RIFORMA MORATTI: RICERCA CON IL "COMMISSARIO" FORMAZIONE, ATENEI ALLEATI RICERCA SCIENTIFICA I CAMPIONI TRICOLORI CREDITI E DIDATTICA NELL'UNIVERSITA’ PIU’ FACILE LAUREARSI A DISTANZA QUANDO LA BIOETICA UCCIDE LA RICERCA. MINISTERI-REGIONI: SULLA FORMAZIONE ACCORDO VICINO DA MOTIVARE I PUNTEGGI DEI CONCORSI LA PRIVACY DIMENTICATA LA TELEMEDICINA PUNTA SUL SATELLITE SCARICARE MUSICA E FILM E’ UN REATO. AVVISI E DENUNCE A RAFFICA ================================================================== A 67 DOCENTI MA NON PIU’ MEDICI SIRCHIA: MEDICI, L’ETA’ PENSIONABILE SARA’ ALZATA PER UNIVERSITARI SIRCHIA: VA RAFFORZATA LA SANITA’ PUBBLICA MONSERRATO: ENTRO L’ANNO IL VIA AI LAVORI NELLO SVINCOLO FARMACI: PIU’ CARI DELL'11% QUELLI A CARICO DEL CITTADINO GENOVA: PRIMO INTERVENTO AL CUORE CON IL PAZIENTE SVEGLIO GENETICA:LA "TALANINA", UNA SCOPERTA TUTTA SARDA TORMENTATI DAI CALCOLI RENALI? LA COLPA E’ TUTTA DELLA “TALANINA” MELANOMA, TERAPIA GENICA A MILANO: UN «VACCINO» DA PROVARE SU 22 MALATI GENE ANTICANCRO IMPORTANTE ANCHE PER L’EMBRIONE MESSA A PUNTO UNA TECNICA PER COMBATTERE LEUCEMIA E LINFOMI BROTZU: TRAPIANTI DI CARTILAGINE PER I DANNI AL GINOCCHIO UN ENZIMA CONTRO LA CELIACHIA? LITIO CONTRO IL MORBO DI ALZHEIMER RADIOGRAFIE PIU’ SICURE E PIU’ AFFIDABILI ================================================================== ______________________________________________________________-- Repubblica 29 mag. ’03 RIFORMA MORATTI: RICERCA CON IL "COMMISSARIO" Approvata la riforma Moratti Tre enti sotto tulela per un anno. Il governo avra’ potere di controllo e di indirizzo. "Recuperare produttivita’" DI ROSSELLA CASTELNUOVO Tre decreti del governo, approvati dal Consiglio dei ministri del 16 maggio, e le dimissioni del presidente del Cnr Lucio Bianco, il martedi’ precedente, annunciano grandi cambiamenti per la ricerca scientifica italiana. «Un sistema debole, ma vivo e competitivo, in alcuni settori, nonostante le scarse risorse», come lo ha definito Bianco. Un sistema che il ministro dell’istruzione, universita’ e ricerca Letizia Moratti intende riformare profondamente, con la nomina di tre commissari che, da qui a un anno, dovrebbero riorganizzare Cnr, AsiAgenzia spaziale italiana e Inaf, Istituto nazionale di astrofisica. Secondo la Moratti questo riordino mira a «creare le condizioni per l’inserimento delle nostre reti di ricerca nelle reti di ricerca europee; garantire maggiori opportunita’ per i giovani; sburocratizzare gli enti; introdurre piu’ efficienza nella loro gestione e porre i ricercatori al centro del sistema». L’iter delle nuove norme era iniziato con una prima lettura dei decreti eseguita dal Consiglio dei ministri il 30 gennaio scorso. E’ poi proseguito, attraverso un’accesa discussione parlamentare, con l’esame da parte della Commissione bicamerale per la riforma amministrativa che ha apportato alcune modifiche che hanno riguardato principalmente: la salvaguardia dell’autonomia degli enti e dei ricercatori; la maggior partecipazione di questi ultimi ai consigli scientifici e alla progettazione delle attivita’ e il controllo da parte del ministero dell’Istruzione, universita’ e ricerca (Miur). Comunque il controllo del governo sulla ricerca sara’ forte: i consigli di amministrazione degli enti posso essere rimossi se non rispettano gli indirizzi di ricerca ministeriali Ora i decreti verranno sottoposti al presidente della Repubblica per la firma per poi essere pubblicati sulla Gazzetta ufficiale e diventare quindi operativi. Decadranno allora tutti gli attuali organi scientifici e gestionali attualmente in carica e tre commissari, uno per ente in riordino, dovranno provvedere sia ad assicurare la funzionalita’ per il periodo di transizione che a realizzare alcuni accorpamenti di altri istituti al Cnr e all’Inaf. I decreti mirano a indirizzare la ricerca verso un modello che tende a valorizzare soprattutto la produttivita’ e i collegamenti con le universita’ e l’industria. Tra gli scopi da perseguire c’e’, al primo posto, quello di focalizzare tutte le attivita’ degli enti su obiettivi strategici per il paese definiti nelle "Linee guida per la ricerca", gia’ indicate dal Miur. Si punta a migliorare l’efficienza sia attraverso lo sviluppo di cultura manageriale e di progetto tra i ricercatori, sia riducendo inefficienze, sovrapposizioni, duplicazioni e attivita’ che portano a dispersione di risorse, sia favorendo la convergenza dei progetti su obiettivi interdisciplinari e multidisciplinari. Ponti con l’estero dovranno essere costruiti con l’obiettivo di integrarsi con gli altri centri europei. Ma anche con la speranza di attrarre i migliori ricercatori e i migliori giovani dalla comunita’ internazionale in modo da portare l’intero sistema all’altezza delle sfide lanciate nel mondo globalizzato. La nuova organizzazione avra’ anche lo scopo di aiutare il nostro sistema produttivo a recuperare competitivita’ tecnologica. Si dovranno quindi creare le condizioni per una migliore mobilita’ dei ricercatori negli scambi con le universita’ e con le imprese. ______________________________________________________________-- Il Sole24Ore 28 mag. ’03 FORMAZIONE, ATENEI ALLEATI Reding: collaborazione Ue - Benedini: presto i corsi Fondimpresa MILANO L'immagine che si delinea sullo sfondo e’ quella di Leonardo da Vinci, simbolo della coesistenza tra la cultura umanistica e quella "professionale". II primo a citarlo e’ il rettore della Luiss Adriano De Maio, centrando cosi’ subito lo spirito dell'incontro voluto ieri dal gruppo lombardo dei Cavalieri del lavoro, ovvero la necessita’ di integrare la cultura umanistica e quella professionale nella prospettiva dell'integrazione europea. E soprattutto la necessita’ di rafforzare il canale della formazione professionale, cosi’ da renderlo una vera e propria «iniezione» di competenze per il mondo imprenditoriale. Una centralita’ sottolineata dal commissario europeo all'Istruzione e alla cultura, Viviarie Reding, che ha ricordato «come l'istruzione sia centrale perche’ l'economia funzioni». Ecco perche’ la modernizzazione del sistema formativo italiano «deve diventare una priorita’. In caso contrario il rischio - dice il presidente del gruppo lombardo della Federazione nazionale dei cavalieri del Lavoro, Benito Benedini - e’ quello di cadere in uno stato di poverta’ della conoscenza, non meno grave rispetto a quella del passato: la poverta’ del terzo millennio». Un impegno che, uscendo dalle aule scolastiche e universitarie, deve entrare a pieno nelle aziende. Benedini ha ricordato come entro la fine dell'anno partiranno i corsi di formazione avviati da Fondimpresa, il fondo bilaterale per la formazione continua nato dall'accordo fra Confindustria e i sindaca ti confederali. «Il contributo previdenziale dello 0,30% che gia’ pagano le imprese - ha spiegato Benedini - verra’ utilizzato per la formazione continua con corsi presso le aziende». Un passo giudicato «decisivo» da Benedini che ha pure sottolineato l'importanza della formazione e dell'istruzione per assicurare la competitivita’ dell'Italia. Ma non solo. E’ grazie al valore della formazione e, soprattutto, della ricerca che secondo De Maio l'Europa puo’ attrarre quei talenti che oggi scelgono di andare negli Stati Uniti. Per concretizzare questo obiettivo occorre «sviluppare alleanze tra gli atenei europei e puntare sulla possibilita’ di costituire, oltre a curricula integrati, anche sinergie e progressi congiunti». E sulle potenzialita’ dell'Europa punta pure Viviane Reding che dice: «L'Europa ha grandi potenzialita’, bisogna riuscire a fare massa critica per creare centri di eccellenza. Sviluppare ponti tra un'universita’ e l'altra, far viaggiare gli studenti migliori». Un progetto ambizioso per la cui realizzazione il commissario chiede il contributo degli industriali. In termini di risorse, ma anche per una piu’ ampia «assunzione di responsabilita’». «Per la creazione di uno spazio europeo della formazione professionale - sottolinea infatti Reding - diventa centrale l'assunzione di responsabili1 da parte delle associazioni 3i categoria», quindi del mondo imprenditoriale. S.U. ______________________________________________ L'Espresso 29 mag. ’03 RICERCA SCIENTIFICA I CAMPIONI TRICOLORI Astronomi, matematici, fisici, immunologi. Ventotto ricercatori di casa nostra sono stati promossi tra i big mondiali. Ecco chi sono Cervelli di ritorno. Gente che e’ scappata dopo la laurea per potere fare la scienza che conta. Ma che, diversamente dai soliti cervelli in fuga, e’ tornata a casa con la valigia piena di esperienza, articoli pubblicati, contatti internazionali preziosi. Ma soprattutto con la convinzione che "persino in Italia" avrebbero potuto continuare a fare, ricerca di buon livello. Certo non nei settori tradizionali della Big Science, dove organizzazione e investimenti decidono chi vince e chi perde; e a perdere e’ sempre chi, come l'Italia investe meno dell'1,5 per cento del Pil in ricerca scientifica e si dibatte in un reticolo di enti e istituti spesso strangolati dalla burocrazia e dal pauperismo. La riforma del settore disegnata dall'ex ministro Luigi Berlinguer aveva fatto sperare che una maggiore dinamizzazione potesse dare fiato ai cervelli di ritorno. Poi e’ arrivata la bozza Moratti e i nostri cervelloní sono di nuovo entrati in depressione. Gia’, perche’ ce ne vuole di coraggio per tornarsene in Italia con una carriera scientifica in trampolino di lancio all'estero. Specie in certi campi, fare ricerca in Italia «e’ come partecipare ai campionati di nuoto, nuotando nella melassa, mentre gli altri nuotano nell'acqua», per dirla con le parole di Tommaso Maccacaro, astronomo dell'osservatorio di Brera. Maccacaro e’ una delle migliori teste pensanti italiane. Gente che altrove ci invidiano. Perche’ hanno fatto ricerca di gran qualita’, producendo risultati necessari agli altri per lavorare. Sono 28 ricercatori italiani presenti nella nuova edizione della classifica stilata dall'Institute for Scientific Information (Isi), un istituto di Filadelfia che valuta periodicamente le prestazioni degli scienziati nei cinque continenti. Il censimento analizza i risultati ottenuti dai ricercatori, e coloro i cui lavori giungono a fare da punto di riferimento per i colleghi vengono inclusi nel gruppo esclusivo dei piu’ citati: 2 mila 700 nomi. Con piu’ di 1.600 protagonisti, gli Stati Uniti sono di gran lunga i primi nella classifica dei Paesi con piu’ cervelli. Di fronte a quei 1.600 i 28 italiani possono sembrare una briciola, ma diventano dei veri e propri eroi se si pensa alle condizioni in cui lavorano e al fatto che davanti a noi ci sono soltanto, oltre agli Usa, Germania, Francia e Regno Unito. II che significa che stiamo prima di Giappone, Canada, Russia. E non in discipline residuali: in lista ci sono nanotecnologi, fisici della materia, astrofisici, immunologi. Tutte discipline da cui anche l'industria si aspetta grosse cose. Prendete uno come Vincenzo Balzani, che si occupa di nanotecnologie all'Universita’ di Bologna: un suo articolo su composti che potrebbero essere utili per la conversione dell'energia solare e stato citato piu’ di 1,600 volte, che, fuori dal linguaggio degli scienziati, significa che e’ un caposaldo, un lavoro di cui molti altri ricercatori si sono avvalsi in tutto il mondo. 