FINI: UNA RETE PER GLI SCIENZIATI ITALIANI NEL MONDO SCUOLA, TAGLIATE 8MILA CATTEDRE DOCENTI, TAGLIATI 933 POSTI NELL'ISOLA SCUOLA: IL PROGETTO DEL MINISTRO BERTAGNA: «LA STESSA DIGNITA’ A TUTTI GLI STUDENTI» VERTECCHI: «UNA SCELTA CLASSISTA COSI’ SI TORNA INDIETRO» UNIVERSITA’: FONDI PER LA RICERCA RIDOTTI AL MINIMO CIAMPI: LA RICERCA E’ UNA PRIORITA’ NAZIONALE RUBBIA: "FACCIAMO TORNARE I TRANSFUGHI DELLA RICERCA" «SONO VIA DA 40 ANNI NEGLI ATENEI REGNANO ANCORA I BARONI» MIUR: IL CURRICULUM SARA’ ELETTRONICO GIOVANNI CIUFFO: UN CHIRURGO SARDO IN AMERICA PERCHE’ FINI’ L'ERA NURAGICA? ================================================================== CAGLIARI: NESSUNO CELEBRA LE NOZZE TRA UNIVERSITA’ E OSPEDALE POLICLINICO, 'VOGLIAMO GARANZIE' I MEDICI CON SIRCHIA: MENO POTERE AI DIRETTORI GENERALI DALLE REGIONI LE "SOLUZIONI" PER LA SANITA’ MEDICI, "TITOLO" CON TARGA UE GENETICA, A TORTOLI’ STUDIOSI DA TUTTO IL MONDO «L' ANIMA? SOLO UNA REAZIONE BIOCHIMICA» IL MALE CHE PRIVA IL VISO DELLE SUE ESPRESSIONI INTEGRATORI DIETETICI? PIU’ CAUTELA "TROPPI DOLCIFICANTI CAUSANO L' OBESITA’" MARIJUANA: DA SOSTANZA D’ABUSO A FARMACO? UN NUOVO RECORD NELLA MICROSCOPIA OTTICA LA FORMAZIONE DI PLACCHE NELL’ALZHEIMER ================================================================== _______________________________________________________ Corriere della sera 11 mar. ’03 FINI: UNA RETE PER GLI SCIENZIATI ITALIANI NEL MONDO Fini promette che gia’ dalla prossima finanziaria ci saranno piu’ fondi contro la fuga dei cervelli. Bianco (Cnr): offriamo spazi ai giovani Tremaglia: banca dati per promuovere le collaborazioni e non disperdere le loro conoscenze ROMA - "Finanziare adeguatamente la ricerca, ringiovanirla con l’immissione di nuove leve, creare nuovi centri di eccellenza e condizioni di lavoro allettanti". Ecco la formula suggerita dal premio Nobel, Rita Levi Montalcini, per fermare la fuga dei cervelli e offrire agli scienziati italiani all’estero l’opportunita’ di rientrare. Fragile nel fisico, ma traboccante di entusiasmo e di ottimismo, l’ultranovantenne scienziata ha svolto ieri uno degli interventi piu’ apprezzati e applauditi del "Primo convegno internazionale degli scienziati italiani all’estero". COLLABORAZIONE - Organizzato dal ministro per gli italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, in collaborazione con i ministri degli Esteri, Franco Frattini, e dell’Istruzione, Letizia Moratti, l’incontro, che si concludera’ domani con una tavola rotonda, si propone di aprire nuovi canali di comunicazione e collaborazione fra gli scienziati italiani in Italia e fuori, nella consapevolezza che la scienza e’ sempre piu’ internazionalizzata. FUGA CONTINUA - Perche’ la fuga dei cervelli continua e si respira un’aria di decadenza nel mondo della ricerca scientifica?", chiede la Montalcini. E lei stessa risponde: "Scarsita’ di fondi, invecchiamento, disinteresse dell’industria e mancanza di sinergia fra le universita’ e le aziende. Questi sono i mali a cui bisogna porre rimedio se si vuole aprire una nuova era e creare opportunita’ di ritorno dei cervelli". Lodata da Tremaglia e dal presidente della conferenza, il professor Enrico Garaci, per aver dato vita a Ebri (European brain research institute), un nuovo istituto internazionale di studi sul cervello, polo di attrazione per ricercatori di tutto il mondo, la Montalcini, in qualita’ di scienziato che 30 anni fa ha deciso di rientrare in Italia, racconta brevemente la sua esperienza. La fuga per le leggi razziali negli anni Trenta, la generosa ospitalita’ americana, il ritorno negli anni ’60, la fondazione di un piccolo e povero istituto del Cnr che e’ cresciuto fino a diventare un centro di eccellenza mondiale in neuroscienze. E conclude: "E’ importante e urgente finanziare adeguatamente la ricerca". I ministri presenti assicurano di raccogliere l’appello. FINANZIARIA - "Nella prossima finanziaria il governo dovra’ impegnarsi di piu’ per invertire questa tendenza - promette il vice presidente del consiglio Fini - . Ma il problema non e’ solo quello delle risorse: dobbiamo dar vita a un cambiamento di mentalita’ per investire non sulla quantita’, ma sulla qualita’". E Tremaglia annuncia l’istituzione di un "Progetto Da Vinci", consistente in una banca telematica che fornisca la situazione aggiornata degli scienziati italiani all’estero, in modo da promuovere collaborazioni e progetti con i colleghi italiani. INTERSCAMBIO - L’iniziativa del ministro Tremaglia piace a Frattini perche’ da’ l’opportunita’ di volgere in positivo un fenomeno indicato spesso come un fatto negativo: "Dobbiamo incoraggiare gli studiosi italiani all’estero a iscriversi a questa banca dati per potenziare l’interscambio". Il Nobel per la fisica Carlo Rubbia, un altro famoso cervello che per anni e’ emigrato negli Stati Uniti, ricorda che viviamo ormai in un mondo in cui la ricerca e’ internazionalizzata: "Il problema italiano sta nella mancanza di equilibrio fra gli scienziati che vanno all’estero e quelli stranieri che vengono in Italia. Mi auguro che la riforma in atto possa capovolgere questa realta’". Al convegno riemerge anche il presidente "dimissionato" del Cnr, Lucio Bianco (reintegrato da una sentenza del Tar): "Inutile pensare a ritorni di massa. Esistono gia’ norme che ci permettono il richiamo di figure eccellenti, ma non e’ facile offrire condizioni allettanti. Meglio incrementare le collaborazioni. Per arrestare la fuga e’ urgente sbloccare le assunzioni dei giovani". Franco Foresta Martin _______________________________________________________ Il Sole24Ore 12 mar. ’03 SCUOLA, TAGLIATE 8MILA CATTEDRE M.LUD. ROMA - Scattano i tagli al personale docente per il prossimo anno scolastico. Mentre per oggi e’ prevista al Senato l'approvazione finale della riforma della scuola - e’ in programma una conferenza stampa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con il ministro Letizia Moratti - il dicastero dell'Istruzione mette a punto una nuova riduzione degli insegnanti (si veda "IlSole-24Ore" del 14 febbraio). La Finanziaria del 2001 stabiliva una diminuzione di 12.500 posti per il 2003. Per ora, il ministero dell'Istruzione ha stimato 8mila cattedre in meno con la circolare del 7 marzo 2003 (n.27), in materia "di dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2003/2004". Il numero degli insegnanti, sottolinea il ministero, e’ stato ridimensionato rispetto a quello degli organici di diritto dell'anno scolastico 2002/2003 "tenendo innanzitutto in considerazione l'effettiva situazione degli alunni risultante dall'organico di fatto, la previsione dell'andamento della popolazione scolastica per l'anno prossimo, nonche’ i flussi di scolarita’ riferiti agli ultimi anni". La scuola materna viene risparmiata: "Al fine di corrispondere alle esigenze delle famiglie e di ridurre il fenomeno delle liste di attesa, e’ stato confermato, in ciascun ambito regionale, il numero di posti istituiti per l'anno scolastico 2002/2003", dice Viale Trastevere. Si fa anche riferimento all'insegnamento della lingua straniera nell'istruzione primaria: "E’ assicurato, prioritariamente, nell'ambito delle dotazioni organiche, nelle classi del secondo ciclo della scuola elementare". Una struttura istituita presso l'Amministrazione centrale, inoltre, assicurera’ "la verifica costante dell'andamento delle operazioni anche sotto il profilo dell'incidenza sulla spesa e un'analoga struttura e’ costituita presso ciascuno degli Uffici scolastici regionali". Nel dettaglio delle cifre, e’ previsto un aumento di 412 posti negli organici dei docenti della scuola dell'infanzia e un taglio di 1.965 posti alle elementari, 304 alla scuola secondaria di primo grado, 6.132 alla secondaria di secondo grado e di 1.058 nell'organico degli insegnanti di sostegno. La riduzione piu’ consistente si registra nelle scuole superiori e alle elementari, mentre le regioni piu’ penalizzate sono quelle del Centro-sud, soprattutto in relazione alla riduzione di organico nelle elementari. In Campania, per esempio, il prossimo anno scolastico vedra’ 704 insegnanti elementari in meno, -489 in Sardegna, -404 in Calabria, -407 in Puglia, -267 in Sardegna. Aumentano, invece, i docenti delle materne, con le quote piu’ elevate in Lombardia (+88), Emilia Romagna (+73) e in Toscana (+49). Anche la riduzione di posti alle medie si fa sentire soprattutto al Sud (-229 in Calabria, -185 in Campania, -175 in Sardegna, -243 in Sicilia), mentre piu’ equilibrata appare la situazione per quanto riguarda le riduzioni di posti alle superiori (-728 nel Lazio, -783 in Lombardia, -487 in Calabria, -460 in Campania,-491 in Sardegna). _______________________________________________________ La Nuova Sardegna 12 mar. ’03 DOCENTI, TAGLIATI 933 POSTI NELL'ISOLA I nuovi organici delle scuole ROMA. Un aumento di 412 posti negli organici dei docenti della scuola dell'infanzia per il prossimo anno scolastico in Italia, e un taglio di 1.965 posti alle elementari, 304 posti alla scuola secondaria di primo grado, 6.132 posti alla secondaria di secondo grado e 1.058 posti nell'organico degli insegnanti di sostegno. In Sardegna tagli per un totale di 933 posti. Sono le cifre delle dotazioni organiche del personale docente 2003-2004 contenute nella circolare e nella bozza di decreto messe a punto dal ministero dell'Istruzione. La riduzione piu’ consistente di posti, dunque, si registra nelle scuole superiori e alle elementari, mentre le regioni piu’ penalizzate sono quelle del Centro-sud, soprattutto in relazione alla riduzione di organico nelle elementari. In Campania, ad esempio, il prossimo anno scolastico vedra’ 704 insegnanti elementari in meno, -267 in Sardegna. Aumentano, invece, i docenti delle materne, con le quote piu’ elevate in Lombardia (+88), Emilia Romagna (+73) e in Toscana (+49). Anche la riduzione di posti alle medie si fa sentire soprattutto al Sud (-229 in Calabria, -185 in Campania, -175 in Sardegna, -243 in Sicilia), mentre piu’ "spalmata" appare la situazione per quanto riguarda le riduzioni di posti alle superiori (-728 nel Lazio, -783 in Lombardia, -487 in Calabria, -460 in Campania, -491 in Sardegna). Si tratta in questi casi, rilevano i sindacati, di tagli effettivi. In Finanziaria e’ pero’ prevista una riduzione complessiva di organico pari a 12.500 posti. I restanti tagli, dunque, sarebbero in qualche modo realizzati attraverso economie: alcune migliaia di cattedre libere, anziche’ attraverso supplenze, verrebbero coperte da docenti in esubero. _______________________________________________________ La Nuova Sardegna 14 mar. ’03 SCUOLA: IL PROGETTO DEL MINISTRO per i docenti e’ da bocciare LA RIFORMA MORATTI SASSARI. Una riforma che non riforma, ma che getta solo confusione nel mondo della scuola. Il coro di proteste si leva dai direttori didattici delle elementari come dai docenti degli istituti superiori, uniti nel bocciare le novita’ introdotte dalla legge Moratti, che mercoledi’ ha ricevuto il si’ del senato. Se i cambiamenti che riguarderanno la scuola primaria, con il ritorno del maestro unico dopo quindici anni di sistema modulare, sono considerati un pericoloso passo indietro, non convince neppure la scelta tra licei e istituti professionali: secondo molti potrebbe provocare accentuare le disparita’ sociali gia’ presenti. Le polemiche e lo scontento sui punti in riforma investono tutti gradi di istruzione, dalla scuola dell'infanzia al primo ciclo formato dai cinque anni di scuola primaria (attuale scuola elementare), e dai tre anni della scuola secondaria di primo grado (attuale scuola media inferiore), per proseguire con il secondo ciclo: la durata e’ di quattro anni ai quali se ne aggiunge ancora uno per l'accesso all'universita’ o alla formazione tecnica superiore. Per gli studenti della scuola media il nuovo testo di legge introduce la scelta, a 13 anni, fra il percorso di istruzione e quello di formazione che porta al conseguimento di una qualifica professionale che rende possibile l'inserimento nel mondo del lavoro. E' prevista anche la possibilita’ del passaggio da un percorso all'altro in itinere, attraverso la verifica degli studi gia’ compiuti. La perplessita’ maggiore rispetto a queste novita’ riporta all'eta’ in cui la scelta deve essere effettuata. Un'eta’ molto giovane, alla quale in genere non corrisponde un grado di consapevolezza tale da consentire una scelta per la vita. A smorzare il tono della polemica interviene Luigi Gallucci, dirigente della scuola media numero 3 di Sassari. "Si tratta di una riforma globale - spiega Gallucci - davanti alla quale occorrerebbe mantenere una posizione critica di tipo costruttivo. Intanto bisognerebbe aspettare di vederne i risultati, fermo restando ci sono molti punti poco chiari e controversi. Per quanto riguarda il problema della scelta - continua il dirigente - e’ necessario che il processo decisionale venga favorito attraverso l'orientamento che dovra’ avere nuova connotazione in termini pedagogici, formativi e informativi. In questo senso giochera’ un grandissimo ruolo la scuola, che sara’ chiamata ad impegnarsi per favorire un processo che non si limita al momento della scelta ma a tutto il percorso di formazione". Non si sa pero’ attraverso quali strumenti mettere in atto questo tipo di lavoro che senza dubbio necessita di risorse da investire nella formazione del personale e nell'elaborazione dei nuovi curricula nei quali vengono introdotte nuove discipline e si riduce l'orario scolastico che si compensa con un monte ore di attivita’ aggiuntive. "Questa riforma - aggiunge Gallucci - e’ un grosso contenitore da mettere alla prova, e in questo modo si giochera’ l'autonomia delle scuole nella sua interezza. Sicuramente ci sara’ l'esigenza di maggiori risorse: sono cambiate la didattica e gli stili di apprendimento che esigono l'interazione disciplinare teorica e sul campo. Questo processo avviato da tanti anni - conclude - e’ in continuo adeguamento e, se e’ vero che la scuola, come si dice per la salute, non ha prezzo, ha certamente un costo. _______________________________________________________ Corriere della sera 13 mar. ’03 BERTAGNA: «LA STESSA DIGNITA’ A TUTTI GLI STUDENTI» FAVOREVOLE GIUSEPPE BERTAGNA Taglietti Cristina MILANO - Giuseppe Bertagna, direttore del dipartimento di scienza della comunicazione e dell' educazione dell' Universita’ di Bergamo, ha fatto parte del gruppo ristretto di lavoro che ha studiato il piano per le riforme scolastiche. Professore, come le pare il risultato? «Le leggi perfette non esistono: il cuore della riforma saranno i decreti attuativi. Diciamo che e’ come una Ferrari: puo’ sfrecciare velocissima o restare ferma, a seconda di chi la guida. Pero’ possiede alcuni vincoli strategici». Quali? «La centralita’ della persona nella costruzione dei percorsi formativi, riaffermata nei confronti della scuola, ma anche del lavoro. E poi il concetto dell' alternanza tra istruzione e applicazione pratica, il sistema nazionale di valutazione, la dismissione del sistema centralistico napoleonico. La formazione professionale prima faceva parte delle politiche del lavoro, ora e’ una risorsa della scuola. La riforma afferma la pari dignita’ dei due percorsi». Quindi nessun classismo? «E' oggi che c' e’ un classismo inaccettabile, con la dequalificazione dell' istruzione professionale e tecnica. Una dequalificazione che sta alla base della regressione economico-industriale degli anni ' 90 e che ha avuto ricadute anche sui licei. La sfida e’ portare l' istruzione professionale in serie A». E l' obbligo scolastico? «La legge garantisce che tutti hanno diritto a 12 anni di istruzione, con la possibilita’, per lo studente, di trovare cio’ che corrisponde alle sue esigenze. Prima prevaleva un' ottica costrittiva». Cr. T. _______________________________________________________ Corriere della sera 13 mar. ’03 VERTECCHI: «UNA SCELTA CLASSISTA COSI’ SI TORNA INDIETRO» CONTRARIO BENEDETTO VERTECCHI Taglietti Cristina MILANO - «La riforma? continuo a chiedermi in che cosa consista». Benedetto Vertecchi, docente di pedagogia sperimentale all' Universita’ di Roma Tre, e’ molto critico. Non vede niente di nuovo nella riforma Moratti? «Se e’ soltanto per qualche mese di anticipo sull' iscrizione alla prima elementare, e’ quello che la borghesia fa da sempre. Anch' io sono andato in classe a cinque anni. Per il resto si torna a qualche decennio fa. Con il risultato che bisognera’ subito mettersi a pensare a una riforma della scuola». Questa che cos' e’? «Solo qualche aggiustamento. In peggio». In che cosa si torna indietro? «Nell' avviamento professionale, per esempio, che torna ad essere come prima del grande sviluppo del secondo dopoguerra. L' unico sistema scolastico che prevede questa biforcazione precoce e’ quello tedesco, che infatti e’ in piena crisi. La confederazione degli industriali in Germania ha dichiarato che non e’ in grado di fare previsioni piu’ lunghe di tre anni. Non si puo’ pretendere che i ragazzi scelgano a 13 anni». Infatti c' e’ anche la possibilita’ di cambiare. «Le passerelle sono sempre esistite, ma sono sempre in discesa. E' una riforma che crea studenti di serie A e studenti di serie B. Tanto varrebbe dividere la popolazione dalla nascita. Per non parlare del fatto che si abbassa l' obbligo scolastico: a 13 anni andare all' istituto professionale significa una regressione delle capacita’ alfabetiche, che hanno bisogno di tempo per essere interiorizzate». Cristina Taglietti _______________________________________________________ La Nazione 10 mar. ’03 UNIVERSITA’: FONDI PER LA RICERCA RIDOTTI AL MINIMO Che i fondi per la ricerca universitaria siano ormai pressoche’ ridotti al minimo e’ fatto piu’ volte denunciato. Tanto che l'Universita’ italiana ha pensato bene di rivolgersi in modo massiccio all'Europa. "Sono — ha spiegato ieri il professor Ennio Di Nolfo, responsabile delle relazioni internazionali fra l'Universita’ di Firenze e la comunita’ europea — oltre 180 le richieste di fondi per la ricerca che sono stati fatti arrivare a Bruxelles, e questo proprio per dimostrare il grande interesse che l'universita’ ha per la possibilita’ di continuare la ricerca attraverso i fondi che la comunita’ europea e’ in grado di garantire". Intanto dalla Ue arrivano a Firenze 193.207 euro assegnati al Comune e 275.600 all'Universita’ per studiare come sia possibile recuperare le grandi aree urbane degradate in modo da restituire una migliore qualita’ della vita a chi le abita. Questo e’ il senso del progetto "Luda" finanziato dalla UE ( e per il quale Firenze e’ stata scelta come citta’ capofila da cui saranno coordinati gli studi fatti in sei citta’ europee). Ad annunciarlo l'assessore all' urbanistica di Palazzo Vecchio, Gianni Biagi (nella foto), insieme al coordinatore del progetto, il tedesco Bernhard Muller (Universita’ di Dresda) all'europarlamentare Guido Sacconi (Ds), ai prorettori dell'universita’ Romano Del Nord (all'edilizia) e Ennio Di Nolfo. I fondi riconosciuti dalla Ue per svolgere studi ed approfondimenti sugli interventi di riqualificazione di zone urbane abbandonate ammontano complessivamente a 2 milioni e 430.633 euro, e sono destinati ai Comuni di sei citta’ (Dresda, Lisbona, Nancy, Edimburgo, Bratislava oltre a Firenze) e a 10 istituti di ricerca. Tra questi, appunto, Firenze che per la gia’ documentata e qualificata esperienza a livello universitario e’ la capofila. Tre i principali problemi su cui viene focalizzata l' attenzione in "Luda" riguardo alle aree su cui intervenire: problemi ambientali e di inquinamento, problemi sociali (calo demografico, abitazioni deteriorate, emarginazione culturale), impoverimento del tessuto produttivo e la conseguente debolezza economica. "Alla fine del progetto — e’ stato spiegato — avremo gli strumenti per una sistematica pianificazione strategica ed un approccio allo sviluppo di queste aree con attenzione alla fase iniziale del processo di riqualificazione". A Firenze "Luda" riguardera’ l'area periferica di Brozzi-Le Piagge, dove gia’ in passato si era intervenuti con i fondi della fase "phasing out" dell' Obiettivo 2 della Ue per una serie di interventi da 14 miliardi di vecchie lire. "L'obiettivo — ha concluso Biagi — e’ anche quello di riqualificare complessivamente la qualita’ della vita in tutta la citta’ che, comunque subisce la pressione delle zone piu’ svantaggiate". Pa.Fi. _______________________________________________________ La Stampa 13 mar. ’03 CIAMPI: LA RICERCA E’ UNA PRIORITA’ NAZIONALE SUSANNA AGNELLI AL CONGRESSO DEGLI SCIENZIATI ITALIANI ALL´ESTERO: GLI SGRAVI CREANO TROPPE DISPARITA´ ROMA Gli sgravi fiscali previsti in Finanziaria solo per chi dona fondi alla ricerca sul cancro «sono discriminatori e creano scienziati di serie A e di serie B». Susanna Agnelli, presidente di Telethon, nel suo intervento all´inizio dell´ultimo giorno di Congresso degli scienziati italiani all'estero, in corso alla Farnesina, ha avuto toni severi nei confronti della politica italiana in materia di ricerca. «E’ incomprensibile il fatto che in Italia - afferma - quando si decide di offrire una deduzione fiscale, anche se ridicola perche’ valida fino ad aprile, la si permetta solo a favore della ricerca sul cancro, come se le altre ricerche non fossero rispettabili. E’ possibile - ipotizza la Agnelli - che un giorno a scoprire una cura contro i tumori sia proprio chi sta effettuando una ricerca diversa. Questo significa mortificare i ricercatori: e’ come dire che quelli di Telethon siano scienziati di serie B, mentre quelli che studiano il cancro sono di serie A». La ricerca, l'investimento in ricerca sono «la priorita’ nazionale», ha confermato il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, incontrando ieri al Quirinale, alla presenza del ministro per gli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia, i partecipanti del convegno. «Un grande Paese, tuttavia - ha aggiunto Ciampi - ha la capacita’ non solo di investire una quota importante del proprio reddito in ricerca, con l'apporto di pubblico e privato; ha anche la capacita’ di selezionare i propri obiettivi di ricerca, di individuare progetti primari, strategici per il Paese e su di essi concentrare risorse importanti, per raggiungere un livello di eccellenza internazionale». «Mi attendo - ha concluso Ciampi - un contributo decisivo da parte della comunita’ degli scienziati italiani nel mondo: aiutateci a selezionare». «Il settore della ricerca - ha ammesso il presidente del Consiglio Berlusconi inaugurando un centro a Pomezia - ci vede in una posizione di