LO STATO DI SALUTE NEL LAVORO SCIENTIFICO IN ITALIA ATENEO, RIFORMA DIMEZZATA "ATENEI E IMPRESE SONO LONTANI" TOR VERGATA, CIAMPI INAUGURA IL "DAY SURGERY" DEL POLICLINICO LE MATRICOLE E LE GENUFLESSIONI IN UNIVERSITA' PULA: PARCO TECNOLOGICO, ARRIVANO I SOLDI SE L'ITALIA NON GUARDA AL FUTURO TEMPO DI ESAMI ON LINE ALL'UNIVERSITA' DEL SULCIS CAGLIARI: ALL'UNIVERSITA' L'EX "SORDOMUTI" ========================================================= LE PRESTAZIONI NON APPROPRIATE COSTANO 1 MILIONE E MEZZO DI EURO CAGLIARI: DUE SECOLI DI MEDICINA SANGUISUGHE E TAC, L'AVVENTURA DELLA MEDICINA APPROVATO IL PROTOCOLLO D'INTESA REGIONE UNIVERSITA' (a Roma) DONAZIONE DI SANGUE STAMINALE FARMACI, L'AMARA RICETTA DEL FEDERALISMO UN ORTOPEDICO TORINESE RACCONTA IN UN LIBRO I SUOI COLLEGHI OLBIA:UN CENTRO NAZIONALE DI RICERCA SULLE BIOTECNOLOGIE GENETICA E TUMORE DELLA MAMMELLA E LA CIVILTA' CREO' IL NEMICO VIRUS DONEPEZIL, ECCO I LIMITI E I VANTAGGI "TUMORI, A RISCHIO PANE E PATATINE FRITTE" ========================================================= __________________________________________________________ La Stampa 23 apr. '02 LO STATO DI SALUTE NEL LAVORO SCIENTIFICO IN ITALIA Pochi soldi, strutture carenti e chiusura ai giovani: nell'analisi di Edoardo Boncinelli Trieste. Viene dalla fisica, e' passato alla biologia, ha scoperto alcuni geni che regolano lo sviluppo dellŽembrione e del cervello, e' autore di libri di alta divulgazione che hanno avuto molti lettori. Ha persino voluto fare una esperienza di psicoanalisi. Per la varieta' dei suoi interessi, Edoardo Boncinelli, sessantŽanni, di origini toscane ma nato a Rodi, in Grecia, e' tra i pochi scienziati italiani con una visione panoramica della ricerca e dei suoi problemi. Nelle varie discipline, ma anche in senso geografico: si e' laureato a Firenze, ha lavorato allŽIstituto internazionale di Genetica di Napoli, poi ha accettato una cattedra allŽUniversita' Vita-Salute del San Raffaele di Milano, dove ha anche diretto il Laboratorio di Biologia molecolare, da un anno e' a capo della Sissa di Trieste, la International School for Advanced Studies. Professor Boncinelli, Trieste e la Sissa sono un buon punto di osservazione: siamo in una terra di confine, in un ambiente internazionale. Di qui si puo' guardare allŽItalia con un certo distacco. Schiettamente: come sta la ricerca nel nostro paese? "Diciamo che qui alla Sissa mi trovo in unŽisola felice. Ma mi sento pur sempre inserito nella ricerca italiana. Bene, la nostra ricerca ha alcuni - pochi - poli molto avanzati, una classe intermedia non molto brillante e unŽampia zona grigia, dove si fa lavoro di routine. Soldi, pochi. Strutture, carenti. E soprattutto poca fiducia nella ricerca da parte dei politici. Poca attenzione al futuro dei giovani". Per un paese come lŽItalia, tra i sei piu' sviluppati del mondo, ma anche con un Meridione arretrato, molti disoccupati al Sud, un bilancio vacillante, qual e' la percentuale giusta da investire nella ricerca? Eravamo a stento risaliti un poco sopra lŽuno per cento del prodotto interno lordo, ora siamo di nuovo allŽuno tondo. "Considerando i ritardi, anche se passassimo dallŽuno al due, non risolveremmo granche'. Dovremmo fare un salto: almeno per qualche anno, bisognerebbe passare al 3-3,5 per cento perche' dobbiamo colmare un distacco che ormai e' strutturale. Solo cosi' si avrebbe un rilancio. A patto che si apra finalmente ai giovani. Una scelta di questo genere e' necessaria dal punto di vista etico prima ancora che politico. Pensi che spesso per i giovani nei centri di ricerca non cŽe' neppure lo spazio fisico per accoglierli. Siamo al punto che si deve ripartire dallŽedilizia". LŽItalia, grazie alla scuola di Fermi, ha fatto notevoli e utili investimenti nelle scienze fisiche, ma forse questo ha danneggiato le scienze della vita. In quali settori siamo competitivi sul piano internazionale? "La fisica in Italia ha piu' tradizione, e in tutto il mondo riesce a farsi dare piu' soldi. Pero', attenzione: i nostri fisici teorici sono allŽaltezza dei migliori colleghi stranieri ma nel campo sperimentale, dove occorrono attrezzature dŽavanguardia e dove il lavoro e' sudore, la nostra fisica non e' eccelsa. La biologia soffre di entrambi problemi: e' essenzialmente sperimentale e non ha una tradizione come la fisica. I due settori nei quali siamo piu' forti sono le neuroscienze e lŽimmunologia. Siamo carenti invece in biologia molecolare, almeno quella piu' "hard", e in ingegneria genetica. In questi settori non e' che non si lavori, abbiamo anche cercato di ricuperare il terreno perduto e in parte ci siamo riusciti. Ma noi camminiamo, il mondo corre. In biologia molecolare e in genetica grandi cose succederanno improvvisamente, nei prossimi anni, e noi rischiamo di non prendere il treno. Cosi', nonostante tutte le rincorse, il gap tra noi e i paesi piu' avanzati continua a crescere". Pubblico e privato: quali ruoli nella ricerca scientifica? "La ricerca di base, la cosiddetta ricerca pura, deve essere pubblica, finanziata dal governo e deve godere di una liberta' totale, assoluta. Succede in tutti i paesi del mondo, anche negli Stati Uniti. La vocazione del privato e' invece la ricerca applicata, nel quadro di una organizzazione nazionale. Airc, Telethon, certe aziende funzionano bene. Ma non si puo' fare il tetto se non ci sono le fondamenta, cioe' la ricerca di base". In Italia e' equilibrato il rapporto tra ricerca pura e ricerca applicata? "No, e' a sfavore della ricerca pura benche' a volte, a fin di bene, si travesta da ricerca applicata anche quella di base". LŽeta' dei nostri ricercatori: troppo vecchi per essere creativi? "Trionfa la gerontocrazia. Eppure i matematici danno il meglio verso i 25 anni, i fisici dai 30 ai 35, i biologi intorno ai 40. Ma e' importante anche lŽeta' delle attrezzature. EŽ inutile che siano di livello "discreto". O sono dŽavanguardia, allo stato dellŽarte, o non servono. Per questo occorre cambiarle ogni 3-4 anni". Uno studio europeo appena pubblicato dimostra che i nostri ricercatori hanno una produzione media di pubblicazioni sulle maggiori riviste internazionali piuttosto buona: siamo al sesto posto, davanti a Francia e Germania, sopra la media dellŽUnione. Abbiamo quindi esclusivamente un problema di quantita', cioe' ci servono soltanto piu' ricercatori e piu' finanziamenti? "Ho qualche dubbio. Vede, le statistiche hanno il loro valore, ma misurano le situazioni medie. Non sono applicabili alle frontiere della scienza. La ricerca dŽavanguardia, quella che conta, procede a guizzi, a balzi improvvisi, e quelli nelle statistiche non si vedono. Pero' sono la cosa che conta davvero". La fuga dei cervelli italiani allŽestero. EŽ una realta' ancora oggi o un mito romantico duro a morire anche nel mondo globalizzato? "In parte la fuga esiste. Oggi certamente e' piu' limitata rispetto a qualche decennio fa. Non credo pero' che cio' dipenda dal fatto che i centri di ricerca nazionali hanno aumentato il loro potere di attrazione. Dipende piuttosto dal fatto che qui si vive bene, andar via costa sacrificio. CŽe' meno fuga di cervelli perche' cŽe' meno eroismo...". Nella politica della ricerca, vede una differenza tra i governi che si sono alternati negli ultimi ventŽanni? "Nessuna differenza sostanziale, in tutti vedo disinteresse verso la scienza. EŽ una questione culturale. Per i politici italiani la scienza non fa parte della cultura. Basti pensare a come e' ridotta la nostra Universita'...". Se fosse ministro della ricerca che cosa farebbe? "Beh, diciamo che incomincerei proprio dalla riforma dellŽUniversita'". E come la cambierebbe? "Lei mi vuole morto! Diciamo che cercherei di instillare in tutti lŽidea che insegnare e fare ricerca non possono essere disgiunti, almeno in campo scientifico. Chi non fa ricerca puo' soltanto trasmettere cose che sono gia' scritte nei libri. E quindi cose vecchie. A che serve, se stiamo parlando di scienza dŽavanguardia? LŽUniversita' come semplice trasmissione di sapere e' la morte della scienza". LŽultimo Eurobarometro, un sondaggio condotto in tutti gli Stati dellŽUnione su 16 mila persone, ha rivelato che gli europei hanno poca fiducia negli scienziati e che fanno una gran confusione tra biotecnologie, morbo di "mucca pazza", persino lŽincidente nucleare di Cernobil, come se la scienza fosse qualcosa di pericoloso, da guardare con sospetto. Di chi e' la colpa? Degli scienziati che non comunicano abbastanza, dei mezzi dŽinformazione, di una scuola inadeguata? "Negli ultimi anni la scienza ha messo lŽacceleratore e ha distanziato la cultura media della gente. Questa e' una prima spiegazione. Paradossalmente, poi, si e' diffusa la convinzione che le cose piu' importanti ormai sono gia' note, che cŽe' poco da scoprire. La scarsa cultura scientifica ha fatto attecchire lŽidea che le biotecnologie sono un rischio. In questa situazione non cŽe' da stupirsi se le facolta' scientifiche registrano un continuo calo delle iscrizioni". Questione soldi: come distribuirli? "Prima di tutto non a pioggia, cioe' qualcosina