu' incisivo, dalla valutazione sperimentale di alcuni corsi di laurea e
dal maggior coinvolgimento degli studenti attraverso le esperienze dei
tirocini e degli stage.
Gli auguri sono, ovviamente, rivolti a tutti gli studenti ed in particolare
a coloro che si iscrivono per la prima volta all'Universita' in questo Anno
Accademico.
I piu' "anziani" sanno quanto e' stato fatto in questi anni per ampliare
l'offerta formativa, la dotazione di spazi, di aule, di biblioteche, del
centro linguistico e dei centri informatici, che nella cittadella di
Monserrato costituiscono un polo di assoluto riscontro internazionale.
In questo vasto e complesso scenario, studenti e professori operano per
raggiungere gli obiettivi che la riforma universitaria intende rendere piu'
chiari e raggiungibili nei tre anni previsti per il conseguimento della
nuova laurea e, a seguire, nei due anni della laurea specialistica.
Non possiamo sottacere il fatto che l'inizio di quest'Anno Accademico
coincide con un periodo contrassegnato da eventi particolarmente drammatici
per la situazione politica internazionale. A tale proposito, il messaggio
che come Universita' intendiamo trasmettere pone l'accento sull'importanza
di promuovere ed incoraggiare un processo culturale pluralistico e di grande
apertura sui problemi del mondo: lo studio e l'approfondimento scientifico
delle diverse realta' sociali, economiche, politiche e culturali e degli
eventi storici dell'ultimo secolo - che nel contesto accademico trovano la
loro piu' compiuta espressione - possono costituire un importante contributo
per comprendere i valori della democrazia e della liberta'.
Auguri, dunque, agli studenti, ai docenti e a tutto il personale
dell'Universita', rafforzati dall'impegno che tutti dobbiamo assumere per
garantire opportunita' e successo anche a livello europeo ed internazionale
e per contribuire alla crescita culturale, scientifica e professione delle
nuove generazioni.
Pasquale Mistretta
______________________________________________________
L'Unione Sarda 27 set. '01

RICERCA SCIENTIFICA: RISCHIANO GESSA E LICINIO CONTU

Effetto domino dopo la designazione dei nuovi vertici del Consorzio 21
Nomine, il valzer dei cervelli
I nomi ci sono, l'accordo pure: manca solo l'ufficializzazione attesa nelle
prossime ore. Via Guido Cappelloni, indicato dalla giunta di centrosinistra,
sara' Antonello Fonnesu, sassarese, ex parlamentare di Forza Italia vicino
al ministro Beppe Pisanu, a presiedere il Consorzio 21, considerato uno
degli enti di serie A. Accanto a lui, nel consiglio di amministrazione,
sederanno Marco Galitzia, ex consigliere comunale di Carbonia in quota a
Forza Italia, Paolo Galizzi, avvocato sassarese indicato da An e il
consigliere regionale dei Riformatori Gavino Raimondo Cassano.
Appena le nomine saranno formalizzate, si potra' rivelare anche il nome del
presidente di una delle societa' controllate, il Parco scientifico e
tecnologico: sara' Piero Franceschi, avvocato amministrativista sassarese
con studio a Cagliari. La sua designazione, in realta', risale alla fine di
agosto, ma potra' essere ufficializzata solo a cda della capofila insediato.
Quanto al consiglio di amministrazione, i nomi sono ancora top secret, ma e'
certa la ripartizione: i quattro posti disponibili andranno a Forza Italia,
Riformatori, Alleanza nazionale e a un centrista.
L'effetto a cascata coinvolgera' anche la Neuroscienze, societa' consortile
anch'essa figlia del Consorzio 21 che si occupa di ricerca scientifica
applicata, sperimentazione, produzione e commercializzazione di farmaci e
formazione professionale dei ricercatori. Attualmente presieduta dal noto
neuroscienziato Gianluigi Gessa, passera' in quota ai Riformatori sardi. A
rendere difficile la scelta c'e' il peso internazionale di Gessa. "Dovra'
essere un nome di assoluto prestigio", annuncia Massimo Fantola. Nelle
ultime ore circola con insistenza quello di Gaetano Di Chiara, preside della
facolta' di farmacia e docente di farmacologia al dipartimento di
tossicologia dell'universita'. Di Chiara e' il neurofarmacologo italiano
piu' citato al mondo, al primo posto nella classifica dei migliori
neuroscenziati elaborata dal Ministero della sanita'. Una delle sue ricerche
piu' note, pubblicata per la prima volta sulla prestigiosa rivista "Nature",
dimostra che la nicotina e' una droga a tutti gli effetti, perche' ha
proprieta' additive al pari di cocaina e morfina e provoca dipendenza. Si
tratta di uno dei pochi nomi in grado di non far rimpiangere quello di Gessa
ma, per ora, si tratta di una indiscrezione non confermata.
Tra le altre partite aperte, sempre nel campo della ricerca scientifica, ci
sono quelle del Parco genetico dell'Ogliastra, attualmente presieduto dal
genetista Licinio Contu, della Porto Conte ricerche, che si occupa di
sviluppo di biotecnologie (sui cui vertici ci sarebbero le maggiori
difficolta') e dell'Ailun di Nuoro, operativa nel '90 nel settore delle
tecnologie ottiche, della scienza dell'organizzazione e dello sviluppo delle
tecnologie informatiche, alla cui presidenza sara' designato un esponente di
An. Ad Alleanza nazionale andranno anche l'Ersu di Sassari e la Ptm,
societa' legata al porto canale di Cagliari.
Fabio Manca

