MEDICINA, UN NOBEL PER TRE

ATENEI, GLI ISCRITTI DANNO I VOTI AI DOCENTI

"PIÙ INCENTIVI ALLA FORMAZIONE INFORMATICA"

ELOGIO DELL'"INFORMAZIONE ASIMMETRICA"
MORATTI:"I PROF? LAVORANO POCO E CI SONO TROPPI SUPPLENTI"

CONTRATTO SCUOLA, AUT AUT SINDACALE

SCUOLA, RAFFICA DI SCIOPERI CONTRO MORATTI
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SANITÀ: 20-30 MILA MILIARDI DI SPRECHI. SIRCHIA VUOLE COMMISSIONE INCHIESTA

SIRCHIA VUOLE I VICEINFERMIERI CONTRO LA CRISI DEGLI OSPEDALI
FARMACI, PRONTUARIO UGUALE PER TUTTI

FARMACIE SOTTO TIRO SE MANCA LA RICETTA
CARDIOCHIRURGIA AL BROTZU: STOP ALLE LISTE D'ATTESA

ORISTANO: PRIMI PER POSTI LETTO, MA I MALATI "ESPATRIANO"

NUORO: POTREBBE NASCERE L'OSPEDALE DELL'AMORE

GLI SCIENZIATI CHE FANNO CANTARE GLI ATOMI

ALLO STUDIO LA MOLECOLA CONTRO IL CARBONCHIO

RICERCATORI ITALIANI CLONANO UN MUFLONE SARDO

UN NUOVO MECCANISMO PER L'HIV

SONO UN MILIARDO LE PERSONE OBESE
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ULTIMO MIGLIO, STOP A TELECOM

UNA FIBRA OTTICA PUÒ TRASMETTERE VENTI MILIARDI DI PAGINE AL SECONDO
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Repubblica 9 ott. '01

MEDICINA, UN NOBEL PER TRE

Svolta per l'oncologia: premiati due inglesi e un americano
Gli studiosi hanno scoperto i bersagli su cui indirizzare i medicinali anti
tumorali
Milano. Il premio Nobel 2001 per la medicina e' stato assegnato
all'americano Leland Hartwell del "Fred Hutchinson" Cancer center di Seattle
e agli inglesi Paul Nurse e Timothy Hunt dell'Imperial Cancer Research Fund
di Londra per il loro apporto alla comprensione dei meccanismi che regolano
il ciclo cellulare. Il loro lavoro, pur non avendo come obiettivo il cancro,
ha indicato all'oncologia nuove strade, in particolare un approccio
terapeutico più efficace e meno tossico, di cui cominciano ad apparire i
primi esempi. Hartwell, 62 anni, ha scoperto il gene "start" che ha un ruolo
centrale nell'avvio di ogni nuovo ciclo; Nurse, 52 anni, ha identificato la
Cdk o chinasi dipendente dalle cicline; e Hunt, 58, le cicline, ovvero le
proteine che regolano l'azione delle Cdk.
Le cellule si moltiplicano dividendosi per due. Per trasformare un uovo
fecondato in un essere umano adulto occorre un milione di miliardi di
divisioni o mitosi. Prima della divisione, ciascuno dei 46 cromosomi - e
ciascuno dei trenta o quarantamila geni presenti nel nostro Dna - deve
essere duplicato esattamente. La mitosi avviene sotto stretto controllo
della cellula e la perdita di regolazione nella crescita e nella divisione
cellulare e' una delle principali cause del cancro.
Dunque i tre scienziati non studiavano in specifico il cancro, bensì il
meccanismo di replicazione delle cellule. Avendo individuato le alterazioni
molecolari che portano alla proliferazione cellulare nonstop, cioe' al
tumore, hanno indicato i bersagli contro i quali ora si indirizza una nuova
e promettente generazione di farmaci. Il capostipite e' l'Sti 571, approvato
la primavera scorsa dalla Food and Drug Administration per il più comune
tipo di leucemia. I nuovi farmaci non uccidono tutte le cellule in rapida
proliferazione, sane o malate che siano, ma interferiscono nelle
comunicazioni interne della cellula maligna arrestandone la proliferazione:
un itinerario terapeutico del tutto diverso e meno debilitante per il
paziente. Oltre al già nominato Sti, approvato a tempo di record in virtù
della sua evidente efficacia, altre due o tre molecole del nuovo filone sono
all'inizio della sperimentazione clinica, e ben duecento allo studio. Senza
il lavoro basilare dei tre premiati di quest'anno, i farmaci "guastatori"
della rete informativa che opera all'interno della cellula non si sarebbero
neppur potuti ipotizzare.
g.m.p.
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Il Sole24Ore 8 ott. '01

ATENEI, GLI ISCRITTI DANNO I VOTI AI DOCENTI

Più diffusi al Nord i questionari sulla didattica: dal '99 la legge vincola
la distribuzione di una parte dei fondi a chi adotta il sistema
Le università italiane si stanno attrezzando per avviare un sistema di
valutazione del proprio rendimento, sulla scia di una prassi ormai
consolidata nei Paesi anglosassoni. Una spinta e' venuta dalle norme: da
ultimo la legge 370 del 1999 ha definito le funzioni dei nuclei di
valutazione interna degli atenei e del Comitato nazionale per la valutazione
del sistema universitario, vincolando una parte dei fondi per la
programmazione universitaria e delle quote di incentivazione, alla
realizzazione delle attività di valutazione interna. E' infatti previsto
che le università, attraverso questionari anonimi, chiedano il parere degli
studenti sulla didattica e sull'efficienza del sistema di formazione (tempo
dedicato, disponibilità delle aule, funzionamento dei laboratori e così
via: si veda anche il servizio a fianco). Ma, ben prima delle specifiche
legislative, diversi atenei, soprattutto del Nord, hanno attivato sistemi di
autovalutazione del rendimento dei propri corsi ponendo agli iscritti
domande molto puntuali sulle lezioni, sulla disponibilità al dialogo dei
professori e così via. Tra i pionieri, la Bocconi di Milano e il
Politecnico di Torino, già "in pista" dal 1990. Ma anche, più di recente,
la libera università di Bolzano, istituita nel 1997, che ha adottato da
subito il sistema dei questionari (dallo scorso anno compilati online).
Sarà però necessario ancora del tempo, prima che il metodo venga condiviso
a livello nazionale, considerato che neppure gli indicatori per la
valutazione delle attività degli atenei sono ancora uniformi sul
territorio: tanto che nel 2000 il ministero ha commissionato al Politecnico
di Milano il progetto Best Practice, proprio allo scopo di individuarli. "Ci
sono voluti anni di applicazione e di esperienza - racconta il pro-rettore
alla didattica della Bocconi, Giancarlo Forestieri - ma ora il sistema di
valutazione del rendimento e' entrato nella "cultura" di tutto il nostro
corpo docente". Sulla base delle risposte fornite dagli studenti, in Bocconi
viene compilata una sorta di graduatoria dei docenti (che non viene
pubblicata): con quelli "meno quotati" si analizza la situazione del corso e
si aiutano, eventualmente, a cambiare rotta. In effetti, a differenza di
quanto avviene all'estero, in particolare negli Usa, i risultati della
valutazione non incidono granche' sulle sorti di corsi e docenti: finora le
informazioni raccolte vengono acquisite dai presidi che - al massimo -
provvedono a "girare" le inefficienze segnalate ai professori interessati.
Tra gli atenei interpellati solo Bologna ha indicato qualcosa in più: i
risultati dei questionari determinano, sia pur in piccola misura, la
ripartizione delle risorse alle facoltà. Un pò più in ritardo le
iniziative di valutazione dei docenti nelle università del Centro-Sud. A
cominciare da La Sapienza di Roma, che ha comunque attivato un sistema di
rilevazione delle opinioni degli studenti dall'anno accademico 1996/97,
anche se allora relativo solo ad alcuni corsi di laurea o facoltà, come
psicologia. Altri due atenei romani, Tor Vergata e la Luiss, hanno iniziato
a somministrare periodicamente questionari anonimi agli iscritti dal
1999/2000, cioe' da quando sono stati istituiti dalla legge. Intanto,
insieme all'informatizzazione del sistema di rilevazione, Tor Vergata sta
predisponendo un sistema anche per la valutazione dei corsi di studio,
mentre la Luiss sta sviluppando l'attività di giudizio del corpo docente in
diverse forme, quali un continuo monitoraggio dei risultati ottenuti
mediante questionari corredati da una scheda a risposta aperta e un'indagine
sulla qualità dei servizi offerti dall'università, in programma per i
prossimi mesi. Oggi rilevano le opinioni degli studenti anche gli atenei di
Foggia e Messina, così come all'Università di Palermo, che hanno avviato
il sistema da due anni, in linea con quanto richiesto dal dicastero.
L'ateneo di Cagliari aveva invece dato il via alla prima esperienza di
valutazione della didattica da parte degli studenti nell'anno accademico
1998/1999, per poi farla confluire in quella ministeriale.
Federica Micardi
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Il Sole24Ore 12 ott. '01

