RICERCA, RETROMARCIA DEL GOVERNO "MENO SOLDI PER LA SCIENZA"

MONTALCINI CONTRO IL TAGLIO DEI FONDI PER LA RICERCA
MAIO:RICERCA CON POCHI FONDI: ALMENO SI SPENDANO BENE
"L'ITALIA SARA' FUORI DAL MERCATO ASPETTEREMO LE SCOPERTE DEGLI ALTRI"
LA RIVOLTA DEGLI SCIENZIATI "IL GOVERNO CI HA TRADITI"
UNO STUDIO PER VALUTARE LA "QUANTITA'" DELLA RICERCA
SCIENZA, L' ULTIMO PALCOSCENICO DELLA CREATIVITA'
CAGLIARI:"VUOI DIVENTARE INGEGNERE? SCEGLI BIOLOGIA"
CAGLIARI: UN CAMPUS PER L'ESERCITO DEI FUORI-SEDE
I GIOVANI PER LE LIBERTA': "IL RETTORE NON PUO' CACCIARE GLI STUDENTI DALLA CITTA'"
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VIA LIBERA ALLA CLONAZIONE ANIMALE IN ITALIA
SIRCHIA: "PAGELLA AGLI OSPEDALI COSI' I MALATI POTRANNO SCEGLIERE"
SANITA', COMPROMESSO AL SENATO PIU' COSTOSI I FARMACI PER LE REGIONI
INFERMIERI, LO STIPENDIO NON CATTURA I GIOVANI
UNA LAUREA PER FARE I LETTI
IN FILA PER FARE IL FISIOTERAPISTA
CAGLIARI: RICERCA MEDICA, ACCORDO DA 15 MILIARDI
PIOGGIA DI MILIARDI PER LA SANITA' SARDA: CARDIOCHIRURGIA E FEGATO
NUORO: UN OSPEDALE PIU' UMANO
POLICLINICO: A GENNAIO APRE IL CANTIERE PER LO SVINCOLO DELLA 554
REUMATISMI, IL MALE DI TUTTI
PARTE DALLA TAVOLA LA DIFESA CONTRO IL GOZZO
"ABBIAMO DIMOSTRATO CHE LA VITA INIZIA DAL CONCEPIMENTO"
PRIMO CUORE ARTIFICIALE IN ITALIA
STAMINALI CONTRO IL PARKINSON
CAFFE' E OSTEOPOROSI
IL RITORNO DELLE SANGUISUGHE
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Repubblica 23 ott. '01

RICERCA, RETROMARCIA DEL GOVERNO "MENO SOLDI PER LA SCIENZA"

Cancellati gli investimenti previsti, tagli per 325 miliardi
Nel programma della Moratti c'era l'impegno a portare la spesa a livelli
europei (2%). Oggi un incontro promosso dai senatori dell'Ulivo
Roma. I fondi stanziati dal governo per la ricerca scientifica sono pochi.
Anzi, sono meno di prima, una vera doccia fredda sulle aspettative dei
nostri scienziati, che in campagna elettorale si erano sentiti fare molte
promesse da entrambi gli schieramenti politici, ma che alla prova dei fatti
sembra dovranno farsi un altro buco alla cintura.
Il documento programmatico di Letizia Moratti dava molto spazio alla scuola
e all'universita', dedicando alla ricerca poche righe finali. Un po'
generiche, ma che contenevano l'inequivocabile impegno di portare gli
investimenti nazionali per la scienza e la tecnologia al livello dell'Unione
Europea, quel 2% di media tra spesa privata e spesa pubblica da cui l'Italia
e' lontana da sempre. E che, in termini pratici, richiede un aumento
graduale del finanziamento pubblico, oggi attestato intorno allo 0,6%.
Ma di questo aumento non c'e' traccia nel bilancio dello Stato all'esame
delle commissioni del Senato. Ci sono invece tagli rispetto ai livelli
stabiliti nella finanziaria dell'anno scorso. "140 miliardi di meno per la
ricerca universitaria, 105 in meno nel fondo unico degli enti di ricerca
(tra cui CNR, Agenzia Spaziale Italiana e gli Istituti nazionali di Fisica
Nucleare e Fisica della Materia, n.d.r.), ed una diminuzione di 80 miliardi
al FIRB, il fondo per progetti di ricerca strategici" dice Luigi Berlinguer,
che assieme agli altri senatori dell'Ulivo ha convocato oggi un incontro per
discutere la situazione.
A febbraio, incontrando la delegazione dei firmatari dell'appello per la
liberta' di ricerca, Berlusconi fece alcune promesse. Promise una maggiore
attenzione per la ricerca scientifica, incarnata in una giornata evento, un
"Research Day" annunciato per la fine di marzo e di cui si attende ancora la
proclamazione. Promise un viceministro per la ricerca proveniente
dall'ambiente scientifico, e ora a coadiuvare la Moratti c'e' Guido Possa.
Che e' libero docente in controllo dei reattori nucleari al Politecnico di
Milano, ma e' noto soprattutto come ideatore della biografia di Berlusconi
distribuita sotto elezioni. Il leader di Forza Italia promise infine anche
nuovi fondi, e nuove e creative forme e fonti per reperirli: ma dal privato,
e quindi dalle aziende, dalle fondazioni bancarie e dai singoli cittadini,
sotto forma di donazioni defiscalizzate.
Le nuove forme creative sono, presumibilmente, ancora allo studio. In attesa
che siano rese note, l'elenco di quel che ha fatto concretamente il governo
fino ad ora per la ricerca e' breve e indicativo. Sui vertici di due delle
maggiori istituzioni scientifiche, il CNR e l'Istituto Superiore di Sanita',
incombe la mannaia dello "spoils system", il "diritto a licenziare" gli alti
dirigenti nominati negli ultimi sei mesi dal vecchio governo, che il Polo ha
esteso a 450 posizioni chiave. L'ANPA, l'agenzia nazionale per la protezione
dell'ambiente, e' stata commissariata, e dal nuovo consiglio scientifico
sono spariti gli ambientalisti storici. I brevetti sono stati totalmente
liberalizzati, con un provvedimento, inserito nella legge per l'emersione
del lavoro nero, la cui radicalita' sta destando inquietudine. Anche
all'estero: il prossimo numero della rivista inglese "Nature Biotechnology"
dedichera' un'inchiesta all'argomento. E come non bastasse, due giorni fa
Marcello Pacini, deputato di Forza Italia ed ex direttore della Fondazione
Agnelli, ha scritto su La Stampa che il modo per risolvere sul serio il
problema della ricerca scientifica in Italia e' uno solo: abolire il CNR.
Claudia Di Giorgio
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Corriere della Sera 24 ott. '01

MONTALCINI CONTRO IL TAGLIO DEI FONDI PER LA RICERCA

Il premio Nobel: con quel denaro si potrebbero far tornare in Italia tanti
giovani
ROMA - Dopo una lenta risalita per tentare di raggiungere gli standard dei
Paesi industrializzati, i nostri fondi destinati alla ricerca scientifica
rischiano ora di crollare ai livelli di quelli del Terzo Mondo. Lo hanno
denunciato ieri scienziati e parlamentari dell'Ulivo, chiedendo al governo
di restituire i tagli per 1.500 miliardi previsti nella prossima
Finanziaria. E' stato un coro di proteste quello che ha unito personaggi
come il premio Nobel e senatore a vita Rita Levi Montalcini, il fisico Carlo
Bernardini e l'astrofisico Franco Pacini, a parlamentari ulivisti come Luigi
Berlinguer, Gavino Angius e Antonio Cuffaro (ex viceministro della Ricerca).
E alla domanda se gli scienziati si sentono traditi dal governo Berlusconi,
la Montalcini, battagliera risponde: "Si', ne abbiamo il diritto". "Il
governo riconosce solo a parole l'importanza della ricerca scientifica. Il
ministero si era proposto di alzare la quota del Pil assegnata a questo
settore - ha criticato Luigi Berlinguer -. Ci saremmo aspettati una risposta
diversa dalla Finanziaria. E invece c'e' una sensibile riduzione dei
risultati ottenuti nel 2000". La decurtazione di 1.500 miliardi farebbe
scendere dall'1,03 allo 0,9 la quota rispetto al Prodotto interno lordo dei
fondi per la ricerca, penalizzando capitoli come il fondo per
l'incentivazione della ricerca di base, quello per la ricerca universitaria,
quello per gli enti di ricerca.
"Dopo aver avviato con i governi di centrosinistra una lenta spirale
ascendente, rischiamo di precipitare", ha detto Berlinguer preannunciando
cinque emendamenti al testo della Finanziaria in discussione alla
commissione bilancio di Palazzo Madama, allo scopo di ottenere la
restituzione del "maltolto". Le proposte dell'Ulivo non solo tendono a
ripristinare i fondi decurtati, ma anche ad aggiungere 100 miliardi all'anno
per un triennio, con lo scopo di immettere energie fresche nell'invecchiato
mondo della ricerca italiana, assumendo 5.000 giovani. Per la Levi
Montalcini il ripristino dei fondi costituirebbe solo il primo passo per
rispondere "ai tanti giovani ricercatori che chiedono di tornare in Italia,
anche se la situazione della nostra ricerca e' di molto inferiore a quella
che lasciano all'estero". E la senatrice ha presentato un emendamento per
concedere uno sgravio fiscale per le spese sostenute da chi va all'estero
per conseguire un master.
Alcuni parlamentari hanno anche criticato la politica della ricerca
dell'attuale governo, che tenderebbe a smantellare i grandi enti pubblici
come Cnr ed Enea avviando privatizzazioni di interi settori della ricerca
pubblica. Antonio Cuffaro denuncia un "attacco inaudito mirante a
smantellare il Cnr". Carlo Bernardini non esita a parlare di "dissennata
campagna di privatizzazioni".
In cifre assolute il bilancio della ricerca italiana si aggira oggi attorno
ai 22.000 miliardi all'anno. Percentualmente siamo stati raggiunti da Paesi
come la Tunisia, mentre ci troviamo a meta' della media europea e a meno di
un terzo rispetto a Usa e Giappone.

