UNIVERSITA? ITALIANA CENERENTOLA DELLA UE MORATTI: "RISORSE PER GLI ATENEI MERITEVOLI" LAUREE BREVI, UN PASTICCIO E LA SANITA? SARDA PERDE PEZZI MEDICINA, SALTANO LE LAUREE TRIENNALI PIU? DI OTTO MILIARDI PER FAR DECOLLARE LA RIFORMA DELLA SCUOLA AL MICROSCOPIO CON LA BIBBIA IN MANO LA MORALE DELLA SCIENZA UN COMITATO TRA RICERCA E SOCIETA? L'ECCESSO DI PRECAUZIONI UCCIDE LA VOGLIA DI SAPERE L?ANIMA E? UNA RETE DI NEURONI? SI CERCA LA NOSTRA ®SCATOLA NERA¯ ================================================================== DADEA: SERVE UN?INTESA TRA REGIONE E UNIVERSITA? PER LE AZIENDE OSPEDALIERE IGNORATE LE LEGGI CHE DAL 1992 PREVEDONO UN?INTESA FRA REGIONE E ATENEI L?APPELLO DELL?ORDINE DEI MEDICI: ®SUBITO IL PIANO SANITARIO REGIONALE¯ IN SARDEGNA E TRIVENETO LA BATTAGLIA AL BATTERIO CHE PROVOCA LA MENINGITE IL FARMACO GENERICO NON DECOLLA AMMALATI DI IPERTENSIONE DA CAMICE BIANCO TUMORI, ACCELERATORI LASER PER LA DIAGNOSI PRECOCE INTERVENTO CON IL LASER ANCHE PER I PRESBITI INDIVIDUATI I GENI DELL'AUTISMO, ORA SI CERCA LA CURA MESSO A PUNTO IN GRAN BRETAGNA UN VACCINO PER L'ARTRITE MASTURBAZIONE CONTRO IL CANCRO ALLA PROSTATA POLIO SCONFITTA MEDICI: VACCINO ANCORA UTILE SI ALLUNGA LA VITA DELLE TRASFUSIONI NUOVA SFIDA PER CURARE IL FEGATO SARS, PRONTO IL TEST ITALIANO PER LA DIAGNOSI "L'AGOPUNTURA E? UNA SCIENZA RISERVATA AI MEDICI" LA TOSSICITA? DEI METALLI BIOTECNOLOGIE PER COMBATTERE L?AIDS EPATITE C, UNO SU 4 RESTA ASINTOMATICO ================================================================== _________________________________________________________ Il Sole24Ore 12 Sett. 03 UNIVERSITA? ITALIANA CENERENTOLA DELLA UE Indagine dell'associazione Treellle - Risorse scarse Indagine dell'associazione Treellle - Risorse scarse Universita? italiana cenerentola della Ue ROMA a L'universita? italiana e? ancora lontana dai parametri europei. Risorse scarse, un esercito di fuori corso, un elevato tasso di abbandono e 1'insuffic¡ente raccordo con il mondo produttivo ci mettono agli ultimi posti tra i paesi Ue. E ancora: le attivita? di valutazione sono deboli, i docenti sono troppo vecchi, le risorse per il diritto allo studio sono limita te e manca un'offerta strutturata di corsi professionalizzanti, quelli che dovrebbero permettere un rapido inserimento nel mondo del lavoro. Questi temi sono stati discussi ieri a Roma alla presentazione del quaderno ®Universita? italiana, universita? europea¯, realizzato da Treelle, l'associazione no profit per il miglioramento continuo della qualita? dell'educazione guidata da Umberto Agnelli (presidente) e da Attilio Oliva (presidente esecutivo). L'associazione si avvale della collaborazione di un forum di esperti presieduto da Thomas Alexander, per dieci anni massimo responsabile dell'Ocse per l'educazione e la sanita?. Secondo i dati Treellle, in Italia il livello di spesa per l'istruzione terziaria e? fermo allo 0,8% del Pil, contro una media Ue dell' 1,2 per cento. Anche gli investimenti in ricerca sono insufficienti (0,25% del Pil a fronte di una media Ue dello 0,48), cosi? come il tasso di successo negli studi, cioe? la percentuale dei laureati sugli immatricolati, che non supera quota 42, contro il 67% degli altri Paesi. Rimane bassa anche la quota di studenti che riescono a conseguire un dottorato di ricerca (0,4% contro l'1,2% della media Ue). I giovani italiani, poi, conseguono la laurea mediamente con 7-8 anni di ritardo rispetto ai colleghi europei. Il tasso di abbandono e? del 60%, mentre gli studenti fuori corso rappresentano oltre il 40% del totale degli iscritti. In un quadro cosi? complesso, Treellle ha individuato quattro nodi strategici da affrontare con priorita?: il ruolo del ministero, la governance di ateneo, le risorse finanziarie, il rapporto tra universita? e scuola. ®Serve un ministero - ha detto Oliva - che fissi gli obiettivi strategici e governi a distanza¯, con l'ausilio di un'agenzia nazionale di valutazione indipendente. Il rettore deve avere poteri ordinari e straordinari e il consiglio di ateneo deve contare 11-15 membri, esterni e interni. Per aumentare le risorse, poi, Treellle propone di aumentare i contributi degli studenti, finanziandoli con prestiti a lungo termine e a tasso agevolato. ®Certamente servono piu? risorse, ma - ha detto il ministro Letizia Moratti - perche? siano efficaci debbono essere assegnate agli atenei che mostrano di meritarle. Dal 2005 in poi i fondi saranno ripartiti in base ai risultati¯. ®Cio? che conta davvero - ha detto Umberto Agnelli - e? il modo in cui la riforma viene attuata dalle universita? e dalla classe dirigente italiana. Puo? essere giocata al ribasso, ritagliando i programmi e facendo stare in tre anni quello che stava in quattro, oppure al rialzo, perseguendo la strada dell'innovazione didattica e formativa¯. Agnelli ha poi sottolineato l'esigenza di potenziare la formazione professionalizzante non universitaria: ®Negli altri paesi Ue la quota di allievi che frequenta questi corsi oscilla tra i140 e il 60%, una differenza abissale con il nostro 0,9 per cento¯. ALESSIA TRIPODI _____________________________________________________________ Il Messaggero 12 Sett. 03 "RISORSE PER GLI ATENEI MERITEVOLI" ROMA - Abbiamo pochi laureati (12 in eta? compresa tra i 25 e i 34 anni, mentre nella stessa fascia di eta? la media dei paesi Ue e? di 17), abbiamo troppi "fuori corso" (il 40 per cento del totale degli iscritti) e tassi di abbandono da brivido (quasi il 60 per cento). Per correre ai ripari, l'Italia tenta la carta del "merito" per rendere piu? produttivi i suoi atenei. Se l'universita? italiana, nel suo complesso, e? proiettata verso l'Europa e? anche vero che per molti aspetti arranca. "Servono finanziamenti, ma perche? siano efficaci devono essere legati ai risultati". Insiste molto su questo aspetto il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, e lo ha fatto anche ieri in occasione della presentazione del Quaderno dell'associazione "Treellle" dedicato proprio a questi temi. "Le risorse pubbliche - ha detto il ministro - vanno assegnate agli atenei che mostrano di meritarle". I parametri per fare la lista dei buoni e dei cattivi ci sono: la percentuale di abbandoni dopo il primo anno di iscrizione, di immatricolati che non abbiano ottenuto un'adeguata percentuale di crediti, di laureati al limite della durata del corso, di occupati a un anno dal conseguimento del titolo e cosi? via. Il ministero gia? si e? mosso in questa direzione e dall'anno accademico 2005-2006 si terra? conto dei risultati per ripartire i soldi. Quello dei finanziamenti e? uno dei nodi cruciali individuati anche da "Treellle", l'associazione presieduta dal presidente della Fiat, Umberto Agnelli, che suggerisce di diversificare le fonti per far recuperare all'Italia il gap che la divide dall'Europa: la penisola investe per l'istruzione terziaria solo lo 0,8% del