______________________________________________________
Il Sole24Ore 27 set. '01

MORATTI: "SCUOLA PUBBLICA E PRIVATA IN COMPETIZIONE MA NON NEMICHE

ROMA - La riforma della scuola non si puo' fare senza razionalizzare il
mondo dei docenti: attraverso la valutazione delle professionalita', la
flessibilita' dei salari e l'autonomia di gestione dei dirigenti scolastici.
Confindustria ha rilanciato la sua posizione sull'istruzione nel corso del
dibattito svoltosi ieri a Roma e organizzato dal movimento "Scuola Libera".
Stefano Parisi, direttore generale dell'associazione degli imprenditori, ha
detto che "qualunque dibattito su scuola pubblica e privata rischia di
essere inutile, se non si parla prima di garanzie di qualita'. Nel settore
siamo in una fase di emergenza nazionale e occorre intervenire. Ma bisogna
mettere i ragazzi al centro del sistema educativo e, per quanto riguarda i
docenti, guardare ai numeri: gli insegnanti italiani sono troppi, e non si
puo' parlare di incentivi e miglioramenti di stipendio se non si riduce il
loro numero". Parisi in questo modo ha replicato a Savino Pezzotta, leader
della Cisl, che invece ha posto l'accento sulla centralita' della figura
insegnante. Il dibattito proseguira' anche nei prossimi giorni, visto che la
Finanziaria prevede nuovi fondi per il rinnovo del contratto dei professori
e dei dirigenti scolastici, ma dovrebbe intervenire anche sull'orario di
cattedra e "sfoltire" di fatto un certo numero di posti di insegnamento.
L'argomento centrale del dibattito, pero', era quello sulla parita'. Il
ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, ha detto che "il principio della
competizione deve ispirare l'intera macchina educativa. Un sistema integrato
non deve portare all'indebolimento della scuola di Stato ma, al contrario,
alla sua riqualificazione e innalzamento" (si veda "Il Sole-24Ore" di ieri).
Non si tratta nemmeno "di una semplice competizione economica tra scuola
pubblica e scuola privata - ha precisato il ministro - ne' di forme di
"aziendalizzazione della scuola pubblica, ma di puntare su un modello aperto
e integrato nel quale strutture pubbliche e private possano collaborare e
competere". Per l'istruzione di Stato, in particolare, Letizia Moratti ha
detto che con la Finanziaria saranno stabilite norme che consentiranno alle
ex fondazioni bancarie di impegnarsi nel campo dell'edilizia scolastica,
attraverso formule di project financing. Il presidente della Commissione
istruzione della Camera, Ferdinando Adornato, ha lanciato la proposta di
istituire un tavolo comune tra tutte le forze politiche sulla questione
della parita' scolastica, per decidere quale sia lo strumento migliore per
raggiungere tale obiettivo. L'iniziativa ha gia' avuto il consenso del
ministro dell'Istruzione Moratti. Adornato ha inoltre sottolineato come
"questa maggioranza parlamentare non abbia alcuna idea di smantellare la
scuola pubblica, di privatizzarla o di aziendalizzarla. Ma se noi non
interveniamo sul sistema scolastico, l'Italia rischia di rimanere indietro
nella competizione internazionale esponendo i giovani a un futuro incerto".
Gli strumenti per la parita', ha ricordato Adornato, sono essenzialmente
tre: la convenzione, il credito d'imposta e il buono scuola. Tutti e tre, ha
detto, "sono sullo stesso piano, anche se io ritengo che il buono sia lo
strumento migliore". Anche da Pezzotta e' venuto un si' alla proposta di un
tavolo comune e il leader della Cisl ha anche sottolineato come i soggetti
privati possano svolgere una "funzione integrativa e complementare".
______________________________________________________
L'Unione Sarda 27 set. '01

INGEGNERIA: SENZA TEST ESCLUSI 130 STUDENTI

Centotrenta aspiranti ingegneri rischiano di vedere infranto il loro sogno
prima ancora di intraprendere il corso di studi. La loro immatricolazione
alla facolta' di Ingegneria e' infatti congelata. Il 3 settembre scorso non
hanno sostenuto il test, non selettivo ma obbligatorio, per accedere a pieno
titolo nelle aule di piazza D'Armi.
Oggi il problema sara' discusso dal consiglio di facolta', alla ricerca di
una soluzione che, per ammissione di tutti, ad iniziare dal rettore Pasquale
Mistretta, non sara' facile. Francesco Ginesu, preside della facolta' di
Ingegneria, ricorda che il test e' stato organizzato per il secondo anno
consecutivo. "A Cagliari cosi' come in un'altra ventina di facolta' in tutta
Italia. Il test", sottolinea il preside, "era stato adeguatamente
pubblicizzato, anche attraverso giornali e tv: non a caso", sottolinea il
professor Ginesu, "alle 15.30 del 3 settembre scorso c'erano, a sostenerlo,
1.110 studenti, impegnati per tre ore in varie aule della nostra facolta'".
Il preside evidenzia come l'iniziativa rappresenti un servizio in piu' per
chi voglia iscriversi in Ingegneria. Non a caso, dal 17 settembre e sino a
domani, quanti hanno sostenuto il test sono impegnati in un pre-corso di
Matematica e Fisica. Alcune commissioni valuteranno le attitudini degli
studenti e chi dovesse avere un "voto" inferiore a un certo indice, dovra'
frequentare necessariamente un corso per raggiungere una preparazione
adeguata. La facolta' di Ingegneria e' la piu' affollata dell'Ateneo
cagliaritano: gli iscritti sono 7.072 (il 18 per cento del totale), 4.540 in
corso e 2.532 fuori corso.
In fibrillazione ci sono i 130 studenti (e le loro famiglie) che chiedono di
potersi iscrivere anche senza aver sostenuto il test di orientamento.
"Ripeto, la prova era stata adeguatamente pubblicizzata, evidenziando come
non sarebbe stato possibile sostenerla in altra data", ribadisce il
professor Ginesu. "E a parte alcune situazioni oggettivamente
giustificabili, una parte degli studenti si e' svegliata tardi". Due le
soluzioni oggi all'esame del consiglio di facolta'. La prima corrisponde con
la linea dura: chi non ha sostenuto il test non potra' iscriversi, anche per
rispetto nei confronti di quanti (oltre mille persone) si sono regolarmente
presentati. Una via d'uscita, in questo caso, potrebbe essere quella di
iscriversi nella facolta' di Matematica e Fisica, sostenere il test l'anno
prossimo e chiedere l'abbuono degli esami. Ma i docenti, oggi, valuteranno
anche la possibilita' di far sostenere un test orale, una prova dura che non
solo dovra' essere sostenuta, ma superata. Uno sforzo notevole, nel caso, da
parte della facolta', per salvare il salvabile.
E. D.

27/09/2001
Francesco, Cagliari
Nella mia modesta opinione, il Professor Ginesu anziche' passare il proprio
tempo ad inventarsi pretesi (e pretenziosi) TEST d'ammissione, sollevare
nuove pastoie burocratiche e rilasciare cervellotiche dichiarazioni a stampa
e televisione, dovrebbe seriamente dedicarsi a migliorare la qualita' del
prodotto formativo della Facolta' della quale occupa la Presidenza.... la
PEGGIORE FACOLTA' DI INGEGNERIA IN ITALIA SECONDO IL RAPPORTO CENSIS
2001!!!!. (se il caso, si tenga conto che chi scrive ha conseguito la laurea
in Ingegneria dell'Ambiente a Cagliari circa due anni fa, con un discreto
106/110..... ebbene, dopo due anni di assoluta disoccupazione, a dispetto di
qualsiasi tentativo d'inserimento nel mondo del lavoro grazie anche al
rapporto CENSIS, ho il terrore di dover prossimamente rispondere alla
domanda: ""Laurea conseguita presso l'Universita' di ....."" immaginando fin
d'ora il sorriso sul volto del possibile selezionatore
-((((((((((((((((( Francesco C. - Cagliari
_____________________________________________________
L'Unione Sarda 27 set. '01