Franco Foresta Martin
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Il Sole24Ore 24 ott. '01

MAIO:RICERCA CON POCHI FONDI: ALMENO SI SPENDANO BENE

di Adriano De Maio*
Quanto piu' le condizioni sono difficili tanto piu' emergono i sentimenti
profondi. Questo sia per gli individui sia per le istituzioni. In
particolare si esaltano comportamenti di tipo egoistico da un lato e
altruistico dall'altro. Per gli individui e' facile esemplificare. Per le
istituzioni il comportamento "egoistico" e' quello che fa riferimento a
orizzonti temporali molto brevi ed e' portato a ridurre al minimo i
cambiamenti, che gemmano sempre opposizioni. Il comportamento altruistico e'
quello che pensa su tempi lunghi, che privilegia il beneficio futuro rivolto
a beneficiari lontani, rispetto a quello a breve termine, a cui
corrispondono beneficiari presenti. La ricerca e' un investimento ad alto
rischio e a lungo termine per cui richiede lungimiranza e altruismo. Forse
e' proprio per questo motivo, di natura culturale, che da molto tempo in
Italia nella ricerca si investe molto poco, sempre di meno, da parte sia del
pubblico sia del privato. Purtroppo ben pochi non sono corresponsabili di
una situazione tale per cui, nell'ultimo score-board sull'innovazione, siamo
stati relegati al terz'ultimo posto in Europa, stiamo andando "fuori scala",
in senso negativo, relativamente agli investimenti in R&S.
* Rettore del Politecnico di Milano

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Repubblica 23 ott. '01

"L'ITALIA SARA' FUORI DAL MERCATO ASPETTEREMO LE SCOPERTE DEGLI ALTRI"

Silvio Garattini : il pericolo e' perdere il livello conquistato tra i paesi
industrializzati e assistere alla fuga dei cervelli
Roma. "I politici non vogliono capire l'importanza strategica della ricerca.
Nessuno vuol fare piu' il ricercatore e i giovani emigreranno sempre di piu'
all'estero. L'Italia rischia di perdere rapidamente il livello che ha
raggiunto tra i paesi industrializzati". Il professor Silvio Garattini non
riesce a trattenere il suo disappunto dopo l'ennesima notizia sulle scarse
risorse destinate alla ricerca.
La storia si ripete: dopo le promesse, la disillusione.
"Il problema e' chiaro: i governi, di qualsiasi natura e colore politico,
non ritengono strategica la ricerca. Perche' se la ritenessero importante
farebbero gli stessi sforzi che hanno fatto per assicurare una maggiore
sicurezza al Paese. Questa e' certamente importante, ma la ricerca lo e'
altrettanto e rinviare anno dopo anno vuol dire relegare il paese al
sottosviluppo".
Di questo passo il gap con gli altri paesi avanzati sara' incolmabile.
"Gia' oggi noi siamo praticamente fuori dai mercati e dai prodotti che hanno
un alto valore aggiunto, come l'elettronica, le telecomunicazioni e la
farmaceutica. Siamo ridotti al rango di semplici consumatori e concessionari
di prodotti che compriamo da altri".
Un sistema che costa all'Italia migliaia di miliardi.
"Certo. La non ricerca ci costa cifre spaventose. Non esportiamo nuovi
prodotti e siamo costretti a pagare brevetti e licenze per poter mantenere
in vita il sistema. Nel campo biomedico, ad esempio, non possiamo continuare
ad essere parassiti e godere delle scoperte degli altri. Cosi' non possiamo
far valere le nostre opinioni e accettare tutto passivamente. La ricerca ha
tempi lunghi ma, se non cominciamo, non avremo mai risultati".
Anche con i ricercatori siamo messi male.
"Abbiamo la meta' dei ricercatori francesi e poco piu' di un terzo di quelli
inglesi, quindi possiamo scordarci la competitivita' con questi paesi. Nel
frattempo l'eta' media aumenta perche' i giovani, quelli piu' intelligenti e
preparati, preferiscono scegliere carriere nuove e piu' remunerative, come
nell'informatica e nella finanza. Oggi, d'altro canto, vengono date borse di
studio al limite della sopravvivenza. Per queste ragioni i politici devono
capire che e' strategico invogliare i giovani ad intraprendere la ricerca,
perche' e' da li' che nasce l'innovazione, quindi la competitivita'".
Ci sara' un incremento della fuga di cervelli?
"Se non ci sara' una scossa vitale, il processo diventera' inarrestabile. I
giovani che sono fuggiti all'estero non tornano in questa situazione di
miseria, non solo perche' non ci sono soldi, ma anche perche' l'ambiente non
e' molto stimolante".
I privati possono dare una mano?
"L'Airc, Telethon, 30 ore per la vita danno gia' soldi per la ricerca. Ma
certamente non basta. I politici potrebbero stimolare gli investimenti dei
privati detassando le risorse che vengono destinate alla ricerca. Oppure
potrebbero aprire una nuova voce dell'8 per mille: i cittadini potrebbero
scegliere tra le confessioni religiose e la ricerca e questo non costerebbe
nulla allo Stato. Ad esempio le risorse raccolte potrebbero essere destinate
ad accrescere le misere borse di studio ai ricercatori. In fin dei conti non
sono pessimista: alla fine a forza d'insistere qualcosa dovrebbe uscire
fuori".
Mario Reggio

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Repubblica 24 ott. '01

LA RIVOLTA DEGLI SCIENZIATI "IL GOVERNO CI HA TRADITI"

L'incontro organizzato dall'Ulivo e presieduto da Rita Levi Montalcini
contro i tagli alla ricerca previsti dalla legge finanziaria

CLAUDIA DI GIORGIO
ROMA - Di fronte ai tagli alla ricerca proposti dal governo, gli scienziati
italiani hanno tutti i diritti di sentirsi traditi da Berlusconi. Ne e'
certa Rita Levi Montalcini, che ieri mattina, un po' come senatore a vita ma
soprattutto come scienziata e premio Nobel, era al tavolo di presidenza
dell'incontro promosso dall'Ulivo per presentare i suoi emendamenti in
materia di ricerca alla legge finanziaria. Un incontro affollato, dove i
molti interventi di politici e ricercatori non hanno risparmiato critiche
alla decisione del governo di ridurre i fondi destinati alla ricerca
scientifica per complessivi 1500 miliardi nell'arco del prossimo triennio.
"Risparmiare tagliando i fondi alla ricerca e' come bruciare i mobili di
casa per scaldarsi", commenta il fisico Carlo Bernardini, sintetizzando la
convinzione (espressa ieri, tra gli altri, anche dall'astronomo Franco
Pacini e, in un messaggio inviato al convegno, dall'astronauta Umberto
Guidoni), che indebolire gli investimenti pubblici nella ricerca, e
specialmente in quella di base, sia un suicidio strategico, una scelta in
controtendenza con gli altri paesi economicamente avanzati. I quali
incrementano le proprie risorse umane pescando tra i giovani ricercatori di
casa nostra.
Il problema dei giovani ieri e' stato evocato spesso. Ne ha parlato la Levi
Montalcini, che proprio pensando a loro ha presentato un emendamento che
prevede uno sconto fiscale sulle spese sostenute per corsi di formazione
all'estero. E ne ha parlato anche Oscar Luigi Scalfaro, intervenuto
all'incontro per sottolineare che la sua "adesione totale" all'iniziativa
dell'Ulivo e' legata all'esigenza di dare un segnale positivo ai giovani.
I cinque emendamenti del centrosinistra chiedono il ripristino dei 1500
miliardi sottratti alla ricerca scientifica ("la restituzione del maltolto",
l'ha definita Luigi Berlinguer), a cui si aggiunge la proposta di assumere
5000 nuovi ricercatori ad inizio carriera, un'immissione di nuova linfa
(l'invecchiamento del personale e' una delle molte iatture del nostro
sistema di ricerca) che, attraverso meccanismi di cofinanziamento,
costerebbe allo Stato solo 100 miliardi all'anno. Sono proposte che quasi
tutti i partecipanti all'incontro hanno definito minimali rispetto alle
necessita' della ricerca, ma che almeno limiterebbero i danni. E
impedirebbero quello che, secondo i parlamentari dell'Ulivo, e' l'obiettivo
reale del governo Berlusconi: smantellare la ricerca pubblica. Un coro di
critiche, soprattutto da parte degli scienziati, accoglie infatti l'ipotesi
del centrodestra di delegare il finanziamento della scienza alle imprese,
che in Italia non hanno mai dimostrato ne' la lungimiranza e ne' la
capacita' di rischio necessarie per farlo.
"Mi auguro che la maggioranza capisca il danno che sta per fare", ha detto,
a chiusura dell'incontro, Giovanni Berlinguer. "Ma bisogna che nascano
iniziative capaci di produrre un movimento di largo respiro. Qualunque sia
l'esito dei nostri emendamenti, la lotta dovra' continuare".
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Le Scienze 25 ott. '01

UNO STUDIO PER VALUTARE LA "QUANTITA'" DELLA RICERCA

Secondo i risultati, il 9,8 per cento degli articoli riguardanti la ricerca
sul cancro
Un'analisi compiuta da tre esperti italiani dell'Universita' di Udine ha
mostrato che il 37,7 per cento degli articoli scientifici pubblicati nel
mondo riguardanti la ricerca sul cancro proviene dagli Stati Uniti;
sorprendentemente, al secondo posto si trova l'Italia, con il 9,8 per cento
degli articoli, poi l'Inghilterra con l'8,5 per cento, il Giappone (6,9 per
cento) e la Francia (6,3 per cento). I risultati di questo studio sono stati
comunicati durante la European Cancer Conference di Lisbona.
Per il Dr Francesco Grossi i risultati sono stati piu' o meno quelli attesi,
con gli Stati Uniti, il Giappone, l'Inghilterra e la Francia al primo posto,
ma l'Italia ha rappresentato una piacevole sorpresa. Lo stimolo iniziale per
questo studio e' stato proprio quello di valutare il contributo dell'Italia
alla ricerca sul cancro.
I ricercatori hanno analizzato 3142 articoli scientifici cercando di
stabilirne l'importanza basandosi su un semplice indice, il numero di volte
che essi sono stati citati in altri lavori successivi. E' risultato cosi'
che in media gli articoli statunitensi, secondo questa valutazione, non sono
solo piu' numerosi, ma anche leggermente piu' importanti di quelli europei.
I ricercatori hanno in realta' individuato 3247 articoli, tutti pubblicati
tra il 1995 e il 1999, ma la ricerca e' stata ristretta a 25 paesi con
almeno 10 articoli ciascuno.
Ma come mai l'Italia si trova cosi' in alto nella classifica? Dall'analisi
e' emerso che le nazioni con molti medici, come l'Italia, sembrano produrre
piu' pubblicazioni scientifiche. Molto probabilmente, l'alto numero degli
articoli dipende semplicemente dall'alto numero dei ricercatori coinvolti.
Anche se il numero degli articoli puo' sembrare molto alto, essi in realta'
rappresentano solo una piccola parte di quelli pubblicati annualmente. Si
stima infatti che ogni anno almeno due milioni di articoli abbiano una certa
rilevanza per la pratica medica. Un medico, quindi, per rimanere aggiornato
nel suo campo dovrebbe leggere circa 19 articoli al giorno.
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Il Corriere della sera 24 ott. '01

SCIENZA, L' ULTIMO PALCOSCENICO DELLA CREATIVITA'

