LA LEZIONE DI CARLI: RIFORME PER CRESCERE LA LEGGEREZZA DELLA SAPIENZA DA MILANO A CATANIA? I CORSI UNIVERSITARI PIU’ ECCENTRICI RISCHIO CHIUSURA PER UNIVERSITA’ LAZIO SENZA AUMENTI PER STIPENDI DA MURST COMMISSARIATI CNR, ASI E INMF «POCA RICERCA PER LE AZIENDE ITALIANE LA RICERCA CORRE SE C'E’ IMPRENDITORIALITA’ UE INVITA A INVESTIRE IL 3% DEL PIL IN RICERCA «PIU’ FINANZIAMENTI PER CONCORSO» CENTO RICERCATORI "PARCHEGGIATI" ALLA SAPIENZA FUGA DI CERVELLI, UN MALE ANTICO SI ALL’ELETTRODOTTO SARDEGNA-PENISOLA CONSIP:FRENO PER LA RICERCA... ONOREVOLI SUL LETTINO DELLO PSICANALISTA ================================================================== NON RICOVERATEMI IN UN' AZIENDA CONTRATTO INFERMIERI CONTESTATO DAL NURSIND SANLURI: LA ASL SI FA IN TRE “L’ATTIVITA’ FISICA COME PREVENZIONE DI MALATTIA E MEZZO TERAPEUTICO” MIRACOLI, NEL MAGAZZINO DELL' INSPIEGABILE «TROPPI MENDICANTI, BASTA CON L' ELEMOSINA» PRONTO SOCCORSO: «LA TRISTEZZA E’ LA MALATTIA DELLE FESTE» DNA, VINCITORI E VINTI DI UNA RIVOLUZIONE NUOVA SFIDA DELLA SCIENZA: LA CARTA D' IDENTITA’ GENETICA CON LA MINISONDA DENTRO LA MANDIBOLA QUANDO IL TRAPIANTO TRASMETTE IL TUMORE ECCO IL GENE INTERRUTTORE FA DIMAGRIRE SENZA DIETA" LA POLPA DEI DENTI DI LATTE E’ UNA MINIERA DI STAMINALI ORA L'AUTISMO HA MENO SEGRETI ================================================================== _________________________________________________________ Il Sole24Ore 24 apr. ’03 LA LEZIONE DI CARLI: RIFORME PER CRESCERE LA COMMEMORAZIONE ALLA Luiss Fazio e D’Amato ricordano l’ex Governatore i cambiamenti strutturali ineludibili oggi come allora «E cruciale riattivare lo sviluppo» «Innovare e’ una strada a senso unico» ROMA. Riattivare La crescita economica e affrontare il nodo delle riforme di struttura "ora ineludibili» sono questi gli imperativi da osservare per superare la fragilita’ e i limiti del sistema economico italiano che Guido Carli aveva individuato gia negli anni Settanta. Cosi’ il Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha attalizzato l'eredita intellettuale di Guido Carli, protagonista di quasi cinquant' anni di vita economica italiana (ebbe responsabilita’ dirette di governo dell'economia dal 1945 al 1992> di cui ieri, alla presenza del capo dello Stato, si commemorava il decennale della scomparsa presso l'universita’ Luiss. Una cerimonia in grande stile, con relatori di prestigio come il rettore Adriano De Maio, una platea affollatissima nonostante le festivita’ e la presentazione da parte del ministro Gaspari del francobollo commemorativo in onore di Carli. Oggi ha spiegato Fazio e’ cruciale riattivare la crescita: nel contesto della globalizzazione, gli indirizzi e le strategie sono piu’ complessi che nel passato: gli scritti e l’opera di Guido Carli possono ancora aiutarci. Ma «il tema delle riforme di struttura, fattesi ora ineludibili ha sottolineato il Governatore puo’ essere considerato uno sviluppo delle analisi sulle fragilita’ e sui limiti del nostro sistema, lucidamente diagnosticati da Carli negli anni Settanta. L'innovazione, la competitivita’ la produttivita’, il ruolo del nostro apparato produttivo a livello internazionale sono temini correnti costantemente nelle relazioni della Banca. Secondo il numero uno di via Nazionale, la mancanza del pensiero di Carli si fa sentire «in questa fase in cui e necessario procedere a una ricostruzione di equilibri, condotte e norme tra Stati, per la distensione e la pacifica convivenza a livello internazionale. Un momento ha commentato Fazio nel quale l'Europa dovrebbe svolgere un ben diverso ruolo. Nel suo intervento Fazio ha abbozzato il profilo di Carli Governatore della Banca centrale (il suo fu il governatorato piu’ lungo: duro’ quindici anni, dal 1960 al 1975). E ne ha evidenziato le doti di civil servant, la cui visione politica ben definita non entro’ mai in conflitto con l'obbligo di servire lo Stato: «Carli era guidato da una visione liberale, non liberista attenta anche ad aspetti di coesione sociale, senza confusione con visioni giustificatrici di sperperi e parassitismi. In alcuni momenti ha ricordato Fazio, era stato pessimista come in occasione della nazionalizzazione delle imprese elettriche. Ma non manco’ mai di lealta’ verso lo Stato, come quando promosse. coinvolgendo le filiali della Banca, un approfondimento dei temi della programmazione che il Governo dell'epoca intendeva avviare e che contrastava con la sua visione». Il Governatore ha ricordato anche che dopo la violenta crisi economica del 1974 Carli aveva definito «atto sedizioso» l'eventuale rifiuto di finanziare lo Stato «nonostante che tale finanziamento potesse coartare il mercato e prolungare l'inflazione» (il riferimento e’ all'accordo con il Tesoro per il quale la Banca d'italia accetto’ di finanziare