S'ALLARGA A MILANO L'ESERCITO DI EMIGRATI DELLO STUDIO

Milano Sono oltre quattrocento gli studenti sardi che frequentano le piu'
prestigiose universita' a Milano. E' un esercito che va ingrossandosi di
anno in anno. Saranno gli emigrati di domani? Certamente lasciano la
Sardegna nella speranza che con una laurea conseguita alla Bocconi o alla
Cattolica sia piu' facile trovare lavoro. Vengono da tutte le province
dell'isola. Determinati, costanti nello studio, generalmente si laureano nei
termini e, a volte, col massimo dei voti. Grande impegno dunque, ma anche
tanti sacrifici e rinunce.
All'Universita' Bocconi, nell'anno accademico 2000-2001, gli iscritti sardi
erano 173. Futuri economisti con i corsi in economia aziendale, o legali
d'impresa con l'ultimo corso istituito: giurisprudenza a indirizzo
economico. Matricole sulle orme di Renato Soru, padre di Tiscali con laurea
bocconiana in tasca. Non per niente in una classifica del Financial Times la
Bocconi figura al secondo posto, dopo Harvard, per la formazione di top
manager.
Altra prestigiosa universita' frequentata dai ragazzi sardi e' la Cattolica.
Sono 171 gli iscritti, dei quali oltre il 90 per cento arriva alla laurea.
Media decisamente alta rispetto ai dati nazionali, considerato il numero
degli abbandoni e dei fuoricorso.
Mantenersi agli studi in una citta' come Milano ha un costo elevato. Le
rette annuali universitarie si aggirano fra i due milioni e mezzo e i 13.
Per gli studenti che arrivano dalla Sardegna la copertura finanziaria della
famiglia e' di vitale importanza. Qualcuno si organizza con un lavoro
part-time. In questo caso i sacrifici aumentano, ma a volte e' proprio
questa la molla che fa scattare la caparbieta' e la volonta' di riuscire
nello studio. Arrivare in tempo al traguardo puo' significare avere
spalancate le porte del mondo del lavoro. I migliori allievi vengono
richiesti dalle aziende stesse direttamente alle universita'.
Ecco perche' molti di questi giovani saranno gli emigrati sardi del domani.
Se entrano nel circuito lavorativo e' difficile che decidano di uscirne per
rientrare a casa con la perospettiva di andare incontro alla disoccupazione
o alla sottoccupazione. Come potrebbero tornare in Sardegna, seppure da
laureati, se l'incertezza e la precarieta' sono le costanti per chi cerca un
lavoro? E' piu' probabile che vi tornino quando hanno maturato esperienze
fuori, e decidano quindi di tornare da imprenditori e professionisti. Cosi'
come tanti hanno fatto, con piu' o meno successo, e come tanti vorrebbero
ancora fare se esistessero nell'isola cultura d'impresa e cooperazione fra
tutte le forze: politiche, economiche e imprenditoriali.
I giovani che saltano il Tirreno conoscono le difficolta' cui andranno
incontro; e trasferirsi al nord per studiare e' vista come un'opportunita'
che serba quasi certamente uno sbocco professionale, meritato e possibile,
piu' che in Sardegna. L'importante e' cominciare da una buona formazione,
poi si vedra'. Spetterebbe alla classe politica sarda decidere di frenare la
fuga di giovani (quindi di cervelli) con stimoli e soluzioni a completo
beneficio di tutti. Prima o poi qualcuno ci riflettera' su.
Anna Piccioni
______________________________________________________
L'Unione Sarda 27 set. '01

CAGLIARI: TASSE UNIVERSITARIE, IL GRANDE PASTICCIO

Per saldare le quote di iscrizione mancano appena tre giorni, ma nessuno lo
ha comunicato agli studenti
Serve una proroga: si rischia la paralisi degli sportelli bancari
Gli studenti universitari hanno appena tre giorni (compresa la giornata di
oggi) per pagare le tasse, mettendosi al riparo dalle penali. Il termine
scadra' domenica, 30 settembre. Di conseguenza, slittera' a lunedi'. Ma dal
momento che si puo' pagare solo al Banco di Sardegna, anche sabato non sara'
un giorno utile.
Peccato che nessuno si sia preoccupato di farlo sapere ai 39 mila iscritti
dell'Universita' di Cagliari. Sino allo scorso anno, infatti, gli studenti
ricevevano a casa una comunicazione dall'"Area dipartimentale della
didattica", con tutte le scadenze. La prima riguardava proprio la tassa di
iscrizione, uguale per tutti: 220 mila lire piu' 120 mila di tassa regionale
per il diritto allo studio universitario (Ersu). "Avere informazioni certe
e' impossibile, solo grazie al passa parola sono andato in banca a pagare,
evitando sanzioni per il ritardo", lamenta uno studente di Lettere. Una
telefonata tra le tante. A sconvolgere il sistema e' stata l'annunciata
modifica del regolamento sulle tasse universitarie: con una delibera del 24
luglio scorso, il consiglio di amministrazione dell'Universita' aveva dato
mandato al rettore di rielaborarlo, lasciando inalterata, tuttavia, la tassa
di iscrizione. Gia', ma chi lo ha detto agli studenti? In realta' c'e'
scritto sul "Manifesto degli studi anno accademico 2001/2002", consultabile
su Internet all'indirizzo http://www.unica.it. E chi non ha la possibilita'
di accedere alla Grande Rete? Si arrangi. Il "Manifesto" (sottoscritto dal
rettore), all'articolo 7, parla proprio delle "Modalita' di iscrizione ad
anni successivi al primo". Gli iscritti vengono invitati ad osservare le
istruzioni disponibili su Internet o nelle segreterie studenti. In
particolare, "i termini di scadenza stabiliti e indicati nel presente
decreto rettorale dovranno essere rispettati in ogni caso, anche in difetto
della ricezione delle suddette istruzioni. L'eventuale accoglimento di
domande pervenute oltre i termini comporta il pagamento della relativa sopra
ttassa". Altro problema: quali sono i termini? Nel decreto non c'e' scritto:
forse ci si riferisce alla durata dell'anno accademico che, si legge, inizia
il primo ottobre e finisce il 30 settembre. Oppure alle scadenze del
passato, "notificate" a casa agli studenti, ma solo sino allo scorso anno.
L'area didattica, rimasta per mesi senza dirigente dopo che Romano Manca e'
andato in pensione, in attesa della modifica del regolamento delle tasse,
non ha inviato agli studenti alcuna comunicazione. E cosi', da oggi, gli
sportelli del Banco di Sardegna rischiano di essere presi d'assalto dagli
studenti che (pare siano la maggior parte) non hanno ancora pagato
l'iscrizione e l'Ersu. Urge un intervento del rettorato per chiarire la
situazione. E magari una proroga, per evitare di mandare in tilt buona parte
delle 390 agenzie del Banco. Quanto agli aumenti, e' sempre il "Manifesto" a
far chiarezza: il "Regolamento tasse e contributi", si legge all'articolo
12, l'ultimo, verra' definito entro il 31 ottobre. "Gli importi delle tasse
annuali", si legge, "verranno graduati per fasce di reddito, da un minimo di
315 mila lire a un massimo di 2 milioni". Quel "verranno" lascia intendere
che l'aumento e' gia' stato deciso. Strano, perche' il consiglio di
amministrazione non l'ha ancora approvato. Si', e' proprio un gran
pasticcio.
Emanuele Dessi'
______________________________________________________
L'Unione Sarda 27 set. '01

