UNIVERSITÀ, I GIOVANI DA RECLUTARE RICERCATORI, UN ESERCITO SEMPRE PIÙ PRECARIO QUANTA POLITICA NELLA RICERCA? LA RICERCA NON È PIÙ UN SEGRETO «UN NUOVO UMANESIMO MEDICO E POSSIBILE» ATENEI ONLINE, PROF E RETTORI CONTRO IL MIUR TUTTI DOTTORI, GIOCO DI PRESTIGIO PER STAR FUORI DALL' EUROPA SCUOLA GIUGNO, IL MESE DELLE SCELTE VACANZE "CONTROMANO" PER STUDIARE ALL'ESTERO TECNOLOGIE USA, LA RICERCA SEGNA IL PASSO «LA UE PUNTI SULLA RICERCA» BACHISIO SCARPA LASCIA L'UNIVERSITÀ SASSARI: VETERINARIA A QUATTRO PASSI DALL'EUROPA LA CITTADELLA UNIVERSITARIA HA LA PALESTRA UNA MATURITÀ SENZA "MMS" SAPIENZA, LEZIONI INDIRETTA SUL PC LA GRANDE CACCIA AI PIRATI DELLA RETE UN VIRUS COLPISCE 50 MILA COMPUTER ATTENTI, C'È UN VIRUS CHE VI RUBA LA POSTA (ELETTRONICA) ================================================================== USA: TROPPE QUERELE - I MEDICI CAMBIANO LAVORO CASSAZIONE: LO SPECIALIZZANDO SENZA COMPENSO HA DIRITTO AL RISARCIMENTO OMS: ALLARME MEDICINA ALTERNATIVA SCIOPERO DI 50 MILA MEDICI E VETERINARI «GOVERNARE GLI OSPEDALI CON SENSO DI RESPONSABILITÀ» CONVEGNO AL POLICLINICO: PREVENIRE LE MALATTIE DEL FEGATO DIAGNOSI PRENATALE DA RECORD AL MICROCITEMICO AGLIO E CUCURMINA ALL'ASSALTO DELL'HELICOBACTER PYLORI I MECCANISMI DELL'ULCERA ORTOCHERATOLOGIA:LENTI A RISCHIO IL DONO DEI CAPELLI PER MERITO DEL BISTURI UN VACCINO PER LE MALATTIE DA PRIONI L'ETERNA GIOVINEZZA DELLE STAMINALI FARMACI ANTIMALARIA PRODOTTI DA BATTERI DENTI E GENGIVE: TEST PER LA PARODONTOPATIA FARMACI E VACCINI VIAGGIANO NEI GLOBULI ROSSI ================================================================== ______________________________________________ Il Mattino 3 giu. '03 UNIVERSITÀ, I GIOVANI DA RECLUTARE Quelle che seguono sono alcune riflessioni su un punto cruciale della ipotesi di riforma dello stato giuridico dei docenti universitari, pur cosciente che il progetto andrebbe valutato nella sua globalità. Si tratta del meccanismo di reclutamento dei giovani. Attualmente il primo gradino della carriera universitaria è rappresentato dall'ingresso attraverso pubblico concorso nel ruolo dei ricercatori. La carriera prevede poi due successive posizioni cui si accede ancora per concorso, quella di professore associato e quella di professore ordinario. Il sistema alternativo proposto è, in sintesi, il seguente: prevedere l'ingresso nell'Università attraverso un contratto quinquennale rinnovabile una sola volta;entro il termine del secondo contratto o si riesce a vincere un concorso per professore o si va via. Quali sono i difetti che si intende correggere in tal modo?Il problema è la quantità di ricercatori che è possibile reclutare con gli attuali metodi (sono troppo pochi)?E' la qualità media dei ricercatori (ritenuta bassa)?E' l'età media dei ricercatori (ritenuta alta)? E' il costo di un ricercatore (ritenuto alto)? E' la scarsa efficienza del metodo di selezione (non vengono selezionati solo giovani bravi)? E' la produttività del ricercatore (ritenuta bassa)? Nella visione dei proponenti, probabilmente, con la modifica proposta si eviterebbe il rischio di avere ricercatori ultracinquantenni e si avrebbe un aumento della produttività dei giovani spinti a lavorare e produrre di più dall'incertezza del futuro. Provo a fare una sintesi schematica dei miei dubbi. Siamo proprio sicuri che uno stato di precarietà favorisca la qualità degli studi? Siamo certi che i dati scientifici forniti da un ricercatore in scadenza di contratto siano più affidabili di quelli prodotti da un ricercatore sicuro del suo status? Nei settori in cui il mercato tira si rischierebbe di perdere i giovani più brillanti; infatti l'Università offrirebbe instabilità esattamente come il libero mercato ma, come è facile prevedere, con una retribuzione inferiore. E per quale motivo un giovane capace dovrebbe scegliere la vita accademica studiando fino a quarant'anni circa (tre o quattro anni di dottorato uno o due di borse varie e dieci di contratto)senza certezza del futuro? Sul piano finanziario probabilmente non si produrrebbe un risparmio poiché un contratto non potrà costare meno della retribuzione attuale di un ricercatore che, come è noto, è molto bassa.Inoltre modificare il sistema per ottenere come risultato il taglio, dopo il secondo contratto, di una percentuale minima di persone non avrebbe molto senso; quindi nella mente dei proponenti vi è una percentuale significativa. Ma se la percentuale da tagliare è alta allora il sistema proposto è inefficiente poiché spreca risorse per formare (e la formazione costa cara) molti giovani da scartare!Allora quale è il vantaggio previsto dall'attuazione della proposta di legge?Il mio punto di vista è che in Italia, più che in altri paesi, siamo, purtroppo, portati a trovare soluzioni estratte da sistemi socialmente, economicamente e per tradizione culturale distanti da noi (vedi per esempio gli Stati Uniti). Quanti anni occorrerebbero perché la modifica proposta possa avere effetti? I primi professori prodotti con il nuovo sistema si avrebbero tra una decina di anni almeno.Tutto condito con un transitorio, magari concluso dalla solita "ope legis", che vedrebbe convivere (e competere per la progressione di carriera) migliaia di soggetti già in ruolo (gli attuali ricercatori) e nuovi contrattisti. Ciò in un quadro complessivo confuso e, forse, anche conflittuale. E chi può credere all'efficacia di processi tanto lunghi? Il fatto che un ricercatore possa restare fino all'età della pensione nel ruolo d'ingresso è effettivamente una pesante anomalia (non l'unica!) del sistema che determina inefficienza. Penso, però, che il rimedio proposto procuri più danni che benefici.Allora cosa fare?Probabilmente il problema non è quello di cambiare metodo ma, come in tanti altri casi, di far funzionare quello che è attualmente vigente.Intanto in parte il fenomeno è stato accentuato dalla mancanza di un andamento regolare dei concorsi per professore di ruolo previsti per legge con cadenze temporali fisse mai rispettate.Ma andiamo al punto centrale: cosa fare per evitare errori nel reclutamento. Basta utilizzare meglio la prova di selezione per l'accesso (il concorso) ed il periodo di prova che già esiste nell'ordinamento attuale e che attualmente si riduce ad un controllo meramente burocratico! La selezione, nel mondo accademico (ma anche in altri settori quale ad esempio la magistratura) è basata sulla "peer review", la "valutazione di pari"; è necessario che gli accademici (i "pari") facciano una volta per tutte dei meccanismi di reclutamento un momento centrale ed altamente qualificante della loro attività! Se non bastano per ridurre al minimo la possibilità di errore nella valutazione un periodo di tre o quattro anni di dottorato, un concorso pubblico ed un periodo di prova di tre anni allora, diciamo la verità, sono coloro che valutano ad essere inadeguati! E perché dovrebbero diventare adeguati nel selezionare giovani a contratto? Infine, ragionando in astratto, una volta realizzato il sistema di reclutamento perfetto se non vi sono opportunità di progressione di carriera anche il migliore resterà al palo in eterno. Ma questo è un altro discorso.Per concludere un riferimento personale: ho imparato che il precariato è tollerabile solo se non si ha bisogno né di reddito né di sicurezza, altrimenti ogni giorno si pensa di aver sbagliato tutto e che è meglio gettare la spugna rinunciando alle proprie curiosità intellettuali ed ai propri sogni. Guido Trombetti ______________________________________________ Il Manifesto 6 giu. '03 RICERCATORI, UN ESERCITO SEMPRE PIÙ PRECARIO Secondo un'indagine Cgil due su tre sono malpagati e senza diritti. Ieri assemblea a Roma LUCA TANCREDI BARONE ROMA La piaga del precariato colpisce profondamente anche il mondo della ricerca. Le statistiche presentate ieri a Roma durante l'Assemblea dei precari di università e ricerca dal Nidil-Cgil, il sindacato di categoria delle «nuove identità di lavoro» (i cosiddetti lavoratori atipici e interinali), parlano chiaro. Secondo i dati, ancora parziali, raccolti dal Nidil in vari centri di ricerca e università del Lazio (dove si concentra circa il 60% degli addetti alla ricerca pubblica di tutto il paese) il rapporto fra i ricercatori a tempo indeterminato e i precari è in media di almeno 2 a 1, con punte che arrivano anche a un lavoratore fisso ogni due precari (come all'Icram, Istituto centrale per la ricerca applicata al mare). Un elenco sterminato di tipologie «atipiche» di lavoro che comprende contratti coordinati e continuativi, assegnisti di ricerca, dottorandi, borsisti, tempi determinati, stagisti. Riuniti in un torrido scantinato («ma noi siamo abituati a condizioni ben peggiori», faceva notare qualcuno), un centinaio di giovani ricercatori hanno messo in comune le proprie esperienze. Con delle sorprese: all'Isfol (Istituto per lo sviluppo e la formazione dei lavoratori) i precari sono riusciti a ottenere, dopo un anno di trattative con la dirigenza (commissariata), la tutela di diritti fondamentali. Come il diritto alla malattia e alla maternità, che non può più essere causa di rescissione dal contratto, o che l'ente debba giustificare i ritardi nei pagamenti (che normalmente arrivano con 4-5 mesi di ritardo), o il diritto alla certificazione dell'esperienza svolta, ma soprattutto il diritto ad avere una rappresentanza sindacale. Banalità che gli altri precari della ricerca si sognano. «Beati voi che avete almeno il co.co.co.!», esclama Valentina, precaria del Cnr, «almeno voi avete qualche contributo Inps o Inail: da noi ci sono persone che lavorano da 15 anni con contrattini o borse di studio senza aver versato una lira di contributi!». Ma la situazione è anche peggiore: nessuno sa esattamente quanti siano i precari negli enti di ricerca. «Ci manca persino il diritto alla visibilità», dicono. Ma tutti sottolineano come «i precari sono una risorsa fondamentale per la sopravvivenza del sistema università e ricerca». Alessandro Rossi, che ha raccontato la battaglia dell'Isfol, centra il problema chiave: «come fare per collegare tutte le battaglie?» Già, perchè il problema è che ogni ente ha la sua specificità e ogni tipologia di precario ha rivendicazioni diverse. Nidil, con la collaborazione dell'Associazione dottorandi italiani (Adi), ha preparato una bozza di piattaforma sugli assegnisti di ricerca che mira a riconoscere alcuni diritti fondamentali e in prospettiva, come ha sottolineato Augusto Palombini, segretario Adi, punta a trasformare gli assegni in veri e propri contratti nazionali con tutti i diritti e le tutele previsti dalla legge. Non basta: l'obiettivo del Nidil (per bocca di Federico Bozzanca e Francesco Sinopoli) è quello di individuare proposte comuni di «diritti di cittadinanza»: una retribuzione minima per i co.co.co., non inferiore a quella dei lavoratori fissi, il diritto alle ferie e alla malattia, i diritti sindacali. E poi richieste più contingenti: dalla prossima finanziaria sblocco delle assunzioni, eliminazione del limite di spesa per l'assunzione dei lavoratori a tempo determinato e un aumento dei finanziamenti per la ricerca. Proposto anche di destinare una percentuale fissa dei bilanci delle università a bandire i concorsi per i ricercatori. Qualcuno parla di «diritto alla stabilizzazione del posto di lavoro». Ma a molti dei presenti basterebbe anche molto meno. «Conciliare le esigenze di tipologie di precari diverse, in luoghi di lavoro diversi come università e enti di ricerca è complicato», ha concluso Paolo Saracco, dello Snur-Cgil. «Dobbiamo trovare obiettivi e linguaggi comuni. Il primo passo nella giusta direzione però è votare sì al referendum». ____________________________________________________ IlSOle24Ore 1 giu. '03 QUANTA POLITICA NELLA RICERCA? Come affronterà la comunità scientifica nei prossimi anni la politicizzazione della scienza? L'uso efficace del metodo e delle conoscenze scientifiche per il benessere umano dipende dal riconoscimento sociale del fatto che la scienza non fornisce certezze o verità definitive. La conoscenza scientifica offre gli strumenti per definire e ridurre progressivamente e attraverso continue auto- correzioni le incertezze nelle diverse strategie di categorizzazione della realtà, e prefigura degli scenari possibili piuttosto che una specifica predizione. Nella realtà, una serie di temi che implicano l'apprezzamento e l'interpretazione di risultati della ricerca scientifica, come il problema del clima, quello della clonazione, quello della biodiversità, il fenomeno mucca pazza, l'uso dell'energia nucleare, le controverse sugli Ogni, sono ormai terreno di battaglie politiche, dove i dati scientifici vengono pericolosamente strumentalizzati in chiave politica e spesso piegati a una logica manichea. Riusciranno la scienza e la comunità scientifica a non farsi corrompere dai giochi politici, e a introdurre elementi di razionalità nei processi decisionali a livello politico, fornendo gli strumenti e i criteri per valutazioni obiettive dei benefici che possono venire alla società da determinate ricerche e da particolari scelte? (Gilberto Corbellini) ____________________________________________________ IlSOle24Ore 6 giu. '03 LA RICERCA NON È PIÙ UN SEGRETO di Gianfranco Bazzigaluppi* Nel corso degli ultimi mesi si è riacceso un ampio dibattito sul ruolo della ricerca nel nostro Paese, con riflessioni che hanno in più riprese approfondito aspetti legati al quanto si investe, o al come e dove si investe. A questo dibattito si è affiancato quello mai sopito sulla cosiddetta fuga di cervelli. Comunque lo si guardi, lo scenario italiano che ne emerge non è, positivo: ci sono sempre le punte di eccellenza, ci sono settori che appaiono interessanti e a portata di mano, ma ce ne sono altri su cui non vi è alcuna speranza per la ricerca nazionale di dare significativi contributi. Senza confini. Queste visioni presuppongono uno scenario della ricerca articolato per singolo Paese, come se la ricerca possa essere racchiusa all'interno di confini nazionali. Indubbiamente centri di eccellenza possono fornire grandi risultati - basti pensare al Cern di Ginevra - e indubbiamente si tratta di grandi strutture in cui la sinergia fra molti ricercatori crea quel processo di inseminazione incrociata che stimola il processo creativo. Ma la moderna organizzazione del lavoro, anche di ricerca, nata a seguito della diffusione delle tecnologie Ict consente di lavorare in gruppo e di trasmettere conoscenze ed esperienze anche fra persone o gruppi che non lavorano in luoghi contigui. Si può pertanto