Spazio e computer: navigando verso il nuovo mondo dell' immaginazione. L'
idillio nacque con Leonardo e il Rinascimento e duro' fino alla Rivoluzione
francese. Con l' epoca romantica arrivo' il divorzio
Formenti Carlo
FRONTIERE A Torino artisti, ricercatori e filosofi discutono sull'
evoluzione di un rapporto che si sta facendo sempre piu' stretto Scienza, l'
ultimo palcoscenico della creativita' Spazio e computer: navigando verso il
nuovo mondo dell' immaginazione Dopo l' idillio rinascimentale - quando
Leonardo dominava sia lo spazio fisico che lo spazio mentale - e dopo il
divorzio voluto dai romantici - che vedevano il rapporto fra arte e scienza
come una lotta fra mondo della vita e ragione astratta - artisti e
scienziati tornano a dialogare. A gettare un ponte e' di nuovo la comune
esigenza di pensare e rappresentare lo spazio. E il dialogo e' agevolato
dalle nuove tecnologie che, da un lato, consentono alla scienza di
concettualizzare lo spazio come algoritmo, file, sistema, dall' altro
permettono all' arte di sperimentarlo come spazio virtuale. Di questo si
occupera', da oggi a sabato, il convegno internazionale "Pensare lo Spazio",
organizzato dall' Isi (Institute for Scientific Interchange) a Villa Gualino
(Torino), al quale parteciperanno artisti, scienziati e filosofi. Dagli
interventi, sembrano emergere due grandi tendenze: da una parte, c' e' chi
mette in luce la convergenza fra le diverse forme della creativita' umana,
che attingono tutte al nuovo potenziale immaginativo liberato dalla tecnica,
dall' altro, c' e' chi parla di irriducibile differenza fra spazio della
rappresentazione e spazio dell' esperienza. Partiamo dai primi. Secondo
James Bailey, esperto di Intelligenza Artificiale e manager della Thinking
Machines Corporation, cosi' come le tecnologie della stampa avevano favorito
le conoscenze scientifiche codificabili in lettere e numeri, le tecnologie
elettroniche, in virtu' della capacita' di visualizzare l' aspetto evolutivo
dei fenomeni, favoriranno l' avvento d' una scienza fondata sulle capacita'
immaginative. Capacita' su cui insiste anche lo studioso italo americano di
Computer Science Tommaso Toffoli (Boston University). E l' artista digitale
Robert Bowen sostiene che la realta' virtuale, oltre a realizzare quel
desiderio d' immersione in mondi esotici che e' una nostra esigenza
strutturale (un tempo soddisfatta dai romanzi), aiuta a capire la
sostanziale identita' di arte e scienza come gioco dell' immaginazione, come
attivita' non condizionate dalle necessita' della vita. Mario Rasetti,
docente di Meccanica Statistica al Politecnico di Torino e segretario dell'
Isi, accentua l' analogia: "Si tratta di affrontare - dice anticipando il
suo intervento - un antico dilemma della fisica, cioe' se lo spazio tempo
sia il palcoscenico su cui capitano le cose, o se si tratti di variabili
dinamiche che evolvono come tutti gli altri fenomeni. Un nuovo approccio a
questo dilemma e' la teoria secondo cui ogni punto dello spazio tempo puo'
essere concepito come un computer che si connette con tutti gli altri
punti". Questa tesi, mentre evoca una sorta di trama informativa sottostante
alla realta', ha anche un forte impatto sull' arte, perlomeno nella misura
in cui l' opera non e' piu' un oggetto ma un file. Cosi' Brian Hayes
(collaboratore di American Scientist) sostiene che una foto digitale non si
limita a rappresentare-fissare un momento irripetibile della realta', ma e'
il punto di partenza di una serie infinita di manipolazioni, una versione
digitale della borgesiana Biblioteca di Babele. Questa illimitata
possibilita' di conversione trova altri esempi in campo musicale: il
musicista e compositore Giulio Castagnoli ricorda, sulle tracce di Schumann,
che lo spazio acustico di un' opera d' arte nasce nella mente del
compositore, si trasferisce sulle due dimensioni di un foglio per poi
espandersi nelle tre dimensioni d' una sala per concerti. "Si puo' vedere
con le orecchie - aggiunge Rasetti citando un e sperimento dell' Universita'
di Chicago dove, generando dei campi sonori stazionari in uno spazio buio,
si e' dimostrato che e' possibile orientarsi anche senza vedere - e cio'
conferma la tesi del matematico Mark Kac, secondo cui, conoscendo i dati
relativi alle onde sonore emesse da un tamburo, se ne potrebbe ricostruire
la topologia". Ma non tutti i relatori sono convinti della possibilita'
illimitata di ricostruire la realta' percettiva a partire dallo spazio della
mente. A rivendicare l' autonomi a della percezione saranno soprattutto
artisti figurativi come Giorgio Griffa che, citando Bruce Chatwin e la sua
abitudine di "fissare uno spazio percorrendolo a piedi", afferma di seguire
lo stesso metodo davanti a un quadro: la tela va considerata come "frammento
di uno spazio indefinito e in espansione" al quale non si puo' dare un'
organizzazione a priori, ma in cui bisogna entrare per poi percorrerlo
tracciando un segno dopo l' altro. O come Marco Gastini, che dice: "Mi
sorprendo ogni volta di cio' che sto facendo, e studio gli spazi su cui
lavoro, anche quando si tratta dello spazio anonimo di un muro, per scoprire
le energie e le tensioni che li attraversano e aiutarle a uscire, a farsi
vedere. Ecco perche' parlero' molto dei materiali con cui lavoro". A
difendere questo approccio empirico contribuira' infine Maurizio Ferraris,
ordinario di Filosofia Teoretica all' Universita' di Torino: "Nel programma
il titolo del mio intervento e' Vedere e pensare, ma il titolo giusto
sarebbe Veder e o pensare, visto che affrontero' la differenza fra cio' che
vediamo e cio' che pensiamo. Non condivido i sogni prometeici dell' era
digitale, che alimentano l' illusione di espandere all' infinito pensiero e
percezione: io penso che la percezione abbi a limiti invalicabili. La nuova
immaginazione scientifica e' leibnitziana, crede nella trasformazione
illimitata del mondo a partire dai concetti, ma si tratta di una
trasposizione illecita del paradigma epistemologico in campo ontologico. In
parole povere: io posso pensare che questo tavolo e' fatto di atomi o di
bytes, ma cio' che continuo a vedere sono il suo colore, le sue dimensioni,
eccetera". Carlo Formenti Il convegno "Pensare lo spazio" organizzato dalla
Fondazione Isi e dalla Regione Piemonte si tiene da oggi a sabato 27 ottobre
a Torino, a Villa Gualino. Per ulteriori informazioni, tel 011.6603090
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La Nuova Sardegna 25 ott. '01

CAGLIARI:"VUOI DIVENTARE INGEGNERE? SCEGLI BIOLOGIA"

Cagliari. "Vuoi diventare ingegnere o informatico? Iscriviti in Biologia".
E' questa la proposta che arriva dall'Universita' di Cagliari ad una
cinquantina di matricole che dopo aver partecipato alla selezione per
l'iscrizione alla facolta' di informatica sono arrivati, e non per colpa
loro, fuori tempo massimo per partecipare ai test d'ingresso nella facolta'
di ingegneria.
Per meglio capirci questi studenti si erano presentati regolarmente a
settembre per partecipare alla selezione del corso di Informatica ma la
decisa denuncia di presunti brogli da parte di uno studente aveva fatto
saltare le prove. In questo stesso periodo pero' erano stati programmati
anche i test per la facolta' di ingegneria che, pero', non avevano carattere
selettivo. Insomma anche l'ultimo arrivato poteva presentare la domanda per
seguire i corsi di ingegneria.
Una sorta di test d'ingresso non penalizzante. Invece quanti hanno giocato
tutto sul corso di Informatica e sono rimasti esclusi dalla graduatoria
quando hanno cercato di iscriversi ad ingegneria hanno trovato gia' chiuse
le iscrizioni.
"Se volete potete iscrivervi in biologia", e' stato detto loro come se la
differenza tra i due corsi di laurea fosse poca cosa. "Ci chiediamo -
sostengono queste matricole - come viene decisa la nostra esclusione se
quella prova non aveva carattere selettivo. Tutti quelli che hanno compilato
i moduli sono risultati iscritti. La nostra mancata partecipazione e' stata
determinata dall'amministrazione universitaria che ha modificato, in seguito
alla denuncia di uno studente, la data della prova di selezione per ingresso
al corso di informatica. Ancora una volta gli errori dei potenti viene
scaricata sui deboli". Ma il fatto potrebbe avere altre conseguenze perche'
gli esclusi preannunciano denunce e ricorsi alla magistratura.
E.A.
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L'Unione Sarda 23 ott. '01

CAGLIARI: UN CAMPUS PER L'ESERCITO DEI FUORI-SEDE

I programmi dell'Ersu
per risolvere il problema degli studenti che non trovano casa in citta'
College e servizi ricreativi nell'ex semoleria di viale La Plaja
Se tutto va bene, entro quest'anno l'Ersu aprira' all'interno della Sem
Molini di viale La Plaja il cantiere per la realizzazione del primo campus
universitario della Sardegna. Finalmente una buona notizia per gli studenti
fuori sede che all'inizio di ogni anno accademico sono costretti a dannarsi
l'anima per trovare un alloggio senza pesare troppo sulla famiglia. Non sono
meno di quindicimila, una bella realta' che pero' si scontra con un mercato
che definire "selvaggio" e' un puro eufemismo. Nelle "case dello studente"
ce ne stanno un migliaio, a fronte di una richiesta di quasi novemila: se
non si vuole trascorrere la giornata in treno o in pullman non resta che
l'affitto in nero, il subaffitto o altre soluzioni mortificanti.
Il campus potrebbe essere il volano del nuovo modello di vita universitaria
a cui puntano i responsabili dell'Ersu. "Lo studente fuori-sede - afferma il
presidente Luigi Sotgiu - deve uscire dal ghetto in cui per troppi anni e'
stato lasciato. Non e' una figura occasionale della citta': semmai una parte
integrante per due buoni motivi: economico e sociale. Chi arriva da fuori
porta una realta' diversa e riparte con una nuova esperienza. Del resto sono
questi giovani la nuova classe dirigente dell'intera Sardegna: non solo di
Cagliari".
Nella immensa struttura di viale Plaja c'e' posto per un vero villaggio
universitario: non solo per realizzare la quota di alloggi necessaria per
coprire la graduatoria dei richiedenti, ma anche per attivita'
extradidattiche come ristoranti, pizzerie a misura di studente. Librerie e
spazi per la musica, il tempo libero la cosiddetta integrazione. "L'Ersu -
aggiunge il presidente Sotgiu in carica da sei anni - sta valutando anche
l'offerta d'uso per il vicino cinema "Adriano": sarebbe un giusto e idoneo
complemento per la grande massa degli studenti pendolari che viaggia e
spesso sciupa il tempo libero. Naturalmente stiamo pensando ad un uso
intelligente del locale: rassegne formative e di un certo peso culturale".
Se la riapertura dell'ex cinema "Adriano" non prevede spese, molto diverso e
impegnativo e' il discorso del campus": l'Ersu ha messo in campo buona parte
delle sue risorse: 15 miliardi che con le altre entrate previste dallo Stato
e dall'Unione europea arrivano a 52. Il conto complessivo sale a 70 miliardi
con la partecipazione (14 miliardi) dei privati chiamati a gestire i servizi
e quant'altro verra' realizzato nel complesso oltre le opere istituzionali.
"Forse e' questa la grande novita' contenuta nel Piano integrato d'area
presentato al Comune" dice, convinto di aver colto nel segno, il presidente
dell'Ersu: "Finora i privati non erano mai stati coinvolti in questo tipo di
iniziative: oggi invece si puo' parlare di un nuovo corso anche nelle
strutture universitarie".
E dal campus si torna alle case per studenti con una amara constatazione:
finora i proprietari di alloggi liberi hanno scelto il "mercato selvaggio" e
gli affitti in nero per sfuggire al fisco. In realta' esiste una nuova legge
che consente uno sgravio fiscale e l'abbattimento dell'Ici sugli immobili di
coloro che registrano il contratto regolarmente. Si espongono ai rischi di
un controllo da parte della Guardia di Finanza - che sul punto e' piuttosto
severa - piuttosto che aprire a un mercato interessante e promettente. "Ecco
perche' - spiega Sotgiu - il ruolo del privato nel campus e' molto
positivo". C'e' solo da augurarsi che serva a certificare un cambio di rotta
sostanziale.
Arrivare a 1700 alloggi disponibili come e' nei programmi dell'Ersu non
dovrebbe essere particolarmente difficile con la nuova struttura: e' vero
che l'ente si e' dichiarato pronto a cedere in permuta l'ex albergo
"Moderno" di via Roma (100 posti letto) ma il grosso della disponibilita'
dovra' arrivare dal campus e dalla riorganizzazione degli uffici.
A questo proposito va sottolineato che l'ex palazzina del Cis al Corso oggi
e' sottoutilizzata mentre invece potrebbe riunire tutti gli uffici che
attualmente non solo sono sparpagliati in piu' punti ma costano anche 400
milioni l'anno. "Stiamo facendo tutto il possibile - conclude Sotgiu - per
dare agli studenti fuori-sede cio' di cui ha necessita' ma soprattutto
favorire l'integrazione cittadina. Forse non tutti hanno presente il loro
numero: su 40 mila iscritti almeno la meta' e costituita da pendolari e
fuori-sede". Che contribuiscono all'economia cittadina ma che sono costretti
a vivere come in un ghetto. "Tutto sbagliato - dice il presidente
dell'Ersu - bisogna davvero cambiare".
Giovanni Puggioni
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L'Unione Sarda 21 ott. '01