Pil rispetto a una media europea dell'1,2%. E allora piu? soldi dal Governo si?, ma anche dalle regioni, dai privati (prevedendo agevolazioni fiscali per le donazioni) e spingendo i singoli atenei a gestire meglio quel che anno e ad aprire una vera e propria caccia alle diseconomie. E si ritorna al merito. "Va introdotto un sistema di valutazione - ha osservato Attilio Oliva, vicepresidente esecutivo dell'associazione - Sul fronte dei costi incide davvero poco, e? soprattutto una scelta politica". Dunque, i fondi verranno dati sulla base dei risultati ottenuti. "Oggi - ha detto la Moratti - abbiamo tassi di abbandono troppo elevati e tempi di permanenza troppo lunghi. Occorrono incentivi". A. Ser. _____________________________________________________________ L?Unione Sarda 11 Sett. 03 LAUREE BREVI, UN PASTICCIO E LA SANITA? PERDE PEZZI I rettori Mistretta e Maida lanciano l?allarme per la mancanza della legge e dei fondi Infermieri e tecnici: le facolta? di Cagliari e Sassari bloccano quindici corsi triennali destinati a oltre trecento operatori Il pasticciaccio brutto delle lauree triennali nelle professioni sanitarie rischia di lasciare ben 348 studenti a spasso e persino di mettere a repentaglio l?efficienza della sanita? in Sardegna. Se non decollano i quindici corsi delle facolta? di medicina di Cagliari e Sassari, ospedali e centri sanitari si ritroveranno nel giro di pochi anni senza quel personale laureato richiesto dalle leggi italiane ed europee. ®Al momento tutto e? fermo- spiegano i due rettori Pasquale Mistretta e Alessandro Maida, uniti contro i ritardi della Giunta e del Consiglio regionale- perche? non e? stato approvato nell?aula di via Roma il protocollo d?intesa fra la Regione e i due Atenei che da? vita alle aziende miste universitarie¯. Stop, dunque, alla formazione che dal 1992 la legge assegna ormai all?universita?, con specifiche lauree triennali per infermieri professionali, ostetriche, tecnici di radiologia e di laboratori, ortottisti (tecnici inoculistica), logopedisti, fisioterapisti, igienisti dentali e via elencando. Si era cominciato con i diplomi universitari, da quattro anni si e? passati alle lauree vere e proprie. Sino a oggi Cagliari e Sassari hanno accolto le richieste del sistema sanitario, ma in queste settimane di tarda estate i due atenei hanno gettato la spugna. ®L?assenza del protocollo d?intesa-spiega Giulio Rosati, direttore della Clinica neurologica e preside di Medicina dell?Universita? di Sassari - fa si? che le due facolta? sarde non rispondano se non a fatica ai criteri minimi di accreditamento dei corsi di studio decisi dal Nucleo di valutazione universitario¯. In parole piu? semplici, nel clima di competizione ormai diffuso anche negli atenei, c?e? il rischio che i corsi in Sardegna siano ritenuti di serie B, e in prospettiva c?e? il pericolo che gli infermieri e i tecnici formati a Cagliari e Sassari non trovino posto di lavoro fuori dall?Isola. L?Unione europea ha dato direttive rigide, lo Stato italiano pure, al punto che nel maggio del 2001 sono state pubblicate nella Gazzetta ufficiale precise linee guida concernenti i protocolli d?intesa fra regioni e universita? per lo svolgimento delle attivita? assistenziali. Ma la Sardegna resta l?unica a non avere aziende di serie A, l?unica ad avere le facolta? di medicina convenzionate con le Usl e non protagoniste di aziende ospedaliere vere e proprie. ®Al danno si aggiunge la beffa- insiste il professor Rosati - per quanto riguarda il versante economico. Sino al 1992 le regioni organizzavano e pagavano la formazione del personale negli ospedali. Da allora il compito e? passato alle Universita?, ma i denari no. In media ogni corso costa 150mila euro. Se si pensa che in dieci anni abbiamo tenuto 80 corsi, dovremmo ricevere 12 milioni di euro. Sarebbero necessari per attrezzare le aule, dotarsi di computer e materiali didattici. E invece non abbiamo i denari necessari per comprare i camici¯. Da qui la decisione di gettare la spugna. Una decisione che vede Cagliari e Sassari unite al di la? dei soliti localismi. ® Siamo in totale sintonia-spiega Gavino Faa, anatomo patologo, preside della facolta? di Medicina di Cagliari- uniti contro un ritardo che penalizza la Sardegna. Si perdono posti di lavoro sicuri, e si rischia di mettere in crisi l?assistenza per mancanza di personale specializzato. Per di piu?, se finalmente non rispettiamo le norme nazionali ed europee, che prevedono criteri minimi obbligatori per i corsi di laurea, rischiamo di formare tecnici che non potranno lavorare fuori dall?Isola. E? un dramma per la sanita?, assai sgradevole se si pensa che siamo pronti a partire d?intesa anche con le aziende ospedaliere. Qui a Cagliari c?e? un accordo perfetto¯. Non altrettanto si puo? dire a Sassari, dove qualche esponente politico cavalca le resistenze degli ospedalieri. Il professor Rosati non si diffonde, ma, curiosamente, l?ipotesi di protocollo passato nella commissione sanita? del Consiglio regionale prevede un?azienda mista fra la facolta? di Sassari e l?ospedale di Alghero. Forse e? questo uno dei nodi da sciogliere in una realta? dove pure il rapporto di collaborazione fra cliniche e ospedalieri e? storicamente eccellente. Giancarlo Ghirra _____________________________________________________________ L?Unione Sarda 14 Sett. 03 MEDICINA, SALTANO LE LAUREE TRIENNALI: PER LA CGIL E? COLPA DELLA GIUNTA E? colpa delle omissioni della Regione se non si riesce a far partire i corsi di laurea triennali per professioni sanitarie. La denuncia arriva dalla Cgil e dal sindacato dei lavoratori dell?Universita? di Cagliari, che in una nota sottolineano le conseguenze negative, per gli studenti ma anche per i lavoratori della sanita?, della mancata costituzione dell?azienda mista ospedaliero- universitaria. Tale costituzione, si legge in un comunicato firmato da Antonio Piludu e Stefano Seu, e? prevista da un decreto legislativo del 1999, che disciplina i rapporti tra Servizio sanitario nazionale e universita?. E al di la? di cio? che dice la legge, la creazione dell?azienda mista ®e? indispensabile perche? si possa entrare nella fase di programmazione concertata degli obiettivi e delle risorse in funzione delle attivita? assistenziali e delle attivita? didattiche e di ricerca della facolta? di Medicina e chirurgia¯. Gia? altre volte Cgil e sindacato dei lavoratori dell?Universita? avevano rivolto in tal senso un appello alla Regione, che pero? ®e? caduto nel vuoto a causa della disastrosa crisi politica della Regione sarda e della colpevole disattenzione dell?assessorato regionale alla Sanita? rispetto a questi problemi¯. Ma, prosegue la nota, appare ®inaccettabile che ai giovani sardi sia preclusa la possibilita? di accedere a corsi di laurea per infermieri professionali, ostetriche, terapisti della riabilitazione, tecnici di laboratorio e di radiologia, igienisti