"PIÙ INCENTIVI ALLA FORMAZIONE INFORMATICA"

Federico Rendina
ROMA - "Dirottare" le spese improduttive, dopo apposita indagine, sul
finanziamento dell'innovazione. Con particolare attenzione
all'alfabetizzazione informatica. "Il mio e' un ministero senza portafoglio,
ed e' un bene che sia così. E questa mi sembra la migliore idea
praticabile, visto che nel nostro Paese sprechi e carenza nella formazione
vanno di pari passo" avverte Lucio Stanca, ministro dell'Innovazione
tecnologica. Che risponde così, in occasione di un forum organizzato
dall'associazione Il Circolo, ai nuovi segnali d'allarme per le conseguenze
sul tessuto economico italiano del deficit di ammodernamento professionale.
Problema più grave che mai, come testimonia l'ultima ricerca condotta da
Microsoft Italia attraverso Net Consulting. Lo skill shortage, ovvero la
mancanza di professionisti comunque richiesti dal nostro sistema produttivo,
lascia tuttora vacante un posto su dieci nei settori strategici delle
tecnologie dell'informazione, denuncia direttamente Umberto Paolucci,
vicepresidente della Microsoft per l'Europa e capo delle attività italiane
del colosso del software. La conclusioni del suo studio sono taglienti: la
mancanza di figure professionali farà perdere quest'anno all'Italia un
volume d'affari pari a 8,8 miliardi di euro (17mila miliardi di lire),
equivalenti a circa lo 0,8% del Pil. Tanto quanto valeva nel '99 - si
avverte nella ricerca - l'industria dell'auto o quella quella dei prodotti
farmaceutici. Vero e' che a partire dal '99 si si riscontra un'accelerazione
nei processi di acquisto di servizi di formazione: dai 560 milioni di euro
di spesa stimata due anni fa si e' passati ad una spesa tendenziale che nel
2002 dovrebbe superare i 750 milioni di euro. Ma il recupero e' ancora
troppo lento, avverte Paolucci. E Stanca e' pienamente d'accordo. Quali
incentivi allora? Nelle conclusioni della ricerca - stese comunque prima che
il Governo Berlusconi si insediasse - Microsoft chiede, tra l'altro,
incentivi economici per tutte quelle imprese che effettuano investimenti in
formazione nell'information technology, e in particolare la
defiscalizzazione dei relativi oneri. Stanca replica ricordando quanto
previsto ora dalla Tremonti bis, che per la prima volta estende i benefici
della detassazione agli investimenti sulle persone. "Ora fatevi sotto"
invita il ministro lanciando una serie di rimproveri. Verso gli stessi
imprenditori, a volte riottosi - ammonisce - a investire autonomamente
sull'innovazione del capitale umano. Verso l'intero sistema scolastico: "I
giovani si stanno informatizzando per conto loro, ma il problema e'
insegnare agli insegnanti. Perche' il Pc deve diventare oggi un vero
strumento di studio per essere usato efficacemente come strumento di lavoro
domani". Verso i grandi manovratori della pubblica amministrazione, "visto
che nel 2000 lo Stato ha speso per la formazione di tutta al pubblica
amministrazione centrale appena 30,47 euro (59mila lire) a dipendente".

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Il Sole24Ore 11 ott. '01

ELOGIO DELL'"INFORMAZIONE ASIMMETRICA"

di Fabrizio Galimberti Quando Joseph Stiglitz divenne, nel 1995, presidente
del Council of economic advisers, l'organismo a servizio del Presidente che
analizza i problemi dell'economia americana, la squadra dei tre consiglieri
fu chiamata un dream team, una squadra dei sogni, che' riuniva nomi
prestigiosi del mondo accademico. Oggi, i tre laureati del Nobel
dell'economia - George Akerlof, Michael Spence e Joseph Stiglitz -
potrebbero essere chiamati di nuovo una "squadra dei sogni", ma per altre
ragioni. Perche' il loro lavoro passato e presente e' radicato in un sogno,
il sogno di avvicinare l'economia ad altre scienze sociali, per renderla
più rilevante al mondo reale. Il filo conduttore delle ricerche premiate
sta nell'asimmetria dell'informazione. Vediamone alcuni esempi. Poche parole
per il più famoso, l'insider trading: quando gli amministratori di
un'azienda o altre persone privilegiate si avvalgono di informazioni
riservate per intervenire sui mercati, negano un principio di eguaglianza
nell'informazione che e' alla base del processo "a tastoni" con cui i libri
di testo descrivono la formazione del prezzo di mercato. I patiti
dell'efficienza possono lodare l'insider trading perche' dopotutto e' un
modo per trasmettere informazioni al mercato: dalle azioni del privilegiato,
il mercato "saprà" che c'e' qualcosa sotto... Ma, come si comprenderà, la
questione e' più complessa. A parte l'iniquità degli esiti
(l'"arricchimento indebito" dell'insider) la teoria economica può aver
qualcosa da dire sul modo di organizzare i mercati - e le istituzioni -
così da limitare l'asimmetria nell'informazione, fra i "soliti noti" e il
"parco buoi". C'e' poi il problema delle auto usate: il venditore sa cosa
c'e' sotto il cofano o nel pianale o fra gli assi, il compratore non lo sa.
Naturalmente, questa asimmetria esiste, sia pure in piccola misura in
(quasi) tutte le operazioni di compravendita, dalle auto nuove alla frutta e
ai cagnolini; ma nel caso delle auto usate l'asimmetria e' particolarmente
importante. Anche qui c'e' un problema di organizzazione dei mercati,
dell'introduzione di regole e incentivi (per esempio, la garanzia
obbligatoria di tre mesi) per limitare le conseguenze dell'asimmetria, e
difendere il compratore. Talvolta, e' invece il venditore che deve essere
difeso. Tale e' il caso della "selezione avversa". Si ha selezione avversa,
o "anti-selezione", nel caso classico dell'assicurazione, quando
l'assicurato cerca di nascondere al venditore della polizza -
l'assicuratore - quelle magagne che potrebbero far aumentare il premio o
addirittura rifiutare la polizza. Da questa asimmetria informativa
discendono alcune distorsioni del mercato. Sono specialmente interessati ad
assicurarsi coloro che originano maggiori rischi per l'assicuratore, mentre
i calcoli su cui si basano le compagnie di assicurazione per determinare la
probabilità di verificarsi dei sinistri - e quindi i premi - sono basati su
una platea completa dei potenziali assicurandi. L'"anti-selezione" origina
poi altre distorsioni: per difendersi, gli assicuratori vanno all'estremo
opposto. Per esempio, escludono dall'assicurazione vita coloro che abbiano
problemi di salute: vogliono assicurare solo i sani, lucrando poi sul fatto
che le tavole di mortalità su cui si basano probabilità di morte e premi
di assicurazione sono basate su una popolazione che comprende sia i sani che
i malati. Da questo gioco di "guardie e ladri" fra assicurati e assicuratori
escono esiti inefficienti. Altri aspetti di questa asimmetria sono legati al
problema fondamentale che gli economisti chiamano il problema dell'"agente e
del principale". Come assicurare che colui che viene assoldato per un certo
compito (l'agente) faccia nel modo migliore gli interessi del principale?
C'e', per esempio, un'asimmetria informativa, indagata da Michael Spence,
nelle assunzioni e nella formazione. Se un'azienda assume qualcuno e investe
nella formazione, quando quel qualcuno sa - e l'azienda non sa - che dopo la
formazione il "formato" e' intenzionato a lasciare l'azienda, ecco che
questo rischio porta l'azienda a sottoinvestire nella formazione, che sarà
meno ampia e diffusa di quel che sarebbe socialmente utile. Un altro caso
particolare di asimmetria sta nell'"azzardo morale" (sul quale ha molto
scritto Joseph Stiglitz). Di solito l'asimmetria sta nel fatto che uno dei
contraenti sa qualcosa che l'altro non sa, c'e' una mancanza d'informazione.
Ma nell'azzardo morale c'e' invece "troppa" informazione: il banchiere, per
esempio, in una situazione in cui i depositi sono assicurati e la banca e'
"troppo grossa per fallire", può essere tentato di fare dei prestiti
imprudenti, perche' tanto la banca sarà salvata; il banchiere, insomma, e'
"sovrainformato" di una incrollabile rete di sicurezza stesa attorno alla
banca. Questo "surplus" d'informazione può anch'esso condurre a situazioni
inefficienti, che in questo caso sono facili da comprendere. Come risolvere
questi problemi? La lezione di questi geniali indagatori di tanti
"fallimenti del mercato" e' duplice: intanto, bisogna abbandonare
l'illusione che il mercato sappia regolarsi da solo. Poi, bisogna trovare il
modo di ovviare - e di solito la soluzione e' di tipo istituzionale - a
questi fallimenti del mercato. Ma attenzione: niente di tutto questo e'
anti-mercato. Negli scritti dei tre premiati si trovano anche tracce di
quelli che potremmo chiamare "fallimenti dello Stato": cioe' di
organizzazioni dell'attività economica pubblica che sono inefficienti e che
dovrebbero (come per esempio propose Stiglitz in un saggio sull'organismo di
controllo dei voli) essere affidati a enti di diritto privato o al limite
privatizzati. Si tratta di cercare, nell'intreccio fra economia e
istituzioni, e anche in altri campi di un agire economico che si intreccia
con sociologia e psicologia (sono numerosi gli scritti "interdisciplinari"
di George Akerlof, forse il più eclettico dei tre) dei punti d'incontro
fecondi per la riflessione e per l'azione. Più Stato e più mercato,
potrebbe essere il motto di queste ricerche. Per far funzionare bene il
mercato bisogna cercarne e riconoscerne i fallimenti, smontarne i
meccanismi, lubrificare, piallare, riparare... George Akerlof, Michael
Spence e Joseph Stiglitz saranno ricordati come tre economisti che hanno
saputo tornare alle origini, quando l'economia non era ancora una scienza ma
solo una parte di uno studio dell'uomo, un homo sapiens e un homo ludens
che, assieme, fanno ben più di un homo oeconomicus.
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Repubblica 12 ott. '01