arretratezza rispetto al resto dell'Europa. noi destiniamo al comparto poco piu’ dell'1% del Pil, in altri Paesi i due terzi della ricerca, per esempio, sono in mano ai privati, mentre da noi circa il 60% del settore e’ in mano pubblica». C'e’ quindi l'esigenza di intervenire, afferma Berlusconi, assicurando che il governo «conta di provvedere efficacemente al cambiamento della situazione. Da un lato e’ nostra intenzione dare impulso alla ricerca privata e dall'altro incentivare il pubblico, il cui impegno deve risultare davvero utile e in stretto collegamento con il settore privato». «In Italia la fuga dei cervelli non dipende solo da stipendi bassi per i ricercatori, ma dalla mancanza di possibilita’ di incentivi. Chi vale, sa di valere e lo dimostra, deve essere pagato in proporzione al suo lavoro», ha affermato il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, nel suo intervento al Convegno. «Non va alzato a tutti lo stipendio - sostiene Sirchia - ma va data una remunerazione maggiore e di rilevanza a coloro che valgono. Questo significa saper selezionare la gente e quindi rinunciare a quell'appiattimento tragico a cui siamo stati abituati per trent'anni, e che ha portato conseguenze nefaste». Il convegno si e’ concluso approvando la costituzione di un Comitato scientifico permanente degli scienziati italiani nel mondo. Fra gli obiettivi prioritari del Comitato: il potenziamento delle relazioni tra gli scienziati italiani all'estero e quelli operanti in Italia, la progettazione di centri d'eccellenza per la ricerca scientifica nel nostro Paese, la realizzazione di una banca dati dei ricercatori italiani all'estero, nonche’ il collegamento fra le nostre universita’ e i ricercatori italiani all'estero. L'organismo sara’ composto dai delegati dei Ministeri degli Affari Esteri, della Salute, dell'Istruzione, Universita’ e Ricerca, degli Affari Regionali, delle Comunicazioni, delle Attivita’ Produttive e dai membri del comitato organizzatore del convegno, presieduto dal prof. Enrico Garaci, presidente dell'Istituto Superiore di Sanita’. Ne faranno parte anche una rappresentanza degli scienziati italiani all´estero. r. r. _______________________________________________________ La Stampa 10 mar. ’03 RUBBIA: "FACCIAMO TORNARE I TRANSFUGHI DELLA RICERCA" A ROMA IL PRIMO CONVEGNO DEGLI SCIENZIATI ITALIANI ALL´ESTERO Rubbia: "Facciamo tornare i transfughi della ricerca" L´ANALISI DI SILVIA BACCHETTI, DOCENTE DI BIOLOGIA MOLECOLARE IN CANADA ROMA Non fuga di cervelli, ma tributo che l´Italia ha dato alla ricerca in tutto il mondo. E´ lo scatto d´orgoglio che ieri ha espresso il ministro per gli Italiani all´Estero, Mirko Tremaglia, nell´organizzare la "tre giorni" dedicata proprio agli studiosi e ai ricercatori italiani che lavorano oltreconfine. Una iniziativa che oggi prosegue nella sede del Consiglio nazionale delle ricerche e domani alla Farnesina. "Ho voluto fortemente questo convegno - ha detto Tremaglia - per far capire che l´Italia ha donato al mondo volonta’, spirito di sacrificio e anche cervelli. "Cervelli" che hanno contribuito alla crescita dei paesi ospitanti e recato prestigio e credibilita’ al nostro". Sulla ribalta del Cnr, ieri sono sfilati grandi nomi della scienza, dai premi Nobel Carlo Rubbia e Rita Levi Montalcini, al presidente del Cnr Lucio Bianco, allo scienziato Carlo Croce che lavora al Kimmel Cancer Center negli Usa, alla biologa Silvia Bacchetti della McMaster University di Hamilton (Canada), insieme ai ministri Gianfranco Fini e Franco Frattini. "La scienza non va imbrigliata. Andare all´estero non e’ un disonore", ha detto il premio Nobel Carlo Rubbia, secondo il quale "la fuga dei cervelli dall´Italia dimostra che abbiamo una notevole cultura della ricerca altrimenti non riusciremmo ad andare a lavorare negli altri Paesi. Il problema italiano e’ il disequilibrio tra il numero dei nostri ricercatori operanti all´estero e quello degli studiosi stranieri in Italia. E’ necessario capovolgere questa tendenza". Inutile pensare a ritorni a casa di massa, ha detto il presidente del Cnr Lucio Bianco. "Piu’ concreta e’ la possibilita’ di coinvolgere gli scienziati in ricerche di interesse italiano" e creare le condizioni "per acquisire cervelli migliori". A Bianco fa eco Rita Levi Montalcini. "La ricerca continua bene - ha detto il premio Nobel - ma sono pochi i centri di ricerca. Non c´e’ stato il rinnovo che speravamo. Oggi siamo all´inizio della riscoperta di cio’ che possiamo fare in Italia. Abbiamo tante risorse, le dobbiamo sfruttare". Ma il problema della ricerca italiana e’, secondo lo scienziato italo-americano Carlo Croce, soprattutto la competizione "senza la quale non c´e’ un progresso. Bisogna crearla nelle universita’, nei centri di ricerca". La questione e’ di organizzazione politica della ricerca e di soldi. A questi temi ha fatto riferimento Gianfranco Fini: "In Italia esiste una situazione paradossale che deve indurre ad una inversione di tendenza. Oggi siamo un Paese che importa braccia, ma continua ad esportare cervelli". Quanto ai soldi, "faremo cio’ che e’ in nostro potere fin dalla prossima Finanziaria, anche con sinergie con il mondo dell´industria". Ma tutto questo show non ha convinto i giovani dell´Adi, che raccoglie dottorandi e dottori di ricerca: "La circolazione degli scienziati e’ un fenomeno fisiologico nella ricerca odierna - ha detto il segretario Augusto Palombini - ma nel caso dell´Italia si deve parlare di una vera e propria fuga, visto che alle partenze non corrispondono altrettanti arrivi di studiosi stranieri. Ignorare il fenomeno significa condannare sempre piu’ giovani a partire, e mancare di rispetto a quegli studiosi cui l´Italia ha negato in passato ogni realizzazione professionale, riconoscendo loro oggi un plauso tardivo e incoerente". r.mas. L´ANALISI DI SILVIA BACCHETTI, DOCENTE DI BIOLOGIA MOLECOLARE IN CANADA "Si deve fare esperienza in altri Paesi, ma a tempo" "In Italia le leggi sono buone. Spesso si e’ bloccati dalle pastoie burocratiche" ROMA LA sua quasi quarantennale carriera di studiosa e docente di biologia molecolare, Silvia Bacchetti l´ha dovuta svolgere interamente all´estero, prima negli Stati Uniti, poi in Olanda, quindi - negli ultimi 27 anni - in Canada alla McMaster University. Ieri era a Roma per il convegno sugli scienziati italiani nel mondo. L´Italia che ha trovato e’ molto diversa, ma i sistemi universitari e di ricerca sono ancora sostanzialmente centrati sul docente e la sua carriera piu’ che sullo studente e la valorizzazione dei suoi talenti. Professoressa Bacchetti, perche’ si va via dall´Italia? "Io provai a lavorare nel mio Paese. Fui costretta ad andarmene dalle circostanze: non mi veniva consentito di fare ricerca, non mi veniva assicurato uno stipendio, benche’ minimo, ne’ sui tempi brevi, ne’ su quelli lunghi. I motivi per cui si lascia l´Italia sono ancora gli stessi: non c´e’ spazio per i giovani". Se e’ vero che esiste una mobilita’ della scienza perche’ gli stranieri non vengono a fare ricerca anche qui da noi? "In effetti ci vengono pochissimo. Qui la burocrazia nella gestione della ricerca e’ massima e l´efficienza minima. Le infrastrutture poi sono ... come dire? bizantine. Non e’ un sistema competitivo. Prenda per esempio il fattore tempo: quando si fa una ricerca o si arriva primi in una scoperta, o al massimo secondi, oppure tutto e’ inutile. Non resta che copiare. Ecco: ritardare un finanziamento significa esporsi a questa eventualita’. La burocrazia, le pastoie delle decisioni politiche e di potere baronale, sono fatali al sistema della ricerca come lo sono a quello dell´universita’ in generale". Perche’ una volta usciti dall´Italia non si riesce a rientrarvi? "All´estero spesso si acquisiscono titoli altamente qualificati che consentirebbero a molti ricercatori di rientrare in Italia con una grande esperienza e anche con meriti facilmente spendibili in termini di carriera. Eppure, appena uno si azzarda a bussare a un´universita’ italiana trova uno sbarramento di porte chiuse: le carriere sono bloccate da logiche di camarilla. Nessuna legge italiana, beninteso, penalizza il merito, ma di fatto ci sono troppe satrapie, piccole sacche di potere che impediscono - non di diritto, sia chiaro - di ritornare a lavorare vantaggiosamente in Italia. Non si tratta di agire tanto sulle leggi e al limite neppure sui finanziamenti, quanto su queste baronie intoccabili". Perche’ parliamo sempre di "fuga dei cervelli": andare all´estero non e’ anche una scelta? "Lo e’ certamente. Anzi, secondo me tutti dovrebbero poter passare un periodo all´estero, per conoscere altri sistemi, fare esperienza. Il problema sono, semmai, quelli che non riescono ad andare all´estero nemmeno per un po´. Poi, pero’, bisogna anche dare la possibilita’ di rientrare a chi lo voglia. All´estero bisogna andare in una logica di scambio, e non come emigranti spinti dal disagio". _______________________________________________________ Corriere della sera 11 mar. ’03 «SONO VIA DA 40 ANNI MA NULLA CAMBIA NEGLI ATENEI REGNANO ANCORA I BARONI» Ercole Cavalieri, docente all' Universita’ del Nebraska: serve uno sforzo per dare efficienza al sistema Caprara Giovanni ROMA - Ercole Cavalieri quando usci’ dall' Universita’ di Milano nel 1962 con una laurea in chimica organica decise che la «sua» scienza doveva aiutarlo a decifrare quegli aspetti legati all' origine chimica del male del secolo, il cancro. «In Italia era impensabile affrontare una ricerca del genere: solo medici e biologi potevano occuparsene - racconta - e cosi’ guardai agli Stati Uniti. Andai in Canada da dove scrissi una lettera al Nobel americano Melvin Calvin proponendogli le mie idee. Ne fu entusiasta e con una borsa di studio ottenuta dalla fondazione del cancro di New York diventai suo assistente per tre anni». Le porte si aprirono, divento’ professore all' Universita’ del Nebraska dove ora dirige anche il Center for Environmental Toxicology, il centro di tossicologia ambientale. Una strada lunga, tortuosa, ma fortunata? «Fare ricerca e’ duro dovunque, anche negli Stati Uniti perche’ non e’ solo questione di soldi, bisogna avere le organizzazioni giuste, una cultura adeguata». L' Italia sta cercando di riformare il mondo della ricerca. Quali sarebbero i passi giusti da compiere? «Innanzitutto bisogna conquistare un' efficienza che non c' e’. In questo modo sara’ piu’ facile lavorare assieme agli altri Paesi, perche’ oggi la scienza e’ una realta’ internazionale». Che cos' e’, a suo avviso, che non va? «Da quarant' anni nella scienza italiana non e’ cambiato nulla, anzi per certi aspetti la situazione e’ peggiorata. Nell' Universita’, ad esempio, i baroni c' erano e sono rimasti. Almeno quelli di allora erano di valore mentre oggi ne vedo pochi e le vittime sono gli studenti». Che ne pensa della riforma in corso? «Per la prima volta vedo uno sforzo all' apparenza concreto, cercando di incidere sulla struttura della ricerca. Pero’ mi sembra un' impresa impossibile». Per quale ragione? «Si vuol cambiare sia l' universita’ che la ricerca e vedo che i primi ad ostacolare la trasformazione sono proprio gli scienziati». Che aiuto possono dare i ricercatori che lavorano all' estero? «Grande. Io sto organizzando un piano che dovrebbe unire nelle