UNIVERSITA’, E’ CRISI: 6 SU 10 NON SI LAUREANO CAGLIARI: RECORD DI LAUREE IN MEDICINA BIANCO ABBANDONA IL CNR LE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE PIU’ TRASCURATE D’EUROPA MORATTI: "IN ITALIA SERVONO PIU’ LAUREATI NELLE MATERIE SCIENTIFICHE" PANI:«UNA UNIVERSITA’ ANCORA SENZA IDENTITA’» «UN CONSORZIO PER LA RICERCA» SE LA SAPIENZA NON COMUNICA NEWTON ED EINSTEIN, DALL' AUTISMO AL GENIO AUMENTO DELLE TASSE UNIVERSITARIE DEL 15% (TORINO) DISPOSIZIONI URGENTI PER LE UNIVERSITA' E GLI ENTI DI RICERCA. ================================================================== POLICLINICO FRA LE DUE ANIME DELLE FACOLTA’ DI MEDICINA SARDE SCIOPERO NELLA SANITA’ ESCLUSIVA SSN, L'ADDIO NON C'E’ GINECOLOGI A CONVEGNO SULLA GRAVIDANZA E IL PARTO FIBROSI CISTICA, UNA VITA NORMALE LA GRAN BRETAGNA VOLTA PAGINA GRAZIE A UN CHIRURGO SARDO UN FARMACO PER NON BERE PIU’ GENOMA, MAPPATURA DEGLI ITALIANI DONATORI DI SANGUE UN VACCINO ANTIFUMO LE CAUSE DELLA DISLESSIA GRATIS FARMACO BIOLOGICO PER L’ARTRITE REUMATOIDE UN VIRUS "OGM" CONTRO IL CANCRO AL CERVELLO MA QUANTO COSTA LA DEPRESSIONE? ASMA E ORTICARIA, SMASCHERATE LE ALLERGIE ================================================================== ____________________________________________________________________ Il Messaggero 16 mag. ’03 IL RAPPORTO ISTAT SUGLI ATENEI UNIVERSITA’, E’ CRISI: 6 SU 10 NON SI LAUREANO Ma chi finisce gli studi trova lavoro piu’ di prima. A parita’ di titolo la donna guadagna la meta’ di un uomo ROMA - Il sistema universitario italiano soffre di scarsi finanziamenti, calano le immatricolazioni e il 60 per cento degli studenti non consegue il titolo di studio. In aumento invece la possibilita’ di trovare lavoro con il "pezzo di carta". A dirlo e’ l'Istat, l'istituto centrale di statistica, che ha presentato ieri il suo ultimo studio sul mondo degli atenei italiani intitolato "Lo stato dell'Universita’. I principali indicatori". Secondo i dati, nel periodo 1999 - 2000 si e’ assistito a un rallentamento del finanziamento destinato al sistema universitario, dopo che nel triennio precedente c'erano stati notevoli incrementi. Nel 2000, le risorse a disposizione degli atenei si sono assestate attorno ai 10.500 milioni di euro, in gran parte di fonte pubblica (oltre il 73 per cento), ma con anche qualche flusso di investimenti dai privati, grazie all'autonomia degli atenei. Fa arrossire il confronto con l'estero. La spesa per l'istruzione universitaria e’ una delle piu’ basse in ambito internazionale: 7552 dollari a studente contro i 20 mila degli Stati Uniti, i 12 mila dell'Austria o gli oltre 10 mila della Germania. Situazione simile per la ricerca. Nel mondo universitario, il rapporto tra spesa per la ricerca e Prodotto interno lordo e’ pari allo 0,33 per cento, al di sotto della media sia dei paesi dell'Ocse che della Ue. Per quanto riguarda le immatricolazioni, dal 1993/94 si e’ assistito ad un progressivo calo del numero degli iscritti. In quell'anno, infatti, il 73 per cento degli studenti che avevano superato l'esame di maturita’ aveva deciso di andare all'Universita’, mentre nel 1999/2000 la stessa scelta e’ stata fatta solo dal 65 per cento dei "maturi". Resta ancora da capire quali saranno gli effetti della riforma del 2000/2001 dei cicli universitari, con la divisione in corsi piu’ brevi e lauree specialistiche. Le previsioni dell'Istat dicono che si dovrebbe ridurre il tasso di abbandono dei corsi. Ancora oggi comunque, solo 4 matricole iscritte ai corsi lunghi su dieci riescono a guadagnare l'agognato "pezzo di carta". "Pezzo di carta" che a quanto pare non serve solo a stare appeso a un muro, ma fa anche trovare un lavoro. Il tasso di disoccupazione e’ infatti del 21 per cento tra i neolaureati 25-29enni e dell'8,6 per cento tra i laureati 30-34enni contro il 27 per cento di chi ha solo un diploma di scuola superiore. Infine forte anche la disparita’ nel mondo del lavoro tra un laureato maschio e uno femmina. In media quest'ultima guadagna poco piu’ della meta’ rispetto a un uomo con lo stesso titolo di studio. ____________________________________________________________________ L’Unione Sarda 19 mag. ’03 CAGLIARI: RECORD DI LAUREE IN MEDICINA Ma c'e’ poco lavoro Ibba (Ordine): "Tantissimi medici hanno occupazioni precarie" Lodi, baci e abbracci accademici. Medaglie, addirittura. Nell'aula magna della facolta’ di medicina si fa festa: ci sono le lauree. E non e’ un'eccezione. Durante quest'anno accademico (da luglio a oggi) si e’ festeggiato parecchio: sono diventati "dottori in medicina e chirurgia" ben 212 studenti. Molti, soprattutto se si pensa che le matricole sono solo 170, complici le iscrizioni a numero chiuso. "E’ la prima volta che il numero dei laureati supera quello degli iscritti al primo anno", spiega Amedeo Columbano, presidente del corso di laurea. "Non tutti raggiungono il traguardo in corso, ma le cose stanno migliorando anche da questo punto di vista". Lo "smaltimento" dei fuori corso e’ utile sul fronte dei finanziamenti ministeriali: "Meno fuori corso abbiamo, piu’ fondi vengono stanziati per la facolta’. E poi saliamo di qualche posizione nelle statistiche del Censis, che per troppo tempo ci hanno dato per ultimi, considerando il rapporto fra iscritti e laureati". Il cambiamento di rotta sembra legato alla riforma universitaria del '97: il numero degli esami dimezzato (da 54 sono diventati 34), i programmi piu’ accessibili e una migliore organizzazione di base hanno fatto raddoppiare i laureati. Dal 9-10 per cento, si e’ arrivati al 22. Il 70 per cento degli studenti conclude il corso di studi in 7 anni: solo fino a qualche tempo fa la media era di 8 o 9 anni. Molti studenti apprezzano il cambiamento: "E’ merito dell'eliminazione di alcuni esami di sbarramento". C'e’ pero’ chi non ha gradito: "La riforma ha semplificato esami che prima richiedevano vari mesi di preparazione. Se lo avessi saputo prima, avrei aspettato a darli", osserva una studentessa che ha vissuto il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento. Mentre Elaine Portoghese, fresca di laurea, ha concluso il suo percorso nei sei anni regolamentari: "E’ stata una fatica, ma la soddisfazione mi ha ripagato. I docenti ci hanno sempre seguito ed e’ stata utile l'attivita’ pratica, in ospedale". Dello stesso parere Margherita Casula e Francesca Milano, "dottoresse" da ottobre. Per loro si e’ gia’ delineata la strada del futuro: le scuole di specializzazione, e con loro l'incognita del numero chiuso. Pochi posti, per troppe richieste. Questa e’ l'altra faccia della medaglia. Il mondo del lavoro ha spazio per tutti questi medici? "No", e’ la risposta categorica di Raimondo Ibba, presidente dell'ordine dei medici. Sono 12 mila i camici bianchi in Sardegna, 5.540 nella provincia di Cagliari: 1.500 non hanno un posto di lavoro. "Il tasso di disoccupazione e’ alto, e il dato diventa piu’ grave se si pensa a quanto costa laurearsi. Si investono soldi su un progetto che ha il rischio di non dare frutti". Le specializzazioni piu’ ambite sono cardiologia e pediatria: "I cardiologi sono tanti, anzi troppi - fa notare Ibba - e chi pensa di fare il pediatra deve fare i conti con la realta’, cioe’ che non nascono piu’ bambini". Una soluzione al problema? "Piu’ scuole e piu’ specializzazioni. Serve un progetto che faccia luce sulle reali esigenze del mondo del lavoro". Maura Murru ____________________________________________________________________ La Stampa 14 mag. ’03 BIANCO ABBANDONA IL CNR - Una riforma che crea soltanto burocrazia - La mappa del sapere Come finiranno gli Istituti Bianco abbandona il Cnr "Smantellano la ricerca" ROMA "Dimissioni irrevocabili": le ha presentate ieri il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Lucio Bianco, con una lettera al premier Silvio Berlusconi, dopo mesi di contrasti con il ministro dell’Istruzione e della Ricerca Letizia Moratti sui contenuti del decreto di riordino dell’ente che finiranno, con altre cause, per "smantellare un sistema di ricerca strumentalmente debole, ma comunque vivo ed in molti settori competitivo". E in una lettera aperta, indirizzata alla comunita’ degli scienziati per spiegare la decisione di lasciare dopo sei anni la guida del piu’ importante organismo di ricerca pubblica, Bianco denuncia che "l’Italia rischia di restare fuori dall’Europa della ricerca" e che "la comunita’ scientifica italiana ha percepito solo in parte i rischi derivanti da una sorta di insofferenza e forse di ostilita’ nei confronti della categoria". Gli succedera’ quasi certamente Adriano De Maio (gia’ commissario straordinario del Cnr per poche settimane), rettore della Luiss, membro del comitato esecutivo della Conferenza dei rettori degli atenei italiani e responsabile dei rapporti Universita’-Industria. Dal ministro Moratti nessun commento sulle dimissioni, ma nei giorni scorsi - in contrasto con le convinzioni di Bianco - aveva smentito ogni allarne sul futuro della ricerca: "Siamo impegnati a pieno ritmo a fare del sistema di ricerca italiana il punto di forza dello sviluppo del Paese per dare all’Italia quel ruolo da protagonista che le spetta nel panorama europeo e internazionale". Durissime, al contrario, le reazioni del centrosinistra. "Anche oggi - afferma Maria Chiara Acciarini, capogruppo Ds nella commissione istruzione del Senato - Bianco ha dimostrato di camminare quattro palmi piu’ in alto del ministro Moratti. Il suo primo pensiero e’ stato sempre quello di difendere la dignita’ e il prestigio del Cnr, anche di fronte agli attacchi personali che gli venivano mossi". Incalza Walter Tocci, membro Ds della commissione cultura della Camera: "Il ministro Moratti, dopo due anni di chiacchiere, ha portato allo stremo il piu’ importante ente di ricerca italiano. Tra poche settimane in molti laboratori non ci saranno neppure i soldi per pagare le bollette