MORATTI:"I PROF? LAVORANO POCO E CI SONO TROPPI SUPPLENTI"

Il ministro Moratti attacca sindacati e Ulivo
Scuola, dura polemica alla commissione Istruzione del Senato
MARIO REGGIO
ROMA - Troppi gli insegnanti e nelle scuole anche il numero dei non docenti
e' eccessivo. La cura dimagrante che ha in mente il ministro dell'Istruzione
Letizia Moratti e' alle porte. E la conferma e' arrivata ieri mattina
davanti ai componenti della commissione Istruzione del Senato. Dove, per la
prima volta, la Moratti ha attaccato frontalmente i sindacati della scuola e
l'opposizione, rei di aver stroncato le norme contenute nella legge
finanziaria. "Non e' vero - ha precisato - che ci sono stati tagli agli
stanziamenti per la scuola, come hanno sostenuto il sindacato e
l'opposizione". Anzi, ha aggiunto, "siamo stati l'unico settore, insieme
alla sicurezza ed ai soggetti deboli, ad avere più risorse finanziarie".
Secondo punto: "Non e' vero, come dice il sindacato che si interviene
sull'orario dei docenti; si chiede al contrario il rispetto dell'orario
contrattuale di 18 ore che, a quanto risulta, non e' rispettato da tutti".
Per quanto riguarda poi gli organici, Moratti ha ribadito che "il nostro
obiettivo e' la stabilizzazione del personale. Chi e' già nella scuola
resta al lavoro - e' la linea espressa dal titolare del dicastero
dell'istruzione - ma vanno contenute e controllate le supplenze e gli abusi
del loro utilizzo".
Moratti ha anche replicato alle critiche avanzate rispetto ai finanziamenti
previsti nella finanziaria per l'università. C'e' un "significativo
incremento del fondo per il finanziamento ordinario - ha detto - ed uno
stanziamento di cassa superiore per 1000 miliardi a quello di competenza".
Non e' mancato un attacco anche all'opposizione: "Non ha rispettato - ha
detto il ministro - la riduzione del personale del 3 per cento prevista nel
'98, ed ha incassato un risparmio previsto di 1900 miliardi in anticipo
senza effettivamente compiere le riduzioni, con grave danno - ha concluso
Moratti - alla credibilità dell'amministrazione scolastica".
Vediamo, in sintesi, il pacchetto sulla scuola proposto dal governo.
Risorse per il contratto. Gli aumenti non recuperano il potere d'acquisto in
relazione all'inflazione.
Valorizzazione professionale. 210 miliardi l'anno, che si aggiungono ai 400
miliardi per il 2002 e ai 600 miliardi per l'anno successivo già stanziati
dalla finanziaria del 2001.
Orario di lavoro. Aumento da 18 a 24 ore settimanali.
Commissioni esami di Stato. Tutti i membri sono interni.
Supplenze. La possibilità di ricorrere alle nomine del supplente e'
prevista solo per le assenze superiori a 30 giorni.
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Il Sole24Ore 10 ott. '01

CONTRATTO SCUOLA, AUT AUT SINDACALE

M.Lud.
(NOSTRO SERVIZIO) ROMA - Sciopero nella scuola, se non cambia la
Finanziaria. I sindacati di categoria, al termine dell'incontro di ieri con
il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, danno una settimana di tempo
al Governo. Martedì prossimo ci sarà un nuovo round con il ministro e,
dicono le confederazioni, se non ci saranno "risposte soddisfacenti",
scatterà lo sciopero generale. Sul versante economico, la Finanziaria 2002
prevede un incremento di oltre 108 milioni di euro (pari a 210 miliardi di
lire) per la "riqualificazione della professionalità docente", uno
stanziamento che Cgil, Cisl e Uil, Snals e Gilda giudicano "totalmente
insufficiente". Ma sarà molto difficile che le voci finanziarie siano
modificate. Qualche spiraglio, invece, potrebbe esserci sul fronte della
normativa. Al centro delle polemiche e' l'articolo 13 della Finanziaria, che
prevede l'aumento fino a 24 ore dell'orario di lezione per gli insegnanti e
l'abolizione delle nomine di supplenza temporanee per le assenze fino a 30
giorni. "Confermiamo un giudizio negativo sull'impianto complessivo della
Finanziaria - ha detto il segretario generale della Cgil scuola, Enrico
Panini - o c'e' la ragionevolezza di cambiare rotta, oppure sarà sciopero".
Anche per il segretario generale della Cisl scuola, Daniela Colturani, "se
non si avrà un riscontro alle aperture che oggi il ministro in qualche modo
ha fatto sulle norme specifiche che attengono la scuola, e che a nostro
avviso sconvolgono l'organizzazione del lavoro, andremo sicuramente a
iniziative di lotta". Resta - ha aggiunto Colturani - "una sospensione del
giudizio per questi giorni, anche se sulla Finanziaria pesa già un giudizio
complessivamente negativo". "L'incontro di martedì prossimo - ha detto il
segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna - deve portare a
emendamenti alla legge finanziaria. Le norme previste dall'articolo 13 sono
inaccettabili e anche ingestibili nell'organizzazione del lavoro
scolastico". Di Menna ha confermato che sarà mantenuto lo stato di
mobilitazione della categoria. "Non e' possibile accettare la pretesa di
contenere ancora di più la spesa per l'istruzione - ha detto Fedele
Ricciato, leader dello Snals - riducendo gli organici, aumentando l'impegno
orario, cancellando di fatto l'istituto delle supplenze medio-brevi e
intervendo in maniera disorganica sulla normativa che regolamenta gli esami
di Stato. L'incontro di oggi (ieri per chi legge) e' stato deludente". Alla
riunione ha partecipato anche il leader della Gilda degli insegnanti,
Alessandro Ameli, che ha rilevato "un'apertura da parte del ministro: non
c'e' un irrigidimento rispetto alle posizioni espresse in Finanziaria, e
sull'articolo 13 il ministro si e' dichiarato disponibile a un tavolo di
confronto per la sua revisione o, addirittura, per la sua cancellazione".
Ameli ha fatto sapere che il Governo ha intenzione di arrivare, in tempi
brevi, all'istituzione di un'area contrattuale separata per i docenti.
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Repubblica 13 ott. '01