a tutti, come quasi sempre si e' fatto. Bisogna servirsi di comitati internazionali che verifichino i progetti e poi seguire le loro indicazioni, non considerarle una formalita' da espletare e poi si fa come si vuole, "allŽitaliana". Occorre poi introdurre dei differenziali anche di 50 volte tra i progetti eccellenti e quelli di basso profilo. Solo cosi' la ricerca avra' punte avanzate". Piero Bianucci __________________________________________________________ L'Unione Sarda 27 apr. '02 ATENEO, RIFORMA DIMEZZATA Il federalismo come struttura portante delle pubbliche amministrazioni, per uscire dalle farraginose ambiguita' del centralismo burocratico, avrebbe dovuto allargarsi secondo le indicazioni della riforma Bassanini anche alle autonomie funzionali come le Camere di commercio e le Universita'. Cosi' non e' stato: la riforma ha solo lambito le attivita' camerali e quelle degli atenei. In pratica ci troviamo di fronte ad una riforma a meta', da cui sono rimaste fuori quelle realta' funzionali che assumono importanza soltanto quando la loro azione amministrativa viene ritenuta indispensabile. Dopo di che, tutto torna all'antico. E' tutta qui, la preoccupazione del presidente della Camera di commercio che, sul tema del Federalismo e delle autonomie funzionali ha organizzato un convegno, al quale erano stati invitati sia il presidente della Giunta regionale Mauro Pili che il ministro dei Rapporti con le Regioni Enrico La Loggia. La loro presenza aveva un significato di notevole spessore, tenuto conto che ancora deve essere precisato il ruolo che gli enti camerali devono assumere all'interno della riforma in senso federalista. "Il ruolo che gli enti camerali potranno assumere nel nuovo contesto istituzionale - ha sostenuto nel corso del convegno Michele Alberti - e' ancora da definire: occorre un impegno comune per elaborare proposte e strategie finalizzate alla rivalutazione delle autonomie funzionali in seno alla riforma federalista". Ed e' in questo contesto che si sperava nella presenza di chi oggi avrebbe potuto cogliere le ragioni di una riflessione attenta sul problema, anche in vista del fatto che le regioni sono avviate alla riscrittura degli Statuti, che dovranno contenere le linee guida in tema di sviluppo economico e sociale del territorio. "Le amministrazioni territoriali Ń ha spiegato Michele Alberti Ń ed in particolare la Regione, hanno necessita' di disporre di enti funzionali come le Camere di commercio dotate di forme innovative di organizzazione che possono svolgere compiti non sostitutivi, ma integrativi della loro azione di amministrazione e di governo dell'economia". Un ruolo che di fatto viene riconosciuto, ma che nella pratica, se non si avverte la necessita' di intervenire con la revisione dello statuto regionale, si dovra' continuare a parlare di riforma dimezzata, ed il coinvolgimento degli enti funzionali continuera' ad avere un ruolo solo estemporaneo con scelte non programmate emesso in atto solamente nel momento del bisogno. Giuseppe Florenzano __________________________________________________________ Il Sole24Ore 23 apr. '02 "ATENEI E IMPRESE SONO LONTANI" Per Guidi sono mondi ancora separati: le universita' non sanno rischiare ma ha colpa anche l'industria "Sull'hi-tech l'Europa rischia di restare indietro" - Chiusa ieri a Bologna la rassegna Futurshow Roberto Faben (NOSTRO SERVIZIO) BOLOGNA - Universita' ed imprese sono ancora troppo lontane. Ieri, nella giornata di chiusura del Futurshow, Guidalberto Guidi, vicepresidente di Confindustria, ha messo in rilievo come "il mondo imprenditoriale e quello della ricerca sono ancora due identita' separate". Intervenendo al forum "Dalla ricerca all'impresa", Guidi ha sottolineato come per conciliare questi due mondi si sia fatto ancora troppo poco. La responsabilita' maggiore e' pero' del mondo universitario: per le aziende che tentano di comunicare con il mondo accademico i percorsi sono complicati e farraginosi ma soprattutto le universita' italiane, per come sono organizzate oggi, non provano il gusto di correre dei rischi. "La mentalita' dell'universita' italiana e' ancora troppo statalista - ha detto ancora Guidi - e si tratta di un problema cronico: la nostra accademia non premia l'eccellenza e non riconosce la genialita'". "Sono terrorizzato - ha detto inoltre Guidi - dal salto tecnologico che potranno fare gli Usa con le ricadute degli investimenti militari. Non so come sara' l'Europa fra 10 anni, ma certo per quanto riguarda la ricerca dovrebbe migliorare". Ieri il Futurshow si e' chiuso con un bilancio giudicato ampiamente positivo dagli organizzatori. "Le nuove tecnologie interessano fasce sempre piu' ampie della popolazione - ha detto Claudio Sabatini - il "patron" del salone dell'information technology -. Non solo i giovani, ma anche persone di ogni eta'. Tanto che quest'anno, al torneo di videogames, ha partecipato anche un cinquantenne, ed e' arrivato in finale". "La formula di quest'anno - ha aggiunto - si e' fondata su vari percorsi tematici. Secondo le prime stime l'affluenza e' stata di circa 450mila visitatori". La ricerca tecnologica trovera' nel futuro applicazioni sempre piu' consistenti. Fra i dibattiti di ieri quello sui servizi bancari online. "E' necessario ridefinire il ruolo dei canali tradizionali delle banche - ha spiegato Diego Martone, della societa' di consulenza sui nuovi media Commstrategy -. Sviluppare progetti di e-banking significa aumentare l'utilizzo di Internet da parte della clientela, attivando strumenti di Crm (customer relationship management, ndr) che, da un lato, fidelizzano gli utenti e, dall'altro, consentono un notevole risparmio dei costi". Una novita' che la tecnologia del futuro ci riservera' e' il supercomputer, un elaboratore elevato all'ennesima potenza, in grado di gestire in tempi rapidissimi una quantita' enorme di dati. Se un normale pc puo' eseguire un miliardo di calcoli al secondo, il supercomputer ne puo' effettuare fino a 100 miliardi. "La grande rivoluzione del supercalcolo interessera' soprattutto la ricerca scientifica - ha prospettato Ernesto Hofmann, senior consultant di Ibm -. Attraverso lo studio di milioni di proteine che determinano le diversita' biologiche, reso possibile dal superelaboratore, nascera' la possibilita' di curare le malattie degenerative". __________________________________________________________ Corriere della Sera 23 apr. '02 TOR VERGATA, CIAMPI INAUGURA IL "DAY SURGERY" DEL POLICLINICO "Interessante, moderno, attrezzato...". Cosi' il Presidente Ciampi ha commentato ieri, al termine dell'inaugurazione, la nuova sede della facolta' di Lettere e filosofia dell'universita' di Tor Vergata e il "day surgery" (chirurgia in giornata) del policlinico dello stesso ateneo ( nella foto l'ingresso ). Il rettore Finazzi Agro' ha chiesto piu' risorse per sviluppare la ricerca. Nel "day surgery", che aprira' il 2 maggio, si faranno 5 mila interventi l'anno. Il centro e' dotato di 4 sale operatorie e 20 posti letto. __________________________________________________________ Corriere della Sera 22 apr. '02 LE MATRICOLE E LE GENUFLESSIONI IN UNIVERSITA' Oggi ci occupiamo della parola "matricola", precisando subito che, nel senso di studente appena iscritto all'Universita', e' registrata per la prima volta, dopo la meta' dell'Ottocento, nel celebre Dizionario di Niccolo' Tommaseo. L'etimologia porta al sostantivo femminile latino "matricula, ae", diminutivo di "matrix, matricis", che tra molti significati aveva quello di "registro". E questo spiega perche', ancora oggi, la parola sia usata nel linguaggio militare e in molte espressioni della burocrazia (numero di matricola, foglio di matricola...). Ma torniamo al significato che ci interessa. Un'illuminante citazione puo' essere tratta da "L'eta' favolosa", un libro autobiografico di Bruno Cicognani (1879- 1971): "Giannantonio Dotti, amico fin dai tempi dell'Universita': allora io, fetente matricola, egli, anziano". In quello spregiativo "fetente", c'e' una sintesi di cio' che voleva dire "fare la matricola a qualcuno", cioe' sottoporre uno studente appena iscritto a ridicole liturgie, a scherzi, al pagamento di vari tributi, per iniziarlo alla vita goliardica. Non sembra, comunque, che la letteratura si sia fatta conquistare da questi cerimoniali: soltanto un'altra citazione e' possibile, ma molto pacata, dalle "Storie ferraresi" di Giorgio Bassani. E' giusto accennare anche al sostantivo "matricolino", di cui si parla in una bella prosa di Emilio Cecchi: "Con i capelli rivoltati, la camicia fuor dei calzoni, oppure ignudi fino alla cintola, i matricolini erano costretti a lunghe genuflessioni, e a baciare l'asfalto davanti al cancello universitario". Domanda: tutto questo appartiene ormai al passato? __________________________________________________________ L'Unione Sarda 24 apr. '02 PULA: PARCO TECNOLOGICO, ARRIVANO I SOLDI A settembre aprira' la "cittadella": ospitera' Consorzio 21, Crs4, Shardna, Neuroscienze, Atlantis Dal Governo altri 40 milioni di euro per il secondo lotto La