0 uno come Ernesto Carafoli, che e’ tornato in Italia, all'Universita’ di Padova, nel 1991, dopo 25 anni trascorsi a Zurigo: le sue scoperte sul ruolo del calcio nel metabolismo delle cellule sono state citate 1.700 volte, e complessivamente i suoi studi sulla biochimica cellulare sono stati presi come riferimento dai colleghi 13 mila volte. A sorpresa, vista il degrado del settore delle rícerche farmaceutiche in Italia, tra i big dell'Isi ci sono due ricercatori della Menarini di Firenze. Carlo Alberto Maggi, direttore del settore ricerche e sviluppo dell'azienda, ricorda di aver pubblicato, fra gli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta, «lavori molto citati che poi hanno permesso di sviluppare farmaci per l'asma e il colon irritabile». E’ curioso che lo stesso Carlo Alberto Maggi e un altro ricercatore della Menarini in elenco, Sandro Giuliani, siano anche i soli ad aver svolto tutta la loro carriera in Italia, e sempre nello stesso posto. Alberto Meli invece, anche lui nell'elenco Isi ma deceduto qualche mese fa, fu fatto tornare dagli Stati Uniti alla fine degli anni Settanta, proprio per avviare l'attivita’ di ricerca. Come dire che c'era un tempo in cui anche l'Italia era qualcosa di piu’ che un mercato da spremere per la farmacologia mondiale. L'assenza dall'elenco degli happy few di rappresentanti di settori avanzati della biologia come la genetica e la biologia molecolare ci riporta bruscamente alla realta’ dell'oggi. Quella e’ la Big Science. All'Italia non mancano i cervelli in grado di competere con l'estero dice Carafoli. Ma manca tutto il resto: strutture, organizzazione e finanziamenti, sia pubblici sia privati. « I fondi che il governo destina alla ricerca scientifica sono ridicoli», riprende Mannucci. Mentre il nostro sistema industriale e’ «composto prevalentemente da piccole e medie imprese, che non investono in ricerca >, osserva Luigi Nicolais, dell'Universita’ Federico Il di Napoli. Impossibile, cosi’, competere nel grande teatro della genetica o della biolo gia molecolare dove altri Paesi, soprattutto gli Usa, investono tra pubblico e privato cifre da capogiro aspettandosi, s'intende, ritorni da capogiro. A noi rimane di dare il meglio nell'ambito di discipline molto meno dispendiose, come la matematica. Oppure discipline che prevedono la partecipazione a grandi progetti finanziati da consorzi internazionali, che coinvolgono decine di ricercatori di nazioni diverse. Come l'astronomia. «Il 10 per cento di tutti gli studi di astrofisica pubblicati ogni anno e’ scritto da scienziati italiani. E una percentuale molto maggiore rispetto a quella che si riscontra in tutti gli altri settori», conferma Gianni Zamorani, dell'Osservatorio di Bologna. Ma non sarebbe cosi’ se ci si basasse sulle strutture dei Bel paese. «Qui dobbiamo sopravvivere>, dice Isabella Maria Gioia, dell'lstituto di radioastronomia dei Cnr di Bologna. «Faccio molta piu’ fatica a ottenere turni di osservazione sui telescopi italiani di quanta non ne facessi per accedere a strumenti molto piu’ sofisticati, come il telescopio delle Hawaii». E il futuro appare ancora piu’ nero. La maggior parte dei nostri ricercatori di punta ritiene infatti che la politica attuale vada contro gli interessi della ricerca. Fresco di nomina come membro della National Academy of Science statunitense, Giorgio Parisi, uno dei fisici che danno lustro alla ricerca italiana, vincitore di numerosi premi internazionali e diretto re del centro di ricerca sui sistemi complessi dell'Infin di Roma, ricorda che una riforma efficace era gia’ in atto. Si tratta della riforma Berlinguer, varata nel 1999, che « aveva notevolmente migliorato la situazione», dice Parisi. Al contrario, «creando un sistema centralizzato e autoritario, la riforma Moratti va nella direzione opposta». Stupisce anche, nell'elenco dell'isi, l'assenza dei soliti noti. Mancano i premi Nobel Rita Levi Montalcini, Renato Dulbecco, e Carlo Rubbia. Non c'e’ Tullio Regge. Nessuna traccia neppure di Silvio Garattini, ne’ di Umberto Veronesi. Con risultati che in alcuni casi hanno ottenuto dall'Isi un riconoscimento indiretto. L'Istituto Mario Negri di Milano, di retto da Silvio Garattini, e’ presente con ben due ricercatori: Carlo La Vecchia. epidemiologo che studia i fattori ambientali che predispongono ai tumori, e Alberto Mantovani, immunologo che lavora per identificare le molecole che il sistema immunitario scatena contro gli aggressori esterni e contro i tumori. Meno sorprendente e’ invece il divario fra Nord e Sud, che emerge dalla classifica Isi. Su 28 ricercatori, soltanto tre lavorano in istituzioni del Mezzogiorno. «La ricerca si ferma a Napoli», accusa Giuseppe Savona, l'unico agronomo del gruppo, che lavora all’Universita’ di Palermo sulle sostanze naturali che hanno proprieta’ insetticida. «Li’ almeno hanno costruito centri di eccellenza del Cnr. Anche qui a Palermo ce ne sono alcuni, ma non abbiamo le attrezzature. E non abbiamo nemmeno le sovvenzioni dall’industria che invece hanno al Nord. Perche’ qui, semplicemente, di industrie non ce ne sono». Ecco gli scienziati italiani piu’ brave mondo Mariana Amato - Universita’ della Basilicata – E’ la piu’ giovane. Ecologa nata nel 1961. studia come il clima influenza le caratteristiche chimico-fisiche del terreno e lo sviluppo delle piante. Vincenzo Balzani - Universita’ di Bologna - Uno dei pionieri delle nanotecnologie (classe 1936), si occupa di progettazione costruzione e studio di macchine di dimensione nanoanetrica (nanatocnologie). Vieri benci - Universita’ di Pisa - Nato a Livorno nel 1969 si occupa di fisica matematica, in particolare di metodi variazionali e topologici. Franco Brezzi - Universita’ di Pavia - Matematico, classe 1945, si occupa in particolare della meccanica dei fluidi e delle strutture. Ernesto Carafoli - Universita’ di Padova - Nato nel 1932, ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo della biochimica cellulare in particolare studiando il metabolismo dei calcio. Cesare Chiosi – Universita’ di Padova - il decano degli astrofisici italiani, alle soglie della pensione continua ad essere citatissimo. Brunanqelo Fanini - Universita’ di Perugina – Classe 1951, studia la produzione di anticorpi monocloncali per la cura o la diagnosi e la terapia dei tumori Francesco Gesmundo - Universita’ di Genova - Aspetti strutturali dei materiali e processi da ossidazione. Mariano Giaquinta - Scuola Normale di Pisa - Matematico, classe 1947, si occupa di calcolo delle variazioni ed equazioni alle derivate parziali. Isabella Maria Gioia - Istituto di radioastronomia del Cnr di Bologna - Allieva dei Nobel Giacconi, classe 1944, studia gli ammassi di galassie e la loro evoluzione. Sandro Galliani - Menarmi ricerche Spa - Classe 1955, fa ricerche farmacologiche sul tratto gastrointestinale. Alberto Isedori - Universita’ la Sapienza di Roma - Classe 1942, si occupa di’ informatica applicata all'ingegneria. Carlo La Vecchia - Universita’ e Istituto Mario Negri (Mi) - Nato nel 1955 e’ il numero uno dell'epidemiologia dei tumori in Italia_ Tommaso Maccacaro - Osservatorio astronomico di Brera (Mi) - Negli Usa verso la meta’ degli anni Settanta ha lavorato col Nobel Giacconi: studia quasar, , galassie e ammassi di galassie. Carlo Alberto Maggi - Menarini ricerche Spa - Classe 1953, ha contribuito allo sviluppo di farmaci per asma, colon irritabile, apparato cardiovascolare e oncologia. Pier Mannucci - Universita’ di Milano- Decano dell'ematologia italiana (e’ nato nei 1939), studia la coagulazione dei sangue, dell"emostasi e della trombosi. Alberto Mantovani - Universita’ e Istituto Mario Negri di Milano - Classe 1978, studia le molecole coinvolte nelle reazioni immunitarie contro agenti infettivi e tumori. Massimo Marezio Cnrs Grenoble - Quarantenne prodige, fino a un anno fa lavorava sulla superconduttivita’ al Cnr di Parma. Luigi Ni’colais - Universita’ Federico II di Napoli - Classe 1947, si occupa di ingegneria tissutale e dei biomateriali, di nanotecnologie materiali biodegradabili o materiali polimerici multifasici. Giorgio Parisi - Universita’ la Sapienzadi Roma - Classe 1947, membro della Accademia delle scienze americana, piu’ volte proposto per il Nobel. Si occupa di comportamenti dei sistemi complessi. Ezio Pellizzetti - Universita’ di Torino - Classe 1944. studia le trasformazioni indotte dalla luce solare sugli inquinanti presenti nei sistemi acquatici. Maurizio Regoli - Universita’ di Genova - Decano della nourofisiogia italiana (e nato nel 1935) ha contribuito alla comprensione della trasmissione dell'impulso fra cellule nervose, Domenico Regoli - Universita’ di Ferrara -Nato nei 1993, e’ il piu’ anziano. Ma i suoi studi sul l'ipertensione a livello molecolare e sullo sviluppo di farmaci per ipertensione, asma, infiammazioni e dolore sono ancora citati. Sergio Romagnani - Universita’ di Firenze -Classe 1939, studia le allergie, e le malattie e infettive e autoimmuni. Nicoletta Sacchi - Universita’ di Milano - Dall'inizio degli anni Settanta (ha conseguito il PhD nel 1972) si occupa di biologia della leucemia o di altri tumori. Giuseppe Savona - Universita’ di Palermo -Classe 1943, e’ un chimico e studia lo sostanze naturali con proprieta’ insetticida, Malcom Walmsley - Osservatorio di Arretri - Classe 1942. astrofisico, studia la formazione di stelle giovani, come il Sole Giovanni Zamorani - Osservatorio astronomico di Bologna - Nato nel 1948, astrofisico, studia la formazione e l'evoluzione delle galassie. ______________________________________________________________-- Il Sole24Ore 25 mag. ’03 CREDITI E DIDATTICA NELL'UNIVERSITA’ la correzione del 3+2 nel nuovo schema 1+2+2 elaborata dal ministro Moratti e’ senz'altro opportuna perche’ prevede un anno comune a forte contenuto di base, per meglio avviare studenti di varie provenienze allo studi( universitario e perche’ consente di conseguire una laurea specialistica in campo diverso dalla laurea triennale, con sinergie di conoscenze molto utili nella societa’ contemporanea. Se il ministro Moratti vuole concretamente realizzare una "formazione di maggiore qualita’" per gli studenti e se ritiene giustamente necessaria una «maggiore trasparenza dei curricula occorre che i regolamenti ministeriali prevedano con chiarezza il monte ore complessivo minimo di didattica per ogni classe di laurea, triennale e specialistica. L'impegno per gli studenti continuera’ essere di 60 crediti per anno. Circa il 50% dei crediti formativi sara’ vincolato a livello nazionale per le attivita’ didattiche di’ base e caratterizzanti; il resto sara’ lasciato all'autonoma decisione delle Universita’. La correzione dello schema oggi in vigore potra’ dare risultati pessimi, cattivi, buoni oppure ottimi. Il problema cruciale stabilire quante ore di didattica devono essere svolte per un credito, perche’ attualmente vi sono fortissime divergenze fra una sede e un’altra per una stessa classe di laurea ______________________________________________________________-- Il Sole24Ore 25 mag. ’03 PIU’ FACILE LAUREARSI A DISTANZA I criteri per le autorizzazioni sono stati fissati in un decreto Laurearsi "a distanza" grazie all'aiuto di Internet. Ora sara’ possibile anche in Italia grazie all'operativita’ del decreto dei ministeri dell'Istruzione e dell'Innovazione tecnologica che definisce i criteri e le procedure di accreditamento dei corsi di studio a distanza delle Universita’ statali e non statali e delle istituzioni universitarie abilitate a rilasciare titoli accademici. Un provvedimento che da’ attuazione alla Finanziaria 2003 e che, secondo il Governo, di fatto, colloca l'Italia al livello dei paesi piu’ avanzati per quanto riguarda l'e-learning, ovvero la formazione a distanza. «L'E-learning - ha sottolineato il ministro Lucio Stanca, che insieme alla collega Letizia Moratti ha messo a punto il testo - e’ una delle cinque aree che la Ue ha posto come fonda mentali per lo sviluppo dell'information society. In particolare, mediante l'applicazione dell'innovazione tecnologica, e’ possibile abbassare drasticamente i costi necessari per la laurea rendendo cosi’ l'Universita’ veramente accessibile a moltissime persone». Il ministero dell'Innovazione tecnologica ha anche fatto notare che «mentre nelle imprese il ricorso all'e-learning per la formazione del personale e’ inferiore al 2%, lo Stato sta gia’ utilizzando questo strumento innovativo per la formazione interna, come avviene con la Scuola virtuale per la Pubblica amministrazione ed i corsi di alfabetizzazione informatica per insegnanti di ogni ordine e grado, che stanno coinvolgendo quasi 200 mila docenti italiani». Tornando al decreto, l'operazione elaborata dal Governo prevede anzitutto che i corsi universitari, organizzati con le piu’ moderne tecnologie informatiche e telematiche, debbano essere finalizzati al rilascio di titoli accademici previsti dalla normativa vigente. Il decreto stabilisce anzitutto che i corsi di studio a distanza «sono istituiti ed attivati dalle Universita’ negli studi statali e non statali ed utilizzano le tecnologie informatiche e telematiche in conformita’ alle prescrizioni tecniche» indicate nello stesso decreto. E’ inoltre previsto che i titoli accademici possano «essere rilasciati da istituzioni universitarie promosse da soggetti pubblici e privati e riconosciute secondo i criteri e le procedure previste dal decreto». ______________________________________________________________________- Il Sole24Ore 25 mag. ’03 QUANDO LA BIOETICA UCCIDE LA RICERCA. DI GILBERTO CORBELLINI La scelta del Governo Italiano, annunciata dal sottosegretario per la Ricerca Guido Possa, di opporsi alla decisione della Commissione Europea di finanziare