SCUOLA, RAFFICA DI SCIOPERI CONTRO MORATTI

Lo Snals scende in piazza, la Gilda pronta a fermarsi
Bufera sulle misure contenute nella Finanziaria. Dopo i Cobas, si muovono
anche gli altri sindacati
MARIO REGGIO
ROMA - Il mondo della scuola in fermento contro la Finanziaria: da più
parti ieri sul fronte sindacale non sono mancate critiche e prese di
posizione fino alla proclamazione di scioperi e iniziative di mobilitazione.
Dopo i Cobas, che hanno già proclamato lo sciopero generale e una
manifestaziona nazionale a Roma per il 31 ottobre, ora a scendere in campo
e' lo Snals. L'organizzazione sindacale autonoma ieri ha indetto uno
sciopero generale di tutto il personale, dando mandato alla segreteria
generale di fissare la data. La legge, secondo Fedele Ricciato, segretario
dello Snals, "rappresenta l'ultimo atto di una più che decennale politica
scolastica miope e disattenta, con provvedimenti governativi che, nel tempo,
hanno da un lato svilito la funzione istituzionale della scuola statale e,
dall'altro, mortificato il personale. I provvedimenti della finanziaria con
i tagli compromettono poi - ha concluso - tutte le potenzialità collegate
all'autonomia scolastica". I confederali s'incontreranno con il ministro
Moratti lunedì 15 ottobre, ma vista l'aria che tira e la decisione del
governo di non modificare la Finanziaria, sarà difficile che la trattativa
prosegua.
E ancora: gli universitari dell'Udu (Unione degli universitari)
preannunciano battaglia già a partire dalle prossime settimane, con
mobilitazioni e assemblee permanenti in tutti gli atenei italiani, chiedendo
più finanziamenti per l'università. "La riforma - ha detto Francesco
Sinopoli, coordinatore dell'Udu - e' partita male. E' nata incompleta e
questa, nella sua attuazione, si sta trasformando in un problema per gli
atenei. Al ministro Moratti - ha concluso - chiediamo quindi più fondi. La
Finanziaria di guerra e' una semplice scusa, i soldi non ci sono mai stati".
Anche la Gilda degli insegnanti, criticando i contenuti della Finanziaria
sta preparando uno sciopero generale. Il sindacato critica la legge per le
"inadeguate risorse economiche stanziate e le disposizioni in materia di
organizzazione scolastica, particolarmente lesive del diritto allo studio e
della qualità complessiva del sistema scolastico".
Intanto ieri, la commissione Pubblica istruzione di Palazzo Madama ha
espresso parere favorevole, con alcune osservazioni, sulla finanziaria per
le parti relative a scuola, università e ricerca. "Il Governo - ha spiegato
il parlamentare di An Francesco Bevilacqua - ha concordato con le
osservazioni mosse a mettere in evidenza alcuni aspetti critici della
tabella di previsione di spesa del ministero, dichiarandosi disponibile a
recepire, dove possibile, le nostre richieste. In particolare - ha
proseguito Bevilacqua - e' stata sottolineata l'opportunità che i risparmi
conseguiti rimangano destinati alla scuola, così come che venga
incrementata la quota di risparmio devoluta alla valorizzazione dei
docenti".

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Corriere della Sera 7 ott. '01

SANITÀ: 20-30 MILA MILIARDI DI SPRECHI. SIRCHIA VUOLE COMMISSIONE INCHIESTA

MILANO Sanità, 20-30 mila miliardi di sprechi Sirchia vuole commissione
inchiesta "Penso di poter dire che nella sanità c' e' uno spreco tra i 20 e
i 30 mila miliardi, e per questo ho chiesto la costituzione di una
Commissione d' inchiesta": lo ha detto il ministro della Salute, Sirchia,
intervenuto a Mosan-Eurosalute, alla Fiera di Milano. Gli sprechi sarebbero
causati dagli ospedali, che privilegiano i ricoveri: "Molte prestazioni - ha
detto Sirchia portando come esempio la chemioterapia - potrebbero essere
fatte anche a domicilio".
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Repubblica 7 ott. '01

SIRCHIA VUOLE I VICEINFERMIERI CONTRO LA CRISI DEGLI OSPEDALI

Una protesi cura l'ernia del disco
Un corso di 200 ore per formare gli "operatori sociosanitari". Inoltre
possibilità di farli lavorare in corsia come liberi professionisti
MARIO REGGIO
ROMA - L'emergenza infermieri continua: ne mancano 100 mila. E per
puntellare una situazione al collasso, in Calabria sono tornati in servizio
i pensionati, la Lombardia ha promesso 1 milione e mezzo a chi si iscrive ai
corsi universitari, mentre le asl modenesi hanno reclutato infermieri in
Polonia. L'Italia, assieme alla Grecia, e' il paese che vanta un curioso
primato: ci sono più medici che infermieri. Dei primi ce ne sono centomila
di troppo, tanti quanti ne servirebbero per permettere ai secondi di
assicurare un servizio sanitario di qualità.
Ma di soldi ne girano pochi, così il ministro della Salute Girolamo Sirchia
ha lanciato due ipotesi: la possibilità di assumere negli ospedali
infermieri come liberi professionisti e organizzare corsi decentrati in
tutte le città per mettere in campo migliaia di operatori sociosanitari,
una sorta di ausiliario dell'infermiere professionista. "Dobbiamo
organizzare corsi anche nelle città più piccole - ha detto Sirchia -
magari affiancati a strutture universitarie, perche' non e' possibile
costringere i giovani a venire a Milano a frequentare i corsi. E' un
pendolarismo che li allontanerebbe dalla professione". Secondo il ministro i
corsi, della durata di 200 ore, dovrebbero formare i giovani nella tecnica
infermieristica e sociosanitaria: "In questo modo si libererebbero gli
infermieri professionali da mansioni improprie. Ho anche proposto al governo
l'introduzione dell'attività libero professionale per gli infermieri,
analogamente a quanto avviene per i medici".
A detta del ministro "questa riforma permetterebbe agli infermieri di
guadagnare di più e agli ospedali di avere a disposizione personale
qualificato senza dovere sostenere oneri aggiuntivi. Oggi nella sanità c'e'
uno spreco quantificabile tra i 20 e i 30 mila miliardi, per questo ho
chiesto alla Camera di costituire una Commissione d'inchiesta".
Ma la Federazione nazionale degli Infermieri ha già bocciato l'idea
del'infermiere ausiliario e senza titolo: "Rifiutiamo questa ipotesi che non
tutela il cittadino, abbassa ulteriormente la qualità assistenziale e non
risolve la carenza degli organici. Non e' pensabile che gli operatori
sociosanitari possano eseguire, anche sotto la supervisione degli infermieri
alcune attività di tipo sanitario e, tra queste, la terapia intramuscolare.
C'e' un solo modo per risolvere il problema: aumentare le sedi formative
universitarie, far crescere i magri stipendi e dare autonomia ai servizi di
assistenza infermieristici".
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Il Sole24Ore 12 ott. '01

FARMACI, PRONTUARIO UGUALE PER TUTTI

di Silvio Garattini
Bene ha fatto il Governo a fissare il tetto di spesa sui farmaci al 13%
della spesa sanitaria totale, in linea ad esempio con l'Inghilterra, per
almeno due ragioni. Il fissare il tetto di spesa significa avere un
riferimento per il bilancio dell'anno e vuol dire evitare che l'eccesso di
spesa in un settore, i farmaci, impoverisca capitoli di spesa almeno
altrettanto importanti per gli ammalati che, e' inutile ricordarlo, devono
essere sempre al centro del Servizio sanitario nazionale. E' anche giusto
che la responsabilità della spesa sanitaria venga spostata a livello
regionale: e' infatti localmente che si ha una percezione più diretta dei
bisogni e della necessità dei pazienti. Tuttavia occorre intenderci su cosa
voglia dire "regionalizzazione" per quanto riguarda i farmaci. Il rischio
che ogni Regione faccia la sua politica per quanto riguarda la scelta,
l'acquisto e la distribuzione dei farmaci, e' tutt'altro che teorico.
Avremmo come risultato un Paese in cui, a seconda della località, il
paziente può avere gli stessi farmaci gratuitamente oppure a pagamento,
determinando, nel caso di farmaci costosi - e sono molti - migrazione da una
regione all'altra a seconda del vantaggio ottenibile. E' invece necessario
che il prontuario terapeutico rimanga eguale per tutti i pazienti,
indipendentemente dalla regione di appartenenza. Il Prontuario terapeutico
nazionale e' una garanzia circa l'aderenza della scelta dei farmaci al
principio della loro efficacia e sicurezza sulla base di documentazioni
scientifiche adeguate. In un periodo in cui l'industria preme con una
propaganda ossessiva che si giova di tutti gli appoggi possibili, inclusi
quelli spesso inconsapevoli delle associazioni dei pazienti, la tentazione
di acquisire "benemerenze" a livello regionale può essere molto forte. Lo
stesso pericolo può valere per le rivendicazioni per la cosiddetta medicina
alternativa, che pur non avendo basi scientifiche, vuole piazzare prodotti
omeopatici e preparati dell'erboristeria all'interno dei prodotti
rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale. La Cuf deve continuare il suo
lavoro indipendente, in modo da identificare farmaci che hanno i necessari
requisiti per entrare nella lista dei farmaci rimborsabili. Le Regioni
obiettano che non possono essere responsabili di un budget se altri decidono
la spesa attraverso la compilazione del Prontuario; l'obiezione non e'
tuttavia molto valida perche' la Cuf e' composta da una maggioranza di
membri designati dalle Regioni stesse. Esiste quindi un raccordo sia
tecnico, sia istituzionale che permette alle Regioni un controllo adeguato
sulle fonti per la spesa dei farmaci. Per mantenere l'impegno della spesa
farmaceutica al 13% e' chiaro tuttavia che vanno effettuati cambiamenti
significativi al di là dei "pannicelli caldi" rappresentati dai farmaci
generici o dalla riduzione delle confezioni per ogni ricetta. Probabilmente
fra le cose più importanti da fare si dovrebbero modificare due
disposizioni legislative. Anzitutto la regola delle classi omogenee per cui
non e' possibile selezionare all'interno di una classe di farmaci con
analoghe indicazioni (ad esempio, antipertensivi, antibiotici eccetera) i
prodotti che abbiano caratteristiche più vantaggiose: maggiore attività,
maggiore tollerabilità, minore costo. Ciò potrebbe richiedere la
necessità di bandire alcune aste, ovviamente solo con le classi
terapeutiche più utilizzate. In secondo luogo va abolita la regola della
"linearità" del prezzo sostituendola con la "regressione" del prezzo in
rapporto alle dosi e alle confezioni. In altri termini e' assolutamente
ingiustificata la regola attuale secondo cui se la confezione da 100 mg
costa X lire, la confezione da 200 mg debba costare 2 X lire, oppure se la
confezione da 10 pillole costa X lire, la confezione da 20 pillole debba
costare 2 X lire. Una tentazione presente a livello regionale non riguarda
solo la composizione del Prontuario ma anche la negoziazione dei prezzi dei
farmaci o l'acquisto diretto all'ingrosso. Si tratta di un errore perche' la
forza di negoziazione e' certamente diversa a livello delle varie Regioni ed
e' certamente minore a livello regionale rispetto al livello nazionale. Fra
l'altro queste operazioni dirette rischiano di essere poco trasparenti e di
riprodurre l'atmosfera dei primi anni 90 che sarebbe bene non rivedere. E'
inoltre importante che il Governo agisca rapidamente su questi temi,
altrimenti sarà molto difficile rimproverare alle Regioni iniziative che
certamente determinerebbero un'Italia a pelle di leopardo.
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Il Sole24Ore 9 ott. '01

