RETTORE: UNA POLTRONA PER QUATTRO FRANCESCO RAGA «FAREI MEGLIO DI MISTRETTA» SANTA CRUZ: "CHIEDERO’ AL MINISTERO DI COMMISSARIARE MISTRETTA". MISTRETTA SI DIFENDE: «NIENTE CLIENTELISMI» SASSARI: SI VOTA PER IL RETTORE, MAIDA CANDIDATO UNICO RICERCA EUROPEA, L' ITALIA IN CODA RICERCA SCIENTIFICA: I SOLDI: POCHI E MALE SPESI. DULBECCO "SI STA FERMANDO LA FUGA DEI CERVELLI" MORATTI: «RICERCATORI PROTESTATE, MA NON FATE SCOPERTE» LA MORATTI: RICERCATORI DITEMI COSA AVETE SCOPERTO LA RISPOSTA ALLA MORATTI: "NON SA DI COSA PARLA, CI SOTTOPONGA A ESAME LAUREA IN SCIENZE POLITICHE, CREARE UN ALBO UNIVERSITA’ PRIVATE, IL TEST VALE PIU’ DEL VOTO DI DIPLOMA MORATTI: «PRONTI 325 MILIONI PER I DOCENTI» SCUOLA. LA RIFORMA "PROVA" L'ANTICIPO MATURITA’ A PIENI VOTI? META’ TASSE LA SCIENZA PUO’ ESSERE VERDE? SORU: IL SAPERE PRODUCE IMPRESA" LA SAPIENZA, NIENTE FESTE PER I 700 ANNI TIVU' FAI DA TE ALL' UNIVERSITA' ARCHIVI DIGITALI, RISCHIO "VECCHIAIA" ================================================================== TALASSEMIA: LICHERI, «E’ COLPA DEI SARDI SE IL CENTRO E’ A ROMA» TALASSEMIA: ASTE CONTRO LICHERI: «E’ UNO SCIPPO, LA ASL AVEVA FATTO TANTO» TALASSEMIA: CAMERA INTERROGAZIONE A SIRCHIA SUL CENTRO TALASSEMIA:"INGIUSTA LA BOCCIATURA DI CAGLIARI" DEGENZE A DOMICILIO PER ABBATTERE I COSTI NELL’OSPEDALE ELETTRONICO SI CURA MEGLIO IN MARCIA VERSO CAGLIARI PER “CURARE” LA SANITA’ I DANNI DEI RAGGI X TALANA,UNO STUDIO SCOPRE IL GENE CHE CAUSA QUELLI DA ACIDO URICO LE CELLULE DELL’ASMA I PRIONI COME STRUMENTI PER LE NANOTECNOLOGIE HIV: DUE VACCINI SONO MEGLIO DI UNO POCHI I FARMACI A MISURA DI BAMBINO ALLERGIE: UN SITO DEL CNR L’OMEOPATIA NON E’ MEGLIO DEL PLACEBO DIMEZZATO IL RISCHIO DI TROMBOSI VENOSA UNA MEMORIA ELETTRONICA PER IL CERVELLO MACULOPATIA SCONFITTA CON LA LUCE CHE GUARISCE ================================================================== ____________________________________________________________ L’Unione Sarda 3 apr. ’03 RETTORE: UNA POLTRONA PER QUATTRO Chi e’ in lizza Fino ad ora, i candidati sono l’attuale rettore Pasquale Mistretta, il docente di Mineralogia Luca Fanfani, il docente di Anatomia Giuseppe Santa Cruz e Francesco Raga, docente di Fisica generale. Altri candidati si possono presentare fino a cinque giorni prima delle elezioni e anche tra il primo e il secondo turno. I programmi Devono essere presentati entro il 3 maggio. Come si vota Nei primi due turni, per l’elezione del nuovo rettore e’ richiesta una maggioranza del 50 per cento dei votanti. Se necessario, i due piu’ votati andranno al ballottaggio e a quel punto sara’ sufficiente anche un solo voto di scarto. Quando si vota Il primo turno e’ in programma il giorno 8 maggio, il secondo e’ fissato per il 20 maggio. L’eventuale ballottaggio si svolgera’ il 27 maggio. Chi puo’ votare L’elettorato del rettore e’ composto da 550 docenti, 650 ricercatori, 120 rappresentanti del personale non docente e 180 rappresentanti degli studenti. ____________________________________________________________ L’Unione Sarda 3 apr. ’03 FRANCESCO RAGA «FAREI MEGLIO DI MISTRETTA» Universita’. Il docente di fisica e’ il quarto candidato alle elezioni per il nuovo rettore Francesco Raga: programmazione, non fantasia «Ha in mano le leve del potere e le usa per influenzare l’elettorato». La sfida contro Pasquale Mistretta e’ dura, nella corsa all’elezione del nuovo rettore, ma Francesco Raga l’accetta. Docente di Fisica generale alla facolta’ di Scienze, di Santa Teresa di Gallura, 62 anni di cui una cinquantina trascorsi a Cagliari, Raga ha una promessa elettorale: «Fare meglio di Mistretta: meno fantasia e piu’ programmazione». Secondo molti, non e’ difficile. «Diciamo le cose come stanno. Io non metto in discussione la sua competenza: ci mancherebbe che, dopo quattro mandati, non fosse capace di fare il suo lavoro». Pero’... «Pero’ e’ un accentratore, non delega e cosi’ rinuncia a molte intelligenze presenti all’Universita’». Ad esempio? «Tutte». Ha un gruppo che la sostiene nella corsa elettorale? «No, corro per conto mio e non mi rivolgo a gruppi di elettori. Certo, sono avvantaggiato nell’area scientifica, visto che sono stato preside di Scienze, ma ho fatto parte del Senato accademico e tuttora sono nel Senato allargato». Cioe’, quello che ha modificato lo statuto dell’Ateneo per consentire a Mistretta di candidarsi nuovamente. «Si’, ma non con il mio voto. Con tutto il rispetto, non abbiamo bisogno di tenerlo li’ per il quinto mandato consecutivo». Pensa di farcela? «Attualmente i candidati sono quattro, per cui non credo che l’elezione si concluda nei primi due turni. Se arrivo al ballottaggio, beh: me la posso giocare, sono ottimista. Anche Mistretta dev’essere contento: dopo diversi mandati ottenuti solo perche’ era l’unico candidato, stavolta puo’ finalmente testare la propria popolarita’. Se vincera’ lui, significhera’ che il mondo universitario vuole lui». E se vince qualcun altro? «Significa che il malcontento non e’ un’invenzione dei suoi detrattori». Quali sono i punti salienti del programma di Francesco Raga? «Riguardano i tre settori portanti dell’Ateneo, cioe’ ricerca, didattica e assistenza sanitaria». Partiamo dalla prima. «I tagli dei finanziamenti nazionali sono dolorosi, s’investe solo sulla ricerca a breve termine ed esclusivamente nel settore scientifico. Settant’anni fa il chip di silicio era un divertimento per gli studiosi, ora lo troviamo perfino nell’orologio che abbiamo al polso: e’ la ricerca a lunga scadenza, quella che paga. Alla conferenza dei rettori, quello di Cagliari puo’ fare la sua parte per correggere queste storture». Didattica. «La laurea triennale piu’ biennio di specializzazione pone qualche preoccupazione: gli studenti sono in ritardo sul programma. Inoltre, i crediti conquistati in un Ateneo non sempre valgono per l’identico corso di laurea in un’altra Universita’ e, anche qui da noi, se lo studente vuole cambiare corso perde i crediti: ogni corso stabilisce i propri e non li condivide con gli altri». Assistenza sanitaria. «Dovrebbe mantenersi da sola, ma non e’ cosi’». Che cosa pensa della vicenda delle tasse universitarie? «Che Mistretta si e’ dimenticato un codicillo, approvato a suo tempo anche dagli studenti: prevede l’adeguamento delle tasse all’inflazione. Se l’avesse applicato, non avrebbe scatenato tanto malcontento. Succede, a chi fa da solo». Luigi Almiento ____________________________________________________________ L’Unione Sarda 1 apr. ’03 SANTA CRUZ: "CHIEDERO’ AL MINISTERO DI COMMISSARIARE L’UNIVERSITA’". Con poche parole, la bordata contro il rettore Pasquale Mistretta e’ partita: a spararla e’ Giuseppe Santa Cruz, 58 anni di Villanovafranca, ordinario di anatomia patologica nella facolta’ di Medicina ma, soprattutto, concorrente del Magnifico nelle elezioni per il nuovo rettore. Perche’ vuole chiedere al ministero di "congelare" Mistretta e nominare un commissario? "Perche’ ho letto la relazione del collegio dei revisori dei conti dell’Ateneo: mi riferisco al collegio scaduto il 15 febbraio scorso. Ritengono di poter configurare responsabilita’ personali del rettore e del Consiglio di amministrazione, per danno all’Universita’, in relazione a un certo evento". Quale "certo evento"? "Mi riferisco al Policlinico di Monserrato, che Mistretta sta gestendo in prima persona cosi’ come tutto l’Ateneo, del resto. Proprio per la gestione del Policlinico, come sostengono i revisori dei conti, l’Universita’ ha anticipato spese, ma non tutti i soldi rientreranno in cassa: si parla di un trenta per cento in meno". Dunque? "L’Ateneo non puo’ anticipare spese se non ha la certezza che rientrino in cassa, e queste non rientreranno. Non a caso, il protocollo d’intesa con la Regione ancora non esiste, e non mi sembra nemmeno che Mistretta abbia fretta di siglarlo. Al Policlinico si era fatto nominare direttore generale, pur non avendo esperienze in quel campo, e chi gli e’ subentrato ha un decreto di nomina provvisoria. Ora basta: i miei avvocati chiederanno al ministero di commissariare l’Universita’". Il parere del rettore, su questa vicenda, sara’ ovviamente opposto al suo. "Non lo so. Io non sto commissariando l’Ateneo: lo sto solo chiedendo. La decisione spettera’ ad altri e vedremo a chi daranno ragione". Quali sono i punti principali del suo programma elettorale? "La prima frase e’: "Ho un sogno: contribuire in qualche modo a evitare l’ennesima conferma dell’attuale rettore". Se sulla sua poltrona siedero’ io, bene, ma quel che mi preme e’ che si alzi lui". E’ quasi una mania: anche per Luca Fanfani, uno degli altri candidati in lizza, il rettore e’ come il fumo negli occhi. "Non si puo’ piu’ sopportare un rettore-padrone, tanto piu’ perche’ nei primi mandati Mistretta ha lavorato bene: non a caso, ero tra i suoi piu’ grandi sostenitori". E poi, che cosa e’ successo? "Ha accentrato tutto su di se’, utilizza sistemi clientelari, nemmeno si preoccupa di nominare un prorettore o il direttore amministrativo dell’Universita’. L’Ateneo di Cagliari e’ Mistretta: ora, pero’, bisogna spiegare a lui e agli elettori che Mistretta non e’ l’Ateneo". Chi la sosterra’ in questa partita? "I piu’ deboli, cioe’ quelli che non possono aiutarmi alla luce del sole per paura di pagare per il loro impegno, come me. Insomma, mi sostengono ricercatori e associati, anche perche’ per vent’anni sono stato nel Consiglio di amministrazione dell’Universita’ e ho fatto parte del Senato accademico". Se il nuovo rettore si chiamera’ Santa Cruz, quali saranno i suoi primi atti? "Mi sottomettero’ a continui controlli, non decidero’ nemmeno una nomina in autonomia, ma seguiro’ i metodi democratici. Inoltre, tagliero’ le spese folli, ma soltanto quelle folli, sostenute per il Policlinico e nominero’ un direttore generale. Altro che aumento delle tasse per gli studenti: bisogna evitare spese certo non indispensabili, fatte salve le altre". Promette che, se sara’ eletto, non sara’ un accentratore? "Prometto di piu’: daro’ subito vita a un ufficio rettorale. Ne faranno parte rappresentanti di facolta’, dipartimenti, sindacati, studenti e personale amministrativo, ma non li scegliero’ io: dovranno essere eletti, proprio come il prorettore. Sara’ il ritorno della democrazia e del decentramento all’Universita’ di Cagliari". Luigi Almiento ____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 31 Mar. ’03 MISTRETTA SI DIFENDE: «NIENTE CLIENTELISMI» CAGLIARI. Il rettore Pasquale Mistretta si difende dalle accuse mosse da Luca Fanfani, docente di mineralogia alla facolta’ di scienze e candidato a succedergli alle prossime elezioni l’otto maggio. Mistretta nega di aver gestito l’Universita’ con sistemi clientelari, spiegando che qualunque docente e’ libero di rapportarsi direttamente al rettore senza mediatori cosi’ come il rettore e’ libero di accordare il suo aiuto. Ha risposto anche alle accuse di decisionismo senza consultazioni: «Ci sono casi in cui - ha spiegato - le decisioni piu’ difficili si e’ costretti a prenderle da soli. Mi auguro che chiunque venga riesca a dare certezze di democrazia e pluralismo». La presenza di altri candidati potrebbe ridurre il numero di schede bianche o nulle, oltre ad aumentare il numero dei votanti riportando alle urne i 1.500 elettori tra docenti e studenti. ____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 1 apr. ’03 SASSARI: SI VOTA PER IL RETTORE, MAIDA PER ORA CANDIDATO UNICO Elezioni fissate per il 7 maggio, non si preannunciano rivali dell’uscente SASSARI. Sara’ un consenso bulgaro come gli altri due? E’ l’unico dubbio che sino a questo momento possa nutrirsi sulle imminenti elezioni per la carica di rettore dell’universita’, fissate per il 7 maggio. Il rettore uscente Alessandro Maida sta per presentare il programma che sancira’ la propria candidatura per il terzo mandato e sino a ora non si ha notizia di altri candidati. Anche nelle due precedenti elezioni Maida non aveva avuto rivali e in entrambi i casi non si era manifestato alcun dissenso rilevante al candidato, che aveva ricevuto la quasi totalita’ dei voti. Ecco perche’ l’unico interrogativo che ci si possa porre adesso, a oltre un mese dalle elezioni, non e’ se Maida diverra’ rettore per la terza volta ma se il consenso manterra’ i livelli precedenti. Se questo avvenisse, sarebbe davvero un’eccezione rispetto al normale logoramento provocato dall’esercizio continuativo del potere in questo e in altri campi: in tanti anni, non e’ facile accontentare tutti mentre lo e’ scontentare qualcuno. Qualche contenuto segno di dissenso, del resto, si era avvertito proprio quando era stato modificato lo statuto nel punto in cui indicava un massimo di due mandati rettorali, portando il limite a tre e consentendo quindi la nuova candidatura di Maida. Il limite di due era stato posto al termine dei diciotto anni di rettorato di Antonio Milella, per evitare il ripetersi di simili casi. La modifica ottenuta non era piaciuta a tutti e questo - se il dissenso non e’ stato nel frattempo riassorbito dalla proverbiale capacita’ di Maida di circondarsi di consenso - potrebbe tradursi in qualche scheda bianca in piu’, da aggiungere a quelle dei pochi rivali "storici" dell’attuale rettore, gia’ manifestatisi nelle precedenti elezioni. ____________________________________________________________ Corriere della Sera 31 Mar. ’03 RICERCA EUROPEA, L' ITALIA IN CODA Monito da Bruxelles: Roma si impegni di piu’. Anche la Francia nel mirino della Ue Gli scienziati in Finlandia sono il triplo di quelli del nostro Paese. Il Giappone investe nel settore il 3,1 per cento del prodotto interno lordo, tre volte piu’ di noi La Gran Bretagna affronta la crisi cambiando l' insegnamento scientifico nelle scuole Caprara Giovanni MILANO - Un' Europa della ricerca forte al Nord, scarsa al Centro e debole al Sud, con un distacco fra i due estremi sempre piu’ rilevante. Cosi’ ha radiografato la situazione Philippe Busquin, commissario per la ricerca dell' Unione presentando il terzo rapporto europeo sugli indicatori per la scienza e la tecnologia. «E l' Italia deve impegnarsi di piu’ nel raggiungere gli obiettivi stabiliti perche’ oggi rappresenta uno degli anelli piu’ deboli del Continente», ha aggiunto. Un numero materializza la forbice Nord-Sud: in Filandia sono attivi 9,61 ricercatori ogni mille lavoratori, in Italia solo 2,78. Anche la Francia e’ nel mirino di Bruxelles dopo la decisione del governo Raffarin di ridurre dell' 1,3 per cento i fondi pubblici della ricerca. INSEGNAMENTO - Ma sotto inchiesta in Europa comincia a esserci pure l' insegnamento della scienza nelle scuole, giudicato inadeguato. Christian Bre’chot, direttore dell' Istituto nazionale della sanita’ e della ricerca medica (Iserm) di Parigi, avverte che se «non si reagira’ rapidamente la Francia diventera’ una nazione scientifica di secondo rango». E il ministro della Ricerca, l' ex astronauta Claudie Haignere’, non esita a parlare di un «declino incontestabile». Dopo il taglio, i francesi investono l' 1,9 per cento del prodotto nazionale lordo; una percentuale di fatto doppia della nostra (1,07). Al la’ delle cifre dei vari Paesi, il vero problema dell' Unione e’ legato al «metodo e alle scelte», fa notare il commissario Busquin, e deve essere risolto se l' Europa vuole stare al passo degli Stati Uniti e del Giappone (che continua a investire in ricerca nonostante la crisi: nel 2003 e’ arrivato al 3,18 per cento del prodotto interno lordo) o addirittura diventare un Continente-guida come il governo