I GIOVANI PER LE LIBERTA': "IL RETTORE NON PUO' CACCIARE GLI STUDENTI DALLA CITTA'"

Il Coordinamento regionale dei Giovani per le liberta' ha espresso "il
totale disappunto per le dichiarazioni rilasciate dal rettore
dell'Universita' durante un incontro con gli studenti di psicologia". E'
inammissibile - e' detto in una nota - che il rettore, nel momento in cui
gli studenti segnalano il disagio che stanno vivendo per la totale
disorganizzazione dell'Universita' cagliaritana, individui come unica
soluzione quella di consigliare ai malcapitati studenti di cambiare facolta'
o citta', cacciandoli dalla propria terra. Quest'affermazione, infatti, non
puo' essere giustificata in nessun caso e non e' di certo cosi' che si
impostano discussioni serie e proficue. Ed e' ancor meno tollerabile la
minaccia di istituire, nel caso le polemiche non si plachino, il numero
chiuso: questi discorsi sono inaccettabili da chiunque, e lo sono ancor meno
se fatti dal Rettore dell'Universita'. Inoltre - conclude il coordinamento
di Giovani per le liberta' - siamo costretti a ricordare al Rettore che
nessuno per frequentare l'Universita' spende duecentomila lire l'anno, e che
il paragone con altre Universita' d'Italia e' fuori luogo".


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Corriere della Sera 26 ott. '01

VIA LIBERA ALLA CLONAZIONE ANIMALE IN ITALIA

La decisione di Sirchia. I ricercatori: effetti benefici anche per l'uomo.
Verdi e Legambiente insorgono
ROMA - Era il 5 marzo del '97, un giorno che i nostri uomini di laboratorio
ricordano come uno dei piu' bui per la ricerca italiana. L'ex ministro della
sanita' Rosy Bindi con un'ordinanza vieto' ogni forma di clonazione,
compresa quella animale. Il divieto e' stato reiterato 10 volte, piu' o meno
nella stessa forma. Da allora niente piu' esperimenti, a meno che non si
trattasse di moltiplicare esemplari di specie in estinzione o geneticamente
modificati allo scopo di trovare nuove terapie per l'uomo. Un ammorbidimento
introdotto a fine '98, dopo le proteste. Ora si cambia marcia. Il ministro
della Salute Girolamo Sirchia ha confermato l'intenzione di cancellare il
divieto. Da gennaio diventera' possibile lavorare su cellule e embrioni di
animali per riprodurne fotocopie.
ENTRO L'ANNO - Assorbito dal decretone sulla Sanita' e dal piano
antibioterrorismo, Sirchia pensa al 2002: "Entro l'anno risolvero' questo
problema", ha ribadito, ricordando di essere stato proprio lui a firmare
l'ultima ordinanza che scadra' il 31 dicembre: "Ma ero appena diventato
ministro, e' stato un atto automatico, mi sembrava irrispettoso cambiare
senza aver ascoltato il Parlamento cosa che adesso faro'". Il suo gabinetto
studiera' la forma con cui introdurre un nuovo sistema: "Vietare la
clonazione animale non ha senso, specie per le ripercussioni positive
sull'uomo".
EFFETTI - Clonazione animale vista dunque non solo come un vantaggio per la
zootecnia , come spiega Carlo Alberto Redi, ordinario di zoologia e biologia
dello sviluppo a Pavia che col suo gruppo partecipo' assieme a giapponesi e
americani alla nascita di Cumulina, il primo topo duplicato: "E'
un'iniziativa molto attesa. Il ricercatore Sirchia sa quanto possono essere
importanti i modelli animali per spianare la strada agli studi sulle cellule
staminali, le piu' primordiali, ottenute attraverso la cosiddetta
riprogrammazione genetica che si ottiene attraverso tecniche di clonazione.
E' indispensabile capire cosa avviene sulle altre specie per capire se c'e'
una reale prospettiva di applicazione sull'uomo". Redi si augura che alla
cancellazione del divieto seguano finanziamenti.
RICERCATORI - Il mondo della ricerca accoglie con grande favore la novita'.
Si lascia sfuggire un sospiro di sollievo Cesare Galli, il veterinario di
Cremona che nel gennaio del '99 fece nascere Galileo, primo toro clonato al
mondo. Oggi il bovino gode di ottima salute ed e' identico ai suoi simili se
non fosse per la sterilita' forse non addebitabile all'insolito
concepimento. Esposto ad una mostra, Galileo venne posto sotto sequestro.
Galli ha ricorso al Tar sul divieto di clonazione: "In nessuna altra parte
del mondo esistono questi paletti". Esulta anche Lino Loi, veterinario,
docente all'universita' di Teramo, clonatore di un muflone sardo, razza in
via di estinzione. Ombretta, cosi' si chiama la sua creatura, e' nata da
cellule morte: "Finalmente ricominceremo a lavorare. Sugli animali queste
tecniche permetteranno di selezionare e sfruttare le potenzialita' genetiche
delle razze fino ad ottenere, ad esempio, mucche longeve, produttive, immuni
da mastite. Potremo salvaguardare specie minacciate da infezioni".
POLEMICHE - Scontata la chiusura ermetica dei Verdi. Loredana De Petris
indica la clonazione animale come l'anticamera di quella umana e definisce
di una "gravita' inaudita" le dichiarazioni di Sirchia. Legambiente dipinge
scenari terrificanti: "Avremo fattorie di mostri. Potremmo cosi' arrivare a
sperimentazioni selvagge, senza garanzie". Gli antivivisezionisti paventano
il peggio. "Siamo sconvolti, la decisione danneggia gli animali e spalanca
la porta alla clonazione umana".
mdebac@corriere.it

Margherita De Bac
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Repubblica 23 ott. '01

SIRCHIA: "PAGELLA AGLI OSPEDALI COSI' I MALATI POTRANNO SCEGLIERE"

Il progetto affidato all'Istituto Superiore di Sanita': una classifica dira'
quali sono le cliniche e i reparti migliori
MARIO REGGIO

ROMA - "Gli italiani avranno presto a disposizione la classifica degli
ospedali migliori per quanto riguarda angioplastiche e bypass
aortocoronarici, i trapianti e gli interventi di artroprotesi dell'anca".
Parola di Girolamo Sirchia. Il ministro della Salute ha dato la notizia
ieri. "Siamo gia' partiti - ha proseguito - con questo progetto, affidato
all'Istituto Superiore di Sanita'. Vogliamo fare quello che in qualche modo
fanno gia' negli Stati Uniti: cioe' calcolare la graduatoria in termini di
mortalita' e di morbilita' (il costo sociale della malattia, ndr), per
identificare gli ospedali migliori, fra coloro che trattano alcune patologie
particolari come le rivascolarizzazioni miocardiche e i bypass
aortocoronarici. Credo che questo sia un grande passo avanti". La prima fase
scattera' il prossimo 25 ottobre e si comincera' con i reparti di
Cardiochirurgia.
Il ministro Sirchia ha aggiunto: "Abbiamo, avremo qualche difficolta',
perche' la metodologia e' gia' a punto, ma c'e' gente che non gradisce che
si vada a vedere i numeri. Quindi avremo resistenze, ma andremo avanti.
Abbiamo gia' cominciato a dare indicazioni anche al Centro nazionale
trapianti che si muova in questa direzione".
"Ci muoviamo esattamente nelle direzione di individuare la qualita' - ha
concluso il ministro - e comunicare alla gente dove essa sia. Le migliori
strutture non avranno che da giovarsene. Forse altre meno, ma saranno
comunque stimolate a fare". Il ministro ha poi precisato che l'indagine sui
migliori ospedali sara' su base volontaria. "Sappiamo bene - ha spiegato -
che all'inizio la ricerca della qualita' e' difficile, specialmente quando
si vuole poi comunicare ai cittadini il risultato. Per questo siamo partiti
su base volontaria. I Centri che vogliono partecipare partecipano. Poi,
ovviamente, sappiamo che selezioniamo i migliori, pero' siamo anche certi
che spingiamo tutti gli altri a correre dietro ai migliori". L'indagine
verra' fatta facendo compilare agli ospedali e ai Centri specialistici una
scheda, con i loro dati. "C'e' una scheda - ha spiegato infatti Sirchia -
che va ormai avanti da 67 anni in America, e che noi copiamo pari pari, in
cui si segnala, tra l'altro, la numerosita' della casistica, la gravita'
della malattia e i tempi di dimissione". Immediate le reazioni. Preoccupati
i medici: "Gli ospedali funzioneranno come i supermercati - commenta Stefano
Biasioli, presidente del Cimo, sindacato medici ospedalieri - con il bollino
di qualita' per i prodotti migliori". Soddisfatto, invece, il Tribunale per
i diritti del Malato che da anni si batte per informare i malati sui servizi
sanitari piu' qualificati e sicuri. Ma non finisce qui: l'ospedale del
futuro e' destinato ad essere il domicilio del malato. Lo ha affermato
Sirchia nel suo intervento alla manifestazione per celebrare i 20 anni del
Centro Cardiologico Monzino di Milano. "Proprio qui e' nato il primo
sistema, in Italia e in Europa, di ospedalizzazione domiciliare
postchirurgica; vale a dire il reinserimento precoce, ma protetto, nella
propria vita familiare di tutti i pazienti operati al cuore".

LA SCHEDA

ROMA - Per gli ospedali italiani sara' utilizzato il criterio di valutazione
americano. Le pagelle statunitensi, come ha spiegato Sirchia, "segnalano la
numerosita' della casistica, la gravita' della malattia e la morbilita'
della cura e della degenza al momento della dimissione e dopo tre mesi". In
pratica per ogni paziente verranno "schedati" cure, decorso e costo per la
sanita' pubblica. Per determinate specialita', come cardiologia o
cardiochirurgia, e in generale per tutti gli interventi che presentino
rischio di vita, sara' anche valutato il livello di mortalita', non solo
della struttura ma anche rispetto al chirurgo che esegue l'operazione. A
differenza di quanto avviene negli Usa pero' in Italia non sara' tenuto
conto del parere dei medici.