dentali, negando loro opportunita? che vengono invece riconosciute ai giovani del resto del paese¯. Ma ®c?e? ancora modo di ovviare, firmando immediatamente i necessari protocolli e la convenzione in modo da poter costituire l?azienda mista¯. _____________________________________________________________ Corriere della Sera 12 Sett. 03 PIU? DI OTTO MILIARDI PER FAR DECOLLARE LA RIFORMA DELLA SCUOLA ®Atenei, incentivi solo a quelli con piu? laureati e occupazione¯ Dal settembre 2004 avviabili i piani per il maestro prevalente e per i nuovi orari Il ministro Moratti ottiene i fondi dall' anno prossimo al 2008 Benedetti Giulio ROMA - Otto miliardi e 320 milioni di euro in cinque anni, dal 2004 al 2008. Il governo questa mattina dara? il segnale di luce verde al piano finanziario della riforma scolastica e al primo dei decreti di attuazione del progetto Moratti, quello relativo al primo ciclo di istruzione: infanzia (ex materna), primaria (ex elementare) e medie. La riforma della scuola dunque si rimette in moto, dopo una sosta forzata di tre mesi. Nonostante i tempi di vacche magre. E' un segnale forte, soprattutto per le scuole, dove l' incertezza sulle sorti della legge delega aveva bloccato le attivita? di formazione e aggiornamento dei docenti in vista delle novita? che saranno introdotte solo parzialmente a partire da quest' anno e in modo organico dal 2004-2005. Sara? lo stesso Berlusconi a sottolineare l' importanza di questo passaggio, partecipando alla conferenza stampa insieme al ministri dell' Istruzione e dell' Economia, subito dopo la riunione del governo. E' stato lo stesso premier l' artefice dell' intesa tra Letizia Moratti e Giulio Tremonti, che chiude un braccio di ferro durato mesi, non senza screzi. Ieri mattina il ministro Moratti ha avuto un ultimo e decisivo incontro con Berlusconi a palazzo Grazioli, da dove e? partita la telefonata decisiva per il ministro dell' Economia. Da una parte i dubbi di Tremonti sui costi effettivi della riforma, in tempi difficili per le finanze dello stato. Dall' altro la determinazione della Moratti nel sostenere l' attendibilita? del proprio piano finanziario. Alla fine, quando ormai erano in molti a dubitare delle sorti di una riforma della scuola ®globale¯, sono arrivati i sospirati 8320 milioni di euro. Il piano, secondo fonti non ufficiali, non indichera? l' importo degli stanziamenti anno per anno. Una soluzione che dovrebbe consentire al ministro Tremonti una certa elasticita? nell' erogazione dei fondi. Il decreto fara? sentire i suoi effetti concreti - in particolare il maestro prevalente nelle elementari e la riorganizzazione degli orari - soltanto dal prossimo anno scolastico. In quello che sta iniziando sono previste solo alcune anticipazioni, come l' introduzione generalizzata dell' inglese e dell' informatica nelle prime due classi della primaria. Al ministero dell' Istruzione intanto stanno mettendo a punto anche altri decreti. Sono gia? in fase avanzata quelli riguardanti la formazione professionale, la valutazione del sistema scolastico e la formazione universitaria dei docenti. E per quanto riguarda gli atenei, la Moratti ha ribadito la sua strategia che lega sovvenzioni a ®produttivita?¯: ®Gli incentivi andranno solo a quelle universita? che saranno in grado di raggiungere dei risultati: piu? laureati in tempi brevi e con maggiori possibilita? di occupazione¯. Giulio Benedetti LA RIFORMA IL PIANO PIANO FINANZIARIO Il decreto Il governo stamattina dara? il via libera al piano finanziario della riforma scolastica e al primo dei decreti di attuazione del progetto Moratti, quello relativo al primo ciclo di istruzione: infanzia (ex materna), primaria (ex elementare) e medie. Saranno stanziati ottomilatrecentoventi milioni di euro in cinque anni LE MATERIE Inglese Parte l' insegnamento generalizzato dell' inglese e dell' informatica in prima e seconda elementare. Nelle scuole dove manca il personale specializzato, pero?, sono previste attivita? formative dei docenti fino a dicembre ELEMENTARI L' iscrizione Potranno iscriversi alla prima elementare anche i bambini che compiranno sei anni entro il 30 aprile dell' anno successivo I CICLI Le scuole Il primo ciclo dura 8 anni (5 elementari e 3 secondari). Al secondo ciclo si accede con l' esame di Stato. Ci saranno 8 licei (5 anni divisi in due bienni piu? un quinto anno) e le scuole professionali (4 anni piu? uno facoltativo) _________________________________________________________ Il Manifesto 11 Sett. 03 AL MICROSCOPIO CON LA BIBBIA IN MANO Le pressioni dei circoli culturali neoconservatori e della Casa Bianca per normalizzare la ricerca scientifica Sanita? e ambiente Ricatti e politica dei finanziamenti per avere camici bianchi fedeli alla linea. Quella decisa dall'amministrazione Bush MATTEO BARTOCCI Secondo un documentato rapporto della minoranza democratica al Congresso, l'amministrazione repubblicana di Bush jr. sta intervenendo pesantemente nei risultati della ricerca scientifica Usa, manipolandola e distorcendola ai fini della propria politica conservatrice. Lo denuncia una lunga relazione del Government Reform Committee, la principale commissione investigativa parlamentare che ha il compito di controllare l'operato delle agenzie federali e il loro budget. II capogruppo democratico, il californiano Henry A. Waxman, ha curato il rapporto che denuncia le interferenze sulla scienza, intitolato Politics and Science in the Bush Administration.Il documento rende nota un'inchiesta sulle nomine e il comporta mento del governo Bush rispetto alla ricerca scientifica. I risultati sono a dir poco imbarazzanti. Se e? normale nella politica americana e non solo, basti pensare alle recenti nomine ai vertici del nostro Consiglio nazionale delle ricerche sostituire i dirigenti degli enti scientifici e influire sui loro orientamenti, la maggioranza repubblicana si legge nel rapporto ®e? andata ben oltre tutto questo¯. L'interferenza politica sulla scienza ha dato luogo ad ®affermazioni equivoche del presidente, risposte inadeguate al congresso, siti Web e informazioni alterate, rapporti delle varie agenzie federali soppressi, comunicazioni alla comunita? internazionale errate¯, giu? giu? ®fino all'intimidazione degli scienziati refrattari¯ a piegarsi alla nuova politica del conservatorismo compassionevole o alla lotta mondiale al terrorismo in versione Bush.Ma l'aspetto forse piu? importante sottolineato nel rapporto, che va ben al di la? della lotta ideologicopolitica, e? il fatto che le varie distorsioni scientifiche hanno tutte un aspetto comune: ®chi ne beneficia sono sempre supporter importanti del presidente, inclusi importanti gruppi industriali conservatori¯.La relazione (disponibile su www.politicsandscience.org) affronta piu? di venti temi scientifici influenzati dal comportamento del governo: dall'astinenza sessualecome panacea per