creare un effetto di inseminazione incrociata sulla rete, favorendo attraverso Internet la nascita di grandi laboratori virtuali. Questo processo è da sempre ben noto al mondo dell'Università e della ricerca, quella con la erre maiuscola, quella veramente internazionale. È storicamente molto meno diffuso nella ricerca industriale. I laboratori di molte Corporation sono sempre stati chiusi, preoccupati di non divulgare segreti importanti per il business, ossessionati dalla brevettazione, attenti a non interagire se non con amici fedeli. Ma anche questa modalità operativa sta velocemente cambiando. La velocità con cui le innovazioni si susseguono rende spesso meno importante proteggere la singola scoperta, che nel volgere di un tempo relativamente breve viene comunque copiata, che proteggere il processo che ne genera continuamente di nuove. L'esempio del software. Prendiamo ad esempio il comparto software, dove la miglior garanzia per mantenere la leadership è continuamente innovare il prodotto, più che strenuamente impedire che venga copiato il singolo pacchetto. Laboratori virtuali e processi capaci di generare velocemente innovazione sono due ingredienti di successo della ricerca. Occorre impostare progetti di ricerca su tematiche rilevanti, lanciarli e porre in atto processi capaci di coagulare l'interesse dei migliori ricercatori. Questo è esattamente quanto da anni viene realizzato con i programmi quadro della Ue dalle più prestigiose istituzioni scientifiche. La novità è che oggi anche molte aziende ; private si sono messe sulla medesima strada. È calata l'ansia per la segretezza e per la non ; diffusione dei risultati conseguiti, mentre si sta affermando un modello di ricerca in cui operano i congiuntamente pubblico e privato e ricercatori i di diverse nazioni. Ibm, ad esempio, lancia da qualche anno temi di interesse per la propria strategia di ricerca e pone in atto un processo su base mondiale volto a raccogliere proposte di approfondimento da parte di una pluralità di università o centri di ricerca pubblici o privati. Il ruolo dell'Open source. Anche in questo caso il tema dello sviluppo di Linux e di tecnologie Open source è abbastanza noto. Ciò che conta è che le migliori istituzioni in tutto il mondo forniscano contributi in cambio di attrezzature per il raggiungimento di risultati che comunque restano di proprietà tanto dell'Ibm quanto dell'Università o delle organizzazioni di ricerca che hanno conseguito determinati risultati. Si crea così un network mondiale della ricerca in cui, su temi proposti da un'impresa privata, operano ricercatori di tutto il mondo. Recentemente alcuni di questi finanziamenti sono giunti anche in Italia e hanno permesso ai ricercatori delle nostre università di operare in sinergia con i laboratori Ibm del Watson research center o con quelli di Zurigo o Haifa. I vantaggi. Queste modalità di organizzare l'attività di ricerca comportano indubbi vantaggi per la società proponente, anche se non si deve dimenticare la complessità del processo volto a identificare e coinvolgere i migliori team di ricercatori, ma anche per la ricerca in Italia in generale. Viene spesso rimproverato alla nostra ricerca di essere eccessivamente teorica e poco legata alle necessità delle imprese. Si tratta di un difetto che nasce anche dalla natura del tessuto imprenditoriale nazionale, composto da pochissime grandi imprese capaci di impostare, dirigere e controllare progetti di ricerca affidati a istituzioni esterne come le università. Questa scarsa interazione col mondo dell'industria ha spinto la ricerca verso aspetti sempre più teorici. Ora, una crescente domanda di ricerca applicata a temi non troppo lontani dal business si è lentamente diffusa nella nostra università dando spazio e crescente dignità anche alla ricerca sugli aspetti applicativi e immediatamente utili. Un processo, questo, che da tempo è in atto negli Stati Uniti. Un secondo aspetto riguarda la fuga di cervelli. quanto più saranno i finanziamenti a raggiungere ricercatori, e non viceversa, tanto più sarà possibile evitare trasferimenti all'estero di giovani talenti nazionali. Non è sicuramente solo con strumenti di questo genere che si possono trattenere in Italia validi ricercatori, non vi è discussione sul fatto che occorra investire più fondi nella ricerca n Italia. Si vuole solo sottolineare il fatto che la ricerca è per sua natura globale, che i ricercatori e finanziamenti vanno dove vi è eccellenza. È un mercato sufficientemente trasparente e non sempre dominato dalla dimensione. Su ben specifiche Zicchie si può essere eccellenti e competitivi in un mercato globale anche partendo dall'Università di Pisa o dal Politecnico di Milano. La mobilità dei finanziamenti e le potenzialità della Rete, assieme a strategie moderne di network di ricerca, possono produrre risultati di grande eccellenza e l'Italia deve puntare su questo nuovo modo di fare ricerca. ____________________________________________________ Prealpina 6 giu. '03 «UN NUOVO UMANESIMO MEDICO E POSSIBILE» Guido Bonoldi, dell'Ospedale di Circolo di Varese, illustra il convegno di Milano dedicato all'etica della professione MILANO - Medicina e etica si mettono a confronto per tre giorni a Milano, in un convegno organizzato dall'associazione Medicina & Persona; il foro nato nel febbraio 1999 da operatori vicini a Comunione e Liberazione e che conta, a oggi, più di duemila iscritti in tutta Italia, 11 sedi nella penisola - a Milano la «casa madre» - e filiali operative in Brasile, Canada, Paraguay e Spagna. I lavori del convegno si terranno dal 12 al 14 giugno all'Università Statale di Milano e vedranno la partecipazione, tra gli altri, dell'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, di Giancarlo Cesana e Giorgio Vittadini, dei ministri della Salute, Girolamo Súchia, e del Welfare, Roberto Maroni, del presidente della Regione, Roberto Formigoni, di Vasco Errani e del segretario della Cisl, Savino Pezzotta. Punto di partenza: il presupposto che esistono sia dei limiti che delle risorse nella professione sanitaria e che questi vanno assolutamente affrontati e discussi. E il modo migliore di farlo è di mettersi insieme, condividere l'esperienza per lavorare meglio. Ma di quali limiti si parla? «Beh, certamente limiti di tipo strutturale e finanziario - spiega Guido Bonoldi, medico varesino, direttore della geriatria dell'Ospedale di Circolo, e anche uno dei fondatori dell'associazione alla quale partecipano anche tecnici sanitari e infermieri professionali - ma soprattutto limiti insiti nella natura stessa del mestiere, anche soltanto per il semplice fatto che si può sbagliare, e sbagliare, in questo campo, può voler dire far morire una persona». Il senso della tre giorni, in fondo, si ritrova tutto nel titolo che fa da sfondo ai lavori: quel motto antico e popolare «Medico cura te stesso» che suona soltanto in apparenza contraddittorio o paradossale, perché, a leggerlo in profondità, spalanca un modo diverso, più originale e anche più aggressivo di affrontare il senso di questa professione che è sì scientifica ma anche e soprattutto, fin dai suoi primordi, umanistica e filosofica. Non foss'altro perché il medico si dedica a esseri umani che cercano il significato della loro sofferenza, ossia il nesso tra la vita e il destino per cui si sentono fatti, la riflessione non può arrestarsi al mero dato tecnico. La malattia, come ognuno sperimenta nella sua vita, è il richiamo più drammatico a ricercare questo senso profondo dell'esistenza, e il rapporto tra medico e paziente non può sottrarsi in alcun caso a questa ricerca d'umanità. Guido Bonoldi, direttore della geriatria dell'Ospedale di Circolo di Varese e tra i fondatori dell'Associazione "Medicina & Persona", degli operatoti sanitari vicini a Comunione e Liberazione, che organizza il convegno sull'etica e la medicina alla Statale di Milano dal 12 a114 giugno Una problematica molto ricca che verrà affrontata in una serie di seminari e di tavole rotonde, fondendo il momento teorico con le esperienze sul campo. «L'idea da cui ci si vuole tener distanti, insomma - prosegue Bonoldi - è quella della burocratizzazione della professione, perché la primari sorsa da promuovere e valorizzare è quella umana: l'operatore e il paziente vivono in rapporto fiduciario e vanno messi al centro del sistema». In questo senso, dunque, il convegno non vuole arrivare a teorizzare formula precotte, sintesi chiuse e organiche, bensì cercherà di pensarsi come un percorso aperto di scoperta, non ingessato in schemi fissi. «Prendendo a prestito il senso del giornale della nostra associazione, Journal of Medicine and the Person, "giornale della medicina e della persona" - conclude Bonoldi - puntiamo a promuovere un nuovo umanesimo medico». Marco Alfieri ____________________________________________________ IlSOle24Ore 6 giu. '03 ATENEI ONLINE, PROF E RETTORI CONTRO IL MIUR ROMA o Scoppia la bufera sull'università online. Istituita da un decreto dei ministri Letizia Moratti e Lucio Stanca, la nascita dei corsi a distanza che danno un titolo riconosciuto a tutti gli effetti non è , piaciuta all'accademia universitaria, che ha stilato documenti molto critici sul decreto. Anche se, proprio in una recente riunione con gli organi di rappresentanza degli universitari, il ministro Moratti ha difeso con decisione il provvedimento e ha assicurato «la massima garanzia sulla qualità dei corsi che saranno attivati». La Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) e il Cun (Consiglio universitario nazionale) contestano il decreto «perché c'è il rischio che possano nascere, come funghi, atenei di questi tipo», dice Piero Tosi, presidente dei rettori, che aggiunge: «Il problema è il modello, ci vuole un controllo stretto sui criteri di accreditamento». Non è un caso, del resto, che il documento Crui chieda al ministro «che comunque debba essere assicurata un'adeguata presenza assicura: del sistema universitario nel comitato di esperti previsto dall'articolo 5 del decreto», à partita, infatti; la caccia al posto in questo comitato, che dirà sì o no alle richieste di accreditamento che saranno presentate per far nascere in Italia gli atenei a distanza. Osserva Alessandro Musumeci, direttore generale del Servizio per l'automazione informatica e l'innovazione tecnologica del Miur: «Il decreto prevede gli stessi controlli che riguardano gli atenei tradizionali. Il fatto è che con questa innovazione nel sistema introduciamo elementi di competitività, che peraltro non vanno a togliere iscritti alle università attuali. Certo, ormai in Gran Bretagna il 28% dei laureati ha ottenuto il titolo con un corso a distanza. Ma è anche vero che il 70% degli studenti di quei corsi sono lavoratori». Secondo Musumeci non ci sarà una sorta di guerra per strapparsi gli iscritti «ma potremo, semmai, ridurre il tasso di dispersione universitaria». Replica Luigi Labruna, presidente del Cun: «Noi non siamo contrari alle novità. Però gli attuali atenei devono essere coinvolti e partecipare alla nascita di questo tipo di strutture. Non siamo convinti, per esempio, che ci siano sufficienti garanzie sui docenti che potranno fare lezioni nelle università a distanza». Ribatte Alessandra Briganti, presidente del For.com (un consorzio di imprese che fornisce servizi in e-learning agli atenei): «Il decreto prevede, per esempio, l'obbligo dell'esame finale "frontale", cioè nel modo tradizionale. Non ci sarà nessuna nascita incontrollata di queste strutture, nessuna "bolla" come quella della new economy. Le imprese faranno molta attenzione, prima di fornire i necessari servizi». MARCO LUDOVICO ______________________________________________ Corriere della Sera 2 giu. '03 TUTTI DOTTORI, GIOCO DI PRESTIGIO PER STAR FUORI DALL' EUROPA IN GERMANIA «Doctor» è un alto grado accademico Si discute in questi giorni la riforma della «laurea breve», che dava diritto al titolo dopo soli tre anni di studi Canfora Luciano «Baccalaureato» (Baccalauréat): secondo una maccheronica etimologia viene da «bacca lauri», la bacca dell' alloro. Indica, in Francia, «il primo grado universitario, quello che conferisce il titolo di bachelier». Questo termine significa anche «garçon», giovanotto, aspirante a diventare cavaliere, «chevalier», ma che deve ancor penare un bel po' per diventarlo. «Docteur», dottore, è invece «colui che è promosso al più alto grado di una facoltà, dopo aver scritto e sostenuto una o due tesi ("dissertations") a seconda delle facoltà». Anche in Germania «Doctor» (dottore) è un alto grado accademico che si conquista alquanto dopo la conclusione del corso di studi universitari, e soprattutto dopo aver scritto un ampio studio originale che deve essere pubblicato. Ben pochi lo conseguono. Non è superfluo ricordare che «doctor» deriva da «docere» (insegnare), indica cioè qualcheduno che è legittimato ad insegnare. In Italia invece la piaga universitaria era costituita proprio dall' abbassamento al livello di farsa della «tesi di laurea» e del conseguente, immediato (e inverosimile) titolo di dottore, elargito dai posteggiatori napoletani a tutti i loro utenti. Con l' infausta riforma universitaria ideata da Berlinguer, barattata a suo tempo come «adeguamento all' Europa» (!), lo pseudo-titolo di «dottore» fu elargito addirittura agli avventori del nascente corso «triennale» (laurea breve, che in precedenza più onestamente si chiamava «diploma universitario»). L' indignazione che tale riforma ultrademagogica suscitò nel mondo universitario ha indotto il ministro Moratti a sottoporre a riesame l' intera materia. Questo è un merito non piccolo nei confronti delle nostre sofferenti università. Inizialmente era parso che la nuova riforma riportasse il percorso triennale al rango di diploma. In questi giorni il nuovo progetto è in discussione nelle sedi competenti. E' da sperare che il ministro, proprio perché ci si deve attenere al «modello europeo», restituisca al percorso universitario breve la sua corretta statura e conclusione. Non è questione di parole. Facciamo un esempio. Il titolo dottorale acquisito dopo tre anni di studi «più facili» consentirà ai beneficiarî di accedere direttamente (secondo l' articolo 6, comma 4) alle Scuole di specializzazione (SSIS), le quali immettono nell' insegnamento. Tralasciamo, per carità di patria, il tema delle SSIS (cioè il loro funzionamento e i loro meccanismi di selezione). Ma non è irresponsabile questo gioco di prestigio fondato sul titolo dottorale? E non è un danno immettere così allegramente, in una scuola sempre meno seria, i