RETTORE: TRA UN MESE SI VOTA, SPUNTA UNA NUOVA CANDIDATURA VIA MISTRETTA ACCENTRATORE LUCA FANFANI: «ADESSO BASTA, MI CANDIDO» LUCA FANFANI SFIDA IL REGNO DI MISTRETTA EUROPA A BASSO COSTO PER GLI UNIVERSITARI "ERASMUS" VA IN TUTTO IL MONDO NO AI TAGLI ALLA RICERCA LE UNIVERSITA’ AMERICANE STUDIANO MACHIAVELLI LO "SPAZIO EUROPEO DELLA RICERCA" VALANGA ROSA ALL' UNIVERSITA’, LE DONNE DOPPIANO GLI UOMINI LA RINASCITA DEL SUD OCCASIONE PERDUTA PAVIA: CONCORSI TRUCCATI, INDAGATI CINQUE DOCENTI CONCORSI PUBBLICI. GRADUATORIA SENZA EFFETTI PER IL SECONDO DELLA LISTA ================================================================== SIRCHIA: GIOCHI DI POTERE SULLA SANITA’ UNA DEVOLUTION PER LA SALUTE NUOVE SFIDE PER LA SANITA' ORDINE DEI MEDICI CONTRO IL DECRETO SIRCHIA POLICLINICO: "DATECI UN PRONTO SOCCORSO" TALASSEMIA, CAGLIARI NON AVRA’ IL POLO D’ECCELLENZA A ROMA APRE IL PRIMO CENTRO EMATOLOGICO DEL MEDITERRANEO IN MARCIA PER LA SALUTE PER RECLAMARE IL PIANO SANITARIO REGIONALE L’INGRATA FATICA DELLA CAPOSALA RISCHIOSO FUMARE MARIJUANA IN GRAVIDANZA: AUTISMO, LA SFIDA DI GIPUZKOA AUTISMO: UNA GABBIA, DUE ALI UNA «MENSA-AMBULATORIO» PER CURARE L' ANORESSIA AUTISMO, 10 GENI "SUSCETTIBILI" IL RISCHIO MELANOMA SI SCOPRE CON UN TEST IL PESO ALLA NASCITA INFLUISCE SUI RISULTATI SCOLASTICI SBIANCAMENTO,OPERAZIONE DA VERI ESPERTI RICOSTRUITO IL CRANIO CON LA BIOCERAMICA ================================================================== _______________________________________________________________ La Nuova Sardegna 26 mar. ’03 RETTORE: TRA UN MESE SI VOTA, SPUNTA UNA NUOVA CANDIDATURA Elezione del rettore, il geologo Luca Fanfani sfida il regno di Mistretta Si anima il dibattito, l’ex pro rettore appoggiato da settori di facolta’ scientifiche CAGLIARI. Entra nel vivo la battaglia per il rinnovo del rettorato. Tra poco piu’ di un mese verra’ eletto il nuovo responsabile dell’universita’. Oltre all’uscente Pasquale Mistretta, che si ricandida, si fa con insistenza il nome, come pretendente alternativo alla guida dell’ateneo, di Luca Fanfani (professore ordinario di geologia, gia’ pro-rettore per la ricerca scientifica). Alla fine dello scorso anno il senato accademico allargato ha approvato la possibilita’ di riconfermare per la terza volta il responsabile dell’ateneo. Ora a circa un mese dall’apertura delle urne, il mondo accademico cagliaritano riprende a muoversi. Se il ‘magnifico’ in carica non avesse ottenuto la possibilita’ di essere rieletto per la terza volta (ma per lui si tratta, di fatto, della quinta in quanto era gia’ al secondo mandato quando venne approvato lo statuto, contenente il limite della rielezione ma senza valore retroattivo) i candidati sarebbero stati piu’ numerosi. Ma la ripresentazione di Mistretta ha dissuaso dal presentarsi. Non solo per timore di dover combattere contro un avversario considerato difficilmente battibile (in tutti questi anni il rettore ha tessuto, necessariamente, un’ampia rete di consenso), ma anche nella convinzione che il rettore in carica possa portare a termine una serie di interventi da lui iniziati. Detto, questo, pero’, un’area di docenti cagliaritani non e’ d’accordo e sente la necessita’ di riaprire il dibattito sulla funzione dell’universita’ e sui problemi concreti dell’ateneo deve affrontare. E Luca Fanfani e’ diventato il punto di riferimento di questo settore. Riguardo agli altri candidati, come accennato, per molti lo spartiacque e’ stata l’approvazione o meno della modifica dello statuto, che ha determinato la rimessa in gioco di Mistretta. Il sociologo Gianfranco Bottazzi (sino a giugno scorso preside della facolta’ di Scienze Politiche), ad esempio, avrebbe potuto impegnarsi, ma se l’attuale rettore non si fosse ricandidato. Lo stesso dicasi per il giurista Francesco Sitzia. Ufficialmente, negli ultimi mesi dell’anno passato, si era candidato l’anatomo patologo, Giuseppe Santacruz. Un altro candidato quasi certo e’ il fisico Francesco Raga, gia’ preside della facolta’ di Scienze, che, a suo tempo, ha espresso la sua disponibilita’. Intanto iniziano a delinearsi i temi del dibattito. In generale viene dato un giudizio positivo sull’operato del rettore per quanto riguarda l’edilizia. Le critiche maggiori, invece, tendono a sottolineare il carattere «un po’ accentratore». Da qui la richiesta di una maggiore autonomia delle facolta’. Va detto, poi, che nell’universita’ (come in tutti i comparti ben delimitati) giocano soprattutto gli interessi corporativi. Aspetto, questo, che nasce da caratteristiche specifiche, quali quelle della ricerca scientifica che ha bisogno di finanziamenti, personale e strutture. Per cui, si potrebbe dire, che chi garantisse di soddisfare quelle tre richieste, avrebbe (almeno al 90 per cento) la certezza dell’elezione. Ma questo, a priori, non e’ possibile. Detto questo un dibattito sul ruolo dell’universita’ lo chiedono in diversi, anche tra coloro che voteranno per il rettore Mistretta. Molti, va detto, sono convinti che il responsabile dell’ateneo uscente avra’ strada facile per la rielezione. «Questo non significa niente - aveva affermato a novembre Luca Fanfani - certamente il professor Mistretta, uomo capace e intelligente, avra’ tessuto le sue alleanze. Ma noi speriamo di allargare le nostre sino a creare un fronte in grado di esprimere un candidato che sappia avere esito positivo». Ora il fronte e’ stato creato e il candidato e’ proprio Fanfani. _______________________________________________________________ La Nuova Sardegna 29 mar. ’03 VIA MISTRETTA ACCENTRATORE Il candidato Luca Fanfani: basta con le scelte confuse che bloccano gli organi accademici e disperdono risorse Elezioni all’universita’, le facolta’ lanciano la sfida al rettore ALESSANDRA SALLEMI CAGLIARI. Gliel’avevano chiesto in tutti i modi, al rettore, di lasciar perdere quella modifica allo statuto che avrebbe portato da due a tre il numero massimo di mandati consecutivi. Era un favore a se stesso, si capiva benissimo, e c’erano tanti che gli chiedevano di evitare questa cortesia cosi’ privata: inaccettabile per numerosi aspetti. Uno per esempio era questo: tra la modifica ultima e il rinnovamento dello statuto, Mistretta, alla fine, avrebbe messo insieme quindici anni di rettorato. Troppi per chiunque, una questione che c’entrava pochissimo con i benefici della «continuita’», come la chiamava il rettore. Invece, secondo i tanti, sarebbe stato meglio portare la carica da triennale a quadriennale, perche’ le elezioni mettono in moto attivita’ varie che distolgono dalle necessita’ quotidiane dell’ateneo. Un membro del senato accademico si era anche ritirato scrivendo una lettera accorata. Ma Mistretta non voleva sentire ragioni e ha fatto quel che gli pareva e che gli avrebbe portato il consenso dei colleghi, presidi gia’ da due mandati eppero’ desiderosi di assicurarsi il tris. D’altronde, l’attuale rettore viene accusato di aver costruito un vero e proprio stile di lavoro nella solitudine decisionale oltre che nella noncuranza del lavoro altrui. Luca Fanfani professore di prima fascia (Mineralogia) si candida alle elezioni che cominceranno l’8 aprile per dire basta a due caratteristiche dell’ateneo cagliaritano: le clientele, la convinzione che una universita’ possa essere gestita da una persona e basta. La riforma degli atenei e le poche risorse disponibili rendono indispensabili cambiamenti profondi. Ieri mattina Fanfani, 62 anni, una carriera cominciata a Perugia e continuata a Cagliari, ha tenuto una conferenza stampa assieme a Cristina Lavinio e Paolo Pani docenti a Lettere (Linguistica italiana) e Medicina (Patologia generale) per spiegare perche’ si candida. «La mia candidatura nasce dall’esigenza di un gruppo di docenti che ha meditato su temi di interesse locale e anche nazionale» e che in questi anni si e’ battuto in Senato accademico e in dibattiti vari per evitare disfunzioni di varia natura. Senza risultati. Quindi: si e’ lavorato a un programma e si e’ organizzata una conferenza stampa dove si sono illustrati alcuni buoni motivi per cambiare rettore. Si comincia con la punta dell’icesberg: da anni l’universita’ e’ senza prorettore. Accusa poco graffiante in apparenza, per chi sta dentro l’ateneo e’ uno dei troppi segnali dell’egocentricita’ amministrativa dell’attuale rettore: vuol fare tutto lui. Poi: il senato accademico. «Impantanato in questioni varie - spiegava Fanfani - non riesce a decidere». Ancora: il tira e molla sulle tasse. «Cosa gravissima - continuava il docente - tutti abbiamo detto che c’era bisogno di nuove risorse, si e’ voluto scegliere di aumentare le tasse della stessa cifra per tutti, cosi’ i decreti sono stati fatti e ritirati, con aggravi di costi di vario genere». Risorse (che non ci sono) e corsi (istituiti a casaccio): «Anziche’ dare un indirizzo chiaro come senato accademico per ogni facolta’ nei limiti imposti dalle risorse, si e’ scelto che venissero attivati tutti i corsi ritenuti opportuni, provocando gravi problemi per le aule e per le docenze e, per esempio, in psicologia sono stati attivati corsi e supplenze nell’ordine di un milione di euro («scelta che il consiglio di amministrazione dell’universita’ ha approvato - spiegava Cristina Lavinio - e alla quale il senato accademico sara’ costretto a dire di si’ perche’ questa scelta, come per altre e’ stato, vengono portate a fine anno, a corsi fatti...»). Il grande capitolo della ricerca: «Non si sono fatte scelte precise per i finanziamenti e proprio quando si restringono i fondi le scelte dovrebbero essere precise. Avevamo lavorato in una commissione sulla ricerca, avevamo fatto un progetto: la commissione e’ stata lasciata cadere», diceva Fanfani, «quasi siamo stati accusati di aver elaborato un progetto», ricordava Lavinio. Ancora sull’inattivismo del senato accademico: dopo la modifica dello statuto, non s’e’ quasi piu’ riunito. «La mia conclusione e’ stata semplice - annotava Fanfani -: quella modifica dello statuto e’ stata la legge Cirami dell’universita’ cagliaritana. Il rettore ha un’enorme capacita’ di lavoro, ma si e’ posto in una condizione di isolamento. Debbo riconoscergli un’altra capacita’: ha saputo imprimere grande impulso all’edilizia universitaria, realizzare Monserrato significa aver liberato spazi. E’ il suo successo piu’ importante». Il consenso verso Fanfani e’ trasversale, c’e’ persino nella facolta’ di Ingegneria da cui proviene Mistretta, s’e’ fatto strada anche a Medicina: le roccaforti dalle quali, per tradizione cagliaritana, e’ sempre uscito il nome del rettore. Ci sono 1.200 «aventi diritto al voto», 650 sono ricercatori, 550 tra ordinari e associati: ce la fara’ Fanfani? la spuntera’ di nuovo Mistretta? oppure tocchera’ a Francesco Raga, fisico, altro candidato dell’area scientifica? «Con sicurezza posso dire soltanto che il gruppo di cui sono l’espressione anche se non saro’ eletto continuera’ a lavorare. C’e’ il tanto per affermare che si sta incrinando il sistema dei rapporti clientelari e anche l’idea - va avanti Fanfani - che un’universita’ possa essere gestita da una persona soltanto». Improduttive e soprattutto confuse, secondo Fanfani, le impostazioni date all’universita’ quando e’ uscita la riforma della didattica e la possibilita’ di differenziare i corsi. Con le risorse ridotte all’osso e’ una possibilita’ teorica: «Perche’ se e’ giusto controllare la produttivita’ dei docenti - diceva Fanfani - non si puo’ chiedere di duplicare addirittura i corsi. La grande domanda e’: l’universita’ deve formare professionalita’ specifiche o consegnare metodologie con le quali il laureato deve esprimere la professionalita’? Quando mi sono laureato io il bagaglio di conoscenze universitarie ‘bastava’ per 15, 20 anni, adesso ogni 3-5 anni e’ superato. Insomma, non ci vuole estrema diversificazione della qualita’ didattica ma offerta didattica piu’ qualificata». Ma se sono stati sbagliati tanti obbiettivi, com’e’ che si racconta che Mistretta ce la fara’ per la terza volta? «Mi sono iscritto a Medicina nel 1958 - raccontava ieri Paolo Pani - e circolava la leggenda che il vero senato accademico fosse quello che si riuniva al Caffe’ Genovese. All’universita’ si faceva una gestione molto cagliaritana, cioe’ molto familiare. Io credo che ora abbia cominciato a cambiare i connotati. E’ un’azienda, ha bisogno di essere gestita come tale: propongo l’universita’ come soggetto politico autonomo, non come cliente della