della luce". Insiste Enzo Carra, responsabile cultura della Margherita: "La macchina della spoliazione sistematica del nostro sistema scientifico e culturale, operata con ottusa faziosita’ dal governo, ha colpito ancora". Accusa Luana Zanella (Verdi): "Altro che innovazione! Il governo e’ impegnato ad affossare il maggiore ente di ricerca". Infine, un giudizio ugualmente negativo del coordinatore dell’Osservatorio sulla ricerca Rino Falcone: "La comunita’ scientifica non ha mai contestato la legittimita’ di adeguare le organizzazioni di ricerca ai nuovi scenari nazionali e internazionali, quanto piuttosto l’assenza di una seria valutazione del sistema ricerca, il non rispetto dei principi base di questa attivita’, il non coinvolgimento degli attori principali della ricerca nella costruzione del progetto riformatore". Gian Carlo Fossi LO SFOGO DOPO L’ANNUNCIO DELLE DIMISSIONI "Una riforma che crea soltanto burocrazia" Il presidente: "Il ministro mi ha fatto fare anticamera per un anno e mezzo" ROMA LA voglia di far sentire la propria voce. "Sono rimasto al mio posto per poter esprimere le mie valutazioni con tutti coloro che lavorano al Cnr e tentare di far capire i gravi danni che si stanno causando": Lucio Bianco, appena dimessosi dopo sei anni da presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, racconta la sua "resistenza". Gli brucia che il ministro dell’Iistruzione e della ricerca Letizia Moratti abbia impostato "senza nemmeno interpellarmi" la riforma della ricerca che ha ricevuto il parere favorevole del parlamento e attende il via definitivo dal consiglio dei ministri. Professor Bianco, perche’ si dimette proprio ora? "Dopo la sentenza del Tar, che a marzo annullo’ il commissariamento del Cnr ritenendolo infondato, dichiarai che era importante ristabilire la legittimita’ degli atti di governo e intervenire nel confronto parlamentare sul riordino della ricerca. Alle Camere ho dato il mio contributo nella veste istituzionale di presidente del Cnr. Al Cnr siamo tutti molto critici sul decreto delegato per il riordino della ricerca: ritenevamo di dover fare questa battaglia". Compete a un ente pubblico fare una battaglia? "La comunita’ scientifica ha il diritto-dovere di manifestare il suo punto di vista; non ha potuto farlo prima della presentazione del decreto". Perche’? "Non ho mai parlato con il ministro Moratti durante l’anno e mezzo trascorso dalla sua nomina fino alla presentazione del decreto. Pur avendolo chiesto piu’ volte, ho avuto un colloquio solo dopo l’annullamento del commissariamento. Mi sarei aspettato che, indipendentemente dalla richiesta, il ministro mi ricevesse per conoscere la situazione del Cnr. Il rifiuto di parlarmi e’ incomprensibile". Accusa la Moratti di ignorare i diretti interessati? "Non sto accusando, dico cosa e’ accaduto. Ho chiesto piu’ volte con il consiglio direttivo del Cnr di parlare con il ministro, ma la Moratti ha preferito non farlo. E’ una sua scelta". A lei la riforma non piace nonostante le evidenti carenze della ricerca, vero? "Le carenze della ricerca italiana non sono eliminate con la riforma. Anzi, i problemi sono aggravati. Il decreto Moratti non individua le soluzioni; si limita a trasformare il Cnr da ente di ricerca non strumentale (cioe’ non legato solo a interessi di breve periodo) a ente strumentale e quindi di servizio". Non bisogna collegare meglio ricerca e imprese? "Certo. E’ convinzione diffusa nel mondo che la ricerca non pianificata e libera dia luogo a innovazioni piu’ radicali. Il Cnr deve guardare lontano. Con la riforma Berlinguer-Zecchino del 1999 si lavora gia’ per valorizzare i risultati della ricerca a fini produttivi. Il Cnr ha notevoli contatti con le imprese". Per lei la Moratti si preoccupa solo degli interessi piu’ immediati? "La riforma penalizza la ricerca fondamentale mettendo l’attenzione sul breve periodo e sul rapporto con il mercato". Ammettera’ che oggi il costo del lavoro divora le risorse del Cnr? "Questo e’ stato detto all’attuale governo, come ai precedenti. Ma da una dozzina di anni il contributo ordinario al funzionamento del Cnr non e’ mai stato adeguato. Negli ultimi due anni il contributo e’ diminuito. L’ultima legge finanziaria del governo Berlusconi ha ridotto il fondo unico per gli enti pubblici di ricerca rispetto a quanto pianificato". La riforma snellira’ il sistema della ricerca pubblica? "Con la nuova organizzazione si creano strutture come i dipartimenti: aumenta la gerarchia". Lei e’ deluso? "A livello personale non sono deluso; ormai sono abituato alla mentalita’ del governo a due anni dall’insediamento. Sono invece preoccupato: se si realizera’ la riforma, la ricerca pubblica fara’ un passo indietro". Cosa fara’ da ex presidente? "Continuero’ a svolgere il mio mestiere principale, mai abbandonato: l’insegnamento di ricerca operativa all’Universita’ di Tor Vergata. E continuero’ a seguire il dibattito sui problemi della ricerca. E a dire la mia". La mappa del sapere Come finiranno gli Istituti I particolari non sono ancora noti ma una cosa e’ sicura: cambia la geografia della ricerca italiana. Venerdi’ arriva al porto del Consiglio dei ministri il piano di riforma del ministro Letizia Moratti. Gli oltre 100 istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e alcuni altri istituti attualmente autonomi verranno accorpati in sette-otto macro-aree: i dipartimenti. La transizione sara’ governata da un commissario di nomina governativa, probabilmente Adriano De Maio, gia’ rettore del Politecnico di Milano e ora della Luiss. Entro un anno si dovrebbe arrivare alla nomina di un presidente e di un consiglio di amministrazione, dal quale dipenderanno i dipartimenti. Non e’ ancora chiara la figura del capo dipartimento. I ricercatori auspicano che sia uno scienziato competente, con un curriculum al di sopra di ogni sospetto. C’e’ pero’ la preoccupazione che possa trattarsi di un burocrate. Dalla riforma rimane escluso l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), ente di grande prestigio, agile e molto quotato in campo internazionale. Pur conservando una certa autonomia, finirebbe invece in una delle macro-aree l’Istituto nazionale di fisica della materia, (Infm) sorto sul modello dell’Infn ma in tempi molto piu’ recenti. L’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris potrebbe diventare capofila dell’area metrologica torinese, della quale fa parte l’Istituto Colonnetti del Cnr. L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ingloberebbe le sezioni del Cnr che si occupano di questi stessi problemi. Della riforma si parla dall’estate scorsa. Le sue linee principali furono anticipate dai giornali: non e’ chiaro se si tratto’ di uno scoop o di una fuga di notizie ben manovrata per saggiare le reazioni. Che furono molto dure, perche’ all’epoca le istituzioni scientifiche non erano state neppure consultate. La vicenda della riforma calata dall’alto si intreccio’ con quella dei tagli alla ricerca pubblica, i cui finanziamenti sono dell’ordine dell’uno per cento del prodotto interno lordo, cioe’ la meta’ o un terzo dei finanziamenti dei paesi avanzati con cui si confronta l’Italia (Francia, Germania, Regno Unito). Piero Bianucci ___________________________________________________________________ Le Scienze 24 mag. ’03 CNR, dimissionario Lucio Bianco Lettera aperta alla comunita’ scientifica italiana Riceviamo e volentieri pubblichiamo: Cari Colleghi, dopo le note vicende sul commissariamento del CNR e la battaglia parlamentare per modificare il decreto di riordino presentato dal Ministro Moratti, ritengo di avere esaurito il mio compito e, come gia’ preannunciato, ho rassegnato le dimissioni al Presidente del Consiglio. Nel momento in cui lascio la responsabilita’ della guida del maggior Ente di Ricerca pubblico, sento il bisogno di manifestarvi alcune convinzioni che ho maturato in questi ultimi mesi. La prima e’ che alla tradizionale mancanza di attenzione della classe politica italiana nei confronti della ricerca scientifica, dovuta a mio avviso essenzialmente alla scarsa redditivita’ di breve periodo degli interventi in questo settore, e’ subentrata, in questi ultimi tempi, una sorta di insofferenza e forse di ostilita’ nei confronti di una categoria che, nel complesso, e’ ritenuta privilegiata e parassitaria. Occorreva pertanto intervenire per razionalizzare, controllare e ridimensionare questo mondo. Quali migliori alleati, a questo fine, di quei rappresentanti e sostenitori della ricerca “utile” in quanto vicina al mercato, che pertanto avrebbe bisogno di minor sostegno pubblico? Ma dove e’, in Italia, il mercato privato della ricerca? La seconda convinzione e’ che la comunita’ scientifica italiana ha percepito solo in parte i rischi di questo atteggiamento che, ove diventasse una politica diffusa, lascerebbe l’Italia fuori dall’Europa della ricerca che si sta costruendo sotto l’impulso del Commissario Busquin. Per essere piu’ chiaro, a fronte di un osservatorio della ricerca a cui hanno dato l’adesione circa diecimila ricercatori, esiste una parte di comunita’ scientifica, anche con impegnativi ruoli istituzionali, che si limita a manifestare perplessita’ senza esprimere una posizione chiara ed incisiva. A costoro dico che questo atteggiamento e’ perdente e non portera’ frutti per la ricerca italiana. Affermo questo anche perche’ l’esperienza personale fatta e’ che, con l’attuale sistema di governo della ricerca, non si riesce a discutere nel merito dei problemi, stante una visione a monte che sostanzialmente nega l’utilita’ di una ricerca nazionale intesa come avanzamento delle conoscenze non necessariamente legate ad una immediata ricaduta pratica. Con questa impostazione e’ evidente che parlare di ricerca scientifica e del miglior modello organizzativo per valorizzare le potenzialita’ intellettuali del nostro paese e’ impresa ardua. Non parliamo poi della difficolta’ di impostare un discorso sulla ricerca scientifica come valore culturale a se’ stante, cioe’ strumento di formazione critica, sviluppo di capacita’ analitiche, elevazione generale del livello culturale e professionale di una nazione. Ho voluto dirvi tutto questo non per insegnare qualcosa a qualcuno, ma solo per la necessita’ personale di parteciparvi queste mie riflessioni che nascono da una importante esperienza sul campo. Inoltre ritengo che se si arrivera’ a smantellare un sistema di ricerca strutturalmente debole, ma comunque finora vivo ed in molti settori competitivo se rapportato alle risorse messe in campo, questo dipendera’ anche da una inadeguata reazione della comunita’ scientifica, nel suo complesso ed ai vari livelli di responsabilita’ istituzionale, alle proposte contenute nei decreti di riordino presentati. Spero naturalmente di sbagliarmi ed auspico che queste mie considerazioni siano solo il frutto di un esagerato personale pessimismo e non abbiano alcun riscontro nella realta’. Approfitto di questa occasione per ringraziare quanti si sono espressi a suo tempo per la mia riconferma nonche’ le numerose persone che, in questi ultimi mesi, mi hanno manifestato la loro stima e solidarieta’. Continuero’ comunque a seguire i problemi della ricerca scientifica nazionale nelle forme che mi saranno consentite e spero pertanto di avere ancora occasione di incontrarvi nel prossimo futuro. Con viva cordialita’ Lucio Bianco ___________________________________________________________________ Repubblica 22 mag. ’03 LE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE PIU’ TRASCURATE D’EUROPA di PAOLO CORNAGLIA FERRARIS L’unico italiano La National Academy of Sciences USA ha annunciato l’elezione di 72 nuovi membri, 18 stranieri da 11 paesi diversi. Uno solo l’italiano, in riconoscimento dei risultati ottenuti con la sua distinta, continua, originale ricerca. E’ Giorgio Parisi, professore del dipartimento di fisica dell’Universita’ di Roma La Sapienza. Gli altri italiani furono Nicola Cabibbo, fisico, eletto nel 1982 e Rita Levi Montalcini, eletta nel 1968. Gli inglesi sono 68, i francesi 33, tedeschi 31, svizzeri 26, danesi 4, spagnoli 4. Siamo quasi ultimi e continueremo ad esserlo, visti i tagli ai fondi di ricerca del "lungimirante" governo televisivo eletto dal popolo sovrano. Se questo capisse che senza ricerca, avra’ solo dall’estero i farmaci e qualunque strumento di diagnosi e cura, la smetterebbe di votare per politici fatti da spot, che ripropongono ovunque lo stesso sorriso, che umilia i ricercatori e il nostro futuro. Una borsa da fame «Le proteste di quest’inverno avevamo come scopo essenziale il riconoscimento della nostra esistenza. Da 12 anni prendiamo una borsa da fame, pur lavorando da medici come delle bestie. Secondo molti dei nostri direttori non avremmo titolo a lamentarci. Ma questo e’ meno importante del fatto che nella maggioranza delle scuole non c’e’ verifica della maturazione professionale, non c’e’ alcun progetto didattico, ne’ alcuna verifica della qualita’ del personale docente, che puo’ ignorare il proprio dovere d’insegnare, a vantaggio della propria attivita’ libero professionale o scientifica. Basta guardare oltralpe per renderci conto che solo l’Italia rimane «la terra dei cachi», dove si tengono gli specializzandi a borsa bassa, cosi’ da non richiedere loro prestazioni elevate e dove si permette che 30 mila giovani, risorsa del futuro, siano lasciati a loro stessi per 46 anni. Tale e’ la rabbia per aver trascorso 6 anni a fare cose che gia’ sapevo fare dopo 3, che ora farei qualsiasi cosa per scardinare il sistema: sia per "vendicarmi" sia per le future generazioni. Stefano». ____________________________________________________________________ Corriere della Sera 19 mag. ’03 MORATTI AL MEETING DELLA FONDAZIONE LIBERAL "IN ITALIA SERVONO PIU’ LAUREATI NELLE MATERIE SCIENTIFICHE" MILANO - "Entro il 2010 la dispersione scolastica non dovra’ superare il 10%, i laureati in materie scientifiche dovranno aumentare del 15%, il tasso di completamento dei cicli di istruzione secondaria superiore sara’ elevato all'85%, la partecipazione ai sistemi di educazione permanente dovra’ interessare il 12,5% della popolazione europea; gli investimenti nella ricerca saranno il 3% del Pil, con i due terzi di provenienza privata". Sono questi i banchi di prova, molto concreti, da superare per costruire una identita’ unitaria europea che non si basi solo sui parametri economici. Lo ha detto ieri il ministro dell'Istruzione, dell'Universita’ e della Ricerca Letizia Moratti, concludendo il meeting internazionale della Fondazione Liberal su "Educazione e istruzione nel XXI secolo". ____________________________________________________________________ La Nuova Sardegna 12 mag. ’03 PANI:«UNA UNIVERSITA’ ANCORA SENZA IDENTITA’» «Esiste per la Sardegna un problema di un suo adeguamento, per molti un adeguamento alla modernita’ ed alla sua cultura di progresso, peraltro non sempre specificata. In questo senso e’ necessario innanzitutto sgombrare il campo da un diffuso senso di fondamentalismo economico, dove il progresso e’ esclusivamente quello economico e dove liberta’ sono esclusivamente quelle del mercato. Si dice: gli altri progressi e le altre liberta’ seguiranno, con un atto di fede. In Sardegna? L’economia, anch’essa, langue, appiattendosi sugli affarismi e sui localismi trasversali delle clientele, scimiottando comportamenti nazionali ed europeistici. In questo processo la sardita’ perde tragicamente la sua identita’ se non attraverso un debole recupero minimalista del suo folclore. Che cosa comporta la perdita di un’identita’? Il problema non e’ solamente politico, e’ soprattutto d’umanita’: non esisti. L’identita’ e’ l’espressione di una comunanza d’interessi verso i quali il cittadino individua la legittimazione dei suoi diritti e delle sue liberta’. Qual e’ il livello di questa comunanza e dove trova la sua espressione? Nella nostra societa’ la sua garanzia e’ individuabile nelle istituzioni, al di la’ dagli interessi particolaristici dei singoli. Questa premessa e’ l’introduzione a un breve commento sulle recenti elezioni per la carica rettorale: le sue vicende ripetono in modo monotono i comportamenti delle parti sociali e politiche della Regione dove, e’ chiaro a molti, assistiamo a un crescente degrado istituzionale e dove, lo ripetiamo, e’ persa comunque un’identita’ certa. L’Universita’ non fa eccezione. Le elezioni ne sono state l’esempio piu’ tangibile. Vi e’ stato un preoccupante appiattimento dell’istituzione universitaria sugli interessi personali del candidato vincitore e dei candidati che presumibilmente gli succederanno (mi sia permesso ricordare che sono gli stessi che hanno votato per la modifica di statuto che ha permesso la ricandidatura di Mistretta). Per queste ragioni mi e’ sembrato del tutto legittimo che i candidati (mi riferisco in particolare a Fanfani e Raga) che si sono confrontati con Mistretta abbiano preliminarmente posto il problema del recupero di rigore istituzionale e, aggiungo, per la ricerca di una propria identita’ di docenti universitari. Il confronto non ci e’ stato: Mistretta ha corso da solo, con i suoi strumenti, e’ risultato vincitore: qual e’ il suo prezzo?» Paolo Pani Docente di patologia generale ___________________________________________________________________ Corriere della Sera 13 mag. ’03 «UN CONSORZIO PER LA RICERCA» Sirchia: tutti devono impegnarsi per ottenere finanziamenti anche internazionali Il ministro della Salute annuncia al Policlinico una svolta nel campo scientifico Cremonese Antonella «O la ricerca impegna uomini e mezzi per fare massa critica e chiedere e ottenere finanziamenti, anche internazionali, oppure non esiste». Ieri al Policlinico il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, ha presenziato alla nascita di una grossa novita’ per l' Italia: la costituzione di un consorzio tra istituti di ricerca biomedica, Universita’ e imprese, per promuovere la ricerca sulle cellule staminali. Nel board del consorzio c' e’ un Gotha di ricercatori: il genetista Bruno Dallapiccola; il biologo cellulare Angelo Vescovi (ricercatore di fama internazionale, prima al Besta e poi al San Raffaele) che con la sua e’quipe ha pubblicato su Nature, il 17 aprile, una scoperta che promette di curare la sclerosi multipla; il direttore scientifico del Policlinico Ferruccio Bonino, esperto di genomica e biotecnologie; l' esperto di ricerche farmacologiche Giuseppe Remuzzi; il biologo e genetista Carlo Alberto Redi. Con loro, il Policlinico di Milano, le Universita’ di Pisa e di Bergamo, e un gruppo di aziende private che faranno investimenti in tecnologie e laboratori. Sirchia ha polemizzato contro i dubbi che da anni frenano la collaborazione tra l' universita’, i centri di eccellenza degli ospedali e le imprese: «Dobbiamo abbandonare le posizioni ideologiche, o l' Europa ci lascera’ indietro. C' e’ grande bisogno di ricerca, da trasferire subito al malato. Come dimostra la vicenda Sars, per la quale per ora non ci sono antivirali per combatterla». Alla ricerca («Una ricerca al servizio della persona»), ieri il Policlinico ha dedicato anche una giornata di dibattito organizzata dal dipartimento di ematologia oncologica (Giorgio Lambertenghi Deliliers) e dall' unita’ di oncologia medica (Maurizio Tomirotti). Tomirotti, che ha presentato un' oncologia medica in netto rilancio negli ultimi due anni, ha spiegato gli obiettivi: «Non ci puo’ essere una medicina al servizio della persona se la ricerca punta al profitto. E' il caso dei farmaci che hanno qualche debole effetto solo su un 25-30% di pazienti, e che viceversa vengono usati su tutti. Inutilmente per la maggior parte dei malati, e con costi altissimi». Antonella Cremonese ___________________________________________________________________ Corriere della Sera 14 mag. ’03 SE LA SAPIENZA NON COMUNICA Piccoli e grandi mali dell' ateneo Ferroni Giulio Da tempo alla «Sapienza» accadono cose che lasciano un po' sconcertati. Forse il piu’ grande ateneo d' Europa e’ troppo grande per poter avere una vita davvero «comunitaria», come dovrebbe essere quella di un' istituzione scientifica e didattica; ma e’ certo che molti eventi e molte iniziative vi si svolgono senza che i membri della comunita’ vi siano chiamati a partecipare, o che almeno ne ricevano comunicazione. Cosi’ si e’ avuta scarsissima o nulla informazione sulle iniziative per il settimo centenario della fondazione: quasi nessuno ha avuto invito o notizia del famoso concerto inaugurale di Riccardo Muti del 7 aprile. Come la maggior parte dei miei colleghi, io ne ho letto sui giornali, ma credo che tanti anni di «servizio» presso l' ateneo mi avrebbero dato il diritto di ricevere almeno un cartoncino in cui, pur senza offrirmi posti di riguardo, mi si invitava a prenotarmi prima possibile e con tutte le necessarie trafile telefoniche (dato lo scarso numero di posti disponibili e la grande richiesta, ecc.); o che ancora, sempre considerando lo scarso numero di posti, qualcuno fosse stato invitato a rappresentarmi. Il concerto stesso, come si ricordera’, e’ stato turbato da interventi studenteschi che hanno poi consigliato al Senato Accademico di annullare la successiva cerimonia di inaugurazione dell' anno accademico: a questa, meno affascinante dal punto di vista estetico, i docenti sono stati comunque adeguatamente invitati, pur nella paradossale constatazione di un inizio celebrato quasi alla fine dell' anno; senza contare la clausola con cui il Senato Accademico ha dato al rettore il mandato di «aggiornare la data dell' inaugurazione» (a quando? All' anno prossimo?). Un collega maligno ha trovato ulteriori spunti ironici nel constatare come quelle celebrazioni del centenario si sono allargate verso il Lazio, con una tappa Roma-Anagni del 9-10 maggio, evocante il papa Bonifacio VIII, quello che ad Anagni nel 1303 ricevette il celebre «schiaffo». Si tratta in fondo di piccoli particolari, forse quasi irrilevanti di fronte alla mole della «Sapienza», ma tali da rivelare un certo stato di sofferenza. Davvero incongrue risultano in effetti queste celebrazioni quando ci si trova di fronte ad una drastica riduzione di fondi, per cui in molte Facolta’ i docenti che vanno in pensione non vengono piu’ sostituiti, e nel contempo, con il proliferare dei nuovi corsi di laurea originato dalla recente riforma, aumenta vertiginosamente il fabbisogno di corsi e di insegnamenti; e non c' e’ quasi nessuno spazio per i giovani ricercatori. Nell' ambito umanistico si avvertono in modo preoccupante le conseguenze della dissennata politica di «decongestionamento», che ha consumato energie e risorse, moltiplicando gli organismi e i centri di potere, con assurde gare di concorrenza tra Facolta’ similari (come Lettere e Filosofia da una parte e Scienze umanistiche dall' altra). Per cominciare ad uscire da queste difficolta’ ed evitare a settecento anni di distanza qualche nuovo «schiaffo di Anagni», sarebbe forse gia’ utile un' adeguata comunicazione, entro una piu’ viva concezione dell' universita’ come «comunita’». ___________________________________________________________________ Corriere della Sera 18 mag. ’03 NEWTON ED EINSTEIN, DALL' AUTISMO AL GENIO Soffrivano della sindrome di Asperger ma cio’ non limito’ le loro capacita’ NEWTON Parlava poco e dimenticava anche di mangiare EINSTEIN Ripeteva ossessivamente le stesse frasi Il neuropsichiatra inglese Baron-Cohen ha studiato numerosi documenti sulla vita dei due grandi scienziati, identificando i tre elementi chiave della malattia Caprara Giovanni Genio e malattia. Albert Eistein e Isaac Newton, i due cervelli piu’ eccelsi espressi dall' umanita’, soffrivano di una forma di autismo, la sindrome di Asperger. Proprio la loro straordinaria grandezza ha spinto Simon Baron-Cohen, illustre neuropsichiatra dell' Universita’ britannica di Cambridge, a indagare i due casi su un versante lontano dalla scienza, quello del comportamento. Le storie di entrambi raccontano aspetti che hanno sempre attirato l' attenzione, per la stravaganza e gli eccessi. E proprio dietro il pittoresco lo specialista dell' autismo ha trovato le tracce della malattia. «Ci sono almeno tre elementi - spiega Baron-Cohen - che la fanno emergere: gli interessi ossessivi, le difficolta’ nelle relazioni sociali e i problemi di comunicazione che Newton ed Eistein manifestavano talvolta sino all' estremo. Tutti e due erano segnati da questi tratti ancora nell' eta’ infantile, come e’ tipico della patologia, mantenendoli tuttavia anche da adulti». Baron-Cohen ha studiato documenti e testimonianze lasciate dai biografi. Newton, padre della teoria della gravitazione universale che la leggenda collega all' intuizione sprigionata dalla vista di una mela che cade dall' albero, ebbe un' infanzia difficile. Nasceva malconcio e tutti lo davano per spacciato. Tre mesi dopo il padre muore e quando festeggia tre anni la madre si risposa con il reverendo Smith e lo abbandona con i nonni. Se lo ricordera’ per sempre. Anche da genio ormai riconosciuto, conservava la scarsa disponibilita’ a parlare, si chiudeva nel suo lavoro dimenticando persino di mangiare e quasi sempre pessimi erano i rapporti con i pochi amici. Arrivando a odiare e perseguitare alcuni ritenuti suoi nemici, come John Flamsteed, astronomo reale di Greenwich. Accadeva pure che a Cambridge egli tenesse la lezione davanti all' aula vuota incurante del fatto che nessuno studente lo stesse a sentire. A cinquant' anni cadeva nella depressione e nella paranoia. Altrettanto Einstein aveva i suoi segni caratteristici, senza arrivare alla negativita’ di Newton. Da ragazzo, il genio della relativita’ preferiva starsene da solo e fino a sette anni tendeva a ripetere ossessivamente le stesse frasi. Le sue letture erano inoltre molto confuse. Da adulto, poi, coltivava nello stesso tempo affari diversi, non disdegnava nemmeno la politica, si innamorava facilmente. Ed era diventata famosa la sua straordinaria facolta’ di estraniarsi, assentarsi con la mente durante i rari cocktail che frequentava al punto da non accorgersi nemmeno se qualcuno cercava di rivolgergli la parola. Per alcuni tutto cio’ era sinonimo di elevata grandezza, ma per lo specialista di Cambrigde «le eccessive passioni, gli innamoramenti, la tendenza alla solitudine e la difficolta’ ad affrontare brevi e casuali discorsi sono prove compatibili con la sindrome di Asperger». E aggiunge che spesso questa natura, se riesce a trovare una sua nicchia nella vita, puo’ portare anche a eccellere come e’ successo appunto con Einstein e Newton, definiti pero’ «due casi classici della malattia». Baron-Cohen ricorda come l' autismo sia ereditario ed esprima talvolta particolari talenti e capacita’ nel decifrare soprattutto cio’ che e’ complesso. Quindi la sindrome non ha impedito in entrambi i grandi personaggi - si fa notare - l' apprendimento. Ma non tutti condividono le conclusioni di Baron-Cohen. «Oltre alle note caratteristiche - dice Glen Elliot, psichiatra dell' Universita’ di California - Eistein esibiva uno spiccato senso dell' humour e cio’ contrasta con la diagnosi dell' Asperger». Giovanni Caprara ____________________________________________________________________ La Stampa 22 mag. ’03 IL CDA APPROVA UN AUMENTO DELLE TASSE UNIVERSITARIE DEL 15% Stangata al Politecnico Studiare costera’ di piu’ Le nuove tariffe in vigore da settembre suddivise nelle solite 8 fasce Siglata ieri l'intesa con una banca per accedere al Prestito d'onore Studiare al Politecnico dal prossimo anno accademico costera’ di piu’. Ieri pomeriggio il consiglio d'amministrazione dell'ateneo ha approvato un aumento delle tasse universitarie che riguardera’ tutti i circa 25 mila studenti (quelli delle due facolta’ di Architettura come delle 4 di Ingegneria). Il rincaro sara’ - per chi sceglie il tempo pieno - del 15% per i ragazzi immatricolati negli ultimi anni, iscritti quindi al nuovo ordinamento del 3+2. Per gli studenti ante-riforma il conto crescera’ del 5%. Dal consiglio d'amministrazione di ieri e’ uscita anche una buona notizia: e’ stata siglata un'intesa con un gruppo bancario che, annuncia il pro-rettore Marco Mezzalama, consentira’ il "Prestito d'onore". Sarebbe la prima esperienza del genere in Italia, e se ne studieranno nei prossimi mesi le modalita’ concrete. L'idea e’ di finanziare i giovani che restituiranno il denaro solo una volta laureati e dopo aver trovato lavoro, con tassi d'interesse molto bassi. Il Politecnico si fara’ garante dei "mutui- lauree". Le nuove tariffe saranno in vigore da settembre e porteranno le tasse universitarie del 2003-2004 (compresa la quota dovuta all'Ente per il diritto allo Studio e l'imposta di bollo) da 1363 a 1552,73 euro l'anno per chi studia con il 3+2, e da 1244 a 1301,29 euro per gli iscritti alle vecchie lauree quinquennali. Il sistema prevede pero’ una suddivisione in otto fasce di reddito: consente cioe’, come gli anni scorsi, alle famiglie in cattive condizioni economiche di ottenere sconti sostanziosi, fino all'esenzione completa per i casi piu’ difficili. La gran parte degli studenti, va detto, paga comunque la somma massima, che dunque non si applica solo ai "paperoni", ma anche a redditi medi e medio-bassi. Per chi rientra nei parametri che consentono tasse ridotte, ecco le nuove cifre: chi si colloca nella prima fascia sale da 317 a 349 euro l'anno (da 290 a 299 per il vecchio ordinamento); nella seconda da 451 a 503,93 (da 412 a 427,69 per i vecchi iscritti). La terza fascia sale da 602 a 677,58 (da 550 a 572,59 per il vecchio ordinamento); la quarta da 754 a 852,38 (da 688 