malattie come l'Hiv al riscaldamento globale, che non sarebbe influenzato dal comportamento dell'uomo; dall'errata proclamazione di efficienza del programma missilistico ®scudo stellare¯ alla politica di protezione delle aree naturali; dai criteri per l'acqua potabile alle norme sulla salute nei luoghi di lavoro. A sostegno delle loro accuse, i democratici elencano puntigliosamente una lunga serie di fatti, ordinandoli secondo tre grandi capitoli: manipolazione dei comitati scientifici consultivi, distorsione e soppressione dell'informazione scientifica, interferenza con la ricerca e l'analisi scientifica.Le pressioni politiche sono tanto piu? gravi perche? gli enti messi sotto scacco da Bush sono dei giganti in grado di determinare l'agenda globale su molti temi. Per citare i piu? noti: la Food and Drug Administration (Fda), che si occupa della sicurezza alimentare e dell'approvazione dei nuovi farmaci, 1'Environment Protection Agency (Epa), l'agenzia federale per la tutela dell'ambiente, i Centers for Diesease Control (Cdc), laboratori specializzati per le malattie infettive, saliti all'onore delle cronache per la pandemia di Sars, i National Institutes of Health, l'istituto superiore di sanita? americano. Tutti enti dotati di finanziamenti immensi, almeno per gli standard europei e di un prestigio scientifico riconosciuto in tutto il mondo.Secondo le norme americane, il presidente ha il potere di incaricare le agenzie federali di occuparsi di determinati temi e puo? determinarne, in una misura ampia, l'agenda. L'unico ostacolo, decisivo, sono le decisioni e il relativo budget approvati dal Congresso. Ma in questo caso l'amministrazione si e? spinta ai limiti dei propri poteri. Per esempio, nelle domande con le quali si richiedono i finanziamenti (grant) del Nih e del Department of Health and Human Services, il ministero della sanita? americano, gli scienziati sono stati fortemente sconsigliati dall'usare parole come ®transessuale¯, ®scambio di aghi¯, ®aborto¯, ®efficacia del condom¯, ®uomini che fanno sesso con altri uomini¯, ®lavoratrici sessuali¯, pena uno scrutinio ben piu? severo delle loro richieste di fondi. In aggiunta, il ministero gia? nello scorso marzo lancio?, una campagna di ispezioni, qualificate come indagini amministrative, nei laboratori pubblici che si occupano di ricerca sulle abitudini sessuali degli adolescenti, malattie infettive collegate al sesso, ricerche epidemiologiche di vario genere, politica del welfare sulle ragazze madri e cosi? via. Un'ondata neoconservatrice si e? insomma abbattuta anche sulla comunita? scientifica, tanto che le maggiori riviste del settore come Science, The Lancet e Nature hanno presentato con duri editoriali le proprie perplessita? e critiche al comportamento del governo Bush. La storia dei rapporti tra scienza e politica racconta da sempre la faticosa relazione tra due poteri e saperi che in piu? di un occasione si sono trovati in conflitto. E che tuttavia per funzionare correttamente hanno bisogno l'uno del sostegno dell'altro. Che le forze politiche e sociali condizionino la ricerca e la indirizzino secondo loro fini e? ormai un fatto storicamente ed epistemologicamente acquisito. Si pensi al processo contro Galileo o alla ricerca scientifica nell'Unione Sovietica e sotto il nazismo hitleriano. Diverso sarebbe il caso della scienza nelle democrazie. Ma forse non tanto, visti i risultati del rapporto e il recente bando alla ricerca sulle cellule staminali embrionali proclamato proprio dall'amministrazione Bush. Quel che e? certo e? che lo spazio pubblico aperto offerto storicamente dalle democrazie e? vitale per la crescita di una scienza e di una politica responsabili verso la cittadinanza, sempre piu? bisognosa di risultati scientifici trasparenti e comprensibili, in base ai quali operare le proprie scelte politiche, culturali o, piu? banalmente, indirizzare il consumo di determinati alimenti o beni commerciali. _________________________________________________________ Il Sole24Ore 14 Sett. 03 Tre fraintendimenti ricorrenti su campiti e portata della bioetica LA MORALE DELLA SCIENZA Di EDOARDO BONCINELLI Nel porre l'accento sul contrasto che esisterebbe oggi fra Scienza ed Etica si commettono almeno tre errori. In primo luogo si parla di scienza, mentre i punti in discussione riguardano esclusivamente alcune sue applicazioni pratiche, per lo piu? sviluppi clinici e sanitari della biologia e della medicina. La scienza e? un'impresa collettiva volta all'acquisizione e all'accumulazione delle conoscenze. Alcune di queste non hanno un'applicazione immediata, mentre altre si prestano meglio a essere applicate. Anche per quelle che si prestano a un'applicazione occorre, pero?, attendere anni perche? giungano a uno stadio appropriato. Mentre la scienza dovrebbe essere lasciata piu? libera possibile, le sue realizzazioni pratiche debbono essere discusse e regolamentate, come ogni altra azione sociale, per essere applicate prima con circospezione e a pochi casi selezionati e successivamente a tutti, magari gratuitamente. II fatto e? che alcuni che non riescono, a che ritengono di non riuscire, a imporre il loro punto di vista sulla regolamentazione di alcune applicazioni, pensano bene di bloccare alla radice la scienza, che ha generato tali applicazioni che potrebbe generarne altre. Non e? detto pero? che bloccare la scienza non finirebbe per avere effetti imprevisti e paradossali, radicalizzando ad esempio le varie posizioni ed elevando la conflittualita?. Non e? necessario riandare con la mente a tempi troppo remoti per rendersi conto di che cosa puo? succedere in una societa? priva di uno spirito scientifico nella quale lo spirito scientifico sia allo stato embrionale. In secondo luogo il contrasto non e? fra la scienza, o le sue applicazioni, e l'etica, ma fra etiche diverse o, per meglio dire, tra portatori di concezioni etiche diverse, ciascuno dei quali si ritiene depositario dell'Etica. Se l'etica fosse una sola non ci sarebbe alcun problema: si farebbe duello che dice. Esistono invece molte visioni portate da individui e gruppi diversi. Consideriamo ad esempio l'uso delle cellule staminali umane prelevate da embrioni. Alcuni ritengono che le cellule prelevate da embrioni in un certo stadio possano essere utilizzate per realizzare strumenti finalizzati ad alleviare le sofferenze di individui adulti o di bambini. Altri ritengono che l'embrione sia fin dall'inizio una persona e che quindi noti sia lecito danneggiarlo in alcun nodo, neppure se questo ha una finalita? terapeutica. I sostenitori di ciascuna delle due posizioni, e di molte altre, si affrontano apertamente adducendo una varieta? di argomentazioni, alcune delle quali tirano in ballo conoscenze scientifiche. Ma che cosa puo? dire la scienza su questo argomento? Niente. Tutto quello che ha fatto e? stato mettere n campo una nuova