nuovi insegnanti? Luciano Canfora ______________________________________________ Corriere della Sera 3 giu. '03 SCUOLA GIUGNO, IL MESE DELLE SCELTE Panza Pierluigi Giugno, il mese delle scelte definitive per gli studenti dell' ultimo anno. Il mese per scegliere il futuro: lavorare, o continuare a studiare. E studiare cosa? «L' avvenire - scriveva Victor Hugo - è un fantasma a mani vuote, che tutto promette e nulla ha». Non bisogna, quindi, farsi ingannare. Partire dal proprio passato per scegliere il proprio futuro non è una ricetta che funziona sempre, ma è uno dei pochi metodi che possiamo utilizzare. Pensare chi siamo e chi siamo stati, o a cosa ci è piaciuto, a quali sono i nostri limiti e, soprattutto, a quali sono i nostri desideri è fondamentale per scegliere il nostro domani. Il desiderio, soprattutto, va ascoltato nella scelta universitaria, perché è un motore potente che fa superare molti ostacoli. Poi, bisogna ascoltare gli altri. E gli «open day» che le università stanno facendo sono l' occasione per capire quale futuro ci aspetta in un corso di laurea piuttosto che in un altro. E quale lavoro, alla fine. E' fondamentale parteciparvi, informarsi. Ora, all' università, ci sono tutor e percorsi consigliati, ma non ci sono professori che ci obbligano a studiare o che ci invitano ad entrare a lezione: se uno trova l' aula, segue e studia supera l' esame... altrimenti perde il proprio tempo. Ci si può anche sbagliare nella scelta, non se ne faccia un dramma! Si può porre rimedio e alcuni esami sono validi per più corsi. Il vero errore è iscriversi all' università senza avere le idee chiare. Che si iscrive «tanto per...» non ce la farà mai. Chi si iscrive a un corso a caso tanto per fare l' università, difficilmente riuscirà a concluderlo. Lo dicono le statistiche: solo il 30% delle matricole giunge alla laurea e tra quelli che non ci arrivano il 50% smette il primo anno. In Lombardia ci sono 12 atenei (con 226 mila studenti) che si contendono oltre 50 mila matricole. A suon di spot, presentazioni, iniziative. E' l' ultima occasione in cui il mondo viene incontro agli studenti. Poi saranno gli studenti a dover dare. ______________________________________________ L'Unione Sarda 6 giu. '03 VACANZE "CONTROMANO" PER STUDIARE ALL'ESTERO viaggi dell'estate tra archeologia e volontariato Le chiamano vacanze contromano. Lontano da mamma e papà, per studiare una lingua straniera, per guadagnare divertendosi, per fare volontariato. Solo una settimana, o anche un mese, in un qualsiasi paese d'Europa e del mondo per imparare, crescere, conoscere. Sono sempre di più i giovani che rinunciano alle vacanze estive per andare in un college e approfondire ciò che per mesi si è studiato solo tra i banchi di scuola o all'università. «Il corso di inglese è sempre quello più richiesto», afferma Andrea Pontis del Cts, il centro turistico studentesco che da anni propone vacanze studio in oltre 40 nazioni. «Cambiano però le mete». Spiega: «I ragazzi scelgono città piccole e meno caotiche delle metropolitane». In ribasso dunque Londra, scoppia il boom dell'Irlanda. I giovani frequentano un corso di lingua e magari si cercano un lavoretto. Trovarlo non è poi così difficile, ci sono molti italiani che vivono e lavorano a Dublino e sono pronti a dare una mano ai connazionali. Baby sitter e commesse per le ragazze, call center per i ragazzi, sono gli impieghi che vanno per la maggiore. Non manca chi, avendo una disponibilità economica maggiore, decide di spingersi più lontano. «Proponiamo gli Usa. È il momento giusto», garantisce Pontis, «perché il dollaro è debole e il cambio conviene». Gli studenti universitari si sono sparpagliati un po' in tutto il mondo. «I nostri soci andranno in venti nazioni diverse», conferma Giovanni Soffietti, presidente dell'associazione studentesca Aegee. Dalla Spagna alla Turchia, da Malta alla Finlandia: viaggi di 15 giorni a poco prezzo (120 euro più il viaggio) per frequentare corsi di lingua, sportivi o ricreativi, a stretto contatto con i coetanei del posto. «Molti, aiutati dai colleghi delle università locali, trovano un master nelle università e si trattengono per tutta l'estate», spiega Soffietti. La grande novità di questi ultimi anni è quella dei campi estivi. Ad organizzarli le associazioni come lo Sci, Servizio civile internazionale. «Si può scegliere tra vari tipi di campi in tutta Europa, ma anche in Africa, Asia, sud America», spiega Donata Fanfani. Ogni campo è organizzato con un'associazione del paese ospitante, dura tra i dieci giorni e un mese e ha una finalità e un progetto precisi. «Variano a seconda che il campo sia naturalistico, di solidarietà, storico culturale, sulla pace o sull'immigrazione». L'obiettivo potrebbe essere quello di catalogare le piante di una determinata zona, aiutare categorie sociali svantaggiate, lavorare in centri di accoglienza, organizzare festival e mostre fotografiche. Per informazioni si può chiamare il mercoledì pomeriggio o il martedì dalle 21 lo 070/652675 o visitare il sito www.sci-italia.it. Le spese sono ridotte (garantiti vitto e alloggio, si deve aggiungere il costo del viaggio e una quota di 100 euro) «e le soddisfazioni a livello umano sono impagabili». Alice Guerrini ____________________________________________________ IlSole24Ore 6 giu. '03 TECNOLOGIE USA, LA RICERCA SEGNA IL PASSO Nei sistemi microscopici le migliori prospettive Ma Ibm assicura: la nostra R&S resta un pilastro, il 20% dell'attività é sperimentale NEW YORK a Innovazione e crescita. Un matrimonio che, secondo gli economisti, gli Stati Uniti hanno celebrato al meglio durante lo straordinario boom degli anni 90. Ma che la nuova stagione di debolezza ha messo in dubbio, minacciando di frenare il passo delle scoperte e quello dell'adozione di nuove tecnologie da parte della Corporate America. E, di conseguenza, rallentare il passo della produttività e oscurare gli orizzonti di nuove espansioni. Le previsioni di una ripresa alle porte, l'acceso clima concorrenziale che spinge a preparare nuovi prodotti e servizi per battere gli avversari, guidano ancora i dipartimenti di ricerca e sviluppo di molte imprese. Gli Stati Uniti dominano le classifiche dell'innovazione: Chi Research cita 86.659 brevetti americani l'anno scorso, dai computer alle telecomunicazioni, dalle biotecnologie ai macchinari industriali, alle materie plastiche. E i riflettori sono puntati su nanotecnologia, sistemi microscopici e wire-less, da Silicon Valley al Massachusetts. I sintomi di malessere tuttavia, si sono manifestati chiaramente: alcune aziende penalizzano la ricerca. E un aggravarsi della crisi e della carenza di investimenti, se non compare sui radar della Federal Reserve o dell'amministrazione Bush, potrebbe tradursi in nuove spirali di ritardi o rinvii nell'innovazione, che lascino cicatrici capaci di inibire la crescita in anni a venire. Dalla divisione ricerca della Ibm forte di otto laboratori e tremila "scienziati", regina dei brevetti e pioniere dei computer - Tim Blair sottolinea che la spesa in Research, Development & Engeneerìng rimane stabile, a 4,7 miliardi di dollari nel 2002 contro i 4,9 miliardi del 2001-E E che l'innovazione è più che mai un pilastro per garantire la competitività dell'azienda «anche in un difficile clima economico», con un 15%-20% dell'attività dedicato a progetti sperimentali. Una maggior preoccupazione quantomeno agli esiti di mercato e all'incertezza della domanda si respira però in una delle più recenti iniziative: il lancio l'anno scorso della On Demand Innovation Services, un'iniziativa da un miliardo di dollari in tre anni per offrire soluzioni mirate e rilevante attività di Big Blue nei servizi e nella consulenza aziendale. I segni di nervosismo si sono moltiplicati: Il presidente della Natíonal Venture Capital Association, Mark Heesen, ha lamentato un inaridirsi a 21,1 miliardi di dollari nell'ultimo anno del capitale di rischio investito in innovazione, auspicando una continua, crescita della spesa federale nella ricerca di base, per l'anno prossimo stimata in 122,5 miliardi per metà dedicati al Pentagono, a fine di creare le condizioni di nuovi slanci. L'innovazione ha anche fatto un ingresso precoce nella campagna elettorale per le presidenziali del 2004: il senatore Joseph Lieberman, aspirante democratico alla Casa Bianca, si è impegnato a riportare la produttività, dall' 1,9% del primo trimestre, al 3% se diventerà presidente, grazie a iniziative federali nella ricerca high-tech (raddoppio dei fondi per la National Science Foundation) e a crediti d'imposta per nuove tecnologie dell'informazione. «L'innovazione tecnologica, con l'impatto sul busíness delle novità infonttatiche, è stata parte essenziale della rapida marcia dell'espansione nel decennio scorso - dice Peter Kretzmer, senior economìst di Bank of America - per questo l'economia è stata in grado di crescere per quatto anni a tassi del 4% senza inflazione e con forti accelerazioni della produttívità». Un'accelerazione che ha aperto il dibattito di svolte permanenti, almeno in parte, nella produttività e nelle possibilità di crescita senza pressioni sui prezzi. Adesso, avverte Kretzmer, «assistiamo invece al ritorno verso più normali tassi di crescita, attraversiamo una fase di debole spesa di capitale e il ritmo di economia e innovazione ne risente». Il periodo «dei forti investimenti legati a quella tecnologia appare finito». La frenata non è necessariamente preoccupante. Una recente analisi dell'economista Edmund Phelps, pubblicata dal «Wall Street Journal», ha cercato di esorcizzare eccessivi ottimismi e pessimismi: ha definito senza paragoni il clima innovativo tra il 1996 e il 2000, ma ha minimizzato gli eccessi avvenuti negli investimenti e ha indicato che, nei prossimi anni, potrebbero «rinascere aspettative di future crescite della produttività». Anche se, avverte Kretzmer, «negli ultimi due anni abbiamo rallentato e innovato meno e che è discutibile un ritorno ai boom». Gli Stati Uniti potrebbero doversi abituare, nell'economia e nella tecnologia, a progressi più cauti. Con uno spettro in agguato: «L'avvento di un lungo e persistente "inverno" di debolezza, di fragilità sui mercati finanziari, di inadeguate attese di rendimento dei capitali, di bassi investimenti. Cioè di una stagione indubbiamente negativa per le prospettive di crescita nel lungo termine». MARCO VALSANIA, ____________________________________________________ IlSOle24Ore 5 giu. '03 «LA UE PUNTI SULLA RICERCA» Intervista / Patrick Artus, capoeconomista Caisse des Dépóts «Industrie ad alto valore aggiunto per colmare il divario con gli Usa» DAI NOSTRI INVIATI PARIGI a «Senza una Maastricht per le pensioni non ci potrà mai essere una vera mobilità di manodopera in Europa. Oggi nell'Unione europea il timore di perdere una parte dei benefici previdenziali accumulati in un Paese frena il trasferimento dei lavoratori da uno Stato all'altro. E questo è uno svantaggio competitivo ormai intollerabile rispetto agli Usa». L'indicazione su come rispondere alla grave crisi che colpisce l'industria europea viene da Patrick Artus, capo economista della Caisse des Dépóts e uno dei consulenti più ascoltati dal Governo Raffarin. «La differenza di inflazione tra gli Stati europei - prosegue Artus - non deve preoccupare più di tanto, poiché la stessa situazione si verifica nelle diverse aree degli Stati Uniti. Ciò che cambia è la mobilità dei dipendenti, aggiunta al federalismo fiscale». Patrick Artus, in un incontro con «Il Sole-24 Ore», appare piuttosto preoccupato della situazione europea e del divario che il Vecchio continente continua ad accumulare nei confronti degli Usa. «Più in generale - prosegue - siamo di fronte a uno shock simile a quello che colpì il mondo occidentale negli anni 70 dopo l'aumento dei prezzi del petrolio. Bisogna dunque reagire». Ma come? Secondo Artus sono tre le possibili strategie: la prima è quella di fare piccoli aggiustamenti, così come ha deciso la Germania di Gerhard Schrbder; la seconda consiste nello sviluppo di settori specifici come il turismo (il caso della Spagna) o dei servizi finanziari (come in Gran Bretagna); la terza risposta possibile e più articolata, si muove invece su due direttrici: uno scatto verso una fascia a più alto valore aggiunto nella produzione industriale grazie a un maggiore impegno nella ricerca e sviluppo, abbandonando dei settori di fascia media, accomunato a un potenziamento e a un miglioramento della produttività dei servizi protetti dalla concorrenza internazionale come grande distribuzione, edilizia, servizi finanziari, così come hanno fatto gli Stati Uniti. «L'Europa - prosegue Artus - non ha alcun'altra scelta se non quella di seguire quest'ultima strada aumentando la quota degli investimenti pubblici nei grandi programmi di sviluppo tecnologico come avvenne in passato con 1'Airbus o l'alta velocità ferroviaria (Tgv) e come dovrebbe accadere in futuro con il programma Galileo». Non ha senso, secondo l'economista, che la Francia continui a produrre per esempio auto quando nei prossimi anni l'Est europeo e la Cina lo faranno a costi più bassi garantendo la stessa qualità. Bisogna dunque spostarsi verso l'alto coniugando gli sforzi e la collaborazione del settore pubblico con quello privato nella ricerca e nell'innovazione. «La Commissione europea invece - precisa Artus - ha a questo proposito una visione talmente ultraliberale, da non essere condivisa nemmeno da degli accesi liberali come americani o inglesi. Una visione rigida che impedisce di sostenere e di sviluppare l'industria di punta con gli aiuti pubblici. Negli Usa, invece, la situazione è diversa. Basti pensare che il Boeing 747, prima di diventare un successo commerciale, era inizialmente destinato a usi militari e quindi un progetto finanziato dal Pentagono». Ma non è tutto. «Anche sul fronte dei brevetti - dice Artus - l'Europa continua a perdere terreno: dieci anni fa la Ue ne depositava il doppio degli americani, oggi avviene l'inverso». Infine, l'Europa paga la sua eccessiva frammentazione. Secondo l'economista francese, la dimensione media delle imprese del Vecchio continente è troppo esigua rispetto a quella a "stelle e strisce". «Per questo - dichiara Artus - nell'Unione c'è un elevato tasso di natalità d'impresa, ma queste crescono poco, non investono e non creano occupazione per mancanza di fondi e di aiuti mirati a favore della ricerca». Artus sostiene anche che per superare l'attuale crisi economica e industriale dell'Europa non bisogna lasciarsi affascinare e tentare da una