collina degli scienziati si specchia sullo splendido mare di Santa Margherita di Pula. E a giudicare dal panorama e dalla luce c'e' da credere che non sara' difficile convincere le societa' straniere a stabilirsi da queste parti. La sede centrale di Polaris aprira' i battenti a fine estate e ospitera', per il momento, il meglio dei cervelli e delle aziende dell'Isola: Consorzio 21, Crs4, Neuroscienze, Shardna, Atlantis. I caseggiati che ricordano tanto l'architettura della Florida con l'aggiunta di un sofisticato tocco di sardita', daranno subito ospitalita' a seicento persone. E quando arriveranno i finanziamenti per completare l'opera si potra' raggiungere l'obiettivo finale: avere un polo hi-tech d'attrazione competitivo e in grado di regalare forti ricadute economiche al territorio. Ieri nella valle del rio Palaceris sono arrivati il ministro per l'Attuazione del programma di governo Beppe Pisanu e il presidente della Regione Mauro Pili per un tour tra gli edifici immersi nel verde. Hanno portato buone notizie: la prima e' che da via Roma arriveranno i soldi (circa 1 milione di euro) per realizzare gli ultimi servizi necessari per l'inaugurazione a settembre. La seconda riguarda i fondi mancanti per la realizzazione del secondo lotto, oltre 40 milioni di euro per costruire gli ultimi quattro palazzetti e terminare il progetto. "Nell'ultimo Consiglio dei ministri abbiamo dato il via al Piano per la ricerca scientifica, triplicando l'incidenza sul Pil dei finanziamenti per la ricerca. E anche la Sardegna ne beneficera'", ha sottolineato Pisanu. In altre parole i denari sono assicurati. Intanto i lavori procedono a ritmo sostenuto e dopo dodici anni dal prologo si intravede la fine. Era il 1990 quando il Consorzio 21 ottenne formalmente il mandato per realizzare il Parco scientifico e tecnologico. L'idea fu subito quella della "multipolarita'", cioe' di realizzare diverse sedi sparse tra le quattro province e filiere tecnologico-produttive che partono dalla ricerca e arrivano al trasferimento dei risultati alle imprese. Purtroppo i tempi burocratici sono stati impressionanti. Nel '91 arrivo' l'ok del Consiglio regionale per la sistemazione in quella bellissima area appartenente al Demanio, con il Pop '94-'99 ci fu il finanziamento di 78 miliardi di lire, nel '95 la firma dell'accordo di programma tra Consorzio 21, Comune di Pula e Regione, l'anno successivo l'ente ottenne le concessioni edilizie, quattro anni fa finalmente la posa della prima pietra. Si apre a settembre, ma i primi di maggio si riunira' la Consulta scientifica che gestira' gli impianti, diretta dal Nobel Carlo Rubbia. Gia' prenotati tutti gli spazi disponibili, in tutto 25mila metri quadrati di uffici, l'8% dell'area complessiva. Nei laboratori per le biotecnologie, la bioinformatica, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, la farmacologia, andranno a lavorare il Consorzio 21, il Crs4, Neuroscienze, Shardna, Helicnos, Atlantis, Florys, Biotecne, l'incubatore Internet Farm, Proto 21, una scuola di formazione. Tra i lecci del Parco, che rimarra' sempre aperto anche ai comuni mortali, circoleranno studenti e ricercatori, tecnici e scienziati del calibro di Gianluigi Gessa, Maria Del Zompo, Mario Pirastu. Quando arriveranno i fondi per il secondo lotto, si procedera' a una gara d'appalto e al completamento del progetto dello Studio Gregotti Associati. Altri quattro edifici da destinare alle aziende che vorranno "immigrare" qui. Gia' avviati molti contatti (uno per tutti quello con StMicroelectronics) si tratta soltanto di garantire servizi e condizioni vantaggiose e competitive rispetto alle altre regioni del Sud. Il resto lo faranno il paesaggio, il sole e un mare da favola. Cristina Cossu __________________________________________________________ Il Sole24Ore 27 apr. '02 SE L'ITALIA NON GUARDA AL FUTURO di Guido Gentili Ha detto Ignazio Visco, capoeconomista dell'Ocse, che un tipo "come Bill Gates in Italia non avrebbe potuto esprimersi per le troppe rigidita' e la burocrazia". Ma come? Non e' questo il Paese a piu' alto, e brillante, tasso di imprenditorialita' del mondo? Certo che lo e'. Basta rammentare la storia e i successi della Ferrari, il cui rosso oggi imperversa ovunque. E basta grattare un po', da Nord a Sud, per verificare quanto siano numerosi i talenti e i relativi "miracoli" all'italiana, piccoli e grandi. Non facciamo nomi solo perche' sono troppi. Inoltre, come pensare che proprio qui, nell'Italia che non dispone certo ne' della formidabile legge antimonopolio americana ne' dell'altrettanto formidabile Sec, un tipo come Bill Gates non avrebbe la possibilita' di esprimere tutte le sue potenzialita'? Eppure Ignazio Visco, in fondo, ha ragione. Perche' non bisogna essere dei fautori di un turbocapitalismo da strapazzo, tanto rampante quanto rapido nell'inabissarsi in qualche scandalo finanziario, per capire che un Paese che guarda sistematicamente all'indietro, prigioniero dei suoi mille tabu' e resistente a ogni cambiamento, e' condannato a bruciare le sue energie migliori e, in definitiva, il suo futuro di sviluppo. Non si puo' ragionevolmente ritenere che sia in corso una campagna planetaria contro i diritti dei cittadini italiani. Possibile che tutte le sollecitazioni delle istituzioni internazionali siano frutto di un abbaglio colossale, dietro il quale, magari, si staglia il regista di Arcore, Silvio Berlusconi? Anche Tony Blair e' complice dell'infame trama? Anche Vladimir Putin e' il servo sciocco del capitalismo occidentale, visto che nel suo discorso alla nazione ha appena denunciato la lentezza con cui procedono in Russia le riforme economiche? E che dire dell'economista americano Lester C. Thurow quando scrive che in Italia "senza piccole imprese che diventano medie imprese e senza medie imprese che diventano grandi imprese non e' possibile sfruttare le nuove tecnologie e creare nuovi posti di lavoro"? Ieri abbiamo pubblicato un'intervista con il commissario europeo Frits Bolkestein che suggerisce al Governo italiano di insistere sulla strada della modernizzazione e di una maggiore flessibilita' del mercato del lavoro per accrescere lo sviluppo e l'occupazione. Osserva Bolkestein che molti sindacati sono conservatori, arroccati su quello che viene chiamato il modello "renano"; che questa posizione e' rispettabile; che occorre pero' adattare il modello europeo, rendendolo piu' flessibile e piu' anglosassone. Se non acceteremo i cambiamenti, conclude, il mondo ci passera' accanto lasciandoci ai margini. E' quello che sta accadendo. In Europa, e basta guardare al differenziale di crescita rispetto agli Stati Uniti. E in Italia, in particolare, se le ragioni della conservazione prevarranno su quelle della ricerca di un assetto piu' competitivo e capace di assicurare un sviluppo vero e, alla fine, anche piu' equo. Il passaggio, soprattutto nel nostro Paese, e' tutt'altro che facile. Siamo nel 2002 ma il leader di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti (ora molto coccolato da tutta la sinistra dopo i rovesci francesi) spiega sereno a Porta a Porta che il problema e' la "fuoriuscita dal capitalismo". Siamo nel 2002 ma nella civile Milano, nel corteo per il 25 aprile, mani ignote disegnano la stella a cinque punte sulle auto dei vigili urbani inneggiando all'omicidio D'Antona. Siamo nel 2002 ma parrebbe, per troppi versi, di vivere in un passato remoto. __________________________________________________________ L'Unione Sarda 24 apr. '02 TEMPO DI ESAMI ON LINE ALL'UNIVERSITA' DEL SULCIS Colloqui via computer con i professori Sant'Anna Arresi E' tempo di esami per gli studenti on line dell'Universita' del Sulcis. Per i ventisette studenti iscritti al Corso di Laurea a distanza in Economia e gestione dei servizi turistici si e' svolta la sessione d'esami. I test sono stati sostenuti dagli studenti del primo e secondo anno. Le dodici matricole, davanti alla Commissione esaminatrice proveniente dall'Universita' di Bologna, hanno sostenuto le prove di economia aziendale e di matematica mentre i quindici studenti del secondo anno erano alle prese con gli esami di diritto pubblico, diritto privato, istituzioni di economia e inglese. Per il corso di laurea a distanza istituito solo due anni fa si tratta di un bilancio nettamente positivo. A confermare l'interesse, il gran numero di richieste di iscrizione pervenute alla segreteria anche in febbraio. In questo caso pero' gli aspiranti studenti on line del Sulcis dovranno attendere il prossimo luglio, quando saranno riaperti i termini per l'iscrizione. Al termine del corso di studi, gli studenti, oltre alla possibilita' di conseguire la laurea di primo livello, avranno anche la facolta' di proseguire gli studi per altri due anni ed ottenere una ulteriore specializzazione o un master. Soddisfatto e' il sindaco di Sant'Anna Arresi, Paolo Dessi'. "Si tratta di un risultato lusinghiero per un piccolo centro - ha confermato il primo cittadino - anche perche' continuano a giungerci attestati di merito sia da parte della Regione che della