in maniera residuale le emissioni di titoli di Stato, ndr). «L'atteggiamento ha spiegato Fazio non va letto quale segno di acquiescenza a politiche inflazionistiche, ma come il pensiero di un uomo di Stato che, conscio di esercitare una delle attribuzioni fondamentali dell'assetto istituzionale, riconosceva l’ultima istanza, dirimente, nella volonta’ sovrana del Parlamento». Con altrettanta chiarezza, Fazio ha rivendicato tra le eredita’ di Guido Carli anche l'opera svolta per dare piena autonomia alla Banca d'Italia e il fatto che via Nazionale deve a lui la sua trasformazione in moderna banca centrale: «Muovendo da una visione della Banca d'Italia quale magistratura economica. iscritta nella Costituzione materiale del Paese, Carli rafforzo’ la Vigilanza, avvio’ il processo volto a ridurre la dipendenza della regolazione della base monetaria dalle esigenze di finanziamento del Tesoro, promosse con tenacia e lungimiranza la ricerca economica e quella istituzionale. Oggi, aggiunge il Governatore, «a molti decenni di distanza, la Vigilanza ha assunto un rilievo non piu’ comparabile con quello dei tempi di Carli. Ma il seme gettato allora ha dato frutti in abbondanza. La coerenza e la solidita’ intellettuale, la chiara visione dei fini erano per lui precondizioni del ben meritare. Sono principi ha concluso Fazio, rispondendo alle recenti critiche rivolte alla Banca d'Italia in qualita’ di arbitro del sistema creditizio dai quali non distoglie la virulenza, che emerge di tanto in tanto. di consolidati interessi di parte che pretendono di apparire come interessi generali». Alle sollecitazioni a metter mano alle riforme di struttura venute da Banca d'italia e Confindustria (si veda articolo qui a fianco) ha risposto implicitamente il premier Silvio Berlusconi. che da Porto Rotondo ha puntualizzato: «Sulle il forme il Governo non si e’ mai fermato Non c'e’ un solo punto del nostro programma che non sia state incardinato. Poi, ci sono i tempi parlamentari da rispettare. Tutto e’ m movimento ha concluso e ci stiano adoperando per riformare anche la forma di Governo, la Corte costituzionale, il Senato. Il nostro programma non e’ mutato... ROSSELLA BOCCIARELLI _________________________________________________________ Panorama 24 apr. ’03 LA LEGGEREZZA DELLA SAPIENZA Ma cosa succede in Italia se un professore dallo sguardo irriverente trascina in cattedra la top model Inna Zobova per parlare di antropologia del reggiseno, se il comico Antonio Albanese discetta di occupazione e lancia una borsa di studio per analizzare i messaggini d'amore sul telefonino? Gli studenti ne fanno subito il loro guru e prendono d'assalto le lezioni, le tv cominciano a spremerlo come un limone, il marketing lo corteggia mentre i colleghi paludati digrignando i denti nervosi. E piu’ o meno quel che e’ capitato a Mario Morcellini 57 anni da Ficulle (Terni) origini operaie e una lista di titoli, accademici e non, lunga una pagina: direttore del Dipartimento di’ sociologia e comunicazione all'universita’ La Sapienza di Roma presidente del collegio dei direttori, fondatore di una decina di laboratori sui media consulente di Rai, Cnr comuni e Ministeri. Per gli accademici Morecellini e’ il docente che sta intaccando il trono di Umberto Eco, glorioso McLuhan di casa nostra ormai un po' in ritirata Per tutti gli altri autori televisivi programmisti registi, giovani scrittori, E anche per un certo pubblico televisivo che lo vede scorrazzare da un programma notturno o all'altro e’ invece il nuovo intellettuale un po' all' americana che non ha paura di confrontarsi con la cultura di massa (< sogghigna e di portare il costume con i relativi simboli e protagonisti dentro l'universita’. Non in qualche eccentrica sede del Dams, ma nella celebrata Sapienza di Roma qui, nel suo studio, tra paperette meccaniche a candelabri in bronzo i padri sacri delle scienze sociali albergano sugli scaffali mentre sulla scrivania c'e’, a mo' di bibbia un'edizione lacera del Gattopardo. Subito severo con l'atteggiamento accademico tradizionale che fatica a rinnovarsi, Morcellini esordisce con Tomasi di Lampedusa > Nel mirino del professore il moralismo e lo snobbismo degli intellettuali che non riescono a riconciliarsi con le veline, le letterine, le telenovelas i superquiz ,'Sono coloro che si sentono minacciati dal mondo della TV e dei Media. Sparano giudizi apocalittici loro stessi sono in crisi. Tutto cio’ che e’ inspiegabile e’ colpa della cultura catodica, soprattutto delle reti commerciali e si nascondono dietro gli stereotipi della TV deficiente o del pericolo di internet. Poveretti un po' li capisco gli ultimi cambiamenti sociali avrebbero i fatto venir l'esaurimento a qualsiasi scienziato. E’ un Pregiudizio culturale un po' francese; quello della , che fa