FARMACIE SOTTO TIRO SE MANCA LA RICETTA

Remo Bresciani
(NOSTRO SERVIZIO) ROMA - Il titolare della farmacia e' sempre responsabile
della vendita di medicinali senza ricetta medica. L'avvenuta cessione di
alcune confezioni da parte di una commessa, all'insaputa del farmacista, non
cancella infatti la "colpa" del professionista che risponde della violazione
per omessa vigilanza. E' questo il principio seguito dalla Cassazione con la
sentenza 12199/2001, che ha confermato la sanzione disciplinare
dell'avvertimento inflitta a un farmacista di Ascoli Piceno per violazione
del codice deontologico. La trasgressione, in particolare, consisteva nel
mancato rispetto dell'articolo 21 del codice di autodisciplina, secondo cui
"il farmacista deve respingere con cortesia ma con fermezza le richieste di
medicinali senza la prescritta licenza". Risultava, al contrario, che presso
la farmacia dell'incolpato una commessa aveva venduto a una operatrice della
Federalpol alcuni medicinali senza la prescrizione medica. Il farmacista si
era difeso sostenendo che la contestazione degli addebiti era talmente
generica da non consentirgli un'adeguata difesa nel corso del giudizio. In
particolare risultava che lo scontrino contestato proveniva dal reparto
cosmetici: da ciò si sarebbe dovuto concludere che la transazione aveva
riguardato prodotti di profumeria e non specialità medicinali. La tesi del
ricorrente non ha trovato seguito di fronte ai giudici della Cassazione per
i quali i rilevi sollevati dal professionista non assurgono in alcun modo a
punti rilevanti della controversia. Dalla decisione della commissione
centrale, infatti, risultava chiaramente, conclude la Corte, che la sanzione
era stata irrogata per omessa vigilanza, specificandosi che "i farmaci erano
stati venduti senza prescrizione medica da una commessa senza l'intervento
dei farmacisti presenti".
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L'Unione Sarda 12 ott. '01

CARDIOCHIRURGIA AL BROTZU: STOP ALLE LISTE D'ATTESA

L'assessore alla Sanità annuncia l'aumento delle tariffe
Deliberato l'adeguamento della pianta organica
Tra una settimana sarà definito l'aumento delle tariffe pagate dalla
Regione per gli interventi di cardiochirurgia al Brotzu. Si tratta dei
cosiddetti Drg (Diagnosis related group - Raggruppamento omogeneo di
diagnosi).
La notizia arriva dall'assessore regionale alla Sanità, Giorgio Oppi: "Di
recente abbiamo adeguato l'organico della cardiochirurgia, ora e' la volta
dei Drg. Il provvedimento e' quasi definito, contiamo di vararlo nei
prossimi giorni. E si porrà così fine al disagio lamentato dalla dirigenza
dell'azienda sanitaria".
Da tempo infatti il Brotzu chiedeva un adeguamento dei Drg a quelli
nazionali. Forse si sarebbe potuto intervenire prima. "E' vero - precisa
Oppi - teniamo però conto che durante la stagione estiva gli uffici hanno
dovuto far fronte all'emergenza sanitaria causata dalla Blue tongue, che ha
assorbito non poche energie. Ora tutte le difficoltà sono state superate".
I Drg condizionano da tempo l'attività della cardiochirurgia. Mediamente
sono inferiori del 50 per cento rispetto a quelli praticati nella penisola.
Per un intervento di by pass, ad esempio, la Regione rimborsa al Brotzu 12
milioni, mentre se il paziente si fa operare a Milano la stessa Regione deve
pagarne 25 per il solo intervento. Più le spese di viaggio per il paziente
e l'accompagnatore e il soggiorno per il periodo di riabilitazione.
Ancora: per uno stent, il dispositivo che dilata la coronaria, a Cagliari si
rimborsano 6 milioni, nella penisola 13, più le spese già citate.
"Una condizione di disparità che penalizza notevolmente il Brotzu",
commenta il cardiochirurgo Valentino Martelli, eletto nei giorni scorsi al
vertice del Dipartimento cuore, "perche' costringe l'ospedale ad agire con
pochi mezzi, a chiudere il bilancio in passivo e a svolgere un'attività
ridotta rispetto alle esigenze della popolazione".
Così - secondo Martelli - nascono lunghissime liste d'attesa per un
intervento chirurgico. "Circa il 10 per cento dei pazienti muore nei due
anni in cui aspetta l'operazione e il 30 decide di farsi operare fuori
dall'isola".
Erano circa 700 all'inizio dell'estate i pazienti in lista d'attesa per un
intervento chirurgico in cardiochirurgia. Una lista destinata ad allungarsi
ulteriormente se non si fosse intervenuti con tempestività.
Ora, finalmente, il problema sta per essere risolto. In primo luogo con
l'adeguamento della pianta organica richiesto dal direttore generale
dell'azienda Franco Meloni. Quindi con l'imminente aumento dei Drg, che si
traduce in un significativo aumento delle risorse finanziarie destinate
anche al pagamento del personale. Conseguenza immediata, la cardiochirurgia
non dovrebbe più chiudere il bilancio in passivo. Su un budget annuale di
cinquanta miliardi, infatti, ne perdeva mediamente dieci. Somma che veniva
ripianata regolarmente dalla Regione. Ma vivere in una perenne situazione di
carenza finanziaria impediva al reparto del cuore di programmare l'attività
e soprattutto di prevederne lo sviluppo. Con la notizia data dall'assessore
Oppi, ora tutto questo sembra destinato a finire.
L. S.
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L'Unione Sarda 9 ott. '01

ORISTANO: PRIMI PER POSTI LETTO, MA I MALATI "ESPATRIANO"

Ospedali, case di cura, poliambulatori: secondo l'Istituto Tagliacarne la
città e' leader nell'Isola (undicesima in Italia)
Asl 5 promossa per dotazione di strutture. E i malati "espatriano"
Oristano avrà pure un mini sistema ferroviario e sarà anche la tartaruga
zoppa della cultura, ma quanto a strutture sanitarie, beh, fa barba e
capelli a molti. Stando all'Istituto Tagliacarne, che di indagini e
statistiche se ne intende davvero, solamente dieci su centotre superano la
provincia oristanese. Straordinario laddove si dice, spesso gratuitamente ma
comunque non sempre, che la sanità lascia a desiderare. Sogno o realtà,
quindi? Intanto gli indicatori vanno visti ai raggi ics, analizzati e
sminuzzati. Nel caso specifico la palma arriva dopo aver elaborato non tanto
la qualità ma l'ampiezza, la quantità delle strutture sanitarie della
provincia. Quindi il numero di ospedali, case di cura, poliambulatori e
quant'altro riconducibile alla sanità in genere, pubblica e privata.
Il totale di questi numeri porta a una dotazione sanitaria di 142 punti, ben
42 in più rispetto alla media nazionale. Il che non e' davvero poco. Per
rendere meglio l'idea, la capolista nazionale nelle strutture Trieste quanto
a sanità raccoglie 287,2; Milano 228,5 e Varese 176. Oristano resta ancora
lontana ma il differenziale non appare poi così sbilanciato. Addirittura
superiore a città come Torino e Padova; la stessa Bergamo col suo gran
centro trapianti resta al di sotto della quota oristanese. Anche le mitiche
Pavia, Bologna, Firenze per non parlare di Sassari e Cagliari sono tutte
parecchie indietro.
Da questa classifica emerge una grande verità: le strutture sanitarie sono
dimensionate a una città di trentatremila abitanti e a una provincia di
centocinquantamila. Bastano e forse avanzano. Due ospedali e una casa di
cura privata non sono pochi, poliambulatori nei centri più importanti,
medici di base e pediatri ovunque: non si discute. Punto.
Il problema e' quando si va a capo del problema e si scende nel particolare.
Allora forse si scopre che non tutto fila liscio, che nonostante gli sforzi
il sistema sanitario in provincia manca ancora di importanti
specializzazioni che costringono gli oristanesi ai viaggi cagliaritani e non
solo. I mali sono antichi quanto Esculapio, recuperare il gap rispetto alle
altre realtà non e' facile soprattutto quando le casse piangono.
L'analisi dell'Istituto Tagliacarte e' interessante non solo per lo spaccato
che offre ma soprattutto per le riflessioni che sarebbe doveroso fare. Una
su tutte. Possibile che un territorio dove un quarto della popolazione
supera i sessanta anni e il quarantacinque per cento e' già in pensione non
accenda i fari della geriatria? Salvo errore esiste poco, forse addirittura
niente.
Così giusto per andare oltre le classifiche e riempire i dati di contenuti
veri. Di quantità ma soprattutto di qualità.
Antonio Masala