Provincia". Tanto che "il Comune si sta attivando per ottenere nuovi finanziamenti. Anche se siamo consapevoli che, per contenere i costi di gestione della nostra Universita', il numero degli studenti non potra' superare le settanta unita'". Un numero piu' che sufficiente comunque per garantire al territorio nuove professionalita'. Maurizio Locci __________________________________________________________ L'Unione Sarda 27 apr. '02 ALL'UNIVERSITA' L'EX "SORDOMUTI" E IL VECCHIO CENTRO SOCIALE Nuovi uffici in cambio di aule La divisione Alloggi presto in via della Pineta Uffici per il pubblico in cambio di aule e altri servizi per gli studenti. Comune e Universita' hanno chiuso un contratto di permuta. Con vantaggi reciproci. L'amministrazione comunale e' diventata proprietaria dell'ex palazzo Sacic di via della Pineta, l'ateneo dell'ex Istituto dei Sordomuti e dell'ex Albergo del Povero, in viale Fra Ignazio. Ma, visto il valore degli immobili, il Comune ha incassato dall'Universita' una consistente somma di denaro (piu' di 8 miliardi di lire), pagata in due rate da 2 milioni 840 mila e un milione 392 mila euro. L'ex Istituto dei Sordomuti era passato al Comune nel 1985, sulla base di una legge del 1979 che aveva soppresso le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. L'edificio ha una superficie lorda di 4.549 metri quadrati. Gia' dal 1995 l'Universita' pagava l'affitto al Comune, oltre 800 milioni di lire all'anno. Il "Centro sociale Anfiteatro" e' chiuso da tempo. Ha un seminterrato di 360 metri quadrati, un piano terra di 1.019, una terrazza di 80 e un cortile di 916 metri quadri. L'Universita' vuole realizzare (servira' oltre un milione di euro) una serie di servizi per il polo giuridico-economico (le facolta' di Giurisprudenza, Economia e Scienze politiche). Il palazzo di via della Pineta 75/77, ha una superficie lorda di 2.006 metri quadrati, distribuita tra piano interrato, piano terra, quattro piani e un attico. Acquistato dall'Universita' nel 1979, era stato realizzato dalla societa' Sacic una decina di anni prima. Dal primo gennaio 2002 e' comunale. L'Universita', che non ha ancora trasferito il laboratorio di Parassitologia, sta pagando l'affitto al Comune, anche se per uno spazio limitato. Come sottolinea Tonio Melis, assessore al Patrimonio, il palazzo di via della Pineta (si sta lavorando a un progetto di manutenzione straordinaria) avra' un ruolo fondamentale nel programma del sindaco sul risparmio degli affitti per gli uffici comunali. Un progetto che ruota attorno alla ristrutturazione del palazzo di via Sauro, che il Comune ha ereditato dalla Regione. "In via della Pineta", spiega Melis, "potrebbero essere sistemati gli uffici della gestione degli immobili, patrimonio e beni demaniali, assegnazione alloggi e l'ufficio tecnico, oggi molto sacrificati al secondo piano del palazzo di via Sassari 3". Una quarantina i dipendenti, ma il problema e' il pubblico: decine, anche centinaia di persone al giorno. E' sufficiente pensare che il Comune ha un patrimonio che sfiora le 4 mila case. In via Sassari c'e' anche il disagio dell'ascensore (per aprirlo serve la chiave). In via della Pineta il pubblico verrebbe accolto al piano terra. C'e', tuttavia, una delibera del Consiglio comunale (luglio 2000) che prevede il trasferimento della divisione Patrimonio al secondo piano del mercato di Sant'Elia. Una decisione destinata a rientrare. Via della Pineta, infatti, viene considerata piu' centrale per i tanti utenti dell'ufficio alloggi, che risiedono in varie zone della citta'. Emanuele Dessi' ========================================================= __________________________________________________________ La Stampa 23 apr. '02 LE PRESTAZIONI NON APPROPRIATE COSTANO 1 MILIONE E MEZZO DI EURO "In ospedale troppi ricoveri inutili" Il richiamo da Roma, ma il Piemonte paga colpe non sue Un milione e 600 mila ricoveri negli ospedali italiani sono inutili. Un paziente su quindici e' curato in luoghi non adatti e costa ogni anno allo Stato un milione e mezzo di euro, circa tremila miliardi di vecchie lire. Ma il Piemonte fa eccezione: nella classifica nazionale dei ricoveri impropri, la nostra Regione e' addirittura un esempio per tutti, insieme alla Valle dŽAosta. Considerando come valore di confine fra lŽappropriatezza del ricovero e lo spreco di risorse pubbliche il numero di 160 ricoveri ogni mille abitanti, negli ospedali piemontesi si raggiunge quota 128. Fanalini di coda della classifica nazionale, invece, sono i medici di Bolzano e della Puglia, evidentemente troppo propensi a far restare i malati in ospedale. Ecco la fotografia della situazione scattata a Roma, sulla base dei dati forniti dalle Agenzie per i servizi sanitari regionali, e riportata ieri sul Sole 24 ore Sanita'. Si tratta di unŽanalisi dellŽassistenza ospedaliera concentrata sulle 43 prestazioni che i nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea) giudicano a rischio, condotta con metodo americano attraverso il confronto tra il numero dei ricoveri e lŽurgenza effettiva dei casi. Sono tanti, tantissimi i pazienti che occupano un letto in reparto mentre potrebbero essere invece assistiti in day- hospital, in day surgery, o addirittura a casa, se lŽassistenza domiciliare funzionasse a dovere. Malgrado il Piemonte faccia eccezione, tuttavia il risultato dellŽanalisi sui soldi mal spesi interessa anche la nostra regione, perche' la definizione dei Lea nasce proprio dal fenomeno inappropriatezza e finira' per coinvolgere inevitabilmente tutte le regioni, risparmiatrici e non. Esaminando solo le 43 prestazioni sanitarie che i Lea mettono a rischio, molti ricoveri sono inappropriati in piu' del 90 per cento dei casi: su cento ricoveri, insomma, piu' di novanta sono immotivati. In cima alla classifica (nella tabella a lato le prime dieci prestazioni sotto accusa), le patologie non maligne alla mammella, seguite a ruota dagli interventi di decompressione del tunnel carpale. Sul fronte opposto, invece, sono quasi sempre motivati i ricoveri per i traumi della pelle e del tessuto sottocutaneo e quelli della mammella: si resta in ospedale solo 18 volte su cento, urgenze escluse naturalmente. In totale, la fotografia dellŽAress sullŽinsieme delle 43 prestazioni dice che 68 volte su cento il malato non doveva occupare un posto in reparto. Da notare che i primi dieci posti della classifica negativa delle prestazioni inutili rivelano che lŽinappropriatezza superava il 90 per cento dei casi. Il Piemonte paga colpe non sue: la nostra regione, insieme alla Valle dŽAosta, e' infatti indicata in unŽaltra indagine - quella sulle schede di dimissione - come un esempio per lŽItalia: considerando il limite dellŽappropriatezza dei ricoveri in 160 per mille abitanti, il Piemonte e' molto sotto la media, con 128 ricoveri. In Lombardia sono 163, nel Lazio 160, in Campania 173, il Calabria 186, in Sardegna 167. Maglie nere della nazione sono Bolzano (206 ricoveri ogni mille abiutanti), e la Regione Puglia (208). Marco Accossato __________________________________________________________ L'Unione Sarda 25 apr. '02 CAGLIARI: DUE SECOLI DI MEDICINA Congresso. L'iniziativa e' dell'Ordine provinciale dei medici Omaggio agli scienziati sardi del passato Duecento anni di storia della medicina sarda da raccontare in due giorni. E' lo scopo del primo congresso organizzato dall'Ordine provinciale dei medici e odontoiatri, che per la prima volta - grazie all'associazione Clemente Susini e all'Universita' - si terra' nell'Isola. Un ritorno agli insegnamenti della scienza medica che fu, per prevenire e curare i mali del futuro: non a caso le sedi scelte per ospitare incontri e dibattiti saranno lo storico e fresco di restauro teatro anatomico di via Porcell (lunedi' alle 17) e le sale del palazzo Viceregio (martedi', ore 9). Un'iniziativa pensata e voluta per tutti, medici e non, che aspira a far conoscere al mondo esterno quanto di buono e' stato fatto finora dalla medicina sarda. Tocchera' al presidente dell'Ordine provinciale dei medici, Raimondo Ibba, inaugurare il lungo viaggio attraverso antiche terapie e principali protagonisti della storia medica di un'Isola che ha dato tanto alla medicina moderna. Il percorso inizia con un omaggio al 10° anniversario della morte di Luigi Cattaneo (il primo a valorizzare le cere anatomiche del Susini), Giuseppe Sterzi (anatomico e storico medico), Francesco Antonio Boi (primo cattedratico di anatomia all'ateneo cittadino), Sebastiano Perra (medico ippocratico del primo '800) e Giuseppe Brotzu (padre delle cefalosporine). "Vogliamo colmare una carenza di informazione sulla storia dell'arte medica isolana", ha spiegato durante la conferenza di presentazione il presidente e promotore del convegno, Ibba. L'ideale camminata storica proseguira' martedi' con l'esposizione di una trentina di relazioni suddivise per argomenti, tra cui quelle sulla peste a Cagliari del 1655; l'ostetricia nella prima meta' dell'Ottocento; credenze popolari su gravidanza e parto nella Sardegna del passato; excursus storico dei medici artisti