politica». _______________________________________________________________ L’unione Sarda 29 mar. ’03 LUCA FANFANI: «ADESSO BASTA, MI CANDIDO» si vota dall’8 maggio «Lo Statuto e’ stato modificato con un blitz per consentire il terzo mandato» L’ha deciso quando il Senato accademico ha modificato lo Statuto, per consentire a Pasquale Mistretta di svolgere il terzo mandato consecutivo: «Adesso basta, mi candido». Detto, fatto: Luca Fanfani, 62enne fiorentino, docente di Mineralogia della facolta’ di Scienze, entra ufficialmente in campo nella lotta alla conquista del posto di rettore. Non sara’ l’unico, nella sfida elettorale che si giochera’ a partire dall’8 maggio: sembra ormai scontata anche la candidatura di Francesco Raga, docente di Fisica nell’omonimo dipartimento. Ex prorettore, componente del Senato accademico, Fanfani parla col sorriso sul volto, ma non risparmia le bordate: «L’Universita’ e’ gestita con sistemi clientelari». A che cosa si riferisce? «All’intera gestione-Mistretta. Non dimentichiamo che la modifica allo Statuto, che come ha detto un collega e’ la legge Cirami dell’Ateneo cittadino, non giova soltanto a lui, ma anche ai presidi delle facolta’. Avevo proposto una modifica della modifica: non piu’ tre mandati di tre anni, ma due di quattro anni. Niente, respinto: rischiamo di tenere lo stesso rettore per 16 anni. Il gruppo che mi sostiene, del quale fanno parte anche Cristina Lavinio di Lettere e Paolo Pani di Medicina, ha deciso che e’ venuto il momento di reintrodurre la democrazia nel nostro Ateneo». Ora non c’e’? «All’Universita’ non esiste attualmente nemmeno una delega ufficiale, Mistretta e’ arrivato al punto di non nominare nemmeno un prorettore. Anche il direttore amministrativo e’ prorogato trimestre dopo trimestre. Fa tutto lui, il Magnifico, l’Ateneo e’ interamente nelle sue mani e nessuno puo’ muovere un dito senza chiedere a lui. Non si gestisce cosi’ una struttura pubblica e non si manca di rispetto al Senato accademico». Molti si lamentano perche’ non conta nulla. «Non e’ messo nelle condizioni di decidere, e’ impantanato, spesso si trova di fronte al fatto compiuto e non puo’ che ratificare cio’ che il rettore ha gia’ deciso, ovviamente in perfetta solitudine». E’ il ritratto di un “mostro”, il suo. «No, e’ la denuncia di una situazione insostenibile, ma Mistretta non e’ il diavolo. Gli riconoscono qualita’ intellettive e di gestione, non ho difficolta’ a riconoscere gli ottimi risultati raggiunti nell’edilizia universitaria: la Cittadella di Monserrato ha liberato molti spazi nelle facolta’, e questo glielo dobbiamo. Pero’ non puo’ continuare a essere il padrone dell’Ateneo». Gli oppositori di Mistretta battono molto sul tasto “tasse universitarie”. «E lo credo bene: in Senato accademico nessuno ha messo in dubbio che servono piu’ fondi, ma il mio gruppo ha subito contestato l’aumento indiscriminato per tutti, a prescindere dalle fasce di reddito. Gli studenti si sono ribellati, sono arrivati decreti poi ritirati: un caos». Chi la sosterra’, secondo lei? «Chiariamo subito: io sono di sinistra, ma non sono il candidato della sinistra: all’Universita’ molte persone, anche di centro e di destra, hanno voglia di cambiamento. Inoltre, il nostro e’ un gruppo interfacolta’, non di Scienze». Crede che la sua elezione sia possibile? «Certo che ci credo, anche se non e’ facile scalfire il sistema delle clientele. Tra i 550 docenti, molti non sopportano piu’ un rettore uno e decuplo, e poi ci sono i 650 ricercatori, senza dimenticare i 120 non docenti e soprattutto i 180 studenti aventi diritto al voto. Non sara’ facile, ma la partita e’ tutta da giocare». Luigi Almiento _______________________________________________________________ La Nuova Sardegna 26 mar. ’03 LUCA FANFANI SFIDA IL REGNO DI MISTRETTA Tra un mese si vota, spunta una nuova candidatura Elezione del rettore, il geologo Si anima il dibattito, l’ex pro rettore appoggiato da settori di facolta’ scientifiche CAGLIARI. Entra nel vivo la battaglia per il rinnovo del rettorato. Tra poco piu’ di un mese verra’ eletto il nuovo responsabile dell’universita’. Oltre all’uscente Pasquale Mistretta, che si ricandida, si fa con insistenza il nome, come pretendente alternativo alla guida dell’ateneo, di Luca Fanfani (professore ordinario di geologia, gia’ pro-rettore per la ricerca scientifica). Alla fine dello scorso anno il senato accademico allargato ha approvato la possibilita’ di riconfermare per la terza volta il responsabile dell’ateneo. Ora a circa un mese dall’apertura delle urne, il mondo accademico cagliaritano riprende a muoversi. Se il ‘magnifico’ in carica non avesse ottenuto la possiblita’ di essere rieletto per la terza volta (ma per lui si tratta, di fatto, della quinta in quanto era gia’ al secondo mandato quando venne approvato lo statuto, contenente il limite della rielezione ma senza valore retroattivo) i candidati sarebbero stati piu’ numerosi. Ma la ripresentazione di Mistretta ha dissuaso dal presentarsi. Non solo per timore di dover combattere contro un avversario considerato difficilmente battibile (in tutti questi anni il rettore ha tessuto, necessariamente, un’ampia rete di consenso), ma anche nella convinzione che il rettore in carica possa portare a termine una serie di interventi da lui iniziati. Detto, questo, pero’, un’area di docenti cagliaritani non e’ d’accordo e sente la necessita’ di riaprire il dibatitto sulla funzione dell’universita’ e sui problemi concreti dell’ateneo deve affrontare. E Luca Fanfani e’ diventato il punto di riferimento di questo settore. Riguardo agli altri candidati, come accenanto, per molti lo spartiacque e’ stata l’approvazione o meno della modifica dello statuto, che ha determinato la rimessa in gioco di Mistretta. Il sociologo Gianfranco Bottazzi (sino a giugno scorso preside della facolta’ di Scienze Politiche), ad esempio, avrebbe potuto impegnarsi, ma se l’attuale rettore non si fosse ricandidato. Lo stesso dicasi per il giurista Francesco Sitzia. Ufficialmente, negli ultimi mesi dell’anno passato, si era candidato l’anatomo patologo, Giuseppe Santacruz. Un altro candidato quasi cenrto e’ il fisico Francesco Raga, gia’ preside della facolta’ di Scienze, che, a suo tempo, ha espresso la sua disponibilita’. Intanto iniziano a delinearsi i temi del dibattito. In generale viene dato un giudizio positivo sull’operato del rettore per quanto riguarda l’edilizia. Le critiche maggiori, invece, tendono a sottolineare il carattere "un po’ accentratore". Da qui la richiesta di una maggiore autonomia delle facolta’. Va detto, poi, che nell’universita’ (come in tutti i comparti ben delimitati) giocano soprattutto gli interessi corporativi. Aspetto, questo, che nasce da caratteristiche specifiche, quali quelle della ricerca scientifica che ha bisogno di finanziamenti, personale e strutture. Per cui, si potrebbe dire, che chi garantisse di soddisfare quelle tre richieste, avrebbe (almeno al 90 per cento) la certezza dell’elezione. Ma questo, a priori, non e’ possibile. Detto questo un dibattito sul ruolo dell’universita’ lo chiedono in diversi, anche tra coloro che voteranno per il rettore Mistretta. Molti, va detto, sono convinti che il responsabile dell’ateneo uscente avra’ strada facile per la rielezione. "Questo non significa niente - aveva affermato a novembre Luca Fanfani - certamente il professor Mistretta, uomo capace e intelligente, avra’ tessuto le sue alleanze. Ma noi speriamo di allargare le nostre sino a creare un fronte in grado di esprimere un candidato che sappia avere esito positivo". Ora il fronte e’ stato creato e il candidato e’ proprio Fanfani. _______________________________________________________________ La Nuova Sardegna 28 mar. ’03 EUROPA A BASSO COSTO PER GLI UNIVERSITARI CAGLIARI. L’Europa a prezzi stracciati: 120 euro per stare quindici giorni a Londra, Parigi o in una delle 94 citta’ universitarie europee. E’ la proposta lanciata nell’aula magna della facolta’ di Economia dalla associazione studentesca Aegee con il progetto "Summer university". Vitto, alloggio e attivita’ culturali sono compresi nel prezzo, il viaggio no. Occorrono l’iscrizione all’associazione (20 euro) e una lettera in cui si spiega perche’ si vuole partire: l’iniziativa e’ riservata a studenti universitari e a neolaureati. (s.a.) _______________________________________________________________ Corriere della Sera 25 mar. ’03 "ERASMUS" VA IN TUTTO IL MONDO DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES - Erasmus va in giro per il mondo. Dopo aver permesso a un milione di studenti universitari europei di trascorrere un periodo di studio in una universita’ della Comunita’, con il riconoscimento degli esami superati all’estero, la Commissione Ue lancia "Erasmus Mundus". Il nuovo programma, che dovrebbe partire dal 1° gennaio 2004, si rivolge a studenti gia’ laureati, ricercatori e insegnanti. E sara’ aperto non solo a cittadini europei, ma anche del mondo. Tra gli obiettivi, oltre a fornire borse di studio, c’e’ la volonta’ di favorire partnership tra le universita’ europee e i centri di eccellenza in Paese terzi, per "attirare in Europa cervelli da America e Asia". Bruxelles propone la creazione di veri e propri "master europei", che diventerebbero un titolo di riconoscimento prestigioso per tali programmi di studio nell’Unione. L’Europarlamento non solo ha approvato l’iniziativa, ma la Commissione Cultura ha chiesto di aumentare fino a 300 milioni, dai 200 iniziali, il budget previsto. Per facilitare la carriera dei ricercatori e fermare la fuga dei cervelli, Bruxelles ha inoltre deciso di destinare 1,58 miliardi (circa il 10% del budget Ue), alla formazione, la mobilita’ e il lavoro dei ricercatori; a giugno presentera’ un rapporto e in autunno lancera’ un portale europeo sulla mobilita’ e una rete di centri di assistenza per favorirla. Giu. Fer. _______________________________________________________________ L’Unione Sarda 27 mar. ’03 FACOLTA’ DI INGEGNERIA L’UNIVERSITA’ PROTESTA: "NO AI TAGLI ALLA RICERCA" Alla protesta della scuola segue quella dell’Universita’. Le ragioni del malcontento provengono, neanche a dirlo, dalla Riforma Moratti e dalla Finanziaria. Ieri sera, nell’aula magna della facolta’ di ingegneria, si e’ svolto un Consiglio di facolta’ "aperto" a chiunque fosse interessato alle sorti del mondo accademico. Intanto succedeva la stessa cosa in tutte le facolta’ di ingegneria d’Italia, riunite virtualmente in un’unica conferenza. "Vogliamo far conoscere al maggior numero di persone le pessime condizioni in cui lavoriamo", esordisce il preside Francesco Ginesu. I rinnovi contrattuali, la riduzione dell’organico, il blocco delle assunzioni sono i problemi piu’ gravi emersi durante la discussione. Il settore piu’ penalizzato e’ quello della ricerca scientifica. "Non c’e’ Universita’ senza ricerca, e’ assurdo che i tagli si facciano proprio nelle fila dei ricercatori", osserva il rettore Pasquale Mistretta. "La riforma non ci aiuta, ma i problemi ce li ha gia’ creati la Regione", continua, riferendosi alla mancanza di fondi da impiegare nell’ambito dell’offerta formativa. M. Mu. _______________________________________________________________ La Nazione 28 mar. ’03 LE UNIVERSITA’ AMERICANE STUDIANO MACHIAVELLI Le Universita’ americane studiano la teoria politica di Niccolo’ Machiavelli, forse mai attuale quanto ora, direttamente "in loco". Cioe’ nella villa dove l'ex segretario della repubblica fiorentina consumo’ il suo amaro esilio. "Machiavelli ed oltre" e’ il titolo del simposio internazionale sull'insegnamento delle materie storiche e sociali nei programmi "Aacupi" (Associazione dei Programmi Universitari Americani in Italia) che si terra’ domani 29 marzo per celebrare il 25° anniversario dell'associazione. L'importante appuntamento viene promosso dalla California State University di Firenze: i lavori cominceranno domani mattina alle 10 alla Villa l'Albergaccio, dove Machiavelli compose "Il Principe" ed altre opere, ed oggi sede del Museo Machiavelliano. Il seminario riprendera’ nel pomeriggio dopo una pausa dedicata ai prodotti tradizionali del Chianti, con vini giunti in "eredita’" dagli stessi vigneti coltivati nel '500 dalla famiglia di Machiavelli. Andrea Ciappi _______________________________________________________________ Corriere della Sera 23 mar. ’03 VALANGA ROSA ALL' UNIVERSITA’, LE DONNE DOPPIANO GLI UOMINI Boom di ragazze