dell' Unione ha ipotizzato un paio d' anni fa a Barcellona. Ma perche’ «i sogni di oggi diventino la realta’ del domani» bisogna imboccare una strada diversa. Ora il modello della ricerca anglosassone, effettuata soprattutto nelle universita’ finanziate su contratto dalle agenzie nazionali con la maggioranza dei ricercatori a contratto, sembra dare i migliori risultati. La maggior parte dei Paesi europei, invece, come la Francia, con i grandi apparati di ricerca (il Cnrs francese ha 25 mila addetti e assorbe un quarto del bilancio nazionale della ricerca) risulta poco flessibile. L' inevitabile conseguenza e’ che gli Stati Uniti sono sempre piu’ un polo d' attrazione soprattutto per i giovani alimentando quella fuga dei cervelli che non e’ piu’ soltanto un caso italiano. A tal punto che per la prima volta l' Unione ha stanziato dei fondi per arginare il «brain drain»: ogni anno se ne vanno complessivamente 85 mila cervelli, il 70 per cento dei quali non torna piu’ indietro. Secondo l' ambasciata francese a Washington, nel Duemila erano circa duemila i ricercatori connazionali presenti negli States (gli italiani sarebbero circa 1500). INVESTIMENTI - «Nella scienza bisogna essere pronti a prendere dei rischi ed evitare di pretendere un ritorno rapido sugli investimenti», dice Pierre Papon, ex direttore del Cnrs. E ricorda come dalle risorse dedicate negli Usa, a partire dagli anni ' 50, alla fisica dei solidi siano derivati piu’ tardi i transistor, i laser e anche le nanotecnologie di oggi. «La mancanza di coraggio - sottolinea Papon - e’ il limite dell' Europa». Alla base di ogni nuova strategia vi e’ tuttavia il bisogno, riconosciuto da tutti, di riformare l' insegnamento scientifico nella scuola. Per due scopi: avvicinare di piu’ al mondo della scienza trasformandolo in una futura possibilita’ di lavoro. Dovunque bisogna invece fronteggiare il calo continuo delle iscrizioni alle facolta scientifiche. Nel 1996 nelle universita’ d' Oltralpe gli iscritti erano 133 mila, mentre nel 2002 sono scesi a 98 mila. IL PIANO - Per degli esperti britannici, la riforma dell' insegnamento scientifico deve pero’ iniziare dai livelli scolastici piu’ bassi. Per questo a Londra e’ allo studio un piano battezzato «pop science» o «science for citizens», il cui obiettivo e’ riorganizzare l' insegnamento delle materie scientifiche secondo criteri piu’ accattivanti. Il Commons Science and Technology Select Committee dopo una lunga indagine nelle scuole ha concluso che oggi «l' insegnamento scientifico e’ fuori dal tempo, noioso e non porta a immaginare alcuna prospettiva nel settore». Percio’ si sta mettendo a punto un «core curriculum» che focalizzi l' insegnamento della scienza e della tecnologia su temi attuali come la clonazione o i cibi modificati geneticamente. Nel prossimo settembre in 50 scuole del Regno iniziera’ un progetto pilota prima di attuare del tutto la riforma a partire dal 2005. Nel frattempo, il commissario Busquin sostiene che lo sforzo della ricerca deve assumere sempre piu’ un' integrazione europea. Ma le logiche nazionali per il momento continuano ad avere il sopravvento. Giovanni Caprara 9,61 I RICERCATORI ogni mille lavoratori che operano in Finlandia. Con questa percentuale il Paese nordeuropeo guida la classifica dei ricercatori 2,78 I RICERCATORI ogni mille abitanti in Italia. La radiografia, che e’ stata fatta dall' Unione Europea, evidenzia la disparita’ con il Nord Europa 3,65 LA PERCENTUALE degli investimenti destinati alla ricerca sul Prodotto interno lordo in Svezia, che guida cosi’ la classifica mondiale 1,07 LA PERCENTUALE del Pil che l' Italia destina alla ricerca. A fare peggio sono Spagna (0,96%), Portogallo (0,75%) e Grecia (0,67%) ____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 2 apr. ’03 RICERCA SCIENTIFICA: I SOLDI: POCHI E MALE SPESI. Dai docenti universitari riflessioni e soluzioni La settimana dedicata dall’universita’ a cio’ che producono i cervelli di casa nostra CAGLIARI. Pochi soldi per la ricerca universitaria, e soprattutto, spesi male. La prima tavola rotonda della "Tredicesima settimana della scienza e della cultura scientifica", tenutasi lunedi’ scorso alla cittadella universitaria di Monserrato, ha fatto il punto sulla situazione della ricerca in Sardegna: "Abbiamo buoni progetti e bravi ricercatori - e’ stato detto -. Possiamo fare ancora tanto, ma senza soldi la ricerca non ha futuro". Al di la’ del problema finanziario, alcuni docenti, provenienti da diverse facolta’, hanno posto l’accento anche su altre ombre dello stato della ricerca. Giuseppe Casula, ordinario di chirurgia generale, ha parlato ad esempio di un’ipertrofizzazione dell’attivita’ clinica. "Nel campo della chirurgia, livelli elevati di professionalita’ si raggiungono solo stando ore e ore in sala operatoria - dice - Questo ci limita fortemente, perche’ significa togliere tempo alla ricerca". Perche’ le cose cambino, suggerisce Casula, occorrerebbe un "ripensamento della normativa, che stabilisca chiaramente quante ore dedicare all’attivita’ d’assistenza e quante invece alla ricerca". Dato che, come si diceva, ad affossare la ricerca e’ soprattutto l’esiguita’ dei fondi, sono anche altri i ripensamenti suggeriti. Come quelli nel modo di gestire i finanziamenti pubblici. "Rispetto a quelli privati sono spesso impiegati male - denuncia Paolo La Colla, ordinario di microbiologia alla facolta’ di Scienze -. Cio’ che ci vuole e’ un criterio che stabilisca quali studi sono prioritari". In questo senso, un esempio in Italia si e’ avuto sul finire degli anni’80, col "Progetto Aids", iniziativa, nata sotto la supervisione del Ministero dell’universita’ e dell’Istituto superiore di sanita’, che ha portato risultati incoraggianti. "Con quel progetto, tuttora in corso, la ricerca ha fatto importanti passi - dice ancora La Colla -: non solo sono stati individuati farmaci che hanno permesso di allungare la vita del paziente, ma si e’ assistito a un metodo di lavoro che ha permesso di mandare avanti i "migliori"". Il progetto prevedeva infatti, una selezione dei centri di ricerca partecipanti, subordinando l’erogazione dei finanziamenti (circa 60 mila euro l’anno) all’effettiva produzione di risultati. Tutto cio’ non vuol dire che da noi manchino modelli eccellenti. Il gruppo di lavoro guidato dal professor La Colla ne e’ un esempio. Recentemente pero’, anche studi nati dalla sinergia tra pubblico e privato, soprattutto nel campo della new economy, hanno prodotto risultati apprezzabili. Dato dunque che il vero problema sta nel modo di spendere i soldi pubblici, occorrerebbe, secondo Francesco Pigliaru, docente di economia alla facolta’ di Giurisprudenza, una rete di controlli, da esercitarsi magari da parte di persone con comprovata esperienza scientifica. "In Spagna, e precisamente in Catalogna - dice - la sinergia tra centri d’eccellenza e fondi statali, ha permesso in pochi anni la nascita di un’universita’ come quella Pompeu Fabra, rinomata a livello internazionale". Un esempio che forse dovremmo imitare, ma che i tagli della Finanziaria ci fanno vedere come qualcosa lontano. E le conseguenze sono dietro l’angolo. "Le merci italiane ad esempio - continua Pigliaru - data la scarsita’ di risorse, ora s’avvalgono di una componente tecnologica piu’ debole". Come dire, senza soldi per la ricerca, anche le nostre produzioni diverranno meno competitive. Sabrina Zedda ____________________________________________________________ La Stampa 1 apr. ’03 DULBECCO "SI STA FERMANDO LA FUGA DEI CERVELLI" NAPOLI, IL NOBEL HA PRESENTATO UN NUOVO CENTRO DI RICERCA IN IRPINIA Dulbecco: in Italia ci sono laboratori che funzionano come in Usa NAPOLI Per ora si tratta solo di una piccola avanguardia, ma l´avanzata e’ ormai cominciata. Cosi’ assicura Renato Dulbecco, Nobel per la medicina, convinto che la fuga dei cervelli dall´Italia sia destinata ad arrestarsi. "Nel nostro Paese sono gia’ rientrati una ventina di ricercatori: certo, e’ un numero ancora esiguo, ma le nostre autorita’ si stanno occupando del problema". L´occasione per lanciare un messaggio di speranza e’ offerta dalla presentazione, a Napoli, di un progetto che prevede la nascita di un nuovo centro di eccellenza per la ricerca biotecnologica e genetica Biogem ad Ariano Irpino, in provincia di Avellino. Del comitato scientifico fanno parte, oltre a Dulbecco, i professori Torsten Wiesel, premio Nobel per la medicina nell´81; Frank Gannon, direttore esecutivo dell´European molecular biology organization; Ian Mattaj, direttore scientifico dello stesso istituto; e David Livingstone del Dana Faber cancer institute degli Stati Uniti. "Ogni paragone fra Italia e Usa nel campo della riceca sarebbe inutile, perche’ la distanza e’ ancora grande - spiega Dulbecco - ma qui ci sono piccoli laboratori che funzionano come negli Stati Uniti. In realta’ e’ solo un problema di mezzi e di strutture". Un esempio? Telethon: "E’ una piccola iniziativa, ma fa molto bene. Il governo, tuttavia, potrebbe dare di piu’ per favorirne la crescita". Considerato un simbolo del ritorno dei "cervelli" a lungo assenti dall´Italia, il Centro di eccellenza nella ricerca biotecnologica e genetica di Ariano Irpino nascera’ nel 2004. E´ l´ultimo parto della Biogem, societa’ consortile che partecipa al piano di ricerca "I geni dell´uomo", sponsorizzato dal ministero della Ricerca scientifica. La dirige Roberto Di Lauro, docente di Genetica medica all´Universita’ Federico II di Napoli. Il centro di avvarra’ della collaborazione della Stazione zoologica Anton Dohrn, di diversi enti irpini e della Provincia di Foggia. Per la nascita dei laboratori, che sorgeranno su un´area di 10 mila metri quadrati interamente coperti, la societa’ ha ottenuto finanziamenti per 20 milioni di euro. Il nuovo Centro, a regime, necessitera’ di 7 milioni di euro all´anno. "Fra il 2005 e il 2006 prevediamo di funzionare al 40%", dice Di Lauro. Il progetto prevede la creazione di 12 laboratori in cui lavoreranno 120 ricercatori. I tecnici impiegati saranno 40. Nella stessa area e’ previsto l´insediamento di alcune industrie farmaceutiche per favorire iniziative di collaborazione. Il compito del Centro di Ariano Irpino e’ di effettuare ricerche avanzate nel campo della genomica funzionale, cioe’ la funzione dei geni. Da almeno vent´anni l´obiettivo principale degli studiosi nell´area genetica molecolare e’ stata proprio la scoperta dei geni: un impulso determinate e’ venuto dal recente "Progetto Genoma" che ha messo a disposizione della comunita’ scientifica tutti i geni dell´uomo, studiati assieme a quelli, molto simili, dei topi. "I modelli dei geni del topo sono fondamentali per lo studio delle malattie umane", spiega Dulbecco. Il quale non si sottrae a un commento sull´emergenza mondiale, determinata dal diffondersi della polmonite atipica: "Si sta gia’ lavorando nei laboratori per stabilire che cosa sia questo virus e quindi per poter sviluppare un vaccino. Certo, e’ un problema serio e bisogna adottare mille precauzioni, ma non vedo pericoli immediati per l´Italia". Fulvio Milone ____________________________________________________________ IL Messaggero 5 apr. ’03 MORATTI: «RICERCATORI PROTESTATE, MA NON FATE SCOPERTE» ROMA - «Non abbiamo paura di toccare i privilegi e di trovare gli scienziati in piazza dopo avere abbandonato provette e camici». Il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti, parlando ai giovani di Forza Italia, si e’ soffermato a lungo sui problemi della ricerca in Italia. «Mi piacerebbe chiedere - ha detto il ministro - a tanti di questi scienziati quali sono le scoperte che hanno fatto. Probabilmente scopriremmo che non hanno fatto scoperte e invece ci sono tanti giovani ricercatori esclusi dalla carriera, dalla ricerca». Ribadendo che la ricerca «e’ un altro perno» per la competitivita’ del Paese» la Moratti ha affermato che l'investimento nella ricerca e’ indispensabile per progredire. «Abbiamo ereditato - ha detto - una situazione pesante. Gli investimenti dal '91 al 2001 sono costantemente scesi. Quest'anno, per la prima volta, con la finanziaria 2002 c'e’ stata un'inversione di tendenza, con 200 milioni di euro in piu’. Sbaglia chi dice che stiamo riducendo gli investimenti per la ricerca, li stiamo invece razionalizzando. Ci sono privilegi che vanno smantellati. Le linee guida del piano di riordino per la prima volta hanno avuto il coraggio di dire dove investire e dove non investire. Basta con i finanziamenti a pioggia. Dobbiamo monitorare. Finora non e’ stata fatta nessuna valutazione della ricerca universitaria e invece la ricerca va fatta sulla base di progetti che vanno controllati, prima, durante e dopo». Immediate le reazioni. «Le dichiarazioni del ministro dell'Istruzione sono davvero sorprendenti», sottolinea il presidente del Cnr Lucio Bianco, stupito dalle affermazioni riguardanti gli scienziati che non avrebbero fatto scoperte. «Tra i 10.000 studiosi che hanno protestato contro il decreto di riordino del Cnr - replica ancora Bianco - ci sono Franco Pacini, Giorgio Salvini, Margherita Hack, Carlo Bernardini e Giorgio Parisi, solo per citarne alcuni. A questo punto, la cosa migliore e’ che tutti i 10.000 ricercatori inviino il loro curriculum vitae al ministro Moratti affinche’ se li possa studiare per bene». Intanto, il Governo sta lavorando a una modifica della riforma universitaria. Lo ha detto ieri la Moratti, rivolta alla platea dei giovani azzurri: «Stiamo rivedendo - ha spiegato - il meccanismo del “3+2" per renderlo piu’ flessibile e meno rigido in termini di opportunita’ di scelta. Prevederemo un percorso a Y che garantisca la possibilita’ di uscita a 3 anni e un percorso piu’ metodologico per chi vuole proseguire». In cantiere anche la modifica del sistema dei crediti. «L'universita’ - ha concluso - dovra’ assicurare sbocchi certi e prevedibili nel mercato del lavoro». A. Ser. ____________________________________________________________ Corriere della Sera 5 apr. ’03 LA MORATTI AI RICERCATORI: DITEMI COSA AVETE SCOPERTO Il Parlamento dovrebbe approvare entro qualche settimana la riorganizzazione degli istituti voluta dal governo Nuovo scontro con gli scienziati dopo le polemiche sulla riforma del Cnr. La replica: "Una frase infelice" ROMA - Una frase del ministro dell’Istruzione, universita’ e ricerca Letizia Moratti, pronunciata ieri mattina davanti ai giovani di Forza Italia, ha riacceso lo scontro sui decreti di riforma degli enti di ricerca, scatenando le ire di molti scienziati. "Noi non abbiamo paura di smantellare i privilegi e di trovarci in piazza gli scienziati che restituiscono camici e provette", ha detto la Moratti, ricordando la plateale manifestazione del 12 febbraio in cui centinaia di scienziati e ricercatori aderenti al neo costituito Osservatorio nazionale della ricerca hanno sfilato davanti a Montecitorio per protestare contro una riforma "verticistica". "Mi piacerebbe chiedere a questi scienziati - ha proseguito il ministro Moratti riprendendo le ostilita’ dopo una tregua apparente - quali sono le scoperte che hanno fatto. Probabilmente scopriremmo che non hanno fatto scoperte, mentre invece ci sono tanti giovani ricercatori esclusi dalla carriera". La Moratti parlava nel corso di un convegno organizzato dai giovani di Forza Italia, ribadendo che il governo non ha nessuna intenzione di fare tagli indiscriminati alla ricerca. "Abbiamo ereditato una situazione pesante - ha detto -. Gli investimenti nella ricerca dal 1991 al 2001 sono scesi