le ricerca su embrioni soprannumerari crioconservati e destinati alla distruzione, non e’ francamente giustificabile nemmeno alla luce delle argomentazioni svolte da Cinzia Caporale qualche domenica fa su queste pagine. La tesi per cui la scelta di finanziare queste ricerche interferirebbe con le legislazioni nazionali e preluderebbe a un'etica europea della ricerca imposta istituzionalmente suona come un eccesso di "precauzionismo" etico-politico. E’ vero che a Bruxelles sta prevalendo una visione dell'Europa come nuovo super- Stato, ma difficilmente questa prospettiva potra’ essere scongiurata lavorando con un'idea al ribasso delle dinamiche concorrenziali e propulsive che dovrebbe orientare le scelte normative nei sistemi federali. Basti soffermarsi su quello che sta accadendo negli Stati Uniti, dove California, New Jersey e Wisconsin stanno legiferando a favore delle ricerche su staminali embrionali per condizionare le scelte del Governo federale nella stessa direzione. Nella fattispecie mette seriamente a rischio i benefici che a livello conoscitivo e anche pratico, cioe’ medico ed economico, possono venire ai cittadini europei da ricerche finanziate a livello Ue sulle cellule staminali derivate da cosiddetti embrioni soprannumerari (che di fatto sono cadaveri). A parte che l'esperienza delle biotecnologie agroalimentari e quasi tutte dottrine economiche raccomandano di finanziare le ricerche fortemente innovative anche con fondi pubblici, non e’ chiaro da quali altre fonti potrebbero arrivare i finanziamenti. Ovvero, chi si sta muovendo in Europa per favorire una diversificazione dei finanziamenti e’ solo la Gran Bretagna, dove sotto il governo laburista l'ufficio brevetti ha concesso 1' 11 aprile scorso la protezione legale delle invenzioni derivate dalla ricerca sulle staminali embrionali pluripotenti. Da noi, un governo che si dice liberale e liberista sta invece recependo la direttiva europea sui brevetti (98/44) con una - serie di assurde limitazioni, che penalizzeranno gravemente e irrimediabilmente lo sviluppo di tutti i comparti del biotecnologico. Insomma, l'unica concreta conseguenza del permanere della moratoria e’ che passerebbe l'opzione peggiore, cioe’ quella contraria alla sperimentazione e che viene sostenuta con argomenti inconsistenti da una parte dei politici e bioeticisti cattolici. Lo stesso Commissario Busquin aprendo i lavori del seminario di cui davano conto Caporale e Vescovi ha ricordato che la Commissione non ha alcuna intenzione d'arrivare a una legge europea in materia, ne’ di creare istituzionalmente un'etica europea. La Commissione ha semplicemente gia’ raggiunto la deliberazione di interrompere la moratoria sulla base di un'ampia e approfondita discussione e delle valutazioni del gruppo Gruppo Europeo di Etica delle Scienze e delle Nuove Tecnologie. La procedura mi sembra ineccepibile, e ha portato tra l'altro a escludere da qualsiasi finanziamento la clonazione di embrioni umani per scopi di ricerca, la clonazione riproduttiva e la modificazione genetica dell'uomo. Una decisione, quella di non consentire - contrariamente a quanto avviene in Gran Bretagna -, la clonazione di embrioni, che gia’ limita la prospettiva delle ricadute mediche. Ma se i risultati che stanno emergendo dalla ricerca su animali troveranno conferme nell'uomo tale scelta e’ destinata a essere riconsiderata. Anche l'argomento che l'Ue non potrebbe finanziare ricerche che sono illegali in alcuni Paesi, e’ stato tra l'altro criticato da diversi europarlamentari come contrario ai principi dell'Ue, che non esisterebbe piu’ se ogni Paese bloccasse i finanziamenti comunitari sulla base delle condizioni nazionali. Per esempio, i Paesi che non autorizzano la produzione di energia nucleare sul proprio territorio non per questo contestano il trattato Euratom, ne’ quei Paesi che non affacciano sul mare possono opporsi alla politica dell'Ue sulla pesca. La scelta del Governo italiano e’ anche frutto di un modo perverso di concepire il ruolo della bioetica nel decidere su questioni controverse. All'origine vi sono infatti le risposte negative, fornite dalla maggioranza (cattolica) del Comitato nazionale per la bioetica (Cnb)1' 11 aprile scorso, alle domande del ministro Letizia Moratti, che chiedeva se fosse "eticamente lecita" la ricerca su embrioni soprannumerari o su linee cellulari derivate da embrioni. Lasciamo da parte il fatto che le risposte al ministro Moratti scaturiscono da un ragionamento che contraddice la logica, il buon senso e la biologia, che attribuisce cioe’ a embrioni senza alcuna potenzialita’ di vita lo stesso valore morale delle vite umane esistenti e sofferenti. Quello che sconcerta e’ il modo di operare del Cnb italiano, che diversamente dalla maggior parte dei comitati di bioetica del mondo civile funziona come una sorta di tribunale morale, dove una cupola affatto non rappresentativa degli orientamenti eticoculturali della societa’ italiana, invece di fornire alle istituzioni elementi conoscitivi e comparativi di valutazione o di promuovere e ascoltare il dibattito nella societa’, fa una conta interna per stabilire che cosa e’ etico e che cosa non lo e’. Per la cronaca, in base ai dati dell'ultimo Eurobarometro, la maggioranza dei cittadini europei - e italiani - e’ favorevole all'uso dell'ingegneria cellulare per sviluppare nuove terapie. Insomma, ha capito quello che i parlamentari cattolici, in modo trasversale, e la maggioranza del Cnb sembra non capire: sarebbe immorale lasciar distruggere gli embrioni prodotti in eccesso e conservati nei congelatori invece di utilizzarli per derivarne cellule da studiare per tentare di curare gravi malattie degenerative come Parkinson, diabete, infarto, Alzheimer, eccetera. ______________________________________________________________-- Il Sole24Ore 29 mag. ’03 MINISTERI-REGIONI: SULLA FORMAZIONE ACCORDO VICINO ROMA - L'accordo c'e’. I ministeri dell'Istruzione e del Lavoro e le Regioni, nessuna esclusa, hanno stilato insieme un documento che questa mattina sara’ riconosciuto come la base ufficiale di partenza di una parte significativa, se non la piu’ significativa, della riforma Moratti. Il testo - sotto la veste di accordo, formula giuridica prevista dalla legge 281/97 - riconosce ai giovani che escono dalle scuole medie (560mila all'anno, di eta’ tra i 13 e i 14 anni) la possibilita’ di completare l'obbligo scolastico, dal prossimo 1° settembre, sia nel sistema scolastico sia - ed e’ questa la grande novita’ - in un nuovo sistema professionale regionale, il famoso "secondo canale" previsto dalla legge 53/2003, la riforma Moratti, appunto. E’ un canale che prevede specifici corsi triennali, detti di istruzione-formazione, che si concludono con il conseguimento di una qualifica professionale. L'intenzione della legge Moratti e’ di attrarre nel nuovo canale quei 40mila giovani che ogni anno non si iscrivono da nessuna parte, evadono l'obbligo e finiscono per la strada o nel lavoro nero. Che bisogno c'era di un accordo? Il ministero dell'Istruzione e quello del Lavoro non potevano avere il tempo, a soli due mesi dall'approvazione della legge, di stilare i previsti standard nazionali necessari per dare una fisionomia al nuovo canale. Si trattava, dunque, di trovare, attraverso intese bilaterali che cominceranno a essere esaminate e firmate nelle prossime settimane, norme transitorie condivise per consentire l'assolvimento dell'obbligo scolastico in maniera differenziata gia’ dall'anno scolastico 2003- 2004. Le Regioni, da domani, presenteranno le loro singole proposte attuative, che potranno avere forme diverse, purche’ i corsi proposti rispettino queste condizioni: avere durata almeno triennale; consentire passaggi fra l'istruzione e la formazione professionale; contemplare, con equivalente forza educativa, "discipline ed attivita’ sia di cultura generale sia di specifiche aree professionali"; consentire il conseguimento di una qualifica professionale riconosciuta a livello europeo, come da decisione Cee 85/368; prevedere azioni congiunte di docenti dell'istruzione e della formazione professionale. In breve, insegnanti di scuole statali e della formazione professionale si troveranno, dal prossimo settembre, a lavorare insieme, per la prima volta. Gia’ alcune proposte operative saranno presentate oggi: cosi’ sicuramente da Lombardia e Liguria (governate dalla Casa delle liberta’) e da Toscana, Campania, Emilia Romagna (Ulivo). L'assessore lombardo, Angelo Guglielmo, riproporra’ l'esperimento dell'anno scorso: iscrizione in selezionati corsi di formazione professionale, i Cfp. Il suo collega toscano, Paolo Benesperi, fara’ leva su ritocchi agli attuali istituti professionali, che considera di fatto regionali. Mariangela Bastico (Emilia Romagna) e Adriana Buffardi (Campania) non vogliono sentire parlare di iscrizioni nei Cfp e punteranno sull'integrazione (parola chiave per le sinistre) tra scuola e formazione (come l'accordo consente). Se qualche tensione ci sara’, e’ rinviata alle intese bilaterali. Ma la riforma, accordo alla mano, potra’ partire. NICOLA D'AMICO ______________________________________________________________-- Il Sole24Ore 27 mag. ’03 DA MOTIVARE I PUNTEGGI DEI CONCORSI FRANCO ABRUZZO ROMA - Le Commissioni esaminatrici, rispettando "l'ineludibile principio di trasparenza cui l'intera attivita’ amministrativa deve conformarsi", devono "rendere percepibile l'iter logico seguito nell'attribuzione del punteggio, se non attraverso diffuse esternazioni verbali relative al contenuto delle prove, quanto meno mediante taluni elementi che concorrano ad integrare e chiarire la valenza del punteggio, esternando le ragioni dell'apprezzamento sinteticamente espresso con l'indicazione numerica". Con la sentenza n. 2331/2003, la VI sezione del Consiglio di Stato ha cambiato radicalmente linea rispetto alle sue precedenti affermazioni e anche rispetto alle affermazioni di principio della IV e della V sezione. Nel caso specifico, la VI sezione del Consiglio di Stato, confermando quanto aveva stabilito il Tar Calabria (sezione di Reggio) con la sentenza n. 1965/2000, ha dato torto al ministero dell'Universita’ e all'universita’ di Reggio Calabria, accogliendo in via definitiva il ricorso di una aspirante ricercatrice, che non era stata ammessa alla prova orale di un concorso pubblico a 5 posti di ricercatore universitario (in biochimica e biologia applicata). In sostanza, secondo la sentenza dei supremi giudici amministrativi, il mero punteggio numerico non e’ idoneo "a costituire adempimento dell'obbligo motivazionale imposto all'amministrazione dall'articolo 3 della legge n. 241/90 sulla trasparenza". Questa sentenza appare destinata ad avere una incidenza su tutti gli esami di Stato e in particolare sui ricorsi degli aspiranti avvocati bocciati senza alcuna spiegazione da parte delle Commissioni esaminatrici. La VI sezione ha scelto una via "intermedia" tra le opposte "dottrine" che si fronteggiano da anni (i Tar, soprattutto la III sezione del Tar di Milano, sono per la motivazione scritta; il Consiglio di Stato era, invece, trincerato sulla sufficienza del solo voto numerico sino a questa sentenza, depositata il 30 aprile 2003). L'obbligo di motivare le valutazioni concorsuali e’ imposto "dalla necessita’ di tener fede al principio, presidiato sul piano costituzionale, che vuole sempre garantita la possibilita’ di un sindacato della ragionevolezza, della coerenza e della logicita’ delle stesse valutazioni concorsuali: controllo difficile da assicurare in presenza del solo punteggio numerico e in assenza, quindi, di una pur sintetica o implicita esternazione delle ragioni che hanno indotto la Commissione alla formulazione di un giudizio di segno negativo. Al candidato va, infatti, assicurato il diritto di conoscere gli errori, le inesattezze o le lacune in cui la Commissione ritiene sia incorso, si’ da poter valutare la fruibilita’ di un ricorso giurisdizionale". Nella sentenza si legge poi che il punteggio numerico deve essere accompagnato quanto meno da ulteriori elementi "sulla scorta dei quali sia consentito ricostruire ab externo la motivazione del giudizio valutativo; tra questi, in specie, in uno alla formulazione dettagliata e puntuale dei criteri di valutazione fissati preliminarmente dalla Commissione, l'apposizione di note a margine dell'elaborato, o, comunque, l'uso di segni grafici che consentano di individuare gli aspetti della prova non valutati positivamente dalla Commissione". Questa soluzione