sentire molta superiori a tutti gli altri>> dice Porcellini. Il fatto che ad esserne vittime sono in tanti. _________________________________________________________ Panorama 24 apr. ’03 DA MILANO A CATANIA? I CORSI UNIVERSITARI PIU’ ECCENTRICI La voce si e’ sparsa in fretta soprattutto tra nottambuli: 5 mila euro per disegnare la discoteca ideale. L'idea non era di qualche imprenditore notturno illuminato bensi’ della prestigiosa facolta’ di architettura dell’Universita’ di Venezia. Migliaia i progetti e grande festa con i deejay piu’ gettonati di’ Ibiza. Cosi’ cambia universita’: i e sempio delle le rioni di’ indisciplina» che hanno portato nelle aule di economia e commercio teatro musica e arte, e’ piaciuto e tanti atenei pensano di adottarne il format. Intanto a Bologna sta per partire il primo master in Produzione e cultura della moda, presieduto dalla stilista Alberta Ferretti, mentre a Pisa un corso apre le porte alle indagini sul sentimento, tra filosofia, televisione e scrittori moderni. All'universita’ di Catania si sta tentando invece di conciliare due mondi finora opposti, con il corso di Matematica creativa applicata alla filosofia della comunicazione: scuola, ma anche studenti». E tanti «qiovani» che hanno la presunzione di parlare di giovani, indiscutibile un certo charme di registi come Carmelo Nuccino e Alessandro D'Altan, ma chi descrivono? Pochi trentenni laureati condizionati dalla cultura dei padri. Tutti gli altri non li acchiappano. Sono lontani anni luce dai recinti che tenevano insieme generazioni intere. Di rivoluzioni mediatiche Niccole Morceliini ne ha viste e studiate tante da quando, negli anni 80 un lungimorante Enrico Berlinguer gli chiese di farlo per lui e per il Pci. E le sue conclusioni, nei 2003, sono sconfortanti per il passato ma ottimistiche sul futuro. Prendiamo atto che le persone non socializzano piu’ a scuola o all’universita’, ma attraverso miqliaia di forme di comunicazione dal linguaqgio di Zenga quello delle e-mail sentimentali. Vogliamo cominciare a parlare di valori usando la loro lingua?. E allora via con scoppiettanti iniziative, come lo studio dei messagqini, il laboratorio Mediawar sull'Iraq che non tralascia le pashmine delle inviate, o la popputa Zobova che sale in cattedra, a dispetto di qualche bacchettone, al quale risponde secco: Dai 18 ai 23 anni e’ statisticamente provato che i ragazzi sono stressati dall’arrivo dell'eta’ edotta e sono concentrati sulle loro esperienze erotiche. Perche’ non aprire una finestra su questo mondo? Non vi paiono abbastanza le porte in faccia che hanno ricevuto alle superiori?. Altro colpo d'ascia il cattedratico lo sta abbattendo con i suoi corsi: pochi professori, molti professionisti. 'Fra cui a sorpresa spicca il mezzobusto pettinato Francesco Giorgino: "Nonostante l'aria un po' fichetta, insegna benissimo» dice. Questa universita’ alternativa piace molto anche a un mago dei media come Maurizio Costanzo, con cui Morcellini ha avviato un laboratorio di produzione e programmazione televisiva. Anche lui si rende conto che nessuna ricerca deli'Euresko gli e’ utile quanto il contatto con gli studenti» gongola. Forse un po' inaspettatamente, il modello Morcellini si sta espandendo a macchia d'olio tra tanti altri docenti della Sapienza. A economia e commercio, pei esempio, con la complicita’ di Attilio Celant, nome ha i piu’ prestigiosi dell’universita. Morcellini ha messo in pedi brain at work. Con il comico Albanese che nei panni Clinex Drastico si e’ lanciato a parlare di mercato dei lavoro. Cosi’ ha fallo una Sabrina Ferilli con gli occhialetti da intellettuale in un’aula dl Finanza. Una cattedra con colori, pennelli e amplificatori che sparavano musica soul ha invece accolto una sediziosa lezione di economia sulla morte dei denarosi. D'a reletun. Philippe Daveno e il gallerista Andrea Pinketts. Emblematico il titolo della giornata di lavoro: «Lezioni di indisciplina'. _________________________________________________________ Corriere della Sera 26 apr. ’03 RISCHIO CHIUSURA PER UNIVERSITA’ LAZIO SENZA AUMENTI PER STIPENDI DA MURST Se il ministero dell' Universita’ (Murst) non eroghera’ i fondi per gli aumenti degli stipendi, i problemi economici per gli atenei del Lazio saranno gravissimi: si rischia perfino la chiusura. L' allarme e’ stato lanciato ieri a Viterbo nella Conferenza dei rettori delle universita’ del Lazio. Fine modulo _________________________________________________________ Il Sole24Ore 24 apr. ’03 COMMISSARIATI CNR, ASI E INMF ROMA. Commissariamento in vista per Cnr, Asi (Agenzia spaziale italiana) e Inaf (Istituto di astrofisica>. «E una decisione probabile, che prenderemo al varo della riforma degli enti di’ ricerca» annuncia il viceministro Guido Possa. Il riordino degli istituti di ricerca