MISTRETTA: GIUSTI GLI AUMENTI DELLE TASSE

"E' tutto bloccato da sette anni e uno studente su quattro studia
gratuitamente o quasi"
Il 24 luglio Pasquale Mistretta ha presentato una proposta di incremento
delle tasse (dal 5 al 33,3 per cento, a seconda della fascia di reddito), ma
la prima seduta "autunnale" del consiglio di amministrazione dell'ateneo e'
filata "liscia". Ripensamenti? "No, semplicemente", spiega Pasquale
Mistretta, "ne parlero' con gli studenti non appena gli studenti ci saranno.
Quindi a meta' ottobre". Mistretta ci tiene a evidenziate i tanti sforzi
fatti per allargare l'offerta formativa. "Il confronto con Sassari? Ben
venga: ma non si puo' sostenere che li' aumentano i servizi e qui le tasse e
basta. So bene cosa offrono loro per 18 mila studenti e cosa offre Cagliari
per 40 mila. E poi, diciamolo: a Cagliari 6 mila studenti pagano 200 mila
lire, 4 mila, tra situazioni di disagio e di merito, non pagano nulla.
Stiamo parlando del 25 per cento degli iscritti". Per gli altri, comunque,
le tasse aumenteranno. "Da sette anni", riprende il rettore, "le tasse sono
ferme. Prendiamo la fascia intermedia: l'aumento, all'anno, e' di 100 mila
lire. Stiamo parlando di ragazzi che hanno il telefonino, le schede costano
60 mila lire. E quante ne consumano, al mese? Una birra "0,20", dal Poetto
al Libarium, dall'Antico Caffe' a qualsiasi altro locale, costa 6 mila lire.
Insomma, sono ragazzi che spendono 18/20 mila lire a sera. E tutte le moto
che vediamo parcheggiate in giro? Per favore, noi stiamo parlando di 100
mila lire all'anno di tasse in piu', 8 mila lire al mese. E' un'incidenza
ridicola".
Gli studenti, comunque, hanno chiesto il rinvio degli aumenti. "Hanno il
titolo per farlo. In fondo", aggiunge Mistretta, "sappiamo bene che c'e' chi
ripete ancora che il diritto allo studio deve essere gratuito, dalle scuole
elementari in poi, senza fine. Tutti i giorni facciamo i salti mortali. Un
esempio, uno dei tanti. Siamo alla ricerca disperata di spazi per la scuola
forense e per il secondo corso di lingua. Ho fatto un sopralluogo con
l'assessore comunale Carlo Sanjust e con la dirigente della Cultura Ada Lai
nella vecchia sede delle Magistrali di via Corte d'Appello: vanno bene, ma i
soldi per la ristrutturazione e per l'affitto chi me li da', Gesu' Bambino?
O il ministro Tremonti che, tutti i giorni, ci ricorda che dobbiamo
tagliare?".
E. D.

______________________________________________________
L'Unione Sarda 29 set. '01

MONSERRATO: ANCORA FERMI I LAVORI PER LO SVINCOLO DELLA CITTADELLA

Monserrato La Cittadella universitaria e' ancora lontana. Sono fermi da mesi
i lavori che avrebbero dovuto assicurare due corsie di decelerazione, in
entrata e in uscita dalla strada per Sestu. Un'opera che avrebbe dovuto
consentire, entro l'estate, di smaltire il traffico che ogni giorno intasa
la statale 554 all'altezza del bivio per la cittadella universitaria.
"Abbiamo finito i fondi", spiega l'assessore provinciale alla Viabilita'
Renzo Zirone: "Dobbiamo trovare altri 300 milioni per completare i lavori".
Questa la risposta della Provincia che agli inizi di giugno aveva promesso
"lavori di manutenzione straordinaria" per agevolare il traffico, in attesa
dell'ormai famoso svincolo miliardario. Due le corsie in progetto: una in
entrata e una in uscita per la strada per Sestu. In totale 100 milioni, un
piccolo budget da dividere fra la Provincia, l'Anas, e i Comuni di
Monserrato, Selargius, Sestu e Quartucciu. "Entro l'estate - avevano
assicurato dalla Provincia - i lavori saranno conclusi". L'Anas, ha
realizzato una corsia che da Quartu smaltisce il traffico diretto a Sestu.
Sarebbe poi spettato alla Provincia trasformare la carreggiata in uscita
dalla Cittadella universitaria. Ma la corsia realizzata dall'azienda
autonoma delle strade, giace abbandonata sul fianco della carreggiata che da
Quartu porta in direzione Cagliari. (s. se.)

29/09/2001
Luciano Locci, Sestu
Non credo che la ragione della mancata realizzazione dello svincolo sia di
natura economica, sembra piuttosto abbastanza evidente che qualcuno remi
contro l'apertura a pieno regime del Policlinico Universitario per
salvaguardare propri interessi facilmente individuabili, altrimenti non si
sarebbe iniziato un lavoro tanto importante e poco oneroso senza avere la
certezza, come annunciato a giugno di poterlo completare. Inoltre non
dimentichiamo che come dice l'articolo l'Anas, ha realizzato una corsia che
da Quartu smaltisce il traffico diretto a Sestu, questa poteva essere
utilizzata immediatamente come accade sempre in situazioni analoghe, invece
e' stata subito transennata senza nessuna ragione se non per scatenare l'ira
degli automobilisti che per tutta l'estate hanno dovuto fare lunghe file per
attraversare quel semaforo. In conclusione posso dire all'assessore
provinciale alla Viabilita' Renzo Zirone ed a tutti coloro che sono
implicati nella faccenda che tutto questo e' semplicemente vergognoso.
29/09/2001
mario, italia
la solita inefficienza dei politici.


=========================================================
______________________________________________________
Il Messaggero 28 set. '01

LA DIETA DEL POLICLINICO DI ROMA LA SAPIENZA: 790 IN ESUBERO.

Meno letti ma piu' produttivi, con degenze piu' corte. Il direttore
generale: "Oggi i posti vengono utilizzati solo all'80 per cento, eppure si
rifiutano molti ricoveri". Longhi presenta il piano di risanamento ai
sindacati: entro cinque anni Umberto I dimezzato di GERMANA CONSALVI
e MARCO GIOVANNELLI
Tommaso Longhi non ha battuto ciglio quando, nero su bianco, ha denunciato
che i medici dell'Umberto I sono il doppio della media nazionale degli altri
policlinici universitari. E il direttore generale del piu' grande ospedale
europeo non ha avuto remore a dichiarare che ci sono almeno 150 servizi
(piccoli e piccolissimi reparti, gabinetti di analisi e radiologia)
improduttivi: costano almeno 40 miliardi l'anno e permettono ricavi
inferiori a 5 miliardi.