scelta monosettoriale (come quella spagnola, o quella finlandese sulle tecnologie). «Sarebbe un grave errore - prosegue - perché l'unica via di uscita duratura, che limiti concretamente i rischi, è avere una strategia ampia e diversificata come quella seguita dagli Usa negli ultimi anni». Oltre al fatto che nel Vecchio Continente è indispensabile procedere al più presto alle riforme strutturali, per superare le strozzature e la scarsa flessibilità del sistema. La riforma dei sistemi pensionistici («Il piano messo a punto dal ministro Fillon in Francia - dice Artus - è molto buono, sebbene risolva solo la metà del problema») è secondo l'economista, un passo nella giusta direzione per rendere più competitiva l'Europa. MICHELE CALCATERRA VITTORIO DA ROLD ______________________________________________ L'Unione Sarda 4 giu. '03 L'ULTIMA LEZIONE DELL'EX SINDACO BACHISIO SCARPA LASCIA L'UNIVERSITÀ C'era il preside Faa e c'era anche il rettore Mistretta all'ultima lezione del professore di Igiene. Dopo una vita di Università l'ex sindaco Bachisio Scarpa ha lasciato la facoltà di Medicina. Un saluto in grande stile nell'aula di Anatomia di via Porcell: in mezzo agli studenti si sono mischiati docenti e professionisti che nella loro vita universitaria hanno seguito le lezioni di Scarpa. Classe 1938, laurea in Medicina nel '58, il professore ha avuto un ruolo fondamentale nella vita politica del capoluogo. È stato primo cittadino dall'80 all'82 (esponente della Dc) e per altri tre anni ha avuto un posto in consiglio comunale. Imponente il curriculum accademico: all'Università ha insegnato anche Microbiologia e Virologia. Prorettore dal '76 al '79 è stato per quattordici anni direttore della Scuola degli assistenti sociali. Bachisio Scarpa dal'93 è primario del Servizio di igiene e medicina preventiva della Facoltà di medicina. Ha deciso di lasciare l'insegnamento con una lezione sulla "promozione della salute tra presente e passato". Ha ripercorso la storia dell'istituto di Igiene, ricordando anche le figure più illustri che lo hanno frequentato e diretto. Per il rettore Pasquale Mistretta, Scarpa «è stato una grande ricercatore e un grande docente di questa Università». E il protagonista della festa al teatro anatomico ha trattenuto a stento la commozione: «Ringrazio tutti», ha detto, «la mia è stata un'esperienza splendida. In tutti questi anni ho incontrato tante persone preparate e disponibili, che mi hanno permesso di migliorarmi e amare questo lavoro». ______________________________________________ La Nuova Sardegna 4 giu. '03 SASSARI: VETERINARIA A QUATTRO PASSI DALL'EUROPA Il preside Coda: "Campus e ospedale per sfruttare grandi potenzialità" L'azienda agraria è più di un progetto: sorgerà a Ozieri e migliorerà l'offerta di una facoltà storica SASSARI. Una Veterinaria a livello europeo? Sassari possiede tutti i presupposti storici per raggiungere l'obiettivo, ma deve assolutamente concretizzare quattro condizioni: riequilibrare lo scompenso tra il numero dei docenti e quello degli studenti e possedere un'azienda agraria, un ospedale veterinario e un mattatoio sperimentale. Parola di Sergio Coda, preside della facoltà dallo scorso dicembre, che in questa intervista alla Nuova illustra l'ambizioso progetto già in fase di attuazione. - Partiamo dall'azienda agraria: si tratta di un'aspirazione o c'è qualcosa di più concreto? "È più che un'idea. Rientra in un Pit presentato dalla Comunità montana del Monte Acuto, quindi sarà situata nel territorio di Ozieri. A prescindere dall'Europa, è indispensabile per l'attività didattica pratica, tanto è vero che prevediamo anche di farvi soggiornare a rotazione gli studenti, che avranno così la possibilità di acquisire le esperienze strettamente connesse alla professione, rivolta alla prevenzione e alla cura delle malattie proprie degli animali da reddito: bovini, ovi-caprini ed equini. Questo non vuol dire che la facoltà di Veterinaria si accinge a inserire qualcosa di nuovo nella sua tradizione, nel senso che l'esperienza sul campo agli studenti è stata sempre resa possibile. Il fatto è che ormai si ha l'esigenza impellente di concentrare tutta l'attività didattica e rinunciare definitivamente agli spostamenti verso Arborea, dove si trova una forte concentrazione di bovini. La novità consiste, caso mai, nell'acquisizione di un'azienda già esistente, estesa quanto basta e dotata di strutture di un certo livello, abbastanza aggiornate, in provincia di Sassari". - Saranno coinvolti tutti gli studenti? "Soltanto quelli dell'ultimo anno che accedono ai moduli professionalizzanti: scelgono quale indirizzo prendere, se dedicarsi agli animali da reddito o a quelli di affezione, più noti come domestici". - Ha accennato a soggiorni a rotazione in azienda: realizzerete case? "Non ce ne sarà bisogno, sarà il Comune di Ozieri a mettere a disposizione, a Chilivani, le ex palazzine dei ferrovieri che intende acquistare. Si profila, quindi, l'istituzione di una sorta di campus, qualcosa di nuovo in Sardegna che potrebbe servire da modello. Vorrei, tuttavia, fugare dubbi: la sede della facoltà resterà a Sassari". - La scelta dei moduli significa formazione di veterinari settorializzati? "Non necessariamente, dal momento che si tratta di una scelta imposta dal piano di studi. Ciò non significa che quanti nell'ultimo anno si sono occupati di una specie non sappiano come intervenire sulle altre. No, il veterinario sarà completo perché possiede di regola una formazione di base in tutti i settori". - Qual'è, attualmente, l'indirizzo prevalente tra gli studenti? "Senz'altro quello degli animali d'affezione. Non a caso, poco meno del settanta per cento degli iscritti alla facoltà sono donne: neppure in Sardegna la prevalenza storica dei maschi è riuscita a reggere alla moda degli animali domestici. Tuttavia, io non restringerei il fenomeno a Veterinaria. La rivoluzione portata dall'ingresso massiccio delle donne nell'università riguarda ormai tutte le facoltà. Per quanto ci riguarda, diciamo che le donne hanno naturalmente maggiore predisposizione a un lavoro entro quattro mura quale consente appunto la cura degli animali domestici". - Ma anche il veterinario maschio lavora da tempo negli uffici. È stato l'avvento della tecnologia a renderlo quasi un burocrate, o a monte c'è una motivazione più nobile? "Diciamo che anche in campo animale, così come per l'uomo, si è ormai scelto di privilegiare la prevenzione più che la profilassi. Vero è che da un lato il professionista ha perduto qualcosa non da poco: la cessazione dei rapporti interpersonali nel mondo agro-pastorale lo hanno impoverito. Certo, i giovani, non avendo esperienza in tal senso, non se ne accorgono neppure. Ma è indubbio che questa mutazione ha portato anche dei vantaggi sia al veterinario, sia all'allevatore. - Che cosa significa, per la facoltà, la contiguità con l'Istituto zooprofilattico, che ha già cominciato a trasferire i laboratori nell'area di Monserrato? "Mentirei se ne sminuissi l'importanza. L'istituzione di via Duca degli Abruzzi, che gode di ben altri finanziamenti rispetto a noi, è dotato di apparecchiature di livello avanzato che possono essere utili anche agli studenti, la didattica verrà sicuramente rivalutata. Sì, è un fatto positivo". - A quale causa è attribuito il numero chiuso? "Con un organico di appena 45 docenti, non esiste altra strada. Sono pochissimi, soprattutto in un'ottica rivolta ai parametri europei. Abbiamo avuto già un'ispezione da parte della commissione Ue. Le facoltà di Veterinaria sono le prime in Europa a essersi sottoposte a un sistema di alta valutazione e a un giudizio da parte di una commissione di esperti. Bene, tra le carenze notate, al primo posto c'è proprio il rapporto docenti-studenti: il numero dei primi dovrebbe salire a 70. Ma grosse carenze denunciamo anche tra il personale, quello tecnico in particolare". - E per quanto si riferisce alla ricerca? "Non intendo menar vanto, ma in questo campo la facoltà non è certamente ultima in Italia. Certo, se da parte dei politici ci fosse maggiore attenzione verso questo aspetto della nostra professione, godremmo di ben altri finanziamenti. Abbiamo ricercatori di un certo spessore scientifico, riconosciuti anche sul piano internazionale. Tutto sommato, nonostante le disponibilità finanziarie non siano notevoli, riusciamo a fare ricerca di un certo livello in diversi settori. Il fatto è che se non veniamo dotati di strutture indispensabili è inutile riempirsi la bocca di Europa. La commissione è stata chiarissima: dobbiamo riequilibrare il divario tra docenti e studenti, avere l'ospedale veterinario, l'azienda zootecnica e il mattatoio sperimentale, strutture minime richieste per essere riconosciuti in ambito europeo. L'obiettivo è realizzare l'impianto di macellazione all'interno dell'azienda, mentre a Sassari sorgerà l'ospedale, i cui lavori, ci ha assicurato il rettore, dovrebbero cominciare il prossimo anno". Francesco Vacca ______________________________________________ La Nuova Sardegna 5 giu. '03 LA CITTADELLA UNIVERSITARIA HA LA PALESTRA MONSERRATO. Non solo lezioni ed esami, ma anche partite a calcetto, pallacanestro e pallavolo: pronta alla cittadella universitaria la nuova struttura sportiva polivalente. Una tensostruttura (fondo gommato, legno lamellare e doppio telo di Pvc per la copertura) di quaranta metri per venti dotata di tutte le attrezzature per essere trasformata, a seconda della circostanza, in una palestra da ginnastica o in un campo da volley, basket o calcio a cinque. "La cittadella universitaria - ha affermato il rettore dell'ateneo cagliaritano Pasquale Mistretta - si arricchisce di un altro importante tassello. La struttura sportiva polivalente è un'opzione in più per il personale docente, non docente e soprattutto per gli studenti". Sono circa ottomila gli universitari che ogni giorno gravitano intorno alla cittadella universitaria: per loro la possibilità di concludere, facendo sport, una giornata passata tra lezioni e libri da studiare. La struttura sarà a disposizione degli universitari dalle 18 alle 22: per giocare bastano la tessera del Cus e la prenotazione alla nuova segreteria che tra pochi giorni aprirà sempre alla cittadella. "È solo il primo passo - dice Adriano Rossi, presidente del Cus - tra breve vi saranno anche nuove aree". Stefano Ambu ______________________________________________ Il Sole24Ore 4 giu. '03 UNA MATURITÀ SENZA "MMS" ROMA - Niente telefonini, palmari e computer durante l'esame di maturità. Chi verrà sorpreso a usare il cellulare sarà escluso da tutte le prove d'esame. Questo il divieto imposto dal ministero dell'Istruzione, che ieri ha diramato una circolare che contiene "gli adempimenti di carattere organizzativo e operativo relativi all'esame di Stato". Viale Trastevere raccomanda a tutti i capi di istituto e ai presidenti delle commissioni d'esame "di avvertire tempestivamente i candidati che è assolutamente vietato nei giorni delle prove scritte portare a scuola telefoni cellulari di qualsiasi tipo, comprese le apparecchiature in grado di inviare fotografie e immagini". Con il diffondersi dei cosiddetti "videofonini", infatti, la traduzione delle versioni potrebbe diventare un gioco da ragazzi. Fotografare il foglio e inviarlo all'amico esperto di traduzioni risulterebbe molto meno laborioso di un sms o di una telefonata. Proprio per evitare rischi del genere, la circolare del Miur detta condizioni perentorie. Oltre ai telefonini "il divieto - si legge nel testo ministeriale - è esteso anche ad apparecchiature elettroniche del tipo "palmari" o a personal computer portatili di qualsiasi tipo, in grado di collegarsi all'esterno degli edifici scolastici tramite collegamenti wireless, comunemente diffusi nelle scuole, o alla normale rete telefonica con protocolli Umts, Gprs o Gsm". Durante lo svolgimento delle prove, poi, dai locali delle scuole sarà impossibile connettersi a Internet e le aule di informatica presenti negli istituti, assicura il ministero, "saranno rese inaccessibili". A vegliare sul regolare svolgimento delle prove per gli esami di Stato - che partiranno il prossimo 18 giugno con il tema di italiano - ci sarà la Polizia delle telecomunicazioni, che affiancherà la direzione generale per le tecnologie informatiche del Miur. La Polizia ha già avviato un'analisi del traffico sulla rete e, in particolare, su quei siti che potrebbero veicolare messaggi relativi a offerte legate agli esami. "Uno dei risvolti della possibilità di accedere direttamente a Internet - spiega Alessandro Musumeci, che guida la direzione per le tecnologie informatiche del ministero - è quello che studenti e genitori possano diventare vittime di truffe. Il meccanismo potrebbe essere molto semplice, con qualcuno che si mette in contatto, anche via mail, con gli studenti, e assicura loro di poter fornire in anticipo il testo delle versioni, le tracce dei temi o degli elaborati o le traduzioni, ovviamente dietro compenso. E niente può far escludere - conclude Musumeci - che magari la traduzione trasmessa da questi signori non abbia nulla a che fare con quella che costituisce la prova d'esame". Il direttore generale di Viale Trastevere spiega, poi, i motivi che hanno spinto il ministero a richiedere il supporto della polizia delle comunicazioni. "Il sito del ministero dell'Istruzione - sottolinea Musumeci - conta circa cinque milioni di contatti al giorno ed è stato oggetto, come è accaduto anche per altri ministeri, di attacchi da parte di hacker. L'alta specializzazione della Polizia delle comunicazioni, quindi, ci garantisce affinchè i tentativi restino tali". Alessia Tripodi ____________________________________________________ Repubblica 5 giu. '03 SAPIENZA, LEZIONI INDIRETTA SUL PC E' già partita la prima sperimentazione che ha pochi precedenti. Nelle quindici aule installate telecamere e microfoni Scienze della Comunicazione: spiegazioni anche sul video cellulare ANNA MARIA LIGUORI Lezioni in diretta, stando a casa, sul proprio computer e persino sul videocellulare. Nel suo genere è una delle prime sperimentazioni mondiali ed è stata fatta alla Sapienza, Dipartimento di Scienze della Comunicazione e Sociologia. L'annuncio di questa rivoluzionaria opportunità sul mensile di Facoltà "Comuniversíty" distribuito oggi, sia in via Salaria che nella Caserma Sani. II brevetto dell'operazione è del Cnr Group che ha scelto di "testarlo" nelle aule universitarie. Nasce così il progetto "Facoità di Scegliere" fortemente voluto da Mario Morcellini, direttore del Dipartimento, presentato