costantemente. Ma quest’anno per la prima volta c’e’ stata un’inversione di tendenza, con 200 milioni di euro in piu’. Quindi, chi dice che stiamo riducendo gli investimenti in ricerca sbaglia. Invece li stiamo razionalizzando". Secondo il ministro dell’Istruzione, per la prima volta, il governo ha detto basta ai finanziamenti a pioggia, indicando, con le "Linee guida per la ricerca" in quali settori effettuare i finanziamenti, incoraggiando aree e istituti che dimostrano di investire bene. La Moratti ha lamentato anche che nel nostro sistema della ricerca la valutazione e’ ancora inesistente e che e’ necessario monitorare i progetti di ricerca in modo da giudicarli prima, durante e dopo il loro svolgimento. "Insomma - ha concluso il ministro - va creata una nuova cultura". I decreti Moratti sono ancora al vaglio del Parlamento che dovrebbe approvarli entro qualche settimana. Nel frattempo, pero’, Il Tar ha bloccato il commissariamento del Cnr, accogliendo l’eccezione di legittimita’ presentata dal presidente Lucio Bianco. ____________________________________________________________ Corriere della Sera 5 apr. ’03 LA RISPOSTA ALLA MORATTI: "NON SA DI COSA PARLA, CI SOTTOPONGA A ESAME "Chiami un pool di esperti e provi a farci l’esame" "Pensi a Dulbecco, Levi Montalcini, Natta. C’e’ chi ha formato una scuola, chi ha fondato laboratori" ROMA - "Frase infelice", "Non sa di cosa parla", "Ci sottoponga a esame", "Mandiamole i curricola". Sono indignati e protestano gli scienziati chiamati in causa dalla Moratti. Leggono e rileggono la frase e si dicono increduli che un ministro possa averla pronunciata. "’O via, questo ministro dimostra di essere incompetente", taglia corto col suo marcato accento toscano Margherita Hack , la decana degli astronomi italiani, fra i primi firmatari del manifesto di protesta contro la riforma. "Vorrei spiegarle che il contributo di uno scienziato non consiste necessariamente in una scoperta, ma nella qualita’ del lavoro svolto nel corso di tutta una vita. C’e’ chi ha formato una scuola, chi ha fondato laboratori, chi ha realizzato strumentazioni importanti, chi ha dimostrato di possedere quelle capacita’ manageriali che sono fondamentali per fare progredire la ricerca". La Hack ricorda poi che l’1 aprile scorso gli scienziati sottoposti a cosi’ dura critica avevano inviato il ministro a partecipare al convegno Un passato da salvare, cento anni di ricerca in Italia . "Ma la signora non si e’ presentata, non ha mandato un suo rappresentante e nemmeno un telegramma, come si usa fare, per cortesia, in questi casi. Peccato, se fosse venuta avrebbe imparato tante cose". "Sono davvero sorpreso per questa affermazione - commenta il presidente del Cnr commissariato, ma ancora in sella grazie al Tar, Lucio Bianco -. Sorpreso perche’ alla protesta organizzata dall’Osservatorio della ricerca hanno aderito diecimila tra ricercatori e scienziati. Alcuni sono scesi in piazza a Roma, altri nelle altre citta’, altri ancora firmando l’appello. Fra tutti questi ci sono nomi di indubbia rilevanza nazionale e internazionale: Regge, la Levi Montalcini, la Hack, Salvini, Bernardini, Pacini, solo per citarne alcuni. Come si fa a dire che non hanno fatto scoperte? Sarei tentato di proporre: allora mandiamole i curricola". Il professor Bianco ne approfitta per darci la notizia delle sue imminenti dimissioni. "Ho avuto la soddisfazione di ottenere che gli atti del governo fossero riportati a legittimita’ con la sentenza del Tar contro il commissariamento dell’Ente. Nelle prossime settimane, concluse le mie audizioni parlamentari, non appena verranno approvati i decreti di riforma con gli auspicabili correttivi, rassegnero’ le dimissioni". "Una frase molto, molto infelice", scuote la testa il professor Marcello Buiatti , ordinario di genetica all’universita’ di Firenze. "Nel corso di un confronto durante una trasmissione televisiva la Moratti mi aveva promesso che ci avrebbe ricevuti. Le ho detto che sarei andato a esporle il nostro punto di vista con Rino Falcone, il ricercatore che coordina l’Osservatorio della Ricerca. Non si e’ piu’ sentita". Anche Buiatti lamenta l’assenza del ministro dal convegno storico con cui si e’ voluto dimostrare l’apporto della ricerca fondamentale al progresso dell’industria italiana. "Basti pensare ai contributi di Natta, della Levi Montalcini, di Dulbecco e di tanti altri - sottolinea Buiatti -. Quanto poi all’accusa che gli scienziati contestatori non hanno mai scoperto nulla e’ davvero inaccettabile. Come si fa a ignorare i contributi dati alla fisica e all’astrofisica da personaggi come Salvini, Bernardini, Pacini e Bignami, quest’ultimo cacciato via dall’Asi e fatto emigrare in Francia?". "La Moratti ha ripetuto una frase infelice che spesso ho sentito pronunciare, negli ultimi tempi, da un suo consigliere scientifico - sbotta l’astrofisico Franco Pacini -. Ebbene, rispondo ufficialmente al ministro, ci faccia valutare da un comitato scientifico internazionale, che avra’ l'opportunita’ di spiegarle quale e’ stato il nostro contributo alla ricerca". F. F. M. ____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 5 apr. ’03 Progetto per maggiori professionalita’ LAUREA IN SCIENZE POLITICHE, CREARE UN ALBO PER AVERE NUOVE POSSIBILITA’ DI LAVORO CAGLIARI. Nell’aula magna di viale Fra Ignazio c’e’ stata l’esposizione di un progetto di alcuni laureandi in Scienze Politiche: costituire un albo di Scienze politiche per una maggiore professionalita’ del laureato che soffre la concorrenza dei "cugini" di Economia e commercio e Giurisprudenza. Infatti, mentre chi si laurea in queste due discipline puo’ accedere, dopo aver superato l’esame, all’iscrizione all’albo dei dottori commercialisti e a quello degli avvocati (per non parlare di chi puo’ esercitare la professione di magistrato o notaio), al laureato in Scienze politiche viene precluso uno sbocco protetto. Da qui idea di Emanuele Lai (informatico e laureando in Scienze politiche), Michela Meloni (laureanda), Luca Caschili (laureato) e Giorgio Puddu (master, esperienza nell’export e il sogno nel cassetto di intraprendere la carriera diplomatica). L’uovo di Colombo consiste nella costituzione di un albo in forma privata che consenta agli iscritti, articolati in sezioni secondo l’orientamento e l’indirizzo di studi, di praticare la professione di procuratori nelle controversie arbitrali. Le possibilita’ di sviluppo sono enormi, a giudizio dei quattro: si va dall’attivita’ di rappresentanza nel terzo settore alla gestione della documentazione amministrativa conto terzi. Ma la professionalita’ dello laureato puo’ essere utile a chiunque avesse bisogno di consulenza specialistica in aspetti giuridici, socio-antropologici, storico internazionali. Cosi’ come derimere controversie ancor prima che nascano, tra privati ed enti pubblici o tra enti pubblici. Del resto, l’arbitrato, anche alla luce della nuova normativa, offre potenzialita’ nel ridurre i costi e i tempi per cause civili che rendono la giustizia lenta ed antieconomica. Presto potremmo assistere alla nascita di nuove figure di professionisti, come il procuratore negoziale, il procuratore amministrativo, il procuratore logistico, l’analista sociale, il procuratore gestionale e l’analista economico. Vincenzo Di Dino ____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 3 apr. ’03 SORU: IL SAPERE PRODUCE IMPRESA" Soru (Tiscali) all’universita’ sprona i giovani L’esempio Plastwood: la fabbrica gallurese ha ora 200 dipendenti CAGLIARI. "Per fare impresa oggi serve piu’ la conoscenza dei capitali. Non a caso l’attuale sistema economico e sociale dei paesi sviluppati e’ basato sulla conoscenza. E questa la si apprende solo all’universita’". Lo ha detto il presidente di Tiscali, Renato Soru, intervendendo ieri alla tavola rotonda su ‘Universita’ e impresa: il dialogo c’e’?’, organizzata nell’ambito della tredicesima edizione della Settimana della cultura scientifica e tecnologica. "La ricchezza di un paese - ha continuato Soru - e’ strettamente collegata all’importanza della sua universita’ e alle conoscenze che e’ in grado di insegnare. Peccato che, al contrario di quanto spesso si sente dire in giro, la Sardegna abbia il piu’ basso numero di studenti di tutto il sud Italia. I ragazzi, addirittura, vanno a scuola ancora meno delle ragazze". E a proposito del rapporto universita’-impresa, Soru ha spiegato che ci sarebbe bisogno di piu’ dialogo. "Gli atenei devono dare la possibilita’ di acquisire sempre nuove conoscenze e portare gli studenti a giudicare autonomamente. Dal canto loro, le imprese devono dare all’universita’ gli indirizzi giusti, ma soprattutto in sincronia con l’evolversi dei tempi". Il presidente di Tiscali, quindi, ha ricordato che impresa e’ anche tecnologia e competenze adeguate per confrontarsi con il resto del mondo". Prima di lui, dopo i saluti di rito del rettore Pasquale Mistretta, aveva preso la parola l’assessore regionale all’Industria, Giorgio La Spisa. Il quale si e’ detto amareggiato per la bocciatura, in consiglio regionale, dei finanziamenti (cinque milioni di euro per tre anni) a favore dell’universita’. "Fondi - ha precisato - che pensavo di sottrarre alla mole di incentivi per le imprese. Per le quali, nel 2002, la Regione aveva a disposizione 230 milioni. Ma non mi perdo d’animo. Spero di poter inserire il progetto in qualche altro capitolo della Finanziaria. Del resto l’economia sarda sta dimostrando le capacita’ e la volonta’ di proporsi a livello nazionale ed europeo. Il futuro deve essere quello di un isola che produce reddito. Un futuro dove Regione e universita’ devono fare la loro parte". Per Giorgio Fotia (direttore del servizio Metodi computazionali per l’ingegneria Crs4) scopo del Centro e’ proprio quello di rappresentare un ponte fra ateneo e industria. "E su questa strada, nel corso degli anni, si e’ arrivati a risultati finali in tempi stabiliti. Oltre a offrire garanzie al sistema industriale. Insomma niente e’ stato e sara’ sempre piu’ produttivo del lavoro d’equipe". Edoardo Tusacciu, ideatore della Plastwood (l’azienda di Calangianus che ha creato e venduto in tutto il mondo il gioco del Geomag) ha raccontato la sua storia. Una storia che lo ha visto prima titolare di un sugherificio e lo vede, ora, amministrare uno stabilimento con quasi duecento dipendenti. "Il nostro obiettivo - ha detto senza esitazione - e’ quello di raggiungere i risultati ottenuti dalla Lego. E a poco a poco ci riusciremo. Nel 2000, quando abbiamo cominciato la nuova attivita’, il nostro fatturato e’ stato di tre miliardi di lire, nel 2001 di sedici, nel 2002 di sessanta. Quest’anno contiamo di raggiungere i duecento". Infine ha ricordato che la Plastwood si regge in piedi da sola, senza nessun aiuto regionale. Infine Giommaria Pinna dell’omonima industria casearia di Thiesi, ha ricordato che i rapporti tra la sua azienda e l’universita’ risalgono ad oltre quarant’anni fa. E ancora oggi a Thiesi continuano ad arrivare stagisti che "portano un notevole contributo di conoscenza". ____________________________________________________________ Il Manifesto 5 apr. ’03 LA SCIENZA PUO’ ESSERE VERDE? Ricercatori, scienziati e ambientalisti riuniti in un convegno alla Sapienza di Roma. Vasto confronto di opinioni, su una cosa pero’ sono tutti d'accordo: la ricerca per essere libera da condizionamenti deve essere finanziata adeguatamente dai poteri pubblici LUCA TANCREDI BARONE «Ambientalismo e scienza, nemici o alleati?». Questo il titolo provocatorio dell'incontro organizzato ieri da Legambiente, dall'Associazione Ambiente e Lavoro e dalla neo-rinata rivista Scienza Esperienza (www.scienzaesperienza.it). In una affollata e stretta auletta dell'universita’ La Sapienza di Roma, addobbata da molte bandiere della pace, si sono confrontati, senza risparmiarsi frecciate, scienziati, ambientalisti su tre temi «caldi»: organismi geneticamente modificati esicurezza alimentare, energia e cambiamenti climatici e l'ormai noto «principio di precauzione». Si tratta del primo incontro pubblico dopo l'importante appello di un anno fa, sempre promosso da Legambiente: «contro ogni fondamentalismo, per una scienza alleata dell'ambiente». Un tentativo, inedito in Italia, di allacciare un dialogo fra il mondo degli ambientalisti (tacciati da molti scienziati di «oscurantismo» e di «antiscientismo») e quello degli scienziati, visti spesso con sospetto come dei nemici da combattere. Sugli ogm protagonisti i genetisti Marcello Buiatti, dell'universita’ di Firenze, e Chiara Tonelli, dell'universita’ di Milano. Critico Buiatti sulla rimozione dei genetisti che fingono di ignorare che non e’ possibile controllare completamente il risultato delle operazioni di ingegneria genetica. Per dirla con Mariano Bizzarri, membro del comitato ogm del ministero politiche agricole: «il paradigma della linearita’ e’ inadeguato, bisogna tenere conto della complessita’». Buiatti sottolinea anche il paradosso degli scienziati che difendono gli interessi delle multinazionali, sottovalutando il problema dei brevetti, oggi estesi anche ai processi e ai derivati delle piante del terzo mondo. Tonelli e’ provocatoria: l'agricoltura danneggia l'ambiente, e proprio grazie all'ingegneria genetica («uno strumento come gli altri») si combattono i pesticidi e si migliora l'uso del terreno. Ma nel rovente dibattito che e’ seguito e’ Marcello Cini che suscita l'applauso piu’ fragoroso: non puo’ essere trascurato che il mercato e’ entrato prepotentemente nella scienza. Non solo: «non possiamo confrontare 500 milioni di anni di evoluzione con 20 anni di ingegneria genetica: la selezione darwiniana non e’ finalistica come quella di noi occidentali a caccia di profitto», una risposta a chi diceva che «anche la natura mescola i genomi». Il dibattito si concentra sui danni (eventuali) sulla salute, ma viene toccato solo marginalmente il problema della diminuzione della biodiversita’ e della complessa valutazione di quello che ciascuna modifica genetica puo’ comportare in un organismo complesso. Su una cosa pero’ sono tutti d'accordo: la ricerca per essere libera da condizionamenti deve essere finanziata adeguatamente dallo stato. Piu’ in sordina il dibattito sul contestato tema dei cambiamenti climatici: i due relatori scienziati (il Nobel Carlo Rubbia, commissario Enea, e Guido Visconti, critico dei risultati sul riscaldamento globale) non si sono presentati. Accesissimo invece sul principio di precauzione: e’ Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri, a lanciare piu’ provocazioni al mondo ambientalista. Parlando di farmaci, sottolinea come sia la definizione dei limiti il punto chiave. «Solo i dati consentono di esprimere una valutazione, quindi anche la sperimentazione animale». «Gli sforzi di precauzione devono essere proporzionali al rischio», dice anche. Insomma, pensate prima ai 90mila morti di fumo all'anno che a rischi minori. E poi una stoccata a chi nel mondo ambientalista ammicca alla medicina alternativa (omeopatia, erboristerie): anche a loro dovrebbe essere applicato il principio, con maggiori controlli. Non basta, ce n'e’ anche per l'agricoltura biologica (dove «domina l'ideologia»), sulle cellule staminali («alcuni le impiantano senza criteri su pazienti solo perche’ sono gravissimi»), sulle droghe leggere («fumare cannabis aumenta negli adolescenti il rischio di malattie mentali»). Senza dimenticare di stigmatizzare il silenzio di media e comunita’ scientifica sulla controversa riforma dell'Emea (European agency for the evaluation of medical products) in discussione al parlamento europeo, che porra’ il massimo ente europeo di valutazione dei farmaci sotto la giurisdizione dell'industria e non della sanita’. «Qual e’ il rischio che possiamo valutare e soprattutto che vogliamo accettare?», chiede ancora Bizzarri. «Oggi non si da’ piu’ il tempo di fare e pubblicare gli studi necessari prima di prendere una decisione, e i processi sono piu’ veloci di quello che possiamo gestire. Ma in un mondo in cui i fattori di rischio vanno aumentando e non conosciamo come interagiscano fra loro, perche’ aumentarli inutilmente?» ____________________________________________________________ Il Messaggero 5 apr. ’03 UNIVERSITA’ PRIVATE, IL TEST VALE PIU’ DEL VOTO DI DIPLOMA Dopo la Bocconi, anche alla Luiss l’ammissione avviene a prescindere dal giudizio ottenuto alla maturita’ di ILARIA CONTI Dopo l’esperimento della Bocconi annullato di fatto il peso del voto di maturita’ nei test di ammissione anche alla Luiss. Le prove per l’anno accademico 2003-2004 infatti sono state anticipate alla primavera e si sono svolte ieri in tutta Italia. Non sembra pero’ una prerogativa di questi atenei ma piuttosto un orientamento comune: nel viaggio tra le altre universita’ non statali e statali romane il punteggio finale del liceo e’ sempre meno importante. «Il voto di maturita’ prima contava il 40% che si andava a sommare al 60% del test - spiega il responsabile della comunicazione della Luiss - Ora puntiamo sugli ultimi tre anni di scuola». La prova sara’ uguale per tutte e tre le facolta’ (Scienze politiche, Economia e Giurisprudenza) per un totale di mille posti. Ma c’e’ anche un’altra novita’: gli studenti delle regioni diverse dal Lazio non dovranno piu’ spostarsi a Roma per sostenere le prove. Queste si svolgeranno nei migliori istituti delle regioni di provenienza. Alla Cattolica del Sacro cuore le selezioni avverranno come lo scorso anno i primi di settembre ma il voto di maturita’ conta sempre meno. «Il peso specifico dell’esame di maturita’ e’ stato abbassato gia’ dal settembre 2002 - spiega Giampietro Massacci, coordinatore dei servizi didattici e accademici di Medicina - perche’ abbiamo notato un eccesso di sopravvalutazioni. Prima pesava un 25% ora siamo intorno al 15%». Per medicina oltre al voto finale del liceo tre sono i test da affrontare: cultura generale e religiosa, psicoattitudinale e cultura scientifica. Alla S. Pio V il voto di maturita’ subentra solo nel caso in cui due candidati siano alla pari, anche se le prove rimangono tra la fine di settembre e i primi di ottobre. Diverse le modalita’ per i corsi di laurea in cui e’ richiesta la selezione alla Lumsa, dove il 5 aprile ci sara’ la giornata dell’orientamento. A Scienze della comunicazione chi avra’ un voto di maturita’ compreso tra 90/100 potra’ iscriversi automaticamente mentre per gli altri ci sara’ l’analisi dei curricula degli ultimi tre anni. Per scienze giuridiche iscrizione immediata sempre per chi ha avuto alla maturita’ un voto tra 90 e 100. Per gli studenti rimanenti invece oltre l’analisi dei voti del terzultimo e penultimo anno ci sara’ anche un colloquio con una commissione di docenti. Solo il risultato del test conta infine per l’iscrizione a Psicologia. «E’ piu’ sicuro - afferma Palma Togato, responsabile del centro orientamento - prendere in considerazione non solo il voto di maturita’ ma l’iter liceale». Non molto differente la situazione agli atenei statali. Tor Vergata ha test a numero chiuso per Medicina, Odontoiatria, e le circa 15 lauree triennali di area sanitaria. Le prove si tengono a settembre, lo stesso giorno in tutta Italia, e il voto di maturita’ conta intorno al 10%. «Il voto dell’esame finale non e’ una cartina tornasole - commenta la dottoressa Carla Manfredini, dirigente della divisione studenti - perche’ e’ talmente vario da istituto a istituto». In questo ateneo ci sono anche test di orientamento per altri corsi di laurea come Economia e Ingegneria. Numero chiuso e test a settembre anche a Medicina, Psicologia e alcuni corsi di ingegneria della Sapienza con un peso del voto di maturita’ sempre intorno al 10%. «Il voto e’ importante - spiega Marisa D’Alessio, coordinatore delle case del rettore - perche’ pensiamo che i ragazzi che hanno avuto un bel curriculum devono essere premiati. Pero’ facciamo un orientamento per aiutare anche chi ha iniziato studiare piu’ tardi». E molte sono le azioni formative. Per medicina, da tre anni, circa 80 scuole sono convenzionate con l’universita’ per accedere a test di orientamento e successivi corsi di formazione on-line. Infine Roma Tre: qui ancora non si e’ deciso per quali facolta’ il voto di maturita’ potra’ influire, mentre la giornata dell’orientamento e’ stata anticipata rispetto allo scorso anno e sara’ il 24 luglio. ____________________________________________________________ L’Unione Sarda 5 apr. ’03 MORATTI: «PRONTI 325 MILIONI PER I DOCENTI» Scuola. I sindacati: «Subito la chiusura del contratto» Roma Ammonta a 325 milioni di euro la somma che il Governo mette a disposizione del personale docente. Lo ha detto il ministro dell’istruzione, Letizia Moratti, a margine di un incontro sulla riforma della scuola organizzato dai giovani di Forza Italia. «L’accordo trovato con il ministro dell’economia - ha spiegato il ministro - ci consente di dare al personale docente 191 milioni di euro per l’anno scolastico 2002-2003 e 134 milioni di euro per gli ultimi quattro mesi del 2003, naturalmente stimati e da verificare. Quindi in tutto 325 milioni di euro. A questi - ha proseguito il ministro - si aggiungono 75 milioni di euro, che derivano da economie, da destinare al personale Ata (ausiliario, tecnico e amministrativo) per l’annualita’ 2003 di cui 60 milioni di euro da destinarsi, nell’ambito dell’attuale tornata contrattuale, al trattamento accessorio. Questa somma - ha aggiunto il ministro - potrebbe essere stabilizzata». Alla luce delle dichiarazioni del ministro Moratti, il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo chiede che si faccia subito il contratto della scuola e poi tutti gli altri. Foccillo auspica una rapida convocazione dei sindacati da parte dell’Aran. «Il Governo annuncia, e non e’ la prima volta, che si e’ sbloccata la situazione del contratto scuola: se e’ cosi’ ci aspettiamo una immediata convocazione all’Aran per chiudere la trattativa gia’ avviata e giunta a un punto importante. Sono oltre quindici mesi - ricorda il sindacalista - che il contratto e’ scaduto, sarebbe ora di porre fine a questa telenovela!». Piu’ o meno analoghe le valutazioni di Gian Paolo Patta, segretario confederale della Cgil: «Aspettiamo i fatti concreti per la scuola: non bastano gli annunci del ministro Moratti per dire che si chiude la lunghissima partita contrattuale. Siamo in attesa di una convocazione e di poter vedere concretamente le risorse stanziate». I sindacati ricordano che sinora e’ stata raggiunta solo la preintesa per gli statali e non e’ partita nessuna trattativa, con l’eccezione della scuola. Cgil, Cisl e Uil hanno scritto una lettera ai Comitati di settore responsabili per sollecitare l’avvio della contrattazione nei comparti sanita’, enti locali, enti pubblici, universita’ e ricerca. «Tutto il pubblico impiego - osserva Foccillo - attende da oltre quindici mesi di rinnovare il contratto e rimediare a una penalizzante perdita del potere di acquisto dei salari, un problema che il Governo non puo’ eludere disattendendo il protocollo del febbraio 2002». ____________________________________________________________ Il Sole24Ore 3 apr. ’03 SCUOLA. LA RIFORMA "PROVA" L'ANTICIPO ROMA - Pubblicata sulla "Gazzetta Ufficiale" 77 del 2 aprile la legge Moratti di riforma della scuola, ora scatta l'attuazione. "Tra una quindicina di giorni - ha assicurato il sottosegretario all'Istruzione, Valentina Aprea - dovrebbe arrivare la circolare che consente le iscrizioni anticipate alle scuole dell'infanzia e primaria". Questa, al momento, "e’ l'unica norma che da’ attuazione alla riforma Moratti (legge n. 53 del 28 marzo 2003), mentre per tutto il resto - ha sottolineato l'Aprea - occorrera’ attendere i decreti legislativi, che il Governo dovra’ mettere a punto entro 24 mesi dall'entrata in vigore della legge". Le prossime tappe. Le iscrizioni anticipate alla scuola dell'infanzia e a quella primaria partiranno gia’ dal prossimo settembre. Alle prime classi delle "vecchie" materne ed elementari potranno iscriversi i bambini che compiono, rispettivamente, tre e sei anni entro il 28 febbraio 2004 e che potranno, dunque, cominciare la scuola con sei mesi di anticipo. Resta, pero’, il problema dei docenti di inglese, che dovrebbero essere presenti fin dal primo anno e per i quali occorre trovare la copertura economica. Per rendere operative le altre novita’ contenute dalla riforma, al ministero del l'Istruzione si sta concretizzando l'ipotesi di un maxi decreto attuativo, dalla scuola materna alla media. In ogni caso "il Governo fara’ i salti mortali per consentire l'applicazione della riforma Moratti gia’ dall'anno prossimo - ha assicurato il sottosegretario - ma solo per le prime e le seconde classi della scuola primaria". Per quanto riguarda il secondo ciclo, invece, "il processo dovra’ essere studiato d'intesa con le Regioni e cio’ comportera’ una dilatazione dei tempi. Sono pero’ sicura che anche le Regioni hanno fretta". Tra le novita’ in arrivo, intanto, le valutazioni biennali degli studenti - previste dalla riforma - potrebbero tornare ad avere cadenza annuale. Va evitato il rischio di "deresponsabilizzare gli studenti" ha detto Giuseppe Valditara, responsabile scuola di An, il quale ha presentato un ordine del giorno per rivedere il meccanismo delle "bocciature" biennali. La questione parita’. Il traguardo finale della riforma della scuola "deve riguardare anche gli aspetti economico- finanziari della legge sulla parita’ scolastica". Lo ha detto ieri Antonio Perrone, presidente della Fidae (Federazione istituti di attivita’ educative, cioe’ le scuole paritarie cattoliche), nel corso dell'assemblea nazionale della federazione. "Questo consentira’ a tutti i genitori l'esercizio del diritto primario della liberta’ di educazione - ha spiegato Perrone - cioe’ della libera scelta della scuola per il percorso formativo dei propri figli, come e’ gia’ possibile nella quasi totalita’ dei paesi dell'Unione europea". "Il Governo si impegna a inserire la scuola paritaria a pieno titolo nelle politiche ministeriali", ha risposto il sottosegretario Aprea, che ha ammesso "il fallimento normativo" delle vecchie disposizioni. Il contratto. Resta ancora aperta la questione del contratto. "Entro 10 giorni il Governo dovra’ darci risposte certe sul rinnovo del contratto della scuola" ha detto ieri Luca Volonte’, presidente del gruppo Udc di Montecitorio. Con un'interpellanza urgente al Governo, Volonte’ ha ricordato che "il contratto e’ scaduto da oltre un anno e non si sa ancora nulla sulla ripresa delle trattative che riguarda un comparto che conta circa un milione di dipendenti, il piu’ numeroso del pubblico impiego". ALESSIA TRIPODI ____________________________________________________________ Corriere della Sera 3 apr. ’03 MATURITA’ A PIENI VOTI? META’ TASSE L' Universita’ Cattaneo riserva le agevolazioni alle matricole piu’ brave Il rettore dell' ateneo di Castellanza: investiamo su chi ha spiccate attitudini allo studio Del Frate Claudio VARESE - Tasse universitarie con lo sconto per le matricole che usciranno dalle scuole superiori con voti alti: l' Universita’ «Carlo Cattaneo» di Castellanza ha deciso di attirare ai suoi corsi le leve migliori di licei e istituti tecnici offrendo loro vantaggi di natura economica: il taglio del 50 per cento della tasse per quanti alla maturita’ avranno ottenuto il massimo dei voti. «Abbiamo compiuto una scelta - spiega il rettore dell' ateneo, Gianfranco Rebora - che rappresenta una rivoluzione nel sistema dell' assegnazione degli aiuti. Le borse di studio tradizionali, assegnate con il criterio concorrente del reddito familiare e del merito rimangono. Ma con questo strumento aggiuntivo intendiamo incentivare le iscrizioni di giovani dotati di spiccate attitudini allo studio. La nostra Universita’ ha deciso di investire sui piu’ capaci e sui piu’ volenterosi». Dal prossimo anno accademico gli studenti che alla maturita’ avranno conseguito il massimo dei voti (100/100) potranno usufruire all' universita’ di Castellanza del 50 per cento di sconto sulle tasse d' iscrizione; per chi avra’ ottenuto una valutazione tra i 95 e i 99 centesimi, il risparmio sara’ del 25 per cento; chi presentera’ un diploma con un punteggio tra il 90 e il 94/100 avra’ una riduzione del 12,5 per cento. L' offerta e’ valida per tutti i corsi di laurea organizzati a Castellanza, vale a dire Giurisprudenza, Ingegneria gestionale ed Economia aziendale. Per l' anno accademico in corso le tasse di iscrizione e le rette oscillavano tra i 3.000 e i 3.500 euro. La novita’ introdotta per i nuovi iscritti lascera’ invariate le tradizionali agevolazioni previste dall' Istituto: i sussidi (borse di studio, buoni mensa e cosi’ via) ammontano, a Castellanza, a oltre 800 mila euro, piu’ della meta’ dei quali sono offerti da istituti di credito, aziende e privati in genere del territorio al quale l' universita’ si rivolge. «Ma la nostra offerta di dimezzamento delle tasse - sottolineano i responsabili dell' ateneo - si rivolge a studenti provenienti da tutta Italia: anche le possibilita’ di accoglienza e di residenza all' interno dell' Universita’ si sono molto incrementate e gli ospiti hanno a disposizione supporti moderni per le loro attivita’ di studio». C. Del. ____________________________________________________________ La Stampa 3 apr. ’03 LA SAPIENZA, NIENTE FESTE PER I 700 ANNI Il rettore: siamo contro questa guerra "La Sapienza e’ un´universita’ della pace". L'ha detto senza mezzi termini il magnifico rettore Giuseppe D'Ascenzo. "Non abbiamo mai pensato, nemmeno lontanamente, che la nostra universita’, che la Sapienza, potesse essere favorevole a un conflitto". E ha sottolineato: "Io aborro qualsiasi tipo di intervento bellico. La ragione? Credo che chi in passato abbia vissuto un´esperienza di scontro armato e di morte, si porti dentro di se’ un ricordo indelebile". E allora? Per andare contro la guerra Usa-Iraq nessun festeggiamento per i 700 anni di fondazione della Sapienza. Tutto cancellato. Modificati i programmi dopo i primi bombardamenti. Perche’ ha detto il rettore: "Abbiamo ritenuto che non potevamo festeggiare questa ricorrenza durante un conflitto di sofferenza e di sangue". E con questa decisione, non e’ d´accordo solo D´Ascenzo, ma contro la guerra in Iraq l´intero Consiglio di amministrazione dell´Ateneo ha firmato un documento a favore della pace. Questi 700 anni da festeggiare non passeranno proprio in sordina e alcuni eventi ci saranno: lunedi’ alle 20.30 nell'aula magna a piazzale Aldo Moro, ci sara’ il concerto di Riccardo Muti, finanziato da Comune, Regione e Provincia. Lo spettacolo sara’ trasmesso in diretta da La7 e, nell´universita’ ci saranno maxischermi. Le iniziative continueranno il 10 aprile con l'inaugurazione dell'anno accademico. E poi, verra’ assegnata la laurea honoris causa a Muti, il 15 maggio e al Papa, il 17 maggio. Cosi’ si concluderanno le ricorrenze dei 700 anni. E lo ha spiegato cosi’: "Noi siamo una universita’ che da anni ha come