opportunita? terapeutica. Quello che puo? fare in Futuro e? perfezionarla oppure provarne una completamente diversa. In terzo luogo si parla di etica, ma in alcuni casi si tratta invece della posizione assunta da una particolare confessione religiosa, e questo nonostante che sia noto che su alcuni temi c'e? una grande disparita? di posizioni, non solo fra le diverse religioni, ma anche all'interno di queste, ad esempio all'interno del Cristianesimo. Non c'e? niente di male nel fatto che esista una posizione ufficiale della Chiesa cattolica su questa o quella problematica, ma non e? corretto identificare questa posizione con l'etica tout-court. Che dire quindi del tema in discussione? La scienza possiede una sua etica interna, fatta di lealta? e di apertura al controllo. A questa si aggiungono specifiche norme che di tanto in tanto la societa? le impone, come ad esempio quella del rispetto per la sensibilita? degli animali da laboratorio, che negli ultimi venti anni ha trasformato radicalmente gli istituti di biologia di tutto il mondo. Altre norme le verranno sicuramente in futuro da una societa? che prende coscienza di sempre nuove esigenze. Non credo che la scienza abbia bisogno di limitazioni addizionali, mentre per quanto concerne le sue applicazioni e? giusto che vengano discusse e regolamentate, possibilmente da normative che abbiano una validita? planetaria. _________________________________________________________ Il Sole24Ore 14 Sett. 03 UN COMITATO TRA RICERCA E SOCIETA? di FRANCESCO D'AGOSTINO * I "progetto" che caratterizza la scienza, nel senso moderno del termine, e? espresso in modo mirabile nell'epitaffio che si puo? leggere sulla tomba di David Hilbert a Gbttingcn: ®Dobbiamo sapere, Sapremo!¯. Dilatare l'ambito del sapere descrive la scienza per come essa vuote essere descritta: come una forma suprema di sapere, dal carattere pubblico, autonomo, accessibile solo da parte di appositi "esperti" (formati, qualificati e cooptati come tali dalla scienza stessa), non comunicabile se non in forme divulgative ai non addetti ai lavori e sindacabile quindi solo intrinsecamente. Come istituzione "sociale" la scienza moderna ha quindi preteso che il sistema giuridico la autorizzasse a determinare con criteri propri e intrinseci le conoscenze da ritenere a livello sociale oggettivamente valide in ciascuna singola situazione determinata. Il diritto moderno, interagendo con la scienza, ha finito per accettare di pensare se stesso alla stregua di sistema di "norme tecniche", chiamate cioe? a recepire "passivamente" e in modo quindi giuridica niente "acritico" conoscenze accertate al di fuori del suo ambito di riferimento. Questo modello sembra ormai scricchiolare da tutte le parti. La crescente e ineludibile esigenza della scienza di ottenere finanziamenti da parte della societa? civile per poter far progredire le sue ricerche ha reso sempre meno plausibile la visione elitaria ed esperta del sapere degli scienziati: chi e? chiamato a due danaro pretendera? prima o poi di controllarne l'uso. Inoltre, il nuovo impatto sociale, in termini di "rischio", di pressoche? tutte le imprese scientifiche di frontiera (caso esemplare quello della genetica) ha aperto inevitabilmente a carico della scienza spazi pubblici c collettivi di discussione un tempo inimmaginabili, che hanno reso sempre meno accettabile la tradizionale "neutralita?" del diritto nei confronti dell'operato degli scienziati. Alla radice di questa situazione non stanno pero? solo dinamiche di tipo "sociologico", ma in misura determinante questioni di tipo "epistemiologico". Senza averne avuto consapevolezza sino in fondo, sono stati gli stessi scienziati a mettere.in crisi l'itntnagine della comunita? scientifica come quella di una "respublica" orgogliosamente sovrana e autoreferenziale, insistendo a sottolineare ®il carattere non neutrale della loro conoscenza¯ o comunque 1"'indecidibilita?" in termini strettamente scientifici di dimensioni "ontologiche" di grande rilievo simbolico e sociale (si pensi al problema dello statuto ontologico dell'embrione umano o a quello dei "diritti" degli animali e dei vegetali a non essere sottoposti a manipolazioni genetiche). La scienza si trova oggi quindi nella necessita? di cercare nuove forme di "accreditamento" da parte della societa? civile. Cerca di farlo, il piu? delle volte, sottolineando ed esaltando i propri successi: ma e?, questa, una via ormai non piu? praticabile, da quando la pubblica opinione, dopo essersi definitivamente convinta che tali successi, per quanto innegabili, sono anche irriducibilmente "ambigui", pretende che gli scienziati rinuncino ad "autoavvalorare` le proprie pratiche e a considerare se stessi come gli unici depositari ufficiali del sapere scientifico, e accettino di coinvolgere sempre piu? i cittadini nelle loro decisioni. Che titolo hanno in questo contesto i "comitati di bioetica", come espressione della societa? civile, per interagire con la scienza? L"'accreditamento" che la bioetica puo? fornire o non fornire alla scienza non concerne l'ordine sociale, di cui si fanno carico, ciascuno a suo modo, diritto e politica. Non puo? essere misurato sulla falsariga dell"'ordine pubblico" custodito dal diritto o su quella della "coesione e della promozione sociale"; affidate alle cure della politica. Concerne piuttosto il "senso umano" dell'impresa scientifica in quanto tale. Che 'e, come si diceva all'inizio, "impresa di conoscenza", ma che non puo? pretendere (anche se molti scienziati ingenuamente continuano a crederlo) di "autolegittimarsi", dato che la distinzione tra conoscenze "dotate di senso" c conoscenze "sprovviste di senso" non puo? essere determinata dalla scienza stessa. La pretesa della bioetica non c quella di orientare il progresso del sapere scientifico, non di indurlo a resistere alla tentazione dell'astrattezza da cui e? costantemente tormentato, per ricondurlo sempre e comunque alla sua qualita? fondamentale di "sapere umano". E? un compito tanto complesso da indurre molti bioeticisti a minimizzarlo, col perverso risultato di ridurre la bioetica a un'insignificante via di mezzo tra una "biopolitica" e una "biogiuridica". Con tutto il rispetto per l'homo juridicus e per l'homo politicus, e per tutte le altre "qualita?" predicabili dell'uomo (Musil ne annoverava almeno nove!), esiste pur sempre ed e? lo stesso Musil che ce lo insegna una dimensione ulteriore; quella che impedisce di prendere sul serio tutte le qualita? che caratterizzano il soggetto. Questo forse e? la "qualita?` della bioetica e per questo e? necessario "sempre piu?" bioetica: per cercare di stringere quell'uomo "integrale" che ne? diritto, ne? politica, ne? scienza riusciranno mai a descrivere compiutamente, ma di cui diritto e politica e scienza hanno bisogno per dare "senso" ai loro postulati e alle loro indagini.