il 15 maggio agli studenti, coordinatore e ideatore Roberto Matutini, docente di Fisica del Cnr che ha curato la parte tecnica. Ed è proprio il professor Matutini a spiegare come funziona: -In ogni aula di Scienze delle Comunicazioni e di Sociologia verrà installata una telecamera e un microfono che permetterà di inviare in diretta in tempo reale verso ogni utente collegato ad una qualsiasi linea telefonica, sia essa analogia (telefono fisso di casa) o in digitale (Adsl) o attraverso telefonia cellulare (Gprs), le lezioni che svolgono in tutte le aule della facoltà. Ogni trasmissione sarà identificata per l'utente da un numero sequenziale da 1 a 15, quante sono le aule. L'utente collegato al proprio provider, aprendo il programma Windows Media Player fornito gratuitamente insieme ad Windows e digitando nell'apposita finestra "Url" l'indirizzo fornita dal Cnr Group potrà visualizzare e registrare sul proprio Pc la lezione a cui si è interessati». E non è finita Matutini continua «La cosa è fattibile anche utilizzando un telefono dell'ultima generazione (che dispone del visualizzatore Media Player o Real Player) visualizzare, digitando il medesimo indirizzo, la lezione "live". Proprio per questo lutti i gestori telefonici, Tim, Omnitel e Wind mettono a disposizione un abbonamento chiamato "Flat" che con 20 curo mensili permette il collegamento dal telefonino 24 su 24 per un mese. Parte quindi uno "streaming" completamente nuovo: sì potrà trasmettere video e audio in tempo reale anche su lince telefoniche a bassa velocità e su cellulari Gprs in virtù di un compressore (Codec) rivoluzionario (brevettato Cnr Group) che da la possibilità di vedere in tempo reale qualsiasi trasmissione sul cellulare. I vantaggi sono veramente numerosi: dalla possibilità di rivedere le lezioni più volte, quando si vuole e dove si vuole, di attivare il servizio mailing con il docente, di usare la chat in diretta e quindi interagire, fino all'archivio sempre consultabile». Ma attenzione: il sistema non punta a sostituirsi alla normale attività didattica. Rappresenta solo una soluzione in più una possibilità da usare in modo responsabile. La facoltà sarà pronta a fine mese, forse si farà in tempo a trasmettere la discussione delle tesi di questa sessione di giugno in modo che tutti i familiari e gli interessati che non possono essere in aula con i propri cari potranno ugualmente essere "presenti". ______________________________________________ Repubblica 5 giu. '03 LA GRANDE CACCIA AI PIRATI DELLA RETE La procura milanese e i "ladri" di musica e dvd 10 mila nomi nel mirino, 181 persone indagate Un business da 100 milioni di euro all'anno di MARCO MENSURATI MILANO - Cento milioni di euro all'anno, 181 indagati, e 10.300 persone in corso di identificazione. E' questo il bilancio complessivo della prima maxi inchiesta sul mondo dei downloader, condotta dalla Compagnia di pronto impiego della Guardia di finanza di Milano. "Si tratta di una inchiesta molto delicata - spiega il pubblico ministero che ha coordinato le indagini, Gianluca Braghò - che ha rapidamente assunto grandi proporzioni a causa della larga diffusione del fenomeno. Abbiamo indagato su tre fronti: quello dei pirati della rete che vendevano senza autorizzazioni prodotti tutelati dal diritto d'autore intascando fino a venticinquemila euro al mese; quello degli "scambisti" ovvero di chi i file li scarica nei modi più disparati, anche attraverso il peer to peer, per poi scambiarserli, e infine quello dei downloader semplici, utenti che si limitavano a copiare i file per uso personale". Ognuno di questi soggetti, secondo l'impostazione dell'accusa, avrebbe commesso un illecito. Più o meno grave a seconda dei casi. I 181 indagati sono i gestori dei siti da cui è partito tutto. I 10 mila e 300 in corso di identificazione, sono gli utenti ai quali i finanzieri sono arrivati seguendo le tracce trovate nei server di quei siti. Molti di loro almeno cinquecento sono già stati identificati: si tratta di gente comune, professionisti, studenti, impiegati. Mano a mano che vengono riconosciuti per nome e cognome, il loro fascicolo viene inviato alla procura di competenza che valuterà, a seconda delle situazioni, il da farsi. I gestori dei siti rischiano un processo per ricettazione e violazione della legge 171. Gli utenti che si scambiavano files, anche senza fini di lucro, potrebbero essere denunciati solo per quest'ultima violazione. Infine, quelli che invece si limitavano a scaricare musica, senza scambiarla, verranno multati, alla stregua di chiunque compri un cd masterizzato. La notizia, anticipata da Repubblica pochi giorni fa quando ancora gli indagati erano solamente 75 e le persone da identificare poco più di tremila, aveva sollevato molte polemiche, soprattutto tra gli utenti della rete che, partecipando ad alcuni forum, avevano duramente contestato sia il contenuto della legge sia l'inchiesta stessa della guardia di finanza. "La nuova legge che è in vigore da fine aprile - spiega uno degli investigatori commentando le molte critiche ricevute dai siti specializzati - punisce chiunque metta in commercio, venda, noleggi o ceda a qualsiasi titolo materiale coperto da diritto d'autore. E questo è un dato di fatto. Questa legge, su Internet, viene violata ogni secondo: per questo si può affermare che se invece che per soli tre mesi avessimo controllato quei siti per sei mesi il numero finale delle persone da identificare sarebbe stato molto più alto". Tra gli altri risultati, l'indagine ha portato al sequestro di due siti Internet, 28 caselle postali email personali, oltre a masterizzatori per cd e dvd, programmatori per smart card satellitare, migliaia di supporti ottici e dvd con i film di prima visione. ______________________________________________ Corriere della Sera 6 giu. '03 UN VIRUS COLPISCE 50 MILA COMPUTER L' «infezione informatica» partita dagli Stati Uniti ha raggiunto 137 Paesi. Attaccata anche l' Italia «Incursioni» soprattutto a Roma e Milano. «Bugbear» è in grado di impadronirsi di documenti riservati e aprire le porte agli hacker Salom Paolo MILANO - Il virus è tornato all' attacco. In tutto il mondo, Italia compresa. Non è una nuova esplosione di Sars, la polmonite atipica, ma un' infezione elettronica che colpisce i pc e le reti aziendali. «Ciao!», «Il tuo regalo», «Brutte notizie»: se ricevete una email con una di queste parole in oggetto, cancellatela subito, senza aprirla. E' così infatti che si presenta «Bugbear B», una nuova versione «polimorfa» dello stesso virus che lo scorso autunno mandò in tilt decine di migliaia di computer, entrando nelle statistiche come uno dei più pericolosi. L' infezione, cominciata ieri, sembra essere partita dagli Stati Uniti per raggiungere subito l' Europa. Finora, secondo i dati della britannica MessageLabs, avrebbe infettato oltre 50 mila pc in 137 Paesi. L' Italia è tra i più colpiti, con il 13 per cento di attacchi, concentrati in particolare a Roma e Milano. Proprio per le sue caratteristiche polimorfe, il virus è in grado di cambiare continuamente aspetto traendo in inganno gli antivirus non aggiornati e poi gli utenti che aprono le email credendole innocue. «A disposizione - spiega Francesca Giudice, responsabile per il Sud Europa della Symantec, una delle maggiori aziende di antivirus - ha decine di "parole chiave" che compaiono nell' oggetto delle email. Inoltre, Bugbear è capace di "appropriarsi" dei documenti che trova nei pc e di raggiungere altri utenti mascherato a dovere». Il virus non distrugge dati presenti sul disco fisso né rovina il sistema operativo. Ma non è certo da sottovalutare. «Al contrario - dice ancora Francesca Giudice -. Occorre subito correre ai ripari dotandosi di un antivirus aggiornato e anche di un firewall, una barriera che si frappone tra il computer e l' esterno: Bugbear, infatti, si moltiplica all' infinito impadronendosi degli indirizzari di Outlook. E' infido: cerca di disattivare le protezioni. Se non viene bloccato, satura le reti spedendo email a ripetizione». E non è tutto. «Il virus è in grado non soltanto di appropriarsi di documenti riservati - ha dichiarato al sito della Bbc Paul Wood, analista capo della società informatica MessageLabs - ma può addirittura, dopo il suo passaggio, lasciare una "porta aperta" nel pc e consentire a eventuali hacker di violare le difese permettendo loro di carpire password, codici e magari anche i numeri di carte di credito». Non è un caso che la Polizia postale ieri si sia subito attivata, in collaborazione con le Poste italiane, per monitorare la situazione, allertare i responsabili dei sistemi informatici delle «infrastrutture critiche nazionali e delle istituzioni», dando tutte le indicazioni necessarie per neutralizzare il virus. Lo scorso gennaio, il virus «Sql Hell», proveniente dalla Corea, mandò in tilt 14 mila uffici postali, colpendo oltre 250 mila server in tutto il mondo. Paolo Salom ATTENTI, C'È UN VIRUS CHE VI RUBA LA POSTA (ELETTRONICA) di MAURO COVACICH Sto ripassando mentalmente la mia posta dell'ultimo periodo alla ricerca di tutte le persone a cui ho detto qualcosa di compromettente: un'indiscrezione che mi era stato raccomandato di non rivelare, una richiesta di pagamento esagerata, una proposta indecente, uno sfogo su un amico o un'amica che non riesco più a sopportare. Non credo di essere l'unico oggi, a compiere questo genere di operazione. Il virus si chiama Bugbear . Non ti devasta il computer, non ti polverizza il disco rigido, no, fa molto peggio: Bugbear è interessato esclusivamente alla tua corrispondenza. Elettronica, s'intende. Entra nel tuo archivio, prende una tua lettera e la spedisce a una multitudine di persone pescata dalla tua rubrica. E' un virus impiccione, che mette zizzania, adatto allo spirito del tempo. Sembrerebbe inventato da Enrico Papi. Leggo a caso tra gli ultimi messaggi ricevuti. «Non riesco a inviarti le immagini delle rotte. Non so cos'è che osta». Poi la risposta alla risposta: «E di cosa? Non lo devi dire neanche per scherzo. Sono passata a trovare tua madre per portarle la candelina e lei mi ha dato una scatola di marron glacés». Poi ancora: «Gentilissima, torno alla carica per l'intervista a...». Lasciamo perdere chi chieda di intervistare l'autore, diciamo che è abbastanza probabile che io non sia la Gentilissima a cui intendeva rivolgersi. Stavolta è andata ancora bene. In un'altra occasione «virale» mi era arrivata la proposta di traduzione di un mio collega, con quotazioni, numero di copie vendute e altri riservatissimi dettagli sui diritti. Non ho capito a quale editore fosse indirizzata, ma a spedirla era stato il nostro comune agente. E pensare che all'inizio, noi entusiasti dell' email , la sbandieravamo contro la poca riservatezza del telefono. Quante erano le interferenze, e quante le linee clonate. E poi c'era sempre quello che sul più bello della conversazione diceva: «No, senti, è meglio che queste cose ce le diciamo faccia a faccia, la prossima volta che ci vediamo». In più, il vantaggio della posta elettronica è stato da subito la discrezione, o meglio, l'indipendenza nei tempi di reazione: c'è chi risponde dopo tre secondi, chi dopo tre giorni. L' email non irrompe a tradimento nella tua giornata, non ti disturba se non vuoi essere disturbato. Non squilla, non trilla, non impelle. Arriva nella tua casella e tu decidi quando aprirla. L'assenza di un timbro di voce, di una nota personale, permette anche un comodo stralcio di tutti i convenevoli sulla salute, la famiglia, il tempo, che di solito fanno da premessa di cortesia alla maggior parte delle nostre telefonate. Questo però comporta un'altra conseguenza, messa bene in luce dal simpatico Bugbear : la strumentalità anonima, impersonale, delle nostre comunicazioni elettroniche. Diversamente dalle mie (ma io credo, dalle nostre) preoccupazioni, sono davvero pochi i messaggi che veicolano contenuti - o anche soltanto stili, tic, vezzi - compromettenti. La cosa forse più triste è che, come per gli sms , anche per l' email si potrebbero costruire dei modelli. Di fatto le lettere che ci scambiamo sono composte dalle stesse cinquanta, cento parole. La disinvoltura formale consentita dal computer ha comportato anche una specie di regressione linguistico-affettiva. Moltissime persone saltano il caro o il cara e alla fine nemmeno si firmano. Il risultato è quello di una sterminata risma virtuale di comunicazioni di servizio che potremmo anche scambiarci gli uni con gli altri, senza badare a quisquiglie come mittente e ricevente, né più né meno di ciò che stiamo facendo grazie all'intervento di Bugbear . Insomma, il rischio di grandi rivelazioni c'è, ma è proprio minimo. Alla fin fine scriviamo tutti la stessa lettera. Lo dico non del tutto rammaricato: quest'uniformità una volta mi ha permesso di recuperare un'amicizia. Due o tre virus fa, mi arriva la seguente email: «Ti ricordi di me»? Era di un amico con cui avevo litigato furiosamente e che non vedevo più da anni. Gli ho risposto. Lui mi ha telefonato e abbiamo fatto pace sganasciandoci dalle risate: il suo messaggio sarebbe dovuto arrivare a una ragazza conosciuta due settimane prima a un concerto. Ora però sarà bene che mi fermi, non vorrei fosse tutta fatica sprecata. Chissà se il giornale riceverà questo mio file o se invece lo leggerà solo il mio assicuratore. www.maurocovacich.it ================================================================== ______________________________________________ Corriere della Sera 3 giu. '03 MALASANITÀ NEGLI USA: TROPPE QUERELE E RIMBORSI I MEDICI CAMBIANO LAVORO Un neurochirurgo può arrivare a pagare 470 mila euro all' anno di polizza assicurativa Denuncia del settimanale «Time» Farkas Alessandra DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - Dietro il camice bianco non c' è nessuno. «Il dottore è fuori», recita la didascalia sulla copertina dell' ultimo Time. La divertente illustrazione è stata scelta dall' autorevole settimanale americano per illustrare una crisi ormai endemica del sistema sanitario statunitense, dove un numero allarmante di medici strangolati dall' escalation delle querele per malasanità e dai conseguenti costi delle assicurazioni hanno deciso di cambiare mestiere. Un esempio: un neurochirurgo può arrivare a pagare 470 mila euro all' anno di premio assicurativo. «L' aumento dei costi per negligenza ormai è un problema non soltanto per i medici, ma anche per i pazienti - scrive Time -. Il fuggi fuggi dei dottori ha creato una vera e propria crisi in molti settori». Alcuni medici hanno deciso di