indagini sulle cause del cancro scienziati italiani e americani, pur restando nei rispettivi laboratori. La collaborazione oggi e’ il modo migliore per far crescere meglio la realta’ italiana». Giovanni Caprara _______________________________________________________ Il MAttino 10 mar. ’03 MIUR: IL CURRICULUM SARA’ ELETTRONICO La "Job card" arriva in Italia. Sulla scorta delle esperienze europee, il curriculum su carta magnetica delle esperienze lavorative e formative sta per diventare realta’ per i giovani del Mezzogiorno. Questa nuova tappa per nell'alfabetizzazione informatica e digitale sara’ illustrata giovedi’ a Roma. Lo annuncia Alessandro Musumeci, direttore generale del Miur, ministero Istruzione Universita’ e Ricerca: "La Job Card verra’ introdotta in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia e sara’ aggiornata sulla base dei corsi di formazione frequentati e delle capacita’ acquisite". Tutto il progetto di alfabetizzazione, spiega Musumeci, "e’ in collaborazione con il ministero del Welfare e con Italia Lavoro". I corsi per adulti attivati direttamente dal Miur hanno visto 200.000 partecipanti, presso 539 centri permanenti in tutta Italia. "Abbiamo individuato 5 nuove professioni sul mercato - aggiunge Musumeci - per la cui formazione sono stati organizzati dei corsi ad hoc: sviluppo applicativo, amministrazione reti informatiche, project managment, formazione e sicurezza". Sul fronte giovani e’ invece attivo dal 2001 il "Progetto In", il programma che aggiunge all'alfabetizzazione informatica anche l'apprendimento della lingua inglese. E’ attuato dall’agenzia tecnica del ministero del Welfare, Italia Lavoro, ed e’ considerato il programma di formazione piu’ vasto d'Europa. L'obiettivo e’ quello di rendere piu’ competenti e competitivi i giovani disoccupati. "Per giugno - ha detto l'amministratore delegato di Italia Lavoro, Natale Forlani - d'intesa con il ministero del Lavoro, dell'Istruzione e dell'Innovazione, intendiamo diffondere l'informatica tra le fasce lontane dal mondo del lavoro, come gli anziani, le casalinghe e sperimentare l'organizzazione del telelavoro con alcune fasce disabili". Nelle regioni coinvolte dal "Progetto In" (Abruzzo/Molise, Puglia/Basilicata, Calabria, Campania, Sardegna e Sicilia) sono stati interessati 262 centri per l'impiego e sono state raccolte quasi 90.000 domande di partecipazione per gli oltre 60.000 posti disponibili. Il percorso inizia con l'orientamento. Viene erogata la formazione in aula per coloro che poi accederanno al bonus per l'acquisto di un personal computer e quindi alla formazione a distanza. L'orientamento e’ della durata di 4 giorni per un totale di 16 ore, successivamente avviene la formazione di inglese e di informatica (in due sessioni separate ciascuna della durata di 5 giorni e di 20 ore) al termine della quale c'e’ un test per ottenere il diritto al bonus. Complessivamente sono gia’ state accompagnate nel percorso di orientamento oltre 48.000 persone (dati dicembre 2002). Di queste oltre 36.000 hanno ricevuto, in aula, la formazione di base di informatica. Piu’ di 35.000 persone hanno ricevuto lo stesso tipo di formazione relativamente all'inglese. Gia’ oltre 34.000 persone hanno affrontato il test con successo e, di questi, quasi 32.000 si sono rivolti alla rete di vendita Cdc per prenotare il pc e hanno gia’ ricevuto il computer. A breve tutti gli altri partecipanti gia’ scelti concluderanno il percorso formativo. E circa la formazione, Sud Italia male nell’Ocse. "La forza lavoro italiana, e quella meridionale in particolare, sembra caratterizzata da un livello di qualificazione relativamente basso". E’ quanto emerge da uno studio Svimez, che mette a confronto i paesi Ocse: Francia, Italia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. L'Italia regge il confronto nella fascia dell'alfabetizzazione e della scuola dell’obbligo; note dolenti invece per le fasi successive, con un gap di 10 punti della presenza scolastica dai 15 ai 19 anni, e con una bassa partecipazione della popolazione adulta, over 30, ai processi di educazione e qualificazione. re.eco. _______________________________________________________ L’Unione Sarda 13 mar. ’03 GIOVANNI CIUFFO: UN CHIRURGO SARDO IN AMERICA Giovanni Ciuffo: Prese la decisione di fare il medico guardando una trasmissione tv su un intervento a cuore aperto Ha all’attivo piu’ di tremila interventi chirurgici, stampa e televisione se lo contendono, le sue consulenze fanno notizia. E’ cardiochirurgo al New York University Medical Center (Manhattan) e ha solo 40 anni. La storia di Giovanni Ciuffo, nato e cresciuto a Cagliari, e’ la realizzazione del "sogno americano" di tantissimi emigrati. Primo di cinque figli, papa’ abile fabbro artigiano e mamma casalinga, a 26 anni si e’ laureato (110 e lode) nell’ateneo della sua citta’; si era iscritto in medicina a causa di un programma tv che mostrava un intervento a cuore aperto. "Fu un avvenimento che fece scalpore - ricorda Giovanni - perche’ era la prima volta che veniva mandato in onda, dal vivo, un filmato del genere. Vedere tutti quei tubi, il cuore e la tecnica utilizzata mi ipnotizzo’... Decisi che avrei studiato per fare quello, un giorno". Il suo grande sogno era di andare in America, percio’ nelle pause estive del periodo universitario andava a Londra per imparare l’inglese, lavorando in ristoranti e bar. L’anno prima di laurearsi era in vacanza negli Usa, dove alcuni specializzandi italiani gli dissero meraviglie della loro esperienza in quel Paese. Dopo la laurea, durante il servizio di leva militare, ottenne una licenza straordinaria per andare negli Stati Uniti dove lo aspettava un colloquio per entrare al corso di specializzazione di chirurgia generale. Tutto ando’ bene e nel luglio del 1990 ebbe inizio per Giovanni "il miglior insegnamento e avviamento alla professione chirurgica al mondo". Tutto quello che aveva arrivando all’aeroporto JFK di New York era una lettera di congratulazioni dell’ospedale che lo ammetteva al primo anno di specializzazione. Sulla strada del giovane cagliaritano ci fu anche un siciliano che lo tratto’ come un figlio: "Mi affitto’ l’appartamento proprio il giorno dell’anniversario della morte di suo figlio, avvenuta per un incidente stradale", racconta Giovanni: "Forse per questo da li’ in avanti mi tratto’ con tanto affetto". La maggior parte del suo vicinato era italiana o italo- americana: una specie di famiglia, ma la vera famiglia di Giovanni Ciuffo a New York era l’ospedale, dove trascorreva la maggior parte del tempo. "Lavoravo 110 ore alla settimana; le scuole di specializzazione qui vanno avanti a eliminazione: si partiva in 8 e solo a due era consentito di arrivare. In pratica, vinceva chi aveva meno bisogno di dormire". Ce la fece. Completo’ le specializzazioni in chirurgia generale, cardiovascolare e toracica (a pieni voti e in cima alla graduatoria nazionale americana) nell’Albert Einstein College of Medicine in New York, con un’intensa esperienza clinica e di ricerca in importanti ospedali. La sua attivita’ di ricerca in quegli anni era incentrata sull’uso di valvole biologiche e meccaniche in cardiochirurgia. Piu’ tardi, a Pittsburgh, ha avuto l’opportunita’ di coltivare ulteriormente la sua esperienza tecnica e clinica nel campo dei trapianti di cuore e polmone e dei cuori artificiali. Nel frattempo ha sposato una ragazza di origini italiane, e ora e’ padre di due ragazzi. Dopo due missioni internazionali (reparti clinici e di ricerca in cardiochirurgia e trapianti a Palermo e al Cairo) ha accetta la docenza al New York University Medical Center dove pratica e insegna le modalita’ terapeutiche e tecnologie piu’ avanzate nel campo della cardiochirurgia. Oltre a una larga attivita’ pubblicistica in campo specialistico, il professor Ciuffo collabora anche con il Kids Worldwide Project, un’iniziativa che permette ai bambini cardiopatici sofisticati interventi di cardiochirurgia pediatrica (nel suo ospedale) Ma l’America non e’ tutto. L’amore per la sua isola, dove torna con la famiglia almeno una volta all’anno, e’ sempre molto grande. "Se mi venisse offerto un posto in una struttura idonea, capace di soddisfare tutte le richieste di intervento dei pazienti senza interminabili liste d’attesa, accetterei di tornare in Sardegna senza pensarci". Sabrina Loi _______________________________________________________ La Nuova Sardegna 14 mar. ’03 PERCHE’ FINI’ L'ERA NURAGICA? Dibattito all'universita’ La Sapienza sul libro di Sergio Frau La Sardegna forse sommersa da uno «tsunami» di Ornella Tommasi ROMA. Che un libro di successo entri nel sancta sanctorum della cultura classica, accolto da studiosi e cattedratici, non e’ un caso cosi’ frequente. Ma Sergio Frau, che del suo saggio «Le Colonne d'Ercole-Un'inchiesta» (Nur Neon 2002) ha gia’ venduto 18mila copie, moltissime dato il genere, con questo incontro nell'Odeon del Museo dell'Arte Classica all'Universita’ «La Sapienza» di Roma si toglie la bella soddisfazione di un confronto anche accademico sulla tesi a cui ha dedicato qualche anno di tempo e di talento giornalistico- investigativo. Tutto ruota attorno a un'ipotesi che puo’ «far cadere i confini del mondo occidentale» cosi’ come lo vedevano i Greci. I quali notoriamente avevano fissato i suoi confini al di la’ delle mitiche «Colonne d'Ercole», nello stretto di Gibilterra, dove il sole va a tramontare e al di la’ delle quali si apre l'ignoto. O almeno questa era l'interpretazione del mito universalmente accettata. Ma e’ sulla sua collocazione geografica che Sergio Frau si fa venire un dubbio, che decidera’ di «sbrogliare per diletto», a partire dall'osservazione di una cartina protostorica del Mediterraneo per poi risalire, di fonte in fonte, da Omero su su attraverso Esiodo e Pindaro fino ad Erodoto, Eratostene e Strabone. E arrivare, tra riletture e consultazioni di specialisti, al nodo della famosa citta’ di Tartesso da sempre individuata in Spagna ma di cui esiste una omonima in Sardegna, che a sua volta presenta singolari analogie con la mitica Atlantide cosi’ come la descrive Platone: «Un'isola circondata da altre isole e dal continente che tutto circonda». Quanto al tremendo cataclisma che la inabisso’ intorno al 1200 a.C. l'ipotesi di Frau del grande maremoto («tsunami» nella definizione attuale, «schiaffo di Poseidone» per gli antichi), riceve il crisma della credibilita’ da parte del vulcanologo Mario Tozzi. Messi assieme tutti gli indizi resterebbe da spiegare il perche’ dello spostamento a Ovest dei confini del mondo conosciuto, dal Canale di Sicilia a Gibilterra. A questo l'autore replica con la necessita’ creatasi, ai tempi di Alessandro Magno, di bilanciare a Ovest l'estensione del suo impero verso Est con baricentro non piu’ a Delfi ma a Cipro. Ed ecco smontato un «luogo comune», cosi’ come lo definisce la studiosa di protostoria Fulvia Lo Schiavo che partecipa assieme ad altri accademici, specialisti e studenti di archeologia all'incontro con Sergio Frau promosso dal titolare della cattedra professor Andrea Carandini. Mentre si accende la discussione sui motivi reali della fine della civilta’ nuragica, tra l'ipotesi maremoto e quella storico-economica, c'e’ consenso pieno e appassionato sulla sfida del giornalista tutta giocata su linguaggio