Il piano di risanamento del Policlinico entra nel vivo con la presentazione
del progetto ai sindacati da parte del presidente della giunta regionale
Francesco Storace, dell'assessore alla sanita' Vincenzo Saraceni e del
manager. Ventidue pagine (delle quali la meta' sono tabelle e grafici) che
segnano le tappe della ristrutturazione senza pero' dare indicazioni precise
sulle strategie. Ad esempio non sono indicati quali reparti verranno
trasferiti al Sant'Andrea, alla Asl di Latina e nell'ospedale di Bracciano.
Non vengono indicati nemmeno quali dei 36 primariati (in pratica cattedre
universitarie) verranno ³destrutturati", cioe' non si occuperanno piu' di
assistenza sanitaria ma resteranno solo nell'ambito della didattica e della
ricerca universitaria. E nemmeno quali sono i settori dove e' maggiore
l'esubero di personale che, per ora, ammonta a 790 unita'. "Non e' questo il
documento per dibattere le strategie - spiega Longhi -. Nella relazione sono
contenuti indicatori tecnico-finanziari per risparmiare e aumentare la
produttivita'. Sui particolari di trasferimenti di reparti e dei primariati
sara' la Regione a dare indicazioni nel prossimo protocollo con
l'Universita'". Nella relazione c'e' un solo punto fermo e positivo che
riguarda l'Umberto I: non sono previsti interventi per le attivita'
ambulatoriali e del pronto soccorso, definite gia' a livelli adeguati di
efficienza.

Nel piano non si accenna a licenziamenti. Anzi, almeno per quanto riguarda
infermieri e ausiliari ci potrebbe essere qualche assunzione. La scure e'
invece destinata ad abbattersi su medici e impiegati. Nel 2005, secondo le
previsioni, dalle attuali 6.530 persone che lavorano al Policlinico si
dovrebbe arrivare a 3.179 unita' (la differenza andra' in gran parte a
lavorare nelle altre tre sedi universitarie) con una minore spesa di 170-180
miliardi l'anno. Risparmi sono previsti anche con la razionalizzazione dei
servizi e degli acquisti, con una centrale unica per le spese e maggiore
attenzione nelle gare d'appalto.

Se da una parte il piano di risanamento prevede grossi interventi per
risparmiare e raggiungere il pareggio di bilancio, c'e' anche il discorso
piu' strettamente sanitario per rilanciare l'attivita' medica che e'
decisamente in crisi. Cinque anni fa i ricoveri erano oltre 60mila, ora sono
poco piu' di 40mila e nel 2005 dovrebbero essere 30mila ma con quasi la
meta' dei posti letto. "Eppure questo policlinico raccoglie la fiducia della
gente: al pronto soccorso registriamo 150mila accessi l'anno, nei
poliambulatori vengono effettuate un milione e mezzo di visite - spiega il
direttore generale -. Ma i pazienti non trovano risposte quando hanno
bisogno del ricovero. Lo scorso anno 4.000 persone sono state trasferite in
altri ospedali nonostante i letti vengano utilizzati all'80 per cento. Ecco
dove sta la cattiva organizzazione ospedaliera. Cosi' come 800 chirurghi
hanno in media 35 interventi l'anno, oppure 113 laboratori con 47
primariati. Per non parlare dei 30 servizi di radiologia".

Per attuare questa idea, secondo il progetto della Regione e del direttore
generale, e' necessario aumentare la redditivita' dei posti letto: ora
³producono" 250 milioni l'anno, dovrebbero arrivare a rendere 320 milioni.
Tempi piu' corti anche per le degenze che dovrebbero passare da una media di
10,6 a 9 giorni, per permettere di utilizzare meglio i 900 posti letto che
rimarranno nel Policlinico.

E cosi' dovrebbero diminuire le spese, aumentare i ricavi e portare in
pareggio i bilanci. L'Umberto I ora "costa" 684,4 miliardi l'anno: l'81 per
cento e' rappresentato dalle spese per il personale e quasi il 57 per cento
per l'acquisto di beni e servizi. Il disavanzo cosi' raggiunge 199,5
miliardi. Nel 2005 la spesa per il personale dovrebbe essere del 60 per
cento dei ricavi (circa 270 miliardi) e del 46 per cento per le altre spese
(176 miliardi) con un disavanzo ridotto a una decina di miliardi l'anno.
______________________________________________________
Corriere della Sera 26 set. '01

"TROPPE TRUFFE NELLO STUDIO DEL DENTISTA"

Dieci finti professionisti scoperti in sei mesi. Il procuratore aggiunto:
una piaga nazionale Anni fa i carabinieri del Nas avevano scoperto un
traffico di false lauree

Foschini Paolo
"Troppe truffe nello studio del dentista" Dieci finti professionisti
scoperti in sei mesi. Il procuratore aggiunto: una piaga nazionale L' ultimo
caso, ai confini con Sesto, risale ad appena quattro giorni fa: l' insegna
sulla porta diceva "dentista" , a manovrare trapano e tenaglie era un
semplice odontotecnico, il risultato e' stato una caterva di otturazioni
sbagliate, devitalizzazioni incomplete, estrazioni che hanno gridato
vendetta per anni prima che la magistratura arrivasse a interrompere -
finalmente - quello scempio di molari. Ma e' solo l' ultimo episodio della
serie. Un altro tizio, all' inizio dell' estate, si era fatto beccare
addirittura per due volte di seguito: condannato nel ' 97 per "esercizio
abusivo della professione", rit rascinato in giugno alla sbarra per lo
stesso identico reato, ha chiesto nuovamente di cavarsela con 5 milioni di
multa in 25 rate. Insomma: che in tutta Italia e nelle grandi citta' in
particolare ci siano sempre stati un bel po' di sedicenti dentist i che tali
in realta' non erano se non per le parcelle e' un fatto ormai storico piu'
che giudiziario. Il punto e' - dice ora la Procura - che Milano sta
superando i livelli per cosi' dire "fisiologici" del problema e rischia di
diventare, letteralmente, la "capitale dei falsi dentisti". Solo negli
ultimi sei mesi, spiega il procuratore aggiunto Corrado Carnevali, la
magistratura milanese e' incappata in dieci-casi-dieci di questo genere. E
l' allarme e' ormai tale da aver indotto il vice di D' Ambrosi o, ieri, a
lanciare un avviso alla citta': "Se qualcuno ha il dubbio, anche solo il
dubbio, che il dentista presso il quale e' in cura non abbia le carte in
regola per mettergli le mani in bocca non si faccia scrupoli: segnali il suo
nome ai carabinier i del Nas e verra' immediatamente fatto un controllo".
Proprio il Nucleo anti sofisticazioni e sanita', d' altronde, tempo fa era
stato autore della piu' vasta inchiesta mai compiuta negli ultimi anni sulla
questione. In quella circostanza nel mirino er a finito il colossale giro
delle lauree false: un sistema ideato da un avvocato fiorentino, grazie al
quale una serie di universita' straniere compiacenti - prevalentemente in
Mesico, Peru' e Uruguay - in cambio di 150 milioni rilasciava senza problemi
una falsa laurea in odontoiatria da appendere in qualunque ambulatorio
italiano e usare quindi come via libera alla professione. Duemila casi in
Italia, era la stima ipotizzata allora. La maggior parte dei quali, anche a
Milano, ha tuttavia un' orig ine piu' semplice. Si prende un "vero" dentista
laureato, quest' ultimo apre un ambulatorio del tutto regolare, e si fa in
modo che egli assuma sotto di se' una manciata di semplici odontotecnici
consentendo anche a costoro di fare il suo mestie re: in questo caso l'
Ordine dei medici puo' prendere provvedimenti contro il titolare dello
studio. Altre volte pero' e' l' odontotecnico stesso che prende una targa in
ottone, ci scrive sopra "dentista", e il gioco e' fatto: e l' unica
autorita' che ha il potere di intervenire, in tal frangente, e' quella
giudiziaria. Le dieci inchieste avviate in Procura negli ultimi sei mesi
sono partite quasi tutte dalle denunce di altrettanti pazienti: purtroppo
soltanto dopo che le loro carie avevano ormai fatt o le spese dell'
imbroglio. Paolo Foschini