attende solo il si definitivo del Governo sugli schemi dei decreti legislativi che il ministero dell'universita’ e ricerca sta limando. «Recepiremo il 70% delle proposte correttive avanzate dal Parlamento fa sapere Possa e dovremmo portare i decreti in Consiglio dei ministri verso la meta’ di maggio». In quella data dovrebbero scattare anche i commissariamenti degli istituti. Sul parere del Parlamento e intervenuto di recente l'Infm (Istituto nazionale di fisica della materia), che dovrebbe confluire nel Cnr. In un comunicato, l'istituto osserva che > sull'innovazione nel settore dell'high tech. Il tema, quindi, riguardava anche l'ambito piu’ generale della ricerca e del suo sviluppo nel nostro Paese. L'articolo forniva una concreta risposta agli inquietanti e drammatici interrogativi sollevati, nella stessa pagina, da un altro intervento, quello di Giovanni Abramo sulle disfunzioni che proprio il settore della ricerca presenta in Italia. Abramo analizzava infatti le ben note scarsita’ di investimenti rivolti alla ricerca, in particolare nel settore pubblico, evidenziando quanto sia singolare che, nonostante cio’, la produzione di pubblicazioni scientifiche fosse molto cospicua tanto da risulta re fra le piu’ elevate nel mondo. Quella produzione, a detta dell'autore dell'articolo, si caratterizzava anche qualitativamente, ma un dubbio permane laddove si’ consideri che di solito la qualita’ male si sposa con la quantita’. Ultimi in classifica. Una realta’, questa, che trova poi una sorta di conferma nella disastrosa situazione che si registra nei trasferimenti dei risultati ottenuti dalla ricerca verso il mondo industriale, il numero di licenze di brevetto, i contratti di innovazione stipulati da parte delle imprese, nonche’ la creazione di nuove unita’ imprenditoriali come effetto di spin off dal mondo dei ricercatori fa precipitare il nostro Paese nel fondo di ogni possibile classifica. La nostra ricerca, allora. sembra essere in grado di produrre piu’ carta che risultati concreti con un involuzione su se stessa, un puro esercizio intellettuale compiuto da soggetti impegnati a governare l'inefficace burocrazia drammaticamente presente nei centri specializzati in questo genere di lavoro, piuttosto che a realizzare concreti risultati sul campo. Questo monito che proviene da un addetto ai lavori particolarmente qualificato, espressione del Centro studi sull'imprenditorialita’ dell'Universita’ di Roma Tor Vergata, andrebbe profondamente meditato da tutti coloro che hanno responsabilita’ gestionali negli istituti interessati. Troppa burocrazia. Coloro che dirigono i centri di ricerca sembrano soprattutto impegnati nel sostenere le pesanti strutture burocratiche che impongono continue richieste di fondi, accompagnate da costanti lamentazioni sulla loro scarsita’. In Quest'ambito bisognerebbe proprio incominciare a cambiare registro, ritornando a considerare lo stato di scarsita’ come elemento di stimolo per coltivare una leadership che si ponga in grado di sollecitare la creativita’ dell'invenzione accompagnandola con la concretezza della realizzazione, cosi’ come e’ accaduto nel passato. Questi responsabili della ricerca scientifica hanno dimenticato che i grandi protagonisti italiani in questo campo, da Guglielmo Marconi a Giulio Natta non dimenticando Enrico Fermi con i suoi ragazzi di Via Panisperna, e tanti altri noti e meno noti, riuscirono a realizzare il successo coniugando con grande umilta’ la fantasia creativa con la concretezza pratica del voler perseguire costantemente risultati tangibili. Siamo quindi chiamati a riscoprire e a promuovere lo spirito di sacrificio e la capacita’ di motivazione dei ricercatori, stimolando il loro entusiasmo per le iniziative, inducendoli a esprimere al meglio le loro personalita’ creative, anche sollecitando l'amor proprio sul quale basare il successo. Piu’ imprenditorialita’. I responsabili della ricerca dovrebbero cessare di agire esclusivamente come meri burocrati, tornando a rivisitare il concetto & imprenditorialita’ e, con esso, quello di leadership affinche’ la ricerca possa affermarsi in maniera tangibile e in forme concrete di successivo trasferimento alle imprese e a tutti gli interessati. La meditazione dovrebbe essere accompagnata dall'analisi degli strumenti adatti per ricostruire la perduta concretezza delle attivita’ di ricerca, cosi’ come si legge nell'articolo di Tripi. Lo scritto intitolato «Un piano per rilanciare il digitale segnalava la necessita’ di individuare le aree prioritarie d'intervento in relazione alla domanda effettiva espressa da tutti gli utenti privati cittadini, imprese, pubblica amministrazione e cio’ in un settore, quello dell'high tech e in particolare nell'ambito della Net Economy, certamente ricco di aspettative, ma