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L'Unione Sarda 13 ott. '01

NUORO: POTREBBE NASCERE L'OSPEDALE DELL'AMORE

Un progetto per prestare assistenza e cure ai malati cronici
Potrebbe nascere con l'assenso della Asl
Un progetto per la realizzazione di una casa di riposo per malati che sono
stati colpiti da malattie gravi, tali da compromettere la loro autonomia, e'
stato presentato in Comune qualche mese fa da un gruppo di imprenditori
privati. Il progetto e' stato illustrato agli amministratori, che lo hanno
esaminato e che dovranno autorizzarne la realizzazione, dopo che la Regione
avrà dato il necessario parere di conformità.
L'eventuale e auspicabile costruzione di una casa di riposo per malati
abbisognevoli di assistenza infermieristica oltre che di terapie mediche e'
attesa dai parenti dei numerosi degenti non autosufficienti ospitati
attualmente in case di cura e di riposo lontani dalla loro sede di
residenza. La sollecitano consci dei disagi, anche di natura economica, che
devono affrontare quando si recano a visitarli. Uno di questi e' Giorgio
Soro, di professione medico radiologo. Dice: "Nuoro e' l'unica città in
Sardegna che e' priva di una struttura sanitario-assistenziale di questo
tipo. Noi, familiari di degenti in queste case di riposo private, paghiamo
la retta mensile ma soprattutto siamo costretti a continui spostamenti e a
visite necessariamente saltuarie ai nostri parenti malati". Poi rivela che
c'e' la possibilità che una casa di cura di Sassari apra qui in città una
sua succursale, capace di ospitare dai dieci ai quindici pazienti. "Abbiamo
individuato - spiega Soro - un locale di privati nel rione di Badu 'e
Carros. Abbiamo solo bisogno di pubblicizzare l'iniziativa, affinche' i
familiari dei pazienti che hanno interesse possano farsi avanti e assicurare
la degenza in questa struttura nuorese".
Ma ora spunta anche una nuova opportunità: un gruppo di imprenditori
privati, attivi nel mondo del volontariato cattolico cittadino, pare infatti
che intendano concretizzare un'iniziativa del genere. Avrebbero scelto anche
la zona dove far nascere la struttura: "Sa tanca 'e s'ena".
Cosa ne pensa la Asl? Afferma il manager Franco Mulas: "Noi seguiamo con
attenzione quest'iniziativa, che ci e' stata illustrata in modo informale.
Il relativo progetto e' tuttavia nelle mani del Comune e della Regione.
Indubbiamente c'e' a Nuoro un'esigenza di questo tipo. Sono infatti molti,
anche se non esistono statistiche precise, i malati non autosufficienti che
trovano assistenza in case di cura e riposo lontane dai luoghi di residenza
dei loro familiari".
La cosa più importante da dire e' che anche la struttura privata che
dovesse sorgere in città sarebbe sottoposta al progetto regionale Rsa
(residenza sanitaria assistita) che, secondo la programmazione regionale,
prevede la dotazione per Nuoro di ottanta posti letto. A Nuoro il gruppo di
privati sarebbe in grado di realizzare una struttura capace di 120 posti
letto.
La Regione ha già stanziato per la Asl nuorese otto miliardi per il
progetto Rsa, valutando che ogni posto letto abbia il costo di cento
milioni. La struttura privata, convenzionandosi con la Regione, assorbirebbe
quindi abbondantemente il fabbisogno di posti letto del progetto Rsa da
realizzare nel territorio di competenza della Asl 3.
Un'eventuale struttura privata bloccherebbe di fatto i posti letto di Rsa
della Regione con la quale si convenzionerebbe. In pratica sarebbe questo
uno dei tipici casi in cui l'iniziativa privata anticiperebbe quella
pubblica. Ma questo fatto, che in apparenza potrebbe apparire poco
ortodosso, se dovesse verificarsi nell'interesse dei malati e dei loro
familiari, non si rivelerebbe dopotutto un male così grave.
G. P.
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Corriere della Sera 10 ott. '01

GLI SCIENZIATI CHE FANNO CANTARE GLI ATOMI

Caprara Giovanni
Due scienziati americani e un tedesco hanno meritato quest' anno il Premio
Nobel per la Fisica perche' sono riusciti a "far cantare all' unisono gli
atomi", come sottolinea un comunicato dell' Accademia svedese delle scienze.
Gli americani Eric A. Cornell del National Institute of Standards and
Technology e Carl E. Wieman dell' Università del Colorado, assieme al
tedesco Wolfgang Ketterle che però insegna al Mit di Cambridge, hanno avuto
successo in un' impresa tentata da quasi settant' anni. Agli inizi degli
anni Venti, infatti, il fisico indiano Bose sviluppava dei calcoli sulle
particelle di luce che consegnava a Albert Einstein. Il grande genio li
esaminava con cura e su di essi sviluppava una teoria applicabile a certi di
tipi di atomi e poi battezzata "condensazione Bose-Einstein" dai nomi dei
loro autori. La teoria spiegava come raffreddando a bassissime temperature
certi atomi questi potessero dar vita ad un nuovo stato della materia. Da
allora partì la corsa per conquistare l' ambita prospettiva descritta dai
due grandi scienziati ma soltanto a metà degli anni Novanta, grazie alle
sviluppo di nuove tecnologie del superfreddo, Cornell e Wieman approdavano
alla meta. Raffreddando duemila atomi di rubidio alla temperatura record di
20 nano Kelvin (quasi 273 gradi sotto lo zero centigrado), riuscivano a
farli condensare e a "vibrare" allo stesso modo. Era nato così il nuovo
stato della materia, paragonabile nelle caratteristiche alla luce del laser.
Ketterle, poco dopo, otteneva lo stesso risultato con degli atomi di sodio.
E così tutti e tre volavano verso il Nobel. In pratica essi realizzavano un
raggio di materia invece che di luce nel quale tutti gli atomi si comportano
come un unico atomo. Questo era il primo passo per arrivare alla costruzione
di un nuovo tipo di laser composto, appunto, di materia anziche' di fotoni.
Con il loro risultato i tre scienziati hanno materializzato un sogno teorico
ma nello stesso tempo hanno aperto la strada ad applicazioni rivoluzionarie.
Con il futuro nuovo laser sarà possibile effettuare misure di una
precisione oggi inimmaginabile e fabbricare oggetti appartenenti al mondo
della nanotecnologia, cioe' grandi soltanto miliardesimi di metro. Un Nobel,
dunque, che e' anche u na scommessa sul futuro. Giovanni Caprara
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Corriere della Sera 10 ott. '01

ALLO STUDIO LA MOLECOLA CONTRO IL CARBONCHIO

De Bac Margherita
AD HARVARD Allo studio la molecola contro il carbonchio ROMA - E' il primo
germe patogeno per l' uomo ad essere stato scoperto, a fine ' 800. Ma non c'
e' vaccino. Si e' ritenuto che per proteggere l' uomo dall' antrace
(bacillus antracis), responsabile del carbonchio, bastasse immunizzare gli
animali, soprattutto i bovini. "Non e' certo che il vaccino acellulare
iniettato nei militari durante la guerra del Golfo protegga dall' unica
forma temibile, quella polmonare", dice Michele La Placa, microbiologo dell'
università di Bologna. Proprio ieri, però, sulla rivista Nature
Biotechnology ricercatori di Harvard hanno dimostrato di aver imboccato una
strada promettente. Hanno identificato una molecola che proteggerebbe i topi
dalla tossina dell' antrace evitando che questa si assembli e quindi diventi
letale. E altri due gruppi sono al lavoro, sempre ad Harvard. "Il contagio
avviene attraverso spore di un bacillo che normalmente non si trova nell'
ambiente - spiega La Placa -. Queste provocano nell' organismo la produzione
di tossine capaci di causare a loro volta lo squilibrio di alcune funzioni".
Ci sono tre forme di infezione, ma soltanto una può diventare mortale per
l' uomo, quella polmonare: "E' la più pericolosa ed e' l' arma ideal e del
bioterrorismo: il carbonchio polmonare che si prende inalando una certa
quantità di spore. In questo caso la tossina ha un rapido accesso al
sistema vascolare e si diffonde in circa una settimana. Le altre forme sono
quella dermatologica e la gastroenterica, molto rara. Ambedue curabili con
antibiotici". Dal carbonchio polmonare si può guarire: "Se si interviene
dopo una diagnosi rapida i margini di sicurezza sono accettabili - conclude
La Placa -. Il problema e' che in un eventuale bio-attacco potrebbero essere
usati ceppi di antrace capaci di resistere agli antibiotici meno recenti. La
trasmissione interumana non e' impossibile, ma rarissima". Margherita De Bac
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Repubblica 12 ott. '01