______________________________________________________
Corriere della Sera 28 set. '01

PRIMARIO DI GINECOLOGIA CRITICA IL TAGLIO DEI POSTI LETTO: SOSPESO

Il Fatebenefratelli: "Atteggiamenti anti-aziendali" Il professor Sallusto:
"Le pazienti non sono marionette"
Cremonese Antonella
Sospeso il primario di Ginecologia Aveva criticato il taglio dei posti letto
Sospeso dal servizio. Ieri mattina una raccomandata a mano, firmata da Vito
Corrao, direttore generale dell' ospedale Fatebenefratelli, ha rimosso
quello che era lo scomodo "ostacolo" alla riduzione e al trasferimento della
divisione di Ginecologia. Il primario professor Adriano Sallusto, accusato
di "atteggiamenti anti-aziendali" perche' ha criticato la mancata riapertura
della maternita' (ristrutturata a caro prezzo, ma chiusa da 14 mesi) e
adesso si oppone alla programmata volatilizzazione della Ginecologia: 10
letti al posto di 25. Via lui, restano le pazienti in fiduciosa attesa di
essere operate. Due, con recidiva di tumore, dovranno sicuramente essere
inviate in altri ospedali. Dice Sallusto: "Non potevano trasferire le
pazienti senza il mio assenso, e cosi' sono ricorsi alla mia sospensione.
Ero un "ostacolo da rimuovere senza indugio", com' e' scritto nella
raccomandata. Io dico con forza che le pazienti non sono marionette, e che
le donne hanno il sacrosanto diritto di essere trasferite in un reparto
degno. Invece si deporta la Ginecologia in uno spazio che non ha nemmeno la
stanza per il medico di guardia, visto che di notte questa postazione
sarebbe dall' altra parte dell' ospedale, a non meno di 250 metri dal
reparto, e che non ha i supporti tecnici essenziali, come i macchinari per
l' ecografia". Sallusto, 64 anni, e' libero docente di Patologia
ostetrico-ginecologica all' Universita' di Pavia. Dopo la specializzazione,
ha fatto un internato di 5 anni nel prestigioso ospedale parigino della
Pitie'-Salpetrie're. E' stato per 12 anni primario di Ginecologia e
ostetricia a Cremona, poi, fino al ' 99 primario alla Macedonio Melloni,
accorpata anni fa con il Fatebenefratelli. Ricorda, con amarezza: "Mi e'
stato chiesto di trasferirmi al Fatebenefratelli per rilanciare la chirurgia
ginecologica. Ho messo la mia professionalita' disposizione del progetto. Ma
fin dal mio arrivo mi sono trovato a mal partito. La chiusura della
maternita'. La sala operatoria di Ginecologia che per lavori in corso e'
stata inagibile dal novembre ' 99 al 19 marzo scorso. Per nove mesi ho corso
come un' anatra zoppa. Una volta alla settimana, ho avuto una seduta
operatoria al mattino, e una seduta operatoria al pomeriggio che era
praticamente virtuale, perche' bisognava aspettare che avessero finito gli
altri. Tante volte ho iniziato alle quattro del pomeriggio e ho terminato
dopo le dieci di sera". Intanto era in agguato un copione tipo la favola di
Fedro sul lupo e l' agnello: "Per nove mesi ho operato a scartamento
ridotto, e adesso mi accusano di non aver riempito i letti. Come li riempi,
se non operi? Intanto e' fallito pure il marketing: senza la maternita' che
fa da volano a un reparto, le donne finiscono altrove". Antonella Cremonese
Arretrati
______________________________________________________
L'Unione Sarda 25 set. '01