che ha dato anche non poche delusioni. L'idea di pianificare i programmi di rilancio dovrebbe essere poi accompagnata da un'adeguata informazione, capace di sensibilizzare il pubblico piu’ attento anche attraverso convegni e conferenze appositamente organizzate. Inoltre, Tripi sottolinea «la necessita’ di razionalizzare la molteplicita’ degli interventi legislativi che riguardano il settore in una legge quadro per l'innovazione intesa come cornice dell'intervento pubblico«. Nuova governance. Un intervento che, in particolare nel campo della ricerca, appare sovente confuso ed eccessivamente diluito giacche’ si disperde in mille rivoli che non riescono a esprimere una sufficiente massa critica. In sostanza Tripi auspica una nuova «armonia di governance in un settore che non puo’ permettersi il lusso di’ disperdere risorse e opportunita’. Parole meritevoli di profonda riflessione da parte di tutti coloro che direttamente o indirettamente sono coinvolti nei problemi discussi, da tutti coloro che intendono contribuire all'evoluzione di una nazione civile che sia in grado di riconquistare con la ricerca quel ruolo significativo che il passato le aveva sicuramente attribuito. _________________________________________________________ Italia Oggi 24 apr. ’03 UE INVITA A INVESTIRE IL 3% DEL PIL IN RICERCA Ricerca. E stato pubblicato sulla GE 95 del 23 aprile 2003 il parere del Comitato economico e sociale europeo che invita a investire il 3% del Prodotto interno lordo europeo in ricerca e sviluppo. In particolare, il comitato raccomanda alla Commissione di elaborare una strategia per le pm, punta l'indice sulle sofferenze del mercato interno, invita a potenziare i servizi di consulenza delle imprese e a regolamentare pienamente il mercato dei brevetti comunitari e della proprieta’ intellettuale. _________________________________________________________ Il Sole24Ore 24 apr. ’03 «PIU’ FINANZIAMENTI PER CONCORSO» RICERCA Monitoraggio del ministero: nel 2002 assegnati 2,2 miliardi di euro a favore di oltre 2.700 progetti Possa: ridurremo i fondi di dotazione per gli enti e aumenteremo quelli mirati ROMA. Nel 2002 e’ stato assegnato un miliardo di euro in piu’. rispetto al 2001, per i progetti di ricerca. Si tratta di fondi pubblici ripartiti attraverso bandi di concorso, come ha rilevato il primo monitoraggio fatto dal ministero della Ricerca su questi finanziamenti. E un flusso di soldi diverso dai fondi di dotazione e cioe’ le risorse erogate direttamente agli enti di ricerca « legato alla ricerca di eccellenza> spiega il viceministro Guido Possa (Forza Italia). L'anno scorso, dunque, sono stati erogati in questo modo 2 miliardi e 232 milioni di euro, assegnati a 2.755 progetti, mentre l'anno prima i fondi erano stati pari a un miliardo e 246 milioni. distribuiti tra 1.958 progetti. L'ammontare complessivo dei finanziamenti, dunque, e aumentato in un anno dell'80 per cento. «Il dato dimostra che certi slogan sulla riduzione dei fondi per la ricerca non sono veritieri dice il viceministro e comunque c'e’ una scelta politica precisa che in tendiamo perseguire: aumentare sempre di piu’ l'erogazione dei fondi attraverso procedure di selezione di concorso e ridurre, invece, le quote dei fondi di dotazione«. Complessivamente sottolinea ancora non si diminuiscono i soldi per la ricerca, ma si premia l'attivita’ davvero efficace ed innovativa» Secondo Possa «oggi ci sono centinaia di ricercatori che stanno lavorando proprio grazie al fatto che abbiamo potuto erogare tutti questi fondi. Cosi’ si stimola la capacita complessiva del sistema e la sua competitivita’». In gergo, si tratta dei finanziamenti effettuati «su base valutativa», che seguono una procedura complessa. L'iter richiede diversi mesi e comprende l'emanazione di specifici bandi di concorso, la presentazione delle domande di finanziamento dei progetti, la valutazione degli stessi progetti attraverso commissioni tecnico-scientifiche di esperti del settore e la scelta, infine, delle proposte ritenute piu’ valide, con la conseguente assegnazione dei finanziamenti. Tre sono stati i principali programmi di finanziamento che, l'anno scorso, hanno avuto gli incrementi maggiori rispetto al 2001. Il Pon (programma operativo nazionale) su 'Ricerca, sviluppo tecnologico e alta formazione", che prevede interventi relativi a investimenti nelle aree dell'obiettivo I (Molise, Campania, Basilicata, Sicilia e Sardegna), con un incremento di 400 milioni di euro. Il Firb (Fondi per gli investimenti in ricerca di base), che ha potuto usufruire delle disponibilita’ derivanti dalla vendita delle licenze Umts, con somme pari a 350 milioni di euro. C'e infine la legge n. 46/82, compresa all'interno del fondo per le agevolazioni alla ricerca (Far) destinato alle industrie sul