viene definita dalla VI sezione "intermedia", perche’ "pare coniugare con il rispetto dei principi enunciati le pur importanti ragioni di natura pratica, spesso addotte a sostegno dell'orientamento che considera sufficiente il mero punteggio numerico: ragioni come noto relative alla speditezza delle operazioni concorsuali ed idoneative, spesso connotate dal numero elevato dei partecipanti. _______________________________________________________ La Stampa 25 mag. ’03 GOVERNO E OPPOSIZIONI TACCIONO: MA SONO A RISCHIO DIRITTI FONDAMENTALI LA PRIVACY DIMENTICATA FORZA Juve, of course, ma i tifosi esuberanti stiano in guardia. Nell'area metropolitana di Manchester e’ attivo il «Football Intelligent System», che raccoglie registrazioni video ad avanzata tecnologia, per scovare e catalogare gli hooligans. Questo non e’ che uno dei tanti esempi di controllo del corpo, citati dal sociologo David Lyon nel suo La societa’ sorvegliata, da poco uscito in versione italiana. Il corpo puo’ essere non solo visto, ma anche segui’to, tramite appositi chips inseriti sotto pelle. Alcuni genitori, in ansia per i casi di violenza o di rapimento, hanno chiesto di applicare questi accorgimenti per «monitorare» di continuo l'ubicazione dei figli. Un altro strumento di controllo sono le informazioni genetiche, che possono essere usate sia in campo giudiziario (ricerca di prove basate sul Dna per scoprire violentatori o assassini), sia a scopo commerciale. Lyon riferisce che alcune imprese, dette «Genomics», impiegano l'informazione genetica per indirizzare la produzione di farmaci. Gli Stati Uniti, dopo l'11 settembre, tendono a stabilire controlli su base planetaria. Microsoft, ad esempio, grazie al nuovo software Passport, puo’ controllare i comportamenti di oltre duecento milioni di persone nel mondo, e le autorita’ americane hanno ora, per legge, libero accesso ai dati di Microsoft, come a tutte le altre le banche dati private del paese. In questo modo la legge americana, di fatto, acquista efficacia extra-territoriale. L'Aviation and Transportation Security Act prevede, dal canto suo, il diritto di accesso on- line delle dogane americane alle banche dati di tutte le compagnie aeree, comprese le informazioni sul consumo di cibi e bevande. E le agenzie statali, Cia per cominciare, hanno accesso ai dati doganali. Libere le compagnie europee di rifiutare, ma in tal caso non atterrano in America. Mentre, se accettano, vanno contro le leggi del loro paese di origine e contro la Carta europea dei diritti dell'uomo. Le autorita’ locali tollerano la situazione, ma un passeggero che, ad esempio, mangia cibo kosher, potrebbe agire contro la compagnia che abbia rivelato i suoi dati, compreso quello relativo all'alimentazione. Il Parlamento europeo, sollecitato dal gruppo dei Garanti nazionali, ha censurato l'Aviation Act, e sul difficile equilibrio fra sicurezza e protezione dei diritti fondamentali, e’ in corso un negoziato fra Stati Uniti e Unione europea. Si tratta di questioni che ci toccano da vicino. Stupisce, quindi, che la relazione annuale del Garante della privacy, presentata da Stefano Rodota’ il 20 maggio scorso alla Sala Zuccari del Senato, presente il Capo dello Stato e i vertici delle istituzioni, sia caduta nel totale silenzio dei rappresentanti del governo come dell'opposizione, in genere non affetti da timidezza. Il rischio di violazione della sfera privata e’ attuale. Con qualsiasi frammento di materiale genetico (saliva, capelli, pelle, sangue) e’ possible ottenere infomazioni di somma importanza. Un marito sospettoso, e con un po’ di tempo libero, puo’ procurarsi, tramite Internet, un test sulla paternita’, all'insaputa di tutti. Allo stesso modo si possono ottenere test «predittivi» sulla predisposizione a certe malattie (diabete, cardiache ecc.) senza garanzia di attendibilita’. La Convenzione europea del 1997 sui diritti dell'uomo e la biomedicina, infatti, condiziona la legittimita’ di tutti i test genetici a una «consulenza genetica appropriata». Non a caso il Garante ha sollecitato il Governo, che quando vuole sa andare per le spicce, a non tardare oltre nel rendere esecutiva la Convenzione, per assicurare «pienezza di tutela alla liberta’ esistenziale ed al diritto fondamentale alla salute». L'importanza del tema e’ grande, quanto il silenzio che lo circonda. Non e’ che da noi manchi la passione per le questioni di principio, anzi! Il fatto e’ che vengono prima cose piu’ importanti, sulle quali discutere. Ad esempio sullo spettro del comunismo. Bisognera’ pur capire se si tratta di un buffo tic oppure se l'Italia e’ davvero in pericolo. Poi viene la questione dei rapporti fra politica e giustizia, la «fuggitiva dal campo dei vincitori», come diceva Simone Weil. Insomma, non si puo’ mica pensare a tutto. In fin dei conti, il Grande Fratello non e’ che un'invenzione letteraria ceata da Orwell. E potrebbe non essere il caso di farla grossa anche sulla questione dei diritti fondamentali e della biomedicina, roba da specialisti, come Rodota’. Maiora premunt, anche in Europa ci hanno capiti. Purtroppo. ______________________________________________________________-- Il Sole24Ore 29 mag. ’03 LA TELEMEDICINA PUNTA SUL SATELLITE Si diffondono i servizi di consulenza e diagnosi a distanza, che fanno accedere ai consigli di uno specialista anche dai luoghi piu’ remoti Il “digital divide" non e’ soltanto la frattura tra chi puo’ usufruire dell'informazione e chi no. Tra cittadini di serie.A e cittadini di serie B. Chi e’ tagliato fuori perde, di fatto, anche il diritto ad una moderna assistenza sanitaria; per la sua salute in molti casi, lo Stato non pub fare nulla. Quasi il trenta per cento della popolazione italiana vive in una larga parte del territorio nazionale in cui mancano del tutto o scarseggiano (o funzionano a ritmo ridotto) ambulatori e strutture sanitarie attrezzate. Questi cittadini sono stati finora esclusi anche dai progetti di telemedicina. In molte zone di campagna, montane, periferiche, infatti, non arrivano (ne’ arriveranno in tempi brevi) fibre ottiche e cavi. e’ antieconomico e impossibile cablare tutto il Paese. Il "digital divide" ribadisce cosi’ la condanna di milioni di persone, soprattutto anziani e malati cronici. Ma la parte del Paese in cui la tecnologia digitale e le piu’ moderne reti di telecomunicazione non hanno accesso, puo’ sperare nella tecnologia satellitare. Con il satellite si superano i limiti cui e’ soggetta una rete terrestre. II satellite. Il satellite puo’ raggiungere tutti, anche i milioni di anziani bisognosi di assistenza, abbandonati nelle loro case ne: .:entri minori. Insomma «lo spazio puo’ diventare un fattore essenziale per tutelare la salute dei cittadini», come ha dichiarato Claudio Mastracci. direttore delle applicazioni dell'Esa. Agenzia spaziale europea, aprendo a Frascati i lavori del convegno sul tema «La telemedicina via satellite nella societa’ dell'informazione». Il signor Rossi, pensionato, malato cronico, ha bisogno di un medico ma nel suo paese l'ambulatorio della Asl e’ aperto due volte alla settimana. Si sente male, vorrebbe essere visitato da un cardiologo. Telefona alla Asl di un paese vicino ma gli prenotano una visita per la settimana successiva. La telemedicina via satellite doterebbe questo anziano di un terminale (da tenere sul comodino) con telecamera e ricevitore, piu’ un complesso di sensori per misura:e dati clinici importanti, a partire dalla temperatura corporea, dalla pressione del sangue e dal battito cardiaco. Quando il paziente ha bisogno di aiuto, attiva il terminale e vede il medico o l'infermiera che lo rincuorano. «Per una persona sola, malata, spaventata, questo contatto ha un immediato effetto benefico. C'e’ anche la possibilita’ di fare un elettrocardiogramma. In base ai dati raccolti, il medico accertera’ se si tratta di una leggera indisposizione o di un'emergenza grave. Se ha fondati sospetti, mandera’ un'autoambulanza». Il vantaggio e’ notevole, per il cittadino e per il bilancio della sanita’. Banda larga. La telemedicina satellitare e’ garantita dalla banda larga. Percio’, con un piccolo strumento (non e’ necessarie un grande impianto), dal terminale del paziente e’ possibile fare anche una teleradiografia ad alta risoluzione e qualita’ dell'immagine, come viene richiesta dai radiologi. Grazie alla banda larga, dati medici multimediali potranno essere ricevuti in tempo reale e subito esaminati, e l'e’quipe medica fara’ scattare la teleassistenza. Solo in Italia, i potenziali destinatari della telemedicina via satellite sono oltre tre milioni. Percio’, prodotti in gran numero,i terminali satellitari diventerebbero attrezzature poco costose. La telemedicina ma satellite e’ indicata in tutte le situazioni di emergenza. Per esempio, in caso di incidente automobilistico. I feriti sono a terra o nella vettura deformata. L'autoambulanza arriva e l'infermiere o il medico che stanno a bordo non sanno se muovere il paziente oppure no. Si puo’ sbagliare in entrambi i casi. «I mezzi di soccorso - dice il direttore delle Applicazioni dell'Agenzia spaziale europea- potrebbero essere equipaggiati con una macchina radiologica. Questa invia subito alla centrale una. lastra ad alta definizione e tutti i dati essenziali. Gli specialisti potranno accertare se il ferito si e’ soltanto fratturato un braccio (e allora puo’ essere mosso, con cautela) oppure se corre pericoli piu’ gravi». Da un lato, maggiori garanzie per il paziente. Dall'altro, risparmio in costi e organizzazione per la Asl: con l'autoambulanza mandera’ soltanto infermieri addestrati al teleintervento, mentre il medico esperto in traumatologia restera’ al centro, pronto ad affrontare altre evenienze. Ma talvolta l'autoambulanza non puo’ arriare sul luogo in cui si trovano i feriti: un'auto e’ caduta in un burrone o in un torrente, un alpinista e’ finito in un crepaccio. L'infermiere procede da solo con una valigia attrezzata per il primo teleintervento. Ai satellite puo’ accedere direttamente, dal burrone o dal crepaccio, per collegarsi con 1`ambulanza e con la centrale. Qui il medico consultera’ banche dati e otterra’, in tempo reale, pareri specialistici. Il progetto franco/tedesco Deltass, realizzato dall'Agenzia spaziale francese in collaborazione con "ESA” prevede terminali portatili di cui dotare le squadre di soccorso, osserva Francesco Feliciani, responsabile Esa per la telemedicina. Insomma, lo spazio permette di coprire il piu’ inaccessibile dei luoghi e dei territori, dove c'e’ una persona che ha bisogno di aiuto, come dice Mastracci. In certi casi entra subito in azione il medico, equipaggiato con un terminale che puo’ essere addirittura indossato (wearable personal computer). Un progetto sperimentato sui traghetti norvegesi prevede che, in caso di incidente a bordo, il dottore, munito di telecamera, microfono, piccola tastiera e monitor (che pero’ gli lasciano le mani libere), visiti l'infortunato e si colleghi via satellite, per un teleconsulto, con un ospedale della terraferma. Ora al progetto e’ fortemente interessata anche la marina militare norvegese: vuole un sistema simile a bordo delle sue unita’. Emergenze a bordo. Finora sulle navi, la crociera e da trasporto, la salute dei passeggeri e dell'equipaggio era affidata al medico di bordo, che e’ un medico generico ; non dispone di speciali attrezzature. Eppure l'emergenza e’ tutt'altro che rara: durante una crociera, migliaia di persone si trovano concentrate in uno spazio relativamente ristretto, per una settimana o quindi:i giorni. Che cosa fare, quando una persona si ammala? Attendere l'evoluzione, con terapie di primo intervento, oppure cambiare rotta e dirigersi verso un porto, o chiamare subito un elicottero? «Un sistema di teleconsulto via satellite, a larga banda, puo’ fornire informazioni audio e video. E la questo scambio tra nave e ospedale scaturisce la scelta giusta» osserva Francesco Feliciani. Ci si ammala anche nei villaggi turistici. In genere, se si trova in Africa, Asia o nei Caraibi, il paziente europeo desidera mettersi subito in contatto con medici che parlano la sua lingua, con il servizio sanitario del suo Paese. La soluzione sta nei terminali, fissi o mobili, di telemedicina satellitare. E-learning. Ma il satellite non e’ indicato soltanto in circostanze critiche e impreviste che esigono interventi urgenti. E’ utilissimo anche per un e-learning molto speciale, quello dei medici. L'aggiornamento permanente del medico sta diventando obbligatorio in