tra le matricole, preferiti i corsi di Lettere, Filosofia e Comunicazione Panza Pierluigi Come in televisione le inviate di guerra hanno ormai doppiato il numero di colleghi uomini, cosi’ nelle aule universitarie una valanga rosa si prepara per i mestieri della comunicazione: a fine anno, tra le matricole, il numero delle ragazze sara’ doppio rispetto a quello dei ragazzi. Negli atenei milanesi, nel 2003 dovrebbe esserci il boom di iscrizioni universitarie, soprattutto femminili, alle facolta’ di Scienze umane: area di lettere e filosofia che ora comprende i corsi di Comunicazione. Lo conferma un sondaggio della Fondazione Rui (che gestisce collegi studenteschi, come Torrescalla in fondo a via Celoria) in occasione della XIV edizione della «Giornata di orientamento universitario», che si e’ svolta ieri a Milano con la partecipazione di 3.500 aspiranti matricole, che intendono iscriversi in atenei lombardi, provenienti da 42 province italiane. Il sondaggio e’ stato effettuato su un campione di 1.993 partecipanti (646 ragazzi e 1.347 ragazze), elaborando dati statistici e tabelle. I dati riguardano le preferenze di facolta’, il sesso, la provenienza scolastica e geografica delle matricole del 2003. Rispetto all' edizione dello scorso anno si e’ rilevato un significativo incremento delle preferenze per l' area delle Scienze umane (dal 21% al 25,3%), del Diritto (dal 6,4% al 7,8%) e dell' Architettura (dal 6,9% al 7,8%). In ascesa anche Agraria (dallo 0% del 2002 al 3,4% del 2003). In calo, invece, Ingegneria (dall' 11% all' 8%), Scienze politiche e sociali (dal 16,5% al 13%), Scienze matematiche, fisiche e naturali (dal 13,3% al 12,9%), Economia e statistica (dal 9,4% all' 8,7%), Medicina (dal 12% all' 11,6%). Le ragazze hanno scelto soprattutto il settore delle Scienze umane (in 430 contro 74 ragazzi), Scienze politiche (202 contro 57) e Medicina (167 contro 64). La maggior parte dei ragazzi hanno scelto Ingegneria (in 111 contro 48 ragazze) e i corsi dell' area di Economia e statistica (89 contro 84). Al di la’ delle preferenze, bisogna poi fare i conti con i test di ammissione alle facolta’ a numero chiuso. Che sono tutte quelle tecniche e ingegneristiche, diverse del ramo scientifico e alcune (soprattutto Scienze della comunicazione) nel raggruppamento delle Scienze umane. I primi test si terranno gia’ in aprile alla Bocconi che, dall' anno scorso, ha deciso di anticipare una prova di ammissione ancora prima della maturita’. P. Pan. Fine modulo _______________________________________________________________ Repubblica 26 mar. ’03 LO "SPAZIO EUROPEO DELLA RICERCA" Cosi’ si informa sulle biotecnologie Un programma aperto voluto da Bruxelles: confronto tra scienziati, studenti, insegnanti e genitori. Gia’ avviato in Francia DI SILVIA BAGLIONI MILANO — Se e’ vero che la democrazia e’ partecipazione, e’ giusto che tutti i cittadini possano conoscere i risultati e gli indirizzi della scienza, per formarsi un’opinione consapevole ed incidere sui processi decisionali. Science Generation (www.sciencegeneration.com) e’ un progetto pilota — avviato in Francia nel 2001 ed oggi diffuso anche in Italia e in Svezia — nato con l’obiettivo di costituire un canale di confronto tra scienziati, giovani studenti, genitori ed insegnanti, per condividere i progressi scientifici e discuterne l’impatto. Il progetto, promosso dalla Direzione generale Ricerca della Commissione Europea e realizzato per la parte italiana dalla Federazione delle associazioni scientifiche e tecnologiche (Fast 0277790313), e’ stato presentato a Milano durante il convegno ‘Le bioscienze: rischi, etica e societa’’. Etienne Magnien, Capo Unita’ Direzione Biotecnologie, agricoltura e alimentazione della Comunita’ Europea, ne ha spiegato le motivazioni: «Il potenziamento della ricerca, le preoccupazioni dei cittadini, le forti domande sociali, provenienti dai pazienti, dalle associazioni e anche dalle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, verso le quali abbiamo dei doveri morali, impongono un cambiamento negli indirizzi della politica comunitaria. Per questo il VI Programma Quadro per la ricerca (17,5 miliardi di euro) vuole rispondere in modo responsabile ad esigenze a volte contrapposte. Il Programma non e’ solo agenzia di finanziamento, ma ‘spazio europeo per la ricerca’, dove scienziati e societa’ si incontrano e realizzano una vera integrazione». _______________________________________________________________ Corriere della Sera 26 mar. ’03 LA RINASCITA DEL SUD OCCASIONE PERDUTA Con la morte di Falcone e Borsellino ci fu un risveglio della societa’ civile ELZEVIRO Le responsabilita’ della sinistra Stajano Corrado N on usa prudenze tattiche, non ammorbidisce quel che pensa, non smussa spigoli e contrasti, Isaia Sales, autore di un polemico saggio politico sul Mezzogiorno, Riformisti senz' anima (pag. 164, 12 euro, L' ancora del Mediterraneo editore). Scandalizzera’ quanti, a sinistra, sbandierano come un usbergo lo slogan «non facciamoci del male». Che poi, gesuiticamente, significa stiamo zitti, smorziamo i toni con prudenza, laviamo i panni in famiglia, non accendiamo quei falo’ che servono soltanto agli avversari. Comportamenti che impediscono ogni ricerca della verita’ e rendono ardua ogni analisi del passato e ogni ricerca di un futuro differente. Isaia Sales conosce bene il Sud dov' e’ nato - a Pagani, nell' Agro nocerino sarnese - e’ un dirigente colto della sinistra, e’ stato consigliere regionale della Campania, poi deputato Ds, sottosegretario al Tesoro e al bilancio nel governo Prodi, ha scritto libri importanti nella bibliografia meridionale, La camorra, le camorre; il caso Cirillo; Leghisti e sudisti; Il Sud al tempo dell' euro. Sales, che non e’ un massimalista, ma un riformatore senza finzioni, in questo nuovo libro sembra dire: se vogliamo discutere mettiamo sul tavolo carte non truccate. Qual e’ il nodo? Dopo il 1992 sembro’ che nel Mezzogiorno mutassero profondamente le cose. Ci fu un rivolgimento visibile, la morte di Falcone e di Borsellino colpi’ le coscienze, uomini e donne capirono che il loro destino non poteva essere affidato a pochi che si sacrificavano per tutti; la societa’ civile, che sembrava non esistesse, si fece sentire; muto’ il rapporto con la politica, i piagnoni e i nonsipuotisti finirono in minoranza. Tra il 1993 e il 1998 il centrosinistra ottenne grandi successi, a partire dall' elezione diretta dei sindaci: a Palermo, Catania, Agrigento, Reggio Calabria, Napoli e in infiniti centri minori. Si creo’ una nuova classe dirigente, si inauguro’ un nuovo modo di far politica privo dei condizionamenti dell' intervento pubblico e delle sudditanze clientelari. Il Sud diede il meglio di se’ nel periodo in cui le difficolta’ economiche per rimettere in moto redditi e occupazione erano maggiori. Perche’, si domanda Sales, la stagione della coscienza politica e civile e’ durata cosi’ poco? E’ finita, sconfitta, dopo il 1998 - le elezioni europee del ' 99, le regionali del 2000, le politiche del 2001, le ultime catastrofiche regionali siciliane, tutte vinte dal centrodestra - proprio quando gli indici economici, dal prodotto interno lordo al tasso di occupazione, dalla nascita di nuove imprese alle esportazioni, segnavano una ripresa che non nasceva dalla bacchetta di un mago, ma dal lavoro paziente degli amministratori del nuovo corso del centrosinistra. Sales sostiene che nel Sud la sinistra ha perso un' occasione storica. Non per l' ingenerosita’ dei meridionali e neppure per un difetto di comunicazione. Ma perche’ sembra che la questione meridionale non faccia piu’ parte del patrimonio genetico della sinistra. Perche’ il malessere politico del Nord e’ stato anteposto al malessere sociale del Sud. Il problema sociale, essenziale nel Mezzogiorno, e’ sottovalutato, non si e’ creduto in quella riforma dello Stato sociale indispensabile per dare una risposta ai molti esclusi dal mercato, precari, illegali, e inserirli nel nuovo Sud: riformare lo Stato sociale significava ripristinare una concezione moderna dello Stato di diritto. Sales individua le ragioni della brusca interruzione progressista nel Mezzogiorno soprattutto nella sfasatura tra acute necessita’ sociali e tempi lunghi. I meridionali erano pronti, desiderosi di rompere con un passato innominabile, ma non hanno avuto risposte soddisfacenti da un riformismo timido che si confonde con il moderatismo sociale e si preoccupa solo di essere in linea con le logiche del mercato. E qui il libro, che ha per sottotitolo La sinistra, il Mezzogiorno, gli errori di D' Alema, si sdoppia e diventa un' analisi serrata nei confronti del presidente Ds considerato il responsabile, con i suoi consiglieri economici, delle occasioni perdute nel Sud. Per la sua esasperata idea di partito, per la sua ossessione di riforma istituzionale, per la sua indifferenza ai problemi sociali. E poi: per la sua diffidenza nei confronti della societa’ civile, per il rifiuto di ogni fervore al di fuori della politica tradizionale, per il dispetto verso i sindaci che nei primi anni ' 90 furono determinanti nella tutela della democrazia e nella costruzione di un nuovo assetto sociale. Le critiche piu’ crude di Sales si incentrano sull' avallo dato da D' Alema alla riappropriazione che i partiti hanno fatto della societa’: i cittadini avevano messo in moto quasi una rivoluzione rifiutandoli. E ancora, Sales e’ critico, a ragione, per il duro colpo inferto dalla ricomparsa dei ribaltoni che hanno trasformato il Sud laboratorio in un Sud dominato dalla Realpolitik, un ritorno al passato, una sorta di restaurazione. Qual e’ il bilancio? I meridionali hanno rifiutato il centrosinistra e hanno scelto, in nome dell' antipolitica, che non sempre e’ qualunquismo, il centrodestra, restando di nuovo impigliati nei pantani del passato. _______________________________________________________________ Corriere della Sera 27 mar. ’03 PAVIA: CONCORSI TRUCCATI, INDAGATI CINQUE DOCENTI Richiesta di rinvio a giudizio per cinque professori universitari, tra cui Rodolfo Campani, arrestato per concussione nel 2001 e condannato a due anni. I docenti sono indagati per falso in atto pubblico nell' ambito dell' inchiesta sui concorsi «truccati» per accedere alla scuola di radiologia dell' Universita’ di Pavia. L' inchiesta si e’ estesa dopo le ammissioni di Campani imputato per concussione. L' ex direttore dell' istituto di radiologia aveva raccontato di un medico bergamasco disposto a pagare per accedere alla specialita’. _______________________________________________________________ Il Sole24Ore 25 mar. ’03 CONCORSI PUBBLICI. GRADUATORIA SENZA EFFETTI PER IL SECONDO DELLA LISTA ROMA - Assunzioni pubbliche "a scorrimento" solo quando c'e’ la volonta’ dell'Amministrazione. Il secondo classificato del concorso statale puo’ pretendere l'ingresso in organico, in sostituzione del "primo arrivato", esclusivamente nei casi in cui la Pa, violando la regola della durata pluriennale della graduatoria, indice una nuova selezione per coprire il posto vacante. Nulla da ridire, invece, se la diretta interessata decida di assegnare alla scrivania libera un dipendente interno. La regola generale, cosi’ come riassunta dalla Cassazione (sentenza 3252/03), e’ che senza l'intenzione dell'Amministrazione di prendere nuovo personale, viene meno il diritto soggettivo all'assunzione del candidato "numero due". L'unica possibilita’ lasciata al potenziale lavoratore dalla sentenza e’ che - per espressa previsione di legge o del bando - tra i posti originariamente messi a concorso ci siano "tutti quelli che si dovessero liberare entro una certa data". In mancanza di questo tipo di disposizioni, la "Pa non puo’ essere obbligata" a prendere in organico dei candidati non vincitori "in relazione a posizioni che si rendano vacanti e che la stessa Amministrazione non intenda coprire". Una conclusione che la Cassazione ha raggiunto nel rispetto della finalita’ del cosiddetto "scorrimento della graduatoria". L'istituto opera nell'interesse dell'Amministrazione e non del lavoratore; il senso e’ quello di predisporre un bacino di candidati al quale attingere, evitando i costi di gestione e di tempo di una nuova scrematura concorsuale. Le numerose disposizioni normative che hanno sancito la conservazione, per un po' di tempo, dell'efficacia delle graduatorie dei concorsi "sono preordinate - afferma la Corte - in attuazione dei