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Repubblica 26 ott. '01

SANITA', COMPROMESSO AL SENATO PIU' COSTOSI I FARMACI PER LE REGIONI

Passa il maxiemendamento sul contenimento della spesa. Ghigo: mancato
risparmio di 2 mila miliardi
MARIO REGGIO
ROMA - Passa in Senato il maxiemendamento sulla sanita'. Un percorso ad
ostacoli che, oltre alla bocciatura dell'opposizione, ha creato forti
tensioni anche nella maggioranza. Una maggioranza un po' schizofrenica che
ha cambiato idea piu' volte nell'arco di 24 ore. E che si e' anche scontrata
col governo. Prima ha rassicurato i presidenti delle Regioni che l'accordo
di agosto sui tagli sarebbe stato rispettato. Poi nella notte tra mercoledi'
e giovedi' il colpo di scena: scompare l'articolo che affida alle regioni
l'acquisto diretto dei farmaci per le patologie a rischio e croniche
direttamente dalle aziende, con un risparmio del 50 per cento. Quindi, ieri
mattina, dopo la levata di scudi di tutti i presidenti delle Regioni,
l'ennesimo dietrofront: si all'acquisto diretto, ma convenzione obbligatoria
con le farmacie.
Vediamo ora i punti essenziali del decreto.
Fondo sanitario. Aumento di 20 mila miliardi in tre anni, passa dal 5.2 per
cento del Pil al 5.8. Ripiano di 6 mila miliardi alle Regioni per i debiti
pregressi. Le Regioni saranno obbligate a trovare gli strumenti finanziari
(ticket, tasse, prestiti) in caso di sforamento. Il tetto della spesa
farmaceutica e' fissato al 13 per cento del bilancio sanita' di ogni
regione. La spesa sanitaria non puo' superare per il 2001 il budget del 2000
maggiorato del 4.5 per cento. Le Regioni devono uniformare i costi di beni e
servizi attraverso un centro unificato d'acquisto.
Farmaci. Le Regioni acquistano direttamente alcune categorie di farmaci
dalle aziende, ma invece di distribuirli direttamente senza costi, sono
obbligate ad avvalersi delle farmacie, con un costo aggiuntivo del 26%.
Ancora le Regioni potranno decidere quali prodotti, tra quelli considerati
non essenziali dalla Commissione Unica del Farmaco, possono essere
rimborsati in parte o del tutto. Il rimborso dei farmaci generici avverra'
sulla base di quelli meno costosi. Per ogni ricetta si potranno prescrivere
solo tre farmaci, eccetto per gli antibiotici in confezione monodose, per le
medicine ai pazienti affetti da epatite cronica.
Medici ospedalieri. Proroga per i medici a tempo determinato, fino al
febbraio 2002, per la scelta del rapporto esclusivo, in attesa del decreto
del ministro Sirchia che smontera' il decreto Bindi sull'intramoenia ed il
lavoro privato esterno.
Critica la posizione del presidente della Conferenza StatoRegioni Enzo
Ghigo: "Si rischia un mancato risparmio di 2 mila miliardi, si rischia di
non poter rientrare nei budget assegnati dal Governo".
Dura la replica di Rosy Bindi: "E' un governo inaffidabile che sul decreto
della Sanita' presenta un maxiemendamento senza copertura finanziaria. Ci si
prende gioco degli accordi fatti con le regioni e con la stessa
maggioranza".

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Il Sole24Ore 22 ott. '01

INFERMIERI, LO STIPENDIO NON CATTURA I GIOVANI

Sanita' - In Italia ci sono 100mila posti di lavoro ma, nonostante i
miglioramenti di contratto, restano basse le iscrizioni ai corsi di
quest'anno
Paolo Del Bufalo
Chi vuol fare l'infermiere? Al Nord quasi nessuno, mentre al Centro-Sud
della Penisola le cose migliorano, ma non abbastanza per far fronte alla
cosiddetta "emergenza infermieristica". E questo nonostante negli ultimi
anni la professione abbia ottenuto la laurea triennale, quella
specialistica, una maxi-promozione contrattuale e sia ormai a un passo
dall'accesso al piu' alto livello dirigenziale: il management dei servizi.
Tradotto in stipendi vuol dire che un neoassunto dopo i tre anni di corso di
laurea (o di diploma universitario nelle facolta' che non l'hanno ancora
attivata) puo' guadagnare circa 22mila 350 euro lordi l'anno (poco piu' di
43 milioni di lire), destinati a salire a quasi 36mila euro l'anno (circa 70
milioni di lire) con dieci anni di anzianita' e una funzione di caposala,
per passare a oltre 61mila euro l'anno lordi (quasi 120 milioni di lire) con
il salto prossimo venturo ai piu' alti livelli della dirigenza manageriale
(per non piu' di 500-600 "eletti"). Cifre alle quali vanno aggiunte ancora
una serie di indennita' che il dipendente potra' guadagnare "ad personam"
nell'azienda sanitaria. Ma sembra che ancora non basti. Rispetto alla
professione infermieristica, molti giovani preferiscono tentare la strada
dell'iscrizione a Medicina o indirizzarsi verso corsi in apparenza piu'
redditizi nel settore sanitario (fisioterapia, logopedia ecc.). Un
neo-assunto infermiere, tuttavia, gia' lavora a 21 anni di eta', mentre un
neo-assunto medico non si affaccia al mondo del lavoro dipendente prima dei
29-30 anni. A questo punto lo stipendio dell'infermiere trentenne (con dieci
anni di anzianita', appunto) equivale a quello del "dottore" appena assunto,
con la differenza che l'infermiere ha gia' alle spalle dieci anni di
stipendi e di esperienza. Non solo: mentre per gli infermieri il posto e'
assicurato, di medici disoccupati ce ne sono almeno 60mila e altri 40mila si
arrangiano come possono. Il dato sulla scarsa volonta' dei giovani a
"studiare da infermiere" emerge dall'analisi delle domande per l'iscrizione
ai corsi di laurea triennale o diploma universitario nell'anno accademico
2001-2002: 0,8 domande per un posto nelle Universita' del Nord (con punte
minime a Ferrara di 0,5 e massime a Milano San Raffaele e Udine di 1,2),
contro le 2,1 medie del Centro-Sud (con il minimo di 0,7 domande per un
posto alla seconda sede della Sapienza di Roma, ma un massimo di 9,1 domande
a Palermo e valori quasi sempre superiori alle 2 domande per posto). Il
risultato e' l'acuirsi dell'emergenza infermieristica, che - secondo la
Federazione dei Collegi professionali degli infermieri -, registra ormai una
carenza di almeno 100mila unita' in base agli standard europei e di non meno
di 60mila operatori rispetto al naturale ricambio dei posti nelle piante
organiche delle aziende sanitarie. Il tutto, concentrato soprattutto nelle
strutture sanitarie del Nord Italia, dove sempre piu' si rivolge
l'attenzione agli infermieri extracomunitari. Che stentano a ottenere
l'autorizzazione a esercitare la professione in Italia, soprattutto perche'
i loro curricula formativi sono troppo dissimili rispetto a quelli degli
infermieri italiani. "Abbiamo chiesto al ministro alcune innovazioni che, a
questo punto, rappresentano un ulteriore, necessario impulso alla
professione - ha affermato Annalisa Silvestro, presidente della Federazione
dei Collegi professionali - fra cui l'equipollenza fra i diplomi
universitari e le lauree triennali, veri master di formazione specialistica
post-laurea, la libera professione intramoenia e una corretta definizione
delle figure di supporto necessarie ad allegerire l'infermiere di compiti
ormai impropri e obsoleti rispetto alla sua professionalita'". Il ministero
della Salute sta elaborando in questo senso alcune soluzioni per
l'emergenza. Un decreto che potrebbe essere approvato a breve apre la
strada, infatti, all'utilizzo di infermieri "cessati" dalla professione, che
sarebbero richiamati in azienda con contratti libero-professionali, e
disegna un percorso di specializzazione post-laurea triennale organizzato a
livello regionale e una formazione complementare per la nuova figura di
operatore sociosanitario che renda questi operatori "collaboratori
infermieristici". Per discutere il tutto e' pronto, come e' avvenuto per i
medici, un "tavolo di confronto permanente" a cui siederanno tutte le
professioni sanitarie, le Regioni, la Funzione pubblica e l'Universita'.
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Il Corriere della sera 23 ott. '01

UNA LAUREA PER FARE I LETTI

Remuzzi Giuseppe
Perche' mancano infermieri UNA LAUREA PER FARE I LETTI di GIUSEPPE REMUZZI*
Una nota del Corriere del 3 ottobre e l' intervista al professor Ravasi di
venerdi' scorso sollevano un problema di grande importanza. Mancano in
Lombardia ottomila infermieri e questa emergenza rischia di paralizzare gli
ospedali. Ma come si puo' ovviare a questa situazione? Va detto che in
Lombardia la carenza e' piu' drammatica la' dove infermieri ne servirebbero
di piu': nei grandi ospedali pubblici che di fatto sostengono l' attivita'
medica piu' impegnativa. Da quando pubblico e privato sono stati messi sullo
stesso piano (anche se di fatto operano con regole diverse) molti infermieri
vanno nelle cliniche private che, non essendo vincolate all' emergenza,
possono ridurre l' attivita' al sabato e alla domenica, li possono pagare di
piu' e assumere senza concorso. A questo non dovrebbe essere difficile porre
rimedio. Si tratta, ora che e' stato formulato il Piano sanitario regionale,
di decidere come impegnare al meglio gli operatori. Ma non e' tutto: e'
necessario ridare prestigio al loro lavoro. L' infermiere che, molto piu'
del medico, e' a contatto continuo con l' ammalato, e' di fatto protagonista
quanto il medico dei successi della medicina. Non si guariscono gravi
malattie senza infermieri bravi e dedicati il cui impegno e' sotto gli occhi
di tutti, ma di cui non si parla mai (non e' cosi' in Inghilterra e negli
Stati Uniti). Inoltre bisogna cambiare la formazione. Una volta i grandi
Ospedali avevano scuole-infermieri e gli allievi erano parte integrante e
preziosa dell' organizzazione. Oggi la formazione e' diventata prerogativa
dell' Universita': cosi' dopo cinque anni di liceo ne servono altri tre di
studi universitari per poi essere "l' infermiere unico", quello per cui le
associazioni di categoria si sono battute prima di questa riforma. Il
risultato e' che ora abbiamo infermieri laureati che fanno tutto: i prelievi
e i letti, puliscono gli ammalati; poi fanno funzionare macchine
sofisticatissime e nelle emergenze rianimano. L' Universita' per gli
infermieri va bene (ormai c' e'), ma non serve che sia per tutti. Dovrebbe
essere riservata ad un numero abbastanza limitato di infermieri dirigenti
cui affidare compiti di responsabilita': la formazione dei giovani e poi l'
organizzazione di interi reparti, terapie intensive, sale operatorie, cui
corrisponderanno altrettante specializzazioni. Questi compiti gli vanno
affidati perche' e' il loro lavoro e lo fanno meglio e con piu' entusiasmo
dei medici che invece dovrebbero dedicare piu' tempo allo studio e alla
ricerca. Gli infermieri laureati poi non possono essere pagati quattro volte
meno di un medico, laureato anche lui. E per chi vuole fare l' infermiere ma
non se la sente di arrivare alla laurea? In Italia come in Europa e negli
Stati Uniti ci devono essere livelli diversi. Accanto alla laurea, ci
vorrebbe una scuola professionale, per gli infermieri, come c' e' per i
geometri e i ragionieri, che gli consenta di cominciare a lavorare subito.
Una riforma cosi' se si dovesse fare richiederebbe comunque anni. E intanto?
Si puo' pensare ad un accordo con altri Paesi per la formazione di
infermieri che provengono da aree piu' svantaggiate (quelli dell' Est per
esempio) portando i piu' meritevoli ai livelli apicali nel giro di tre anni.
*Docente e ricercatore Istituto Mario Negri
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Il Sole24Ore 22 ott. '01