PIU' DONATORI, MENO ESPIANTI

Punto della situazione al Congresso della societa' italiana di trapianti di
organi
Ma la Sardegna continua ad essere in prima linea
Dal nostro inviato
Genova Aumentano le donazioni, calano leggermente i trapianti, crescono i no
al prelievo degli organi. E' il quadro, non proprio esaltante, che emerge
dal congresso della Societa' italiana dei trapianti d'organo in corso a
Genova. Sembra quindi appannarsi l'epoca trionfale, in cui questi interventi
della chirurgia di eccellenza rappresentavano il fiore all'occhiello della
sanita'. Ma non e' il caso di disperare, anche se la stasi arriva mentre
l'Italia conquista quel traguardo di 17,3 donatori per milione di abitanti
che rappresenta l'incremento piu' elevato segnalato quest'anno in Europa. A
raggiungerlo hanno contribuito anche gli ospedali dell'Isola. Infatti,
secondo i dati del Centro nazionale trapianti, nei primi otto mesi di
quest'anno, la Sardegna e' arrivata a 12,7 donatori effettivi per milione di
abitanti, contro l'11,8 del 2000. Un dato che la colloca al 13° posto in
campo nazionale, ben lontana dal 35,0 dell'Emilia Romagna, ma anche dal 2,9
della Campania fanalino di coda.
In un contesto di luci e ombre, purtroppo aumenta sensibilmente anche il
numero di coloro che hanno detto no all'espianto degli organi di un
congiunto, che passa dal 18,8 per cento del 2000 al 22,2 per cento del 2001.
Cifra abbastanza lontana dalla media nazionale del 28,3 per cento. Queste,
in termini assoluti, le donazioni in Sardegna nel periodo gennaio - agosto
di quest'anno: donatori segnalati 20; effettivi 14; utilizzati 13.
Quanto ai trapianti, sono stati 23 (20 di rene singolo e 3 di cuore) contro
i 31 (25 di rene singolo, 1 di rene doppio e 5 di cuore dell'anno
precedente.
Nonostante il lieve calo, che potrebbe essere comunque annullato in
quest'ultimo scorcio dell'anno, per ora la Sardegna si attesta all'11° posto
della classifica regionale per numero di trapianti (anche se sono solo
quindici le regioni in cui esistono e'quipe in grado di eseguire questo tipo
di interventi).
Nel contesto generale, i trapianti vedono l'isola piu' vicina alle regioni d
el centro nord che a quelle del Meridione. Segno che lo spirito di
solidarieta' delle popolazione, alla base della donazione di organi, non si
e' affievolito. Non a caso la Sardegna, con 16.019 donatori di midollo
osseo, e' al primo posto in Italia (968 ogni 100 mila abitanti). Numeri che
dimostrano chiaramente la validita' delle campagna di sensibilizzazione,
come quelle condotte senza soluzione di continuita' dall'Admo (Associazione
donatori di midollo osseo). Con una presenza capillare in quasi tutti i
paesi e un'attivita' di propaganda martellante, condotta col supporto dei
medici ematologi. L'organizzazione, insomma, paga.
Proprio cio' che e' mancato in questi ultimi anni nel campo dei trapianti di
organi. A Cagliari, nel 1988, l'ospedale Brotzu aveva iniziato alla grande,
poi, nel 1995, si era aggiunto il Santissima Annunziata di Sassari.
Un'attivita' frutto del lavoro di un gruppo di medici entusiasti, portata
avanti tra molti sacrifici quando questi interventi rappresentavano la
medicina di frontiera. La gente lo capi', tant'e' che nell'89 i donatori
erano 17,5 per milione di abitanti, nel '91 il 13,3. Poi ci furono alcuni
incidenti, (ci fu un'inchiesta della magistratura che coinvolse diversi
medici) l'entusiasmo scemo', alcuni dei pionieri abbandonarono l'attivita' e
anche l'opinione pubblica divento' piu' diffidente in fatto di donazioni.
Proprio mentre l'innesto di nuovi organi perdeva l'aureola avveniristica per
diventare un intervento di routine.
"E' soprattutto un problema di organizzazione e di sensibilizzazione della
gente", spiega Ugo Storelli, coordinatore dei trapianti presso l'ospedale
Brotzu, a Genova per partecipare a un vertice dei manager di questo settore
in campo nazionale. "Per dare un impulso significativo alle donazioni
sarebbe indispensabile la collaborazione di tutti i reparti di rianimazione.
In Sardegna ce ne sono 17, ma solo 7 sinora hanno messo a disposizione degli
organi. E solo 3 in modo continuativo: il Brotzu, il Santissima Annunziata e
il San Francesco di Nuoro. Quest'anno abbiamo avuto anche i primi organi
prelevati all'ospedale Santa Barbara di Iglesias e ci auguriamo sia l'inizio
di una lunga collaborazione". Ma anche gli altri ospedali potrebbero dare un
contributo - sostiene Storelli - se si desse attuazione alla legge che
prevede un coordinatore dei trapianti per ogni azienda sanitaria. In
Sardegna ce ne dovrebbero essere 9, ma ne sono stati nominati appena 4.
Poi c'e' il problema delle spese che condiziona in modo pesante l'intero
meccanismo. "Avere un aereo a disposizione per il tempestivo trasporto
dell'e'quipe medica e degli organi costa da 20 a 24 milioni. Ma solo la
Regione sarda puo' affrontare tariffe di questa portata. Il discorso e'
analogo per le campagne di sensibilizzazione della collettivita'. I sardi
hanno il cuore grande, ma stimolarne la generosita' perche' dicano si' alla
donazione ha un prezzo. E le aziende sanitarie non hanno una lira".
Lucio Salis
______________________________________________________
Le Scienze 28 set. '01

SCHIZOFRENIA PER IMMAGINI

La perdita di tessuto cerebrale puo' essere anche del 10 per cento
Un gruppo di ricercatori dell'Universita' della California a Los Angeles ha
usato un nuovo metodo di analisi per ottenere le prime immagini del
devastante impatto della schizofrenia sul cervello. I risultati di questa
ricerca sono descritti in un articolo pubblicato sulla rivista "Proceedings
of the National Academy of Sciences" e mostrano una consistente perdita di
tessuti che colpisce il cervello di pazienti schizofrenici adolescenti.
"Si tratta del primo studio che abbia mai visualizzato come la schizofrenia
si sviluppi nel cervello" ha spiegato il professor Paul Thompson. Fino ad
ora, non era chiaro come progredisse la malattia e, soprattutto, se
comportasse dei cambiamenti fisici nel cervello.
Utilizzando una tecnica di risonanza magnetica per studiare il cervello di
un gruppo di adolescenti con la malattia in fase di sviluppo, si e' scoperto
che la perdita di tessuto cerebrale, che puo' essere anche del 10 per cento,
inizia nella regione parietale e lentamente si espande a tutto il cervello,
nel giro di cinque anni. I pazienti che mostrano la perdita piu' consistente
di tessuto sono anche quelli con le forme piu' gravi della malattia, che si
manifesta con allucinazioni e psicosi, oltre che con la depressione.
Lo studio potrebbe anche avere importanti implicazioni terapeutiche. Aiutati
da una migliore comprensione dello sviluppo della psicosi, i ricercatori
possono rilevare la perdita di tessuto molto precocemente, intervenendo con
una terapia. I farmaci del futuro potrebbero infatti combattere questa
rapida perdita di tessuto cerebrale.

______________________________________________________
La Stampa 26 set. '01

NUOVE TERAPIE CONTRO L'EPILESSIA

LE ULTIME RICERCHE
SOLO IN ITALIA SI PRESUME CHE I MALATI SIANO ALMENO MEZZO MILIONE E LA
RESISTENZA AI VECCHI FARMACI TALVOLTA AGGRAVA LA MALATTIA
Roberto Mutani (*) L'EPILESSIA e' un male che colpisce lo 0,7 per cento
della popolazione. Si ritiene pero' che, a causa di sentimenti di imbarazzo
legati a pregiudizi ancora presenti nella societa', molti pazienti sfuggano
alle indagini (epilessia "nascosta") e che, quindi, la reale prevalenza sia
dell'1% (cioe' piu' di 500.000 persone in Italia). L'epilessia e'
caratterizzata dalla ricorrenza di crisi dovute a una scarica elettrica
abnorme che parte da un'area cerebrale ipereccitabile (su base lesionale o
genetica) con vari disturbi transitori e stereotipati del comportamento,
della sfera emotivo-affettiva, delle funzioni motorie e sensitive, e
talvolta con perdita di coscienza. La comprensione dei meccanismi di base
delle crisi epilettiche ha consentito di individuare, a livello neuronale,
vari bersagli molecolari per l'azione di farmaci potenzialmente
antiepilettici. E' stata cosi' impostata una strategia di sviluppo di nuovi
farmaci ad azione gabaergica (cioe' che potenziano la trasmissione
inibitoria mediata dai recettori GABAA), glutamatergica (inibenti la
trasmissione eccitatoria mediata dai recettori NMDA, AMPA e kainato) e di
blocco dei canali del sodio (con inibizione delle scariche neuronali
ripetitive ad alta frequenza). La rivisitazione dei farmaci classici
empiricamente sviluppati fino agli Anni 70 (fenobarbital, dintoina,
carbamazepina e valproato) ha consentito di attribuirne l'efficacia proprio
all'azione sugli stessi meccanismi di base sui quali agiscono i nuovi
farmaci sviluppati razionalmente (vigabatrin, lamotrigina, gabapentin,
tiagabina e topiramato).
Nonostante l'impiego dei farmaci classici e nuovi, il 30 per cento dei
pazienti continua a subire crisi, dimostrando cosi' una farmacoresistenza.
Al recente congresso della Lega italiana contro l'epilessia, svoltosi a
Palermo, sono stati presentati i dati piu' recenti della ricerca
internazionale (Pitkä
______________________________________________________
Le Scienze 28 set. '01