principi di economicita’, efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa, a offrire uno strumento che consenta di individuare immediatamente il soggetto da assumere, rispettando nel contempo la regola inderogabile della scelta del personale mediante concorso". Atteso il vincolo costituzionale che impone di sottrarre alla contrattazione collettiva la scelta dei dipendenti statali da assumere, i giudici di legittimita’ hanno rimarcato il confine della "privatizzazione" nel pubblico impiego. Per quanto riguarda le modalita’ di reclutamento, sottolineano i giudici, non ci sono state "innovazioni" rispetto al passato, percio’ vale la procedura di sempre: un bando che esprime la decisione di coprire alcuni posti; le domande di partecipazione; le procedure tecniche di selezione e, infine, l'approvazione della graduatoria che individua i soggetti da assumere. Per i vincitori del concorso scaturisce il diritto alla stipulazione, "come per l'aggiudicatario di qualsiasi altro contratto". Chi arriva secondo, dunque, non puo’ invocare alcun automatismo nel caso di nuova vacatio del posto al quale ambiva. La Sezione lavoro ha, cosi’, archiviato le speranze di una aspirante "dirigente avvocatura" del comune di Lucca, che si preparava a entrare in servizio dopo che, passati tre mesi dall'assunzione, il vincitore del suo stesso concorso aveva chiesto e ottenuto il trasferimento. Per la Cassazione, legittimamente l'ente locale aveva coperto il posto, riorganizzando il personale interno. BEATRICE DALIA ================================================================== _______________________________________________________________ Corriere della Sera 25 mar. ’03 SIRCHIA: GIOCHI DI POTERE SULLA SANITA’ Il ministro contro Formigoni: difendo Policlinico e San Matteo, gli ospedali non sono aziende Scontro sul controllo degli Istituti scientifici. Il Pirellone: vogliamo una gestione unitaria a vantaggio dei pazienti MILANO - "E’ il progetto per una presa di potere". Ieri il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, presenziando nell’aula magna dell’Universita’ alla Festa del perdono che si celebra dal 1459 per l’Ospedale Maggiore (come altri dipendenti in pensione, anche il ministro ha avuto una medaglia d’oro per i suoi 40 anni di lavoro), ha attaccato duramente i vertici della Regione per il progetto di legge presentato venerdi’ scorso, che intende portare sotto la diretta gestione della Regione il Policlinico di Milano, il Besta, l’Istituto dei Tumori, il Policlinico San Matteo di Pavia. In platea mancavano sia il presidente della Regione, Roberto Formigoni, sia l’assessore regionale alla Sanita’, Carlo Borsani, un’assenza giustificata in anticipo ma che il ministro considera "strana e preoccupante, tanto piu’ se si pensa che la Regione Lombardia e’ tra gli attori protagonisti del progetto di Fondazione per il Policlinico". Secondo il ministro, "il progetto di legge regionale punta a una maggiore aziendalizzazione degli Irccs e a dividere la linea dell’assistenza da quella della ricerca", mentre la nuova legge nazionale ne prevede invece un collegamento "in rete" in grado di aumentare le potenzialita’ di una ricerca "che si sviluppa migliorando l’assistenza, mentre l’assistenza migliora sviluppando la ricerca". Ma c’e’ di piu’. Sirchia giudica fallita l’aziendalizzazione degli ospedali: "Curano di piu’ il bilancio che i malati". E risponde alle polemiche sugli oneri a carico della Regione: "La Regione paga gli Irccs con i fondi di trasferimento dello Stato. Che sono soldi dei cittadini e non della Regione Lombardia". Tettamanzi: difendiamo la ricerca Rumi: rafforziamo il legame con la citta’ Prima la messa concelebrata dal cardinale Dionigi Tettamanzi nella chiesa dell’Annunciata, di cui e’ istituzionalmente parroco il vescovo di Milano, fiorita di gerbere arancione e piena del "vero popolo" dell’Ospedale Maggiore Policlinico: medici, infermieri, volontari. Poi la mattinata nell’aula magna dell’Universita’ per celebrare la Festa del Perdono, che si svolge ogni due anni dal 1459. Il rettore Enrico Decleva ha colto l’alito della Storia: "Quando mostriamo agli stranieri questa nostra bellissima Universita’, ci ricordiamo tutti che questo edificio ha 500 anni, ed e’ stato l’ospedale di Milano. Non un deposito di corpi malati, ma un centro di ricerca nei secoli". Il cardinale Tettamanzi ha parlato dell’etica della ricerca: "La ricerca e’ un valore, un bene. E come tale va stimata, amata e coltivata. L’etica non frena la ricerca, ma la stimola, proponendola nei termini di un vero e proprio dovere morale dell’uomo". E dovere morale e’ anche rimuovere dal mondo malattie come l’Aids, e le ingiustizie "che vanno contro l’uomo e sono una minaccia nel mondo globalizzato". Lo storico Giorgio Rumi, membro del nuovo consiglio di amministrazione della Rai, ha ricordato le radici: "E’ nato come ospedale della citta’, rappresentata dai sei quartieri. Non dal potere politico, ne’ da quello religioso". Per il direttore scientifico Ferruccio Bonino, la ricerca "ha successo quando si misura con le necessita’ dell’uomo. Non e’ una specie di auditel basato sul numero di citazioni nelle riviste scientifiche". Infine il commissario Giuseppe Di Benedetto ha dato notizia dei molti lavori terminati, e di quelli intrapresi: "Il Policlinico e’ vivo, si rimette a nuovo e ha tanti progetti. Riparte verso il futuro". _______________________________________________________________ Corriere della Sera 26 mar. ’03 UNA DEVOLUTION PER LA SALUTE Il rilancio degli Istituti passa dalla Regione Il dibattito Trabucchi Emilio Nel dibattito su possibili modelli sanitari diversi, in alcuni casi si comprendono i punti di partenza, e meno quelli di arrivo. In particolare, in tema di Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico (Irccs) ho trovato assai condivisibile l' impostazione del ministro, che tende alla valorizzazione di centri di eccellenza in grado di porsi come punti di riferimento a livello europeo. «Policlinico, Besta e Tumori destinati a essere inseriti nella gestione territoriale» Ed anche il monito contro l' eccessiva aziendalizzazione degli ospedali a me pare piu’ che sottoscrivibile. Cio’ che mi riesce invece piu’ difficile da capire e’ il perche’ gli Istituti debbano essere sotto il diretto controllo - alle dipendenze, si potrebbe dire - del ministero. La condivisione delle esperienze tra centri di eccellenza, a cui spesso fa riferimento il ministro Sirchia, e’ una realta’ gia’ oggi. Ma una realta’ che funziona in modo indipendente rispetto a qualsiasi centro, ministeriale o meno. Per contro, io ritengo che un ruolo regionale nella gestione degli Istituti possa avere un suo valore aggiunto. E cioe’, quello di inserirli piu’ organicamente nella sanita’ lombarda, permettendo di programmare meglio la spesa: al momento, la Regione si limita a «pagare il conto», o almeno una buona parte di esso, una volta all' anno. Questo non significa mettere in discussione la natura degli Irccs, che sono e devono rimanere qualcosa di diverso dagli ospedali. Per esempio, il Besta e’ il numero uno degli ospedali neurologici lombardi, la cui qualita’ e’ riconosciuta in tutto il mondo. Non credo che Formigoni o Borsani ci verranno a dire che da domani si cambia e invece che di neurologia, qui ci si occupera’ di cura del diabete. Semplicemente, integrando il Besta - o gli altri Irccs - nella sanita’ lombarda, si potra’ accentrare la gestione della spesa con risparmi ed elasticita’ che io credo vantaggiosi per la collettivita’. Inoltre, la concorrenza tra strutture sanitarie ha ormai dimensioni europee. Ed e’ un interesse piu’ delle Regioni che dello Stato migliorare il bilancio grazie alle cure prestate a pazienti che vengono da fuori: perche’ il bilancio statale si fa soprattutto dividendo tra le Regioni le diverse quote del fondo nazionale. Mentre quello regionale e’ fatto di investimenti, rientri, gestione dei costi. Un altro aspetto in cui vedo conclusioni discutibili su premesse condivisibili e’ quello riguardo alla «municipalizzazione» della sanita’ auspicata dal ministro Sirchia. E’ vero che, soprattutto in relazione alla terza eta’, esiste nel nostro sistema una divisione strana: la sanita’ e’ competenza delle Regioni, mentre l' assistenza e i servizi sociali sono prerogative comunali. Con l' aumentare dell' eta’ media della popolazione, aumenta anche il numero dei pazienti che necessitano di trattamenti a cavallo delle due competenze. Detto questo, bisognerebbe capire cosa intende il ministro. Perche’ sottinteso non c' e’ una diversa ripartizione del bilancio nazionale, ma una vastissima riforma i cui contorni per il momento nemmeno e’ possibile intravedere. Emilio Trabucchi * direttore Clinica chirurgica Universita’ degli Studi di Milano _______________________________________________________________ Corriere della Sera 24 mar. ’03 NUOVE SFIDE PER LA SANITA' Fondazioni e gestione degli ospedali Remuzzi Giuseppe La decisione della Lombardia di gestire direttamente gli Istituti Scientifici di Ricovero e Cura (quelli pubblici) e’ un passo verso la devolution. Sara’ un bene? Dipende. Se oggi le Regioni hanno difficolta’ a far quadrare i bilanci e’ anche per aver ereditato un po' dei mali - cattiva gestione e sprechi - del Servizio Sanitario Nazionale (che peraltro ha il merito di aver garantito a tutti il diritto ad essere curati). E cosi’ e’ giusto che le Regioni sperimentino forme innovative di gestione prendendosi la responsabilita’ di obiettivi e risultati. Ma si doveva proprio cominciare dagli Istituti Scientifici? Forse no. Gli Istituti Scientifici di Ricovero e Cura sono patrimonio del Paese, non della Regione in cui si trovano ad operare. Tumori, malattie del cuore, malattie del sistema nervoso, Aids, invecchiamento: le sfide della medicina. Benissimo che in Italia a ciascuno di questi temi si siano dedicati Istituti Scientifici. Dovrebbero essere strutture davvero eccellenti per coniugare ricerca avanzata con le cure migliori e stabilire degli standard cui gli altri Ospedali dovranno fare riferimento. Ma servono fondi, che non possono venire solo dalle Regioni e quelli del Governo, per quegli Istituti (pochi) che rispondono davvero alle grandi domande della medicina di oggi, non bastano. Con le disposizioni in materia di salute del Gennaio 2003 il Parlamento ha deciso di trasformare certi Istituti Scientifici in Fondazioni aperte ai capitali privati. E la Lombardia se vuole gestire direttamente i suoi Istituti dovra’ fare i conti con questa legge. E poi chi guidera’ questi Istituti? Si tornera’ ai Consigli di Amministrazione. E i Consiglieri saranno nominati dalla Regione, dal Ministro o da tutti e due? Allora, basta con i Direttori Generali? Peccato, c' era entusiasmo ai tempi di De Lorenzo per i Direttori Generali: dovevano dare dinamicita’, saper decidere, rispondere in prima persona delle loro scelte (e del bilancio). Qualcuno a cui poter dire bravo, o da poter mandare a casa, finalmente l' occasione di voltare pagina. Ma presto ci si e’ accorti che Direttori Generali si diventava solo se vicini a questo o a quel partito. In Lombardia c' e’ stato anche uno scandalo e un processo. Finito con una sentenza di assoluzione: la lottizzazione per i Dirigenti della Sanita’ non e’ reato. Se e’ cosi’ e continuera’ ad essere cosi’, non andra’ meglio con i Consigli di Amministrazione e forse neanche con le Fondazioni. Il problema e’ che in Italia non ci sono scuole per i Dirigenti della Sanita’ e se si continua a cambiare non e’ neanche possibile farle. Adesso si vorrebbe cambiare perche’ il Direttore Generale ha troppo potere. Vero, ma e’ un problema solo se non si sa separare la politica dalla gestione. Con i Direttori Generali, fra l' altro, e per legge ci sarebbe il Collegio di Direzione che vuol dire progettare, porsi obiettivi e verificare i risultati insieme a chi ha la responsabilita’ della cura degli ammalati. Sembra semplice, non e’ cosi’, non succede quasi mai, perche’ per farlo servono Direttori Generali bravi e competenti. Si sente ripetere che in Italia e in Lombardia persone cosi’ non ce ne sono. Possibile? Non scherziamo, basterebbe aprirsi ad orizzonti diversi. _______________________________________________________________ L’unione Sarda 27 mar. ’03 ORDINE DEI MEDICI CONTRO IL DECRETO SIRCHIA I Medici nuoresi sono indignati per gli effetti del cosiddetto “decreto antitruffe”. Esprimono rabbia e si dichiarano