motto: essere l'universita’ della pace" - ha continuato il rettore. - E il motto e’ nato cinque anni fa, quando l'Onu ci ha chiamato per fare un accordo con la Sapienza. Il nostro impegno era partecipare alla ricostruzione delle universita’ della ex Jugoslavia. Kofi Annan mi ha ricevuto a New York. In quell´occasione, sono nate una serie di iniziative che la Sapienza ha sostenuto con forza: e cioe’ di collaborazione con altre strutture universitarie". E D´Ascenzo ha continuato: "Quando ci fu la guerra, tra India e Pakistan, c´e’ stato un incontro tra i rettori delle universita’ indiane e quelle pakistane nell'aula magna della Sapienza. Qui, abbiamo stilato un documento per la pace. E poi - continua il rettore - durante la guerra tra Eritrea ed Etiopia, La Sapienza si era posta come mediatore per la pace e, qualche risultato, era stato ottenuto". Ma nell´immaginario del rettore questo periodo era diverso: "Volevamo lanciare un'immagine della Sapienza a livello nazionale e internazionale in occasione dei 700 anni". D'Ascenzo, infine, ha citato altre esperienze: "Bologna quando ha festeggiato i suoi 900 anni ha fatto una operazione di questo genere". Poi il rettore ha concluso: "I dieci milioni di euro che il governo dovrebbe stanziare per questi festeggiamenti, se mai arriveranno, serviranno esclusivamente per i servizi agli studenti o per qualche mostra scientifica". Infine il rettore ha messo anche i "puntini sulle i" e ha voluto chiarire alcuni punti, tipo accuse rivolte alla Sapienza, per alcune attivita’ che, secondo proteste e documenti, non sono sostegno della pace. Il primo: l'accordo con la Linea Spazio, che riguarda un contratto della facolta’ di ingegneria; secondo: il problema della Banca di Roma e, infine, un corso di scienze politiche che e’ rivolto ai militari. "Lo statuto impone che non si possono fare ricerche che abbiano ricadute militari. E non finanziamo nessuna ricerca di questo tipo - ha precisato il magnifico rettore - . Il collegamento con la linea spazio riguarda radar non militari che vengono usati a livello ambientale e meteorologico. Invece, per la banca di Roma, c'e’ stato un bando ed e’ stata scelta come tesoriera dell'universita’. Infine, per il Master esiste una norma di legge che impone ai militari di seguire dei corsi di tipo giuridico, umano e durante tutta la nostra attivita’ di ricostruzione delle universita’ balcaniche, le forza di pace hanno sempre collaborato con noi". Intanto, fuori dal rettorato, una decina di studenti del Collettivo hanno protestato a voce alta: "Le forze dell'ordine ci hanno bloccato, volevamo salire alla conferenza". Il rettore da parte sua ha pero’ dichiarato di non aver impedito il loro ingresso. Ma gli studenti non si sono placati e hanno annunciato diverse manifestazioni: il 7 aprile dedicheranno una giornata di mobilita’ in tutte le facolta’. L´8 organizzeranno dei forum tematici, mentre il 9 hanno minacciato di assediare il ministero dell'Istruzione. Infine il 10 aprile parleranno di "universita’ militarizzata". DANIELA ASTARA ____________________________________________________________ Corriere della Sera 31 Mar. ’03 TIVU' FAI DA TE ALL' UNIVERSITA' Per guardarla bastera’ collegarsi al sito L' esempio vincente dei giovani di Seattle Tivu’ fai da te all' universita’ CULTURA E TEMPO LIBERO. STATALE / Al via il progetto di alcuni studenti Jesi Carlotta «Riprenditi la banda larga!». Se passate per via Festa del Perdono e vi urlano queste parole, sappiate che non e’ un insulto. Piuttosto un invito a diventare media attivisti, o anche solo spettatori attivisti, della tv d' ateneo che un gruppo di studenti della Statale sta mettendo in piedi. In gran parte futuri storici e filosofi. Che ne sanno di frequenze, bande larghe e palinsesti? Tranquilli. La tv in questione e’ a basso contenuto tecnologico - antenne fatte in casa, un sito Internet e computer portatili muniti di schede per collegarsi al web - e ad alto tasso etico-filosofico. RETE SENZA FILI - «Riprendersi la banda larga vuol dire dimostrare che i gestori telefonici o i grandi network televisivi non sono gli unici a poterla usare per creare colossi della comunicazione. Possiamo farlo anche noi», spiega Michelangelo Secchi, 24 anni, studente di Storia. Il come e’ presto detto: «La nostra tv funzionera’ grazie a una tecnologia wireless: con antenne montate in universita’, creeremo un sistema di trasmissione di dati digitali. Una specie di rete aziendale, senza fili, cui potranno avere accesso tutti i cittadini che si trovano nell' area coperta dai nostri ripetitori». Senza bisogno di pagare il canone e anche stando comodamente seduti in un chiostro dell' Universita’. «Per guardare la tv bastera’ inserire una speciale scheda d' accesso nel proprio portatile e collegarsi al sito www.universitaz.org». IL PALINSESTO - Pero’ non aspettatevi un palinsesto tradizionale: i programmi della prima tv universitaria milanese sono file audio e video con riprese di riunioni, cortei, interviste e cortometraggi che chiunque puo’ inviare al portale universitaz.org. Senza copyright, pena l' esclusione dalla programmazione. «Trasmettiamo solo materiale coperto dalla General Public Licence (Gpl): la licenza che consente di copiare, modificare e ridistribuire liberamente il software open source, ma sempre insieme al suo codice sorgente», precisa Michelangelo che lavora insieme ai ragazzi della Rete universitaria milanese (Rum). Un collettivo studentesco da tre anni impegnato in progetti di autoformazione che per la costruzione della tv wireless si avvale della consulenza dei tecnici del centro sociale Bulk. L' OBIETTIVO - «Vorremmo costruire una rete wireless municipale, aperta a tutti i milanesi, che metta in rete le altre esperienze di radio e tv di strada cittadine», prosegue Michelangelo. Un' utopia? Pare proprio di no. Primo, perche’ all' Universita’ Statale il progetto e’ piaciuto al punto da finanziarlo. Secondo, perche’ una rete municipale come quella che sognano i ragazzi della Rum esiste gia’. A Seattle. O, meglio, a Seattlewireless.net: il sistema di comunicazione senza fili, gratuito e gestito da volontari, che attraverso una rete di antenne di seconda mano montate su tetti e balconi consente a tutti gli abitanti di Seattle di scambiarsi messaggi, musica, immagini. Tre anni fa, quando Matt Westervelt, 29 anni, ha montato il primo ripetitore nel suo salotto, anche Seattle Wireless sembrava un' utopia. Oggi ha migliaia di utenti, compresa l' amministrazione comunale. IL DEBUTTO - Si partira’, dunque, i primi di aprile con tre incontri tecnici, aperti a tutti, per fare un po' di alfabetizzazione sulla tecnologia senza fili. Ma il debutto vero e’ previsto per la prima settimana di maggio quando in Statale verra’ organizzato un grande evento wireless: «Riprenderemo quel che accade in universita’ e lo trasmetteremo in diretta creando dei chioschi in cui si potranno seguire le trasmissioni su un grande schermo oppure prendere in prestito schede d' accesso da infilare nel proprio computer portatile». Che succedera’ dopo la sperimentazione? «Speriamo che la tv diventi un servizio permanente e che altri cittadini seguano il nostro esempio. La nostra rete e’ di tipo orizzontale: ogni altra esperienza di tv, radio o portale d' informazione indipendente puo’ entrare a farne parte ampliando il raggio d' emittenza dei nostri programmi». Carlotta Jesi I cacciatori di reti wireless I WARCHALKER Come si fa a sapere in quali zone della propria citta’ sono state attivate reti wireless? Se siete concittadini di un warchalker, o cacciatore di reti wireless, e’ facile: con un gessetto marchiera’ i marciapiedi, i muri delle case e le strade in cui e’ possibile accendere il proprio pc e navigare su Internet I SEGNI Con l' aiuto del web designer inglese Matt Jones i warchalker hanno creato un vero e proprio codice di comunicazione composto da segni, numeri e lettere. Qualche esempio? )( indica un accesso aperto, 0 vuol dire che esiste una rete wireless chiusa e che bisogna decriptarla per usarla. Info: www.warchalking.org SULLE FREQUENZE «LIBERE» I ribelli dell' etere, dai pionieri bolognesi ai pacifisti E a Milano ci sono gia’ due emittenti di quartiere, No- made Tv e Mosaico Tv Non mancano altri esempi di tv fai da te ovvero tv di strada, microemittenti, semiartigianali e praticamete illegali, che sfruttano frequenze non occupate o «coni d' ombra» dell' etere. Sono spesso lanciate da vicini di pianerottolo e comitati di quartiere, muniti di videocamere e di qualche antenna. LA PRIMA - La prima telestreet, Orfeo Tv (nella foto), e’ nata a Bologna il 21 giugno dell' anno scorso e trasmette sfruttando un buco tra le frequenze di Mtv. La sede dell' emittente e’ un negozietto con vetrina nel centro storico: qui c' e’ la televisione piu’ piccola del mondo, con un migliaio di telespettatori, un trasmettitore da 0.7 watt e un' apparecchiatura comprata in un ferramenta per poco piu’ di 600 euro. LE MILANESI - Sul portale www.telestreet.it, oggi si contano 23 emittenti di vicinato. E, di queste, due sono milanesi: No-made Tv, nata il 15 febbraio nella zona di viale Monza, e Mosaico Tv, venuta alla luce il 22 febbraio, che trasmette intorno a Porta Venezia. E altre seguiranno, come la provocatoria Televeronica che trasmettera’ da Arcore. NOWARTV - «E’ guerra, riaccendiamo il segnale». E’ il grido con cui, il 22 marzo, ha debuttato NoWarTV: televisione satellitare di cui ogni cittadino puo’ diventare «azionista». Questa tv che fa controinformazione sulla guerra e’, infatti, una cooperativa che oggi conta soci come il giornalista Giulietto Chiesa, l' Arci e Banca Etica. Come si fa a vederla? Sul canale 498 di Hot Bird 13°Est - Frequenza 11,199 - polarizzazione verticale - Symbolrate e su Planete - piattaforma Telepiu’ + digitale, canale 35 di Gold Box. Info: www.megachip.info (c.j.) ____________________________________________________________ Repubblica 31 Mar. ’03 ARCHIVI DIGITALI, RISCHIO "VECCHIAIA" Allarme nel mondo per la conservazione dei documenti elettronici memorizzati PAOLA FONTANA Digitalizzare la memoria storica e il patrimonio culturale, con l’intento di tramandarlo intatto alle generazioni future. Questa l’idea alla base del progetto "National Digital Information Infrastructure and Preservation" portato avanti, negli Stati Uniti, dalla Libreria del Congresso, la piu’ grande biblioteca al mondo. Il primo passo in questa direzione ha visto la selezione dei 50 brani musicali piu’ rappresentativi della storia d’America (tra i quali incisioni originali di Miles Davis, Elvis Presley, Ray Charles e Bob Dylan) e ora la Libreria si accinge a fare la stessa scelta con le pellicole cinematografiche. Un progetto encomiabile, anche se, dall’altra parte del mondo, c’e’ qualcuno che la pensa diversamente. Il professor Steven Bird, ad esempio, informatico e linguista dell’Universita’ di Melbourne, ha rivelato che la maggior parte dei documenti digitali creati piu’ di dieci anni fa sono oggi irrecuperabili. I linguisti sono stati entusiasti pionieri del digitale. Attratti dalla grande capacita’ di storage che offrono le piu’ moderne apparecchiature, sono passati con facilita’ dagli appunti manoscritti e dalle registrazioni analogiche, al Cdrom. Salvo ora ammettere di non essere in grado di assicurare che una archiviazione di dati in formato digitale possa durare piu’ di cinque o dieci anni e dimostrare cosi’ una seria preoccupazione verso una potenziale estinzione di circa la meta’ delle 6500 lingue esistenti nel mondo. Da un lato c’e’ la possibilita’ che la memorizzazione su supporti magnetici possa degradarsi nel tempo (un CDROM e’ di per se’ eterno ma, se utilizzato piu’ e piu’ volte, puo’ rovinarsi fino a diventare illeggibile); dall’altro bisogna fare i conti con i nuovi formati multimediali che un domani potrebbero non essere piu’ compatibili con quelli esistenti oggi. Per tutti questi motivi, sono sorte un gran numero di organizzazioni che hanno lo scopo di preservare i linguaggi nel tempo. Tra queste, la Open Language Archive Community, http://www.languagearchives.org, si propone di creare una rete internazionale di archivi digitali basati su Internet, utilizzando formati aperti come l'XLM o Extensible Markup Language, progettati per essere a prova di futuro. La soluzione per i linguisti che sono preposti all’archiviazione dei materiali diventa, allora, quella di aggiornare continuamente i contenuti audiovideo e le immagini in modo che possano essere integrati nei nuovi documenti XLM. Ma l'utilizzo di Internet come mezzo di storage presenta anche dei problemi. Alcune comunita’ indigene, ad esempio, temono che il Web possa creare un accesso non controllato a materiale culturalmente delicato, come le storie sacre, che potrebbero essere sfruttate per scopi commerciali. I linguisti stanno cosi’ pensando di proteggere i materiali piu’ delicati con le tecnologie utilizzate per le transazioni bancarie online. ================================================================== ____________________________________________________________ L’Unione Sarda 1 apr. ’03 TALASSEMIA: LICHERI, «E’ COLPA DEI SARDI SE IL CENTRO E’ A ROMA» Parla Sergio Licheri, direttore dell’Iss «E’ colpa dei sardi se il Centro e’ a Roma» «La Sardegna e’ stata esclusa perche’ non ha fatto cio’ che doveva fare: partecipare alle conferenze Stato-Regioni, farsi vedere, parlare col ministro, proporre. Paghiamo le nostre assenze, le divisioni, l’invidia. Noi quando si decidono le cose non ci siamo. E sa dove siamo? A litigare, a lamentarci». Sergio Licheri, cagliaritano, 59 anni, e’ un dei big della sanita’ in Italia: direttore generale dell’Istituto superiore di sanita’, l’ente che suggerisce al ministro della salute le linee della programmazione sanitaria. Ora e’ anche nel consiglio di amministrazione del Centro di eccellenza per il trattamento delle malattie del sangue e della talassemia. Che sarebbe dovuto nascere nell’Isola, dove c’e’ il maggior numero di talassemici, e invece e’ sorto a Roma. Perche’? «La verita’? La Sardegna non conta nulla perche’ non si fa valere nei posti che contano. Alla conferenza Stato-Regioni, dove sono state prese le decisioni sul centro, la Sardegna non c’e’ quasi mai. Molti amici si sorprendono di tanto lassismo». Le altre regioni si fanno rispettare. O contano altre logiche? «Gli altri alla conferenza Stato-Regioni ci vanno. E si fanno sentire. E vanno anche negli altri posti che contano, per parlare con la gente che conta, proporre. Nei giorni scorsi ero a Cernobbio, c’era gente da tutta Italia, dalla Sardegna nessuno». Invidia a parte, che cosa e’ successo? «Credo che sia stata una decisione meditata da parte del ministro, che, non dimenticatelo, di professione fa l’ematologo e nel suo campo e’ un’autorita’. Evidentemente ha scelto una persona di sua fiducia, professor Mandelli, che presiede il centro». E le competenze scientifiche dei sardi, il fatto che c’e’ il maggior numero di ammalati? «Qui torniamo al discorso iniziale. I sardi in queste cose non sono mai presenti, ci sono solo quando c’e’ da brontolare e da criticare». Lei su questa operazione non poteva far nulla? «Non sapevo nulla. Ho saputo solo quando il ministro degli Esteri mi ha chiesto la disponibilita’ a far parte del consiglio di amministrazione. Dalla Sardegna nessuno e’ venuto a chiedermi se potevo fare qualcosa. Se mi avessero chiamato avrei tentato, mi sarei fatto in quattro, come faccio ogni volta che mi si chiede qualcosa». L’assessore Oppi dice che il ministro