cambiare specialità, spostandosi verso aree con polizze assicurative a basso costo. Altri, in preda a crisi di nervi dopo l' ennesima causa, abbandonano del tutto l' attività. Il risultato? Milioni di americani si presentano all' appuntamento per scoprire che «il dottore non c' è più». «Un numero crescente di pazienti rischia di restare senza cure - incalza Time - mentre i medici, costretti a far fronte a costi assicurativi raddoppiati e triplicati per pagare le varie denunce di inadempienza da parte dei pazienti decidono di cambiare mestiere». Alcuni di loro sono già emigrati in massa da Stati come Florida, Pennsylvania e Nevada, dove i prezzi delle assicurazioni sono altissimi e i camici bianchi sempre più rari verso stati come la California o l' Indiana, in cui i costi restano ancora contenuti. Ginecologi e neurologi sono le categorie più colpite - molti di questi specialisti si rifiutano ormai di effettuare parti o operare alla spina dorsale - mentre i più tranquilli, per ora, sono dermatologi e oftalmologi. Per evitare problemi futuri con i pazienti i medici americani ordinano inoltre dei test preventivi che il più delle volte risultano non necessari e contribuiscono solo ad aumentare ulteriormente i costi già astronomici della Sanità. L' inchiesta di Time analizza dettagliatamente la situazione, riportando le testimonianze dei medici che hanno deciso di lasciare l' attività, delle assicurazioni che vedono i loro profitti diminuire, degli stati in cui i costi sono sempre più alti e dei pazienti, vere vittime di una situazione dove gli unici a guadagnare sembrano essere gli avvocati. Alessandra Farkas _________________________________________________________ Cassazione 16 Maggio CASSAZIONE: LO SPECIALIZZANDO SENZA COMPENSO HA DIRITTO AL RISARCIMENTO IL MEDICO CHE HA FREQUENTATO UN CORSO UNIVERSITARIO DI SPECIALIZZAZIONE SENZA PERCEPIRE COMPENSI HA DIRITTO AL RISARCIMENTO DEL DANNO DA PARTE DELLO STATO – Per violazione della normativa comunitaria (Cassazione Sezione Terza Civile n. 7630 del 16 maggio 2003, Pres. Duva, Rel. Mazza). Luca G., laureato in medicina, ha frequentato con successo un corso di specializzazione in malattie dell'apparato respiratorio presso l'Università di Pisa dal 1986 al 1989, svolgendo attività di assistenza ospedaliera senza ricevere alcuna retribuzione. Egli ha chiesto al Tribunale di Firenze di condannare la Repubblica Italiana al risarcimento del danno, in misura di lire 48 milioni, derivatogli dalla mancata attuazione delle direttive CEE 16 giugno 1975 n. 363 e 26 gennaio 1982 n. 76, con le quali la Comunità Europea ha disciplinato e reso obbligatoria per tutti gli Stati membri l'istituzione di corsi di specializzazione medica con previsione di adeguata retribuzione per i partecipanti. Egli ha fatto presente che queste direttive avrebbero dovuto essere recepite dalla legislazione nazionale dei singoli Stati entro e non oltre il 31 dicembre 1983, mentre sono state attuate dalla Repubblica Italiana soltanto a decorrere dall'anno accademico 1991-1992. Il Tribunale ha rigettato la domanda, ma la sua decisione è stata riformata dalla Corte d'Appello di Firenze che ha condannato lo Stato italiano al risarcimento del danno nella misura richiesta. L'Avvocatura dello Stato ha proposto ricorso per cassazione sostenendo il difetto di giurisdizione del giudice ordinario, l'improponibilità della domanda e la violazione dell'art. 177 del Trattato della Comunità Europea. Il ricorso è stato in un primo tempo assegnato alla Sezioni Unite, che hanno affermato la giurisdizione del giudice ordinario, e successivamente alla Sezione Terza Civile che, con sentenza n. 7630 del 16 maggio 2003, (Pres. Duva, Rel. Mazza) lo ha rigettato. La Cassazione ha ricordato che la Corte di Giustizia Europea nella sentenza del 19 novembre 1991 (Francovich + 1 c. Repubblica Italiana) ha enunciato il principio secondo cui lo Stato membro che non abbia tempestivamente adottato i provvedimenti necessari per l'attuazione delle direttive comunitarie, è obbligato al risarcimento del danno da ciò derivato al singolo allorché si verifichino le seguenti condizioni: a) che la direttiva preveda l'attribuzione di diritti ai singoli; b) che tali diritti possano essere individuati in base alle disposizioni della direttiva; c) che sussista il nesso di causalità tra la violazione dell'obbligo a carico dello Stato e il pregiudizio subito dal soggetto leso. ______________________________________________ Corriere della Sera 4 giu. '03 OGGI SCIOPERO DI 50 MILA MEDICI E VETERINARI Chiusi gli ambulatori: saranno assicurate le visite urgenti e l' assistenza ai malati molto gravi Protesta proclamata per il rinnovo del contratto di lavoro ROMA - Un' altra giornata difficile per la sanità pubblica. Scioperano oggi 50 mila medici e veterinari che aderiscono a dieci sigle sindacali. Servizi ridotti o addirittura bloccati in ambulatori, radiologie e laboratori di analisi. Gran parte degli interventi chirurgici saranno rinviati. Disagi anche nei mercati della carne e del pesce. Il 27 si replica con lo sciopero di medici di famiglia e pediatri di base. Chiudono gli studi, ma verranno assicurate le visite urgenti e l' assistenza ai malati molto gravi. La protesta odierna è stata organizzata dai sindacati Anaao-Assomed, il maggiore fra gli ospedalieri, Civemp (veterinari), quindi Cida, Fesmed e Umsped, e dalla medicina di base (Fimmg e Fimp). I medici chiedono che vengano avviate le trattative per il rinnovo del contratto e delle convenzioni, scaduti rispettivamente un anno e mezzo e due anni fa. Preoccupazioni, inoltre, per la trasformazione della sanità pubblica determinata dalla devolution. Stefano Zucchelli, segretario Anaao-Assomed, denuncia il «disprezzo e disinteresse del governo verso i sindacati. Siamo respinti con continui tentativi di delegittimazione, faremo vedere che esistiamo». Al lavoro regolarmente, invece, i medici dell' Inps che avevano aderito sulle prime allo sciopero. Saranno in corsia anche i medici che aderiscono al secondo sindacato degli ospedalieri, la Cimo, che fa parte del cartello Intesa medica: «Non ci saremo, attendiamo che venga chiuso entro giugno il Tavolo a tre. Le conclusioni sui problemi della categoria, quali l' esclusività di rapporto e il ruolo delle Regioni nei contratti sono fondamentali per avviare le trattative». E all' ambasciata britannica stanno arrivando centinaia di richieste e di curriculum, dopo l' annuncio del governo inglese che intende reclutare specialisti italiani. ____________________________________________________ IlSole24Ore 6 giu. '03 OMS: ALLARME MEDICINA ALTERNATIVA 50°Io degli europei ha usato almeno una volta i rimedi naturali, ma spesso si ignorano le controindicazioni Anche l'Unione internazionale per la chimica in campo per spiegare quando e perché i prodotti di sintesi sono più sicuri 150% degli europei ha utilizzato almeno una volta la medicina tradizionale: piante, minerali, terapie spirituali o manuali, esercizi per il fisico o per la mente. In alcuni Paesi, come la Germania, si arriva al 90 per cento. Ma solo alcuni - pochi - di questi rimedi hanno una provata efficacia scientifica, mentre altri, o un loro uso sbagliato, hanno provocato anche la morte. L'Organizzazione mondiale della sanità ha così diramato un vademecum contenente lo stato del l'arte della ricerca, le verità e i pregiudizi, i problemi di sicurezza ed efficacia e le linee guida politiche per regolamentare i rimedi naturali. E sull'argomento è intervenuta anche l'Unione internazionale per la chimica pura e applicata (Iupac), preoccupata per la moda sempre più diffusa di utilizzare sostanze di origine naturale nella convinzione che presentino sempre meno rischi rispetto ai prodotti di sintesi chimica. Il giro d'affari annuo mondiale di questi prodotti, definiti anche come alternativi o complementari, si stima intorno ai 60 miliardi di dollari ed è in rapida crescita. Efficacia e sicurezza. L'efficacia è stata dimostrata scientificamente (sperimentata sull'uomo rispettando criteri per garantire sicurezza, riproducibilità dei risultati, impossibilità di alterarli, efficacia, per stabilire la dose e altro ancora) solo per alcuni utilizzi dell'agopuntura, per alcune medicine derivate dalle erbe e per alcune terapie manuali. Ma sono necessarie ulteriori ricerche per determinare l'efficacia e la sicurezza di molte altre pratiche e rimedi. Per esempio negli Stati Uniti l'erba «Ma Huang», altrimenti conosciuta come Ephedra, usata nella medicina tradizionale cinese per curare disturbi respiratori, è stata etichettata come un integratore alimentare e un suo sovradosaggio ha provocato almeno una dozzina di morti, attacchi di cuore e infarti. Oppure, in Belgio, più di 70 persone hanno dovuto essere sottoposte a trapianto renale o a dialisi a causa di una fibrosi interstiziale del rene dopo avere assunto un medicamento naturale per dimagrire che era stato estratto dalla pianta sbagliata. L'agopuntura e lo yoga. L'agopuntura, dice 1'Oms, funziona per ridurre il dolore post-operatorio, la nausea durante la gravidanza o dopo la chemioterapia, il mal di denti e ha effetti collaterali estremamente ridotti. È anche utile per alleviare ansia, attacchi di panico e insonnia. Lo yoga è efficace per diminuire gli attacchi di asma mentre il TaiJi può aiutare gli anziani a ridurre la paura di cadere. Medicine naturali. L'Artemisia annua, usata dalla medicina cinese per oltre duemila anni, si è dimostrata efficace contro alcune forme di malaria e potrebbe essere utile per prevenire il milione di morti, soprattutto bambini, che ogni anno non ha accesso a trattamenti efficaci. Per esempio si sta studiando la possibilità di coltivarla in Tanzania. In Africa, l'Oms sta finanziando alcuni studi per verificare l'efficacia di altre erbe con proprietà antimalariche o per valutare trattamenti a base di piante contro diabete mellito e anemia falciforme. In Sud Africa sono in corso studi su un'altra pianta, la Sutherlandia Microphylla, per verificare la sua potenzialità nel migliorare le condizioni di pazienti affetti da Aids. Infatti potrebbe contribuire ad aumentare il peso, l'appetito e il benessere dei malati. Regolamentazione. Il 25% delle medicine moderne è ricavato da piante che venivano usate nella medicina tradizionale. Ma come per tutti gli altri farmaci, dice 1'Oms, è necessario sviluppare delle normative nazionali e internazionali per valutare, documentare, controllare e regolamentare questi prodotti e queste pratiche e comunque dimostrare in modo più convincente la loro efficacia, sicurezza e qualità. Inoltre, mette in guardia, lo sfruttamento indiscriminato di questi vegetali può portare all'estinzione di specie a rischio e alla distruzione di habitat e risorse naturali. L'Oms non boccia dunque completamente la medicina naturale ma vuole delle garanzie: oltre un terzo della popolazione nei Paesi in via di sviluppo non ha accesso ai farmaci essenziali, offrire loro medicine naturali, efficaci e si- cure, potrebbe aumentare la loro possibilità di curarsi. La sintesi chimica. Lo Iupac invece, in un grosso studio portato avanti dalla sua divisione per la chimica medica e lo sviluppo di farmaci spiega che la sicurezza e l'efficacia di un farmaco è funzione della sua struttura chimica e non della sw origine, che è irrilevante. Da un lato i composti naturali hanno strutture chimiche che non possono essere ottenute facilmente con la sintesi in laboratorio e per questo alcune sostanze, come due farmaci anticancro, sono ancora estratti da piante o batteri. D'altro canto spesse queste strutture vengono modificate per aumentare l'efficacia dei composti, come nel caso di antibiotici come la penicillina o 1'eritromicina. Le vitamine, infine, possono essere ottenute naturalmente o sinteticamente, e alcune di loro, come la vitamina C, vengono sintetizzate esattamente nella stessa forma di quelle di origine naturale. Lo Iupac definisce le "medicine naturali" una categoria a parte: sono composte da misture complesse che non sono ancora ben caratterizzate o capite. Le condizioni in cui la pianta cresce o è coltivata può inoltre variarne la composizione e quindi anche l'effetto terapeutico. LARA RICCI ______________________________________________ Corriere della Sera 5 giu. '03 «BISOGNA EVITARE SPRECHI GOVERNARE GLI OSPEDALI CON SENSO DI RESPONSABILITÀ» «Sono state modificate alcune regole nel sistema di finanziamento delle strutture sanitarie» Il nuovo corso della sanità lombarda Cannatelli Pasquale Si apprende da queste colonne (mancando, ad oggi, qualsiasi riscontro oggettivo) della recente dichiarazione di alcuni medici di Niguarda sulla carenza di carta per fotocopie, ripresa in un articolo di Remuzzi. Va ricordato che si sono modificate quest' anno alcune regole nel sistema di finanziamento delle strutture sanitarie. In particolare, il rimborso delle prestazioni rese ai cittadini lombardi sarà riconosciuto fino al raggiungimento di un tetto predeterminato, assegnato a ciascun ospedale, sulla base di una stima del fabbisogno reale di servizi necessari. Questo sistema del "budget di azienda ospedaliera" fu auspicato dallo stesso Remuzzi in un articolo pubblicato dal Corriere non più tardi di un anno fa. In altre parole, gli ospedali non potranno produrre indiscriminatamente prestazioni sanitarie per aumentare i ricavi, ma dovranno sviluppare i servizi più idonei a coprire le necessità reali. In tutto ciò non deve mancare una componente fondamentale della gestione: la responsabilità. Quando si parlerà di responsabilità nella sanità? "Serve un cambio di mentalità" potremmo dire, parafrasando Remuzzi. Ma cosa deve cambiare? Una gestione responsabile deve certamente impegnarsi a sollecitare (nelle opportune sedi istituzionali) il reperimento di finanziamenti. Ma, in parallelo, non si può chiedere soldi ai cittadini se non si è certi di aver fatto tutto il possibile per ridurre le inefficienze. In questo senso, il ruolo della Direzione e di tutti i servizi amministrativi e di supporto è sostenere e facilitare il lavoro della componente sanitaria, che rappresenta il vero valore per l' azienda. Crediamo che questa mentalità sia condivisa dalla maggior parte delle persone che lavorano a Niguarda. Quadrare il bilancio è importante, ma ancor più necessario promuovere a tutti i livelli competenze, responsabilità ed entusiasmo. E' un lavoro che richiede tempo e magari non condiviso da tutti (alcune dichiarazioni possono anche essere strumentali), ma è il contenuto principale del nostro impegno. Pasquale Cannatelli direttore Generale Luca