pronti alla mobilitazione. A farsi portavoce del malcontento e’ il presidente dell’ordine Luigi Arru: «Un provvedimento assunto sull’onda di recenti fatti di cronaca Ñ scrive Arru Ñ adottato utilizzando lo strumento del decreto legge che, come risaputo, viene utilizzato in situazioni impreviste di particolare gravita’. Non si puo’ giustificare l’emanazione di provvedimenti che, nei mezzi e nei modi, rischiano di minare profondamente la serenita’ professionale. Il decreto unisce le sanzioni per truffa e le sanzioni per non appropriatezza delle prestazioni. Sembra di capire che il fenomeno sarebbe talmente diffuso che il ricavato delle multe basterebbe a ridurre le liste d’attesa. E’ prevista l’irrogazione di una pena pecuniaria non inferiore a 50 mila euro. Viene messo fortemente in discussione il ruolo degli Ordini dei Medici, che vengono relegati a meri esecutori di provvedimenti adottati dalla giustizia ordinaria. Si fa intendere, in sostanza, che in passato sia esistita un’implicita connivenza. Agli Ordini Ñ prosegue Arru Ñ deve essere restituito il proprio ruolo. Percio’ facciamo un appello ai parlamentari, affinche’ impediscano che tale decreto venga convertito». _______________________________________________________________ L’unione Sarda 26 mar. ’03 POLICLINICO: "DATECI UN PRONTO SOCCORSO" Monserrato. Un gruppo di cittadini lancia una petizione, favorevoli anche i sindaci "Dateci un pronto soccorso" Policlinico a due passi, ma non per le emergenze Monserrato "Attivare un pronto soccorso moderno ed efficiente all’interno del policlinico. Non serve solo a Monserrato, ma a tutti i comuni vicini". Avere nel proprio territorio una delle strutture sanitarie piu’ grandi e efficienti dell’Isola non e’ poi un gran vantaggio se manca uno dei reparti piu’ importanti per salvare le vite umane: un centro di emergenza attrezzato di tutto punto per affrontare ogni situazione. Dopo aver dato vita di recente an un comitato spontaneo, un gruppo di cittadini nei prossimi giorni saa’ impegnato a raccogliere le firme per inviare una petizione al sindaco Antonio Vacca, al rettore dell’universita’ Pasquale Ristretta e al presidente della Regione Mauro Pili. "Abbiamo un ospedale a due passi dalla citta’ ma per le emergenze tutte le ambulanze sono costrette a lunghe corse per raggiungere il Brotzu. Questo quando va bene, perche’ in molte occasioni la strada si allunga verso il San Giovanni di Dio o verso il Marino" - spiega il promotore del comitato Ignazio Contu, operaio chimico di 53 anni, origini cagliaritane ma da un anno monserratino d’adozione. "Un pronto soccorso moderno e efficiente - continua - nel policlinico salverebbe tante vite. Siamo gia’ in contatto con altri amici di Sestu, Elmas e Monastir per estendere la petizione anche a quei comuni". Uno dei fiori all’occhiello della sanita’ isolana: cinque blocchi gia’ operativi (quattro di medicina interna e uno di chirurgia) ognuno con 52 posti letto, camere con non piu’ di due letti con il bagno interno, sei sale operatorie con strumentazioni tra le piu’ moderne, ma solo due sono attualmente in funzione perche’ manca il personale e l’universita’ non assume. Un altro blocco in costruzione (blocco H) dove nasceranno nuovi ambulatori e altri laboratori e un altro gia’ finanziato (blocco Q) dove trovera’ posto l’unita’ coronaria e la cardiochirurgia. In altre parole nel policlinico universitario c’e’ il meglio di tutto, ma manca il pronto soccorso. "Attivare un pronto soccorso non dipende da noi - spiega Andrea Corrias, direttore sanitario del policlinico: "Bisognerebbe entrare nella rete d’emergenza 118 e ci servirebbero dipartimenti che non abbiamo proprio legati alle emergenze: ad esempio una rianimazione, l’ortopedia e la traumatologia. Per questo servono i finanziamenti della Regione. Non solo, al momento manca anche e il personale, tanto che dei 210 posti letto ne facciamo funzionare circa 160". Nell’ospedale universitario lavorano ogni giorno circa 500 persone, ma buona parte del personale e’ assunto con contratti a termine e con gli interinali. Per farlo funzionare a regime - spiegano dal policlinico - servirebbero almeno altri 30 infermieri e una decina di medici. "Noi dipendiamo dall’Univerista’ e non possiamo fare assunzioni" - continua il direttore sanitario: "Ora pero’ stiamo andando a firmare un protocollo d’intesa con la Asl e con la Regione, per la nascita di un’azienda mista assieme al San Giovanni di Dio e al centro pediatrico". Il sindaco di Monserrato Antonio Vacca lancia un appello all’assessore regionale alla Sanita’ Giorgio Oppi: "Chiederemo che la Regione e all’assessore di attivare al piu’ presto una conferenza di servizi per rispondere a quest’appello lanciato dai cittadini". Gli fa eco il sindaco di Sestu Luciano Taccori: "Un pronto soccorso al Policlinico sarebbe una scelta intelligente che andrebbe incontro alle emergenze di tanti comuni dell’hinterland". Chi vive a Monserrato e’ beffato due volte: in citta’ manca persino la guardia medica e in caso di necessita’ l’ambulatorio competente di turno si trova a Pirri. Un solo medico di guardia per circa 70 mila residenti. Francesco Pinna _______________________________________________________________ L’unione Sarda 27 mar. ’03 Roma e Pesaro si alleano e battono la concorrenza del Microcitemico. Stanziati 35 milioni di euro TALASSEMIA, CAGLIARI NON AVRA’ IL POLO D’ECCELLENZA Va a Roma, all’Istituto mediterraneo di ematologia (Ime) del quale fanno parte gli ospedali Regina Elena di Roma e San Salvatore di Pesaro, il polo di eccellenza per la ricerca e la cura della talassemia. I due centri erano in competizione e ora, alleandosi, hanno vinto la concorrenza di Cagliari che aveva avanzato la sua candidatura col Centro microcitemico. Il nuovo polo, per il quale sono gia’ stati stanziati 35 milioni di euro, sara’ diretto dal professor Guido Lucarelli. Sorgera’ all’interno del Regina Elena di Roma e rappresentera’ il centro di eccellenza per il trattamento delle malattie del sangue e in particolare della talassemia che nel bacino mediterraneo colpisce 350 mila bambini (5 mila in Italia). _______________________________________________________________ Il Messaggero 29 mar. ’03 A ROMA APRE IL PRIMO CENTRO EMATOLOGICO DEL MEDITERRANEO ROMA - Nasce a Roma, all’interno dell’ex ospedale Regina Elena, la Fondazione Istituto Mediterraneo di ematologia che rappresentera’ il centro di eccellenza per il trattamento delle malattie del sangue e in particolare della talassemia che nel solo bacino mediterraneo vede 350 mila bambini colpiti (5 mila in Italia). Al centro, il cui atto costitutivo e’ stato presentato ieri a Palazzo Chigi, partecipano la Regione Lazio, i ministeri di Salute, Economia e Esteri. Sara’ diretto da Guido Lucarelli e presieduto da Franco Mandelli. L'obiettivo e’ quello di triplicare la cura ai malati, creare un scuola di formazione per medici e tecnici in modo da “esportare" le cure scoperte in Italia, e sviluppare la ricerca sull'uso delle cellule staminali e trapianti di midollo. Per il ministro Sirchia, il nuovo centro sara’ un vero e proprio «vanto internazionale» e per il ministro degli Esteri Frattini, un «momento di cooperazione reale». Il centro collaborera’ subito con Israele ed Egitto, ma anche l’Iraq, alla fine del conflitto. Per l'istituto sono stati gia’ stanziati 35 milioni di euro nella finanziaria nel 2002 e altri 5 milioni con i fondi di cooperazione internazionale. Il presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, ha sottolineato che con questo centro si fa il primo passo per la nascita di un istituto di ricerca e cura a carattere scientifico (Ircss): «Un anno fa il Regina Elena era una vergogna oggi e’ un gioiello». _______________________________________________________________ L’unione Sarda 29 mar. ’03 IN MARCIA PER LA SALUTE PER RECLAMARE IL PIANO SANITARIO REGIONALE Dal 2 al 10 aprile mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil in tutta la provincia In marcia per la salute a difesa dei piccoli ospedali , il terzo polo nuorese e difendere i servizi dei piccoli ospedali. Cgil, Cisl e Uil sono pronte alla mobilitazione che inizia il 2 aprile a Sorgono e va avanti fino al 7 con le manifestazione di Isili, Macomer, Siniscola, Lanusei e Nuoro, prima dell’appuntamento a Cagliari, il 10 aprile. La vertenza regionale, che punta a far pressione per strappare un piano sanitario che sostituisca quello attuale, vecchio del 1983, si colora in questa provincia di una forte rivendicazione localistica per reclamare servizi adeguati alle esigenze del territorio. Qui c’e’ un indice di vecchiaia da primato: su cento ragazzi under 15, gli anziani sono 109. Aritzo e’ paese simbolo con percentuale record: il 166 per cento, quanto a indice di vecchiaia. Per ogni bambino oggi ci sono 3,4 anziani; vent’anni fa il rapporto non andava oltre lo 0,7. I leader di Cgil, Cisl e Uil partono dai dati per sottolineare esigenze irrinunciabili di un territorio che rischia il peggio sulla sorte dei piccoli ospedali, Sorgono e Isili in testa. «Ci preoccupa l’idea che la sanita’ si debba reggere con i soli fondi della Regione. La nostra piattaforma mette dei paletti: gli indici di razionalizzazione del ministero sono improponibili per gli ospedali minori del centro Sardegna», dice Ignazio Ganga, segretario della Cisl. «Tre anni fa i sindacati hanno proposto una riforma: ancora non intravediamo uno spirito di concertazione e dialogo. Durante le marce incontreremo enti locali e associazioni di volontariato: la piattaforma che riusciremo a elaborare sara’ oggetto di confronto», sottolinea Francesca Ticca, leader della Uil. «E’ una battaglia che parte dal sindacato ma e’ di tutti», dice Vincenzo Floris, segretario della Cgil, puntando l’indice sulla devoluzione. A causa delle minori entrate da parte dello Stato Ñ sottolinea Ñ «si andra’ a rivedere la struttura sanitaria regionale e a peggiorare i servizi». I sindacati sollecitano invece il via ai servizi socio-sanitari integrati che assistano anziani, minori, disabili, tossicodipendenti. Come pure il potenziamento dei distretti sanitari di base. Obiettivi richiamati anche dalle federazioni dei pensionati con Bruno Lunesu e Antonio Ladu. In una nota Michelangelo Gaddeo, Giovanni Sedda e Gianfranco Calvisi, leader della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, auspicano la riduzione del ricorso alle strutture ospedaliere esterne alla provincia, alimentata spesso dai tempi di attesa troppo lunghi. Sollecitano alla Asl indagini di laboratorio entro 48 ore, urgenze a parte, diagnostica per immagini entro cinque giorni, entro sette per le visite specialistiche e la diagnostica strumentale. E poi il potenziamento del day hospital, l’assistenza ospedaliera a domicilio che ridurrebbe i ricoveri del 3 per cento, la valorizzazione dei poliambulatori di Siniscola, Orosei, Bitti, Gavoi, Desulo e Aritzo. La mobilitazione dei sindacati si estendera’ ad associazioni di volontariato, sindaci e amministratori del territorio. Tutti coinvolti nelle marce per la salute articolate in cinque appuntamenti. Marilena Orunesu _______________________________________________________________ L’unione Sarda 29 mar. ’03 L’INGRATA FATICA DELLA CAPOSALA Cio’ che i pazienti non sanno Siamo infermieri della divisione di Chirurgia dell’ospedale Santissima Trinita’. Desideriamo replicare all’intervento “I due volti della Sanita’”, pubblicato il 20 marzo, per descrivere meglio le caratteristiche della loro caposala, di “bordeaux” vestita e offensivamente definita «invasata». Senza infatti entrare in merito alla questione dell’accorpamento dei due reparti chirurgici “Adulti” e “Pediatrico” ne’ tantomeno sulle perplessita’ dei genitori che a questa unica Divisione, tanto aspramente criticata, dovrebbero rivolgersi per le cure del loro bambino, gli operatori tengono a precisare che la loro e’ un’ottima caposala, sia dal punto di vista umano che professionale. Persona che non si risparmia per facilitare e disporre al meglio le attivita’ del reparto. Disponibile nei confronti degli utenti e dei loro rispettivi parenti, talvolta anche in modo esagerato. Attenta ai bisogni dei propri infermieri al punto da dar loro una mano, senza badare a titoli e mansioni, quando se ne presenti la necessita’, cosa quest’ultima molto frequente! Forse il termine «invasata» andrebbe piu’ giustamente sostituito con quello, che meglio le si addice, di «impegnata». Coloro