Sirchia era possibilista su Cagliari poi ha cambiato idea, vittima - dice - dei poteri forti. «Sirchia e’ una persona corretta, evidentemente ha ritenuto di fare cosi’». Alla Camera e’ stato approvato un ordine del giorno dei parlamentari sardi che impegnava il governo a considerare Cagliari come sede del centro. «Mi meraviglio che non abbiano ancora capito il modo di agire del ministro». Cioe’? «Non e’ un politico, e’ uno operativo, non gli piacciono le botteghe, ma tiene in grande considerazione la conferenza Stato-Regioni dove i sardi, ripeto, non ci sono quasi mai» Si puo’ ancora fare qualcosa? Secondo me no, forse in un secondo momento». Fabio Manca ____________________________________________________________ L’Unione Sarda 4 apr. ’03 TALASSEMIA, ASTE CONTRO LICHERI: «E’ UNO SCIPPO, LA ASL AVEVA FATTO TANTO» «Noi assenti? E’ falso, la verita’ e’ che il Centro di riferimento per la talassemia ci e’ stato scippato». Efisio Aste, direttore generale della Asl 8, replica in modo deciso alle accuse di Sergio Licheri, massimo dirigente dell’Iss, che domenica aveva sostenuto che «se il centro era stato localizzato a Roma e non a Cagliari la colpa e’ del lassismo dei politici sardi». «Innanzitutto ricordo a Licheri che a Cernobbio, dove lui sostiene che non c’era alcun sardo, ho preso un caffe’ con lui e che ero li’ con il direttore generale dell’assessorato alla sanita’ per illustrare il progetto di ampliamento e unione dell’oncologico e del microcitemico. Un progetto che realizziamo, tra i pochi in Italia, grazie a un project financing. Dunque ci muoviamo, nonostante Licheri. Quanto al centro», prosegue, «io e il professor La Nasa ci siamo mossi fin dal 2001 incontrando il professor Lucarelli (nominato direttore) e progettando con lui il centro tanto che la Asl 8 e’ entrata a far parte, assieme a Sirchia, che allora non era ministro, del comitato scientifico. Quando i finanziamenti sono gia’ stati stanziati nella Finanziaria 2001 (70 miliardi) Lucarelli, che doveva fare il centro a Pesaro, viene bloccato dalla regione Marche. A quel punto, assieme all’assessore Oppi, diamo la disponibilita’ della Sardegna. ma improvvisamente salta fuori il professor Mandelli, e viene nominato presidente dal ministro. Insomma, noi abbiamo fatto il massimo, ma la scelta, anzi lo scippo, e’ stato del ministero. Questi sono i fatti». Liviana Viola, presidente dell’associazione talassemici Sardegna, grida allo scandalo. «Non e’ vero che i sardi non hanno partecipato alla conferenza Stato Regioni. E’ vero che il ministro, dopo la rinuncia di Pesaro, non l’ha riconvocata. E non e’ nemmeno vero che i politici sardi sono stati assenti, perche’ ci sono atti formali di consiglieri regionali e parlamentari. Sorprende, invece, il silenzio di Mauro Pili». Come aveva annunciato, Giorgio Vargiu, presidente dell’Associazione sarda per la lotta contro la talassemia, ha inviato una lettera alle massime istituzioni nazionali e regionali per chiedere «che venga riconsiderata la scelta di Cagliari come sede del centro». Dino Sodde, presidente dell’associazione Citta’ della scienza, nata per realizzare nell’isola un istituto di ricerca per la cura del cancro, dell’Aids e della Talassemia, da’ ragione a Licheri: «Siamo un popolo diviso». F. Ma. ____________________________________________________________ L’Unione Sarda 3 apr. ’03 TALASSEMIA: CAMERA INTERROGAZIONE A SIRCHIA SUL CENTRO La scelta di Roma come sede del Centro di eccellenza per le talassemie e’ al centro di un’interrogazione al ministro della Salute, Girolamo Sirchia, presentata dai deputati sardi del centrosinistra Maurandi, Cabras, Carboni, Loddo, Ladu e Soro. I parlamentari ricordano l’esperienza maturata dall’ospedale Microcitemico sul piano della ricerca, della prevenzione e della cura della talassemia, che ha portato a una drastico riduzione della patologia. «Vogliamo sapere le ragioni», scrivono i deputati, «che hanno indotto il ministro a trascurare del tutto quell’esperienza, disattendendo fra l’altro un ordine del giorno che abbiamo presentato in dicembre e accolto dal Governo». Maurandi ricorda che aveva inviato, assieme agli altri deputati sardi dell’opposizione, una lettera alla Regione perche’ intervenisse col ministro. «L’assessore alla Sanita’ Giorgio Oppi s’impegno’ a farlo», riassume Maurandi - ma senza successo. La Regione deve chiarire i suoi rapporti con il Governo, gli impegni che ha ottenuto e le ragioni di una decisione finale che umilia l’esperienza e il prestigio dell’ospedale cagliaritano». Ieri e’ stata presentata un’interrogazione anche al Consiglio comunale. Piero Comandini (Socialisti uniti) se l’e’ presa con le assenze ingiustificate dei politici sardi alla riunione dell’Intesa Stato-Regione che ha definito la scelta di Roma per il nuovo centro di talassemia. ____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 2 apr. ’03 TALASSEMIA:"INGIUSTA LA BOCCIATURA DI CAGLIARI" CAGLIARI. Un appello al presidente del Consiglio e a tutti i ministri e’ stato lanciato dall’Associazione regionale sarda per la lotta alla talessemia con l’obiettivo di riconsiderare l’ospedale Microcitemico di Cagliari quale sede del Centro nazionale per il trattamento delle malattie del sangue, e in particolare della talassemia. La scelta del governo, ufficializzata la settimana scorsa a Palazzo Chigi, ha premiato l’ospedale Regina Elena di Roma, che lavorera’ con il San Salvatore di Pesaro attraverso la creazione di una Fondazione, suscitando una raffica di reazioni e proteste in tutta l’Isola, del mondo medico-scientifico ma anche delle forze politiche, per l’esclusione della Sardegna dal progetto. "Una regione - sottolinea il presidente dell’Associazione Talassemia, Giorgio Vargiu - dove esiste la percentuale piu’ alta al mondo di talassemici, oltre che di portatori sani della malattia". Lo stesso Vargiu ricorda che la Sardegna, con l’Istituto Microcitemico del capoluogo, vanta "la piu’ alta esperienza mondiale nel settore, possiede specifiche professionalita’ di indiscusso valore e dispone di riconoscimenti scientifici internazionali per l’attivita’ svolta e di ben tre centri per il trapianto di midollo osseo". Il presidente dell’Associazione, che si dice deluso, amareggiato e sconcertato, fa dunque appello a Berlusconi e ai suoi ministri per sanare quella che definisce "una grave ingiustizia" auspicando, qualora la scelta di Roma venisse confermata, che l’ospedale cagliaritano venga "in tutti i casi" coinvolto nella gestione del nuovo Istituto in via di costituzione ____________________________________________________________ Corriere della Sera 2 apr. ’03 DEGENZE A DOMICILIO PER ABBATTERE I COSTI il dibattito sulla sanita' Pontiroli Antonio La spesa sanitaria ha ormai raggiunto livelli insostenibili in Italia e soprattutto in Lombardia, dove i cittadini sono stati da poco chiamati a contribuire al contenimento della spesa, con la reintroduzione dei "ticket". I tentativi di risparmio si rivolgono pero’ anche in altre direzioni, come ad esempio le degenze ospedaliere; da alcuni anni si parla di un' importante riduzione dei "posti letto", e questo puo’ preoccupare i possibili utenti e cioe’ tutti i cittadini. Servono cure a domicilio e letti per i lungodegenti «Per abbattere i costi va ridotta la permanenza media in ospedale» Le procedure diagnostiche e gli interventi curativi, sia medici che chirurgici, richiedono al giorno d' oggi meno tempo di alcuni anni fa; gran parte degli esami puo’ essere eseguita in ambulatorio, le risposte sono molto piu’ veloci di un tempo, e le procedure di cura mediche e chirurgiche si sono perfezionate, per cui il cammino che va dal sintomo alla cura si e’ di molto accorciato. Come risultato, la degenza media ospedaliera si puo’ abbreviare, il che significa che per un solo ammalato da una media di 18 giorni di degenza si puo’ passare a 4-5 giorni; cio’ significa la possibilita’ di curare nello stesso periodo piu’ ammalati di un tempo, e quindi una minore necessita’ di posti letto. Nel frattempo, e cioe’ dal 1.1 1995, e’ entrato in vigore in Italia il cosiddetto sistema DRG (dall' inglese Disease Related Group), cioe’ il sistema di rimborso da parte dello Stato o delle Regioni per gli ospedali (i fornitori di cura) a prestazione (cioe’ per ogni diagnosi di dimissione) invece che a giornata di degenza; se prima di allora un ospedale riceveva un compenso pari alle giornate di degenza di un paziente, da quella data veniva rimborsata solo la prestazione, qualunque fosse la durata della degenza. Da allora, gli ospedali italiani, e lombardi in particolare, sono diventati di un' efficienza prima sconosciuta: i servizi diagnostici hanno lavorato a tempo pieno, i medici dei reparti hanno razionalizzato le pratiche diagnostiche e terapeutiche, gli sprechi (esami inutili o duplicati) si sono ridotti, e il risultato e’ stato una riduzione delle degenze medie da circa 18 a 6-9 giorni. Un insieme di cause (che meriterebbe una trattazione a parte) non consente di raggiungere il vero obiettivo: le degenze medie sono ancora di circa 9 giorni contro i 4-5 necessari per i ricoveri programmati. Come si puo’ risolvere il problema delle degenze improprie e ridurre l' occupazione dei posti letto, e quindi il numero dei posti letto necessari? E' necessario un progetto globale che modifichi il sistema attuale. Da anni si sta studiando la possibilita’ di degenze di nuovo tipo, come le "degenze domiciliari", in cui e’quipes di medici, infermieri, e tecnici delle diagnostiche (radiologia e laboratorio) si recano nelle case delle persone ammalate per visitarle e curarle a domicilio; esiste anche un progetto per le dimissioni protette, in cui gli ammalati, una volta risolto il problema acuto, vengono affidati al medico curante coadiuvato da medici e personale dell' ospedale e assistenti sociali. Queste e’quipes devono pero’ ancora essere costituite ed addestrate. E' infine necessario che la riduzione dei posti letto per acuti sia accompagnata da un aumento delle strutture di lungodegenza. Altrimenti, si rischia di avere in proporzione piu’ letti occupati da degenze improprie, e quindi non si risolve in modo razionale un problema che e’ particolarmente sentito da tutti coloro che si occupano della salute della popolazione, in occasione delle epidemie di influenza e delle complicanze polmonari e cardiache. Antonio E. Pontiroli *clinica medica Universita’ Statale Fine modulo ____________________________________________________________ Repubblica 31 Mar. ’03 NELL’OSPEDALE ELETTRONICO SI CURA MEGLIO Al via l’esperienzapilota del "Carrello intelligente" al San Raffaele di Milano: rendendo possibili una serie di esami e operazioni senza che il degente si muova dal letto, si evitano i traumi degli spostamenti e anche una serie di errori FRANCESCA TARISSI Le nuove tecnologie entrano in corsia e l’idea di un ospedale efficiente e razionale, in grado di avvalersi dell’informatizzazione per portare e mantenere i suoi servizi ad un elevato standard qualitativo, a profitto dei degenti, ma anche del personale ospedaliero, prende finalmente consistenza. E, meraviglia tra le meraviglie, e’ proprio l’Italia ad essere una volta tanto all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei, con un progetto pilota che potrebbe modificare radicalmente il nostro modo di intendere le strutture sanitarie pubbliche, le terapie, i ricoveri e la lungodegenza. Il suo nome e’ DRIVE e sta per DRug In Virtual Enterprise. Si tratta di un programma, frutto della collaborazione e del lavoro congiunto di vari istituti di ricerca, aziende private e universita’, ufficialmente riconosciuto dalla Commissione Europea nell’ambito del Quinto Programma Quadro di Ricerca dell’Information Society Technology. Da alcuni mesi, Drive ha trovato, per cosi’ dire, ospitalita’ all’interno dell’Ospedale San Raffaele di Milano, introducendo per la prima volta nella pratica una serie di innovazioni di non poco conto. Drive, infatti, e’ sinonimo di Carrelli Intelligenti, braccialetti elettronici per i pazienti, etichette informatizzate per i medicinali, sistemi di logistica ospedaliera, Smart Card e riduzione del rischio d’errore. Invenzione originale del Professor Bonini e dell’Ingegner Sanna del San Raffaele, nata da un’esperienza pratica della vita ospedaliera e protetta da brevetti internazionali, il Carrello Intelligente e’ una struttura mobile dotata di congegni elettronici – dal PC, all’elettrocardiogramma, al lettore ottico di codice a barre per fare un esempio – che consente di eseguire una serie di operazioni direttamente presso il letto del degente. Prelievi del sangue, somministrazioni di farmaci od esami di laboratorio, diventano cosi’ passaggi semplici che non obbligano il malato a lunghi trasbordi per le corsie dell’ospedale. Il Carrello riconosce il paziente, legge le prescrizioni della terapia e le indicazioni lasciate dal medico ed evita che possano essergli erroneamente somministrati dosi eccessive di farmaco, se non addirittura sostanze non indicate potenzialmente nocive. I dati del malato sono poi riportati anche sui cosiddetti braccialetti elettronici, che conservano sotto forma di codice bidimensionale tutte le informazioni utili riguardo alle patologie pregresse e in corso e alle eventuali allergie sofferte, consentendo in tal modo una maggiore vigilanza sul decorso della malattia. Quanto alle etichette informatizzate, va detto che la loro utilita’ riguarda soprattutto l’ottimizzazione della gestione dei farmaci e delle scorte presenti nella struttura ospedaliera. Problema non di poco conto quest’ultimo, che e’ stato risolto con l’ausilio delle tecnologie anche presso l’Azienda ospedaliera Bolognini di Seriate, in provincia di Bergamo. Al magazzino, che serve gli 8 ospedali ed un bacino di utenza di circa 350.000 persone, infatti, si sono muniti di terminali elettronici per l’identificazione dei farmaci in grado di tenere sotto controllo la quantita’ presente dei vari medicinali e provvedere al riordino delle scorte sulla base dei dati inviati dai vari reparti sparsi nelle strutture. I risultati? Molta efficienza e pochi sprechi. ____________________________________________________________ L’Unione Sarda 3 apr. ’03 IN MARCIA VERSO CAGLIARI PER “CURARE” LA SANITA’ Il via da Sassari, mercoledi’ tappa in citta’ In marcia su Cagliari per tutelare il diritto alla salute di tutti. Un lungo e colorato serpentone umano attraversera’ l’Isola per rivendicare una sanita’ di qualita’ ad ogni livello. L’iniziativa, promossa da Cgil, Cisl, Uil, dalle federazioni dei pensionati e del pubblico impiego, e’ partita ieri mattina da Sassari e nei prossimi giorni fara’ tappa anche in provincia. Sabato, alle 10, e’ prevista una manifestazione a Ghilarza, lunedi’ ad Ales e infine mercoledi’ prossimo un’assemblea pubblica si terra’ in citta’, davanti agli uffici della Asl di via Carducci. «Vogliamo una maggiore attenzione, da parte di tutti, per i problemi sanitari, - spiega Ivo Zocheddu, segretario territoriale della Cisl - che nella nostra provincia sono davvero seri. Strutture carenti, pochi fondi destinati alle periferie, e’ quindi indispensabile anche un riequilibro delle risorse. Quando si parla di tagli nella spesa sono sempre i piccoli centri a pagarne le conseguenze». Oristano, in particolare, nella classifica stilata dal Sole 24 Ore e’ sprofondata all’ultimo posto. Fanalino di coda con servizi scadenti, macchinari insufficienti e interminabili liste d’attesa. «Alla base di tutto sempre la negligenza di una classe