tutti i Paesi europei. Anche dopo la laurea e la specializzazione - in pratica per tutta la vita professionale - il medico e’ tenuto ad acquisire un certo numero di crediti all'anno per poter mantenere la qualifica, osserva Francesco Feliciani. Per la formazione continua dei camici bianchi, non servono soltanto conferenze e convegni; dato che il medico non puo’ sospendere spesso la propria attivita’, occorre l'insegnamento a distanza. In questa applicazione, il satellite e’ molto competitivo. Per varie ragioni. L'aggiornamento dei medici richiede molte immagini, una grande mole di dati e percio’ la banda larga. «Si potrebbe mettere il tutto dentro un cd rom, 3a distribuire per posta. Ma poi ci vorrebbero ripetute riedizioni. Via satellite il contenuto didattico puo’ invece rinnovarsi ed -spandersi di continuo. Ma, soprattutto, il satellite presenta un vantaggio straordinario, gia’ sperimentato con la televisione. L'informazione puo’ essere trasmessa a tantissimi punti, geograficamente dispersi, utilizzando lo stesso canale. E questo puo’ essere ricevuto da una sola persona, come da milioni di persone, allo stesso costo» spiega Feliciani. Infine il satellite assicura una spiccata interattivita’, permette al medico di dialogare quanto vuole con il docente. Per assistere alla tele-lezione, non si e’ costretti a interrompere le visite: si puo’ memorizzarla sul pc. La teleformazione dei medici via satellite era stata sperimentata fin dal 1996 con il personale sanitario dei Balcani. Rapida era stata la maturazione professionale dei sanitari: training brevi, molto efficaci e poco costosi, ricorda Claudio Mastracci. Telenursing. Il satellite e’ vantaggioso anche quando si tratta di addestrare i pazienti. A chi ha una malattia cronica con cui deve convivere bisogna insegnare come gestirla nel modo migliore. In Canada, riferisce Feliciani, ha dato soddisfacenti risultati il "telenursing" attraverso reti a larga banda. Il paziente diabetico riceve televisite dell'infermiera, le parla, sa che a qualsiasi ora puo’ chiedere consiglio a personale specializzato che si prendera’ cura di lui. Via satellite passano anche le informazioni necessarie al monitoraggio. Con il telenursing, l'infermiera puo’ seguire e istruire piu’ pazienti senza spostarsi. Naturalmente il sistema tradizionale, con la visita reale e non piu’ soltanto con la televisita, entra in azione in caso di necessita’. Perche’ decolli la telemedicina satellitare, debbono realizzarsi alcune condizioni fondamentali, come e’ emerso dal convegno Esa di Frascati. La prima e’ il cambiamento di cultura, una presa di coscienza dei grandi vantaggi che la telemedicina via satellite puo’ offrire ai pazienti e ai medici, sottolinea Feliciani. I medici sono gli attori di questa trasformazione che e’ anche un cambiamento del modo di lavorare. «I cittadini e i medici ci dicano di che cosa hanno bisogno. E noi, che siamo un ente di ricerca internazionale collegato con l'industria, promuoveremo tecnologia e produzione per soddisfare le loro esigenze», annuncia Mastracci. Le prestazioni fornite dalla telemedicina satellitare dovranno rispondere a uno standard affidabile, valido in tutti i Paesi europei. Sara’ la Ue a tracciare le regole generali. Un ruolo di primo piano spetta infatti agli interlocutori politici, cioe’ ai Governi. Tocchera’ a loro dare l'ok perche’ parta questo imponente programma che mette lo spazio al servizio della salute. ______________________________________________________________-- Repubblica 30 mag. ’03 SCARICARE MUSICA E FILM E’ UN REATO. AVVISI E DENUNCE A RAFFICA Milano, inchiesta della Finanza dopo il debutto delle nuove norme sul diritto d'autore. Tra le accuse, anche la ricettazione Copyright, arriva la prima retata online di LUCA FAZZO e MARCO MENSURATI MILANO - Settantacinque persone indagate per violazione del diritto d'autore e ricettazione, e un esercito di tremila utenti del web che in questi giorni vengono identificati e denunciati per gli stessi motivi. Ma l'inchiesta della Guardia di finanza di Milano sui pirati della rete di cui Repubblica e’ venuta a conoscenza e’ senza precedenti anche per la svolta radicale che segna nell'approccio giudiziario alla circolazione via Internet di musica, video, software. Unendo tecniche sofisticate di indagine informatica alle modifiche legislative entrate in vigore il mese scorso, si e’ arrivati a colpire non solo i siti che diffondono materiale coperto da copyright, ma anche lo scambio diretto tra utenti della rete, il peer-to-peer che costituisce - dopo l'offensiva americana contro Napster e i suoi successori - il principale canale di circolazione del "sapere elettronico". Il primo spunto e’ venuto dagli annunci di compravendita su alcuni newsgroup di appassionati. Da qui, coordinati dal pubblico ministero Gianluca Bragho’, i "baschi verdi" della Finanza sono partiti all'assalto degli account di posta elettronica e dei server che distribuiscono materiale tutelato dall'articolo 171 della legge sul diritto d'autore che vieta lo scambio di opere, anche se questo avviene senza fini di lucro. A commettere reato, recita la legge entrata in vigore il 29 aprile 2003, non e’ solo chi "pone in commercio, vende, noleggia" ma anche chi "cede a qualsiasi titolo" materiale protetto: anche se e’ gratis, anche se e’ il freeshare che da sempre imperversa sulla rete. E’ stata un'indagine tecnicamente ostica, costretta a inseguire quasi sempre "Ip dinamici", indirizzi il cui destinatario reale cambia domicilio elettronico ogni cinque minuti, e account solo apparentemente italiani, dietro i quali si celano inafferrabili siti moldavi, lituani e di altri paesi dell'Europa orientale. Ma da un ufficio affollato di terminali in una caserma periferica della Finanza, una squadra di marescialli diventati segugi informatici e’ riuscita ugualmente a ricostruire passo dopo passo le tracce dei pirati del web. Con decreti concessi dal giudice per le indagini preliminari, per la prima volta sono stati intercettati in modo massiccio anche i messaggi di posta elettronica - spesso criptati - che fornitori e clienti si scambiavano: i gestori dei server sono stati costretti dalla Guardia di finanza ad inaugurare dei "lock", delle caselle-ombra di posta elettronica cui arrivavano in copia tutti i messaggi destinati agli indagati. Una volta entrati nel cuore delle "pagine archivio", quelle con l'elenco dei prodotti accessibili (musica in formato Mp3, film di prima visione, software di ogni genere e l'immancabile porno), i finanzieri hanno quindi potuto stilare un elenco degli utenti finali. E seguire, sempre attraverso le intercettazioni informatiche, le tracce che avevano lasciato. Un lavoro minuzioso che ha portato all'individuazione di tremila persone, downloader che negli ultimi mesi avevano scaricato tutto il possibile. "Questi soggetti non sono hacker, ne’ pirati - spiega il comandante della Squadra pronto impiego delle Fiamme Gialle, Mario Leone Piccinni - sono gente comune. Professionisti, studenti, impiegati. I casalinghi, li chiamiamo noi". Al momento molti dei tremila sono ancora ignoti. Gli investigatori sono riusciti a identificarne circa duecento. Ma e’ significativo che tra questi ci siano anche due marescialli dei carabinieri, un messo comunale e un ricercatore universitario. Mano a mano che vengono identificati, i "casalinghi" - che si connettono alla rete da tutta Italia - vengono denunciati alla procura di competenza che valutera’ se procedere anche per il reato di ricettazione, cioe’ per detenzione di materiale di provenienza illecita, oltre che per quello della violazione del diritto d'autore. L'inchiesta che ha gia’ assunto dimensioni cospicue rischia pero’ ora di raggiungere numeri difficili da gestire. Perche’ buona parte del materiale trovato nei siti che sono stati messi sotto sequestro negli ultimi giorni proveniva da canali frequentati in modo massiccio. "Ci siamo accorti - spiegano gli inquirenti - che quasi tutti gli archivi si nutrivano da siti molto diffusi, come Kazaa, Gnutella, Winmx, Morpheus", luoghi della rete che gli investigatori definiscono "sostanzialmente incontrollabili". "Due giorni fa - dice uno dei cibermarescialli - intorno alle nove di sera erano collegati alla rete di Kazaa piu’ tre milioni di utenti": un oceano di contatti in cui la caccia ai pirati si annuncia un'impresa titanica. ================================================================== ______________________________________________________________-- Corriere della Sera 26 mag. ’03 A 67 DOCENTI MA NON PIU’ MEDICI Dopo i 67 anni si perde la possibilita’ di seguire i malati ricoverati La riforma Bindi applicata in modo diverso da Regioni e atenei ROMA - "A fine giugno per legge perdero’ l’assistenza, mi allontaneranno dai malati. Potro’ pero’ continuare le lezioni a studenti e specializzandi. Mi chiedo dove li portero’ ad esercitarsi, a fare pratica, visto che non avro’ piu’ letti o me ne restera’ un numero davvero ridicolo. Dopo tutti questi anni all’universita’ mi sento mortificato". Il chirurgo parla dopo molte insistenze e solo sotto promessa di anonimato "per non compromettere oltremisura" la sua posizione e le sue azioni legali. Ha 67 anni e tra pochissimo sara’ uno delle centinaia di docenti delle facolta’ italiane di medicina a sperimentare su se stesso gli effetti di una norma introdotta nel ’99 dalla Riforma firmata dall’ex ministro Rosy Bindi. Con il 67esimo compleanno il professore universitario va in prepensionamento: la sua attivita’ clinica e di ricerca sul malato automaticamente si interrompe mentre continua quella didattica fino a 70 o 72 anni. DOPPIO BINARIO - Doppio binario istituito dal legislatore per uniformare la carriera degli universitari agli ospedalieri (vengono destituiti a 67 anni) ma che, come previsto, ha suscitato un malcontento diffuso anche per le modalita’ con cui le norme sono state applicate. Ogni Regione, in pieno stile devolution, si e’ regolata per conto proprio, attuando convenzioni con gli atenei oppure non attuandole affatto. Col risultato che oggi un docente di Napoli e’ soggetto a regole diverse dal collega coetaneo di Padova. Solo Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Veneto hanno concordato una linea con le proprie universita’ e ognuna di esse ha riveduto e corretto il meccanismo del prepensionamento. Non basta, gli atenei sotto convenzione l’hanno attuato con tempi differenziati. E cosi’ accade che a Roma il pediatra di Tor Vergata non abbia lo stesso trattamento del collega della Sapienza, malgrado abbia uguale eta’ ed anzianita’. Chi ne e’ direttamente coinvolto si scaglia contro questo sistema, eppure, invitato a denunciarlo, ritira la mano: "Sa, mi trovo in una posizione delicata, ma quando sara’ finita... ", giustifica la sua richiesta di non comparire. Chi non si fa invece problemi (vedi articolo a fianco) e’ il celebre immunologo Fernando Aiuti, da molti anni in prima linea nella lotta all’Aids. I ministri Letizia Moratti (Istruzione) e Girolamo Sirchia (Salute) si erano mostrati disponibili a rimettere ordine. Ma non si e’ visto ancora niente di concreto e le buone intenzioni sono ferme al naufragato tentativo di inserire la correzione nell’ultima Finanziaria e alle promesse di rivedere il tutto nell’ambito del disegno di legge sul riordino dello stato giuridico dei professori universitari. Nel frattempo i docenti hanno avviato le loro battaglie personali a suon di ricorsi al Tar, conclusi in certi casi con reintegrazioni nell’attivita’ assistenziale, ma solo per pochi mesi perche’ mentre il Tribunale elaborava la sentenza l’eta’ dell’uscita dal ruolo era prossima. INSCINDIBILE - "La situazione in Italia e’ molto grave - afferma Piero Tosi, presidente della Conferenza dei Rettori, anatomopatologo e Magnifico all’universita’ di Siena -. Si crea una forte disparita’ di trattamento del personale docente. Il nostro giudizio sulla legge Bindi era negativo in partenza, ma dovendo darle seguito sarebbe stato opportuno procedere uniformemente. Il nostro stato giuridico deve essere rispettato e questo prevede che si vada fuori ruolo a 70 o 72 anni. L’attivita’ assistenziale e’ inscindibile da quella didattica, non si puo’ insegnare senza vivere l’esperienza con i malati". Una necessita’ per il medico clinico (dal greco klinos , letto), quindi che e’ a contatto col paziente, ma non per i docenti delle discipline cosiddette strumentali. CLINICO - "Per un microbiologo come me il problema non si pone - cambia prospettiva Michele La