Munari direttore Sanitario Ospedale Niguarda ______________________________________________ L'Unione Sarda 1 giu. '03 CONVEGNO AL POLICLINICO: PREVENIRE LE MALATTIE DEL FEGATO Vaccinazioni e prevenzione generale, soprattutto per le malattie del fegato, saranno il tema del convegno nazionale di formazione «La prevenzione e la terapia: alleate per la salute». L'appuntamento scientifico, cui hanno aderito circa 260 medici di famiglia, è in programma venerdì e sabato nell'aula magna della Cittadella universitaria di Monserrato. Promossa dall'Ateneo cittadino e dalla Società italiana di igiene (Siti), l'iniziativa, curata dai docenti cagliaritani Rosa Cristina Coppola, Luigi Demelia e Giampaolo Pilleri, consentirà di approfondire la situazione nazionale rispetto alle epatiti di tipo "b" e "c" e sull'incidenza dei tumori del fegato. Si parlerà inoltre di disturbi rari come l'emocromatosi (incapacità di smaltire il ferro dagli organi) e della malattia di Wilson (un difetto genetico che provoca l'accumulo di rame nel sangue, con conseguenze gravissime anche sul sistema neurologico) che ha in Sardegna la più alta incidenza a livello nazionale. Proprio questa patologia nell'Isola registra un malato ogni 25 mila abitanti e un portatore sano ogni mille. Nel Policlinico cagliaritano sono in cura, con positivi esiti, 51 nuclei familiari. Il grave disturbo genetico, se non diagnosticato in tempo e curato può condurre a morte per cirrosi o per malattie neurologiche. ______________________________________________ L'Unione Sarda 1 giu. '03 DIAGNOSI PRENATALE DA RECORD AL MICROCITEMICO I bambini, la nostra specialità I figli degli uomini sono figli di Dio. Anche quando è la scienza che traccia una vita e ricama un destino. Lo ripete spesso, con un sorriso, Giovanni Monni, direttore da dieci anni del Centro di fecondazione assistita dell'ospedale Microcitemico: «La donna è la nostra paziente, il feto è il nostro paziente». Perché la scienza, all'ospedale Microcitemico, è rispetto e passione. È ricerca, modernissima, è tecnica, è studio, analisi e metodo. Nel 1977 la prima diagnosi prenatale di talassemia in Europa è stata eseguita a Cagliari. La talassemia era uno spettro sulle culle degli ospedali: ogni anno in Sardegna 120 bambini nascevano malati. Dieci anni dopo, migliaia di diagnosi prenatali, migliaia di casi studiati, e il numero dei neonati malati è sceso a 3. La squadra di Giovanni Monni, con 6000 diagnosi eseguite, analizza oggi la casistica più vasta al mondo: ma questo è solo un pezzetto della storia. Perché il Centro di fecondazione assistita dell'ospedale Microcitemico è il secondo centro al mondo per la visualizzazione dell'osso nasale fetale per lo screening della sindrome di down e per la misurazione della translucenza nucale. E allora forte di questi numeri che raccontano vittorie, per il terzo anno consecutivo i medici coordinati da Giovanni Monni hanno partecipato al corso di aggiornamento organizzato dall'Aogoi, la più grande sigla sindacale e scientifica che raccoglie 5000 ginecologi e ostetrici in tutta Italia. Per una settimana hanno lavorato al Timiama di Villasimius. Non è stata una vacanza: il Ministero della Salute ha assegnato al corso 36 crediti (43 per gli ostetrici). Quando un convegno, di solito, di crediti ne ha 3. Chi ha partecipato a questi sette giorni di studio, cinquantaquattro ore di lezione, due corsi pratici di fecondazione assistita e doppler-flussimetria in ostetricia, l'ha percepito. C'è il gotha dei più grandi medici di tutto il mondo, qui, è la scienza che si respira insieme al profumo del mare. L'umiltà di mettersi ancora una volta a studiare. La passione di raccontare la propria scelta. O la propria vita: come Keith, direttore dell'università di Chicago, che partecipa all'international Workshop on Multiple Pregnancy riservato ai primi duecentocinquanta iscritti. Si parla di gemelli, Keith è un gemello. E poi Isaac Blickstein da Tel Aviv, Fisk, Timor-Tritsch, Kurjak, Meir. Scienziati, grandissimi. Come Antonio Cao, direttore dell'istituto di neurogenetica e neurofarmacologia del Cnr, che parla di gemelli monozigoti e che incanto, quando la scienza è spiegata così, con chiarezza e intelligenza. Perché il corso di aggiornamento non è un convegno, gli iscritti sono tecnici, ma si parla di vita. E allora il pubblico ci sarebbe potuto anche essere. Ad ascoltare Laura Pisano, presidente dell'associazione L'Altra Cicogna. Una cicogna di sofferenze e viaggi intorno al mondo, attese, aspettative tradite, lunghi sogni e lunghe liste d'attesa. La cicogna di chi « ha scoperto di poter avere un figlio solo con l'aiuto della scienza». La scienza che al Microcitemico ha permesso la nascita di 500 bambini figli di genitori che erano stati bollati come coppia sterile. La scienza di 2200 cicli di fivet, 2000 inseminazioni. La scienza che si scontra con la Chiesa, la scienza che la legge vigila. È per questo che a parlare di etica e dettato costituzionale l'Aogoi ha invitato Bruno Troisi e Gigi Concas, avvocati e docenti universitari, il sostituto procuratore della Repubblica Mario Marchetti, il presidente della sezione civile del Tribunale Giangiacomo Pisotti, e il presidente dell'ordine dei giornalisti della Sardegna Mauro Manunza. Che dice: «Catturano l'attenzione dei media solo le "occasioni-spot"»: casi che fanno clamore e sensazione. Ma al Microcitemico ogni giorno è una conquista. F.F. ______________________________________________ Repubblica 5 giu. '03 AGLIO E CUCURMINA ALL'ASSALTO DELL'HELICOBACTER PYLORI L'Helicobacter pylori, quell'ormai "famoso" batterio a forma elicoidale, associato alla patogenesi di gastriti, ulcere peptiche e cancro dello stomaco, con un ruolo non ancora chiaro nella dispepsia, fa ancora discutere medici e ricercatori per quanto riguarda gli aspetti terapeutici e la sua resistenza agli antibiotici. Aglio, peperoncino, peperone dolce, Eugenia caryophyllata (i fiori), curcuma sono alcune delle piante medicinali/alimentari che possono inibire la crescita dell'Helicobacer pylori e che potrebbero essere adoperati come cibo/farmaco. È comunque l'aglio (Allium sativum) una delle piante ad essere tenuta sotto osservazione e che, in diversi studi, aveva già dimostrato la capacità di agire sull'Helicobacter la cui resistenza nei confronti della claritromicina e del metronidazolo (due farmaci antibiotici) è ormai acquisita ovunque. In uno studiopilota, sia pur non recentissimo, effettuato nel Regno Unito, fu somministrato, a persone affette da dispepsia con la presenza di Helicobacter pylori, una capsula, per quattro volte al giorno ai pasti, di olio di aglio (ottenuto per distillazione in corrente di vapore) per quattordici giorni. Pur non essendoci un'evidente prova di un'eradicazione o soppressione dell'Helicobacter pylori, gli studiosi ipotizzano che l'olio essenziale di aglio, a più alte dosi e somministrato per un più lungo periodo, possa dare degli effetti positivi, soprattutto se associato alla claritromicina che potrebbe favorire l'attività di questo preparato di aglio. Ipotesi questa che dovrà essere, ovviamente, valutata e approfondita solo da un ulteriore studio scientifico. Per il momento è stata soprattutto dimostrata la capacità antibiotica dell'Allium sativum (ma anche di altri tipi di Allium) sui comuni batteri intestinali responsabili di forme diarroiche, sia negli esseri umani che negli animali. L'aglio, inoltre, è in grado di prevenire la formazione di tossine da parte dei microrganismi e, in prove sperimentali, ha dimostrato di inibire l'Helicobacter pylori. L'autorevole rivista Anticancer Research (novembredicembre 2002) riporta invece uno studio condotto da ricercatori dell'Università dell'Illinois a Chicago, dei Dipartimenti di Farmacia che collaborano con il Centro di Medicina Tradizionale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, sull'efficacia della curcumina, un componente polifenolico della Curcuma (Curcuma Longa; Fam.: Zingiberacee) che ha dimostrato, in studi sperimentali, di prevenire il cancro gastrico e quello del colon. Pur essendo stati proposti diversi meccanismi in grado di spiegare tale capacità della curcumina, nessuno aveva riportato l'attività di questa sulla crescita dell'Helicobacter. Il lavoro in questione dà una dimostrazione di come la curcumina possa inibire la crescita dell'Helicobacter, e poterbbe rappresentare uno dei meccanismi attraverso i quali la sostanza potrebbe agire, come preventivo, nella formazione di quei tumori. Altri ricercatori, appartenenti alla Scuola di Scienze Farmacologiche della Toho University in Giappone, hanno invece analizzato la liquirizia, comunissima nella medicina Kampo (ovvero la Medicina Tradizionale Cinese modificata in Giappone), contenente alcuni composti quali la glabridina e il galbrene nella Glycyrrhiza glabra, la licoricidina e il licoisoflavone nella Glycyrrhiza uralensis e il licochalcone A nella inflata, che hanno dimostrato una notevole capacità antiHelicobacter pylori. ______________________________________________ Le Scienze 5 giu. '03 I MECCANISMI DELL'ULCERA Due terzi della popolazione mondiale è infetta da Helicobacter pylori I batteri che causano l'ulcera producono una proteina che si attacca allo stomaco. Dopodiché, i microbi smembrano l'elaborato tessuto che tiene insieme le cellule che lo rivestono. Osservando questa procedura, un team di scienziati dell'Università di Stanford, negli Stati Uniti, è riuscito a spiegare come i batteri riescono a compiere il loro lavoro. Due terzi della popolazione mondiale è infetta da Helicobacter pylori, che possono vivere nella pancia per 20 o 30 anni prima di causare dolorose ulcere. I batteri, inoltre, sono anche una causa comune di tumore gastrico. I ricercatori sanno da tempo che H. pylori risiede vicino all'epitelio, lo strato superiore di cellule che ricoprono lo stomaco. Alcune varietà di batteri si insediano e vivono tranquillamente senza causare danni, mentre altre iniettano lentamente nell'epitelio una proteina chiamata CagA. L'infiltrazione di CagA in qualche modo innesca la malattia, ma il processo è confuso. Per chiarirne i dettagli, i microbiologi Manuel Amieva e Stanley Falkow hanno infettato con H. pylori cellule renali di un cane, le quali mimano l'infezione negli esseri umani. Hanno così scoperto che i batteri fanno presa sulla struttura adesiva che tiene insieme le cellule. Si attaccano infatti quasi sempre a una proteina comune nelle strutture, chiamata ZO-1, che migra vicino al luogo dove si trovano i batteri. Sospettando che CagA fosse il magnete che attira ZO-1 verso i batteri, i ricercatori hanno creato una varietà di H. pylori priva del gene per CagA. Questi batteri si disperdevano per le cellule, mentre ZO-1 rimaneva nella sua posizione originale all'interno della struttura. Studi successivi hanno rivelato che CagA e ZO-1 agiscono insieme per distruggere i tessuti dell'epitelio, la qual cosa porterebbe a ulcere e altre malattie. La ricerca è stata pubblicata sul numero del 30 maggio della rivista "Science". ______________________________________________ Repubblica 5 giu. '03 La vista migliora ma il rischio è troppo alto ORTOCHERATOLOGIA:LENTI A RISCHIO Tecnica di ortocheratologia (Corneal Refractive Therapy, Crt) invece per l'occhio miope o astigmatico, come alternativa alla chirurgia rifrattiva. Particolari lenti corneali (a contatto, rigide, gas permeabili, più piatte nell'area centrale e più curve nell'area periferica) «rimodellano la superficie della cornea modificandone il potere rifrattivo e permettendo la correzione di miopie fino a meno 6 diottrie e astigmatismi fino a 1.50 diottrie», spiega Emilio Balestrazzi, ordinario di Oftalmologia (Università L'Aquila), pastpresident della Società Oftalmologica Italiana. Le lenti si indossano la notte e la mattina, togliendole, si può vedere meglio senza bisogno di indossare lenti a contatto o occhiali. Dopo una decina di notti si ha qualche ora di visione nitida; dopo 36 mesi l'effetto diventa più stabile. La Food and Drug Administration Usa ha approvato la tecnica ma, precisa Balestrazzi, l'American Academy of Ophthalmology (www.aao.org), la più autorevole associazione mondiale in campo oftalmologico, ne sconsiglia l'uso «per l'alto rischio di gravi patologie corneali, per il beneficio visivo solo transitorio, l'incertezza sulla sua sicurezza ed efficacia, la necessità di un monitoraggio costante visti gli esiti incerti e imprevedibili». Il consiglio dello specialista è quindi di un'attenta valutazione medica sull'opportunità d'impiego della metodica che, nonostante gli alti costi (dai 1500 euro: 200 per la lente e 1300 per la consulenza del professionista ai 3500 euro) è molto diffusa. «In Cina, dove si usa da anni, sono riportati numerosi casi di cecità». Tanto che l'Associazione Cinese dei Consumatori nel 2001 ha stanziato un fondo di assistenza per i pazienti con danni oculari per l'uso di queste lenti corneali. (a. mes.) ______________________________________________ Repubblica 5 giu. '03 IL DONO DEI CAPELLI PER MERITO DEL BISTURI Funzionano le tecniche di trapianto più recenti Microchirurgia e computer hanno reso quasi invisibili i segni dell'intervento effettuato. Congresso a Roma DI AGNESE FERRARA Le persone affette da calvizie sono in aumento. In Italia sono 8 milioni, in Europa arrivano a 30 e il trapianto dei capelli è fra gli interventi di chirurgia estetica maschile più praticati al mondo. Sono finiti i tempi in cui i capelli trapiantati si notavano e davano alla capigliatura un aspetto contraffatto, dichiarano gli specialisti della Società italiana per la cura e la chirurgia della calvizie (Ishr) appena riuniti a congresso nella capitale. Le antiestetiche isolette e le strisce di capelli nuovi che attraversavano il capo hanno lasciato il posto a chiome naturali che, una volta trapiantate, riprendono il loro ciclo vitale originario. La tecnica chirurgica più avanzata è quella "monobulbare" con l'impiego di capelli propri prelevati dalle zone dove sono ancora presenti. «Microchirurgia e computer ci hanno permesso di razionalizzare le procedure chirurgiche, separare i bulbi vitali e ridistribuirli singolarmente in modo sempre più oculato», spiega Marco Toscani, presidente dell'Ishr e docente di chirurgia della calvizie alla scuola di specializzazione in chirurgia plastica dell'università La Sapienza di Roma. «La zona donatrice è sempre più ridotta e invisibile così come le cicatrici che si camuffano facilmente. Si asporta una sottile striscia di cuoio capelluto di pochi centimetri di lunghezza dalla nuca dove sono presenti i