IN FILA PER FARE IL FISIOTERAPISTA

Barbara Gobbi
Lavoro sicuro in tempi brevi (in media non oltre sei mesi dopo la fine degli
studi) e corsi strutturati con un giusto "equilibrio" tra teoria e pratica.
Sono questi i principali elementi del fascino esercitato sui giovani dai
ventidue diplomi universitari di area sanitaria, che da quest'anno - ed
entro 18 mesi - sono destinati tutti a diventare lauree triennali di primo
livello. Con la possibilita' di aggiungere, in un secondo tempo, il titolo
della laurea biennale specialistica. A oggi, hanno trasformato i corsi di
diploma universitario in laurea triennale poco piu' della meta' delle
facolta' di Medicina: venti su trentanove, a cui se ne stanno aggiungendo
altre tre (Bologna, Foggia e Messina). I corsi di diploma e laurea triennale
raggruppano il 70% degli iscritti di area sanitaria, mentre soltanto il 30%
e' riservato alla laurea di sei anni in Medicina. "I corsi di diploma
universitario - spiega Angelo Mastrillo, co-segretario della neonata
"Conferenza permanente delle classi di laurea delle professioni sanitarie",
che ha preso il posto della vecchia Conferenza dei diplomi universitari -
registrano quest'anno 46mila domande, per coprire i circa 17mila posti messi
a bando dalle Universita': 2mila unita' in piu' rispetto all'anno accademico
precedente. In media, in sostanza, sono state presentate 2,7 domande per un
posto". Ma l'aumento graduale delle domande di partecipazione ai corsi non
e' l'unica novita'. Agli storici sedici profili, da quest'anno se ne
affiancano infatti altri sei: terapista occupazionale, educatore
professionale, tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria, tecnico
della prevenzione ambientale e lavoro, assistente sanitario, infermiere
pediatrico (per quest'ultimo non sono stati pero' attivati corsi). In
generale, pero', forse perche' il via libera ai corsi e' stato deciso
nell'arco di un mese, sono ancora soltanto 500 i posti destinati ai nuovi
profili, e altrettante le domande registrate. Quali sono le professioni
sanitarie piu' richieste? Prime in classifica - e con largo distacco
rispetto alle altre - si confermano come negli anni precedenti
fisioterapista e logopedista (professioni che aprono le strade professionali
sia nel pubblico che nel privato), rispettivamente con 10 e 9 domande per
posto. Seguono i corsi di dietista, ostetrica, igienista dentale tecnico
della riabilitazione psichiatrica e tecnico di radiologia, attestati tra le
due e le quattro domande per ogni posto a concorso. Ancora lento, anche se
progressivo, l'aumento della copertura dei posti da infermiere: gli
immatricolati sono cresciuti dai 4.400 del 1997 ai 9.400 del 2001. Il
rapporto tra domande e posti banditi e' salito da 1,2 a 1,4 per effetto
della maggiore richiesta al Centro-Sud, mentre al Nord la domanda resta
ancora molto bassa. Malgrado l'incremento, pero', i 10mila e 614 posti
assegnati per il diploma da infermiere sono ancora insufficienti rispetto al
fabbisogno determinato sul turnover (12mila) e al calcolo di riequilibrio
rispetto allo scorso anno (15mila). E sono proprio il deficit dei posti da
infermiere e gli esuberi nelle altre professioni, spiega Mastrillo, a
motivare la richiesta della Conferenza permanente di un maggior controllo da
parte del ministero della Salute sulle Regioni, per un aggiustamento dei
valori medi della programmazione e un maggiore coinvolgimento delle
categorie nella definizione dei posti. Al ministero dell'Universita' va,
invece, la domanda di controlli piu' serrati sulle sedi e sui docenti dei
corsi.
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L'Unione Sarda 24 ott. '01

PIOGGIA DI MILIARDI PER LA SANITA' SARDA: CARDIOCHIRURGIA E FEGATO

Oltre alla Cardiochirurgia in arrivo il via libera ai trapianti di fegato
L'assessore Oppi: la Regione non trascura l'Asl 1
Undici miliardi per il dipartimento materno infantile, nove per la medicina
nucleare, un miliardo e 146 milioni a favore della clinica medica.
L'assessore regionale alla sanita' Giorgio Oppi risponde cosi' agli
amministratori del nord Sardegna che l'hanno accusato di scarsa attenzione
alla sanita' sassarese. "Gli investimenti in edilizia sanitaria e alta
tecnologia - ha tenuto a precisare l'assessore - sono il doppio di quelli
che abbiamo assegnato alla provincia di Cagliari". Tra le novita', un
apparecchio di ultima generazione, gia' adottato nei maggiori ospedali della
penisola: il tomografo ad emissione di positroni (Pet), che ha applicazione
in campo oncologico, cardiologico e neurologico. "Abbiamo a disposizione
altri otto miliardi - ha continuato Oppi - da investire ancora nella
tecnologia. E il 45 per cento di queste risorse e' gia' destinato alla
provincia di Sassari. Precisamente agli ospedali di Alghero, Ozieri, Sassari
e Olbia. Per non parlare dell'ultimo finanziamento, orientato allo sviluppo
dei servizi socioassistenziali. Sassari e Olbia riceveranno il 40 per cento
dell'intera somma". Toni polemici, nell'intervento dell'assessore Oppi, che
ha anche annunciato l'istituzione del reparto di Cardiochirurgia, terapia
intensiva e rianimazione. "Forse questo territorio in passato e' stato
penalizzato - ha ammesso - ma la sanita' non ha bisogno di difensori
d'ufficio". Mentre per Cardiochirurgia ormai manca solo l'approvazione della
Giunta, l'assessore annuncia un nuovo traguardo: portare a Sassari i
trapianti di fegato. Ottimista il direttore generale dell'Asl 1, Antonello
Scano: "Si chiude finalmente una lunga attesa".
S. S.
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La Nuova Sardegna 25 ott. '01

CAGLIARI: RICERCA MEDICA, ACCORDO DA 15 MILIARDI

Cagliari. Il presidente della Regione, Mario Floris, e l'assessore regionale
alla Sanita', Giorgio Oppi, hanno firmato un accordo per un programma di
interventi in materia di ricerca sanitaria finalizzati all'occupazione.
All'incontro erano presenti anche il Rettore dell'Universita' di Cagliari,
Pasquale Mistretta, il direttore generale dell'Asl 8, Efisio Aste, i
professori Licinio Contu, Antonio Cao e Sergio Muntoni, il sindaco del
Comune di Sinnai, Sandro Serreli. I progetti comporteranno l'impiego di 15
miliardi di lire nel triennio per studi genetici nella sclerosi multipla;
ricerche di cancerogenesi sperimentale e applicazione in oncologia medica;
indagini sui fattori genetici e sui meccanismi patogenetici del diabete
insulino dipendente Tipo 1 nella popolazione sarda; programma di screening
nella scuola dell'obbligo per la prevenzione della B-talassemia; fattori di
rischio e prevenzione delle malattie cardiovascolari e del diabete.

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L'Unione Sarda 24 ott. '01

NUORO: UN OSPEDALE PIU' UMANO

Nuovo servizio di coordinamento del personale medico e infermieristico
Rivoluzionato il rapporto tra pazienti e personale
Si chiama Servizio delle professioni sanitarie il nuovo modello di
organizzazione messo a punto dalla direzione della Asl. Un vero e proprio
apparato che tuttavia non ha nulla di burocratico (almeno nelle intenzioni)
e molto di operativita' e di collaborazione con tutte le realta'
professionali della sanita' nuorese.
A dirigere il servizio e' stata chiamata una suora, Pasqualina Pedduzza, per
molti anni direttrice della Scuola di infermieri professionali da cui sono
usciti centinaia di operatori.
Il servizio interessa gli ospedali del capoluogo e i cinque distretti del
territorio, ciascuno dei quali ha un responsabile: Enza Onnis e Angela
Deidda per gli ospedali nuoresi, Angelo Piras per il distretto di Nuoro,
Mario Fiumene per quello di Macomer-Bosa, Bernardino Mura per Sorgono,
Riccardo Pellicciari per Isili e Basilia Murgia per Siniscola. Giovanni
Asproni e' invece responsabile della formazione.
Il servizio e' stato presentato ieri nel corso di una conferenza stampa ed
e' stato preceduto da diverse giornate di studio che hanno visto la
partecipazione di oltre ottocento dipendenti.
Un nuovo modello organizzativo, quindi, che presiede a un complesso sistema
di attivita' omogenee, come quelle di natura infermieristica, tecnica, di
prevenzione e di riabilitazione, collegandole e coordinandole per una
migliore offerta sanitaria all'utenza.
Una figura importante e' il cosiddetto case manager, un operatore (medico e
infermiere) cui ogni paziente potra' fare riferimento.
Fra gli scopi del servizio e' la valorizzazione delle professioni sanitarie
e del personale di supporto (1.500 i professionisti da gestire) oltre
all'introduzione di strumenti come la cartella sanitaria integrata. Il fine
ultimo e' l'umanizzazione dell'assistenza sanitaria.
"Col nuovo servizio - ha detto ieri suor Pedduzza - si ridurranno
malcontenti e disguidi, si migliorera' la prestazione sanitaria, si
coinvolgeranno tutti gli operatori, di cui saranno accolte tutte le
istanze". Un'azienda piu' snella, insomma, che - come ha affermato
Bernardino Mura del distretto di Sorgono - sia in grado di dare risposte
all'utenza utilizzando al meglio le sue risorse umane". Identica valutazione
e' stata data da Basilia Murgia, del distretto di Siniscola ("un messaggio
di cambiamento all'insegna della centralita' dell'assistenza"), da Angelo
Piras, del distretto di Nuoro ("in Sardegna e' il primo servizio attivo che
nasce sui bisogni del cittadino") e di Mario Fiumene del distretto di
Macomer-Bosa ("un sistema organizzativo creato perche' l'azienda dia il
massimo").
Un ultimo obiettivo e' quello di eliminare la forte discrepanza esistente
fra l'organico sulla carta e l'organico reale. Il direttore generale Franco
Mulas ha sottolineato: "Nella Asl 3 le professionalita' ci sono, eccome. Ora
si tratta di valorizzarle a tutto vantaggio degli stessi operatori e dei
cittadini".
G. P.
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La Nuova Sardegna 24 ott. '01

POLICLINICO: A GENNAIO APRE IL CANTIERE PER LO SVINCOLO DELLA 554

Monserrato. Pronto il progetto della Provincia
MONSERRATO. Potrebbero cominciare a gennaio i lavori per la realizzazione
del quadrivio-cavalcavia sopra la statale 554, all'altezza del bivio per
Sestu. L'ha assicurato l'assessore provinciale ai Lavori pubblici, Renzo
Zirone, rispondendo a una interrogazione del consigliere Paolo Trudu di
Forza Italia. Sarebbero gia' disponibili dodici dei sedici miliardi previsti
per l'opera. Ultimato anche il progetto esecutivo. Un cavalcavia atteso da
molti anni: entrare e uscire dalla 554 per i monserratini sta diventando un
autentico incubo. L'incrocio e' quello che da una parte porta a via San
Fulgenzio, dall'altra alla Cittadella Universitaria. Un tappo, soprattutto
nelle ore di punta: il progetto del quadrivio prevede diversi svincoli tutti
senza stop. Per il momento ancora code di macchine e per gli automobilisti
rimane la beffa della corsia di decellerazione verso la provinciale che
porta a Sestu e all'affollatissimo policlinico.
I lavori sono terminati da un pezzo, ma le transenne dicono che la strada e'
ancora chiusa. E allora continua a essere inevitabile fare i conti con un
semaforo dai tempi lunghissimi.
Nell'interrogazione Trudu ha chiesto spiegazioni anche sulla corsia di
decelerazione: quando sara' liberata? E il problema, in questo caso e', per
paradosso, ancora piu' complicato del mega intervento per il quadrivio.
Infatti, anche se lo svincolo e' ormai pronto, occorre aumentare la
larghezza della strada per Sestu, molto piu' stretta rispetto alla corsia
dei decelerazione. Ma sono ancora in alto mare gli espropri dei terreni che
danno sulla provinciale e consentirebbero l'allargamento.
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L'Unione Sarda 27 ott. '01