RICERCATORI ITALIANI CLONANO UN MUFLONE

Una e'quipe dell'università di Teramo
ROMA - Usando la tecnica utilizzata per far nascere la pecora Dolly, un
gruppo di genetisti guidati dall'italiano Pasqualino Loi, dell'Università
di Teramo, e' riuscito a clonare un muflone sardo. E' la prima volta che
questa tecnica viene usata con successo su un mammifero a rischio di
estinzione. I ricercatori hanno prelevato cellule adulte dai cadaveri di due
femmine di muflone e ne hanno trasferito il contenuto genetico del nucleo
dentro ovociti di pecora. Dagli embrioni ottenuti e' nato un piccolo muflone
femmina. (c.d.gio.)
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Le Scienze 9 ott. '01

UN NUOVO MECCANISMO PER L'HIV

Per sfuggire dalle cellule, il virus distruggere un normale canale proteico.
La scoperta potrebbe suggerire un nuovo bersaglio per lo sviluppo di farmaci
anti-AIDS
Un gruppo di biochimici dell'Università dello Utah ha identificato un
meccanismo precedentemente sconosciuto che viene usato dal virus HIV-1 per
impadronirsi dei "macchinari" cellulari e diffondere l'infezione. Il virus,
secondo i ricercatori, distrugge un normale canale proteico per sfuggire
dalle cellule, suggerendo un nuovo bersaglio per lo sviluppo di farmaci
contro l'HIV. Ma il direttore del gruppo, Wesley Sundquist suggerisce la
prudenza, perche' non e' ancora chiaro come sfruttare la nuova scoperta. I
risultati di questa ricerca sono stati pubblicati su "Cell" di questa
settimana.
Già da tempo si sa che il virus HIV-1 prende controllo di molti meccanismi
della cellula che infetta, ma i dettagli di questo "dirottamento" erano
sconosciuti. Il virus viene sintetizzato sotto forma di tre diverse
proteine, ma e' la proteina Gag che guida l'assemblaggio dell'HIV-1. Le
particelle virali si moltiplicano all'interno di una cellula e si muovono
verso la sua membrana, da dove escono per diffondere l'infezione. Anche la
sola proteina Gag può uscire dalla cellula, anche se in assenza degli altri
componenti del virus non e' pericolosa.
Una regione particolare della proteina Gag e' fondamentale per la
costruzione del virus, perciò i ricercatori si sono concentrati sui
componenti delle cellule umane che vi si legano. E' stato così possibile
confermare che la proteina si lega alla proteina di suscettibilità per
tumori 101 (Tsg101).
Rimuovendo la proteina Tsg101 da alcune cellule in coltura e infettandole
con il virus HIV-1, si e' scoperto che si può impedire all'infezione di
saltare da cellula a cellula. Apparentemente, quindi, il virus utilizza la
proteina Tsg101 per uscire dalle cellule, una volta che vi si e'
moltiplicato. La proteina Tsg101 si lega anche all'ubiquitina, un'altra
proteina che e' coinvolta nella distruzione delle proteine. L'ubiquitina
etichetta le proteine indesiderate affinche' vengano distrutte dai
proteosomi. Ma e' anche noto che il sistema costituito dall'ubiquitina e dai
proteosomi ha un ruolo nell'assemblaggio del virus HIV-1.
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La Stampa  10 ott. '01

SONO UN MILIARDO LE PERSONE OBESE

IL SOVRAPPESO E' INSIEME SINTOMO E CAUSA DI VARIE MALATTIE: FACCIAMO IL
PUNTO SUGLI STUDI CHE NE INDAGANO I MECCANISMI ORMONALI E METABOLICI
Renzo Pellati SECONDO l'ultimo rapporto del World-watch Institute, gli obesi
oggi sono oltre 1 miliardo. In America, il 61% della popolazione e' in
sovrappeso, il 27% e' obesa. Nel nostro Paese, secondo il 3° Rapporto
pubblicato dall'Istituto Auxologico Italiano (ente "non profit",
riconosciuto dai ministeri della Sanità e dell'Università) la maggioranza
degli italiani (53,8) e' normopeso, il 3,7% e' sottopeso, il 33,4% e' in
sovrappeso, e il 9,1% e' francamente obeso (compreso l'1% di soggetti
considerati Grandi Obesi). Ad allarmare i clinici e gli epidemiologi non e'
soltanto la dimensione del problema, ma le proiezioni per il futuro, tenuto
conto che in Italia, nel triennio 1994-1997, l'incremento stimato della
prevalenza dell'obesità e' stato del 25%.
Di conseguenza, per combattere il "problema più importante del 3°
millennio" (definizione ell'O.M.S.) occorre potenziare le strutture dedicate
alla prevenzione (l'obesità e' un importante fattore di rischio per il
diabete mellito, malattie cardiovascolari, ipertensione, tumori, malattie
respiratorie) e incentivare gli studi per scoprire le cause del fenomeno. Le
attuali linee di ricerca vanno in due direzioni: studio della leptina e
biologia degli adipociti. La leptina e' l'ormone (sintetizzato e rilasciato
nel torrente circolatorio dagli adipociti) la cui assenza determina una
marcata obesità sia nei roditori che nell'uomo. Tuttavia il paziente obeso
non e' deficitario di leptina, bensì resistente alla leptina stessa
(presenta anomalie nei recettori cellulari). La secrezione di leptina e'
sotto un complesso controllo ormonale: e' stimolata dall'insulina, dai
glucocorticoidi e dagli steroidi sessuali femminili, ciò che spiega i suoi
livelli più elevati nella donna che nell'uomo, a parità di grasso
corporeo.
Gli adipociti quindi, non sono un semplice deposito di lipidi (come si
credeva fino a poco tempo fa), tenuto conto che secernono numerosi fattori
circolanti, oltre alla leptina: il TNF-alfa (fattore di necrosi tumorale),
l'angiotensina, il PAI-1, oltre ad essere la maggior sorgente per la
produzione endogena di acidi grassi non esterificati (NEFA) tramite
lipolisi. La recente scoperta di un altro peptide sintetizzato e rilasciato
dalle cellule adipose, la resistina (termine derivante da "resistance to
insulin"), dischiude un nuovo scenario sul legame esistente tra obesità e
patogenesi del diabete mellito (più dell'80% dei diabetici di tipo 2 sono
obesi). La ricerca e' ora indirizzata a studiare gli effetti della carenza
di questo peptide nell'animale da esperimento e i suoi effetti cronici sul
metabolismo glucidico.
Gli studi più attuali hanno individuato una familiarità per l'obesità e
il ruolo dei neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell'appetito
(neuropeptide Y, acido gamma aminobutirrico, orexina A e B, galamina). In
altre parole, l'obesità resta una malattia plurifattoriale, in cui, oltre
alla componente genetica, non vanno assolutamente trascurati i fattori
psicologici e comportamentali (ricerca di gratificazione del cibo), ormonali
(funzionamento ridotto o anomalo di ipofisi, tiroide, surreni), ambientali
(abitudini alimentari e attività fisica).