* Presidente del Comitato nazionale per la bioetica _________________________________________________________ Il Sole24Ore 14 Sett. 03 L'ECCESSO DI PRECAUZIONI UCCIDE LA VOGLIA DI SAPERE GILBERTO CORBILLINI La tesi che la bioetica sia nata per proteggere l?umanita? dalla scienza e dall'utilizzazione delle tecnologie viene esplicitamente sostenuta dai principali esponenti della bioetica cattolica italiana. All'idea della bioetica come "disciplina difensiva" si collega l'inappellabile giudizio che una bioetica "promozionale" non sarebbe altro che il subdolo e ingannevole tentativo di cercare di travalicare, i limiti naturali della morale. Anche negli ambienti laici, in particolare tra verdi e no global, vengono regolarmente pronunciate parole di pesante condanna morale contro scienza e tecnologia, mascherando una storica idiosincrasia per la razionalita? scientifica nella forma di un improbabile e non meno irrazionale principio precauzionale. Se la bioetica ha svolto una qualche funzione difensiva, cio? e? avvenuto non rispetto ai rischi di abusi sperimentali o di tecnologie, ma rispetto al tentativo nei decenni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, di riconsiderare i valori trasmessi culturalmente alla luce delle nuove conoscenze scientifiche, le quali confutavano definitivamente molte credenze filosofico-religiose e prefiguravano nodi meno dannosi di risolvere i conflitti umani. Non a caso l'affermarsi della bioetica ha coinciso con il progressivo ritirarsi degli scienziati dal tentativo di promuovere un confronto culturale che andasse al di la? del problema di come controllare lo sviluppo della scienza e della tecnologia Fino al punto che ora sono gli scienziati a doversi difendere dalle accuse di minare dei valori morali intesi in una chiave dei tutto astorica. Seguendo percorsi politico-culturali a seconda dei diversi contesti nazionali, la riflessione bioetica e? diventata una pratica per professionisti dell'etica, del diritto o della politica, e ha avuto come conseguenza principale quella di blindare culturalmente gli approcci umanistici al discorso bioetico sulla base dell'assunto che le scienze umane avrebbero per definizione un accesso privilegiato ai valori etici e alle forme dei ragionamento morale. Una delle conseguenze e? che negli ultimi trent'anni la riflessione bioetica ha contribuito ad alimentare la crisi di fiducia nella scienza e negli scienziati. In altre parole ha enfatizzato i rischi di abusi o danni che le ricadute tecnologiche della ricerca scientifica potrebbero produrre, oscurandone sistematicamente i benefici attuali e potenziali. Nei Paesi con una forte tradizione scientifica e una comunita? di scienziati politicamente influente sono stati trovati dei punti di equilibrio interessanti. Recenti studi sociologici sostengono addirittura che l'istitutalizzazione professionalizzazione della bioetica ha contribuito in alcune situazioni a proteggere la scienza dal ricorso a leggi e regolamentazioni emanate sull'onda di risposte emotive, che potrebbero condizionare la liberta? di ricerca e il progresso scientifico e tecnologico. In questo senso, la bioetica ha probabilmente funzionato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. E fino a qualche anno fa anche in Italia. II diffuso fenomeno di moralizzazione delle biotecnologie, per esempio, sarebbe servito positivamente a categorizzare le paure diffuse nella societa?, prendendo sul serio preoccupazioni spesso frutto di incomprensioni e enfatizzazioni dei rischi e riconducendole progressivamente nel solco di un approccio piu? razionale. La bioetica, comunque, non ha contribuito a gettare un ponte tra scienza e societa?. In Italia, poi, ha sfruttato le debolezze strutturali e lo scarso impatto politico culturale della comunita? scientifica, nonche? si e? alimentata dei pregiudizi antiscientifici diffusi all'interno delle tradizioni culturali cattolica e crocianomarxista, fomentando la paura per la scienza e la diffidenza verso gli scienziati. In questa azione e? stata ed e? ovviamente favorita e assecondata dai incidi improvvisati, indecisi ovvero senza un background conoscitivo e progettuale, che hanno caratterizzato il governo politico della ricerca e dell'istruzione negli ultimi quarant'anni. Il legame, per certi versi piuttosto inquietante, che si e? andato stringendo tra una bioetica antiscientifica e una politica indifferente al peso che la conoscenza scientifica svolge nei processi di sviluppo dell'economia occidentale, sta mettendo a rischio la liberta? di ricerca, produce mostruosita? normative come la legge sulla fecondazione assistita votata dalla Camera dei deputati e connota il pressappochismo moralistico della maggior parte dei documenti dei nostro Comitato nazionale per la bioetica. Atteggiamenti irrazionali diffusi tra verdi, newgloball parte del mondo cattolico _____________________________________________________________ La Stampa 10 Sett. 03 L?ANIMA E? UNA RETE DI NEURONI? SI CERCA LA NOSTRA ®SCATOLA NERA¯ UN CONVEGNO INTERNAZIONALE A PRAGA HA LASCIATO SULLE LORO POSIZIONI SIA I FAUTORI DEL DUALISMO CARTESIANO SIA QUELLI INCLINI ALL?UNITARISMO IL film ®21 grammi¯ a Venezia ha riproposto antiche domande. Esiste l'anima? Se c'e?, dove si trova? Mettendo da parte ogni considerazione filosofica o religiosa, il presupposto per ogni tipo di spiegazione scientifica della coscienza e? che la risposta a domande come queste si trovi scritta nell'anatomia e nella fisiologia del cervello. Oggi esistono tecnologie, come la tomografia a emissione di positroni o la risonanza magnetica funzionale, che forniscono informazioni sull'attivita? delle diverse aree cerebrali in risposta alle varie attivita? mentali compiute dal soggetto in esame: rievocazione di ricordi, calcoli mentali, pensieri, emozioni... Un'altra sorgente di dati sulle basi neuronali dell'attivita? cosciente e? lo studio delle alterazioni della coscienza in risposta alle patologie che colpiscono il cervello (traumi, epilessie, malattie neurodegenerative). La nascita di una vera e propria neurologia della coscienza si deve a un evento fortuito. Nel 1848, in una miniera nella regione del Vermont, nel Nordamerica, in seguito all'esplosione accidentale di una carica di dinamite, una sbarra d'acciaio attraverso? il cranio di un minatore, perforando parte del lobo frontale del suo cervello. Il minatore, che si chiamava Phineas Gage, miracolosamente sopravvisse, e non riporto? conseguenza alcuna del suo del terribile incidente, ad eccezione di un inspiegabile mutamento di carattere. Da operaio onesto e rispettabile, Gage era diventato un soggetto perfido e inaffidabile, quel che si dice un'altra persona. Phineas Gage e? considerato il primo caso di correlazione tra danno cerebrale e alterazione del comportamento sociale. Oltre un secolo piu? tardi, nel 1994 Antonio Damasio, direttore del Dipartimento di Neurologia dello Iowa