capelli. La procedura permette di rinfoltire ampie zone calve, in media in soli due interventi, eseguiti ad un anno di distanza l'uno dall'altro. L'operazione dura in media 4 ore e si esegue in anestesia locale anche con leggera sedazione. E' indicata per coloro che non hanno del tutto perso i capelli perché si tratta di un metodo di redistribuzione dei propri capelli nelle aree prive», precisa Marco Toscani. L'autotrapianto costa in media 45005000 euro ad operazione. Nel caso in cui le zone calve siano molto estese, i capelli disponibili possono non bastare più a ricoprirle. Allora prende piede fra gli specialisti l'uso di speciali estensori in grado di ridurre meccanicamente la zona calva. Spiega Ciro De Sio, responsabile del modulo di chirurgia della calvizie dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata di Roma: «Fino a pochi anni fa si usavano particolari cuscinetti gonfiabili da inserire sotto cute per estenderla, avvicinando così i lembi di cuoio capelluto ancora ricoperti di capelli e ridurre l'area calva. Ma il procedimento è abbastanza traumatico, lungo e anche molto visibile. Oggi si usano con successo speciali estensori composti da elastici molto sottili, da inserire sotto la pelle, che tengono in trazione il cuoio capelluto. Appena ottenuto il tiraggio si asporta la pelle in più fino a ridurre l'area calva. Poi si deve eseguire il trapianto di capelli. L'uso degli estensori va comunque limitato a casi particolari e alle forme di calvizie estese al vertice e alla nuca e non alla zona frontale». Tutto ciò finché le ricerche in corso nel mondo su clonazione e moltiplicazione dei bulbi piliferi in laboratorio daranno i primi frutti fornendo anche 30.000 capelli nuovi di zecca da un singolo bulbo coltivato. Se ne parla molto ma gli specialisti ipotizzano siano necessari almeno altri 10 anni. ______________________________________________ Le Scienze 6 giu. '03 UN VACCINO PER LE MALATTIE DA PRIONI I ricercatori hanno studiato gli aminoacidi sulla superficie dei prioni Una ricerca condotta da scienziati dell'Università di Toronto e della Caprion Pharmaceuticals ha permesso di scoprire le basi per effettuare una diagnosi e mettere a punto un'immunoterapia e un vaccino contro i danni cerebrali dovuti alle infezioni da prioni, come nel caso della malattia della mucca pazza e della sua versione umana, la variante di Creutzfeld-Jakob. Neil Cashman, del centro di ricerca in malattie neurodegenerative dell'Università di Toronto e fondatore della Caprion, afferma che un vaccino potrebbe prevenire le infezioni negli animali. Per gli esseri umani, un'immunoterapia fornirebbe ai pazienti gli anticorpi necessari per legarsi ai prioni infetti, permettendo al sistema immunitario di riconoscerli e attaccarli. Il potenziale diagnostico di questa scoperta potrebbe infine migliorare significativamente la sicurezza del cibo sia per gli umani sia per gli animali. Il team di Cashman ha sperimentato un nuovo approccio nello studio dei prioni anormali, proteine ripiegate in modo errato. I ricercatori li hanno studiati a livello sub-molecolare per determinare se gli anticorpi avrebbero riconosciuto e reagito agli aminoacidi esposti sulla superficie dei prioni. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla versione online del primo giugno della rivista "Nature Medicine". Ora gli scienziati stanno sperimentando un possibile vaccino per le malattie da prioni nei topi. Le applicazioni commerciali immediate, tuttavia, sono soprattutto diagnostiche. ______________________________________________ Le Scienze 5 giu. '03 L'ETERNA GIOVINEZZA DELLE STAMINALI Il gene Nanog impedisce alle cellule embrionali di differenziarsi Nella mitica terra di Tir Na Nog, gli eroi dell'antica Irlanda restavano giovani per sempre. Per questo motivo, gli scienziati hanno battezzato con il nome di questa leggenda celtica un gene scoperto di recente che potrebbe aiutare i medici a curare malattie e disturbi che affliggono gli anziani. Il gene Nanog, infatti, sembra svolgere un ruolo importante per mantenere le cellule staminali embrionali in uno stato immaturo, pronte per trasformarsi in ogni tipo di cellule presenti nel corpo. Le cellule staminali embrionali sono infatti in grado di formare qualsiasi tessuto del corpo umano. Molti ricercatori sperano di poterle usare per sostituire le cellule perdute a causa di malattie come il morbo di Parkinson o il diabete. Recentemente sono stati fatti progressi, scoprendo come far differenziare le cellule in specifici tipi di tessuti sia nei topi sia negli esseri umani. Ma la combinazione di segnali che garantisce alle cellule la loro eterna giovinezza - e che aiuterebbe i ricercatori a controllarle - è tuttora un mistero. Nel numero del 30 maggio della rivista "Cell", due gruppi di scienziati affermano che il gene Nanog sembra svolgere un ruolo chiave nel mantenere malleabili le cellule staminali embrionali. Shinya Yamanaka e colleghi dell'Istituto di Scienza e Tecnologia di Nara, in Giappone, e Iam Chambers e colleghi dell'Institute for Stem Cell Research dell'Università di Edimburgo, in Gran Bretagna, hanno osservato lo stesso gene indipendentemente. In seguito, i due gruppi hanno cominciato a collaborare. Cellule staminali embrionali di topo modificate geneticamente per produrre quantità extra di Nanog sono rimaste indifferenziate anche senza l'aiuto della proteina LIF, che di solito viene aggiunta alle cellule a questo scopo. La versione umana di Nanog sembra avere un effetto del tutto simile. Il gene potrebbe dunque aiutare gli scienziati a interpretare i segnali che mantengono queste cellule aperte a ogni possibile destino. Ma Nanog potrebbe essere soltanto una della dozzina di proteine che controllano questa capacità cellulare. ______________________________________________ Le Scienze 4 giu. '03 FARMACI ANTIMALARIA PRODOTTI DA BATTERI Un trapianto di geni permette di ottenere una fabbrica microbica per produrre il farmaco Combinando geni provenienti da tre organismi diversi - il lievito, l'assenzio e un batterio -, un gruppo di ricercatori dell'Università della California di Berkeley ha sviluppato un nuovo metodo, più semplice ed economico, per fabbricare un farmaco contro la malaria molto richiesto nei paesi più colpiti dalla malattia. Il farmaco, chiamato artemisinina, è uno degli antimalarici più promettenti della nuova generazione, in quanto molto efficace contro quelle varietà del parassita della malaria che resistono ai farmaci front-line. Ma attualmente è troppo costoso per essere utilizzato su larga scala nei paesi africani dove sarebbe più necessario. "Inserendo i geni in un tipo di batteri, - spiega l'ingegnere chimico Jay D. Keasling - diamo loro la capacità di produrre artemisinina in modo rapido, efficiente ed economico, senza inoltre arrecare danno all'ambiente". La ricerca è stata pubblicata online il primo giugno sulla rivista "Nature Biotechnology" e apparirà a luglio sulla versione cartacea della rivista. La tecnica di Keasling consiste nel trapiantare geni del lievito o di altre piante nei batteri per costruire così un percorso metabolico completamente nuovo. Il metodo può essere usata per produrre una vasta famiglia dei cosiddetti isoprenoidi - precursori chimici di molti farmaci derivati dalle piante e di prodotti chimici di interesse industriale, compreso il taxol, un farmaco anticancro, e diversi tipi di additivi per cibo. Gli isoprenoidi, che si trovano nei microbi, nelle piante e negli organismi marini, sono però molto costosi da sintetizzare o da estrarre dalle piante. I risultati di Keasling promettono di migliorare enormemente la situazione, permettendo di ottenere i prodotti chimici in maniera più efficiente ed economica. ______________________________________________ La Stampa 4 giu. '03 DENTI E GENGIVE: TEST PER LA PARODONTOPATIA FINO a pochi anni fa, quando il dentista pronunciava la parola «piorrea», automaticamente il paziente la associava ad estrazioni dentarie, e quindi a perdite che presto o tardi conducevano alla protesi. Fortunatamente i tempi sono cambiati. Oggi non si parla più di piorrea ma di parodontopatia, una malattia acuta, sito-specifica (può interessare un solo dente anche su un solo lato) e imprevedibile, che colpisce il parodonto (ciò che sta attorno al dente), cioè il cemento radicolare, il legamento parodontale e l'osso alveolare può assumere diverse forme: giovanile, dell'adulto, necrotizzante, refrattaria e conosciamo le cause che la determinano. In particolare, l'aspetto più frequente è rappresentato dalla forma adulta, che colpisce oltre il 40 per cento della popolazione. Come altre malattie infiammatorie, la parodontopatia si instaura a seguito di una presenza batterica (contenuta nella placca e nel tartaro), determinando una serie di reazioni difensive in grado, con il passare degli anni, di portare a perdite ossee, mobilità e caduta dei denti. I quadri sono diversi: da una prima lesione superficiale (gengivite), in seguito al permanere della causa patogena, si scatenano i meccanismi immunitari. Vengono così chiamati in loco, tra gli altri fattori, i linfociti T, le citokine TNF ed Interleukina 1 (IL 1), in grado di innescare gli osteoclasti, cellule deputate all'osteolisi (la distruzione ossea). Si formano in questo modo tasche, «crateri» che, come si è detto, minano la stabilità e la durata dei denti. I componenti della malattia parodontale sono quindi due: i batteri della placca e il sistema immunitario. Sul primo componente siamo in grado di agire e prevenire: visite di controllo con detartrasi, levigature radicolari e sondaggio, unite a una igiene efficace, sono armi sufficienti. Il secondo componente, il sistema immunitario, è legato all'organismo ospite e quindi al suo patrimonio genetico. Grazie al progredire delle conoscenze genetiche, è emerso che la predisposizione dell'individuo a sviluppare la malattia è anch'essa dettata geneticamente: questo spiega (con un esempio banale ma calzante) perché ad alcuni pazienti con denti sani (quindi con pochissima placca), dobbiamo spesso estrarre denti divenuti mobili e che creano problemi e dolore durante la masticazione. Abbiamo quindi individui geneticamente «sensibili» alla malattia. Questa conoscenza è di grande aiuto nella diagnosi, prevenzione e terapia della malattia parodontale: attualmente con un test genetico volto a identificare le mutazioni dell'Interleukina 1 possiamo determinare la suscettibilità individuale. In particolare si conoscono tre geni per l'Interleukina 1; due di essi codificano proteine pro-infiammatorie, l'Il-1A e l'Il 1B; il terzo codifica una proteina correlata. Più approfonditamente, alterazioni (o polimorfismi) dei geni codificanti Il-1A ed Il-1B, sono alla base della suscettibilità individuale alla malattia parodontale e possono causare una maggior produzione di Interleukina 1-B, capace quest'ultima di scatenare una risposta infiammatoria più aggressiva alla presenza di batteri parodontopatogeni, con i risultati già descritti. Tale test consiste nella semplice raccolta con coni di carta inseriti nel solco gengivale di gocce di saliva che verranno esaminate: totalmente indolore e molto efficace. Si tratta evidentemente di un notevole passo avanti per la salute orale dei pazienti. Questo test, se fatto prima dell'insorgere della malattia, intorno ai 15-20 anni per forme giovanili e intorno ai 40 per le forme adulte, ed eventualmente alle donne in gravidanza, permette di conoscere preventivamente la suscettibilità individuale e di attuare un corretto piano terapeutico e di controllo per prevenire o cogliere la malattia nei suoi stadi preliminari. Nel caso, invece, di una patologia conclamata, può servire per confermare la diagnosi e tener sotto controllo il decorso, evitando improvvisi peggioramenti. ______________________________________________ La Stampa 5 giu. '03 FARMACI E VACCINI VIAGGIANO NEI GLOBULI ROSSI LA RICERCA DI UN MEDICO DI URBINO GIA' SPERIMENTATA CON SUCCESSO SU UN GRUPPO DI 50 PAZIENTI Tecnica innovativa per trasferire i medicinali nell'organismo e curare gravi malattie PADOVA Malattie ereditarie come la fibrosi cistica, ma anche gravi malattie respiratorie, infiammazioni e perfino l'Aids sono i bersagli dei super-globuli rossi, trasformati in navette per trasportare in modo più dolce ed efficace i farmaci nell'organismo. La tecnica, messa a punto in Italia da Mario Magnani, dell'università di Urbino, è stata sperimentata con successo su 50 pazienti, la maggior parte dei quali fra 17 e 24 anni. «Ottimi i risultati ottenuti nella fibrosi cistica nell'ospedale Bambino Gesù di Roma e nella Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo», ha detto Magnani presentando i risultati a Padova, nella rassegna sulle biotecnologie Bionova. Nei pazienti con fibrosi cistica la tecnica dei globuli rossi-navetta ha permesso di ridurre della metà, in alcuni casi di azzerare, i cicli di terapia con antibiotici, tanto che alcuni pazienti hanno chiesto di proseguire la terapia anche a sperimentazione conclusa. Buoni anche i risultati ottenuti contro la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. Promettenti i trattamenti relativi alla cura delle broncopneumatie croniche ostruttive. «Adesso - ha detto Magnani - perfezioniamo la tecnica in modo da far sembrare i globuli rossi precocemente invecchiati». Così è possibile scatenare contro di essi l'attacco dei macrofagi, le cellule spazzino del sistema immunitario che, catturandoli, trasporterebbero il farmaco direttamente nelle cellule immunitarie. Di conseguenza diventerebbe possibile aggredire in modo nuovo malattie che colpiscono le difese dell'organismo, come l'Aids o le infiammazioni e le malattie autoimmunitarie, come l'artrite reumatoide. «E la stessa tecnica potrebbe essere utilizzata per veicolare dei vaccini», ha detto Magnani. Questo approccio si sta già sperimentando negli animali, dove si è ottenuta una buona protezione con dosi notevolmente più basse di vaccino. La tecnica è stata utilizzata da Magnani, in collaborazione con il gruppo di Barbara Ensoli presso l'Istituto Superiore di Sanita (Iss), per la somministrazione del vaccino anti-Aids ideato dalla stessa Ensoli. La tecnica consiste nel prelevare il sangue dal paziente, da cui vengono estratti i globuli rossi. Questi vengono immersi in una soluzione che li fa gonfiare come palloncini, rendendoli permeabili. In questo modo è facile far penetrare al loro interno il farmaco che si intende utilizzare. Quindi, le cellule vengono trattate in modo da farle tornare alle dimensioni iniziali e reinfuse nel paziente.