della provincia di Cagliari; il soccorso sanitario nel territorio dal 1980 ad oggi. Numerosi gli interventi in scaletta, tra cui quelli di Giuseppe Armocida, presidente della societa' italiana di Storia della medicina, Alessandro Riva (responsabile dell'associazione Susini), del medico scrittore Giuseppe Dodero e di Sabina Sterzi, nipote di Giuseppe. Tra gli ospiti, una delegazione di medici specialistici del Portogallo provenienti dall'universita' di Lisbona. La manifestazione e' stata organizzata grazie all'aiuto di Regione, Provincia e Comune, delle societa' italiane di Storia della medicina e anatomia e della federazione nazionale collegi ostetriche. Emiliano Farina __________________________________________________________ La Nuova Sardegna 25 apr. '02 SANGUISUGHE E TAC, L'AVVENTURA DELLA MEDICINA CONVEGNO A CAGLIARI CAGLIARI. Dalle sanguisughe dei barbieri della Marina alla Tac, dalle cefalosporine scoperte da Giuseppe Brotzu nei liquami delle fogne di Santa Gilla alle nuove tecniche di neurochirurgia. La storia della medicina e' affascinante e complessa al tempo stesso. Ed e' anche la storia della societa', della qualita' della vita e del progresso nel campo della salute. Il 1ș convegno regionale di Storia della medicina si tiene lunedi' 29 e martedi' 30 a Cagliari. Promossa e organizzata dall'Ordine dei medici provinciale, dall'associazione Clemente Susini e dall'universita', la due giorni percorre i momenti chiave della disciplina medica. I padri dell'anatomia, la medicina militare, le Cere del Susini (nella foto), i medicamenti popolari e i medici dell'Ottocento nel capoluogo sono alcuni dei temi in calendario. Il convegno ha l'obiettivo di rappresentare lo sviluppo della realta' sanitaria nel tempo, la prevenzione e la tutela delle popolazioni. "Si tratta di temi indispensabili per capire la scansione della storia locale e nazionale. In medicina piu' che mai - ha detto Raimondo Ibba, presidente dell'Ordine dei medici - gli insegnamenti del passato sono fondamentali per anticipare e capire il futuro". Un futuro che si apre partendo da uno dei luoghi piu' caratteristici del mondo medico in citta'. Lunedi' alle 17 il convegno viene aperto dal rettore Pasquale Mistretta nel Teatro anatomico, recentemente restaurato, di via Porcell. Tra i relatori, Alessandro Riva, Giuseppe Dodero, Sabina Sterzi, Enrico Fanni e Giuseppe Armocida. Il giorno seguente, al Palazzo Viceregio, si prosegue con Salvatore Murgia, Carlo Montinaro, Francesca Vardeu. Al pomeriggio nell'Aula verde della Cittadella dei musei Giovanni Orlandini e Raffaele Bernabeo coordinano "Arte e medicina". A seguire e' prevista una visita al Museo delle cere anatomiche del Susini. Ed e' ospite del convegno una delegazione di specialisti medici dell'ateneo di Lisbona. Da sottolineare la presenza dei sindaci di Olzai e Padova. A Francesco Antonio Boi, olzaese e primo cattedratico di anatomia di Cagliari, e Giuseppe Sterzi, l'anatomico che ha avuto per allievi i professori Di Chiara, Altieri, Gessa e Riva, il Comune di Cagliari ha dedicato una piazza e una via nel nuovo agglomerato prospiciente lo stadio Sant'Elia. __________________________________________________________ Il Messaggero 27 apr. '02 APPROVATO IL PROTOCOLLO D'INTESA REGIONE UNIVERSITA' (a Roma) La giunta regionale ha approvato il protocollo d'intesa con l'Universita' Umberto I, disegnato il futuro Manca solo la firma congiunta tra Francesco Storace e Giuseppe D'Ascenzo ma il protocollo di intesa tra la Regione e La Sapienza, per disegnare il futuro del policlinico Umberto primo, e' pronto. Ieri la giunta regionale ha approvato il documento finale dopo una serie di incontri con il rettore e i sindacati. In pratica la programmazione sanitaria (come posti letto e specialita') rientra nel discorso complessivo di tutto il Lazio ed e' stata percorsa la strada che privilegia il dialogo tra Regione e Universita' "saltando" la facolta' di medicina. Questo significa che sulla riorganizzazione verra' probabilmente sentita la facolta' ma i suoi giudizi non saranno vincolanti. In particolare i nodi principali saranno il riordino dei dipartimenti e l'individuazione dei medici "strutturati" cioe' quelli che oltre alla didattica e la ricerca, offriranno 28 ore di assistenza sanitaria percependo uno stipendio naturalmente maggiore. Questi due compiti saranno affidati al direttore generale d'intesa con il rettore. Eppure la Corte costituzionale aveva deciso che l'organizzazione della didattica, ricerca e assistenza sono strettamente collegati. Per il personale verra' avviato un tavolo di trattativa con il sindacato per unificare i trattamenti economici pur restando le divisioni tra universitari e regionali. Il protocollo d'intesa permettera' anche di cominciare a discutere il piano di trasferimento di una parte dei posti letti a Latina, Bracciano e al Sant'Andrea. Nel capoluogo pontino (dove afferiscono anche Terracina e Fondi) la speranza e' quella di attivare fin dal prossimo anno accademico un intero "canale" didattico, cioe' garantire tutti gli insegnamenti agli studenti. Il passaggio successivo riguarda la sistemazione del Sant'Andrea e infine avverra' il trasferimento di letti e competenze nell'ospedale di Bracciano. Sui reparti e cattedre che verranno trasferiti, si discutera' in seguito. "Il testo approvato - ha spiegato l'assessore regionale alla sanita' Vincenzo Saraceni - e' il frutto della concertazione tra la Regione, l'Universita' e i sindacati. Dopo la sigla del preliminare del Protocollo, nel febbraio scorso, ci siamo confrontati due volte a marzo con le organizzazioni sindacali, che hanno presentato alla Regione le proprie osservazioni, con l'obiettivo comune di giungere a un testo condiviso da tutte le parti interessate". __________________________________________________________ L'Unione Sarda 25 apr. '02 DONAZIONE DI SANGUE STAMINALE Sono stati gli scienziati dell'Universita' del Winsconsin, per la prima volta, a trasformare in cellule sanguigne alcune cellule staminali embrionali. La scoperta (pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences) potrebbe segnare un passo importante nella cura di molte malattie del sangue, anche se per il momento si tratta di obiettivi lontani nel tempo; molti sono gli ostacoli da superare sotto il profilo scientifico, teorico e pratico. Le cellule staminali sono cellule indifferenziate che possono svilupparsi in vari tipi di cellule specializzate, come quelle cardiache, della pelle, dei muscoli o del cervello. La ricerca in questo campo ha acceso polemiche di natura soprattutto etica. Di questi problemi e delle prospettive che possono aprirsi per la salute pubblica si parlera' domani a Cagliari in una tavola rotonda che - promossa dal Lions Club - avra' luogo all'hotel Mediterraneo con inizio alle 17. Tema: "La donazione del sangue staminale del cordone ombelicale". I relatori sono, nell'ordine, Giuseppe Santeufemia (direttore di Ostetricia e ginecologia all'ospedale Santa Barbara di Iglesias), Licinio Contu (coordinatore del Centro trapianti di Cagliari), Giambenedetto Melis (direttore della Clinica ostetrica e ginecologica dell'Universita' di Cagliari), Rita Roascio (presidente del Collegio delle ostetriche di Cagliari e Oristano), Umberto Burroni (teologo) e Tomaso Ruzittu (vicepresidente dell'Adisco). Moderatore Carlo Musinu, vicepresidente del Lions Club Cagliari Host. Seguira' un dibattito. L'incontro sara' introdotto da Gabriella Artizzu, presidente del Club Lions; vi saranno il sindaco Emilio Floris, l'assessore regionale alla Sanita' Giorgio Oppi e il pi'residente dell'Ordine dei medici Raimondo Ibba, oltre al governatore del distretto Lions 108 Raffaele Gallus Cardia. I. T. __________________________________________________________ Il Sole24Ore 26 apr. '02 FARMACI, L'AMARA RICETTA DEL FEDERALISMO Ricognizione di Federfarma sulle scelte delle Regioni alle prese con il problema del contenimento dei costi dell'assistenza sanitaria Trionfa il fai-da-te di ticket: la quota fissa varia da 1 a 4 € da un capo all'altro del Paese - C'e' chi ha preferito lasciare tutto com'era Roberto Turno ROMA - Chi fa pagare il ticket in quota fissa per ricetta, ma a costi che possono variare da un capo all'altro dell'Italia da 1 fino a 4 euro. Chi ha imbracciato l'arma del delisting delle specialita' classificate come "non essenziali" dalla Cuf, negando quel principio attivo o al contrario concedendolo. Chi ha riclassificato in parte o totalmente a pagamento l'identico medicinale. Chi ha aperto di piu' o di meno le porte alle esenzioni. Chi ha fatto repentinamente retromarcia, come in questi giorni l'Abruzzo, passando da ipotesi piu' esose a modalita' di pagamento piu' soft per i suoi cittadini. Chi, pressato da polemiche politiche che incalzano, aspetta di vedere "l'effetto che fa" la manovra appena varata e come reggera' all'onda d'urto dei conti sanitari complessivi. Chi ha lasciato tutto fermo: e non fa pagare una lira di piu' ai suoi cittadini (ed elettori), come le Regioni e le Province autonome non incluse nella tabella qui a