Medical Center, riesumo? lo scheletro di Gage e ricostrui? al computer l'esatta traiettoria compiuta dalla sbarra d'acciaio attraverso il cranio dello sfortunato minatore. Damasio scopri? che le lesioni erano limitate a una ristretta porzione del lobo frontale del cervello, denominata corteccia prefrontale, e pubblico? i risultati dei suoi studi su ®Science¯. A questo articolo segui? un libro, che divenne presto un best-seller tradotto in 17 lingue, dall'esplicito titolo "L'errore di Cartesio". In esso Damasio sferra un pesante attacco al dualismo cartesiano mente-cervello, proponendo di sostituire al comune modo di dire "io ho un cervello", la piu? corretta espressione "io sono un cervello". Francis Crick, il Premio Nobel che quarant?anni fa descrisse la struttura a doppia elica del DNA, ha di recente pubblicato un articolo su ®Nature Neuroscience¯ in cui ribadisce con assoluta convinzione la sua "ipotesi sconvolgente" (gia? espressa nel 1994) circa la natura puramente biologica dell'anima. Per Crick "tutti i nostri stati interiori, gioie e dolori, memorie ed ambizioni, persino la nostra identita? personale e la stessa volonta?, non sono altro che il comportamento di una vasta assemblea di cellule nervose". Naturalmente Crick si presenta alla "battaglia sulla coscienza" con credenziali impressionanti, dopo anni di esperimenti condotti sia sugli animali che sull'uomo. In particolare, egli ha concentrato i suoi studi sulla corteccia visiva e su come diventiamo coscienti di cio? che vediamo. Quindi che i nostri occhi siano "finestre per la nostra anima" non e? per Crick solo un aforisma. Un'altra finestra aperta sul funzionamento del cervello e sulla coscienza e? l'epilessia, malattia della quale erano affetti anche alcuni dei pazienti studiati da Crick. Le crisi epilettiche che insorgono in certe aree cerebrali - ad esempio, i lobi temporali - danno luogo ad alterazioni qualitative dello stato di coscienza, che vanno dagli episodi di de?ja?-vu (sensazione, talvolta presente anche in soggetti sani, di aver gia? vissuto il momento che si sta vivendo) a veri e propri stati sognanti con esperienze mentali complesse. Non di rado queste ultime assumono tratti a sfondo mistico-religioso: basti pensare alle sensazioni estatiche di "perfetta armonia" di Dostoevskij, autobiograficamente descritte nel protagonista del romanzo "L'idiota", il principe Misckin. D'altra parte, e? possibile, mediante stimolazione elettrica di alcune aree cerebrali (come l'amigdala), scatenare in soggetti sani gli stessi sentimenti di allegria o tristezza, paura o rabbia o altri ancora, simili alle crisi dei citati pazienti con epilessia, ad origine nella stessa sede. In luglio a Praga nel convegno internazionale "Verso una scienza della coscienza" un centinaio di neuroscienziati, psicologi, filosofi, fisici ed esperti di intelligenza artificiale hanno presentato i risultati delle proprie ricerche sulla coscienza. Il dibattito e? stato, come sempre in questi casi, molto acceso, ma alla fine ognuno e? rimasto ancorato alle proprie posizioni, spesso "fideistiche". E? difficile dire se sia veramente possibile "registrare" un'esperienza soggettiva, in altre parole fotografare un'emozione, identificare il circuito nervoso di un senso di colpa, localizzare le aree cerebrali del sentimento d'amore. Forse noi non riusciremo mai a "prendere l'anima", ovvero ad estrarre qualcosa di circoscritto - la "scatola nera" - grande contenitore di tutti i misteri del nostro "io". Ma sapere come funziona ci potrebbe aiutare a curarla. [TSCOPY](*)Universita? del Piemonte Orientale, ================================================================== _____________________________________________________________ L?Unione Sarda 12 Sett. 03 DADEA: SERVE UN?INTESA TRA REGIONE E UNIVERSITA? PER LE AZIENDE OSPEDALIERE Le nuove aziende ospedaliere universitarie di Cagliari e Sassari devono trovare una collocazione adeguata nel contesto di una nuova programmazione sanitaria. Lo sostiene Massimo Dadea, responsabile Sanita? dei Ds, sottolineando che ®finalmente le due Universita? hanno rotto gli indugi e denunciato i ritardi inaccettabili che la Regione ha accumulato in materia di rapporti fra Servizio sanitario regionale e Universita?¯. ®Siamo l?unica Regione italiana - ricorda Dadea - a non aver stipulato, cosi? come prevede la legge, il protocollo d?intesa con le Universita? di Cagliari e Sassari, l?unica che non ha costituito le aziende ospedaliero-universitarie, l?unica in cui sono stati bloccati i corsi universitari triennali destinati ad oltre trecento infermieri, ostetriche, tecnici di radiologia e altri operatori sanitari. Ancora una volta - aggiunge - l?assenza di regole nel governo della Sanita? in Sardegna si configura come un?emergenza istituzionale: piano sanitario regionale, piano di razionalizzazione della rete ospedaliera, distretti sanitari, protocollo d?intesa Regione-Universita?¯. _____________________________________________________________ L?Unione Sarda 09 Sett. 03 IGNORATE LE LEGGI CHE DAL 1992 PREVEDONO UN?INTESA FRA REGIONE E ATENEI La Sardegna e? l?ultima e l?unica regione italiana sul fronte dei rapporti fra Regione e Universita?. Non e? sicuramente il superlavoro ad impedire agli ottanta consiglieri regionali di approvare la legge che contiene fra le altre norme il varo del protocollo d?intesa che detta regole (e fornisce i fondi) indispensabili alla formazione dei professionisti della sanita?. La commissione Sanita?, presieduta dall?esponente del Movimento Gianni Locci, e? riuscita a vincere le resistenze e far approvare il provvedimento. Manca pero? il voto decisivo e definitivo del Consiglio. In attesa del pronunciamento dell?Assemblea, a pagare il prezzo dei ritardi (ormai undici anni) sono i sardi: soprattutto chi ha bisogno dell?assistenza. ®Gli effetti negativi della vicenda-spiega il professor Faa, preside di Medicina- si riflettono anche sul Policlinico di Monserrato, che non ha ottenuto l?ovvio riconoscimento di azienda, con tutte le conseguenze a cascata: il suo direttore generale, per fare un esempio, non ha i poteri degli altri manager. Mancano poi i fondi, concessi invece a tutte le aziende. per capire la drammaticita? della situazione bastano poche cifre: il solo Policlinico ha un?esposizione nei confronti della Regione di 18milioni di euro. Si va avanti, sino a quando le modeste risorse lo consentiranno, con anticipazioni dell?Universita?