e metodo. Il primo rende accessibile e avvincente la lettura di un argomento cosi’ ponderoso. Il secondo insegna a non adagiarsi sul sapere precostituito: messaggio rivolto agli studenti e non solo. ================================================================== _________________________________________________________ L’Unione Sarda 12 mar. ’03 CAGLIARI: NESSUNO CELEBRA LE NOZZE TRA UNIVERSITA’ E OSPEDALE E’ pronto il protocollo d’intesa per l’azienda mista ma la firma non arriva Tensioni nella facolta’ di Medicina: il rettore Mistretta blocca un tentativo di sfiduciare i dirigenti di Monserrato Una sola certezza: universitari e ospedalieri convivranno sotto il tetto del nuovo Policlinico. Tutto il resto, a cominciare dalla data, e’ ancora da scrivere. Licenziando, il 6 febbraio scorso, il protocollo d’intesa Regione- Universita’, la settima commissione del Consiglio regionale sembrava aver aperto le porte alla firma. Anzi, alle firme. Dovranno essere due: quella di Giorgio Oppi, assessore alla Sanita’ e di Pasquale Mistretta, il rettore. Obiettivo: far nascere un’azienda mista, ospedaliero-universitaria, a carico del Servizio sanitario nazionale (quindi del bilancio regionale), con un direttore generale nominato dalla Regione con il benestare, preventivo, dell’Universita’. Nomi ne sono stati fatti, altri se ne faranno. Qualche esempio? Valentino Martelli, Giulio Steri, Chicchi Trincas, Ninni Murru. Tensioni in facolta’La storia infinita del Policlinico sta alimentando tensioni nella facolta’ di Medicina. In questo clima si inquadra la visita fatta al rettore Mistretta, a fine febbraio, dal preside Gavino Faa. "Proprio al preside abbiamo dato mandato in bianco per trattare con il rettore sul protocollo d’intesa", ricorda Giovanni Brotzu, direttore della cattedra di Chirurgia vascolare. A quell’incontro Brotzu avrebbe voluto partecipare, insieme ai colleghi Angelo Balestrieri e Sergio Del Giacco, responsabili degli altri due dipartimenti piu’ importanti della struttura didattica. "Ma il preside e’ andato dal rettore con un collega del Policlinico, un altro del San Giovanni di Dio e un sindacalista". Dimissioni o no?In quell’incontro con Mistretta, sarebbe stata posta l’esigenza di rinnovare lo staff al timone del Policlinico. Insomma, via il direttore generale, Rosa Cristina Coppola e il direttore sanitario, Andrea Corrias. Una soluzione cui Mistretta si sarebbe opposto: le nuove nomine andranno certamente fatte, ma solo quando il protocollo d’intesa con la Regione sara’ operativo. E, in tutti i casi, il rettore potra’ solo dare un parere sul manager, non imporlo secondo i desiderata dalla facolta’ o di alcuni esponenti. Il 3 marzo nuova riunione con il rettore, in un clima non proprio idilliaco. E con un nuovo mandato al preside: carta bianca per il protocollo d’intesa, non altrettanto per manifestare eventuale sfiducia. Rosella Coppola si sarebbe molto risentita ma, su invito diretto del rettore, e’ rimasta dov’e’, rinunciando ai propositi di dimettersi. Il rebus dei posti lettoNel protocollo d’intesa si legge che i posti letto per la facolta’ di Medicina e Chirurgia sono 510. Il numero non e’ frutto del caso. C’e’ una legge quadro, in Italia, che parla di almeno 1 posto letto ogni 3 studenti. Il punto di riferimento sono le immatricolazioni. Pero’, si deve tener conto anche delle scuole di specializzazione e di eventuali servizi di eccellenza. Nanni Brotzu, "da vecchio componente della facolta’, solo per spirito di servizio e partendo dal principio che le cose si devono fare", ha messo nero su bianco una sua proposta sui posti letto necessari per le 19 materie di insegnamento. Le conclusioni del professor Brotzu sono simili a quelle cui e’ giunto il rettore (512 posti letto, piu’ 81 per le scuole di specializzazione), ma sono diversi i criteri di calcolo. "Si basano", spiega, "sui crediti di insegnamento. Cioe’: quanto pesano le materie? Non solo: ci sono materie che pesano ma hanno necessita’ di pochi posti e viceversa. Oppure hanno bisogno di posti letto particolari, come l’Unita’ coronarica di Cardiologia". Nanni Brotzu ha dato il suo "schema" prima al preside, quindi al rettore. "Visto che non succedeva nulla, l’ho mandato a tutti. Via e-mail". Reazioni varie dai colleghi ("Molte positive"), ma non risulta che nelle stanze dei bottoni la proposta-Brotzu abbia aperto varchi. L’unica certezza e’ che il tempo trascorre. Apparentemente invano. Sindacati in attesaSul protocollo d’intesa e sui problemi del Policlinico, le organizzazioni sindacali hanno incontrato piu’ volte il rettore. "La Cisl Universita’", dice il segretario di Ateneo Tomaso Demontis, "e’ favorevole al protocollo d’intesa: crea i presupposti per un polo di eccellenza e per la formazione dei medici e di tutte le professioni sanitarie del futuro". Aggiunge Demontis: "Riteniamo debba esserci pari dignita’ tra personale ospedaliero e personale universitario". La Cisl non nasconde preoccupazione, tuttavia, "per l’utilizzo del personale tecnico e amministrativo", a causa del riferimento a piu’ contratti collettivi. I ritardi della Regione nei rimborsi per le prestazioni sanitarie erogate dal Policlinico non solo non consentono il potenziamento dei servizi, ma mettono a rischio gli stipendi delle figure professionali fornite dalla "Manpower", una societa’ di lavoro interinale. L’Universita’ vanta crediti, verso la Regione, per una quindicina di milioni di euro. Emanuele Dessi’ La polemica Parla Nanni Brotzu "Servono subito certezze" "Universitari, ospedalieri. Io non vedo difficolta’ di convivenza. Personalmente, non ho mai avuto problemi. Almeno con le persone normali". Giovanni Brotzu, direttore della cattedra di Chirurgia vascolare, e’ sempre stato in prima fila, anche con iniziative "rumorose", per il decollo del Policlinico. Nel 2001, con il blocco del polo chirurgico, si "autodenuncio’": "Ci pagano per non far nulla". Oggi, a Monserrato, si lavora e bene anche con gli interventi chirurgici. Piu’ di altri, ancora una volta Nanni Brotzu si espone, auspicando la firma del protocollo che faccia decollare l’azienda mista. "Significherebbe", dice, "stabilizzare il Policlinico come un normale ospedale". Il problema, aggiunge il docente, "non e’ il protocollo d’intesa, ma i suoi allegati. O si va avanti, in fretta, su questo punto, o non si fa nulla". Sul futuro direttore generale (che sara’ certamente un esterno) Brotzu un nome ce l’avrebbe, ma preferisce tenerlo per se’. "Di sicuro", dice, "dovra’ essere una persona anche spregiudicata. Servira’, subito, un piano aziendale, da mettere a punto con la facolta’ di Medicina, un piano che stabilisca regole precise. E’ basilare". Nanni Brotzu non nasconde le sue perplessita’ sui ritardi che si accumulano. "Continuo a chiedermi: cosa c’e’ dietro l’angolo?". _______________________________________________________ La Nuova Sardegna 09 mar. ’03 POLICLINICO, 'VOGLIAMO GARANZIE' Dopo il si’ della commissione ai poli universitari senza accenni alla vertenza degli ospedalieri Ma l'assessore quando convochera’ i tavoli tecnici? CAGLIARI. La commissione regionale alla sanita’ ha dato il via libera ai poli universitari, ma se ha accontentato i "sassaresi" che non volevano consegnare agli universitari i millecento posti letto del Santissima Annunziata, non ha detto parola sullo spinoso problema affacciato dai "cagliaritani": quale rapporto ci sara’ tra ospedalieri e universitari. A Cagliari, infatti, la geografia dell'azienda mista e’ chiara da almeno due anni e ha trovato il consenso della Asl 8 che, anzi, ha gia’ dato una mano per mettere in moto il policlinico di Monserrato. Ma quel che il si’ della commissione non ha chiarito e’ proprio sulla questione delicata delle interdipendenze, delle carriere, delle aperture, insomma, che gli atenei dovranno offrire agli ospedalieri senza i quali, per ammissione degli stessi universitari, in Sardegna non si puo’ garantire la formazione e l'assistenza vale a dire due delle tre competenze delle facolta’ di medicina riformate. La rapidita’ recentissima con la quale la commissione ha licenziato la proposta della giunta sulla riorganizzazione della rete ospedaliera (argomento fermo da quasi due anni) potrebbe trasformarsi in una cartina al tornasole delle buonevolonta’ dichiarate due settimane fa al seminario organizzato dai Riformatori sul tema dell'azienda ospedaliera. Per esempio, l'assessore regionale alla sanita’ si e’ gia’ messo al lavoro per scrivere il protocollo dell'azienda mista, documento indispensabile nel regolare i rapporti tra Universita’ e Regione? E anche: sono stati convocati i tavoli tecnici dove i rappresentanti del mondo ospedaliero potranno esprimere dubbi e richieste? L'esperto chiamato dai Riformatori per spiegare quale dovra’ essere il percorso giuridico-legislativo dell'azienda mista aveva chiarito che quest'ultima poteva nascere dalle scelte del consiglio regionale. Una, intanto, e’ stata fatta: in Sardegna ci saranno aziende miste di tipo B (la legge ne prevede due, A e B) quelle, per intenderci, dove, tra l'altro, la gestione dell'azienda e’ affidata a un direttore generale di nomina regionale. Questo significa quel che i sindacati dei medici ospedalieri hanno sostenuto con forza: la Regione ha un'importante voce nel capitolo azienda mista e quindi la garanzia della pari dignita’ tra universitari e ospedalieri deve arrivare dall'assessore e dal consiglio regionale. In altre parole: hanno ragione i medici di chiedere alla Regione cosa si intenda fare per organizzare l'azienda mista e quindi di pretendere di essere ascoltati per esempio nell'ambito di un tavolo comune Regione-esperti. I sindacati degli ospedalieri hanno chiesto all'assessore di cominciare, ma finora non risultano convocazioni. Per adesso l'unica certezza riguarda le strutture che entreranno nel polo universitario: tutto il San Giovanni, la clinica Aresu, il complesso pediatrico, il policlinico di Monserrato, i reparti universitari lasceranno il Marino e forse anche il Santissima Trinita’, resteranno invece al Microcitemico e all'Oncologico che assieme formeranno l'Irccs finalmente chiesto dalla Regione al ministero. Dal fronte universitario, sinora, si sono trovate soltanto grandi aperture di carattere generale. Il rettore dell'universita’ ha indicato nel matrimonio universita’ regione un passaggio indispensabile e possibile e ha garantito la valorizzazione di tutte le figure giuridiche che daranno vita all'azienda mista. Il preside della facolta’ di Medicina ha indicato nel San Giovanni di Dio un vero laboratorio della convivenza tra universitari e ospedalieri, nonche’ un patrimonio da difendere. Ma perche’ gli ospedalieri sono tanto preoccupati da quest'azienda mista che dovra’ nascere per forza pena l'esclusione dei laureati e diplomati sardi dal circuito sanitario europeo ma anche italiano? Perche’ il San Giovanni di Dio citato come esempio di buona convivenza e’ proprio la palestra dove gli ospedalieri hanno capito che, se la situazione non cambiera’ attraverso un protocollo attentissimo nel prevedere gerararchie, meccanismi di carriera, fino alla piccola organizzazione quotidiana fatta di turni, reperibilita’ quindi carichi di lavoro, l'azienda mista diventera’ una condanna a vita. Negli incontri e nelle dichiarazioni delle settimane