Placa, universita’ di Bologna, dove la convenzione e’ partita quasi subito -. Da noi il patto attuativo della legge e’ stato firmato molto presto. L’universita’ e’ un problema, ma e’ anche una quantita’ enorme di denaro e voti che si muovono". In Veneto la convenzione e’ stata firmata lo scorso novembre ed e’ considerata un vantaggio per i professori, secondo Oreste Terranova, ordinario di chirurgia generale a Padova, coordinatore della commissione della facolta’ di medicina che ha trattato con la Regione: "I primari vanno in pensione a 70 anni, perdono soltanto l’indennita’ primariale, ed hanno la possibilita’ di concordare con preside, facolta’ e azienda il numero di posti letto da mantenere in base all’attivita’ didattica e di ricerca che intendono portare avanti". Margherita De Bac L’INTERVENTO di Ferdinando AIuti "Didattica impossibile senza pazienti da curare E difficile fare ricerca" L’applicazione della legge del ’99 sulla razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale sta togliendo a molti professori ordinari delle facolta’ di Medicina la possibilita’ di continuare a svolgere l’attivita’ di assistenza a contatto col paziente che e’ indissolubilmente legata a quella di ricerca. In base a quella norma, varata dal precedente governo e che quello attuale non ha modificato nonostante le promesse in questo senso, il Direttore dell’azienda ospedaliera nella quale e’ collocata la struttura universitaria, d’intesa col Rettore e le Regioni, destituisce il docente per quanto riguarda la parte medico-assistenziale della sua attivita’ al compimento del 67esimo anno, anche se la legge universitaria mantiene in ruolo i docenti fino a 70 o 72 anni (a seconda dell’entrata in ruolo). Questo significa che chi - pur avendo vinto tutti i concorsi ed avendo ricevuto, grazie alla sua attivita’ e ai risultati fin qui conseguiti, finanziamenti per i prossimi anni dallo stesso ministero della Ricerca, dalla Comunita’ europea e da enti privati per sviluppare indagini assai innovative - finisce nella "tagliola" di questa legge e’ di fatto impossibilitato a condurre una vera attivita’ di ricerca e, a ben vedere, anche a svolgere l’attivita’ di docente. Come si puo’ insegnare medicina senza il malato, senza la sua cartella clinica? Come si possono professionalizzare gli studenti in queste condizioni? Come si puo’ fare vera ricerca senza applicazioni cliniche? Qualche universita’ vorrebbe risolvere il problema autorizzando il docente ultrasessantasettenne a mantenere un’attivita’ di assistenza al malato pari al 10% di quella svolta prima del pensionamento. Il professore titolare di un reparto con 20 letti che lavorava 28 ore alla settimana, ora avrebbe a disposizione due soli letti o potrebbe lavorare meno di tre ore a settimana. E poiche’ la legge stabilisce che tutto deve svolgersi sotto la direzione del nuovo professore-primario, il docente tuttora ordinario ma ex primario dovrebbe accettare di essere messo sotto la sua tutela. Dovra’ insomma fare l’assistente di un collega piu’ giovane, con minore esperienza e, forse, con minori titoli accademici. E’ una situazione iniqua e umiliante di cui credo non vi siano altri esempi al mondo salvo forse la Cina dei tempi della "Banda dei quattro", quando i medici e i professori venivano inviati a fare altri mestieri o retrocessi. _______________________________________________________ Il Messaggero 29 mag. ’03 SIRCHIA: MEDICI, L’ETA’ PENSIONABILE SARA’ ALZATA PER DIRIGENTI E UNIVERSITARI ROMA - Un nuovo provvedimento del governo di riforma dell'eta’ pensionabile dei medici sara’ presto all'attenzione del Parlamento. Prevede una stessa disciplina sia per la dirigenza del Servizio sanitario nazionale sia per gli universitari, fissando a 70 anni piu’ due il limite massimo per la pensione. Lo ha annunciato il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, risponendo durante il Question time alla Camera a un'interrogazione di An sulle modifiche dell'attuale normativa sul pensionamento dei docenti delle Facolta’ di medicina e chirurgia. La normativa in materia, introdotta con la riforma Bindi, «e’ stata oggetto - ricorda Sirchia - di numerosi ricorsi al Tribunale amministrativo regionale da parte del personale universitario. Le generalizzate sospensive concesse dai Tar regionali, la decisione della Corte costituzionale di illegittimita’ costituzionale della normativa e la sua difforme applicazione sono all'origine della situazione di ingiustificata disparita’ di trattamento tra il personale delle varie universita’», sottolinea Sirchia, aggiungendo che «il govero condivide la valutazione critica sulla situazione che si e’ determinata. Una situazione intollerabile, che richiede un intervento urgente del Parlamento. E’ intenzione del governo - annuncia - proporre al Parlamento un provvedimento per disciplinare la materia, in attesa del riordino generale del sistema previdenziale per quanto concerne l'eta’ pensionabile dei pubblici dipendenti». ______________________________________________________________-- Corriere della Sera 26 mag. ’03 SIRCHIA: VA RAFFORZATA LA SANITA’ PUBBLICA Centinaia di persone per la visita guidata al centro trasfusionale del Policlinico Cremonese Antonella Mattinata con il ministro della Salute Girolamo Sirchia, per i cittadini che hanno accolto l' invito alla «visita guidata» al centro trasfusionale e di immunologia dei trapianti, al Policlinico, fondato 30 anni fa proprio da Sirchia. Ieri si sono presentate centinaia di persone, anche famiglie con i bambini. Per il ministro e per tutto lo staff del padiglione Marangoni, guidato dal primario, il professor Mario Scalamogna, e’ stata una soddisfazione constatare quanto i cittadini s' interessano di scienza. Anche i piu’ piccoli. Un bambino di 10 anni ha chiesto: «Ma se si da’ sangue Rh positivo a uno che ha l' Rh negativo, poi lui muore?». Una domanda anche sulla ragazza di Bergamo morta per una malattia misteriosa al ritorno dalla Thailandia: «Davanti alle malattie che ci circondano, c' e’ solo una soluzione: dobbiamo rafforzare il sistema di sanita’ pubblica», ha risposto il ministro. Divisi in gruppetti, i visitatori sono stati affidati agli esperti del Centro, che li hanno guidati al Nord Italia Transplant (la plancia di comando da cui si organizza, in tempi brevissimi, tutta la complessa operazione della donazione di organi e del successivo trapianto), alla banca del sangue placentare (qui si raccoglie il sangue da cordone ombelicale che le neomamme donano negli ospedali, e che puo’ guarire i bambini leucemici), alla «Cell Factory», cioe’ il laboratorio dove vengono conservate e potenziate le cellule staminali, cellule allo stato nascente su cui punta tutta la ricerca medica attuale, e che un domani molto prossimo potranno servire a «riparare» l' organismo umano. La mattinata e’ stata scandita ogni mezz' ora da una conferenza in aula, per illustrare l' attivita’ del centro trasfusionale, che raccoglie 16 mila donatori di sangue e 30 mila donazioni all' anno. Un momento di sensibilizzazione verso la donazione, che ha colpito l' attenzione di tutti con un esempio: una trasfusione di sangue e’ in grado di salvare la vita a un avvelenato da Amanita Phalloides, il fungo micidiale che ogni autunno fa vittime. Antonella Cremonese _______________________________________________________ L’Unione Sarda 30 mag. ’03 MONSERRATO: ENTRO L’ANNO IL VIA AI LAVORI NELLO SVINCOLO Il ponte per la Cittadella mette tutti d’accordo Monserrato Tutti d’accordo sul maxi svincolo sulla circonvallazione 554: ora si parte con la progettazione definitiva. Se andra’ tutto per il verso giusto la gara d’appalto si fara’ al massimo entro la fine dell’anno. Ha avuto un esito inaspettato la conferenza di servizi che si e’ tenuta ieri mattina tra tutti gli enti coinvolti nel progetto dell’opera piu’ attesa dall’hinterland cagliaritano: l’Anas, la Regione, la Provincia, il Comune di Sestu, il Comune di Monserrato, l’universita’ e le Ferrovie della Sardegna. L’amministrazione - rappresentata dal sindaco Antonio Vacca, dall’assessore all’Urbanistica Andrea Angioni e dall’ingegnere capo Luciano Corona - ha ottenuto promesse concrete. «La conferenza ha avuto un buon esito e noi abbiamo dato il nostro parere positivo sull’opera complessiva che e’ sempre piu’ urgente», spiega il primo cittadino Antonio Vacca: «Innanzi tutto ci siamo accordati perche’ nelle fasi successive a questa conferenza, e quindi nello sviluppo progettuale, ci si tenga in contatto». Problemi risolti anche per le zone “spontanee” le cui vie d’accesso potrebbero essere interrotte dal ponte. «Avvieremo i contatti anche per decidere e discutere sulla viabilita’ delle zone secondarie - prosegue Vacca -. E ci stiamo attivando anche per risolvere il problema esposto dal Consiglio sui passaggi pedonali e ciclabili. La soluzione? Il vecchio tracciato delle Fds potrebbe essere messo a disposizione come passaggio di veicoli non a motore e dei pedoni». Insomma se le ferrovie dovessero dismettere il terreno destinato al passaggio dei treni sotto il maxi svincolo, nascerebbe un passaggio sicuro per pedoni e biciclette. Soddisfatto anche il rettore, Pasquale Mistretta. «La soluzione tecnica e’ quella chiesta - dice Mistretta -. Abolita la rotatoria che avrebbe creato, gli ingorghi abbiamo una via di ingresso e una d’uscita». Anche se l’Universita’ rientra nella seconda fase progettuale dell’opera. «Bisogna essere ottimisti per i fondi - spiega Mistretta - potrebbero esserci ribassi d’asta o potrebbero essere disponibili altri finanziamenti». Fiducioso, Renzo Zirone assessore provinciale ai Lavori pubblici. «A luglio ci riuniremo in conferenza di servizi per approvare il progetto definitivo, anche se in realta’ e’ gia’ pronto quello esecutivo». Insomma: «Burocrazia permettendo entro quest’anno potremmo essere in grado di appaltare i lavori», promette Zirone. E ancora: «Il presidente Balletto ha dato disposizione perche’ fosse applicata un’incentivazione per velocita’». In poche parole: un premio in denaro per l’azienda che realizzera’ l’opera. Risultato: lavori non stop per 24 ore su 24. «Salvo imprevisti, entro un anno dall’inizio dell’opera potremmo avere il ponte», conclude Zirone: «Durante i lavori il flusso sulla statale 554 non sara’ interrotto il traffico sulla strada per Sestu: sara’ deviato su una bretella sterrata che costeggia la strada». Serena Sequi ______________________________________________________________-- Repubblica 29 mag. ’03 FARMACI: PIU’ CARI DELL'11% QUELLI A CARICO DEL CITTADINO Il Movimento Consumatori promuove un'indagine sui medicinali di fascia C. In tre mesi aumenti maggiori per antistaminici e oftalmici ROMA - Sono i medicinali di uso piu’ comune, dai colliri agli antistaminici, a pesare sul bilancio familiare degli italiani. In tre mesi i prezzi di alcuni farmaci di fascia C, a totale carico del cittadino, sono aumentati in media dell'11,06%, superando cosi’ il tasso d'inflazione. Lo rende noto il Movimento dei Consumatori nel primo rapporto dell'Osservatorio su Farmaci e Salute, che ha esaminato l'aumento del costo di 1259 prodotti, tutti di fascia C: 854 con obbligo di ricetta e 405 di automedicazione. I prezzi sono stati tenuti d'occhio dal 1 dicembre 2002 al 28 febbraio di quest'anno. La rilevazione ha riguardato 10 classi terapeutiche di medicinali, dai neurologici ai gastrointestinali, dai dermatologici a quelli cardiovascolari, fino agli oftalmici, che hanno subito un rincaro maggiore, pari al 20,3%. Il Rapporto inoltre prende in esame gli aumenti dei farmaci piu’ venduti tra quelli analizzati: analgesici, vitamine, antinfiammatori, preparati per tosse e raffreddore, e antistaminici, che fanno registrare l'incremento piu’ alto (20,5%). L'indagine si sofferma anche sulla categoria dei farmaci di automedicazione: in questo caso, gli aumenti si sono attestati su una media del 7,4%. "Questi dati confermano una situazione allarmante" afferma Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento Consumatori "l'acquisto di farmaci sta diventando un onere sempre piu’ pesante per le tasche degli italiani, soprattutto per quelle degli anziani e dei pensionati che, pur rappresentando la fascia economicamente piu’ debole, fanno uso abituale di medicinali". L'associazione chiedera’ alle istituzioni competenti il rinnovo della normativa di questi medicinali con lo scopo di liberalizzarne il prezzo e consentire alle farmacie di applicare prezzi concorrenti; secondo i consumatori sarebbe inoltre necessario eliminare il numero