territorio nazionale, con circa 190 milioni di euro in piu’. Possa sostiene che «in materia di finanziamenti alla ricerca occorre fare molta piu’ attenzione al meccanismo della committenza». Per il viceministro e’ indispensabile puntare alle attivita’ di programmazione, controllo, coordinamento e valutazione dei progetti: si tratta di una cultura che finora e’ mancata, mentre negli Stati Uniti e’ al centro della gestione del settore. La capacita’ di pianificazione sostiene Possa e’ peraltro un obiettivo fondamentale della riforma degli enti, che stiamo per varare». MARCO LUDOVICO _________________________________________________________ L’Unita’ 20 apr. ’03 FUGA DI CERVELLI, UN MALE ANTICO Oggi raccogliamo i frutti di una scelta compiuta quarant 'anni fa: lo sviluppo senza ricerca Pietro Greco Gli ultimi a partire, tra quelli noti, sono stati Ignazio Marino, chirurgo di punta a Palermo in fuga verso gli Stati Uniti, e Giovanni Bignami, direttore scientifico dell'Agenzia Spaziale Italiana in fuga verso la Francia. Ma il flusso in uscita dei cervelli dall'Italia e enorme (nessuno sa esattamente a quanto ammonti), monodirezionale (pochi gli scienziati stranieri che vengono nel nostro paese) e soprattutto e’ antico. Perche, sostiene il recente premio Nobel americano di origine e laurea italiana, Riccardo Giacconi, da almeno quattro decenni nessuno riesce a offrire ai nostri novelli Leonardo da Vinci una semplice parete bianca e loro, i nostri Leonardo, il Cenacolo lo vanno a dipingere altrove. Nell'era che e stata definita «della conoscenza« la fuga dei cervelli dalle italiche sponde produce serie conseguenze. Non solo per la nostra cultura. Ma anche per la nostra economia, come hanno documentato Sergio Ferrari e i suoi collaboratori nel terzo rapporto su L'Italia nella competizione tecnologica internazionale, pubblicato da Franco Angeli. Siamo gli unici, tra i paesi Ocse, ad avere un deficit strutturale nella bilancia dei pagamenti dell'alta tecnologia. Siamo l'unico, tra le maggiori economie del pianeta, a non avere piu una grande industria. Siamo gli unici a cercare di perseguire uno <. In definitiva, il nostro declino economico dipende anche da quel flusso in uscita dei nostri cervelli di cui parlavamo prima. Gia, ma perche’ l'italia regala al mondo i suoi talenti scientifici? A questa domanda cerca di rispondere Claudia Di Giorgio, giornalista scientifica in forze a la Repubblica, con un libro, "Cervelli Export", edizione Adnkronos Libri, molto agile e soprattutto molto denso. L'analisi che ci propone Claudia Di Giorgio non e’ affatto consolatoria. All'origine dell'incauto regalo ai paesi competitori non c'e l'insipienza tecnica e politica della maggioranza berlusconiana, che ha costretto alla fuga Ignazio Marino e Giovanni Bignami. Questa insipienza e’ l'acme di un processo che dura, appunto, da quarant’anni e che coinvolge una vasta e composita classe dirigente che attraversa in maniera trasversale la cultura, l'economia, la politica del nostro paese. La verita’ e’ che l'Italia e, come in molte faccende, spaccata in due. Una parte pensa che la cultura e’ una risorsa, umana ed economica. E che la qualita della nostra vita individuale e sociale, cosi come la quantita’ della nostra ricchezza materiale non possano migliorare che imboccando la strada percorsa da tutti i paesi avanzati: la strada della scienza e della tecnologia che innova pescando sistematicamente nelle nuove idee scientifiche. Un'altra parte del paese pensa, invece, che la ricerca scientifica e’ un lusso che non possiamo permetterci. E che tutto quanto possiamo fare e’ acquistare al piu’ basso costo possibile le idee prodotte altrove per rivestirle e rivenderle con la nostra artigianale creativita’. Negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, quando il paese emerse distrutto dalla guerra (e dalla prima fuga dei cervelli catalizzata dalle leggi razziali del fascismo) , e’ stata la prima componente ad affermarsi nel paese. Con pochi mezzi e molto impegno la scienza e l'industria innovativa fecero passi da gigante. Avevamo un'industria chimica di punta. Un'industria elettronica emergente. Un'industria meccanica competitiva. Quanto alla scienza, avevamo una matematica, una fisica, una chimica di punta. Eravamo tra i cofondatori alla pari di grandi progetti europei, come il Cern di Ginevra voluto da Edoardo Anialdi. Adriano Buzzati Traverso fondava a Napoli un istituto competitivo nell'ambito della biologia molecolare. Mentre Giulio Natta otteneva un Nobel e regalava all'Italia un ruolo di primissimo piano nell'industria dei materiali innovativi. Allora lo scambio dei cervelli con l'estero era almeno alla pari. Molti italiani, certo, andavano all'estero. Ma molti stranieri venivano in Italia. Come il premio Nobel inglese Boris