scorse e’ emerso infatti che non ci sono gratificazioni economiche per le attivita’ universitarie (ricerca- didattica) che gli ospedalieri svolgono, mentre l'andamento delle attivita’ e’ assicurato da turni e superturni soltanto a carico degli ospedalieri. _______________________________________________________ Corriere della sera 12 mar. ’03 I MEDICI CON SIRCHIA: MENO POTERE AI DIRETTORI GENERALI LA POLEMICA Cremonese Antonella Meno Regione e piu’ Comune per la Sanita’? Ieri il sindaco Gabriele Albertini si e’ detto interessato all' ipotesi del ministro della Salute, Girolamo Sirchia: «In linea generale sono d' accordo, pero’ una valutazione piu’ approfondita potra’ essere fatta solo in presenza di un eventuale disegno di legge». Il dibattito e’ aperto. Roberto Biscardini, dello Sdi, fa notare che il ministro, parlando del ruolo dei Comuni e del ritorno dei consigli di amministrazione, «dice le stesse cose che molti di noi hanno invocato in questi anni come alternativa al modello sanitario lombardo». I «vecchi» consigli di amministrazione hanno lasciato pessimi ricordi: lottizzazione politica e tempi biblici per ogni decisione. Lo fa notare Gianni Giorgi , direttore generale della Fondazione Monzino. Che pero’ precisa: «Ad essere in crisi e’ il rapporto tra politica e gestione. Si e’ badato piu’ alla fedelta’ dei manager che alla responsabilita’». L' ex senatore Piergiorgio Sirtori si schiera con Sirchia: «Il direttore generale, di nomina regionale, e’ una figura burocratizzata. Per un controllo democratico della sanita’, occorre proprio un consiglio di amministrazione non partitico». Sirtori, vicecommissario del Policlinico, e’ anche il responsabile provinciale di Forza Italia per l' ambiente, l' universita’ e gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), e presiede la commissione sanita’ degli ex parlamentari lombardi. Fa notare: «Il ministro ha appena approvato la nuova legge per gli Irccs, che istituisce appunto i consigli di amministrazione». E ricorda la dichiarazione che Enrico Rizzi, vicepresidente del gruppo di Forza Italia in Senato, fece il 19 giugno 2001: «S ara’ opportuno rivedere il modello organizzativo del servizio sanitario, affiancando alla figura monocratica del direttore generale un comitato di direzione, per evitare il rischio di una solitudine di potere che puo’ diventare pericolosa». Per il professor Luigi Allegra, primario pneumologo del Policlinico, e’ giusto cambiare: «La figura del direttore generale e’ stato l' ultimo atto deliberativo del ministro De Lorenzo. Mai confrontato col Parlamento». Ettore Vitali, primario della cardiochirurgia di Niguarda, va sul classico: «Il tiranno della cultura greca faceva la fortuna della polis se era illuminato, ma creava la rovina in caso contrario. Sono favorevole a un console unico solo per brevi emergenze. Ma i direttori generali durano 5 anni». A. Cr. _______________________________________________________ Il Sole24Ore 14 mar. ’03 DALLE REGIONI LE "SOLUZIONI" PER LA SANITA’ ROMA - Un "si’" condizionato al decreto anti truffe. Via libera all'ingresso in commercio di nuovi farmaci da tempo nel limbo. E una proposta nuova di zecca per venire incontro ai medici specializzandi, rimasti a bocca asciutta dopo il mancato finanziamento nella manovra 2003 della trasformazione delle borse di studio in contratti di formazione-lavoro modello Ue. I governatori hanno affrontato di petto ieri in Conferenza Stato-Regioni alcuni dei nodi del settore sanitario. E in attesa che si apra il confronto col Governo su altre questioni scottanti - come il Ddl di riforma del rapporto di lavoro dei medici confermato per fine mese dal ministro della Salute - hanno ritirato la proposta, gia’ pronta, di parere negativo sul Ddl delega del Governo per la riforma delle professioni sanitarie: le Regioni, non accettano in sostanza una delega all'Esecutivo, ma solo l'affermazione di principi, da inserire eventualmente in un altro provvedimento. Per questo, ritirando la proposta di parere negativo, s'e’ deciso di soprassedere e di riaffrontare l'argomento con i provvedimenti sul federalismo del ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia. Decreto truffe, cosa cambiare. "Le Regioni condividono lo spirito e gli obiettivi del decreto - ha dichiarato il presidente dell'Emilia Romagna, Vasco Errani - ma hanno chiesto alcune significative modifiche per renderlo inattaccabile sotto il profilo delle competenze stabilite dal Titolo V della Costituzione". Di qui il "via libera condizionato all'accoglimento di alcuni emendamenti" per dare "maggiore efficacia all'azione di prevenzione e lotta agli illeciti sanitari". Da una parte, cosi’, si chiede di "sancire la differenza fra truffe e illeciti" "Se gli errori vanno sanzionati e le truffe vanno perseguite penalmente - ha spiegato Errani - l'inappropriatezza (della prescrizione, ndr) va corretta con la responsabilizzazione clinica per fare in modo che a ogni paziente sia garantita la cura giusta, nel momento e nel modo giusti". Altra modifica riguarda la sostituzione del previsto regolamento con un accordo da sancire in Stato-Regioni per fissare le modalita’ con cui saranno applicate le sanzioni. Ben vengano i miglioramenti, ha risposto il ministro Girolamo Sirchia, anche perche’ non sarebbero modifiche sostanziali. Modifiche sostanziali che invece, sempre ieri, hanno chiesto i sindacati medici nell'"Intersindacale" (Anaao, Fesmed, Federazione medici della Uil, Umsped e Snabi-Sds). Il rischio, affermano, e’ di assestare un "vulnus gravissimo" alla "liberta’ e autonomia" dei medici, mentre si dovrebbe bloccare il pressing commerciale dell'informazione scientifica e "rivedere la pratica del co-marketing" dei farmaci. Di qui l'annuncio dello stato d'agitazione e la decisione di prossime mosse d'intesa con i medici di famiglia. Uno spiraglio per gli specializzandi. La proposta delle Regioni e’ di articolare in due fasi la formazione e la retribuzione dei medici specializzandi. La prima meta’ dovrebbe essere regolata con le borse di studio Ue, incrementate del 10%, con formazione teorico-pratica nelle strutture universitarie. La seconda parte, invece, sarebbe retribuita con i contratti di formazione-lavoro per la formazione nelle strutture territoriali. R.TU. _______________________________________________________ Il Sole24Ore 13 mar. ’03 MEDICI, "TITOLO" CON TARGA UE PAOLO DEL BUFALO ROMA - Corsi di formazione in medicina generale piu’ lunghi di un anno (da due a tre),tempi piu’ rigorosi per la comunicazione dell'eventuale riconoscimento di titoli esteri, odontoiatri sanati dalle irregolarita’ Ue, in campo dagli anni 80. Il Consiglio dei ministri di ieri ha dato il via libera preliminare - le prossime tappe sono i pareri della Conferenza Stato-Regioni e delle commissioni parlamentari - allo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva Ue 19/2001. Secondo lo schema del provvedimento, diplomi, certificati titoli di medico chirurgo rilasciati ai cittadini Ue secondo le regole che valgono anche in Italia sono riconosciuti automaticamente in analogia con quelli conseguiti nelle Universita’ italiane. I possessori potranno concorrere ai bandi per le scuole di specializzazione, previa verifica dei requisiti tra cui conta anche secondo lo schema di decreto legislativo, l'esperienza professionale, purche’ sia certificata. E la valutazione della formazione dovra’ essere completata dalle autorita’ italiane entro quattro mesi dalla domanda. L'attestato di riconoscimento dei titoli e’ rilasciato dal ministero della Salute dopo i necessari accertamenti anche ai medici non Ue, purche’ abbiano gia’ ottenuto il riconoscimento almeno in un altro Stato membro. La verifica dovra’ avvenire da parte dei ministeri della Salute, dell'Istruzione e dalla Fnom entro tre mesi dalla domanda. E tra le condizioni previste per la formazione c'e’ anche l'acquisizione di competenze in medicina generale. I medici in formazione specialistica, che resta indicata come attivita’ "a tempo pieno", potranno anche fare da sostituti (ma a tempo determinato) ai medici di medicina generale ed essere iscritti agli elenchi dei medici di guardia medica e turistica, da cui pero’ saranno chiamati solo in caso di carenza dei colleghi "regolari". Per quanto riguarda il corso di formazione in medicina generale, da biennale diventa triennale e i primi diplomi secondo le nuove regole europee dovranno essere rilasciati entro il primo gennaio 2006. La competenza dei corsi, della determinazione dei posti e della verifica del loro svolgimento a "tempo pieno" diventa tutta delle Regioni. Che possono tuttavia ridurre la formazione di un anno nel caso riconoscano al candidato l'eventuale esperienza svolta in ospedali o studi di generalisti. Le Regioni possono anche prevedere corsi a tempo determinato purche’ rispettino alcune regole: l'orario settimanale dei corsi non dovra’ essere inferiore al 50% di quelli regolari e anche in questo caso dovranno essere previsti periodi di formazione sia in ospedale che nello studio di un generalista. Il tutto sara’ comunque possibile se i periodi di tempo pieno comunque svolti siano da considerare sufficienti alla preparazione complessiva del generalista. Novita’ anche per i dentisti. I medici iscritti ai corsi di laurea tra il 1980-81 e il 1984-85 (quando non c'era in Italia la laurea in odontoiatria), fino a oggi "fuori legge" rispetto alle regole Ue, potranno rimanere iscritti all'Albo degli odontoiatri. Chi ha superato la prova attitudinale gia’ prevista nel Dlgs 386/98 dovra’ iscriversi all'Albo degli odontoiatri, ma potra’ mantenere l'iscrizione anche a quello dei medici. Chi intende esercitare la professione e ha conseguito il titolo prima del 1980 dovra’ essere iscritto all'Albo degli odontoiatri. Anche per le altre professioni sanitarie indicate nello schema di Dlgs - farmacisti, infermieri professionali, veterinari, ostetriche - si riconoscono diplomi, certificati, non in regola con la formazione italiana purche’ riconosciuti in altri Stati membri (anche per i cittadini non Ue). Il riconoscimento dovra’ avvenire entro tre mesi dalla domanda. Per i farmacisti, oltre alle previsioni analoghe alle altre professioni, chi ha iniziato la formazione anteriormente al primo novembre 1993 e concluso anteriormente al primo novembre 2003 potra’ ottenere l'attestato che riconosce l'effettiva attivita’ svolta. _______________________________________________________ La Nuova Sardegna 14 mar. ’03 GENETICA, A TORTOLI’ STUDIOSI DA TUTTO IL MONDO CAGLIARI. Tecnologie innovative nella genetica e nella bioinformatica selezionate dal Cnr saranno presentate dal 23 al 30 maggio in una conferenza internazionale promossa a Tortoli’ da Genos, il parco genetico dell'Ogliastra. "I contributi tecnologici - spiega Sara Di Marcello dell'Innovation relay centre (Irc) Circe del Consiglio nazionale delle ricerche - potranno essere inseriti da qui al 1 maggio nel catalogo on line disponibile all'indirizzo http://circe.dcas.cnr.it/genos ed essere discussi fra gli stessi ricercatori a Tortoli’ il 28 maggio", all'interno della conferenza dal titolo "Genetica delle malattie complesse e delle popolazioni isolate". L'Irc del Cnr e’ uno dei 68 nodi europei della rete comunitaria promossa dall'Ue fin dal '95. "In questo modo - aggiunge Di