REUMATISMI, IL MALE DI TUTTI

Lunedi' comincia la campagna informativa sulle patologie osteoarticolari
Anche ventenni tra i 160mila casi in Sardegna
Sono considerate da sempre le malattie degli anziani, quasi un biglietto da
timbrare quando si viaggia verso la pensione. E tutto diventa reumatismo,
contenitore di ogni patologia legata a ossa e articolazioni. Eppure basta
qualche numero per affondare i luoghi comuni sulle malattie reumatiche (i
manuali di medicina ne indicano almeno un centinaio): piu' di
centosessantamila sardi - il dieci per cento della popolazione - sono
colpiti da affezioni di tipo infiammatorio e degenerativo delle
articolazioni e del tessuto connettivo, anche in grado di provocare
gravissimi effetti invalidanti. E alcune malattie compaiono anche in eta'
giovanile - a volte addirittura prima dei vent'anni - come le
spondiloartriti (circa 8000 casi nell'Isola), il lupus eritematoso, le
vasculiti, la scelerosi sistemica, la polimiosite (oltre 15mila casi
complessivi).
Quadro allarmante che fa a pugni con un settore della medicina rimasto a
lungo sommerso nel mare troppo grande dell'ortopedia. Solo da qualche anno
la reumatologia si sta affermando come branca autonoma, anche se in Sardegna
le carenze strutturali sono immense, visto che esistono soltanto tre centri
specialistici (due a Cagliari e uno a Sassari). Cosi' il tentativo di
provocare una scossa arriva con le iniziative di informazione e prevenzione:
sbarca lunedi' in citta' la campagna nazionale Inforeuma, che da mesi
attraversa l'Italia per rilanciare l'attenzione sul piatto della
reumatologia. Per tre giorni (dal 29 al 31) verranno allestiti tre presidi
medici in piazza Garibaldi, piazza Yenne e piazza Giovanni XXIII.
L'appuntamento e' nato dalla collaborazione tra l'Anmar e la Limar,
rispettivamente le associazioni dei malati reumatici e dei medici
specialisti. I tre giorni di informazione (c'e' il numero verde 800.835050)
serviranno anche per presentare una nuova molecola, che potrebbe cambiare la
storia dei farmaci antinfiammatori, da sempre legati a filo doppio con i
problemi gastrici.
"Per troppo tempo le malattie reumatiche sono state sottovalutate", sostiene
il professor Alessandro Mathieu, presidente regionale della sezione sarda
della Limar e direttore della cattedra di Reumatologia 2 dell'Universita'
cagliaritana. "Eppure queste patologie colpiscono una fascia elevatissima
della popolazione, anche con danni pesanti sulla qualita' della vita del
malato. E finalmente si comincia a capire che purtroppo anche i giovani si
trovano a fare i conti con le malattie reumatiche". Alcune possono
manifestarsi sin dall'eta' adolescenziale: "L'artrite reumatoide e le
spondiloartriti colpiscono molto i giovani e sono croniche", continua
Mathieu. "Non si devono poi dimenticare le connettiviti - come il lupus
eritematoso, la sclerosi sistemica, le vasculiti - che hanno potenzialita'
di mettere a rischio organi come cuore, polmoni e cervello". Poi ci sono le
patologie degenerative: "Queste colpiscono prevalentemente la popolazione
piu' anziana, come l'artrosi - diffusissima in Sardegna - o l'osteoporosi,
che colpisce una donna su tre dopo la menopausa".
Il professor Giuseppe Perpignano, direttore dell'altra clinica universitaria
di Reumatologia del capoluogo, sottolinea che "finalmente le patologie
osteoarticolari e dei tessuti connettivi stanno cominciando ad avere il
riconoscimento che meritano, vista la diffusione tra la popolazione. Ma c'e'
tanto da fare, soprattutto a livello politico: la spesa sanitaria per la
reumatologia non ha ancora la dimensione che merita, anche alla luce degli
effetti invalidanti e delle pesanti conseguenze socio-economiche che
subiscono i malati".
Nell'Isola "c'e' il deserto", fa notare Ivo Picciau, presidente dell'Asmar,
l'associazione sarda dei malati reumatici confederata con l'Anmar.
"L'assistenza sul territorio e' all'anno zero. Tre centri in tutta la
Sardegna sono assolutamente insufficienti: noi, col nostro gruppo di
volontariato, vogliamo far sentire la voce di chi spesso e' costretto a
combattere in solitudine contro malattie gravissime. In Sardegna servono
strutture per diagnosticare, curare, riabilitare". L'Asmar ha sede in via
Giulio Cesare 24, a Sestu (telefono 070.238877).
Giulio Zasso

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L'Unione Sarda 27 ott. '01

PARTE DALLA TAVOLA LA DIFESA CONTRO IL GOZZO

Un bambino sardo su quattro soffre di gozzo, ma se avesse condito il cibo
col sale iodato oggi sarebbe in perfetta salute. Perche' e' proprio per
colpa della carenza di iodio che la tiroide s'ingrossa e l'uso del sale
arricchito e' il miglior deterrente. A conferma che "prevenire e' meglio che
curare" non sia solo un buon slogan pubblicitario, ecco le prove del
Consiglio nazionale delle Ricerche: da quando gli svizzeri hanno cominciato
a usare con frequenza il sale iodato, il tasso di incidenza del gozzo sulla
popolazione e' sceso dal novanta al dieci per cento. Tutto in un paio
d'anni. E con la conferma ufficiale dell'Organizzazione Mondiale per la
Sanita'.
Per questo i medici del Cnr, dopo aver curato un'indagine su otto regioni
italiane, avvertono i sardi: "La situazione dell'Isola e' medio-grave
rispetto al resto d'Italia, ma l'uso del sale iodato e' triplicato negli
ultimi tre anni e questo fa ben sperare". La ricerca e' stata condotta nelle
scuole medie dei quattro capoluoghi di provincia, 46.500 studenti per 302
istituti. Nuoro e' in testa col 28 per cento di bambini positivi al test
(avvenuto per palpazione); segue Oristano col 27 per cento, poi Cagliari (18
per cento) e Sassari (16). Proprio tra gli studenti di Cagliari e' stata
registrata la maggiore concentrazione di iodio nelle urine, segno che nei
supermercati della citta' e' piu' facile trovare i sacchetti di sale
arricchito. "Ma ultimamente si sono diffusi dovunque", spiega Stefano
Mariotti, che e' responsabile regionale del progetto, "e il prezzo ormai e'
praticamente uguale a quello del sale normale: solo cento lire in piu' al
chilo", in cambio della sicurezza o quasi che il gozzo, a meno di una rara
trasmissione genetica, non crescera'. "Chiariamo una cosa: questo sale non
e' una medicina, ma serve a prevenire. Non ha nessuna controindicazione e
puo' essere preso da chiunque, a parte quelli che soffrono di ipertensione
per i quali valgono le stesse regole del sale classico. Il potere salante
poi e' esattamente lo stesso".
La Sardegna dunque e' in testa alla classifica nazionale delle regione
colpite da questo disturbo, assieme ad Abruzzo, Basilicata e Toscana. Pero
c'e' anche la bella notizia: la produzione annuale di sale iodato nell'Isola
e' triplicata, come annunciano le due multinazionali di settore Cis e
Italkali che l'anno scorso ne hanno prodotto rispettivamente 150 e 90
tonnellate. E i consumi a quanto pare sono ancora in continuo aumento.
"L'uso del sale iodato deve diffondersi sempre di piu'", e' l'appello dei
medici del Cnr, "anche perche' il gozzo non e' l'unica conseguenza di una
dieta povera di iodio: la minore produzione di ormoni tiroidei (che allo
iodio e' appunto collegata) puo' portare in casi estremi al cretinismo, alla
diminuzione delle capacita' di apprendimento, all'aborto spontaneo, ai
disturbi del linguaggio o allo strabismo. Queste sono situazioni limite ma
il rischio c'e', anche se e' concentrato soprattutto nei paesi del terzo
mondo". Crostacei, molluschi, pesci, carni e vegetali sono i cibi piu'
ricchi di iodio. Ma quello che contengono loro non basta: ne serve quasi
sempre di piu', "per questo consigliamo di condire i cibi col sale
arricchito. E' una prevenzione semplicissima eppure tanto importante per la
nostra salute".
Cristiano Pintus

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Il Corriere della sera 23 ott. '01

"ABBIAMO DIMOSTRATO CHE LA VITA INIZIA DAL CONCEPIMENTO"

De Bac Margherita
Scienziato finlandese: l' embrione "comunica" gia' subito dopo la
fecondazione "Abbiamo dimostrato che la vita inizia dal concepimento" ROMA -
Dove inizia la vita? A quale stadio l' embrione puo' essere considerato un
organismo vivente? Interrogativi che dividono laici e Chiesa. Mentre la
scienza cerca di dare una risposta che prescinde da ogni valutazione etica.
Non ha dubbi Markkus Seppala, finlandese, ex presidente della Federazione
internazionale di ostetricia. "La vita comincia dal concepimento", ha detto
durante la lettura magistrale che ha aperto una delle tavole rotonde al
congresso della Societa' italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), in
corso a Roma. Le sue affermazioni si basano su studi avviati gia' negli anni
' 80, ma che neg li ultimi tempi hanno avuto un accelerazione grazie alle
ricerche sull' origine della sterilita'. Si e' visto in maniera sempre piu'
convincente che fin dai primissimi stadi, quindi subito dopo la
fecondazione, l' embrione manifesta funzioni vitali. Si tratta di "messaggi"
che vengono indirizzati all' endometrio (la parete dell' utero, dove l'
embrione deve ancorarsi per dare avvio alla gravidanza) attraverso le
cellule della membrana esterna. "L' embrione prima di impiantarsi dialoga
con l' endometrio producendo alcune proteine - spiega semplicemente Riccardo
Genazzani, il ginecologo dell' Universita' di Pisa che ha moderato la
sessione -. E' come se chiedesse alla parete uterina di predisporre tutto il
necessario per accoglierlo". Molti altri particolari restano ancora
misteriosi: "Non abbiamo scoperto la chiave della vita - dice Felice
Petraglia, docente all' Universita' di Siena -. Di sicuro non e' una sola
proteina, si tratta di un disegno estremamente complesso. Oggi pero' la
ricerca indica l' inizio della vita, la fecondazione". Ed e' gia' in queste
primissime fasi che e' scritto il futuro della maternita'. Le possibilita'
dell' embrione di agganciarsi con successo all' endometrio dipendono dalla
forza e dalla precisione dei messaggi. Margherita De Bac mdebac@corriere.it
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Il Corriere della sera 24 ott. '01