fianco. Regione che vai, farmaco che trovi. E, quando lo si acquista in nome e per conto del Ssn, farmaco che si puo' avere gratis o a pagamento, ma a prezzi diversi. E' la ricetta (amara?) del federalismo. Perche', "fatta" la legge taglia-spesa (n. 405 del novembre 2001) in omaggio al patto di stabilita' dell'8 agosto 2001, l'Italia del farmaco si presenta col vestito d'Arlecchino: con tante pezze diverse quante sono le Regioni, le nuove regine di denari dell'assistenza sanitaria. Ed e' in effetti un puzzle, un vero e proprio fai-da-te del farmaco quello fotografato dalla ricognizione fatta da Federfarma, l'associazione dei 16mila titolari di farmacia, delle decisioni fin qui adottate in sede locale per cercare di frenare i consumi farmaceutici. Un quadro ancora piu' frastagliato - ticket e delisting a parte - se si considerano altri due aspetti del pianeta-farmaco nell'era del federalismo sanitario: i generici e la distribuzione diretta extra farmacie da parte del Ssn. Per i medicinali non di marca, infatti, continuano a registrarsi, a macchia di leopardo, carenze di prodotti a basso costo: ancora una volta con atteggiamenti regionali di ristoro nei confronti dei cittadini, non esattamente uniformi tra una Regione e l'altra. Mentre, per quanto riguarda la distribuzione dei medicinali che scavalca il consueto canale delle farmacie (e dei distributori), non mancano Regioni piu' avanti nei tempi e altre che stanno tirando il freno, consapevoli delle implicite difficolta' organizzative: con cio', creando situazioni di mercato mutevoli per i contraccolpi sull'intera filiera del sistema farmaceutico (produttori e distributori, sia finali che intermedi), ma anche per i cittadini che dovessero subire i riflessi di ritardi o le code agli sportelli. Una situazione, quella della distribuzione diretta da parte del Ssn, che peraltro va considerata in evoluzione, a seconda degli accordi in itinere nelle singole realta' regionali. Il "monitor" di Federfarma non manca di esprimere i desiderata della categoria. Da una parte, per quanto riguarda i ticket, esprimendo un netto gradimento per l'applicazione della quota fissa per confezione: costa meno, soprattutto quando si acquistano farmaci piu' cari; consente ai cittadini di sapere con certezza quanto pagheranno prima ancora di presentarsi al bancone del farmacista; ha maggiore potere dissuasivo nei confronti dei consumi non essenziali. E tra le misure opportune, Federfarma ne segnala una adottata per un mese nel Lazio, ma subito ritirata nonostante avesse consentito riduzioni del 16% della spesa: la limitazione a una sola confezione per ricetta dei farmaci prescrivibili dal medico di famiglia. "Da segnalare che la norma dall'evidente effetto deterrente - afferma l'associazione con una punta di polemica - non escludeva che il medico potesse compilare ricette distinte per piu' confezioni farmaceutiche". La partita sulla farmaceutica, d'altra parte, e' ancora una volta apertissima sul tavolo del Parlamento. In gioco, col decreto legge 63/2002, ci sono quattro misure che fanno tremare le gambe al settore: taglio del 5% dei prezzi, dimezzamento dell'attivita' congressuale, riduzione della copertura brevettuale, marcatura delle confezioni. Il decreto, che arrivera' in aula alla Camera da venerdi' 10 maggio e al quale entro lunedi' prossimo dovranno essere presentati gli emendamenti, e' sotto il fuoco incrociato degli industriali. Ma non solo. C'e' il rischio di mettere definitivamente fuori gioco le piccole e medie imprese italiane, ha denunciato tra l'altro Farmindustria. Che non a caso ha presentato alla Camera gli ultimissimi e confortanti dati dell'export di settore nel 2001: 6,4 mld € (12.528 mld delle vecchie lire). Risultato: una bilancia commerciale positiva per 986 mln di euro. __________________________________________________________ La Stampa 25 apr. '02 UN ORTOPEDICO TORINESE RACCONTA IN UN LIBRO I SUOI COLLEGHI "Ve li do io i medici in prima linea" Si sposano tra di loro, leggono soprattutto libri di fantascienza odiano visceralmente il primario e prediligono i pazienti obbedienti Ferracini li ha descritti per lŽeditore Sonda, in molti si riconoscono EŽ difficile trovarne di belli come il dottor Ross-Clooney di E.R., ma per fortuna e' sparito anche il modello incapace-trafficone, genere dottor Tersilli-Sordi in "Il medico della mutua. Leggono abbastanza, in particolare libri di fantascienza, fanno meno sesso "di quanto millantano tra le corsie", prediligono il paziente stile "dottore seguo tutte le istruzioni, faccio solo come dice lei" e odiano - visceralmente odiano - il "primario o il professore-barone che gli ostacola la carriera". A tratteggiare il dietro le quinte dei medici "in prima linea, in retroguardia e in riserva" non poteva che essere uno di loro. Riccardo Ferracini, 44 anni, chirurgo ortopedico del Mauriziano a Valenza Po (a luglio passera' alle Molinette) e' lŽautore di "Medici", spassosissimo volumetto della collana "Lavori socialmente inutili" edito dalla Sonda (145 pagine, 10 euro, www.sonda.it). Suddivisi per specialita', posizione gerarchica, modo di vestire e dŽindossare il camice, tipo di approccio con i pazienti, passioni ed idiosincrasie, eccoli gli uomini e le donne che ci curano. Con i loro tic, le manie, e un certo cinismo di categoria, con cui i dottori ricordano che "i pazienti sono tutti uguali, ma i loro conti in banca no". Esagerazioni? Macche', neanche per sogno. Basta fare un giro nella sanita' torinese, per capire che molti si riconoscono, almeno un poŽ, nel ritratto di Ferracini. Paragrafo matrimoni: "I medici sposano donne che appartengono solo a 5 categorie e cioe' colleghe, infermiere, informatrici farmaceutiche, pazienti e (sentite questa) bariste". EŽ cosi'? "Per forza - conferma Pier Roberto Mioli, 54 anni, primario di chirurgia dŽurgenza alle Molinette -, il medico non ha tempo per frequentare altri ambienti che non siano lŽospedale, bar vicino compreso". E se lo dice lui, sposato-divorziato-risposato con unŽaltra dottoressa... Standard anche il genere di lettura preferito da Mioli: "EŽ vero, vado matto per la fantascienza, ma non disdegno neanche la filosofia". Paragrafo carriere: "Sulla tua strada trovi sempre un barone universitario che ti uccide". Tra i carrieristi che ce lŽhanno fatta non ne trovi uno che acconsenta alla pubblicazione del suo nome, ma giurano che la realta' il piu' delle volte e' proprio quella. Allora abbiamo sentito uno dei professori piu' stimati delle Molinette, Fabrizio Fabris, 67 anni, titolare di una cattedra di geriatria allŽUniversita' di Torino e primario alle Molinette. "Beh, non tocca certo a me dirlo se esistono davvero i baroni in corsia - dice con grande senso di humour -, pero' guardi che io ho fatto la mia gavetta, non arrivavo certo da una famiglia di luminari della medicina. EŽ che ho sempre amato molto questo lavoro". Passione condivisa anche dal fratello Claudio, professore pure lui, ma nel campo opposto: neonatologia. Stiamo scrivendo solo di uomini? Ecco una dottoressa, in un colpo solo due paragrafi del libro: "Donne in carriera", e "Pediatri". Elena Matteoni, femmina al punto giusto da rifiutare di rivelare lŽeta', grande professionista come chirurgo ortopedico infantile al Regina Margherita. "Ho tre figli - dice - e non e' facile conciliare il lavoro con la famiglia. Come tante altre mie colleghe ho fatto il possibile per superare gli ostacoli, inutile far finta che non esistano, messi in atto dai colleghi". Delle mamme-lavoratrici vi interessa poco, state pensando che lŽunico dottore - beati voi - che vi visita e' quello di famiglia e vi piacerebbe conoscerne qualche caratteristica? Subito accontentati, paragrafo "Medici di base": "Non ne possono piu' di chi gli scrocca i campioni di farmaci gratuiti e dei malati immaginari". "In effetti sono proprio questi i pazienti peggiori" ammette Maurizio Damasio, 44 anni, studio nellŽelegante via Dei Mille, 1.500 mutuati, "il massimo, perche' non ricopro altri incarichi", single con due grandi amori: la Juve e lŽequitazione. Piu' una terza passione nascosta: "Potessi cambiare mestiere, vorrei fare il questore di polizia, rivoluzionerei la Buon costume". Pilota di Boeing, invece, e' il sogno nel cassetto di Roberto Pedrale, 41 anni, single pure lui, chirurgo plastico alle Molinette. EŽ la sintesi perfetta del paragrafo "Chirurghi plastici, i piu' invidiati, sempre abbronzati e a contatto di belle donne". Abbronzato, e' sempre abbronzato e le belle donne? "Sono piu' affascinanti di quanto pensino - dice -, ansiose di correggere difetti che magari non esistono". La paziente piu' terribile? "Quella che non sfiora nemmeno 1 metro e 60 di altezza ma pretende un seno nuovo da quinta misura". E tra gli uomini? "I piu' scatenati sono i politici, ma non posso fare nomi: pancia, borse intorno agli occhi, peggio delle signore...". Donne che passione anche per chi le cura per eccellenza: il ginecologo, "il piu' sfigato, quello che deve correre in ospedale sempre nel cuore della notte". Silvio Viale, 44 anni, ginecologo con lŽhobby