Marcello - offriamo ai ricercatori di tutta Europa la possibilita’ di confrontare lo stato di avanzamento delle proprie ricerche e, se lo desiderano, anche di incontrarsi per avviare nuovi progetti e collaborazione tecnico-scientifiche". _______________________________________________________ Corriere della sera 10 mar. ’03 «L' ANIMA? SOLO UNA REAZIONE BIOCHIMICA» Francis Crick, «padre» del Dna: e’ un processo che dipende da un piccolo gruppo di cellule del cervello La tesi pubblicata su una rivista inglese. La replica: «Visione semplicistica. Come dire che le cattedrali sono pietre» De Bac Margherita ROMA - La sua tesi da anni irrita i cattolici. Ma Francis Crick, il padre del Dna, insiste. E, in coincidenza con il cinquantenario della scoperta della doppia elica, torna a battere il tasto su un tema che lo appassiona. L' anima, sostiene lo scienziato ottantaseienne, non ha niente di soprannaturale, di spirituale. Non e’ altro che il risultato di un processo neurobiologico che dipende da un piccolo gruppo di cellule cerebrali. Banale prodotto dell' organo della mente, il cervello, come potrebbero essere una emozione o un movimento. Assieme al co-autore Christopher Koch, il vincitore del premio Nobel, certo che anima e promessa di vita eterna non esistono, condensa le sue conclusioni in un articolo pubblicato sull' ultimo numero della rivista britannica Neuroscience, ampiamente ripreso anche dalla stampa anglosassone dove sono particolarmente sensibili a questo dibattito. «La convinzione e’ che le nostre menti, il comportamento dei nostri cervelli, possono essere interamente spiegati dall' interazione dei neuroni», ha piu’ volte affermato Crick nel commentare i suoi studi su pazienti con lesioni cerebrali, in particolare affetti da epilessia, e animali. «E' ormai evidente che la coscienza nasce da reazioni biochimiche - conviene Koch, professore di Scienze neurologiche all' Istituto di tecnologia della California, citando una frase del lavoro appena pubblicato -. Per la prima volta abbiamo uno schema coerente e complessivo di quello che e’ la coscienza in termini filosofici, psicologici e neuronali». Affermazioni capaci di riaccendere l' antica miccia. Il reverendo Michael Reiss, dell' Universita’ di Londra, ha l' aria di non voler dar peso alla teoria di Crick, liquidandola con un gesto della mano. «Ha solo scoperto le componenti neurologiche della coscienza, sarebbe come dire che la cattedrale e’ un insieme di pietre. Evidenza innegabile, ma semplicistica e non rende l' idea». Perplessi i commentatori italiani. Il contenuto dell' articolo su Neuroscience non suona certo come una novita’ assoluta. Secondo Paolo Nichelli, Dipartimento di neuroscienze all' Universita’ di Modena e Reggio Emilia, studioso delle emozioni, non convince neppure il metodo di indagine che e’ servito a Crick per chiudere il cerchio: «La sua tesi non e’ verificabile. Non c' e’ evidenza che i pazienti con un certo tipo di lesioni abbiano perso la coscienza di se’, l' anima. Inoltre esistono tanti livelli di coscienza, e’ difficile distinguere tra l' uno e l' altro. Non c' e’ la prova che questa dipenda da un gruppo ben circoscritto di strutture nervose, come vorrebbero farci credere. Conclusioni di questo genere sono riduttive». Non arriva inatteso il commento di Adriano Pessina, direttore del Centro di bioetica dell' Universita’ Cattolica a Milano: «Fantascienza». E chiarisce bene la distinzione tra coscienza e cervello: «La prima e’ la capacita’ dell' uomo di rendersi conto di esistere. L' anima e’ cio’ che lo fa esistere. E' la causa della coscienza, esiste prima di essa. Ecco perche’ diciamo che l' embrione, fin dagli inizi della vita, ha un' anima anche se ancora privo di cervello». Nell' accezione cattolica l' anima e’ il principio unificatore dell' organismo umano e distingue l' uomo da animali e piante: «Crick e compagni ripercorrono la strada indicata da Cartesio e ormai abbandonata - continua Pessina -. A differenza di quanto affermano non puo’ esistere nessuna identita’ tra spirito e mente». Margherita De Bac mdebac@corriere.it _______________________________________________________ La Stampa 11 mar. ’03 IL MALE CHE PRIVA IL VISO DELLE SUE ESPRESSIONI E´ LA PARALISI SOPRANUCLEARE PROGRESSIVA: IN ITALIA E´ NATA UNA ASSOCIAZIONE DEI PAZIENTI NEL vasto arcipelago della neurologia sono numerose le malattie rare note e soprattutto meno note. Una di queste e’ la «paralisi sopranucleare progressiva (PSP), malattia neurodegenerativa che causa paralisi dei movimenti oculari, difficolta’ di espressione, rigidita’ del collo e del tronco e riduzione dei riflessi posturali con frequenti cadute soprattutto all'indietro. Il primo caso, individuato nel 1889, riguardo’ un paziente affetto da sindrome parkinsoniana con postura in estensione e retrocollo e disturbi della motilita’ oculare, simili al morbo di Parkinson, ed e’ forse per questa ragione che la PSP presenta per alcuni neurologi difficolta’ di diagnosi, soprattutto agli esordi. La prima vera descrizione risale al 1951: Chavany studio’ un paziente segnalato da Posey e Spiller; in seguito definita sindrome di Steele-Richardson-Olszeweki, dai tre autori canadesi che nel 1964 ne hanno descritto gli aspetti clinico-patologici: degenerazione del sistema nervoso centrale con progressiva perdita dei movimenti oculari sul piano verticale, marcata rigidita’ e instabilita’ posturale e rallentamento psicomotorio (bradifrenia). Oggi abbiamo piu’ informazioni in quanto la malattia, che ha una prevalenza di 5 casi per 100 mila abitanti e una incidenza di 11 casi per milione/abitanti/anno, esordisce tra i 50 e i 70 anni (in ogni caso sempre dopo i 40 anni) e colpisce piu’ spesso i maschi (due volte piu’ delle femmine). Oltre a presentare una rigidita’ assiale con tendenza all'iperestensione del tronco, rallentamento dei movimenti, paralisi dei movimenti oculari verticali volontari (piu’ tardi anche dei movimenti oculari coniugati orizzontali), e’ causa di difficolta’ nella deglutizione (disfagia) e nell'articolazione delle parole (disartria), comparsa di voce flebile (apofonia), incontinenza emotiva, perdita della mimica facciale. Una ulteriore caratteristica e’ la precoce instabilita’ posturale con frequenti cadute all'indietro; in alcuni casi, puo’ manifestarsi anche un deterioramento cognitivo, ma quasi sempre di lieve entita’. Le cause della PSP (che puo’ essere considerata il parkinsonismo degenerativo piu’ frequente dopo il morbo di Parkinson) sono sconosciute e non esistono terapie specifiche in grado di arrestare il processo degenerativo; la risposta ai farmaci usati nel morbo di Parkinson (L-dopa e dopaminoagonisti) e’ solitamente scarsa o nulla. Terapie sperimentali come i trapianti autologhi (con prelievo di tessuto dello stesso paziente) di cellule surrenali nel nucleo caudato del cervello, non hanno dato alcun esito positivo. L'andamento patologico della PSP e’ cronico e progressivo; il periodo di sopravvivenza media in studi con pazienti patologicamente confermati e’ di 5,6 anni, con un range di 2-16,6 anni. Grazie alla testimonianza e alla Fondazione voluta dall'attore anglo-americano Dudley Moore (premio Oscar per "Arturo"), recentemente scomparso a causa di questa malattia, molti americani sono venuti a conoscenza di questa forma degenerativa (www.psp.org), mentre in Europa una associazione (www.pspeur.org) fondata da Michael Koe ha sede in Inghilterra. Il coordinatore medico e’ Peter P. Pramstaller, un neurologo di Bolzano. In Italia si e’ recentemente costituita l'Associazione PSP Italia con lo scopo di sostenere la ricerca, costituire nelle varie Regioni centri di aiuto e supporto, sensibilizzare l'opinione pubblica e i medici di base, sviluppare lo scambio di informazioni e rispondere alle domande e ai problemi dei malati e dei loro familiari. Ha sede a Valdagno (Vicenza) in via Gen. Giardino 50 - Telef. 0445/41.26.04 - E-mail: info@pspitalia.org - Sito Web: www.pspitalia.org Ernesto Bodini _______________________________________________________ La Stampa 12 mar. ’03 INTEGRATORI DIETETICI? PIU’ CAUTELA I principali problemi degli integratori dietetici? La loro "potenza" puo’ variare e la loro purezza non e’ assicurata. I medici dovrebbero dire che in realta’ non si sa che cosa c'e’ in questi preparati». Sono le amare conclusioni di un articolo recente della rivista statunitense «Medical Letter» sugli integratori dietetici. Prodotti che godono di popolarita’ crescente anche nel nostro paese, forse come soluzione di compromesso tra chimica e cultura New Age, idiosincrasia per i farmaci e voglia di salute, fai da te curativo e interessi commerciali. La preoccupazione - ricorda il periodico americano - e’ che questi preparati, oltre ad essere poco utili, possano rappresentare anche un pericolo. Puo’ darsi somigli a una malignita’, ma i prodotti a base di sostanze partorite dalla natura sono confezionati da industrie che ne debbono ricavare comunque del profitto. Anche a costo della sicurezza. Per esempio - nota sempre «Medical Letter» - e’ da tener presente che "Case farmaceutiche statunitensi che hanno tentato di produrre integratori dietetici di tipo farmaceutico che rispondessero alle stesse norme adottate per la preparazione dei farmaci da prescrizione hanno verificato che il costo di questa procedura rendeva i prodotti troppo cari per competere con altri molto meno costosi presenti sul mercato". I casi fonte di preoccupazione non sono mancati. Uno dei primi risale al 1991-92, quando a Bruxelles circa 100 donne che avevano preso per dimagrire erbe cinesi hanno avuto in breve tempo una compromissione dei reni. Almeno 70 di queste donne hanno avuto bisogno di dialisi o di trapianto renale e 18 hanno sviluppato un carcinoma. La caccia ai responsabili ha fatto puntare il dito sull'acido aristolocico, una nota nefrotossina derivata da un vegetale probabilmente introdotto per errore nel prodotto. "Ebbene - aggiunge «Medical letter» - analisi di laboratorio effettuate dalla FDA hanno rilevato la presenza di acido aristolocico in prodotti botanici e in integratori dietetici venduti negli Stati Uniti". Un'altra fonte di preoccupazione e’ il kava o Piper methysticum. L'ente federale di controllo sui farmaci - la Food and Drug Administration - ha segnalato il rischio di grave danno epatico, comprese cirrosi e insufficienza epatica. Condizioni che hanno richiesto un trapianto di fegato per almeno quattro persone. Un problema concreto e’ che per questo prodotto si usano negli Usa 21 denominazioni, fatto che rende difficile la sua individuazione al compratore. Problema che - per fortuna - non esiste piu’ nel nostro paese: il kawa e’ stato sospeso dal commercio lo scorso anno. Un terzo motivo di allarme e’ venuto dal fatto che un integratore dietetico vegetale dotato di effetti simil-estrogenici - il PC Spes - venduto per la "salute della prostata" era contaminato con farmaci di vario genere. In un caso con warfarina, un anticoagulante, in un altro con alprazolam, un ansiolitico, altre volte ancora con l'antiinfiammatorio indometacina e con ormone estrogeno dietilstilbestrolo. Infine, un prodotto con popolarita’ crescente anche in Italia e’ la melatonina, di cui si sono decantate le virtu’ curative nei confronti del jet-lag e di altri disturbi. Ebbene - scrive «Medical Letter» - quando "ha preso in esame la melatonina, un consulente ha osservato che quattro su sei prodotti acquistati in negozi di alimenti dietetici contenevano impurita’ che non e’ riuscito a caratterizzare. Nel corso di uno studio pubblicato, la spettrometria di massa ha identificato sette contaminanti in tre differenti preparazioni commerciali di melatonina". Inoltre, un esame delle caratteristiche fisiche di nove prodotti commerciali di melatonina in compresse ha rilevato eccessiva friabilita’, difficolta’ nella disgregazione ed eccessive variazioni nella durezza. Le preoccupazioni - dicevamo - non riguardano solo gli Usa. In Italia, l'Istituto superiore di Sanita’ ha avviato un'azione di monitoraggio delle reazioni avverse da erbe, reazioni che in molti casi sono dovute a contaminanti e non al prodotto in se’. Ulteriori notizie si possono trovare sul sito dell'Istituto: www.iss.it Stefano Cagliano _______________________________________________________ Corriere della sera 12 mar. ’03 "TROPPI DOLCIFICANTI CAUSANO L' OBESITA’" I nutrizionisti americani mettono sotto accusa il fruttosio: consumo eccessivo. «Ma in Italia la situazione e’ diversa» GLI ZUCCHERI "LIBERI" De Bac Margherita ROMA - Si nascondono in succhi di frutta, bevande, barrette, gelatine. Dolcissimi, gradevoli, sfiziosi eppure minacciosi per linea e salute. Zuccheri in eccesso, che vengono miscelati nei prodotti industriali per renderli piu’ piacevoli al palato e conquistare il cliente alla ricerca di sapori gratificanti. Negli ultimi anni il consumo si e’ moltiplicato in tutto il mondo tanto che l' Organizzazione mondiale della sanita’, l' Oms, la scorsa settimana ha ritenuto opportuno diffondere una raccomandazione: la quantita’ di zuccheri «liberi», quindi aggiunti o presenti naturalmente negli alimenti, non dovrebbe superare il 10% delle calorie complessive giornaliere (2000 in media il fabbisogno energetico). L' obesita’ e’ in aumento, e’ necessario mangiare con moderazione tutto cio’ che fa ingrassare. VELOCITA' - I dati raccolti dal dipartimento dell' agricoltura statunitense, riportati dal Washington Post, danno la misura della velocita’ con cui la «dolcezza» abbia conquistato il mercato. Dal ' 66 al 2001 gli zuccheri aggiunti sono passati da un consumo medio di 150 grammi a 200 grammi giornalieri a persona. Nessuno dubita che questa tendenza alimentare abbia contribuito ad arrotondare le forme degli americani, sempre piu’ pingui. Per fortuna da noi il fenomeno non e’ cosi’ spiccato. «L' Italia da questo punto di vista e’ proprio un altro pianeta - confronta le due situazioni Amleto D' Amicis, Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, l' Inran -. Siamo su una media di 30 grammi al giorno di zuccheri extra, fra quelli contenuti negli alimenti industriali e che noi stessi utilizziamo in piu’ per addolcire il caffe’, il latte o i biscotti fatti in casa». Margherita Caroli, societa’ italiana di nutrizione pediatrica, rivolge un consiglio ai genitori: «Gli zuccheri aggiunti forniscono molte calorie vuote, cioe’ prive di sostanze utili come sali minerali o vitamine. Meglio evitarli e fare attenzione che sulle etichette sia riportata la formula che ne indica l' assenza. Favoriscono infatti carie e sovrappeso». SCIROPPO - I nutrizionisti americani sono allarmati anche dal genere di zuccheri extra che hanno avuto un' impennata di vendite. Quarant' anni fa al primo posto era stabile il saccarosio, contenuto nell' 86% dei prodotti edulcorati. Oggi hanno preso il sopravvento i dolcificanti estratti dal mais. In particolare, lo sciroppo di fruttosio e’ salito da zero a circa 50 grammi al giorno pro capite. La quasi totalita’ di bibite e succhi di frutta contengono questo ingrediente che ha lo stesso sapore, se non addirittura piu’ dolce, del saccarosio ed e’ piu’ facile da diluire, come nota sul Washington Post George Bray uno dei piu’ noti esperti di obesita’ degli Stati Uniti. «Sono sorpreso che Bray non sottolinei gli svantaggi - obietta pero’ D' Amicis -. Il fruttosio rispetto alle altre molecole si trasforma in grassi con piu’ efficienza. Inoltre anche se il suo indice glicemico e’ inferiore sembra essere ugualmente associato a patologie neoplastiche». In Italia, secondo dati dell' Inran, beviamo 35,2 grammi di soft drink al giorno e 21 grammi di succhi per un totale di 55. La presenza di zuccheri, tra aggiunti e naturali, e’ del 10% circa. Quindi non ricaviamo da questi alimenti piu’ di 5,5- 6 grammi quotidiani di zuccheri extra. Ed e’ inoltre diversa la loro qualita’. Risulta poco utilizzato lo sciroppo di fruttosio ricavato dal mais. Margherita De Bac mdebac@corriere.it L' OMS Gli zuccheri «liberi» si nascondono in bevande, barrette, gelatine. Negli ultimi anni il consumo di zuccheri «liberi», quindi aggiunti a quelli presenti naturalmente negli alimenti, si e’ moltiplicato in tutto il mondo, tanto da spingere l' Oms a lanciare l' allarme obesita’ IL MERCATO Gli zuccheri si dividono in monosaccaridi (come glucosio o fruttosio), disaccaridi (saccarosio e lattosio), polisaccaridi (amidi), dolcificanti (come la saccarina). Dal ' 66 al 2001 gli zuccheri aggiunti sono passati negli Usa da un consumo medio di 150 grammi a 200 grammi giornalieri a persona I RISCHI In Italia, secondo dati dell' Inran, beviamo 35,2 grammi di soft drink al giorno e 21 grammi di succhi. La presenza di zuccheri, tra aggiunti e naturali, e’ del 10% circa. Gli zuccheri aggiunti forniscono molte calorie vuote, cioe’ prive di sostanze utili come sali minerali e vitamine IL FRUTTOSIO Il fruttosio, oggi piu’ usato del saccarosio come zucchero libero aggiunto, si trasforma piu’ facilmente in grassi. Sulle etichette dovrebbe essere riportata la presenza o l' assenza e la quantita’. Gli zuccheri aggiunti non dovrebbero superare il 10% delle calorie giornaliere assunte _______________________________________________________ Le Scienze 12 mar. ’03 MARIJUANA: DA SOSTANZA D’ABUSO A FARMACO? Daniela Parolaro, Tiziana Rubino, Paola Massi Coltivata e consumata dal millenni, simbolo di liberta’ e trasgressione per i giovani, la marijuana e’ ora oggetto di un intenso studio da parte dei farmacologi. Obiettivo: stabilire le virtu’ terapeutiche della sostanza e verificare con accuratezza la sua capacita’ di indurre abuso. Dal 1964 e’ noto che il principale composto psicoattivo dei cannabinoidi e’ il delta-9-tatraidrocannabinolo (THC), ma solo nell'ultimo decennio la ricerca ha svelato i meccanismi attraverso cui esso agisce sul cervello. Attualmente, le sperimentazioni si sono focalizzate in particolare su alcune indicazioni fornite dai consumatori di cannabis, che riguardano la facolta’ di attenuare il dolore, la nausea e il vomito, e l’esistenza di effetti benefici sui sintomi della sclerosi multipla e di altre malattie neurodegenerative. I test su animali di laboratorio stanno anche indagando sulla capacita’ dei cannabinoidi di bloccare la proliferazione dei tumori mammari, di quelli della tiroide e dei gliomi. L’abbassamento della pressione intraoculare, uno dei primi effetti terapeutici riconosciuti per la marijuana, e’ stato invece ridimensonato, poiche’ e’ limitato a un tempo di poche ore. La potenziale capacita’ della marijuana di indurre dipendenza nell’uomo non e’ ancora stata chiarita del tutto. Una sostanza che da’ dipendenza infatti viene riconosciuta quando genera due meccanismi chiave: la tolleranza, ovvero la richiesta di dosi sempre maggiori per avere gli effetti richiesti, e la dipendenza psicologica, che si manifesta con crisi di astinenza quando l’assunzione viene sospesa. Le testimonianze in questo campo sono scarse e contraddittorie, e sembrano indicare che se una dipendenza esiste, e’ di lieve entita’. L’abuso sembra quindi limitato ai soggetti predisposti. _______________________________________________________ Le Scienze 13 mar. ’03 UN NUOVO RECORD NELLA MICROSCOPIA OTTICA Osservati nanotubi di carbonio di dimensioni inferiori ai 30 nanometri Scienziati americani hanno prodotto immagini ottiche con la piu’ alta risoluzione mai raggiunta, mostrando i dettagli di strutture di dimensioni inferiori ai 30 nanometri. Lukas Novotny dell’Universita’ di Rochester, e colleghi di altre istituzioni, hanno usato una tecnica nota come “microscopia Raman a campo vicino” per osservare nanotubi di carbonio. Un articolo (di A. Hartschuh et al.) e’ stato pubblicato sulla rivista “Physical Review Letters”. Nel campo delle nanotecnologie esistono gia’ diversi strumenti che permettono di manipolare queste piccolissime strutture, come il microscopio a forza atomica o le tecniche di scansione a effetto tunnel. Tuttavia, questi permettono di rivelare la presenza di oggetti molto piccoli ma non di “vederli” realmente. La spettroscopia Raman, invece, invia luce laser attraverso un campione e misura come la luce viene deflessa. Questa tecnica puo’ fornire informazioni strutturali sulle molecole molto piu’ dettagliate di altri metodi, perche’ misura i modi vibrazionali caratteristici del materiale esaminato. Hartschuh e colleghi hanno focalizzato un fascio laser contro la punta di un cavo di argento di 10 nanometri di diametro, che e’ stata poi usata per esplorare il campione a circa un nanometro dalla sua superficie. L’interazione fra l’energia elettromagnetica della punta di argento e gli atomi del campione ha creato pacchetti di luce che i ricercatori hanno raccolto, filtrato e analizzato. Il metodo puo’ essere usato per identificare la composizione chimica di un materiale e puo’ persino rivelare se un nanotubo di carbonio si trova in posizione orizzontale o verticale. _______________________________________________________ Le Scienze 13 mar. ’03 LA FORMAZIONE DI PLACCHE NELL’ALZHEIMER Gli astrociti sono in grado di rimuovere i depositi di beta-amiloidi nei tessuti cerebrali Un nuovo studio eseguito da medici della Columbia University e della Stanford University suggerisce che il malfunzionamento di cellule cerebrali chiamate astrociti sarebbe alla base dell’accumulo di proteine amiloidi nel cervello dei pazienti con il morbo di Alzheimer. La malattia, secondo la maggior parte dei ricercatori, e’ causata dall’accumulo di piccoli peptidi, beta-amiloidi, nel cervello. Questi peptidi vengono prodotti naturalmente in continuazione, ma i malati di Alzheimer o ne producono troppi o ne degradano troppo pochi. I peptidi in eccesso che ne risultano si aggregano insieme, formando delle placche che portano alla morte dei neuroni e alla demenza. I ricercatori hanno osservato che, in colture cellulari, le cellule della microglia che circondano le placche possono ingerire e distruggere le proteine delle placche. Si cerca percio’ di stimolare le cellule a fare la stessa cosa in vivo. Ma il ruolo di altre cellule, gli astrociti, era finora rimasto poco chiaro. Ora si e’ scoperto che i normali astrociti possono a loro volta degradare le proteine delle placche, e questo suggerisce che favorire l’attivita’ degli astrociti potrebbe essere di beneficio contro la malattia. Per di piu’, il numero di astrociti nel cervello e’ molto superiore a quello delle cellule della microglia, dunque il loro ruolo puo’ essere davvero importante. Lo studio e’ stato pubblicato sulla versione online di “Nature Medicine”, e comparira’ sul numero di aprile della rivista.