infatti che hanno avuto l’opportunita’ di conoscerla si saranno resi conto di quanto poco, questa Caposala con la “C” maiuscola, si nasconda dietro alle scartoffie di una scrivania! Piuttosto e’ un pilastro, sia nella routine che nelle emergenze del nostro reparto. E, in virtu’ di questo, meriterebbe di essere giudicata con minore superficialita’. Alessandra Musiu (seguono 21 firme) Ospedale Santissima Trinita’ - Cagliari Non dubito che la sua caposala sia come lei e altri ventuno colleghi la descrivono. Non ne dubito, perche’ ho avuto modo di conoscere - per ragioni personali o di lavoro - molti medici e paramedici degli ospedali sardi. So bene che interi reparti (o forse divisioni, perdoni l’imprecisione) si reggono, letteralmente, sulla loro abnegazione. Il fatto e’ che purtroppo non sempre i pazienti e i loro familiari sono in grado di accorgersene. Si metta nei loro panni: catapultati in un ambiente sconosciuto, magari in camere sovraffollate, mal tenute (sa bene che la prima regola e’ pulirsi il comodino da se’) e circondati da decine di persone in camice (medici? infermieri? fisioterapisti?) che schizzano avanti e indietro senza degnarli di uno sguardo o di una risposta. E’ difficile per loro capire che c’e’ una logica, un rigore professionale - e anche un bel po’ di sacrificio - dietro quel caos apparente. Grazie di questa inusuale testimonianza su quanto avviene “dietro le quinte”. Daniela Pinna Tra esperienze positive e dubbi La salute dei bambini In riferimento alla lettera “I due volti della sanita’”, pubblicata il 20 marzo, ci sembra opportuno raccontare la nostra esperienza per far conoscere alla famiglia del signor Franco Usai il vero volto della Chirurgia pediatrica di Is Mirrionis. Il 31 gennaio 2002, dopo sole tre settimane di vita, nostro figlio viene ricoverato d’urgenza nel reparto di Chirurgia pediatrica (ubicato allora al piano terra dell’edificio) e sottoposto in soli quattro giorni a due delicati interventi chirurgici (ernia inguinale strozzata con conseguente resezione intestinale e peritonite). Le sue condizioni erano gravissime. La nostra disperazione potete immaginarla, ma abbiamo avuto la fortuna di trovarci nel posto giusto. Abbiamo trascorso un intero mese in ospedale, accanto al nostro piccolo che ha dovuto lottare tanto. Il reparto di Chirurgia pediatrica, guidato allora dal dottor Antonio Fattacciu, ha dimostrato tutta la sua professionalita’ e umanita’. Ancora adesso ci rechiamo nel reparto per visite di controllo. Esso ora si trova (come e’ stato precisato nella lettera del signor Usai) al primo piano nella Chirurgia generale (ci auguriamo sia veramente a causa dei lavori e quindi per un breve periodo), ma abbiamo constatato che due rampe di scale non hanno interferito sulla professionalita’ del personale medico e paramedico. Speriamo solo che chi di dovere si preoccupi di dare al reparto, quanto prima, lo spazio (in tutti i sensi) che gli spetta, affinche’ tutto il personale possa lavorare nelle migliori condizioni e possa esprimere a pieno tutte le proprie capacita’. Invitiamo il signor Usai e sua moglie ad avere piena fiducia in questo reparto, perche’ talvolta e’ proprio il caso di dire che l’abito non fa il monaco: non fermatevi alle apparenze! La famiglia Secci Santa Maria Navarrese Grazie della testimonianza. Sono arrivate anche diverse telefonate di persone che raccontavano esperienze positive nella Chirurgia pediatrica di Is Mirrionis. Il che dimostra, ancora una volta, come medici e paramedici sardi riescano a lavorare bene, sebbene spesso debbano farlo in condizioni di grande difficolta’. I signori Usai hanno comunque deciso che il loro bambino nascera’ e sara’ operato a Roma. In una seconda lettera spiegano che il piccolo soffre di atresia esofagea e che alla nascita pesera’ appena 2 chili. «Dopo l’intervento - precisa il signor Usai - verrebbe immediatamente trasferito in Patologia neonatale, non avendo la Chirurgia pediatrica una Terapia intensiva». E domanda a me direttamente: «Lei farebbe questo a suo figlio?». Non posso che rispondere: come lei, come i signori Secci, come tutti i genitori del mondo, cercherei i medici piu’ esperti, a Cagliari o sulla luna. E sottolineo: i medici, non le strutture, nel senso di muri imbiancati di fresco, arredamento, servizi igienici, accoglienza per i familiari. Cose che dovrebbero essere garantite, e quasi sempre in Sardegna non lo sono. Ma che contano meno di un bravo chirurgo. Il punto e’: perche’ non possiamo avere l’uno e le altre? «A Cagliari esistono 5 reparti di Ostetricia, due dei quali nell’Asl 8», conclude il signor Usai. «Perche’ sacrificare per la ristrutturazione l’unica Chirurgia pediatrica che facesse anche Chirurgia neonatale in Sardegna»? Una domanda alla quale mi associo, sperando - senza troppo contarci - di avere risposta. Daniela Pinna _______________________________________________________________ La Nuova Sardegna 25 mar. ’03 RISCHIOSO FUMARE MARIJUANA IN GRAVIDANZA: Alla ricerca hanno partecipato anche studiosi dell’universita’ di Cagliari Rischioso fumare marijuana in gravidanza: il bambino potrebbe avere poca memoria ROMA. Se la mamma fuma marijuana durante la gravidanza il bambino rischia di nascere con una memoria piu’ debole e seri problemi di apprendimento. E’ quanto risulta da una ricerca italiana (alla quale ha partecipato anche l’universita’ di Cagliari) che per la prima volta ha individuato anche il meccanismo con cui la marijuana danneggia la memoria. "L’abuso di droghe durante la gravidanza e’ un problema crescente in Italia", ha detto il farmacologo Vincenzo Cuomo, dell’universita’ di Roma La Sapienza, che ha coordinato lo studio. La ricerca italiana fornisce cosi’ le prime prove sperimentali di un dato osservato in passato in Canada, secondo il quale i bambini le cui madri avevano fumato marijuana durante la gravidanza erano piu’ impulsivi e iperattivi e mostravano alterazioni delle capacita’ cognitive. Lo studio italiano e’ andato alla ricerca nei ratti le cause neurofisiologiche di quanto osservato nei bambini. I ricercatori italiani hanno iniettato nel cervello di un gruppo di ratti in gravidanza una sostanza simile alla marijuana ottenuta sinteticamente e chiamata Win. Una volta nati i piccoli, i ricercatori hanno confrontato il loro comportamento con quello di un gruppo di controllo, le cui madri non erano state esposte alla marijuana durante la gravidanza. I primi, ha detto Cuomo, in un’eta’ che nell’uomo e’ paragonabile alla prima infanzia, sembravano essere iperattivi. Un comportamento che con l’aumentare dell’eta’ tendeva pero’ a scomparire. "Ma il dato piu’ interessante - ha osservato Cuomo - e’ la comparsa di disturbi della memoria, alterazioni molto sottili che provocavano l’incapacita’ di ricordare a lungo termine e che, contrariamente all’iperattivita’, permangono per molto tempo e che forse sono addirittura irreversibili". _______________________________________________________________ L’unione Sarda 29 mar. ’03 AUTISMO, LA SFIDA DI GIPUZKOA Al II convegno dell’Associazione Peter Pan ricerche ed esperienze da tutto il mondo Spagna e Oltrepo’ pavese: due esempi da seguire Chissa’ che significa in lingua basca Gipuzkoa. Forse “faro che illumina la notte” oppure piu’ prosaicamente “se ci siamo riusciti noi potete riuscirci anche voi”. E il voi - ieri mattina - erano le oltre settecento persone che hanno seguito con estrema attenzione Joaquin Fuentes durante la prima giornata del convegno organizzato dall’Associazione dei genitori dei bambini autistici. Invitato con molti altri valenti studiosi italiani e stranieri a dare il suo contributo alla manifestazione della “Peter Pan”, il direttore del dipartimento di psichiatria infantile e adolescenziale del Policlinico della regione spagnola ha raccontato un’esperienza esaltante che compie 25 anni e che ha per teatro i paesi baschi. Una grande rete fatta di umanita’, intelligenza e efficienza che ha “pescato” centinaia di malati di autismo e ha creato le condizioni per farli vivere meglio. Seicentottantamila abitanti, un territorio di 300 chilometri quadrati, la provincia di Gipuzkoa ha quattro centri ospedalieri dislocati in modo da essere raggiunti facilmente dalle famiglie dei pazienti. Un’attenzione per l’aspetto umano del “problema” che e’ la caratteristica prima di un progetto davvero ampio. Che conta (e qui entra in gioco il dipartimento dell’istruzione) su scuole a disposizione degli bambini autistici. Non scuole speciali ma solo aule speciali. Come dire: nessun ghetto, ma neppure nessuna pietistica convinzione di poter trattare un bambino con gravi problemi di relazione come se fosse solo un po’ piu’ fragile degli altri. Particolarmente segnata dall’autismo (in Italia la sindrome colpisce 1,6 bambini su cento, in Spagna 2,4), la provincia basca si e’ attrezzata al meglio per fronteggiare l’emergenza. Sul fronte scolastico ha speso al massimo la sua intelligenza, coinvolgendo, per la cura di 2043 bambini con bisogno di sostegno, ben mille insegnanti. Come dire, uno per due bambini. Non e’ finita: i bambini autistici crescono, diventano adulti, e hanno ancora piu’ bisogno di aiuto. Ed ecco che il progetto della provincia dal nome impronunciabile inventa le case famiglia, e i campi estivi, e le iniziative ricreative. Tutto pagato dal dipartimento servizi sociali, che provvede anche a sostenere tre centri diurni. Questa (in parte) e’ Gipuzkoa, una delle reti piu’ efficaci e all’avanguardia del mondo, finanziata al 91 per cento dallo stato e al 9 dalle famiglie (che pure hanno a loro volta contributi statali). Una rete di solidarieta’ reale, di scientificita’ e di efficienza che viene gestita ad altissimo livello manageriale da professionisti, e ha ottenuto una serie di certificazioni di qualita’ (come Iso 9000) che ne garantiscono lo standard e insieme un costante miglioramento. La gestione della qualita’ totale non e’ un sogno. «Noi, ha detto ieri Fuentes- abbiamo politici riluttanti a dare denaro pubblico a chi non e’ “certificato”». E ha aggiunto che se i profitti di una banca sono tangibili, quelli di questo progetto - assicura Fuentes - lo sono altrettanto. Gipuzkoa e’ un sogno che appartiene solo ai baschi? Francesco Barale, che esordisce gramscianamente, parlando «come ha fatto il vostro illustre conterraneo» di pessimismo della ragione e di ottimismo della volonta’, e’ convinto del contrario. Ordinario di Psichiatria all’Universita’ di Pavia e direttore del servizio di Psichiatria presso il Policlinico San Matteo, spiega subito che del mondo complesso dei differenti autismi si sa davvero assai poco. L’autismo, dice citando Isabelle Rapin, «e’ ancora alla ricerca di una casa per il cervello». E’ una sindrome, non una malattia, e come tale va affrontata. Col suo straordinario impatto sociale, con la sua complessita’. In Lombardia, dice, dovrebbe esserci 9000 autistici. Ne abbiamo individuato 900. Dove sono gli altri? Come vivono? Trentacinque anni fa finivano in manicomio, oggi per loro e’ possibile un destino diverso. la strada e’ in salita, gli anni non aiutano, anzi. E un adolescente autistico e’ ancora piu’ “problematico” d’un bambino, la sua organizzazione mentale fragile, perche’ non riesce a fare i conti con le forme sociali del divenire adulto. E allora?Barale cita - altro faro nella notte - l’esperienza positiva della Cascina di Rossago, nell’Oltrepo’ pavese. Un esempio di farm community dove convivono 25 ragazzi autistici e vecchi contadini, e dove tutti sono coinvolti nella creazione di «un luogo di coerenza da cui prendere le mosse per una pratica concreta d’autonomia e di scambio». Maria Paola Masala _______________________________________________________________ Corriere della Sera 28 mar. ’03 UNA «MENSA-AMBULATORIO» PER CURARE L' ANORESSIA Chieti: le pazienti mangiano insieme e sotto controllo medico. Scoperta a Londra una molecola forse responsabile della malattia Monti Daniela Sarebbe una molecola, chiamata Cart dagli studiosi londinesi che l' hanno individuata, la responsabile del crollo di appetito che costringe all' «invisibilita’» un allarmante numero di donne (e uomini). La notizia e’ stata pubblicata ieri sul sito Internet della rivista New Scientist. I ricercatori dell' Imperial College di Londra, professionisti dell' Unita’ di disordini alimentari dell' ospedale Maudsley, hanno ammesso che nei campioni di sangue delle donne anoressiche il livello della Cart e’ del 50 per cento piu’ alto rispetto a quello delle donne «sane». A questo punto, se i prossimi studi accertassero l' esatta corrispondenza tra molecola e anoressia, potrebbe diventare piu’ facile l' individuazione di una nuova terapia farmacologica. Per il momento le vie piu’ efficaci sono la psicoterapia, la terapia di gruppo, il coinvolgimento di parenti e amici, la ricerca delle cause profonde. E una lenta riabilitazione alimentare per riportare le pazienti a un corretto rapporto con il cibo. La psicoterapia abbinata al pasto in ambulatorio e’ un felice esperimento, gia’ rodato in Italia, per guarire dalla malattia. Cibo surgelato, controllato, pesato al milligrammo, «perche’ le pazienti debbono essere rassicurate: non si fidano neppure della cucina della mamma, temendo che possa aggiungere un grammo di condimento di troppo», dice Ezio Di Flaviano, primario del Centro di riabilitazione nutrizionale di «Villa Pini d' Abruzzo», a Chieti. Psicoterapia e rieducazione alimentare, dunque, con il cibo come medicina, da prendere sotto controllo medico: accanto ai tavoli c' e’ sempre una dietologa. Cibo da inghiottire un po' meccanicamente, «come dei robot», almeno finche’ la mente non guarisce e il corpo torna a percepire gli stimoli della fame. Sono una trentina gli ambulatori che hanno cominciato ad adottare questa nuova terapia: unica regione per ora esclusa e’ la Sicilia. Il pranzo dal medico e’ una scorciatoia, un tentativo di tamponare l' emergenza delle lunghe liste d' attesa per un ricovero: dai 3 ai 4 mesi. «Ecco perche’ stiamo sviluppando cure ambulatoriali intensive che possono dare ottimi risultati in molte forme di anoressia e bulimia nervose, quelle meno gravi», spiega Di Flaviano. La terapia e’ impegnativa, richiede cinque mesi. Inizialmente si mangia in ambulatorio tutti i giorni, poi un giorno si’ e uno no. Il metodo e’ stato messo a punto a «Villa Pini d' Abruzzo», poi «esportato» in altri reparti e ambulatori. Un esempio di sanita’ che funziona: i medici di Oxford lo stanno studiando, perche’ vogliono introdurlo in Gran Bretagna, dove fino ad oggi e’ stato utilizzato soltanto in day hospital. Si basa su un modello cognitivo comportamentale: chi viene ricoverato sa cosa dovra’ fare, dal primo all' ultimo giorno. Anche in clinica i tempi sono lunghi: 3 mesi di ricovero per la prima fase, piu’ altri due in day hospital. Sette pazienti su dieci sono donne. Peso medio di ingresso: 32 chili. Peso di uscita, a fine cura: 54,5. Percentuale di pazienti ricoverate che conclude il programma: 78 per cento. «Gli interventi di sostegno psicologico non sono sufficienti, bisogna riportare le ragazze ad un peso normale per guarire dall' anoressia - conclude Di Flaviano -. La richiesta ogni anno e’ maggiore: sono sempre piu’ frequenti i casi precoci, dai 9 agli 11 anni, mentre il periodo di insorgenza della malattia, che una volta si fermava a 28-29 anni, adesso arriva fino ai 40». Infine, una critica: la retta giornaliera che viene data dallo Stato ai reparti che curano anoressia e bulimia e’ basso; un' ortopedia, giusto per fare un esempio, fa guadagnare ai manager della sanita’ cento volte di piu’. Daniela Monti I DATI AGGIORNATI L' AUMENTO Le eta’ Aumentano i casi precoci di anoressia: il periodo di insorgenza, da 14 si e’ spostato a 9-11 anni. Anziche’ fermarsi a 27 anni, inoltre, la malattia oggi si manifesta anche in donne piu’ adulte, talvolta di eta’ superiore ai 40 anni I NUMERI Donne anoressiche Il 70 per cento degli anoressici e’ donna. Il peso medio di ingresso delle giovani ricoverate per anoressia e’ 32 chilogrammi. A fine cura le stesse donne raggiungono il peso di 54,5 chilogrammi LA TERAPIA Tempi necessari La terapia contro l' anoressia richiede cinque mesi di ricovero piu’ altri due in day hospital. La nuova terapia ambulatoriale prevede inizialmente il pranzo quotidiano con il medico, poi il pranzo in ambulatorio a giorni alterni CONCLUSIONE Percentuale Il 78 per cento delle pazienti ricoverate conclude il programma terapeutico _______________________________________________________________ L’unione Sarda 27 mar. ’03 Peter Pan e’ l’associazione che riunisce i genitori dei bambini colpiti dalla malattia AUTISMO: UNA GABBIA, DUE ALI La speranza oltre l’angoscia per 1500 famiglie Una gabbia e un paio d’ali, per due bambini che non vogliono crescere. Uno si chiama Peter Pan ed e’ talmente vitale che vola. L’altro sta buono nella gabbia grigia che si e’ costruito, non cerca parole o sguardi che possano aprirgli il mondo. Inutile chiedergli cosa pensi, cosa sogni, cosa desideri. Non lo sa, o forse non e’ in grado di comunicarlo. Amarlo e’ fondamentale, ma non basta. Occorre aprire quella gabbia, insegnargli a vedere i colori. Forse non e’ un caso che i manifesti inventati dall’Associazione Peter Pan per i suoi congressi abbiano sfacciati e felici colori sudamericani. Rosso il primo, azzurro intenso questo che annuncia le due importanti giornate di domani e sabato. E’ una dichiarazione di intenti, e’ una violenta, appassionata presa di distanza dalla protesta in grigio di quel bambino e di tutti quelli come lui. I bambini autistici sono tanti, da uno a cinque su diecimila abitanti, dicono le statistiche. Intorno ai 1500 quelli sardi. «Troppi perche’ possiamo seguirli tempestivamente tutti», ammette con dolore Giuseppe Doneddu, il neuropsichiatra infantile che ne osserva e ne cura tanti dalla trincea di via Cadello, Asl 8 di Cagliari. E aggiunge che di autismo non si guarisce, almeno per ora, inutile illudersi. Si puo’ pero’ vivere meglio, molto meglio. Si puo’ imparare, con la terapia giusta, gli insegnanti, i terapisti giusti, a entrare in relazione con gli altri bambini, con i genitori, con i compagni di scuola e un giorno, con il lavoro. Ma e’ necessario fare in fretta. Ecco perche’ i genitori della Peter Pan in appena due anni di attivita’ stanno bruciando le tappe. Una diagnosi precoce, una terapia mirata, un inserimento sociale adeguato sono le pietre miliari del loro cammino. Dove le fermate sono momenti importanti di riflessione collettiva. Nata per iniziativa di due amici ingegneri, Marco Granata e Pietro Diliberto, l’associazione raccoglie una trentina di famiglie in gran parte cagliaritane. Il suo obiettivo e’ estremamente ambizioso: diffondere tra gli operatori un approccio scientificamente corretto con il problema, e sfruttare al massimo gli “amici dell’ associazione”. Primi fra tutti quei professionisti di livello internazionale che periodicamente vengono in Sardegna, «a darci una mano», Dove “dare una mano” significa concretamente visitare i bambini, formare gli operatori locali, ospitare negli Stati Uniti, a Miami, o a New York, gli specialisti sardi. Una su tutti, Adriana Di Martino, che domani sara’ qui, nella sua citta’, a raccontare l’esperienza newyorchese. Nel microcosmo che ruota intorno all’autismo c’e’ anche un estremo bisogno di chiarezza. E’ abbastanza recente il colpo di spugna che ha cancellato le teorie sull’origine “emotiva” del disturbo. Una madre sbagliata, si diceva. E invece non e’ cosi’. E’ una causa genetica - anzi una bizzarra combinazione di geni - a dar luogo all’handicap. Ecco perche’ diagnosi prenatali o neonatali sono al momento impossibili. E sono dannosi, evidentemente, gli approcci di un tempo, quelli che tiravano in ballo Freud e altri “maestri del sospetto”. Oggi tutta la comunita’ scientifica internazionale e’ orientata sull’ipotesi di un’origine su base genetica su cui l’ambiente incide pesantemente. E proprio su questa certezza, il ruolo dell’ambiente, l’associazione conta per far fare un balzo in avanti al suo progetto. Organizzando convegni come quello di domani, promuovendo stage e incontri con gli operatori, stimolando i pediatri (sono loro le prime “sentinelle”), sostenendo psicologicamente le famiglie, cercando collegamenti con la scuola, cosi’ importante, cosi’ straordinaria nel suo impianto normativo e cosi’ incapace, nella quotidianita’, di aiutare il bambino in gabbia. Ora l’Associazione (e con essa tutti gli operatori che di autismo si occupano) mirano a una indagine epidemiologia che offra nuovi strumenti per un intervento piu’ efficace. Quanto all’isola che non c’e’, la “Peter Pan” l’ha trovata: e’ il Centro regionale per l’autismo che sorgera’ al “Brotzu”, (potrebbe aprire gia’ il 1° maggio, ha annunciato Franco Meloni) e sara’ gestito d’intesa con l’Universita’ e l’Asl numero 8 di Efisio Aste. A dirigerlo, non piu’ da un avamposto di “disperati”, il dottor Doneddu. Forse non sara’ piu’ costretto a mandare indietro i bambini che hanno bisogno di lui. Maria Paola Masala _______________________________________________________________ Repubblica 27 mar. ’03 AUTISMO, 10 GENI "SUSCETTIBILI" Ma con diagnosi precoci riabilitare e’ possibile Cause sfuggenti e non uniche: lontano, per ora, un test. Importante stimolare le attivita’ del bimbo DI PAOLO CURATOLO * Ogni genitore conosce la gioia di vedere il proprio figlio che ride, gioca e chiede di essere coccolato. C’e’ un mondo dove questo non accade. E’ il mondo particolare e chiuso dei bambini autistici. L’autismo e’ una condizione patologica che colpisce alcuni bambini a partire dalla nascita o dalla prima infanzia, privandoli della capacita’ di stabilire relazioni normali o di sviluppare una comunicazione adeguata. Generalmente i sintomi sono evidenti fin dal primo anno di vita. I bambini con autismo si comportano in modo strano, non guardano negli occhi, non amano i cambiamenti, ripetono spesso le stesse parole, non giocano con altri bambini, hanno attivita’ e interessi ripetitivi fino a chiudersi progressivamene in un mondo interiore, disinteressandosi della realta’ circostante e senza riuscire a relazionarsi con essa. Oggi i medici si sono resi conto che l’autismo, nelle sue innumerevoli sfumature di complessita’ e gravita’, e’ una malattia piu’ frequente di quanto la comunita’ scientifica non abbia mai potuto verificare. Ora che i criteri di diagnosi della malattia sono stati raffinati, la diffusione nella popolazione infantile appare sorprendentemente alta. Secondo recenti studi epidemiologici, un bambino su mille puo’ essere colpito da autismo classico, molti di piu’, circa 1 su 250, possono essere affetti da disturbi del comportamento riferibili ad una forma piu’ leggera, con una frequenza nei maschi quattro volte superiore alle femmine. La statistica fa balzare agli occhi numeri impressionanti, ma in realta’ bambini con autismo sembrano in aumento perche’ i medici applicano oggi una definizione piu’ ampia del disturbo, che comprende anche le forme piu’ leggere o atipiche come la sindrome di Asperger (e, benche’ l’autismo sia un disturbo diffuso, sarebbe poco sensato definirlo epidemico). Nonostante gli sforzi della ricerca scientifica, per l’autismo ancora oggi non esiste prevenzione ne’ cura definitiva, ma dalla scoperta di questa sindrome negli anni ‘40, oggi alcuni concetti sono definitivamente chiari: l’autismo e’ una vera malattia neurobiologica e non un disturbo psicotico legato ad un rapporto conflittuale con i genitori. E’ oramai assodato che la genetica svolga un ruolo chiave nell’adeguato sviluppo neurologico del bambino e almeno dieci differenti geni sono considerati geni di "suscettibilita’" per l’autismo. Uno dei difetti genetici piu’ frequenti e’ la duplicazione, ereditata per via materna, della regione cromosomica 15q11q13, ma giustifica solo il 3% dei casi osservati. Dato che per ora nessuna mutazione puo’ essere associata con l’autismo in maniera univoca, ad oggi e’ impossibile mettere a punto un test di diagnosi genetica. Ma se e’ vero che (la causa e’ sfuggente e che,) al momento, per l’autismo non esiste cura, come aiutare dunque questi bambini? Gli unici strumenti a disposizione dei medici sono la diagnosi precoce e la riabilitazione mirata. I bambini affetti da autismo conservano abilita’ che devono essere stimolate quanto prima. Il caratteristico isolamento, i comportamenti asociali, le difficolta’ nel linguaggio, peggiorano con il tempo. Ma, in molti casi, soprattutto nelle sindromi piu’ lievi, la terapia mirata puo’ contribuire concretamente a potenziare le capacita’ del bambino permettendogli di raggiungere elevati gradi di autonomia, conquistando una vita pressoche’ normale. Oggi, il futuro della ricerca sull’autismo e’ quanto mai aperto. La genetica, come lo studio funzionale delle aree cerebrali, potranno presto accrescere la