politica lontana da questi problemi, - osserva Pietro Contu, segretario della Cgil. - Regione, Provincia e amministrazioni locali mostrano davvero poco impegno per la sanita’. Ci batteremo poi per l’abolizione dei ticket: si dovrebbero controllare meglio le spese, evitando eccessivi sprechi». Sotto accusa, poi, il funzionamento della Asl, altra nota dolente dopo le polemiche degli ultimi tempi. «Oristano merita un’azienda sanitaria all’altezza della situazione, - ribadisce Angelo Medde, segretario della Uil. - Dirigenti competenti dovrebbero guidare la Asl numero 5, puntando sempre a risultati migliori nell’interesse del cittadino». Invece grossi debiti, strutture private in crisi, con stipendi non pagati o pagati solo in ritardo ai dipendenti. «La sanita’ deve rivolgersi alla cura dei pazienti, - aggiunge Bruno Calabro’, segretario di categoria della Uil. - Non e’ pensabile gestire la sanita’ occupandosi esclusivamente di lavori pubblici». Una situazione difficile che per le fasce piu’ deboli diventa quasi drammatica. «Siamo noi pensionati a risentire maggiormente di questa crisi, - interviene Giampaolo Lilliu, (Federazione pensionati Cgil). - Abbiamo bisogno dell’assistenza e chiediamo l’approvazione del piano socio - sanitario regionale, con una programmazione complessiva». Ancora si punta su una maggiore valorizzazione del personale che come sottolinea Salvatore Usai, (Federazione dipendenti pubblici Cisl) «mostra grande professionalita’, ma dovrebbe essere messo nelle condizioni migliori per lavorare». L’elenco delle proposte, fanno notare Antonio Muscas (Federazione pensionati Cisl) e Rosa Setzu (Funzione pubblica Cgil) continua con «l’assistenza domiciliare integrata, una maggiore integrazione tra pubblico e privato e un sistema sanitario sempre piu’ capillare nel territorio». Numerosi e ambiziosi gli obiettivi di un’iniziativa, rivolta a tutti: amministratori e semplici cittadini, per una “salute” a 360 gradi. V. P. ____________________________________________________________ Le Scienze 4 apr. ’03 I DANNI DEI RAGGI X Nel lungo periodo, basse dose di radiazioni potrebbero essere piu’ pericolose di esposizioni piu’ elevate Basse dosi di raggi X, come quelle che i pazienti ricevono normalmente sulla sedia del dentista, potrebbero causare danni a lungo termine maggiori di quelli provocati da dosi piu’ elevate. Lo sostengono scienziati tedeschi in uno studio che sembrerebbe andare contro il senso comune, pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences" (PNAS). Gli esperimenti, basati sullo studio di colture cellulari, dovranno essere riprodotti da altri laboratori e poi ripetuti in animali vivi prima che i medici possano pronunciarsi sugli effetti di basse dosi di raggi X negli esseri umani. Il gruppo di ricercatori, guidato da Markus Lobrich dell’Universität des Saarlandes, afferma di aver sviluppato un test in grado di aiutare i medici a rivelare eventuali danni genetici nei pazienti esposti a basse dosi di radiazione, per esempio ai pazienti di tumore sottoposti a radioterapia, a chi si sottopone a radiografie e a chi lavora con apparecchi a raggi X. Lobrich e colleghi hanno esposto colture di cellule umane a diverse dosi di raggi X in laboratorio. Con sorpresa, hanno scoperto che il danno provocato da livelli bassi di radiazione perdurava giorni e settimane piu’ a lungo di quello causato da livelli piu’ alti. Le radiazioni ionizzanti come quelle prodotte dai raggi X possono provocare rotture nei filamenti di DNA. Gli scienziati ritenevano che il corpo si desse da fare per riparare queste rotture con una velocita’ indipendente dalla dose di radiazione. Il gruppo di Lobrich mette ora in discussione tutto questo, ipotizzando che il corpo non riconosca i livelli piu’ bassi di danneggiamento e non si metta in moto per ripararli. ____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 4 apr. ’03 Calcoli renali senza piu’ segreti TALANA, UNO STUDIO SCOPRE IL GENE CHE CAUSA QUELLI DA ACIDO URICO E’ stato individuato nel cromosoma 10 dai ricercatori del Cnr di Tramariglio CAGLIARI. Primi risultati dallo studio dell patrimonio genetico della popolazione sarda a Talana, il piccolo centro dell’Ogliastra: il gruppo di ricercatori ha identificato nel cromosoma 10 la regione in cui si trova il gene responsabile dei calcoli renali. La ricerca e’ stata presentata ieri a Roma dal direttore dell’Istituto di Genetica molecolare del Cnr ad Alghero, Mario Pirastu, nel convegno sui 50 anni del Dna organizzato nella Settimana della cultura scientifica. Il gene che si trova sul cromosoma 10 e’ all’origine di un particolare tipo di calcoli renali, quelli da acido urico. Il gene e’ stato localizzato grazie all’analisi del Dna degli abitanti del Parco genetico dell’Ogliastra, scelta per le sue caratteristiche. Essendo una regione interna i suoi abitanti hanno vissuto a lungo in isolamento diventando vere e proprie isole genetiche preziose per la ricerca. In questo laboratorio naturale senza precedenti si lavora ormai da tempo per ricostruire le basi genetiche di malattie molto comuni, come l’ipertensione, i tumori, la calcolosi renale. Lo studio, che sara’ pubblicato in giugno sulla rivista American Journal of Human Genetics, e’ risalito al gene che predispone ai calcoli renali studiando le caratteristiche genetiche della popolazione. Nell’Ogliastra, infatti, la diversita’ genetica e’ ridotta a causa dell’alto numero di matrimoni tra consanguinei, della stabilita’ della popolazione e dell’isolamento geografico. Talana poi e’ un’unica grande famiglia. E’ stato cosi’ ricostruito l’albero genealogico di tutti i suoi 1.200 abitanti dal 1.600 ad oggi, scoprendo che il paese ha avuto origine da una decina di coppie di fondatori. Negli ultimi secoli i matrimoni sono avvenuti soprattutto all’interno del paese (90 per cento) e all’interno della stessa famiglia (40 per cento). Dallo studio epidemiologico condotto a Talana e’ poi risultato che in un’alta percentuale di persone con calcoli renali la malattia era ricorrente all’interno della stessa famiglia. Ecografie e analisi hanno permesso una prima identificazione delle persone con calcolosi renale, quindi l’albero genealogico ricostruito grazie agli archivi parrocchiali ha permesso di selezionare le persone da sottoporre ad analisi genetica. Grazie a questo test e’ stata cosi’ individuata la regione del cromosoma 10 in cui si trova il gene che predispone ai calcoli renali da acido urico. ____________________________________________________________ Le Scienze 3 apr. ’03 LE CELLULE DELL’ASMA Sono le NKT dei polmoni, coinvolte nella regolazione del sistema immunitario Un sottogruppo di cellule del sistema immunitario, fondamentali per lo sviluppo dell’asma nei topi, e’ stato identificato da ricercatori del Centro Medico dell’Universita’ di Stanford. Gli scienziati ipotizzano che una persona che possiede troppe cellule di questo tipo nei polmoni, o le cui cellule si attivano piu’ facilmente, possa presentare un rischio maggiore di sviluppare il disturbo. L’eliminazione selettiva di queste cellule, o l’interferenza con la loro attivita’, potrebbe un giorno permettere ai medici di guarire o di prevenire l’asma. “Siamo stati molto sorpresi - ha spiegato Dale Umetsu, pediatra e immunologo - della chiarezza con cui i topi presentavano l’asma o meno a seconda se possedessero o no le cellule NKT (natural killer T)”. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla versione online della rivista “Nature Medicine”. Gli scienziati hanno scoperto che i topi privati della capacita’ di produrre cellule NKT resistevano a tutti i metodi usati di solito per indurre l’asma. Nessuno presentava sintomi di iperreattivita’ delle vie aeree, che invece si presentava quando i normali topi usati per il controllo venivano esposti alle stesse combinazioni di particelle irritanti, o antigeni. I risultati sono stati confermati da esperimenti su differenti topi, tutti mancanti delle cellule NKT, con differenti antigeni e differenti protocolli. L’asma e’ causata da un tipo di risposta immunitaria, inappropriata e aggressiva, all’inalazione di sostanze irritanti. Ma questa risposta da sola non e’ sufficiente a indurre l’asma. Il tentativo di Umetsu e colleghi consisteva nel trovare l’anello mancante della catena. ____________________________________________________________ Le Scienze 3 apr. ’03 I PRIONI COME STRUMENTI PER LE NANOTECNOLOGIE Le proteine formano fibre isolanti che vengono poi rivestite di metallo conduttore Le stesse caratteristiche che rendono le proteine ripiegate in modo difettoso, come i prioni, cosi’ pericolose nei disturbi neurodegenerativi potrebbero essere d’aiuto nel realizzare strumenti per la fabbricazione di circuiti elettrici su scala nanometrica. Lo affermano alcuni ricercatori in un articolo pubblicato sulla versione online della rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences" (PNAS). Scienziati che lavorano al Whitehead Institute for Biomedical Research di Boston e all’Universita’ di Chicago affermano di aver usato le fibre, resistenti e autoassemblanti, formate dai prioni come supporto su cui depositare particelle d’oro e d’argento conduttrici di elettricita’, creando cosi’ cavi elettrici molto piu’ sottili di quelli che e’ possibile realizzare con i normali metodi meccanici. La costruzione di microcircuiti o apparecchi a nanoscala e’ una delle mete piu’ ambite nel campo delle nanotecnologie. Fabbricare i circuiti e’ molto difficile, e inoltre gli apparecchi necessitano di cavi nanometrici per condurre l’elettricita’. Finora la produzione di massa di questi cavi e’ stata un ostacolo per i ricercatori. La produzione di computer, di congegni ottici o di apparecchi biomedici molto piccoli potrebbe aprire nuovi orizzonti all’informatica e alla medicina. ____________________________________________________________ Il Messaggero 5 apr. ’03 POCHI I FARMACI A MISURA DI BAMBINO Il novanta per cento delle medicine viene sperimentato soltanto sugli adulti di ALBERTO OLIVERIO L’ORGANIZZAZIONE Mondiale della Sanita’, in un convegno che si e’ appena concluso a Roma, ha affrontato tra diversi problemi anche quello della medicina dell'infanzia. Trattandosi di un'organizzazione che guarda al mondo intero ci si e’ occupati, com'e’ ovvio, dei gravi problemi che riguardano la condizione infantile nei paesi in via di sviluppo, problemi che hanno a che vedere soprattutto con la denutrizione e le malattie infettive: ma e’ stato sollevato anche un tema che riguarda i paesi industrializzati, vale a dire quello di farmaci piu’ adatti ai bambini. I farmaci che vengono prescritti ai piccoli, quando ovviamente sono necessari, sono nella quasi totalita’ dei casi dei farmaci somministrati in dosi pediatriche, vale a dire piu’ ridotte rispetto a quelle per gli adulti: generalmente le dosi tengono conto del peso corporeo e dell'eta’ del bambino in quanto cio’ che funziona in una persona grande avrebbe effetti tossici in un piccolo. Tuttavia il criterio delle dosi piu’ basse e’ abbastanza generico: in primo luogo perche’ il metabolismo infantile e’ differente rispetto a quello di un adulto o di un anziano, in secondo luogo perche’ molte malattie dell'infanzia hanno caratteristiche proprie. Vi sono infatti malattie che colpiscono solo o prevalentemente i bambini in quanto i grandi sono ormai immunizzati a disturbi, soprattutto del metabolismo, che si rivelano nell'infanzia, come le intolleranze per alcuni cibi, l'incapacita’ di metabolizzare alcuni costituenti dietetici e via dicendo. Alcune di queste malattie metaboliche, come l'incapacita’ di assimilare alcuni aminoacidi o alcuni zuccheri, possono indurre danni permanenti se non vengono individuate e curate per tempo. Ma vi sono anche altre malattie che colpiscono i bambini, soprattutto nei paesi industrializzati, a causa del moltiplicarsi di inquinanti e di sostanze che sensibilizzano l'organismo: si tratta delle allergie e delle forme asmatiche che in alcuni paesi colpiscono una larga percentuale della popolazione infantile. Quali sono i motivi per cui i farmaci per l'infanzia non sono sviluppati a sufficienza? Un primo motivo e’ culturale ed e’ legato a un antico stereotipo, quello di guardare al bambino come a un adulto in scala ridotta: si tratta di uno stereotipo che, per quanto riguarda il comportamento, e’ stato combattuto dalla psicologia che ha dimostrato che i bambini non sono adulti in miniatura ma hanno una mente diversa. Anche per quanto riguarda la fisiologia e la patologia i bambini sono tutt'altro che piccoli adulti ed e’ quindi necessario un cambiamento di filosofia che, nel caso dei farmaci, affermi l'unicita’ e la peculiarita’ dei piccoli. Vi sono pero’ anche altri motivi all'origine di una scarsa attenzione verso il settore della farmacologia infantile: in primo luogo il mercato, malgrado l'emergenza di alcune patologie nuove come nel caso delle allergie, e’ decisamente piu’ ristretto e quindi meno attraente in termini di ricadute economiche rispetto a quello che si rivolge agli adulti. In secondo luogo, la sperimentazione dei farmaci sui bambini pone una serie di problemi di non facile soluzione, almeno per gli standard richiesti attualmente. In alcuni paesi, tuttavia, si sta prendendo coscienza di questa questione e la sperimentazione pre-clinica ne tiene conto: ad esempio, si richiede che alcuni farmaci rivolti all'infanzia non vengano sperimentati soltanto su animali adulti o in eta’ tardiva, come generalmente avviene per la maggior parte dei farmaci. Resta pero’ il fatto che il maggiore cambiamento deve riguardare la nostra mente e l'opinione pubblica: l'organismo infantile deve essere considerato per la sua unicita’ e gli enti preposti alla sanita’ pubblica devono esercitare pressioni perche’ l'industria consideri le diverse necessita’ dell'infanzia. Un problema etico degli anni scorsi e’ stato quello dei farmaci "orfani" in quanto privi di un mercato soddisfacente: il problema etico dei prossimi anni sara’ anche quello di un'infanzia "orfana" di farmaci. ____________________________________________________________ Le Scienze 2 apr. ’03 HIV: DUE VACCINI SONO MEGLIO DI UNO Si attende ora il via libera alle sperimentazioni su esseri umani I colossi farmaceutici Merck e Aventis Pasteur hanno deciso di combinare i loro vaccini sperimentali contro l’HIV in un unico prodotto. Esperimenti sulle scimmie mostrano che il vaccino combinato sembra funzionare meglio delle strategie che le compagnie avevano osservato separatamente durante trial clinici sugli esseri umani. “Sono stati i dati sperimentali a guidarci” ha affermato Emilio Emini, che guida il programma sui vaccini HIV della Merck a West Point, negli Stati Uniti. La Merck e l’Aventis Pasteur, quest’ultima di Lione, in Francia, hanno sviluppato entrambi vaccini contro l’AIDS che fanno aderire i geni dell’HIV all’interno di virus innocui. Emini spiega come la Merck abbia scoperto, contrapponendo fra loro diverse combinazioni di vaccini durante studi sulle scimmie, che il proprio vaccino basato sull’adenovirus provocava forti risposte immunitarie se accoppiato con una dose massiccia del vaccino dell’Aventis. Ora si attende il via libera della commissione di controllo degli Stati Uniti per effettuare test clinici sugli esseri umani, che potrebbero cominciare nei prossimi mesi. Emini e colleghi hanno presentato i loro risultati nel corso di un convegno sull’AIDS che si e’ svolto a Banff, in Canada, dal 29 marzo. ____________________________________________________________ Il Messaggero 5 apr. ’03 ALLERGIE: UN SITO DEL CNR Allergie, la mappa del polline adesso e’ in Rete In tempo reale segnalate le zone “a rischio" di ROSSELLA CRAVERO ROMA - Una pasticca divisa a meta’, un cucchiaio di sciroppo non troppo pieno, il contagocce che ne fa scendere un po’ meno della dose raccomandata agli adulti: ecco come spesso si arriva ai farmaci per bambini. Tra tutti i medicinali esistenti solo il 10 per cento sono espressamente testati e studiati per i piu’ piccoli. Per il resto ci si affida ad una posologia ridotta in base al peso corporeo. Anche se la tenera eta’ non lo farebbe supporre i dati dicono che sei bambini su dieci prendono medicine e che le reazioni indesiderate in loro sono quattro volte superiori. «Che non ci siano prodotti mirati per i bambini — commenta Pier Luigi Tucci, presidente della Federazione medici pediatri — e’ un problema generale in quanto l’industria farmaceutica privilegia la realta’ dove la patologia investe grandi numeri e questo fortunatamente per i bambini non succede. E non bisogna dimenticare anche la difficolta’ di condurre la sperimentazione sui piu’ piccoli. La mancanza di farmaci studiati appositamente per i bambini porta in generale a ridurre la quantita’ della somministrazione, considerando il bambino un piccolo adulto, mentre non si tiene conto che il bambino e’ un individuo in crescita, con una catena metabolica diversa dall’adulto che comporta una capacita’ di smaltimento dei medicinali diversi. Da qui l’importanza per noi pediatri di avere dei prodotti mirati che ci diano la tranquillita’ della prescrizione». La legge vigente infatti consente ai medici di prescrivere ai bambini anche farmaci non registrati appositamente per loro, se la situazione lo richiede. E’ vero pero’ che alcuni prodotti vengono cosi’ somministrati senza una specifica indicazione sul dosaggio ottimale rischiando di andare incontro a possibili effetti collaterali. E questa volta e’ stata l’Italia a muovere i primi passi. E’ uscita proprio in questi giorni una guida, voluta dal ministero della Salute nell’ambito del programma di farmacovigilanza, per consentire un uso razionale di quei farmaci per cui e’ disponibile una documentata evidenza terapeutica in eta’ pediatrica. Quattrocento sono i principi attivi superstiti «sufficienti a rispondere a tutti i bisogni terapeutici dei piu’ piccoli», commenta Maurizio Bonati, direttore del Laboratorio per la salute materno-infantile del Mario Negri di Milano che ha coordinato la realizzazione della Guida. Intanto gli errori piu’ grossolani che si commettono nei confronti dei bambini — spiega Luciano Caprino ordinario di farmacologia all’universita’ La sapienza di Roma — «e’ quello di somministrare gastroprotettori, gli antinfiammatori, come la nimesulide, o alcuni chemioterapici che sono addirittura vietati sotto i 5 anni». Avere dei farmaci non testati per i bambini e’ una realta’ che coinvolge tutti i paesi europei tanto e’ vero che pochi mesi fa la stessa Commissione Prodi aveva lanciato l’allarme. «Ci si dimentica spesso dei bambini — aveva ammesso il commissario europeo per l’industria Erkki Liikanen, deciso a intervenire - per adeguare i vecchi prodotti medicinali e prevedere per l’industria incentivi di natura economica in modo da ottenere cure ottimali anche per i piu’ piccoli». E negli usa gia’ sono corsi ai ripari. Dal ’97 alle societa’ farmaceutiche alla fine dei 10 anni, il tempo di esclusivita’ per la distribuzione di un medicinale, viene accordata una proroga di altri 6 mesi di esclusivita’ con l’impegno di destinare parte degli introiti nella ricerca su farmaci pediatrici. Il metodo ha gia’ dato i suoi risultati: 400 sono stati gli studi effettuati da cui sono derivate 20 applicazioni specifiche per l’infanzia. ____________________________________________________________ Le Scienze 2 apr. ’03 L’OMEOPATIA NON E’ MEGLIO DEL PLACEBO Il 15 per cento di chi soffre di asma fa uso di rimedi omeopatici I rimedi omeopatici, spesso usati per migliorare la qualita’ della vita dei bambini che soffrono di asma, non sarebbero meglio del placebo. Lo afferma uno studio della British Medical Association, basato su trial clinici comparativi, effettuato su un gruppo di 93 bambini reclutati da cinque strutture del Somerset, nell’Inghilterra sud-occidentale. I bambini, fra i 5 e i 15 anni di eta’, soffrivano di asma moderata, che veniva trattata in modo usuale mediante inalazioni. Alcuni omeopati esperti, con lunga esperienza nel campo, hanno fornito ai bambini rimedi omeopatici addizionali in diverse sessioni nel corso di un anno. A meta’ dei bambini, al posto dei rimedi omeopatici, sono stati somministrati dei placebo, senza che ne’ i bambini ne’ gli omeopati sapessero chi li riceveva. All’inizio del trial e dodici mesi dopo, sono stati fatti compilare dei questionari di validita’, progettati specificamente per indagare la qualita’ della vita dei pazienti. L’analisi dei risultati non ha fornito prove che l’omeopatia avesse avuto un impatto misurabile sulla qualita’ della vita. La gravita’ dei sintomi si era ridotta nei bambini che avevano fatto uso di rimedi omeopatici, ma non a un livello significativamente maggiore rispetto al placebo. Gli autori stimano che, in Gran Bretagna, i rimedi omeopatici vengano usati dal 15 per cento dei bambini sofferenti di asma, ma concludono presentando forti dubbi sulla loro efficacia. Lo studio e’ stato pubblicato sulla rivista “Thorax”. ____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 5 apr. ’03 DIMEZZATO IL RISCHIO DI TROMBOSI VENOSA Determinanti le nuove scoperte sull’eparina MILANO. Una assoluta novita’ terapeutica dimezza il rischio di trombosi venosa rispetto ai farmaci finora utilizzati. Se ne e’ discusso oggi a Milano nell’ambito di’Piastrine 2003’, il piu’ importante appuntamento internazionale che si svolge in Italia sul tema della trombosi e delle terapie per curare le malattie cardiovascolari. «In tutti i Paesi occidentali - ha affermato il presidente del congresso milanese, Pier Mannuccio Mannucci, direttore del Centro per l’Emofilia e la Trombosi dell’Universita’ di Milano - queste patologie costituiscono il killer numero 1: in Italia interessano ogni anno 500 mila persone di cui 100-150 mila muoiono o restano gravemente invalide». In questo ambito la malattia tromboembolica venosa e’ una delle piu’ comuni, anche se e’ difficile avere dati precisi su di essa perche’ molto spesso e’ silente e non da sintomi per anni. Essa diventa invece molto frequente in conseguenza di interventi ortopedici: compare nel 54% dei casi di chirurgia dell’anca, nel 48% delle fratture d’anca e nel 64% delle protesi del ginocchio. Percentuali che vengono ridotte rispettivamente al 16%, al 27% e al 31% se all’intervento segue un trattamento con eparina a basso peso molecolare. Da oggi un grande passo avanti viene proprio dall’ ultima evoluzione di un farmaco a base di eparina: si tratta di una eparina di sintesi, quindi non estratta da organi di maiale - il che ne limitava l’ utilizzo per i fedeli di alcune religioni - ma realizzata artificialmente a partire da cinque molecole di zuccheri. La discussione su questo farmaco si e’ sviluppata perche’ da questi giorni esso e’ disponibile in Italia, somministrabile in fascia H-A, cioe’ in ospedale, a carico del Servizio sanitario nazionale. I risultati dell’utilizzo di questa sostanza (Fondaparinux) sono stati messi in luce da quattro studi clinici condotti in 24 Paesi e in 300 Centri in tutto il mondo. Questi studi clinici - pubblicati su Lancet e New England Journal of Medicine - hanno reclutato 7344 pazienti (meta’ in Usa e Canada, il resto in Europa, America latina, Sudafrica e Australia) sottoposti a interventi di chirurgia ortopedica agli arti inferiori. Nel prevenire la trombosi hanno dimostrato una efficacia superiore del 55% rispetto alla tradizionale eparina a basso peso molecolare. Se i risultati pubblicati degli studi sul nuovo farmaco riguardano per ora solo la sua efficacia nella prevenzione del tromboembolismo susseguente a interventi di chirurgia ortopedica, fra poco saranno noti anche quelli riguardanti il suo utilizzo dopo interventi di chirurgia addominale. Gli esperti hanno pero’ fatto notare che, essendo il farmaco somministrabile solo in ospedale, quando il paziente viene dimesso, dovra’ continuare la terapia con la vecchia eparina a basso peso molecolare. ____________________________________________________________ Repubblica 3 apr. ’03 UNA MEMORIA ELETTRONICA PER IL CERVELLO LOS ANGELES L’ingegneria elettronica al servizio della medicina? Sembrerebbe di si dopo la scoperta annunciata nei giorni scorsi. Un ippocampo artificiale, la prima protesi cerebrale al mondo, realizzata da un ingegnere elettronico, sara’ sperimentata in California da Theodor Berger dell’Universita’ di Los Angeles su pazienti che hanno ricevuto danni cerebrali per ictus o colpiti dall’Alzheimer e quindi affetti da perdita di memoria. L’ippocampo e’ la parte piu’ strutturata e ordinata del cervello e anche una delle piu’ studiate e quindi conosciute. Il suo lavoro e’ quello di decodificare esperienze fissandole nella memoria. In pratica il malfunzionamento dell’ippocampo determina in primo luogo l’incapacita’ di memorizzare. In passato sono stati sperimentati con successo elettrodi che stimolano questa parte cerebrale. Il microchip ovvero il cervello elettronico realizzato da Berger e il suo team, dopo dieci anni di ricerca, sara’ prima sperimentato in vitro su un tessuto cerebrale di in laboratorio ratti e poi in vivo sugli animali. Il progetto e’ stato illustrato per la prima volta alla conferenza internazionale di Ingegneria neurale dell’Ieee (Institute of Electrical and Electronics Engineers) che si e’ svolto all’hotel Quisisana di Capri, a marzo. «Qualsiasi elemento artificiale che si possa sostituire al cervello dentro di noi chiaramente solleva questioni etiche», ha commentato l’eticista Joel Anderson della Washington University, « Il cervello non solo agisce sulla memoria, ma anche sul nostro umore, coscienza e conoscenza, parti della nostra fondamentale identita’». Per sviluppare il microchip cerebrale (che nel paziente sara’ sistemato sul cranio e non nel cervello, e’ stato prima progettato un modello matematico che simula il modo di decodificare le informazioni dell’ippocampo. Il microchip comunichera’ poi con il cervello attraverso due elettrodi sistemati nell’area danneggiata. (susanna jacona salafia) ____________________________________________________________ La Stampa 4 apr. ’03 MACULOPATIA SCONFITTA CON LA LUCE CHE GUARISCE ROMA, PRESENTATA LA RIVOLUZIONARIA TERAPIA FOTODINAMICA La Fondazione Bietti: oltre il 75 per cento dei pazienti conserva le proprie diottrie, mentre il 20 per cento recupera tutta la vista. Questa cura abbina il laser ai farmaci e ha gia’ ottenuto l´autorizzazione della Food&Drug Usa ROMA Terapia fotodinamica: la luce che guarisce. I dati resi noti ieri dalla «Fondazione Bietti per la ricerca in Oftalmologia», dopo tre anni di applicazione della nuova cura degli occhi, fugano ogni dubbio. Oltre il 75% dei pazienti sottoposti al trattamento Pdt riescono ad arrestare la maculopatia degenerativa e a conservare le loro diottrie. Il 20% dei pazienti recuperano addirittura la quasi totalita’ dell´acuita’ visiva. Sono le anticipazioni riportate dal professor Mario Stirpe, presidente della «Bietti» (in vista del congresso internazionale su «Miopia e malattie correlate») sulla base di uno studio effettuato su centinaia di pazienti. L´abbinamento tra laser e farmaci, nel quale consiste la nuova terapia, ha gia’ ottenuto l´approvazione della Food and drug administration, l´organismo Usa di controllo sui farmaci. Il principio su cui si basa e’ semplice. Esistono delle sostanze, come la verteporfina, che si trasformano se vengono a contatto con la luce. Raggiunta da un raggio laser debole, che non sviluppa calore, la molecola iniettata produce radicali liberi che aggrediscono la struttura dei nuovi vasi sanguigni distruggendoli. Nella terapia, il farmaco si concentra nelle membrane neovascolari, poi la retina viene irradiata con un laser dosato in modo da attivare il farmaco, senza fotocoagulare la retina circostante, ottenendo cosi’ la chiusura selettiva dei neovasi. Sebbene la Pdt metta d´accordo ora tutta la comunita’ scientifica, non poche perplessita’ accompagnarono i primi studi sul concetto di azione fotodinamica. «La terapia fotodinamica - osserva Stirpe - e’ il primo trattamento farmacologico ad essere ufficialmente approvato nei sistemi sanitari mondiali per frenare l´avanzata della degenerazione maculare dell´anziano. E´ divenuta possibile grazie alla messa a punto della verteporfina, un tracciante fotosensibile che permette l´applicazione di laser a bassa potenza, non termica, con cui eliminare cosi’ i tessuti oculari degenerati, senza danneggiare quelli sani circostanti». La degenerazione maculare retinica dell´anziano e’ nella sua forma piu’ grave dovuta allo sviluppo di vasi sanguigni anomali al di sotto della parte centrale della retina, la macula appunto, dove si concentra proprio la massima acutezza visiva. I pazienti iniziano a perdere progressivamente, in periodi variabili da appena 2 mesi a circa 3 anni, la capacita’ di leggere, di riconoscere i visi, di utilizzare computer, di guidare. La terapia fotodinamica con verteporfina ha dimostrato di poter arrestare la degenerazione, spesso migliorando la visione, nel 67% dei pazienti trattati. Ora lo scopo e’ garantire la massima diffusione della terapia, limitandone al massimo le liste d´attesa. In questi ultimi anni sono state provate decine di terapie, come la radioterapia e la rimozione chirurgica dei vasi sanguigni anormali, ma i risultati ottenuti si sono rivelati lacunosi a medio e lungo termine. Il concetto innovativo della «fotodinamica» e’ quello di chiudere i vasi capillari anormali interrompendo quindi la diffusione di siero e sangue con conseguente stabilizzazione della visione. Questo effetto e’ ottenuto senza danneggiare le altre strutture retiniche normali, contrariamente a quello che accade con la fotocoagulazione laser che brucia i capillari anormali ma anche la retina sana. Questa terapia e’ stata inizialmente sperimentata su animali per valutarne la sicurezza e l´efficacia. Gli ottimi risultati ottenuti hanno portato ad una sperimentazione clinica su vasta scala. La forma umida o essudativa di degenerazione maculare e’ trattabile con la terapia fotodinamica. Non altrettanto la retinopatia diabetica, occlusioni (trombosi) venosa e arteriose della retina, forme evolute di degenerazione maculare, corioretinopatia sierosa centrale, degenerazioni maculari su base ereditaria (malattia di Best, Stargardt, Sorsby). Quasi inesistenti le controindicazioni. Solo 2% dei pazienti ha fatto registrare effetti indesiderati, dovuti a reazioni vicino alla zona del corpo in cui e’ stata effettuata l´iniezione o a transitori cali della vista e a temporanee reazioni alla luce solare. I team di ricercatori della «Bietti», sostenuti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, illustreranno nel convegno mondiale del 24-27 settembre (patrocinato alla Domus Pacis della capitale dalla Presidenza della Repubblica) gli altri progressi scientifici cui sono giunti applicando la terapia fotodinamica e presenteranno i passi in avanti compiuti nel campo della prevenzione, dell´assistenza clinica e chirurgica e della ricerca clinica nella disciplina oftalmologica.