PRIMO CUORE ARTIFICIALE IN ITALIA

Impiantata nel torace una pompa meccanica permanente: e' senza fili e si
ricarica dall' esterno
Pappagallo Mario
L' intervento al San Matteo di Pavia. Il paziente, un uomo di 65 anni, era
in condizioni disperate Primo cuore artificiale in Italia Impiantata nel
torace una pompa meccanica permanente: e' senza fili e si ricarica dall'
esterno MILANO - Il primo impianto in Italia di un cuore artificiale
permanente sarebbe stato effettuato lunedi' all' alba nel centro trapianti
del professor Mario Vigano' a Pavia. Il paziente operato sarebbe un uomo di
65 anni, affetto da una grave patologia alle arterie del cuore , per il
quale fino all' ultimo si e' cercato un organo compatibile da trapiantare.
L' intervento, secondo le poche indiscrezioni trapelate, e' durato cinque
ore. Il tempo necessario per inserire nel torace del malato un apparecchio
Lionheart. Un model lo di pompa artificiale permanente, completamente
impiantabile, che non sostituisce ma supporta il cuore incurabile. C' e'
ancora grande riserbo intorno all' operazione. Attorno al paziente e' stata
innalzata una "cortina di ferro", anche perche' e' la p rima volta che in
Italia si impianta un cuore artificiale permanente. Vigano' e la sua e'quipe
non vogliono confermare la notizia. "No comment" anche dalla direzione
sanitaria e dal commissario straordinario Giovanni Azzaretti. Ma e'
probabile che l' annuncio ufficiale venga domani pomeriggio, in occasione
della visita a Pavia del ministro della Salute Girolamo Sirchia per un
convegno internazionale sui trapianti di polmone e sulle novita' in
cardiochirurgia. Il paziente e' attualmente nel reparto di terapia intensiva
dove i medici controllano il decorso post operatorio. L' unico rischio per
operazioni di questo genere e' quello di tromboembolia, la possibilita'
cioe' che il sangue a contatto con i materiali artificiali si coaguli
ostruendo arterie importanti per la sopravvivenza. Lo stesso professor Mario
Vigano', qualche settimana fa a Genova in occasione del Congresso nazionale
della Societa' italiana dei trapianti d' organo, aveva annunciato che Pavia
sarebbe stata teatro della prima operazione di innesto di cuore artificiale
permanente. Il modello scelto e' il Lionheart, di produzione americana ma
gia' sperimentato su una dozzina di pazienti in Europa e negli Stati Uniti.
E' un sistema di assistenza al ventricolo sinistro (la parte principale del
cuore che invia il sangue ossigenato a tutto il corpo) completamente
impiantabile, messo a punto all' universita' di Hershey in Pennsylvania. La
pompa vera e propria, in metallo e plastica compatibili con l' organismo, ha
le dimensioni di un pugno. Si colloca sotto il cuore malato, a sinistra,
all' altezza delle ultime costole. Pesa meno di un chilo e mezzo ed e'
collegata con due cannule alla circolazione del sangue. Una cannula parte
dall' apice del ventricolo sinistro malato e porta il sangue al Lionheart,
l' altra lo fa confluire nell' aorta. Il motore dell' apparecchio viene
posto nell' addome, in basso a destra rispetto al cuore. Funziona
elettronicamente e riceve energia da una batteria (autonomia di 20 minuti)
impiantata sotto la pelle, sempre nella parete addominale destra. Un
computer regola flusso e portata del sangue in base al fabbisogno dell'
organismo. La novita' e' che dal corpo non escono ne' fili ne' cavi. La
batteria si ricarica per contatto, attraverso la pelle, tramite appositi
"sensori". Sempre dall' esterno si regola il computer del motore. Il primo
Lionheart e' stato trapiantato il 26 ottobre ' 99 presso il centro di Bad
Oeynhausen (Francoforte) in Germania e l' uomo che lo porta sta ancora bene.
In seguito lo hanno ricevuto almeno altri dieci pazienti operati a Parigi,
Vienna, Berlino e Basilea. Il 28 febbraio 2001 la Fda (Food and drug
administration) ne ha autorizzato la sperimentazione negli Stati Uniti, dove
e' stato impiantato nel centro della Pennsylvania. Il Lionheart non ha
niente a che vedere con l' Abiocor, il cuore artificiale completamente
impiantabile che riproduce del tutto l' organo vero (due ventricoli),
impiantato per la prima volta nel luglio di quest' anno a Louisville, negli
Usa. Mario Pappagallo
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Il Corriere della sera 23 ott. '01

STAMINALI CONTRO IL PARKINSON

"Le prime cure entro tre anni"
"Le cellule si possono prendere dai feti abortiti spontaneamente oppure dai
cadaveri"
Rossani Ottavio
Vescovi: ma non serve clonare gli embrioni Staminali contro il Parkinson "Le
prime cure entro tre anni" DAL NOSTRO INVIATO RIMINI - "Con le cellule
staminali cerebrali presto si potranno curare malattie del cervello come la
sclerosi multipla o il mor bo di Parkinson e altre. Allo stato attuale delle
ricerche, posso anche azzardare una data: le prime applicazioni per curare
il morbo di Parkinson con l' utilizzazione di cellule staminali potranno
cominciare fra tre anni". E' stato il neurofarmacolo go Angelo Vescovi,
direttore del laboratorio di ricerche sulle cellule staminali dell' Istituto
San Raffaele di Milano, ad avanzare questa ipotesi nella tavola rotonda
conclusiva alle "Giornate di studio del centro Pio Manzu'". OSTACOLI -
Vescovi ha pero' premesso che la sua previsione e' un azzardo, in quanto ci
potrebbero essere molti ostacoli al procedere delle ricerche in questo
settore in cui sono facili le polemiche e in cui le remore morali sono
importanti quanto l' entusiasmo e spesso l' in coscienza di molti. Per
quanto riguarda le riserve morali che provengono da ambienti religiosi e no,
ha ricordato che per lavorare sulle cellule staminali cerebrali non e'
necessario utilizzare gli embrioni. "Sin dal 1993 ho dimostrato che si
possono isolare e selezionare ed espandere le cellule staminali cerebrali
dai feti abortiti spontaneamente o dai cadaveri. Sono disponibili nella sola
Lombardia 40 feti ogni settimana. Quindi la materia prima sarebbe anche
abbondante. Non c' e' alcun bisogno di clonare embrioni. Da 50 mila cellule
di partenza sono state generate, in un esperimento, tante cellule cerebrali
(neuroni) sufficienti a ricreare ben tre cervelli umani". Angelo Vescovi ha
cominciato a occuparsi delle cellule staminali cerebrali s in dal 1991,
prima di trasferirsi in Canada, all' Universita' di Calgary, per collaborare
con il professore Chris Bjornson. Nel 1999 ha dimostrato che le cellule
staminali cerebrali possono trasformarsi in cellule ematiche: i risultati
dei suoi studi sono stati pubblicati dalla rivista scientifica Science. Dal
1998 e' tornato a lavorare in Italia, all' Istituto "San Raffaele" di
Milano. I suoi esperimenti attualmente sono diretti a dimostrare che le
cellule staminali cerebrali "hanno grande capaci ta' di espansione" e
possono pertanto sostituire i neuroni malati. GLI ESPERIMENTI - "Le cellule
poi possono essere ingegnerizzate. In altre parole si puo' trovare il
sistema di superare il rigetto - ha aggiunto Vescovi -. E' vero pero' che le
altre cellule, per ora, presentano maggiori difficolta'". In Italia comunque
non ci sono protocolli applicativi sull' uomo, ma, essendo ancora in una
fase di ricerca e sperimentazione su animali, c' e' ancora molta segretezza.
"Il pericolo vero e' l' inflazione degli staminologi - sottolinea il
ricercatore -. Nell' agosto 2000 gli esperti erano appena 10-15. Oggi sono
piu' di mille. Si evince che non hanno piu' di un anno di esperienza. Se ci
scappa il morto si blocca tutta la ricerca. E sarebbe un vero disastro". LE
POLEMICHE - A polemizzare con tutti, dichiarandosi "perseguitato", e' stato
il ginecologo Severino Antinori che ha rilanciato il suo progetto di
clonazione umana (la chiama "riprogrammazione genetica a scopo terapeutico")
sulla base di un dat o scientifico nuovo, cioe' lo studio del ricercatore
americano Keith Killian, della Duke University, pubblicato il 15 agosto
sulla rivista "Human molecular genetics" secondo il quale la clonazione sui
primati e sull' uomo sarebbe piu' facile che su bovini, roditori, ovini, per
i quali il rischio di malformazione e' molto piu' alto. "Ci sono gia' una
decina di Paesi che mi chiedono di andare da loro a proseguire i miei
esperimenti". Quali? "Non lo posso dire". Ottavio Rossani
orossani@corriere.it
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Le Scienze 25 ott. '01

CAFFE' E OSTEOPOROSI

Anche una mutazione nel gene che codifica per un recettore per la vitamina D
sembra essere avere un'incidenza
Il caffe' e' da tempo noto per i suoi effetti perniciosi, e in particolare
per la sua connessione con malattie cardiovascolari e problemi di
ipertensione. Una nuova ricerca ha pero' mostrato che esso e' ancora piu'
pericoloso del previsto per le persone anziane, perche' contribuisce a far
diminuire la densita' delle ossa e porta quindi all'osteoporosi. Questo e'
il risultato ottenuto dai ricercatori del, che hanno studiato varie donne
divise in due classi, con alti e bassi consumi di caffe'. Nelle donne,
specialmente dopo la menopausa, l'osteoporosi rappresenta un problema, e la
ricerca ha dimostrato che la caffeina puo' contribuire a renderlo ancora
piu' grave.
Le 96 donne studiate hanno in media 71 anni e non prendono nessun
supplemento di calcio. Esse sono state divise in due categorie, a seconda
che il consumo di caffeina fosse superiore o inferiore a 300 milligrammi al
giorno. Nel corso dei tre anni dello studio e' stata misurata la densita'
ossea della colonna vertebrale, del femore e anche di altre ossa. La
ricerca, descritta sulla rivista "American Journal of Clinical Nutrition",
ha mostrato pero' che anche una mutazione nel gene che codifica per un
recettore per la vitamina D sembra essere implicata nell'osteoporosi, forse
in modo piu' importante di quanto non faccia il caffe'.
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Le Scienze 23 ott. '01

IL RITORNO DELLE SANGUISUGHE

Utile la saliva, in cui sono presenti numerose sostanze antidolorifiche
Un gruppo di ricercatori tedeschi dell'Universita' di Essen ha riferito in
un articolo pubblicato sulla rivista "The Annals of the Rheumatic Diseases"
che le sanguisughe possono essere molto efficaci nel ridurre il dolore nei
casi piu' gravi di artrite al ginocchio.
Le sanguisughe, utilizzate per secoli per curare il dolore e le
infiammazioni e, hanno trovato un impiego terapeutico piu' di recente,
grazie a chirurghi che le hanno utilizzate per controllare il flusso
sanguigno in alcuni tipi di incisione.
Nel corso del loro esperimento, i medici hanno curato 10 pazienti mettendo
quattro sanguisughe sul loro ginocchio per 80 minuti. Tutti i pazienti hanno
descritto il morso come leggermente doloroso ma, a parte questo, non hanno
avuto effetti collaterali. Il giorno seguente il trattamento, la maggior
parte dei pazienti trattati ha riferito una forte diminuzione del dolore,
mentre non ci sono stati cambiamenti nei pazienti di controllo. Il
miglioramento si e' poi protratto nel tempo, fino a un mese.
I ricercatori pensano che il segreto stia in qualche sostanza contenuta
nella saliva degli animali, che contiene numerosi antidolorifici. Purtroppo,
pero', con grande onesta' e' stato anche ammesso che l'effetto placebo
potrebbe aver svolto un ruolo importante. Per il gruppo di controllo non e'
stato possibile usare una finta sanguisuga, ma e' difficile spiegare in
questo modo il perdurare del miglioramento.

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