Chain e lo svizzero Daniel Bovet, che otterra’ il Nobel per attivita’ di ricerca svolte in Italia. Poi ha prevalso l'altra Italia. Quella che riteneva la scienza un lusso e perseguiva un modello di sviluppo centrato sull'occupazione o di nicchie marginali di mercato o di nicchie del mercato delle commodities lasciate libere dai paesi piu’ avanzati. Questo svolta nell'egemonia tra le due Italia si consuma, piu’ o meno, intorno alla meta’ degli anni '60. Quando la famiglia Olivetti, dopo la morte di Adriano, viene estromessa dalla gestinne della loro azienda e nella guida dell’impresa entrano nuovi soci che chiudono quella «Divisione Elettronica» grazie alla quale la fabbrica di Ivrea compete alla pari con chiunque nel mondo in un settore emergente e strategico. Negli stessi mesi, in modo largamente pretestuoso, vengono trascinati in tribunale Felice Ippolito, che alla guida del Cnen (Consiglio nazionale per l'energia nucleare) sta portando la tecnologia nucleare italiana a livelli altissimi, e Domenico Marotta, scienziato m pensione che, come direttore, aveva portato l'Istituto Superiore di Sanita’ a livelli scientifici, ancora una volta, altissimi. Il messaggio e’ chiaro. E giunge a destinazione. Lo scambio dei cervelli diventa una fuga. E poi nel corso di quarant'anni l'Italia esce dall'elettronica, dalla chimica, dal nucleare e, ora, persino dalla meccanica. E mentre regala al mondo i suoi talenti scientifici (che continua copiosamente a produrre) il nostro paese entra nel tunnel di un declino economico (e civile) molto serio. Da cui, probabilmente, potra uscire solo con un nuovo, storico ribal tone. Riaffidando l'egemonia culturale all'altra Italia, quella che crede che l'in novazione, la scienza, la cultura non siano un lusso. Ma una necessita’. _________________________________________________________ L’Unione Sarda 24 apr. ’03 SI ALL’ELETTRODOTTO SARDEGNA-PENISOLA Presentata la proposta del Piano energetico regionale varata nei giorni scorsi dalla Giunta La nuova opera da mille megawatt partira’ da Fiumesanto Il nuovo elettrodotto che colleghera’ la Sardegna alla penisola partira’ con tutta probabilita’ da Fiumesanto e arrivera’ a Latina. L’infrastruttura, che consentira’ il passaggio di circa 1000 megawatt, costera’ mezzo miliardo di euro e potra’ vedere la luce nell’aprile 2006. Negli auspici della Regione consentira’ alla Sardegna di esportare una «quantita’ significativa» di energia elettrica prodotta nell’Isola. In particolare, quella proveniente dallo sfruttamento del carbone per il quale la Regione vorrebbe realizzare, nel Sulcis, una terza centrale puntando all’estrazione di un milione di tonnellate. Della crisi energetica della Sardegna e soprattutto dei modi per combatterla si e’ parlato ieri, nella riunione del Forum regionale dell’Energia elettrica convocato dall’assessore all’Industria Giorgio La Spisa per presentare la bozza del Piano energetico regionale approvata dalla Giunta. Durante l’incontro, cui hanno partecipato amministratori, tecnici e sindacalisti, il rappresentante del Gestore della Rete elettrica nazionale (Grtn) ha annunciato che il cda dell’ente sta per esaminare lo studio di fattibilita’ del nuovo elettrodotto e tra qualche mese sara’ emanato il bando per assegnare l’appalto. Al cavo, che sara’ chiamato Sapei (Sardegna- Penisola italiana), si aggiungera’ anche un collegamento con la Corsica (50 megawatt), che da Santa Teresa di Gallura giungera’ a Bonifacio e sara’ realizzato entro il 2004. L’assessore La Spisa, riferendosi alla bocciatura da parte dell’Ue del progetto di abbattimento dei costi energetici delle imprese sarde, ha sottolineato le difficolta’ di far accettare «contributi al funzionamento dell’aziende» ma ha assicurato l’impegno della Regione nei confronti dello Stato e dell’Ue. Dopo la presentazione del Piano energetico, illustrato da Paolo Giuseppe Mura, docente della Facolta’ di Ingegneria dell’Universita’ di Cagliari, si e’ discusso di strategie, imperniate sulla valorizzazione del carbone e delle fonti rinnovabili, sulla regolamentazione dei parchi eolici e sulla metanizzazione. Dai rappresentanti di Cgil e Cisl (Giampaolo Diana e Giovanni Matta) e’ giunta la richiesta di un tavolo di concertazione con la Giunta per affrontare la crisi. Tra i problemi da risolvere anche quello delle tariffe: i costi di mantenimento e gestione del Sapei graveranno inizialmente sulle bollette degli utenti. Per questo si auspica un intervento legislativo che accolli gli «oneri di sistema» sui produttori. Alessandro Zorco _________________________________________________________ Il Messaggero 25 apr. ’03 CENTO RICERCATORI "PARCHEGGIATI" ALLA SAPIENZA Oltre cento, tra ricercatori e docenti, dal 2002 aspettano di prendere servizio. Succede alla Sapienza: i vincitori di