della politica (ex verde, attualmente e' il presidente dei Radicali torinesi) sorride allŽidea e sta al gioco fino in fondo. "La mia categoria si divide in due fazioni: i playboy e i frustrati. Io, ahime', appartengo alla seconda, ma a dispetto dei primi confesso che loro raccontano un mucchio di barzellette sporche...". Vi sembra di aggirarvi in una gabbia di matti? Tra gli ultimi paragrafi del libro di Ferracini cŽe' quello degli "psichiatri, tipi a dir poco strambi". Non lo nega nemmeno il noto professore Annibale Crosignani, 69 anni, primario di psichiatria alle Molinette in pensione. "La verita' e' che se non sei sensibile e propenso a certe patologie psichiche, non puoi ne' capire, ne' aiutare i malati. EŽ come in amore: ci si incontra e ci si riconosce tra simili". GRAZIA LONGO __________________________________________________________ L'Unione Sarda 25 apr. '02 OLBIA:UN CENTRO NAZIONALE DI RICERCA SULLE BIOTECNOLOGIE Mezzo secolo di buona assistenza Olbia Lo hanno chiamato Raffaele, dall'ebraico Raf-el, che significa "medicina di Dio", "Dio guarisce". Nome profetico per un ospedale destinato a diventare sinonimo di buona assistenza e di ricerca scientifica ad alto livello. Come si legge nel sito Internet, e' nato nel 1951 da un'idea dell'arcivescovo di Milano, cardinale Schuster, che chiamo' da Verona don Luigi Maria Verze' (nella foto) perche' costruisse "un ospedale cristiano". Per realizzare il progetto, sette anni dopo nasce l'Associazione centro di assistenza ospedaliera San Romanello, oggi Associazione Monte Tabor. Nel 1969 viene posta la prima pietra, in un'area al confine tra Segrate e Milano, nella zona del Parco Lambro. Due anni dopo, il 31 ottobre, l'inaugurazione e l'ingresso del primo ammalato. Nel '72 la Fondazione San Raffaele e' riconosciuta "Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico" (IRCCS) con l'incarico di fornire al ministero della Sanita' un supporto tecnico e operativo in materia di ricerca sanitaria e formazione permanente del personale. Trascorrono altri dieci anni e diventa Polo universitario della facolta' di medicina dell'Universita' di Milano. Oggi il San Raffaele e qualificato "Ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione" per le piu' importanti patologie ed e' sede del "Dipartimento di emergenza, urgenza e accettazione di alta specialita'" (EAS). Si estende su una superficie di 300.000 metri quadrati, ha 1.077 posti letto e 3500 dipendenti. Ospita il "Dipartimento di Biotecnologie" (DIBIT) e si pone come centro di riferimento in campo internazionale per la ricerca di base applicata. La sua vocazione didattica si esprime nel Liceo ginnasio San Raffaele a indirizzo di ricerca e nella Universita' Vita-Salute San Raffaele, attiva dal 1996 con la facolta' di Psicologia e dal 1998 con la facolta' di Medicina. Sotto il profilo dell'assistenza, tra i reparti piu' prestigiosi, Cardiochirurgia (Ottavio Alfieri), Emodinamica e Cardiologia interventistica (Antonio Colombo), Ematologia e unita' del trapianto di midollo osseo (Claudio Bordignon), Medicina nucleare (Ferruccio Fazio), Pediatria e Neonatologia (Giuseppe Chiumello), Radiochemioterapia (Eugenio Villa), Dipartimento malattie cardiovascolari (Attilio Maseri), Urologia (Patrizio Rigatti). L. S. __________________________________________________________ Le Scienze 24 apr. '02 GENETICA E TUMORE DELLA MAMMELLA La predisposizione e' generata da numerosi geni, ciascuno dei quali ha solo un piccolo effetto Ricercatori inglesi e olandesi hanno riferito sulla rivista "Nature Genetics" di aver individuato un nuovo gene coinvolto nei tumori alla mammella. La mutazione di questo gene, chiamato CHEK2, raddoppia il rischio di sviluppare il tumore e potrebbe spiegare circa l'uno per cento di tutti i tumori alla mammella nelle donne e il 9 per cento di quelli degli uomini. I due geni piu' noti associati a questo tumore, BRCA1 e BRCA2, sono responsabili di una percentuale variabile dal 3 al 5 per cento dei tumori alla mammella. E' quindi necessario che vi siano altri geni coinvolti e il CHEK2 sembra proprio essere uno di questi. "Stimiamo - commenta Mike Stratton, dell'Istituto Britannico per la Ricerca sul Cancro - che la versione mutata del CHEK2 sia responsabile di un aumento del rischio di un fattore due nelle donne e di un fattore 10 negli uomini. La predisposizione al tumore alla mammella e' generata dalla somma degli effetti di numerosi geni, ciascuno dei quali ha solo un piccolo effetto. La nostra ricerca fornisce il primo esempio ben documentato di uno di questi geni, anche se abbiamo bisogno di studiare piu' a fondo il CHEK2 prima di poter pensare di utilizzare questa informazione nella pratica clinica." Lo studio e' stato fatto prendendo in considerazione famiglie europee con una spiccata predisposizione a questo tipo di tumore. Sorprendentemente, si e' scoperto che le donne con versioni mutate sia dei geni BRCA1 e BRCA2 sia del CHEK2 non sembrano correre un rischio maggiore. "Crediamo - conclude Doug Easton, che ha partecipato alla ricerca - che il CHEK2 sia coinvolto nella riparazione dei danni genetici nella mammella delle donne, che e' il motivo per cui il rischio aumenta quando il gene e' difettoso. Ma nelle donne con i geni BRCA difettosi, il sistema di riparazione dei geni e' gia' fuori uso, per cui il danno del gene CHEK2 non puo' aumentare ulteriormente il rischio". __________________________________________________________ Il Corriere della Sera 27 apr. '02 E LA CIVILTA' CREO' IL NEMICO VIRUS Dalla ricerca genetica la piu' grande speranza per sconfiggere le epidemie Corsi e ricorsi. Dieci anni or sono l'universita' di Pavia conferiva la laurea ad honorem in medicina allo storico dell'economia Carlo Maria Cipolla, che nei suoi numerosi saggi aveva sapientemente illustrato le trasformazioni epocali legate alle grandi epidemie, mettendo in chiara evidenza il nesso di causa ed effetto esistente tra gli eventi biologici e sanitari e le loro ricadute sulle dinamiche storiche dell'economia e della societa'. In significativa concomitanza con la laurea honoris causa all'insigne studioso, professore a Berkeley e a Pisa, a Parigi l'Istituto culturale italiano presentava l'edizione francese del libro di Cipolla Contro un nemico invisibile , pubblicato in Italia dalla societa' editrice Il Mulino e dedicato dall'autore alle "epidemie e strutture sanitarie nell'Italia del Rinascimento". Nei giorni scorsi, mentre a Parigi il XXII Salone del libro registrava un clima di rissosita' che poco aveva da spartire con la cultura, e' uscito per i tipi dell'editore Raffaello Cortina (pagine 276, euro 21) il libro di Dorothy Crawford che ripete nel binomio Il nemico invisibile il titolo del libro di Cipolla. E' una ripetizione meramente nominale, non di contenuto. Andiamo a rileggere quanto ebbe a dire lo stesso Cipolla nella sua prolusione per il ricevimento della laurea onoraria: a proposito di storia interna , tecnica, e di storia esterna , sociale, della medicina (e, piu' in generale, della scienza e delle sue applicazioni), la prima, per quanto "ricca di dettagli interessanti", "da' pero' il senso di inseguire avvenimenti che si susseguono inevitabilmente, per una logica propria, in una specie di vuoto storico", mentre la seconda "tende a mettere soprattutto in evidenza le strette relazioni tra quanto avvenne e avviene in campo medico e l'evoluzione economica e sociale". Il libro della Crawford, che insegna microbiologia all'Universita' di Edimburgo, e' sottotitolato "Storia naturale dei virus" e privilegia soprattutto l'aspetto storico interno , con un puntuale resoconto degli implacabili parassiti che minacciarono e minacciano l'uomo, nell'era che fu del vaiolo e della "spagnola", ma che oggi e' dell'Aids, del virus Ebola e dei prioni della "mucca pazza". Vi si fa tesoro della lezione di Cipolla con apertura ai tanti problemi della societa' in cui viviamo. Virus: la parola, storicamente, viene da lontano. Anticamente la si uso' con riferimento a quoddam virus , a "qualche succo" proveniente da "secrezione fetida". Il fetore caratterizzava all'olfatto la miscela guasta degli umori corporei, provocata da una malattia contagiosa come la "febbre putrida". Ma virus indicava anche il "veleno", o il nocumento provocato da un morso venefico vuoi di una serpe, vuoi di un cane rabbioso. Piu' in generale, ogni sostanza capace di far danno, e di trasmettere una malattia per contagio, era una sostanza morbifera, "virulenta". "Il fatto piu' strano", ha scritto Jack London nel 1912 preconizzando La peste scarlatta dell'anno 2013, "era che ogni giorno comparivano nuovi virus". "Nuovi virus o vecchi nemici con una faccia nuova?", si chiede la Crawford nel secondo capitolo del suo libro. Controllo dei fattori nocivi o caos incontrollabile? "Tutte le epidemie descritte finora in questo capitolo sono state provocate in un modo o nell'altro dall'uomo, anche se casualmente e senza responsabilita' alcuna. Ma ci sono casi in cui", aggiunge l'autrice, "il grande successo ottenuto dall'uomo nella sua battaglia per la sopravvivenza