chiuso delle farmacie, favorire il calo dei prezzi e aumentare la diffusione dei farmaci generici. "Abbiamo lavorato a questo rapporto perche’ la spesa dei farmaci in fascia C sfugge spesso all'evidenza" precisa Miozzi, "e perche’ sentiamo sempre piu’ spesso parlare dei costi del sistema sanitario nazionale mentre si sottovaluta l'onere dei cittadini". Una seconda indagine dell'associazione riguardera’ l'aumento del prezzo dei primi 100 farmaci di fascia C piu’ venduti in Italia. In generale, secondo quanto riferito, i farmaci in fascia C sono di frequente prescritti dai medici di famiglia. Cosi’ il paziente, molto spesso anziano, non prende quasi mai l'iniziativa di chiedere al farmacista se ci sono prodotti equivalenti a quello prescritti ma di costo inferiore. Inoltre, precisa Miozzi, servono maggiori controlli sul costo dei prodotti e anche il medico di famiglia deve avere i mezzi necessari per consigliare, giorno dopo giorno, il farmaco piu’ conveniente. L'Osservatorio Farmaci e Salute e’ composto da farmacisti, medici e avvocati che, partendo dalle segnalazioni che giungono al Movimento Consumatori, tengono sotto controllo il "mercato" della sanita’, allo scopo di denunciare anomalie e proporre soluzioni mirate. "Il Rapporto" annuncia Miozzi "d'ora in poi sara’ presentato ogni sei mesi, pur mantenendo una rilevazione trimestrale per controllare in modo efficace l'andamento della spesa farmaceutica a carico dei cittadini". In questa ottica, l'associazione intende promuovere nei prossimi mesi campagne informative rivolte direttamente ai consumatori, per renderli consapevoli delle problematiche del settore. Secondo i responsabili del rapporto e’ l'intera filiera produttiva a presentare anomalie: basti pensare al fatto che chi vende al pubblico non puo’ riversare sugli utenti gli sconti ottenuti dai grossisti, per via di una normativa risalente al 1934. ______________________________________________________________-- Repubblica 30 mag. ’03 GENOVA: PRIMO INTERVENTO AL CUORE CON IL PAZIENTE SVEGLIO Genova, l'intervento eseguito all'ospedale San Martino Utilizzata una anestesia che lascia il paziente cosciente Il medico: "Mentre gli parlavo gli abbiamo aperto il torace" di GIUSEPPE FILETTO GENOVA - "Mentre parlavo al paziente, ho preso il suo cuore tra le mani, dopo averlo estratto dalla gabbia toracica", racconta Luigi Martinelli, il primario di Cardiochirurgia che oggi ha eseguito il primo intervento a cuore aperto in anestesia locale, con il paziente completamente sveglio. L'intervento, della durata di tre quarti d'ora, e’ stato effettuato all'ospedale San Martino di Genova, appunto dall'e’quipe di Martinelli, ma a seguire attentamente il paziente, un uomo di 72 anni che subito dopo l'intervento vuole alzarsi dal letto, e’ stato Pasquale De Bellis, primario di Anestesia: lo ha tenuto sveglio, parlandogli e tranquillizzandolo costantemente. Stando a quanto dicono al "San Martino", quello di ieri in Italia sarebbe il primo intervento al cuore con il paziente sveglio: gli e’ stata praticata un'anestesia epidurale toracica, simile a quelle che vengono effettuate per le protesi all'anca. "Con il bisturi abbiamo prima aperto il torace, praticando quella che viene chiamata "finestra", poi sgonfiato il polmone sinistro e divaricato lo spazio che rimane tra una costola e l'altra - spiega il professore Martinelli - abbiamo quindi estratto il cuore dalla sua sede, asportato una parte di pericardio dove era presente una costrizione ed inserito un elettrodo temporaneo nel ventricolo sinistro. Ovviamente, il malato non ha visto il suo cuore, sarebbe stata una crudelta’". Lo stesso cardiochirurgo sottolinea la parte piu’ delicata, quella del professore De Bellis, che ha parlato continuamente con il paziente, rasserenandolo. L'intervento, comunque, dai cardiochirurghi e’ ritenuto di relativa facilita’, se eseguito tradizionalmente, in anestesia totale. Martinelli aggiunge la molteplicita’ dei vantaggi dell'anestesia epidurale: il paziente non e’ intubato, respira naturalmente, si ha una reazione immediata e non viene sottoposto a terapia intensiva; inoltre, riduce l'invasivita’. L'anestesia totale, invece, ha controindicazioni: cali di pressione, difficolta’ respiratorie, lenta ripresa di coscienza che, raramente, porta al coma e anche al decesso. "L'intervento effettuato a Genova e’ una tappa importante - commenta Gianni Angelini, professore di Cardiochirurgia all'universita’ di Bristol - il prossimo passo sara’ l'operazione di by-pass aorto-coronarico, con paziente sveglio". Mariano Feccia, cardiochirurgo all'ospedale San Camillo di Roma, ha dichiarato alla fine dell'intervento che simili tecniche di intervento al cuore, usando anestesia epidurale, sono state messe a punto due anni fa all'universita’ di Pittsburgh, dall'italiano Marco Zenati. ______________________________________________________________-- La Nuova Sardegna 29 mag. ’03 GENETICA:LA "TALANINA", UNA SCOPERTA TUTTA SARDA TORTOLI’. Un nuovo gene che produce una proteina, la "talanina", la cui variante e’ associata a una malattia del tratto urinario, e’ stato presentata ufficialmente ieri a Tortoli’ dalla Shardna Life Sciences. In occasione del convegno internazionale "Genetica delle malattie complesse e delle popolazioni isolate", organizzato nel parco Genetico dell’Ogliastra (Genos), la societa’ di ricerca italiana che annovera tra gli azionisti anche il Cnr e Tiscali, ha illustrato gli studi sulla "talanina", da Talana, il paese ogliastrino la cui popolazione e’ stata oggetto di ricerche per le sue particolarita’ genetiche. Il nuovo gene e’ associato alla nefrolitiasi da acido urico, una comune malattia multifattoriale di origine sconosciuta, caratterizzata dalla presenza di calcoli nel tratto urinario e con una rilevante componente genetica. Circa il 10% della popolazione mondiale soffre di calcoli renali e ogni anno un notevole numero di persone viene ospedalizzato per questa patologia _______________________________________________________ L’Unione Sarda 28 mag. ’03 Nuove scoperte degli scienziati responsabili del Parco genetico TORMENTATI DAI CALCOLI RENALI? LA COLPA E’ TUTTA DELLA “TALANINA” Tortoli’ La “talanina”, una proteina che predispone all’insorgenza dei calcoli renali, e’ la piu’ recente e prestigiosa scoperta degli scienziati del Parco genetico dell’Ogliastra. Deve il suo nome al piccolo centro montano di Talana dove recentemente un gruppo di genetisti, partendo da un’accurata analisi degli archivi parrocchiali risalenti addirittura al 1600, ha riscontrato nella popolazione una forte incidenza di questa proteina, la cui origine genetica, se compresa appieno, puo’ ora aiutare a migliorare prevenzione, diagnosi e terapia. I risultati del lavoro condotto dall’equipe del dottor Mario Pirastu, della societa’ Shardna, in collaborazione con il Cnr di Alghero ed il Consorzio Genos, sono stati resi noti nel corso di un convegno internazionale dal titolo “Genetica delle malattie complesse e delle popolazioni isolate” che ha riunito i maggiori esperti mondiali di genetica. Il convegno e’ iniziato lo scorso sabato nella sala convegni del “Telis” e, dopo essere entrato nel vivo grazie alla presenza di luminari internazionali nel campo della genetica, si e’ concluso ieri con un’incursione storico architettonica sulla chiesa di San Sebastiano di Perdasdefogu, centro che fa parte del parco genetico ogliastrino. L’iniziativa, di alto livello scientifico, e’ servita per far conoscere le ultime scoperte in riferimento ad alcune patologie che, assolutamente comuni e diffuse in tutto il mondo, vengono definite multifattoriali o complesse. Per scoprire le cause dell’asma, del glaucoma e di alcuni tipi di tumore numerosi istituti di ricerca, sia pubblici che privati, hanno iniziato un impegnativo lavoro di ricerca in tutto il mondo. Per farlo si e’ scelta la strada degli studi genetici circoscritti alle popolazioni che hanno sempre vissuto in contesti geografici estremamente isolati e hanno la cosiddetta “omogeneita’ genetica”. E’ il caso appunto degli abitanti dell’Ogliastra che, fortemente condizionati dall’atavico isolamento, hanno mantenuto inalterate alcune peculiarita’ genetiche. Una di queste e’ proprio la proteina “talanina” che predispone alla calcolosi renale. Si tratta di un risultato brillante per il dottor Pirastu, anch’egli di origine ogliastrina, e per i suoi collaboratori. Per loro presto ci sara’ la ribalta di una delle piu’ prestigiose riviste mediche specializzate. Gli esiti degli studi scientifici sulla “talanina” saranno, infatti, pubblicati il prossimo mese nella bibbia dei genetisti, l’“American Journal of Human Genetics”. Giusy Ferreli ______________________________________________________________-- Corriere della Sera 26 mag. ’03 MELANOMA, TERAPIA GENICA A MILANO: UN «VACCINO» DA PROVARE SU 22 MALATI Il 31 maggio dovrebbe arrivare il via libera anche per la cura di una rara dermopatia congenita San Raffaele-Istituto dei tumori: si attende il si’ del ministero Pappagallo Mario Italia prima in terapia genica, Italia unico Paese al mondo in cui le nuove sperimentazioni sono rimaste congelate dopo i due casi francesi di leucemia indotta da terapia genica. Entro fine maggio dovrebbe arrivare il parere di una commissione dell' Istituto superiore di Sanita’: sbloccare le sperimentazioni come hanno gia’ fatto le autorita’ competenti negli Stati Uniti, in Germania, in Gran Bretagna e in Francia o continuare con la moratoria che prevede l' approvazione caso per caso e solo di protocolli gia’ approvati. Sarebbe un paradosso in un Paese dove i gruppi di ricerca in questo campo sono punti di riferimento. L' ultimo annuncio di Telethon riguarda una possibile terapia per almeno 8 rare malattie ereditarie. Restando al presente, due nuove cure giacciono da mesi nel cassetto del ministero della Salute in attesa del parere dell' Istituto superiore della Sanita’: una riguarda il melanoma, il cosiddetto cancro della pelle, il cui protocollo e’ stato presentato dal San Raffaele- Istituto dei tumori di Milano; l' altra una dermopatia congenita (sempre di pelle si tratta), che puo’ essere anche mortale, la cui cura tramite cellule staminali modificate geneticamente e’ stata messa a punto da Michele De Luca, direttore scientifico della The Veneto Eye Bank Foundation di Venezia. Ma e’ il «vaccino» per il melanoma (35 casi ogni 100 mila abitanti in Italia) ad attirare l' attenzione internazionale. Perche’ l' ipotesi di lavoro potrebbe un domani essere applicata anche per altri tipi di tumori solidi. «E' noto che le cellule esprimono particolari molecole dette antigeni, che possono essere riconosciute dal sistema immunitario - spiega Marco Bregni che con Marco Russo e’ responsabile della sperimentazione per il San Raffaele -. Nel caso del melanoma uno degli antigeni identificati e’ quello espresso dal gene Mage-3: e’ presente nel 70% delle cellule del melanoma e solo in esse». Una delle caratteristiche del tumore, pero’, e’ quella di «spegnere» il sistema immunitario. La novita’ e’ quella osservata dai ricercatori italiani: prendendo i linfociti del paziente e trasferendo nel loro Dna il gene Mage-3 tramite un retrovirus i linfociti vengono «riattivati» ad attaccare e distruggere le cellule del melanoma. I linfociti manipolati geneticamente, una volta «reiniettati» nel paziente, trasmettono la nuova «memoria» alle altre cellule difensive e parte l' attacco al tumore. «Questo e’ quanto accade in vitro - spiega Giorgio Parmiani, responsabile del progetto per l' Istituto nazionale per la cura dei tumori di Milano, che da anni studia questa strada contro il melanoma -. Ora dobbiamo vedere se e’ lo stesso nell' uomo. Il protocollo clinico, prevede l' arruolamento di un totale di 22 pazienti affetti da melanoma metastatico, nei quali le cure sono ormai palliative. Vedremo... Se funziona, non e’ escluso che questo diventi un vero e proprio "vaccino" per i soggetti a rischio melanoma». Il protocollo, sottoposto all' approvazione il 18 ottobre 2002, e’ ancora in stand by a causa della sospensiva ministeriale di tutte le terapie geniche fino al 31 maggio 2003. Ma perche’ vi e’ stato questo blocco, nonostante i successi italiani nella cura della rara Ada-Scid (una grave immunodeficienza genetica) e dell' uso dei «geni suicidi» nel guarire dalle ricadute delle leucemie? Claudio Bordignon, direttore scientifico del San Raffaele, e pioniere a livello internazionale della terapia genica spiega: «Il problema e’ nell' uso dei retrovirus come "taxi" del gene da inserire nel Dna della cellula da curare o modificare. In una sperimentazione francese il retrovirus, in due casi, e’ andato a collocarsi dove non doveva, inducendo poi una forma di leucemia. Allora tutti i protocolli con vettori retrovirali sono stati sospesi. Poi, visto che il problema riguardava solo la tecnica francese e che i due bambini colpiti stanno ora bene, in tutto il mondo la situazione e’ ripartita. Solo in Italia siamo ancora in stallo». Mario Pappagallo ______________________________________________________________-- Repubblica 29 mag. ’03 GENE ANTICANCRO IMPORTANTE ANCHE PER L’EMBRIONE PADOVa Il gene sentinella che protegge le cellule umane dai tumori, indicato con la sigla "p53" scoperto una decina di anni fa ha un doppio lavoro: oltre, come era noto, ad essere un freno nell’insorgenza del cancro, interpreta e trasferisce i messaggi di crescita alla cellula durante la formazione dell’embrione. La scoperta, pubblicata sulla rivista Cell, e’ di un gruppo di ricercatori italiani coordinati da Stefano Piccolo del dipartimento di microbiologia dell’universita’ di Padova che ha condotto gli studi grazie al contributo di Telethon e dell’Airc. Lo studio, sottolineano i ricercatori, e’ un esempio di come spesso gli stessi geni possano svolgere compiti diversi a seconda degli organismi o della fasi dello sviluppo dello stesso organismo, e di come sia delicata e complessa la comunicazione cellulare, dove ogni singola "parola" deve essere interpretata in modo estremamente preciso dalla cellula che la capta. Sono tutti segnali che se alterati o addirittura assenti dalla cellula provocano effetti molto gravi sullo sviluppo embrionale oppure possono scatenare lo sviluppo di tumori. In questo caso p53 o il fattore di crescita TGFbeta da soli non bastano per guidare lo sviluppo della cellula e poi tenere sotto controllo la sua eventuale trasformazione maligna, ci vogliono entrambi. E’ come una cassetta di sicurezza, spiegano gli esperti: per aprirla nei modi e tempi giusti ci vogliono due chiavi, una sola non basta. Il prossimo passo sara’ scoprire il contenuto della cassaforte e chiarire i meccanismi di interpretazione di questi segnali all’interno della cellula. Secondo gli studiosi comprendere a fondo l’attivita’ di queste sostanze aiutera’ a capire anche l’insorgenza di alcune malattie ereditarie come alcune distrofie muscolari. _______________________________________________________ L’Unione Sarda 25 mag. ’03 MESSA A PUNTO UNA TECNICA PER COMBATTERE LEUCEMIA E LINFOMI Sono gia’ 300 i pazienti sottoposti all’analisi molecolare dagli specialisti della Asl Smascherate le cellule del tumore Individuare le tipiche alterazioni dei cromosomi prodotte dalla leucemia e dai linfomi dei tipi non-Hodgking e garantire ai pazienti in cura con la chemioterapia una diagnosi precisa sulla malattia e informazioni sicure sull’efficacia della terapia: lo consentono alcune tecniche messe a punto dal Laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologia dell’ospedale civile di Sassari. Attraverso queste tecniche, elaborate tramite indagini condotte a livello molecolare dagli specialisti del settore di Biologia molecolare e Chimiche speciali, e’ possibile individuare delle cellule tumorali che non e’ facile osservare al microscopio. Si tratta di cellule che potrebbero essere scambiate per sane e che, invece, possono essere la causa del riacutizzarsi della malattia tumorale. Il monitoraggio messo a punto nel Laboratorio della Asl sassarese permette quindi di capire se la terapia utilizzata sul paziente affetto da leucemie o linfomi abbia prodotto risultati efficaci oppure se le cellule ancora presenti nell’organismo possano scatenare nuovi focolai della malattia: e’, quest’ultima, la condizione che i medici definiscono “malattia minima residua”. Lo sviluppo di queste tecniche, spiega un comunicato diffuso ieri dalla direzione generale della Asl numero 1, e’ nato dal desiderio espresso piu’ volte dalle strutture ospedaliere di Sassari e dall’Associazione italiana leucemie (Ail), che sostiene questi studi finanziando il lavoro di un ricercatore e un tecnico di laboratorio. La metodica evitera’ ai pazienti sassaresi di sottoporsi ai viaggi verso gli altri ospedali dell’Isola (quello di Cagliari, in particolare) o verso quelli del continente. Nel 2002 i pazienti monitorati a Sassari sono stati 216: 110 con leucemie acute e croniche e 106 con linfomi non- Hodgking. Nei primi quattro mesi del 2003 sono stati monitorati 37 pazienti leucemici e 47 colpiti da linfomi. Per quanto riguarda l’analisi molecolare, la Asl si e’ fornita negli ultimi anni di macchinari tecnologicamente avanzatissimi, grazie ai quali in citta’ e’ possibile effettuare indagini anche sull’Hiv e l’epatite B e C. _______________________________________________________ L’Unione Sarda 25 mag. ’03 BROTZU: TRAPIANTI DI CARTILAGINE PER I DANNI AL GINOCCHIO Sono iniziati anche in Sardegna, all’azienda ospedaliera Brotzu, i trapianti di cartilagine. Una tecnica che sta dando risultati importanti per articolazioni come ginocchio o caviglia. Al Brotzu si e’ gia’ intervenuti, in cinque casi, sul ginocchio, protagonista l’e’quipe di Remigio Puddu, direttore della struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia. Funziona cosi’. Gli ortopedici intervengono in artroscopia per prelevare dalla articolazione del paziente frammenti di cartilagine, che vengono poi inviati in un centro specializzato, ad Abano Terme, dove le cellule vengono “coltivate”. Dopo un mese, le cellule vengono rispedite al Brotzu su una sorta di francobollo fatto di un tessuto di “Acido Iauluronico”, del diametro di un centimetro che, applicato sulla lesione, favorisce la ricrescita della cartilagine. Di tutto questo si parlera’ venerdi’ prossimo, dalle 9.30, al Caesar’s Hotel. Interverranno Giovanni Abatangelo (Padova), Giuseppe Dessi’ (ospedale Brotzu), Massimo Toffolo (Venezia), Antonio Delcogliano (Roma) e Maurilio Marcacci, del “Rizzoli” di Bologna, un’autorita’ nel settore. Moderatore sara’ Remigio Puddu. _______________________________________________________ La Stampa 28 mag. ’03 UN ENZIMA CONTRO LA CELIACHIA? E’ PRESTO PER CANTARE VITTORIA: MA LA SOLUZIONE POTREBBE ARRIVARE PROPRIO DALLA RICERCA GENETICA. UN PEPTIDE SOTTO ESAME A STANFORD LA campagna di sensibilizzazione di Farmacia Amica in Piemonte mostra che il problema della celiachia e’ pressante. Fra i «tasselli» dell’iniziativa, presa con Associazione Italiana Celiachia (AIC) piemontese e valdostana con Regione e Federfarma, e’ importante il questionario che le farmacie distribuiscono ai clienti. Lo scopo e’ lanciare l’allarme: si stima che in Italia 9 celiaci su 10 ignorino di esserlo; cosi’, contro 35 mila diagnosticati, gli effettivi sarebbero 380 mila. Questo perche’ spesso i sintomi sono subdoli: alterazioni ai denti, afte orali, anemia, menarca ritardato, diabete, gracilita’, osteoporosi. Quando gli effetti si manifestano in modo chiaro, i villi intestinali sono gia’ gravemente compromessi. E’ evidente l’incidenza sociale di tale affezione di tipo autoimmune: un’intolleranza cronica al glutine dei cibi a base di grano, orzo, farro, segale. Da qui la necessita’ di sensibilizzare non soltanto i medici di famiglia, ma la popolazione stessa. Anche perche’ la diagnosi si ottiene con un semplice esame specifico del sangue (dosaggio anticorpi- transglutaminasi, anticorpi endomisio, immunoglobuline). Per ora i celiaci non dispongono di terapie. Ma da questa affezione e’ possibile «svicolare» osservando in modo rigoroso la dieta aglutinata. Carne, pesce, frutta, verdure, latticini, uova sono consentiti (con eccezioni dovute a eventuali trattamenti, piu’ che ai cibi in se’). Poi esistono in commercio (e il servizio sanitario ne garantisce la distribuzione gratuita) pane, pasta, biscotti, torte, grissini, pizze speciali. La ricerca segue due filoni principali. Uno riguarda le «modiche quantita’» di glutine, per valutare la soglia di sensibilita’ a tale sostanza (comunque e’ sempre bassissima). L’altro, di tipo genetico, pare aprire vie nuove. Un articolo su «Science» ha comunicato che l’Universita’ californiana di Stanford ha isolato un peptide, ossia una porzione della gliadina (proteina che rende tossico il glutine per i celiaci) detta «33-mero» perche’ formata da 33 aminoacidi, resistente agli enzimi dell’intestino, del fegato e del pancreas e percio’ responsabile dell’intolleranza. Da qui l’idea di un enzima per frantumare la porzione molecolare rendendola innocua: uno e’ anche stato individuato, la prolil-endopeptidasi. Sono le premesse per un farmaco che e’ stato gia’ battezzato «pillola anticeliachia». Altre ricerche a Oxford e in Norvegia puntano al vagheggiato «vaccino». Ma i medici AIC invitano alla prudenza: e’ necessario svolgere altri studi «in vitro» e «in vivo» poiche’ si avrebbero risposte diverse tra bambini e adulti; inoltre non e’ detto che il 33- mero sia l’unico peptide responsabile. Sempre nel «filone genetico» si muove la ricerca volta ad agire sui cereali, modificandone il glutine cosi’ da renderlo innocuo ai celiaci: strada lunga e anche oggetto, come si sa, di vivaci polemiche. In sostanza, pur nella legittima speranza di un rimedio farmacologico, i celiaci hanno la certezza, gia’ ricordata, di condurre una vita normale seguendo la dieta. L’AIC a livello nazionale e territoriale assicura punti di riferimento validi e iniziative importanti: una rete di ristoranti «informati» che garantiscono menu incontaminati, la sensibilizzazione delle scuole alberghiere e delle mense aziendali e scolastiche. L’AIC conta su testimonial famosi, prima fra tutti Claudia Koll, celiaca e presidentessa onoraria, il cui sorriso radioso brilla sul manifesto di Farmacia Amica; e offrono sostegno pure Gaia De Laurentiis, Daniele Bossari, Marco Columbro, Pupo. _______________________________________________________ Le Scienze 28 mag. ’03 LITIO CONTRO IL MORBO DI ALZHEIMER Nuove terapie avranno l’enzima GSK-3 alfa come bersaglio Secondo i risultati di uno studio effettuato su modelli di topo, un enzima importante per la formazione delle placche dell’Alzheimer potrebbe diventare il bersaglio di futuri farmaci. Bloccando questo enzima, il litio arresta l’accumulo di beta amiloidi, i peptidi che formano le placche. La ricerca, finanziata dai National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti e descritta nel numero del 22 maggio della rivista “Nature”, mostra che l’inibizione del glicogeno sintasi chinasi-3 alfa (GSK-3 alfa) blocca anche la formazione dei grovigli neurofibrillari dovuti alla proteina tau. “Anche se e’ largamente usato per la cura dei disordini bipolari, - spiega pero’ Peter Klein, dell’Universita’ della Pennsylvania - il litio tende a provocare effetti collaterali che ne limitano l’utilizzo negli anziani, i piu’ suscettibili al morbo di Alzheimer. Sara’ importante riuscire a sviluppare nuovi agenti che attaccano specificamente l’enzima GSK-3 alfa”. Per identificare il ruolo dell’enzima nella formazione delle placche amiloidi, i ricercatori hanno innanzitutto trattato con il litio le proteine precursori dell’amiloide. Le dosi terapeutiche di litio inibiscono la produzione di beta amiloidi. Anche un altro inibitore di GSK-3, senza relazioni strutturali con il litio, e’ in grado di ridurre la produzione di beta amiloidi, mentre l’aumento dei livelli di GSK-3 alfa la fa crescere. Questi esperimenti hanno cosi’ confermato il ruolo chiave dell’enzima. In neuroni di topo che esprimono la proteina precursore dell’amiloide, il litio ha ridotto in modo significativo la produzione di beta amiloidi. Una dose terapeutica di litio ha inoltre ridotto la produzione di peptidi e beta amiloidi in un modello animale del morbo di Alzheimer. _______________________________________________________ Panorama 29 mag. ’03 RADIOGRAFIE PIU’ SICURE E PIU’ AFFIDABILI A Nashville, gli esperti della MxlSystems stannno perfezionando un nuovo metodo per produrre raggi X che rendera’ la radiografla sicura e affidabile. Oggi le Macchine generano radiazioni su varie lunghezze d'onda, di cui solo alcune sono utili a fini diagnostici: le piu’ corte sono anche quelle piu’ pericolose, le piu’ lunghe rendono l'Immagine difficile da interpretare. Il nuovo apparecchio emette raggi X su una banda di frequenza motto stretta, che puó essere modulata a seconda delle esigenze (radiografie al torace, mammografia}. Le radiazioni prodotte sana meno a rischio e creano Immagini con una risoluzione migliore