a 717); la quinta da 905 a 1026,03 (da 826 a 862,39); la sesta da 1057 a 1200 (da 965 a 1008,34); la settima da 1205 a 1371 (da 1100 a 1150). Bruno De Benedetti, il "ministro delle finanze" dell'ateneo, ha spiegato che "l'inasprimento nasce in parte dalla situazione difficile legata ai fondi statali: pur non essendosi verificato il taglio piu’ sostanzioso previsto a dicembre, non sono stati risolti molti nodi, come quello degli incrementi stipendiali dei docenti". In secondo luogo, "il Politecnico e’ impegnato nel raddoppio edilizio che comporta investimenti cospicui", senza contare che "le nostre tariffe restano inferiori a quelle del Politecnico di Milano". Al provvedimento ha votato "no" uno solo dei 20 consiglieri d'amministrazione, il rappresentante degli studenti della Lista Ateneo. I due compagni di "Lavori in corso" hanno espresso "pur a malincuore, voto favorevole - dice Antonino Puglisi -. Sono stati effettuati numerosi tagli che hanno interessato anche i docenti, e la situazione e’ veramente difficile. Non sarebbe piu’ stata garantita la didattica complementare: laboratori, esercitazioni ed interi corsi sarebbero stati soppressi. Abbiamo distribuito 7 mila volantini, ricevuto 150 e-mail, ed incontrato 500 studenti rilevando i problemi piu’ urgenti e presentando alcune proposte che vincolano le risorse aggiuntive a servizio degli studenti. E' stata garantita l'apertura della mensa convenzionata entro il prossimo anno accademico e saranno potenziati i laboratori informatici e le aule studio". Giovanna Favro ___________________________________________________________________ Istituto Poligrafico 22 mag. ’03 DECRETO-LEGGE 9 maggio 2003, n. 105 DISPOSIZIONI URGENTI PER LE UNIVERSITA' E GLI ENTI DI RICERCA. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione; Ritenuta la straordinaria necessita' ed urgenza di ripartire, nel corrente anno, le risorse finanziarie tra le universita', destinando i fondi di cui agli articoli 4 e 5 della legge 19 ottobre 1999, n. 370, al sostegno di servizi agli studenti, al potenziamento della mobilita' interuniversitaria degli studenti stessi, alla incentivazione delle iscrizioni a corsi di studio di particolare interesse nazionale e comunitario, nonche' all'incremento del numero dei giovani dotati di elevata qualificazione scientifica; Ritenuta, altresi', la straordinaria necessita' ed urgenza di consentire agli enti di ricerca ed alle universita' di assumere personale a tempo determinato, anche in deroga a quanto previsto dall'articolo 34 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, senza ulteriori oneri finanziari a carico del bilancio dello Stato; Ritenuta infine, la straordinaria necessita' ed urgenza di indire una sessione straordinaria di esame di Stato per l'anno 2003, al fine di consentire a coloro che abbiano conseguito la laurea in farmacia, a compimento di un percorso formativo quadriennale, iniziato anteriormente al 1° novembre 1993, di concludere la formazione anteriormente al 1° novembre 2003, come previsto dall'articolo 12 della direttiva 2001/19/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 maggio 2001; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 2 maggio 2003; Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per la funzione pubblica; E m a n a il seguente decreto-legge: Art. 1. Iniziative per il sostegno degli studenti universitari e per favorirne la mobilita' 1. Al fine di sopperire alla indifferibile esigenza di assicurare un adeguato livello di servizi destinati agli studenti, di potenziare la mobilita' internazionale degli studenti stessi, di incentivare le iscrizioni a corsi di studio di particolare interesse nazionale e comunitario, di incrementare il numero dei giovani dotati di elevata qualificazione scientifica, il Fondo previsto nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca per le finalita' di cui agli articoli 4 e 5 della legge 19 ottobre 1999, n. 370, assume la denominazione di «Fondo per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilita' degli studenti» e, per l'anno 2003, e' ripartito tra gli atenei in base a criteri e modalita' determinati con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca, sentita la Conferenza dei rettori delle universita' italiane ed il Consiglio nazionale degli studenti universitari, per il perseguimento dei seguenti obiettivi, ferme restando le finalita' di cui all'articolo 4, comma 4-bis, del decreto-legge 25 settembre 2002, n. 212, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 novembre 2002, n. 268: a) sostegno alla mobilita' internazionale degli studenti, anche nell'ambito del programma di mobilita' dell'Unione europea Socrates-Erasmus, mediante l'erogazione di borse di studio integrative; b) assegnazione agli studenti capaci e meritevoli, iscritti ai corsi di laurea specialistica e ai corsi di dottorato di ricerca, di assegni per l'incentivazione delle attivita' di tutorato di cui all'articolo 13 della legge 19 novembre 1990, n. 341, nonche' per le attivita' didattico-integrative, propedeutiche e di recupero; c) promozione, in determinate aree scientifico-disciplinari, di corsi di dottorato di ricerca, inseriti in reti nazionali ed internazionali di collaborazione interuniversitaria, coerenti con le linee strategiche del Programma nazionale per la ricerca di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204; d) finanziamento di assegni di ricerca di cui all'articolo 51, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449; e) incentivazione per le iscrizioni a corsi di studio inerenti ad aree disciplinari di particolare interesse nazionale e comunitario. 2. Per i fini di cui al comma 1, lettera c), viene riservata anche una quota percentuale delle risorse disponibili ai sensi dell'articolo 4 della legge 3 luglio 1998, n. 210. 3. Agli assegni di cui al comma 1, lettere a) e b), si applicano le disposizioni dell'articolo 10 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, nonche' quelle dell'articolo 4 della legge 13 agosto 1984, n. 476, e successive modificazioni, ed in materia previdenziale quelle dell'articolo 2, commi 26 e seguenti, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni. 4. Le eventuali economie di spesa accertate dalle universita' in sede di approvazione del conto consuntivo 2002, derivanti dalle risorse acquisite per l'incentivazione dell'impegno didattico dei professori e dei ricercatori per gli anni 1999, 2000 e 2001, nonche' quelle gia' assegnate per le stesse finalita' per l'anno 2002 e non ancora impegnate alla data di entrata in vigore del presente decreto, sono utilizzate per assicurare un adeguato livello di servizi agli studenti. 5. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Art. 2 Disposizioni per il funzionamento delle universita' e degli enti di ricerca 1. Il quarto periodo del comma 13 dell'articolo 34 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e' soppresso. 2. Dopo il comma 13 dell'articolo 34 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e' inserito il seguente: «13-bis. Per l'anno 2003, per gli enti di ricerca, l'Istituto superiore di sanita', l'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, l'Agenzia spaziale italiana, l'Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente, nonche' per le universita' e le scuole superiori ad ordinamento speciale, sono fatte comunque salve le assunzioni di personale a tempo determinato, i cui oneri ricadono su fondi derivanti da contratti con le istituzioni comunitarie ed internazionali di cui all'articolo 5, comma 27, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, e da contratti con le imprese; per le medesime istituzioni sono altresi' consentite assunzioni di personale a tempo determinato per l'attuazione di progetti di ricerca, i cui oneri non risultino a carico dei bilanci di funzionamento degli enti o del fondo di finanziamento degli enti o del fondo di finanziamento ordinario delle universita'.». Art. 3. Sessione straordinaria di esami di Stato per l'abilitazione alla professione di farmacista 1. In deroga a quanto previsto dall'articolo 1, primo comma, del regolamento sugli esami di Stato, approvato con decreto ministeriale 9 settembre 1957, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 271 del 2 novembre 1957, con ordinanza del Ministro dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca e' indetta, per l'anno 2003, una sessione straordinaria di esami di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di farmacista, riservata ai laureati in farmacia con percorso formativo quadriennale, i quali abbiano iniziato la loro formazione anteriormente al 1° novembre 1993. I relativi oneri finanziari sono posti a carico delle universita' nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio, senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato. Art 4. Entrata in vigore 1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sara' presentato alle Camere per la conversione in legge. Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. Dato a Roma, addi' 9 maggio 2003 ================================================================== ____________________________________________________________________ La Nuova Sardegna 23 mag. ’03 POLICLINICO FRA LE DUE ANIME DELLE FACOLTA’ DI MEDICINA SARDE Il difficile cammino per la costituzione dell'azienda mista CAGLIARI. Policlinico universitario, negli ambienti medici corre una domanda: la maretta sassarese blocchera’ il passo alla costituzione dell'azienda mista Regione-universita’? A Cagliari, infatti, non mancano i problemi ancora da chiarire ma sono di tipo diverso: gli universitari e gli ospedalieri devono trovare numerosi punti di incontro sulle attivita’ che dovranno dare vita e credibilita’ alla facolta’ di medicina le cui responsabilita’ di formazione e didattica si sono allargate negli ultimi anni. A Sassari, oltre questa necessita’ di chiarimento di ruoli, dipendenze, carriere, livello degli stipendi, riconoscimenti ecc, c'e’ il nodo del blocco tra l'ospedale civile e il mondo universitario, oggetto di interpellanza in consiglio regionale, sfociato in una decisione che secondo l'assessorato poteva sembrare salomonica e invece sta producendo nuovi dissensi: se l'ospedale civile di Sassari non vuole diventare un fortino universitario, l'universita’ "prendera’" un altro presidio, vale a dire Alghero. In consiglio regionale c'e’ aria di contestazione verso questa soluzione. Cosa c'entra tutto questo con Cagliari dove, invece, e’ chiara e non controversa almeno la geografia della nuova facolta’ di medicina? C'entra perche’ il protocollo che le due universita’ firmeranno con la Regione e’ unico, se si ferma il cammino da una parte finira’ per fermarsi anche quello avviato dall'altra. E secondo gli osservatori non troppo esterni della situazione gli stalli rischiano di far male alla causa comune che e’ quella di allestire una facolta’ nuova, aperta, impostata sull'incontro delle idee e delle necessita’ e non sugli scontri che producono vincitori e vinti. In altre parole: le due facolta’ si erano riunite per la prima volta nella loro storia per affermare la necessita’ di andare avanti assieme verso l'azienda mista, i diversi problemi a livello locale rischiano di cristallizzare l'importante momento di coesione fino a renderlo inutile. ____________________________________________________________________ L’Unione Sarda 23 mag. ’03 SCIOPERO NELLA SANITA’ E NEGLI UFFICI: «IL NOSTRO CONTRATTO NON SI SBLOCCA» Da 17 mesi aspettano un nuovo contratto. Per questo Cgil, Cisl e Uil, ieri, hanno proclamato 24 ore di sciopero nel settore dei pubblici servizi, in particolare sanita’, enti locali, agenzie fiscali. In piazza del Carmine, di fronte alla sede del rappresentante del Governo, i manifestanti, con un sit-in, hanno spiegato le loro ragioni, tra uno sventolio di bandiere. A rischio soprattutto chi lavora nelle scuole materne e negli asili nido comunali. «Questa e’ solo una prima dimostrazione, la seconda giornata di sciopero si svolgera’ se nel frattempo non verra’ sbloccata la vertenza contrattuale. Il Governo deve darci delle risposte sui contratti pubblici e sul recupero dell’inflazione pregressa», spiega Guido Deidda, segretario territoriale della Cisl Fpl. E ricorda: «Sul banco degli imputati mettiamo il Governo e, in particolare, il ministro Tremonti, per il mancato rispetto degli impegni assunti con l’accordo del febbraio 2002». A differenza dei metalmeccanici, dunque, i sindacati del pubblico impiego marciano insieme. «La nostra pazienza e’ finita. Era stato il vicepresidente del Consiglio Fini, assieme al suo collega Frattini, a firmare nel febbraio del 2002 un accordo con i sindacati che garantiva i rinnovi contrattuali di tutto il settore pubblico», dice Emilio Fanni, segretario della Uil Fpl. E insiste: «Se Tremonti pensa di finanziare il deficit dello Stato non rinnovando i contratti pubblici e se i presidenti delle Regioni vogliono coprirsi dietro questa situazione, devono sapere che avranno la risposta che meritano». Una situazione difficile per i tantissimi lavoratori pubblici. «Pretendiamo il rispetto degli accordi: se il Governo non recepisce questo messaggio commette un grave errore», insiste Ugo Gallo, segretario generale della Fp-Cgil. E spiega: «Non e’ possibile, il governo e’ venuto meno a tutti gli impegni assunti. La Sardegna e tutta l’Italia non e’ fatta solo di imprenditori, ma anche di gente comune che vive di lavoro e di contratti». L’unita’ nel pubblico impiego non e’ mai venuta meno e oggi si rafforza maggiormente. «La nostra mobilitazione proseguira’ fino alla conclusione dei contratti per tutelare il potere d’acquisto, le scadenze contrattuale per l’erogazione degli aumenti economici, la valorizzazione delle relazioni sindacali», spiega Remo Serri della Cisl. E chiede: «Perche’ il contratto degli oltre 200 mila statali della scuola e’ andato avanti? Che cosa abbiamo noi in meno, perche’ dobbiamo essere discriminati? Il Governo in questa maniera cerca solo di prenderci in giro». E la polemica continua nelle parole dei sindacalisti della Cgil, Cisl e Uil: «A distanza di un anno, il Governo, con un atteggiamento arrogante rinnega di fatto quell’accordo. Questo e’ inaccettabile», spiegano ad alta voce i rappresentati dei tre sindacati. «I lavoratori pubblici sono stanchi delle promesse mai mantenute. Berlusconi e il suo Governo farebbero bene a non sottovalutare la nostra protesta». Alessandro Testa ____________________________________________________________________ Il Sole24Ore 19 mag. ’03 ESCLUSIVA SSN, L'ADDIO NON C'E’ C'e’ l'addio all'esclusiva secca con il Ssn, da sempre in bilico tra promesse elettorali e carenza di fondi. C'e’ la partita del contratto 2002-2005, che a un anno e mezzo dalla scadenza minaccia di mettere a rischio il patto di stabilita’ con aumenti del 9-10%, per oltre 3 miliardi di euro. E c'e’ il mini rebus dei 1.600 medici congelati dalle Regioni nel rapporto a tempo definito in attesa di scelte che il Governo non sembra deciso ad assumere. Una costellazione di vicende ammuffite e irrisolte si prepara a rendere bollente l'estate dei camici bianchi. L'odierna adesione di Cgil e Uil medici allo sciopero confederale del pubblico impiego e l'astensione dal lavoro annunciata dall'Intersindacale medica per il 4 giugno sono solo prime avvisaglie. E mentre la telenovela della reversibilita’ dell'opzione corre veloce verso il capolinea, Governo e Regioni non hanno ancora trovato la strada per uscire da una impasse che dura da quasi due anni. Smaltita l'ultima pausa di riflessione che l'Economia usera’ per rifare i conti dell'equazione che non torna, le prime soluzioni dovrebbero fiorire al tavolo a tre (Governo-Regioni-sindacati) riconvocato per meta’ settimana. Sul tappeto le proposte che il ministro Girolamo Sirchia va limando da oltre un anno, piu’ qualche aggiustamento dettato dai ragionamenti economici: la reversibilita’ della scelta tra esclusiva e non, il diniego dell'esclusiva per tutti i neo-assunti, il prolungamento dell'eta’ pensionabile per i "baroni". Un vero ribaltone rispetto ai rapporti disegnati con la 229/1999. Al sogno coltivato sia dalla maggioranza sia dall'opposizione si oppongono i sindacati e le Regioni. Non tanto perche’ vogliono matenere l'esclusiva quanto perche’ i primi considerano l'indennita’ garantita dalle "manette" con il Ssn un diritto inalienabile; le seconde non sono disposte pagare il conto dei regali promessi in campagna elettorale. E intanto il vagoncino che proroga al 2005 l'uso degli studi privati per l'extramoenia (Dl 89/2003, in scadenza il 23 giugno) potrebbe rappresentare l'occasione giusta per il varo brevi manu della riforma. I tentativi compiuti la settimana scorsa in commissione Affari sociali alla Camera sono stati affondati dalle dichiarazioni d'inammissibilita’, ma tutto puo’ cambiare in aula. Mentre saranno senz'altro piu’ lunghi i tempi d'avvio delle trattative per il rinnovo del contratto degli oltre 700mila dipendenti della sanita’ pubblica. Le Regioni hanno gia’ lanciato l'allarme: "di tagliare le prestazioni - hanno avvertito - non se ne parla nemmeno". A tingere di grigio un panorama che brillante non e’ c'e’ anche la questione dell'etica. I medici sono fermamente intenzionati a essere protagonisti della riscrittura delle norme sull'informazione scientifica: se non sara’ garantito il confronto - hanno avvertito - la tensione salira’ ancora. Sara Todaro ____________________________________________________________________ L’Unione Sarda 24 mag. ’03 GINECOLOGI A CONVEGNO SULLA GRAVIDANZA E IL PARTO Oggi, alle 18,30, iniziera’ il terzo Corso di aggiornamento (teorico e pratico) in “Medicina embrio-fetale e perinatale”, che si terra’ nella sala congressi del Timi Ama di Villasimius. Il corso e’ organizzato dall’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi) e prevede 54 ore di lezioni teoriche e pratiche con obbligo di frequenza e un esame finale: i ginecologi che vi parteciperanno potranno ricevere 36 crediti formativi dal ministero della Sanita’, mentre le ostetriche ne acquisiranno 43. In riferimento al numero di crediti, gli organizzatori sottolineano «l’alta validita’ scientifica e didattica» del corso diretto da Giovanni Monni (ginecologo del Microcitemico e vice presidente dell’Aogoi). I primi due giorni saranno dedicati alla gravidanza gemellare e multipla. Le lezioni termineranno sabato 31: il giorno prima si terra’ una tavola rotonda dal titolo “Le problematiche medico-legali in medicina perinatale e in procreazione medico assisitita”. Ai lavori del corso parteciperanno centinaia di esperti (tra cui medici, ricercatori e giuristi) provenienti da tutta Italia. ____________________________________________________________________ L’Unione Sarda 23 mag. ’03 Nel centro dell’ospedale Brotzu in cura 54 pazienti. Come affrontano la malattia FIBROSI CISTICA, UNA VITA NORMALE C’e’ chi fa body building e chi ha appena partorito Natalia ha diciotto anni, pratica body-building, vuole fare l’estetista. Luigi ha trent’anni, alleva pecore. Sono affetti da fibrosi cistica, malattia genetica che colpisce le ghiandole di secrezione e da’ problemi respiratori. Fino a una ventina di anni fa non sarebbe stato credibile che persone con questa malattia potessero condurre una vita quasi normale. Oggi, questi esempi dimostrano che le cose sono cambiate. La fibrosi si trasmette da genitori entrambi portatori sani. In questo caso, c’e’ il venticinque per cento delle probabilita’ che il nascituro sia malato. Se solo un genitore e’ portatore, non ci sono pericoli, al massimo (nel cinquanta per cento dei casi) il bambino sara’ anche lui portatore sano. «Chi e’ affetto da fibrosi» spiega Maurizio