concorso banditi dall'ateneo e gli idonei da altre universita’ aspettano dall'anno scorso di essere nominati in molo. «La data e’ slittata piu’ volte - raccontano - prima il 20 dicembre 2002, poi il primo marzo, quindi il 28 marzo, in occasione dell'approvazione del bilancio. Poi, tempo fa il rettore ci ha detto che forse se ne parla a gennaio 2004». Il gruppo, che per meta’ e’ composto da ricercatori (e per molti dei quali nel frattempo e’ ormai scaduto l'assegno di ricerca) ha ottenuto un nuovo incontro con il rettore, in programma per domani alle quindici. Ma nel frattempo, molti ricercatori e professori di ruolo hanno anche presentato un ricorso al Tar (il ricorso verra’ discusso i primi di giugno). Alla base del ritardo, la mancanza di fondi da parte dell'ateneo. «Colpa dei tagli della Finanziaria», ha ripetuto piu’ volte il rettore, motivando cosi’ il dilazionamento impopolare delle prese di servizio e precisando pero’ di «aver chiesto la deroga», per assumere il personale docente che ha sostenuto e vinto concorsi entro il 2002. Il disagio riguarda tutte le facolta’ e comporta ricadute economiche e giuridiche per i docenti ma soprattutto per i piu’ giovani ricercatori, ai quali nel frattempo e’ scaduto l'assegno di ricerca. Addirittura non hanno preso servizio un gruppo di ricercatori, che hanno vinto i concorsi riservati per tecnici laureati (il problema riguarda soprattutto la facolta’ di medicina). Dovevano prendere servizio piu’ di un anno fa, anche loro attendono che vengano reclutati. «Il rettore ci prende in giro da piu’ un anno, siamo molto delusi», si lamentano. Chiedono certezze anche i docenti: «Una data e un decreto che chiudano dal punto di vista giuridico e amministrativo l'iter accademico che abbiamo compiuto» . R.Tro. _________________________________________________________ Il Sole24Ore 20 apr. ’03 CONSIP:FRENO PER LA RICERCA... a Pa e ora obbligata a rifoinirsi presso un fornitore centralizzato chiamato Consip. In pratica Consip stipula appositi accordi con le societa’ approvvigionatici e la Pa si rifornisce da Consip. Il proposito della legge e buono: la centralizazione permette notevoli economie di scala. Vorrei, pero sottoporre all’attenzione l’effetto perverso che tale norma ha sugli enti di ricerca: 1) acquistare un prodotto differente da quello proposto da Consip (caso frequente in un ente di ricerca che per la sua natura fa uso di materiale d’avanguardia) oppure un prodotto analogo, ma di marca diversa da quella proposta da Consip (le cui convenzioni discriminano solo rispetto al prezzo) e’ estremamente laborioso, e in caso di errore si finisce davanti alla Corte dei Conti; 2) la centralizzazione e fonte di incredibili ritardi e il tempo medio di consegna della merce e’ tipicamente di cinque/sei mesi, con grave pregiudizio della produttivita’ della ricerca. Porto il mio caso personale: sono stato assunto dall 'Universita’ degli studi di Milano a fine dicembre e il Pc portatile che mi serve per il mio lavoro (sono un ricercatore in informatica) arrivera’ solo a giugno. Inoltre, dato che la convenzione e stata stipulata il 14 dicembre 2001, non avro’ certo l'ultimo grido. Per di piu’ con sei mesi di attesa. Il tutto per materiale la cui obsolescenza e’ di circa tre anni. MATTIA MONGA Milano e per il futuro delle convenzioni La legge finanziaria 2000 e una serie di’ provvedimenti successivi, hanno delineato un nuovo sistema di acquisizione di beni e servizi da parte della Pubblica amministrazione. Delegata a tale funzione e la Consip spa che, attraverso la stipulazione di convenzioni, alle quali hanno l'obbligo di’ aderire tutte le strutture della Pa, individua i fornitori, i beni e i servizi, stabilisce le condizioni e i prezzi d'acquisto. La Consip sia attivando tale procedura anche nel nostro settore (arredo per uffici). Prevediamo conseguenze devastanti in un mercato gia’ depresso, denunciamo quanto segue: 1) tale sistema di acquisizione e’ in netta contraddizione con il principio della devolution, poiche’ azzera l'autonomia e la discrezionalita’ di tutte le strutture dello Stato, nonche’ le capacita’ manageriali della classe dirigente a loro preposte; 2)l'inevitabile standardizzazione dei prodotti si contrappone alle peculiarita’ del nostro mercato, che si caratterizza per tecnologia, comfort e soprattutto design; 3) le convenzioni avranno l'indiscutibile effetto di privilegiare poche imprese, in danno di un settore costituito da numerose realta’ medio-piccole 4)il venire meno di ogni possibilita’ di committenza pubblica (40% del fatturato nazionale del settore), produrra’ per la quasi totalita’ delle aziende, effetti deleteri, riduzione degli organici, chiusura delle unita’ produttive, cessazione di molte attivita’ commerciali, riduzione dei consumi. FLYCOM Scordia