ALZHEIMER E PARKINSON, MALATTIE CORRELATE

L'Abeta e' implicato negli effetti sinergetici osservati
Un gruppo di ricercatori della University of California a San Diego ha
scoperto che le proteine associate ai morbi di Alzheimer e di Parkinson
interagiscono tra di loro aggravando gli effetti neurodegenerativi. Questa
scoperta, descritta in un articolo pubblicato sulla versione online dei
"Proceedings of the National Academy of Sciences", significa che le terapie
che bloccano la produzione o l'accumulo di una qualsiasi delle due proteine
possono portare a benefici maggiori del previsto.
I due morbi rappresentano due disordini neurologici distinti, ma circa un
terzo dei malati di Alzheimer sviluppa anche il Parkinson e alcuni
parkinsoniani contraggono l'Alzheimer. Per scoprire la possibile connessione
fra le due malattie, i ricercatori hanno sviluppato una linea di topi
transgenici che producono due proteine, il precursore della proteina
amiloide (APP) e la alfa-sinucleina (hSYN), che si accumulano
rispettivamente nei malati di Alzheimer e di Parkinson. I topi che producono
una delle due proteine si ammalano del morbo corrispondente; se invece le
producono entrambe, i sintomi dell'Alzheimer risultano amplificati dalla
produzione di hSYN. Inoltre, i disturbi motori tipici del Parkinson si
sviluppano piu' in fretta nei topi in cui e' presente anche la APP.
I ricercatori hanno anche scoperto che un prodotto metabolico della
distruzione dell'APP, chiamato Abeta, aumenta l'accumulo di hSYN nel
cervello, indicando un possibile meccanismo per gli effetti sinergetici
osservati.
______________________________________________________
Le Scienze 26 set. '01

BIOMETRICA: UNA FACCIA CONOSCIUTA

La biometrica e' gia' utilizzata a scopo di sicurezza nel sobborgo londinese
di Newham
Nel sobborgo londinese di Newham una rete di piu' di 200 telecamere spia i
passanti, usando un sistema di riconoscimento delle facce che puo'
automaticamente individuare i criminali noti e avvertire le autorita' locali
della loro presenza. Non e' sorprendente che gruppi che difendono le
liberta' civili si oppongano al sistema: Privacy International, che si
occupa di diritti umani, ha assegnato al consiglio comunale di Newham il
premio "Grande Fratello" in occasione del cinquantesimo anniversario della
pubblicazione del famoso romanzo di Orwell. Il consiglio, tuttavia, afferma
di avere il sostegno dei cittadini, piu' preoccupati della criminalita' che
delle intrusioni del governo. Ora puo' contare anche sul supporto del
Ministero della Difesa degli Stati Uniti, che sta tenendo d'occhio il
sistema di Newham e altre tecnologie simili. La speranza del ministero e'
che qualche combinazione di "biometrica" possa migliorare la capacita' di
proteggere le proprie strutture logistiche nel mondo.
Per i militari, la biometrica significa normalmente tecnologie in grado di
identificare gli utenti di un calcolatore dalle loro impronte digitali,
dalle voci, o riprendendo immagini delle loro iridi o retine. Ma dopo che
un'autobomba fece esplodere le Torri Khobar della base militare americana in
Arabia Saudita nel 1996, uccidendo 19 persone, il Pentagono ha messo in cima
alla proprie priorita' il bisogno di una "protezione delle forze armate".
spingendo la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) all'azione.
Lavorando su alcuni progetti di sorveglianza video e di tecnologie di
modellizzazione, cosi' come su tecnologie commerciali (ma ancora
sperimentali) come quelle usate per identificare automaticamente i clienti
degli sportelli di prelevamento automatico riprendendo i loro visi, la DARPA
inizio' a studiare il potenziale di una rete di sensori biometrici per
controllare l'esterno delle basi militari.
Il risultato e' un programma noto come Image Understanding for Force
Protection (IUFP), che l'agenzia spera di far partire presto. Descritto dal
Pentagono come "un energico sforzo di ricerca e sviluppo," il IUFP dovrebbe
migliorare la sorveglianza delle basi "creando nuove tecnologie per
identificare gli esseri umani a distanza."
I sistemi biometrici in uso presso bancomat e calcolatori hanno due vantaggi
rispetto a cio' che la DARPA ha in mente: vicinanza e collaborazione. Per
scopi militari, i sensori biometrici e le reti devono essere capaci di
vedere e identificare i soggetti da una distanza compresa fra 30 e 150
metri - soggetti che probabilmente non vogliono essere identificati.
Inoltre, essi devono essere capaci di discriminare le facce nella folla di
un ambiente urbano, tenendo traccia dei visitatori frequenti che, secondo
George Lukes della DARPA, che potrebbero "essere in ricognizione," e
avvertire gli utenti della presenza di noti o sospetti terroristi. I
database potrebbero anche essere condivisi da diverse basi, informando gli
addetti alla sicurezza, per esempio, se la stessa persona si sta aggirando
ripetutamente attorno a diversi potenziali obiettivi.
Il software dietro il sistema anticrimine di Newham che ha attirato
l'interesse della DARPA si chiama FaceIt, della Visionics Corporation con
sede in New Jersey. FaceIt scandisce i visi delle persone e cerca le
corrispondenze in una videoteca di noti criminali. Quando il sistema avvista
una di queste facce, vengono contattate le autorita'. Una versione militare
potrebbe funzionare nello stesso modo. Nell'ultimo anno, secondo un
documento della DARPA recentemente inviato al Congresso, "sono stati
identificati diversi nuovi approcci," che potrebbero fornire un
riconoscimento dei visi a distanza migliorato.
La DARPA crede tuttavia che combinando diversi tipi di tecnologie si
potrebbe formare una rete migliore di un singolo sistema. I nuovi concetti
che sta studiano comprendono la firma termica dei vasi sanguigni della
testa, che alcuni ricercatori sospettano siano unici come le impronte
digitali; la forma delle orecchie di una persona e anche "la cinetica del
suo passo," nelle parole della DARPA. "Ci sono alcune caratteristiche
univoche di come le persone si muovono che puo' permettere di
identificarle," spiega David Gunning della DARPA. Dopo aver condotto
un'approfondita analisi delle tecnologie esistenti, l'agenzia ha dichiarato
di essere pronta a dare inizio immediatamente ai nuovi sviluppi.
Il potenziale per una rete integrata di reti di tecniche di identificazione
ha comprensibilmente generato un significativo interesse tra le agenzie di
difesa e intelligence, che rappresentano i bersagli primari dei terroristi.
"C'e' un sacco di entusiasmo," dice Gunning -- dopo tutto, attraverso il
matrimonio dei sistemi di riconoscimento con le tecnologie di sorveglianza,
la DARPA pensa di sapere come identificare "uno dei pochi precursori
rilevabili" degli attacchi terroristici.

Daniel G. Dupont

INIZIO PAGINA

 

------------------------------------------------

Optimized By Globino

  [globino@libero.it]

------------------------------------------------