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Il Sole24Ore 12 ott. '01

ULTIMO MIGLIO, STOP A TELECOM

Tlc - L'Authority: la società potrà avviare il servizio via radio 4 anni
dopo l'eventuale assegnazione di una licenza Varate ieri le misure ad hoc
per consentire ai concorrenti di ridurre il "gap" infrastrutturale Carmine
Fotina
MILANO - L'Authority impone a Telecom uno stop a tempo sull'ultimo miglio
via radio. L'ex monopolista può partecipare al bando di gara per le licenze
ma potrà attivare il servizio solo 4 anni dopo l'eventuale aggiudicazione.
Il provvedimento rientra tra le "misure asimmetriche" varate ieri
dall'Autorità delle tlc per garantire l'equilibrio della concorrenza nella
nuova tecnologia. L'ultimo miglio telefonico via radio (il cosiddetto
wireless local loop) e' il sistema che consente di portare nelle abitazioni
e negli uffici connessione voce e servizi multimediali interattivi via
etere, "senza filo". E' in pratica l'alternativa al collegamento telefonico
che utilizza l'ultimo tratto della rete fissa in rame: gli operatori
potranno svincolarsi dall'infrastruttura di Telecom utilizzando ponti radio
che possono sostenere collegamenti a larga banda di velocità superiore a 10
megabit al secondo. Dopo l'eventuale acquisizione di una o più licenze,
Telecom dovrà "congelare" il servizio per 4 anni, durante i quali i
concorrenti potranno ridurre il gap infrastrutturale investendo in reti in
fibra ottica, cioe' le autostrade telematiche cui collegare i ponti radio. A
questo scopo tutti gli aggiudicatari avranno 4 anni di tempo (invece dei 2
inizialmente previsti) per la realizzazione della copertura minima del
servizio. La decisione dell'Authority di Cheli fa seguito a un parere non
vincolante dell'Antitrust (si veda "Il Sole-24 Ore" di ieri). Il Garante
della concorrenza aveva suggerito di vietare a Telecom la partecipazione al
bando di gara indicando solo come alternativa il blocco commerciale,
peraltro della durata di 5 anni (uno in più di quanto stabilito dal Garante
delle tlc). Le licenze del wireless local loop saranno dieci in ogni regione
e avranno una durata di 15 anni con possibilità di rinnovo. Le procedure
fissate dall'Authority prevedono l'assegnazione con una prima selezione
basata sui requisiti minimi, poi saranno esaminate le migliori offerte
economiche a partire da un valore minimo fissato regione per regione.
Telecom per ora non commenta la decisione dell'Autorità. In qualità di
incumbent, con una rete di proprietà, sembra avere meno motivi degli
avversari per investire nell'acquisizione di una licenza wireless. Tuttavia
potrebbe essere allettata dalle potenzialità di una tecnologia ad alta
velocità, dotata di prestazioni superiori all'attuale rete in rame. In
questo caso però dovrà attenersi a un'ulteriore condizione dettata
dall'Autorità: "Una separazione contabile sufficientemente disaggregata"
tra il wireless e le altre attività societarie. Portabilità del numero
cellulare. Ieri l'Autorità ha definito anche i codici tecnici per la
"number portability", cioe' il sistema che consentirà di cambiare gestore
cellulare conservando il vecchio numero, prefisso compreso. I codici
serviranno a riconoscere le chiamate provenienti da ciascun operatore e i
relativi profili tariffari e a consentire agli utenti l'accesso alla
segreteria telefonica quando si chiama utilizzando una rete diversa dalla
propria. Si tratta di codici "invisibili": non saranno digitati dagli utenti
ma saranno applicati direttamente ai software degli operatori.
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La Stampa  10 ott. '01

UNA FIBRA OTTICA PUÒ TRASMETTERE VENTI MILIARDI DI PAGINE AL SECONDO

QUESTO E' IL LIMITE TEORICO SECONDO I CALCOLI DI TRE RICERCATORI DEI BELL
LABS ATTUALMENTE UTILIZZIAMO SOLO IL 2 PER CENTO DELLE EFFETTIVE
POTENZIALITÀ
Luigi Grassia

SOTTILE come un capello, una fibra ottica può far viaggiare
fino a 100 terabit d'informazione al secondo: l'equivalente di 20 miliardi
di e-mail della lunghezza di una pagina. Non e' ancora un risultato
sperimentale ma una estrapolazione teorica, tramite la modellizzazione di
fenomeni fisici, di due ricercatori dei Bell Labs (Lucent Technologies),
Partha P. Mitra e Jason B. Stark, pubblicata su "Nature".
Al momento il limite commerciale di trasporto e' di 1,7 terabit al secondo -
un terabit corrisponde a mille miliardi di bit. In laboratorio, la stessa
Lucent dice di aver toccato i 10 terabit. Ma finora non si conoscevano i
limiti fisici di quei cavetti di vetro che fanno viaggiare le informazioni
usando come veicolo i fotoni (cioe' la luce) al posto degli elettroni (cioe'
la corrente elettrica) come avviene nei fili di rame.
Averne un'idea precisa e' importante per calcolare le dimensioni che dovrà
avere la rete ottica mondiale per assorbire il crescente traffico di dati e
immagini comportato dallo sviluppo di Internet. Al momento, per dire la
verità, c'e' un eccesso di capacità di trasmissione (fino a un anno fa si
stendeva ogni giorno fibra sufficiente a fare tre volte il giro della Terra,
poi e' venuto lo sboom della new e della old economy). Ma nel giro di pochi
anni alle normali esigenze dell'economia, dell'istruzione e dello spettacolo
si aggiungeranno progetti come il "metacomputer": una rete globale di
elaboratori in grado di sfruttare al meglio le capacità di calcolo l'uno
dell'altro e di indirizzarle a ricerche scientifiche o all'offerta di
servizi che richiedono di trattare una mole mostruosa di informazioni.
Ad esempio: scandagliare il cielo per trovare segnali extraterrestri (finora
lo si e' fatto, ma in misura minima). Oppure scaricare dal Web un gruppo
rock o una star del cinema, mettiamo gli U2 o Sharon Stone, e farli
comparire a casa nostra in immagine tridimensionale e interattiva, quasi
come fossero in carne e ossa. Senza poi citare - perche' più facili da
immaginare - le possibili applicazioni di più pratica e urgente necessità.
Si valuta che il metacomputer richiederà un traffico fra elaboratori in
rete pari a 200 petabit al secondo (il petabit equivale a un milione di
miliardi di informazioni, cioe' un numero con 15 zeri). Da qui l'importanza
di sapere quanto può trasportare la singola fibra ottica, nervo elementare
del sistema. Ma come hanno fatto i ricercatori dei Bell Labs a calcolarne la
portata massima teorica?
Ricordiamo com'e' fatta la fibra. A un'estremità c'e' un "led" luminoso, i
cui segnali spento/acceso corrispondono allo 0 e all'1 del codice binario in
cui si scompone ogni informazione. La fibra in se' e' costituita da un'anima
di vetro e una guarnizione; l'uno e l'altra hanno un indice di rifrazione
scelto in modo che i fotoni che viaggiano nel vetro vengano sempre riflessi
quando toccano la superficie della guarnizione, così che i fotoni stessi
abbiano una sola via per uscire dalla fibra: quella che reca un recettore
all'altra estremità del filo.
Il segnale non richiede ripetitori se non ogni 80 chilometri; ma la natura
"non lineare" (dovuta ai rimbalzi) della propagazione della luce nella fibra
ottica fa crescere un "rumore" di fondo che alla fine logora il segnale.
Questo e' un primo fattore limite da calcolare. Poi c'e' una complicazione
indotta dal progresso tecnologico. Per moltiplicare la capacità trasmissiva
delle fibre si e' inventato un meccanismo, dall'impervio nome di
"multiplazione a divisione di lunghezza d'onda ad alta densità" (in sigla
Dwdm), grazie al quale anziche' un solo segnale luminoso si fanno viaggiare
nel filo di vetro molte lunghezze d'onda contemporaneamente, cioe' molti
colori. "Nelle fibre già in uso commerciale - spiega Emilio Vezzoni,
responsabile della ricerca sulle reti ottiche di trasporto presso il Telecom
Italia Lab (ex Cselt) - ne possono viaggiare fino a 80, ma in laboratorio si
e' ormai superato il valore di 200". Tuttavia, all'aumentare dei colori la
loro differenza sfuma, rendendo più pesante il vincolo del "rumore" indotto
dalla propagazione non lineare della luce nella fibra.
Immaginiamo la fibra ottica come un'autostrada a tante corsie. Per rendere
più distinto il segnale in ricezione, possiamo renderlo più potente in
emissione; e' come far viaggiare un Tir anziche' un'automobile. Ma non si
può esagerare, perche' un Tir sempre più grosso finirà con l'invadere le
corsie vicine e intralciare il traffico. Con un segnale più debole (un'auto
più piccola) questo rischio si riduce, ma il segnale si affievolisce.
Dunque il problema che si sono posti i Bell Labs riguardava la potenza e la
frequenza ottimale degli impulsi luminosi del led e il numero ottimale dei
colori. Non c'e' un risultato singolo, nel senso che ci sono varie
combinazioni possibili di queste grandezze per ottenere l'optimum. Ma i
calcoli dicono che quest'optimum si colloca vicino ai famosi 100 terabit.
Per inciso, i singoli colori che viaggiano su una fibra possono già ora
essere filtrati e deviati in modo che, ad esempio, di 12 frequenze che
partono da Roma per Milano 8 ci arrivino e quattro vengano girate a Genova.
Dunque, per il metacomputer abbiamo gli assi di comunicazione e gli snodi.
Adesso aspettiamo di scoprire gli extraterrestri e di vedere gli U2 e Sharon
Stone che si materializzano a casa nostra.

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