conoscenza dei meccanismi di base dell’autismo, prospettando anche cure farmacologiche piu’ efficaci. Ma, nell’attesa del futuro, i bambini autistici di oggi possono essere aiutati, e la diffusione di una cultura scientifica approfondita sulla malattia puo’ consentire di rendere migliore la qualita’ della loro vita. * Ordinario di Neuropsichiatria Infantile, Universita’ di Roma Tor Vergata _______________________________________________________________ Repubblica 27 mar. ’03 IL RISCHIO MELANOMA SI SCOPRE CON UN TEST Al San Gallicano di Roma individuano alcuni geni cancerogeni DI AGNESE FERRARA Gli studi di genetica sono ritenuti fondamentali per l’identificazione dei fattori che predispongono al rischio di sviluppare il melanoma, il tumore della pelle piu’ temuto e maligno. Il 10 per cento dei soggetti colpiti da melanoma infatti presenta almeno un altro membro della famiglia affetto dalla stessa neoplasia. E la comparsa della patologia nei familiari e’ anticipata fino a 20 anni di eta’, invece che dopo i 40 come avviene generalmente. «Il melanoma e’ allo stesso modo piu’ frequente nei soggetti con fototipo chiaro, cioe’ carnagione, occhi e capelli chiari e numerosi nei», spiega Caterina Catricala’, direttore della divisione di dermatologia oncologica dell’Istituto San Gallicano di Roma, «questi dati hanno indotto lo studio dei fattori genetici predisponenti l’insorgenza della neoplasia, comprese le correlazioni dei dati genetici del colore della pelle come fattore aggiuntivo di rischio». Nel 30 per cento dei casi di melanoma familiare e’ stata gia’ identificata una mutazione a carico di un gene, il CDKN2A, ma prosegue lo studio di altre parti del Dna coinvolti nei casi di tumori della pelle sporadici e multipli, come il gene MC1R. Le tecniche di laboratorio per lo studio dei geni coinvolti sono oggi ancora piu’ accurate. Una societa’ americana, la Intergiderm in Alabama, ha messo a punto un metodo di indagine specifico per la pelle. Lo studio permette di osservare esclusivamente le mutazioni geniche a carico delle cellule della cute permettendo cosi’ di fare uno screening mirato e approfondito che osserva da 3.000 a 6.000 geni per volta e individua quelli modificati e le varie correlazioni. In collaborazione con la cattedra di genetica medica dell’Universita’ La Sapienza di Roma, i dermatologi oncologi dell’Istituto San Gallicano di Roma eseguono l’indagine genetica sui soggetti e i familiari a rischio melanoma. Spiega Mauro Picardo, direttore scientifico dell’istituto San Gallicano di Roma: «Se lo studio dell’albero genealogico, effettuato con una raccolta di notizie attraverso dei questionari, evidenzia il rischio di appartenere ad una famiglia gia’ soggetta alla malattia, si propone l’analisi genica». L’analisi si basa su un prelievo di sangue che verra’ sottoposto al test molecolare in laboratorio. L’analisi molecolare viene effettuata anche per il melanoma che colpisce l’uvea, porzione interna dell’occhio. «Si tratta di una tumore ad elevata aggressivita’ che origina dai melanociti dell’uvea appunto», precisa Picardo, «e’ molto piu’ raro del tumore della pelle e la diagnosi si basa su specifici esami del fondo dell’occhio». La ricerca dei geni che favoriscono l’insorgenza del melanoma uveale sono effettuati insieme alla clinica oculistica dell’universita’ de L’Aquila. _______________________________________________________________ Le Scienze 27 mar. ’03 IL PESO ALLA NASCITA INFLUISCE SUI RISULTATI SCOLASTICI Uno studio inglese analizza il rendimento a sedici anni I bambini che alla nascita sono gravemente sottopeso, andranno peggio a scuola all'eta’ di sedici anni. Lo afferma una ricerca dell'Universita’ di Liverpool pubblicata sulla rivista "Archives of Disease in Childhood". Gli autori hanno indagato retrospettivamente sui risultati di 334 ragazzi di 16 anni impegnati negli esami del diploma di scuola secondaria (GCSE) nel Merseyside, nell'Inghilterra nord-occidentale. Hanno poi confrontato i voti con il peso che i ragazzi avevano alla nascita. 167 dei ragazzi, la meta’ esatta del campione, era stata scelta fra coloro che pesavano alla nascita meno di 1500 grammi, escludendo i disabili. I ricercatori hanno anche esaminato i risultati di test di intelligenza (IQ) effettuati dai ragazzi all'eta’ di otto anni, cosi’ come diversi fattori di influenza come la classe sociale, l'occupazione, l'educazione dei genitori, il reddito, e il numero di bambini in famiglia. I risultati mostrano che il gruppo di ragazzi con un peso normale alla nascita (fra 2500 e 3500 grammi) ha ottenuto voti significativamente piu’ alti, sia collettivamente sia individualmente. In particolare, ha ottenuto voti piu’ elevati in matematica, scienza, inglese e letteratura, mentre i due gruppi si sono comportati piu’ o meno allo stesso modo in geografia e storia. Gli autori dello studio concludono che un peso troppo basso alla nascita puo’ avere effetti sulle prestazioni intellettuali e scolastiche, suggerendo che i fattori che influiscono sul rapido sviluppo del cervello durante la gravidanza e dopo la nascita siano sostanzialmente piu’ importanti dell'ambiente sociale o della qualita’ dell'educazione scolastica. P. O. D. Pharoah, C. J. Stevenson, C. R. West. General Certificate of Secondary Education performance in very low birthweight infants Arch. Dis. Child. 88: 295- 298 (2003). _______________________________________________________________ Repubblica 26 mar. ’03 SBIANCAMENTO,OPERAZIONE DA VERI ESPERTI Nella bocca possono insorgere, inoltre, due problemi che hanno a che fare piu’ con la vita di relazione che non strettamente con la salute. Si tratta dell’alito pesante e dei denti macchiati. ALITO CATTIVO Un problema per circa meta’ della popolazione e nell’80 per cento dei casi nasce in bocca. «E’ colpa di batteri che metabolizzano residui alimentari e cellulari producendo sostanze volatili contenenti zolfo», precisa Silvio Abati, docente al Dipartimento Medicina, Chirurgia e Odontoiatria, universita’ di Milano, «microbi presenti in chi soffre di gengiviti, parodontiti, carie, infezioni orali non curate o ha il dorso della lingua ricoperto da una spessa patina batterica». Abati si avvale anche di un "alitometro" che registra i composti solforati nell’aria della bocca. Lo strumento diagnostico serve a «motivare il paziente a pulire anche la lingua, sede dei microbi che provocano l’alitosi e problemi a denti e gengive». La lingua si spazzola dopo la normale pulizia dei denti con uno spazzolino morbido, senza dentifricio. «Conviene fare anche un gargarismo che rimuove la patina di batteri nella bocca posteriore». I batteri proliferano nelle ore di digiuno: prima di un aperitivo in compagnia o di un incontro col partner, Abati suggerisce: «fare igiene orale, sciacquarsi la bocca e mangiare qualcosa per rimuovere l’ambiente che favorisce l’alitosi». SBIANCAMENTO Per un sorriso candido e luminoso serve un gel, il perossido di carbamide: libera ossigeno e fa tornare piu’ bianco lo smalto di denti grigi o ingialliti. Si puo’ fare anche a casa (costa circa 500 euro) con indicazioni e materiale forniti dal dentista: «Sulle impronte del paziente si prepara una mascherina con spazi interni per inserire il gel senza contatti con la gengiva», spiega Paolo Amori. Venti minuti di posa al giorno per una settimana, poi il dentista verifica livello di sbiancamento, benessere delle gengive e giorni di trattamento ancora necessari. Stesso risultato ma in sole due ore, sulla poltrona del dentista (costo sui 700 euro). Il medico applica il gel con una maggiore percentuale di agente sbiancante e la sua esperienza evita che l’acido aggredisca le gengive. «Si pone una "diga" che isola le parti molli lasciando esposti solo i denti». Per evitare che i denti si sensibilizzino «si possono fare applicazioni di fluoro due, 3 settimane prima del trattamento». Meglio non bere caffe’ subito dopo aver ritrovato un bianco sorriso. (a. m.) _______________________________________________________________ La Stampa 29 mar. ’03 RICOSTRUITO IL CRANIO CON LA BIOCERAMICA RIUSCITA L´OPERAZIONE ALL´OSPEDALE DI PADOVA dopo un incidente sul lavoro, ora potra’ condurre una vita normale Al computer ricostruita una calotta personalizzata, nessun rigetto ROMA Quando si e’ svegliato, ha trovato la moglie accanto al suo letto. E le ha sorriso. Lei gli ha sfiorato con una carezza la testa e con quel gesto gli ha fatto capire che l´intervento era andato bene, che quel vuoto di otto centimetri per nove nel suo cranio non c´era piu’. E´ accaduto a Padova, dove un´e’quipe di chirurghi ha ricostruito un pezzo di calotta cranica usando un materiale innovativo, una ceramica molto speciale. L´operazione, condotta tra universita’ e azienda ospedaliera, e’ stata guidata dal professor Giuseppe Salar, direttore dell´Istituto di Neurochirurgia della citta’ veneta e dal suo aiuto, il dottor Ruggero Mottaran, su un uomo di 58 anni, sposato e padre di due figli, che alcuni mesi fa, cadendo da un capannone, aveva riportato un vasto ematoma intraparenchimale, con frattura del cranio nella zona temporoparietale sinistra. All´uomo, giunto in ospedale in condizioni gravissime, era stato esportato l´ematoma e, naturalmente, anche la parte di osso ormai ridotta a frammenti. Dopo due settimane di coma, l´uomo si era poi, lentamente, ripreso. Fino a tornare a condurre una vita quasi del tutto normale. A parte un «buco» nella testa che lo esponeva al pericolo di nuovi traumi, e allo stress di un´esistenza che non era piu’ la stessa. Cosi’, consultati i chirurghi, si era deciso di intervenire. E il suo caso si prestava all´uso di un nuovo materiale. «La copertura di questi deficit cranici - spiega il dottor Mottaran - si faceva, ma ancora si fa spesso, con resine acriliche. Quella che abbiamo utilizzato nel nostro caso, pero’, e’ decisamente una tecnica innovativa dalla quale ci aspettiamo buoni risultati». Con una tac tridimensionale del paziente e’ possibile ricostruire il pezzo di cranio mancante e realizzarlo, poi, in diversi materiali. «Noi - continua il neurochirurgo - abbiamo impiegato una placca di idrossiapatite porosa di calcio, messa a punto dal Cnr di Faenza». Non e’ la prima volta che viene fatta una ricostruzione del genere in Italia: se ne contano una quindicina. «Ma se si considera che in tutta Europa se ne sono realizzate non piu’ di una ventina - osserva Mottaran - e’ lecito affermare che il nostro paese e’ all´avanguardia in questo campo. In America, per esempio, non sono ancora al nostro punto». O meglio, vengono fatte molte ricostruzioni in ceramica, ma non in questa particolare variante. Quali sono le caratteristiche della idrossiapatite porosa di calcio? «Questa ceramica - risponde il chirurgo - ha la peculiarita’ di poter essere colonizzata dagli osteoblasti, ovvero dalle cellule che producono l´osso. Siamo di fronte, quindi, a un materiale bioattivo e biocompatibile perche’ si integra e non viene respinto dal corpo umano. Del resto noi andiamo a impiantare soltanto la parte inorganica, cioe’ la struttura scheletrica inorganica, ovvero un osso sintetico, privo di qualsiasi residuo organico». Ma che succede poi? All´interno di questa placca, quasi una struttura corallina, si annidano gli osteoblasti del paziente che, poco alla volta, metabolizzano il corpo estraneo e lo sostituiscono con un nuovo osso, lavorando sull´«impalcatura» fornita dai neurochirurghi. «La placca, infatti - continua Mottaran - diventa osso metabolicamente attivo e quindi il deficit, nel giro di cinque o sei mesi, viene coperto da qualcosa che e’ osso a tutti gli effetti, per una ricostruzione totale della parte mancante». Il paziente, entrato in sala operatoria lunedi’ alle 13,30, ne e’ uscito alle 17, 30. «E´ facile immaginare la sua contentezza quando si e’ risvegliato dall´anestesia», commenta il neurochirurgo. E fra un paio di giorni potra’ tornare a casa. L´idrossiapatite porosa di calcio puo’ essere impiegata in interventi di ortopedia per le ossa lunghe («se non sottoposte a eccessivo carico») e nella chirurgia maxillofacciale («in particolare, per la ricostruzione di alcune ossa nasali»). Unico particolare negativo, il costo. «Questa ricostruzione - conclude il dottor Mottaran - e’ costata intorno ai 7 mila euro. Se si incrementera’ la produzione, naturalmente, i costi scenderanno. E dobbiamo dare atto alla nostra azienda sanitaria di aver creduto in questa novita’, senza badare a spese».