Zanda, responsabile del Centro regionale di fibrosi della divisione di Pediatria del Brotzu, «ha difficolta’ a eliminare le secrezioni dell’organismo, che sono particolarmente dense. Questo ha un grosso peso sui polmoni, ma coinvolge in generale tutte le ghiandole, esclusi occhi e orecchie». I casi possono essere piu’ o meno gravi, «ma oggi una maggiore esperienza, l’uso di nuovi farmaci (antibiotici e enzimi pancreatici), le terapie di aerosol e specifici esercizi respiratori» afferma Zanda, «permettono di affrontare meglio la malattia e far vivere al malato, anche grave, una vita piu’ che dignitosa. Abbiamo avuto una paziente che ha avuto un bambino. Un risultato incredibile». Nel centro del Brotzu sono in cura 54 pazienti che hanno da uno a 39 anni. «Fondamentale per il raggiungimento di obiettivi sempre piu’ importanti e’ la diagnosi precoce: il coinvolgimento dei medici di base che pensano di piu’ alla possibilita’ che certi sintomi siano imputabili alla fibrosi e’ importantissimo. Questa e’ la strada da percorrere». ____________________________________________________________________ La Nuova Sardegna 19 mag. ’03 LA GRAN BRETAGNA VOLTA PAGINA GRAZIE A UN CHIRURGO SARDO LONDRA. Anche la Gran Bretagna dice addio agli interventi chirurgici a cuore aperto: il chirurgo Roberto Casula, di origini sarde, ha realizzato all'ospedale londinese di St. Mary's le prime operazioni di by-pass in endoscopia, con l'aiuto del robot, nella storia del Paese. La tecnica, gia’ praticata in Italia, permette di evitare al paziente la ferita toracica, riducendo drasticamente i tempi di convalescenza e recupero. Si tratta di interventi mininvasivi, fatti a cuore battente e senza ricorrere alla circolazione extracorporea. Oltre a non presentare rischi di danni cerebrali, la tecnica permette di dimettere il paziente anche dopo 4 giorni, con risparmi di ospedalizzazione da una a due settimane. Laddove possibile, si ricorre a un sofisticatissimo robot chiamato Da Vinci (come Leonardo), che e’ appunto il robot usato da Casula per realizzare quattro interventi di questo tipo. "Questo tipo di intervento chirurgico e’ unico - ha spiegato Casula al domenicale britannico The Observer -. Penso che i benefici per il paziente siano enormi poiche’ avranno cicatrici minime e soffriranno meno dolore con un conseguente minor uso di antidolorifici". Casula ha inoltre spiegato che l'uso del robot riduce il "rischio di infezione ed il ricorso alle trasfusioni di sangue". ___________________________________________________________________ Corriere della Sera 16 mag. ’03 UN FARMACO PER NON BERE PIU’ Aiuta a sopportare l' astinenza totale dall' alcol Ricerca dell' universita’ del Texas Farkas Alessandra DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - Un farmaco contro l' alcolismo. E' stato scoperto dai ricercatori dello Health Science Center dell' universita’ del Texas, che contro una delle dipendenze piu’ elusive, subdole e croniche della societa’ moderna hanno ora un' arma potente: il topiramate, derivato dal monosaccaride D-fruttosio e risultato efficace nel favorire l' astinenza tra gli alcol-dipendenti. La molecola e’ la stessa di un farmaco antiepilettico , il Topamax, per la prima volta usato per altri fini. Lo studio, riportato nell' ultimo numero di The Lancet e’ stato condotto dal professor Bankole A. Johnson, direttore dello Start (South Texas Addiction Research & Technology dello Health Science Center) e da un team di esperti che include tra gli altri l' italiano Carlo Di Clemente, titolare della cattedra di psicologia all' universita’ del Maryland. La squadra del professor Johnson ha arruolato nell' esperimento 150 «forti bevitori» - pazienti che assumevano alcol piu’ di 5 volte al giorno e avevano pianificato di diventare astemi - somministrando ad alcuni una terapia orale di topiramate (fino a 300 mg al giorno) e ad altri placebo. Dopo tre mesi, i risultati sono stati inequivocabili. «I pazienti che hanno preso il topiramate erano sei volte piu’ idonei degli altri nel sopportare un periodo di astinenza completa dall' alcol - spiega Johnson -. Nello stesso periodo, chi ha assunto il placebo manifestava almeno 4 volte piu’ degli altri la tendenza a bere molto». Non solo. I pazienti alcol-dipendenti hanno spesso disturbi di fegato, un indicatore dei quali e’ l' aumento di livello nel sangue di un enzima, il gamma- glutamil-transferase (Ggt). «E' di considerevole importanza clinica che il topiramate e’ stato superiore al placebo nel ridurre in maniera significativa anche i livelli di plasma-Ggt durante lo studio», prosegue Johnson. La notizia e’ stata salutata dagli addetti ai lavori come un importante passo avanti nella ricerca medico-scientifica. «E' una pietra miliare nel trattamento dell' alcolismo», ha detto Domenic Ciraulo, presidente del dipartimento di psichiatria alla Boston University. «Il topiramate deriva da una classe diversa da quella a cui appartengono i farmaci usati finora nel trattamento dell' alcolismo, spesso con scarsi risultati - incalza Adron Harris, direttore del Waggoner Center for Alcohol and Addiction Research all' universita’ del Texas -. Esso offre la possibilita’ di curare pazienti a cui altri farmaci non hanno reso beneficio». Circa 14 milioni di americani - uno ogni 13 adulti - abusano dell' alcol o sono alcolisti. Molti di piu’ sono coloro che bevono in maniera tale da rischiare di avere in futuro problemi legati all' alcol. Problemi che per la societa’ americana hanno un costo economico pari a 185 miliardi di dollari all' anno. Alessandra Farkas ___________________________________________________________________ Corriere della Sera 19 mag. ’03 GENOMA, MAPPATURA DEGLI ITALIANI CON MIGLIAIA DI DONATORI DI SANGUE STUDIO FINANZIATO DAL MINISTERO DELL' UNIVERSITA' RICCIONE (Rimini) - Dai 6 mila ai 10 mila donatori di sangue dell' Avis saranno al centro in tutta Italia di una ricerca sul genoma umano. Lo studio vuole giungere, partendo dai cognomi, a una mappatura del genoma degli italiani. Il progetto, finanziato dal ministero dell' Universita’ e ricerca scientifica, e’ diretto dal genetista Luca Luigi Cavalli Sforza: e’ stato lo stesso scienziato, che lavora all' Universita’ di Standfort (Usa), a parlarne alla 67a Assemblea dell' Avis, che si e’ conclusa ieri a Riccione. Sara’ realizzato in collaborazione con l' Universita’ di Pavia e l' Avis, che mette a disposizione le sedi e i donatori (a Bergamo in circa 200 hanno dato l' assenso) che vorranno partecipare. ___________________________________________________________________ Le Scienze 24 mag. ’03 UN VACCINO ANTIFUMO Grazie a una sostanza chimica che assomiglia alla nicotina, viene indotta una risposta del sistema immunitario Scienziati dell’Istituto di Ricerca Scripps (TSRI) hanno progettato un nuovo metodo per produrre vaccini contro l’abuso di farmaci o di droghe che potrebbe rivelarsi un valido strumento nella cura delle dipendenze, aiutando il corpo a eliminare le sostanze dal flusso sanguigno. L’ultimo vaccino creato con questo approccio induce il corpo a eliminare la nicotina. “I nuovi vaccini - spiega Kim D. Janda, principale autore dello studio - sopprimono gli effetti rinforzanti della droga, bloccandoli prima che raggiungano il cervello”. La struttura e la progettazione del vaccino contro la nicotina sono descritte in un articolo di prossima pubblicazione sulla rivista “Journal of the American Chemical Society”. Dopo aver mostrato l’efficacia del vaccino in modelli di laboratorio, i ricercatori hanno ora riformulato il vaccino per sperimentarlo in trial clinici su esseri umani. Se tutto andra’ come previsto, questo tipo di vaccino potrebbe essere somministrato alle persone sottoposte a programmi per smettere di fumare. Secondo l’opinione di molti studiosi, la gente continua a fumare perche’ il tabacco contiene nicotina, una sostanza chimica che da’ dipendenza. In effetti, diverse strategie antifumo consistono nel fornire nicotina sotto altre forme, per esempio nelle gomme da masticare. Janda e colleghi, invece, hanno scelto un approccio “immunofarmacoterapeutico”, progettando un farmaco che stimola il sistema immunitario a ripulire il corpo dalla nicotina. Il lavoro e’ stato basato sui successi ottenuti in precedenza da Janda nello sviluppo di un vaccino contro un altro tipo di droga, la cocaina, attualmente sottoposto a trial clinici. Michael M. Meijler, Masayuki Matsushita, Lawrence J. Altobell, III, Peter Wirsching, Kim D. Janda, A New Strategy for Improved Vaccines Using Conformationally Constrained Haptens., di prossima pubblicazione sul numero del 18 giugno 2003 della rivista “Journal of the American Chemical Society”. ___________________________________________________________________ Le Scienze 19 mag. ’03 LE CAUSE DELLA DISLESSIA Il disturbo sorgerebbe da una mancata soppressione delle aree visive dell’emisfero destro Usando immagini di risonanza magnetica funzionale (fMRI) per studiare l’attivita’ cerebrale nei bambini, un team di ricercatori del Medical Center dell’Universita’ di Georgetown ha confermato in parte una teoria vecchia di ottant’anni sulla base neurobiologica dei disturbi della lettura. In particolare sono state osservate le regioni del cervello che mutano quando i bambini diventano lettori esperti. La ricerca e’ stata descritta online sul numero del 18 maggio della rivista “Nature Neuroscience”. Nel 1925 Samuel Orton, autore di importanti ricerche sulla dislessia, aveva ipotizzato che nel corso del normale sviluppo delle capacita’ di lettura le immagini visive fornite dall’emisfero destro fossero soppresse affinche’ non interferissero con le informazioni dell’emisfero sinistro. La tecnologia avanzata oggi disponibile ha permesso ai medici di scoprire che in effetti i bambini “disattivano” la regione destra delle parti visive del cervello quando diventano lettori esperti. Questo