ha indubbiamente disturbato ecosistemi che avevano raggiunto un delicato equilibrio durato milioni di anni. Per loro stessa natura, i virus sfruttano senza alcun ritegno qualsiasi opportunita' per raggiungere i loro obiettivi; quindi dovremo moderare i nostri interventi, se vorremo evitare che in futuro si verifichino nuovi, e imprevedibili, conflitti". Eppure, tende a rassicurarci la Crawford, il futuro potrebbe riservarci tutt'altri scenari, niente affatto da incubo, perche' "i virus, essendo frammenti di materiale genetico di piccola dimensione e relativamente semplici, molto abili a intrufolarsi all'interno delle cellule, ci hanno insegnato molto sul concetto di terapia genica", che e' la nuova frontiera terapeutica dove si possono rimpiazzare geni difettosi e, in prospettiva, "curare malattie mortali come il tumore". Comunque, scrive introducendo l'edizione italiana il clinico infettivologo Giampiero Carosi, "la tenzone fra virus e uomo e' verosimile che sia destinata a continuare senza fine, ma solo perche' la lotta per la sopravvivenza e' il motore stesso della vita". In quest'ottica darwiniana "affiora nel volume una sorta di archetipo narrativo omerico: eroi schierati in un campo (i poxvirus, i flavivirus, gli herpes virus) e nell'altro (Pasteur, Koch, Jenner), con l'avventura di Ulisse, l'ansia della ricerca, l'ineluttabilita' del progresso che spinge lo scienziato al di la' delle colonne d'Ercole, della Finis terrae della conoscenza". __________________________________________________________ La Stampa 24 apr. '02 DONEPEZIL, ECCO I LIMITI E I VANTAGGI I medici che lavorano nei Centri Cefalee sono stati recentemente bombardati da una quantita' incredibile di telefonate sulla comparsa di un nuovo farmaco contro l'emicrania dagli effetti "miracolosi". Tv e giornali hanno riportato la notizia che la sperimentazione nei pazienti cefalalgici del donepezil, un farmaco gia' in uso per il trattamento della malattia di Alzheimer, aveva dimostrato una grande efficacia nel ridurre le crisi emicraniche. Diversi pazienti, nonostante fossero a conoscenza del fatto che questo farmaco e' molto costoso e non e' dispensato dal Servizio Sanitario Nazionale, si sono dichiarati disposti ad affrontare la spesa pur di ridurre la frequenza delle crisi emicraniche. Che cosa e' esattamente successo? Un gruppo di ricerca di Firenze, guidato da Sicuteri, ha inviato al comitato organizzatore del congresso dell'International Headache Society un "abstract" in cui si comunica l'intenzione di presentare i risultati di una nuova sperimentazione. Questa procedura e' di norma utilizzata da tutti i ricercatori che vogliono presentare i risultati preliminari di nuovi studi per discuterli con gli esperti del settore. La notizia di questo studio, non si sa come, e' finita nelle redazioni ed e' stata presentata come una scoperta straordinaria generando nei pazienti forti aspettative. Ricordiamo che l'emicrania e' una malattia molto diffusa che colpisce in Italia circa 6 milioni di soggetti. In una discreta percentuale di casi si manifesta in modo grave con una frequenza elevata di attacchi e altera in modo significativo la qualita' di vita e la capacita' lavorativa del paziente. Anche se e' una malattia cronica, non e' una malattia incurabile. Abbiamo a disposizione diverse terapie farmacologiche e non farmacologiche che possono permettere di tenerla sotto controllo. Sono innanzitutto utili alcune norme comportamentali come unŽattivita' sportiva, cicli del sonno regolari, l'evitare cibi con un ruolo scatenante e la rimozione delle possibili cause di stress. Abbiamo numerose molecole per l'attacco emicranico: diversi farmaci antinfiammatori non steroidei (da soli o in combinazione) e i nuovi triptani possono bloccare in tempi abbastanza rapidi i sintomi dell'attacco emicranico e permettere una ripresa delle normali attivita'. Se il numero di attacchi e' elevato, possiamo fare ricorso a una terapia di profilassi (farmacologica e non, come il biofeedback) per ridurre la frequenza delle crisi. Compito del medico e del neurologo e' utilizzare questi diversi strumenti per "ritagliare" la cura piu' idonea al paziente. Abbiamo bisogno di nuovi farmaci? Ovviamente si': nessun farmaco e' efficace in tutti i pazienti e qualsiasi farmaco puo' presentare effetti collaterali tali da renderlo inutilizzabile. Un trattamento farmacologico, prima che venga ritenuto efficace dalla comunita' scientifica e quindi possa essere somministrato, deve essere sottoposto a numerose e scrupolose indagini. I primi studi sono su animali da laboratorio e su volontari sani per testare la tollerabilita' del farmaco e l'assenza di effetti collaterali gravi. Poi vengono gli studi clinici, prima in aperto e poi in doppio-cieco (confronto della molecola verso un placebo), per valutare l'efficacia del prodotto nella patologia in oggetto. Infine, si fanno studi multicentrici, coinvolgendo numerosi Centri in diversi paesi, e studi comparativi per valutare la reale superiorita' del farmaco in studio rispetto a prodotti presenti sul mercato e con analoga indicazione terapeutica. LŽiter puo' richiedere fino a 4-5 anni prima dell'eventuale registrazione del farmaco. Il donepezil avrebbe "provocato la scomparsa delle crisi in circa 1/3 dei pazienti trattati e la riduzione delle stesse nei rimanenti". Queste percentuali, pur se interessanti, non si scostano da quelle ottenute nella sperimentazione di altri farmaci di profilassi. Inoltre tutti gli studi sulla patogenesi dell'emicrania vedono coinvolti molteplici neurotrasmettitori, serotonina in primis. Non vi sono ad oggi ricerche che suggeriscano un ruolo della acetilcolina, neurotrasmettitore su cui agisce il donepezil. (*)Direttore Centro Cefalee Universita' di Torino __________________________________________________________ La Stampa 25 apr. '02 "TUMORI, A RISCHIO PANE E PATATINE FRITTE" PROVOCHEREBBE OGNI ANNO CENTO CASI DI CANCRO SU 45 MILA Studio svedese: lŽamido acrilico e' cancerogeno se riscaldato STOCCOLMA Patate, pane, riso, cereali: molti degli alimenti di produzione industriale che contengono carboidrati, potrebbero rivelarsi cancerogeni se riscaldati ad alte temperature. Lo afferma uno studio dell'Universita' di Stoccolma, i cui risultati sono stati annunciati ieri. Dagli alimenti sotto accusa, secondo gli studiosi svedesi, si sprigiona una sostanza gia' classificata come cancerogena, l'amido acrilico, che non e' presente invece negli stessi alimenti crudi o bolliti. Lo studio del Dipartimento di chimica ambientale dell'Universita' di Stoccolma non ha portato per il momento ad alcun provvedimento concreto, sebbene gli industriali del settore abbiano convocato una riunione di emergenza per valutare la situazione: le autorita' si sono limitate a ribadire i consigli di igiene alimentare che puntano a privilegiare frutta e verdura e a ridurre grassi e fritture. Una tossicologa della Autorita' alimentare svedese, Liliana Abrahamsson Zetterberg, ha affermato tuttavia che in base alle osservazioni effettuate finora sui topi, si puo' ipotizzare che un centinaio dei 45.000 casi di cancro diagnosticati ogni anno in Svezia (su una popolazione di circa 9 milioni di persone), siano da attribuire all'amido acrilico. Una sostanza - ha detto la dottoressa - che potrebbe rivelarsi piu' rischiosa del tabacco. La sostanza sotto accusa e' classificata da tempo come cancerogena: l'Agenzia americana per la protezione ambientale (Epa) le attribuisce un livello di pericolosita' "medio", ma non ne tollera alcuna presenza nell'acqua potabile. L'Organizzazione mondiale della sanita' accetta l'assunzione di un milligrammo al giorno attraverso l'acqua. L'assunzione di amido acrilico per un breve periodo, secondo l'Epa, provoca "danni al sistema nervoso, debolezza e perdita di coordinamento nelle gambe". Su un periodo prolungato puo' portare a "danni al sistema nervoso, paralisi, cancro". Secondo l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, l'amido acrilico induce mutazioni genetiche e nel corso di esperimenti sugli animali ha provocato tumori benigni e maligni allo stomaco. La sostanza aveva gia' ricevuto gli onori della cronaca in Svezia in relazione alla costruzione di un tunnel ferroviario: per sigillare il tunnel contro le infiltrazioni d'acqua era stato usato un prodotto contenente amido acrilico: gli operai che partecipavano alla costruzione avevano denunciato numerosi problemi cutanei, conseguenti al contatto della pelle con l'acqua contenente la sostanza. I dati forniti durante la conferenza stampa di ieri sono eloquenti: secondo gli autori dello studio, nei cibi crudi o bolliti il contenuto di amido acrilico non e' neanche rilevabile, al di sotto dei 30 milligrammi al chilo. Sempre secondo lo studio, che non ha precisato pero' il tipo di cottura, un pollo fritto, o un pesce, contengono a loro volta livelli di amido acrilico compresi tra i 39 e i 69 mg/kg. Nelle patate fritte questo tasso balza subito a 140-1100 mg/kg, nel pane biscottato si va da 30 a 1870 mg/kg e nei corn-flakes da 53 a 1340 mg/kg. r. cri.