sembrerebbe confermare un aspetto delle teorie di Orton, sorte dall’osservazione di pazienti con problemi di lettura. Guinevere Eden e colleghi hanno studiato 41 pazienti, di eta’ compresa fra i sei e i ventidue anni, usando tecniche di fMRI per esaminare quali parti del cervello venivano usate durante la visione di un testo scritto. Correlando l’attivita’ cerebrale alle capacita’ di lettura, hanno osservato se i lettori piu’ esperti presentavano una maggiore attivita’ in certe aree del cervello rispetto ai lettori meno abili, e viceversa. Le scansioni hanno mostrato che i bambini che stanno imparando a leggere usano le regioni temporali sinistre del cervello. Con l’aumento dell’eta’ e della capacita’ di lettura, e’ stata osservata una soppressione delle aree visive dell’emisfero destro, come previsto dalla teoria di Orton. © 1999 - 2003 Le Scienze S.p.A. ___________________________________________________________________ Repubblica 22 mag. ’03 GRATIS FARMACO BIOLOGICO PER L’ARTRITE REUMATOIDE Sara’ dato in 202 Centri aderenti al Progetto Antares a chi non risponde alle normali cure DI ANTONIO CAPERNA Articolazioni infiammate che impediscono ad un piccolo esercito di malati di compiere i gesti della vita quotidiana, di lavorare, di giocare, con il rischio dell’isolamento affettivo. Sono 300 mila gli italiani che devono fare i conti ogni giorno con l’artrite reumatoide, una malattia autoimmune piuttosto ignorata dall’opinione pubblica e spesso considerata, a torto, inevitabile nell’eta’ avanzata. «E, invece, si tratta di una patologia che non ha niente a che fare con la vecchiaia, che ha effetti drammatici e sconvolge la vita di persone nel pieno dell’attivita’ lavorativa, con un picco di incidenza tra i 20 e i 45 anni», afferma Roberto Marcolongo, ordinario di Reumatologia all’universita’ di Siena e presidente della Lega italiana contro le malattie reumatiche (Limar), «inoltre quando arriva in tenera eta’, porta all’invalidita’ dei bambini. Completamente ignorato poi il prezzo pagato dai malati in termini fisici e psicologici, lo sconforto che li assale quando non riescono piu’ ad aprire una bottiglia o a mettere le calze, non si e’ piu’ in grado di lavorare e la depressione e’ dietro l’angolo». Di artrite reumatoide si e’ parlato in una conferenza l’8 maggio a Roma, come anticipazione dell’incontro internazionale di Dublino sulle nuove frontiere terapeutiche con i farmaci biologici e sul programma di farmacovigilanza "Antares". Si tratta di una iniziativa del Ministero della Salute e della Societa’ italiana di reumatologia, per rendere disponibile gratuitamente un nuovo farmaco biologico (etanercept) anti Tnfalfa, per coloro che non rispondono alle normali cure. I pazienti, accertata la malattia dal medico di famiglia o da uno specialista, possono recarsi in uno dei 202 Centri di riferimento di secondo livello che rientrano nel Progetto. In queste strutture, presenti in tutta la penisola, il paziente viene visitato da uno specialista che prescrive, dopo preliminare valutazione, il nuovo farmaco, «contenuto in una fiala e che va inoculato sottocute attraverso un’iniezione. La siringa e’ realizzata in modo che puo’ essere utilizzata anche dalle mani di un malato di artrite reumatoide», specifica Guido Valesini, ordinario di reumatologia all’universita’ La Sapienza di Roma e vice presidente della Societa’ italiana di reumatologia. Notevoli i costi sociali della malattia: 3 mila euro per il male al primo stadio, fino ai 23 mila in fase avanzata. Per la collettivita’ la spesa e’ di circa 3500 milioni di Euro all’anno. Infatti 22 malati su 100 sono costretti a lasciare il lavoro e 10 hanno bisogno di assistenza continua. Spesso i pazienti sono visitati quando la malattia e’ gia’ avanti, «mentre sono cruciali i primi 23 anni per "aggredire" efficacemente la maalttia», dice Marcolongo. L’artrite reumatoide e’ invalidante e colpisce lo 0,5 per cento della popolazione adulta, 4 donne per ogni uomo, e un bambino su mille. Il primato spetta alla Liguria (67 donne per 1 uomo) e all’Umbria ( 7 donne ogni 10 malati). Le forme piu’ gravi colpiscono soprattutto le donne. Info: Limar e Associazione nazionale malati reumatici (Anmar) tel: 06/66016720; Associazione malattie reumatiche infantili (Amri) tel: 010/3071553. ___________________________________________________________________ Repubblica 22 mag. ’03 UN VIRUS "OGM" CONTRO IL CANCRO AL CERVELLO HOUSTON Una nuova terapia di tipo virale potrebbe essere in grado di sconfiggere il cancro al cervello. Lo afferma uno studio pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute. Alcuni ricercatori dell’Universita’ del Texas hanno infatti modificato alcuni virus in modo tale che attacchino e uccidano selettivamente le cellule tumorali del cervello. La manipolazione genetica e’ stata fatta sugli adenovirus, che normalmente causano delle comuni infezioni delle vie respiratorie. Gli scienziati avevano osservato che un particolare tipo di adenovirus, chiamato Delta24, e’ in grado di infettare selettivamente le cellule cerebrali di tipo tumorale, legandosi a specifici recettori presenti solo su queste cellule. Cosi’ hanno pensato di modificare ulteriormente questi virus, rendendoli capaci di legarsi anche alle integrine, altre molecole che si trovano sulla superficie cellulare. In questo modo non solo hanno migliorato di sei volte l’efficienza di infezione, ma hanno anche prodotto un maggiore effetto tossico sulle cellule. Il nuovo approccio e’ stato sperimentato su topi malati di glioma, una forma di cancro al cervello particolarmente aggressiva: e come risultato gli animali infettati con gli adenovirus potenziati sono sopravvissuti di piu’ rispetto a quelli curati con Delta24 non modificati. ___________________________________________________________________ Repubblica 22 mag. ’03 MA QUANTO COSTA LA DEPRESSIONE? Un progetto di valutazione della Bocconi di SILVIA BAGLIONI La depressione si avvia ad essere una delle piu’ gravi e diffuse malattie: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanita’, nel 2020 essa costituira’ la seconda ragione di disabilita’ nel mondo. Questa patologia ad altissimo impatto sociale ha oggi una prevalenza stimata fra il 3 ed il 6,4% della popolazione, con una maggiore frequenza tra le donne (510% contro il 25% degli uomini). La qualita’ della vita puo’ peggiorare a tal punto che i pazienti hanno un rischio maggiore di ammalarsi e morire anzitempo. Ma la depressione puo’ diventare anche un’emergenza economica: la maggior parte dei pazienti cronici e’ in eta’ lavorativa e subisce importanti ripercussioni economiche legate alla perdita di produttivita’. Il progetto "Valutazione economica della depressione in Medicina Generale in Italia", disegnato dal Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria dell’Universita’ Bocconi, in collaborazione con la Lundbeck Italia SpA e la FIMMGSIMeF (Federazione Italiana Medici di Medicina GeneraleSocieta’ italiana medici di famiglia), vuole essere uno studio "osservazionale" che intende stimare i costi complessivi della Depressione in Medicina Generale. «I dati epidemiologici relativi alla depressione nel nostro Paese sono molto scarsi», spiega Rosanna Tarricone, del CeRGAS, «la letteratura internazionale riporta che almeno il 50% della popolazione depressa si rivolge al medico di famiglia. Da cio’ emerge che la prevalenza della malattia tra i pazienti della medicina di base e’ equivalente a circa il 10%. Oltre 5 casi su dieci rimangano non diagnosticati per cause diverse: atipicita’ dei quadri clinici (incapacita’ di ricondurre i disturbi somatici alla loro origine); scarsa intesa tra medico e paziente; insufficiente conoscenza della patologia; poco tempo per ogni singola visita. Un medico di medicina generale vede in media 40 pazienti al giorno e puo’ individuare un disturbo d’ansia o di depressione in almeno 8 casi, mentre non riconoscera’ l’esistenza di questi disturbi in altrettanti pazienti. Cio’ che risulta evidente e’ che una incidenza della depressione cosi’ elevata tra i pazienti trattati in medicina generale impone al medico di base un ruolo di protagonista nella gestione di questa patologia». Nei prossimi sei mesi il CeRGAS – Bocconi elaborera’ e analizzera’ i dati raccolti da circa 40 medici di famiglia. Lo scopo principale e’ quello di valutare i costi legati alla depressione, sia riconosciuta e trattata, sia non riconosciuta o non trattata adeguatamente. «In tal modo» conclude la Tarricone, «si intendono stimare i costi legati alla depressione in medicina generale in tutto il complesso della patologia stessa (obiettivo mai perseguito finora sia a livello nazionale sia internazionale), al fine di fornire i dati e le informazioni rilevanti per istruire un processo di formazione e sensibilizzazione dei medici di famiglia circa la depressione». (silvia baglioni) ___________________________________________________________________ Il Messaggero 25 mag. ’03 ASMA E ORTICARIA, SMASCHERATE LE ALLERGIE Scoperte dai ricercatori dell’Universita’ di Napoli le cause che scatenano la malattia. Gia’ sperimentate nuove terapie Non sempre colpevoli pollini e cibi: spesso in azione anche virus e batteri ROMA Scoperta da ricercatori italiani la causa delle allergie finora ritenute inspiegabili. In tre casi su dieci la malattia non e’ provocata dai pollini o dalla polvere oppure dagli alimenti, ma da virus o batteri o addirittura dal nostro stesso organismo. La ricerca, condotta da studiosi dell’Universita’ di Napoli, ha permesso di realizzare una nuova classificazione delle cause delle allergie e apre la strada a nuove prospettive di cura. Su questo fronte si stanno gia’ sperimentando terapie di tipo farmacologico. Secondo gli allergologi, in Italia circa il 20% della popolazione e’ colpito da qualche tipo di allergia, anche se spesso molti non ne sono consapevoli.