¯. Il risultato e? che i posti letto sono soltanto 2O0, invece di 280, per mancanza di personale. L?assenza dei fondi e di certezze che soltanto lo status di azienda potrebbe garantire fa si? che anche numerosi medici siano assunti ogni tre mesi con contratti a termine. ®Anche in questi giorni l?incubo del licenziamento pende su quaranta ottimi colleghi¯, dice Gavino Faa. E l?elenco delle disfunzioni non si ferma qui. ®Abbiamo a disposizione ben sei sale operatorie perfettamente attrezzate, ma soltanto una e? in funzione per mancanza di personale¯. L?assenza del protocollo d?intesa fra regione e atenei ha insomma effetti assai negativi in una Sardegna maglia nera anche in questo settore, unica regione che regola i rapporti in base a convenzioni vecchie di quindici anni con la Asl. Restano cosi? a casa ben 328 studenti destinati (a partire dai 160 infermieri professionali) a trovare sicuramente lavoro in una Sardegna che soffre una carenza cronica di personale superspecializzato. Tutto cio? per intressi di piccolo cabotaggio. Curiosa, ad esempio, la difficolta? dei rapporti fra l?Universita? di Sassari e l?ospedale intitolato alla Santissima Annunziata, vicinissimo alle cliniche dell?Ateneo. ®Abbiamo tentato l?intesa, ma non ce l?abbiamo fatta-confessa il preside Rosati- e abbiamo stipulato un?intesa con na realta? efficiente come l?ospedale di Alghero¯. Ora tutto e? bloccato, in attesa del voto del Consiglio regionale. Ma intanto anche a Nuoro la vicenda ha i suoi contraccolpi: non partira? il corso di laurea per Assistenti sociali, organizzato dalla facolta? di Scienze politiche di Cagliari in collaborazione con Medicina. _____________________________________________________________ L?Unione Sarda 14 Sett. 03 L?APPELLO DELL?ORDINE DEI MEDICI: ®SUBITO IL PIANO SANITARIO REGIONALE¯ ®Estrema preoccupazione¯ per la mancata soluzione di diversi problemi della sanita? e? stata espressa all?assessore regionale Roberto Capelli dal presidente regionale dell?Ordine dei medici Pierpolo Vargiu. ®In Sardegna - ricorda Vargiu - manca da diciotto anni il piano sanitario regionale, che rappresenta invece l?indispensabile cornice per l?inquadramento di qualsiasi intervento in sanita?. Non e? ancora legge il testo istitutivo dell?Agenzia regionale per la sanita?, gia? approvato dalla commissione, necessario per dotare la Sardegna del supporto tecnico-scientifico di tutte le scelte della politica sanitaria¯. Occorre inoltre risolvere, prosegue il presidente dell?Ordine dei medici, il problema delle Aziende miste, che possono nascere soltanto dal consenso dell?ospedale e dell?universita? e ®possono risolvere importanti problemi della formazione, dell?assistenza e della ricerca. Permane anche il problema della sicurezza e della qualita? del servizio di guardia medica, dolorosamente esploso in tutta la sua evidenza con la tragedia di Solarussa¯. Va affrontata, inoltre, la questione dello scorporo degli ospedali: ®In particolare nella mega Asl di Cagliari, dove Oncologico, Microcitemico e Binaghi chiedono da tempo l?autonomia. Dev?essere potenziata la medicina del territorio, unica via possibile per ridurre l?eccessiva pressione sugli ospedali. Bisogna infine trovare una soluzione al mancato rispetto dei tempi di pagamento delle Asl che suscita malcontento, scadimento del servizio e gonfia la spesa delle Aziende¯. Vargiu assicura che, se l?assessore scegliera? la politica del ®fare¯ e del ®fare bene¯, l?Ordine sara? al suo fianco con tutti i medici sardi. _____________________________________________________________ L?Unione Sarda 11 Sett. 03 IN SARDEGNA E TRIVENETO LA BATTAGLIA AL BATTERIO CHE PROVOCA LA MENINGITE Sardegna e Triveneto sono protagoniste della piu? grande indagine epidemiologica mai effettuata in Italia su un batterio, lo pneumococco, responsabile di infezioni gravissime fra le quali la meningite. E? in queste regioni, infatti, che per la prima volta e? stata condotta una ricerca sistematica sul territorio che ha coinvolto complessivamente circa 27 mila bambini. Ed e? sulla base dei risultati di questa indagine, affiancati da quelli di uno studio analogo tra i pazienti ricoverati in dieci ospedali pediatrici italiani, che e? partito l?appello lanciato ieri a Roma da pediatri e igienisti al ministro della Salute e alle Regioni per estendere la vaccinazione antipneumococco a tutti i bambini entro il primo anno di vita e prima che arrivino freddo e influenza. I dati, infatti, indicano che l?incidenza del temibile batterio tra i bambini sani non mette al riparo l?Italia da possibili rischi. In Sardegna si sono mobilitati nella caccia allo pneumococco 22 medici pediatri di famiglia della Fimp, coordinati dal prof. Alessandro Maida, rettore dell?Universita? di Sassari, gia? preside della terza sezione del Consiglio superiore di Sanita? (quella che si occupa dei vaccini). Sono stati presi in esame 6.500 bambini sotto i 5 anni residenti nel distretto di Sassari dell?Unita? sanitaria locale n.1. Dall?indagine e? emerso che l?incidenza del batterio e? di 47,4 casi ogni centomila persone. Attualmente in Sardegna il vaccino e? gratis solo per i bimbi fino a 5 anni considerati ad alto rischio: e? il caso dei diabetici e dei malati di Aids. ®Si tratta di un?indagine unica in Italia - spiega il prof. Maida - condotta su vasta scala sia in Sardegna che nel Triveneto e con una identica metodologia che ci ha consentito di sovrapporre i risultati e di arrivare a una certezza: l?Italia non e? privilegiata, come si pensava fino a un paio di anni fa, rispetto alla Francia, alla Germania o agli Stati Uniti dove la profilassi diffusa contro lo pneumococco e? una realta?. Finora - precisa il rettore - i dati a disposizione del ministero erano sottostimati. Oggi, grazie a questa indagine, si ha finalmente un quadro reale e completo della situazione italiana. Certo - conclude il prof. Maida - la vaccinazione costa, ma i vantaggi sono enormi: si va da una drastica riduzione dei casi di infezioni gravi all?abbattimento dei costi di degenza per la sanita? pubblica¯. _________________________________________________________ Italia oggi 12 Sett. 03 IL FARMACO GENERICO NON DECOLLA Italia fanalino di coda in Europa nella vendita di medicinali non di, marca: la quota e? solo del 3% Tra le cause, un mercato gi.a? saturo e la norrrnativa sui brevetti Pagina a cura DI DANIELE DE SANCTIS L?ingresso dei farmaci generici sul mercato nel 2001 ha avuto, come effetto, quello di far abbassare i prezzi dei medicinali ®di marca¯. Ma, a fronte di questo effetto, certamente positivo per le tasche degli italiani e delle regioni, quello del generico continua a restare un segmento di mercato quasi di nicchia, rappresentando una fetta pari a circa il 3% del mercato farmaceutico nazionale. Urla piccolissima cosa rispetto ad altri paesi, come la Danimarca, dove invece sei farmaci su dieci venduti sono generici. Le ragioni di questo enorme gap tra Italia ed Europa sono, a detta delle associazioni di categoria, da ricercarsi nella normativa dei brevetti che per troppi anni ha penalizzato l'Italia'. Comunque, secondo quanto spiega a ItaliaOggi Giorgio Siri, presidente di Federfarma, la domanda di farmaci generici da parte dei cittadini sarebbe in aumento: ®Una crescita lenta ma costante¯. Nei primi sei mesi dell'anno e?, infatti, aumentata del 10% circa. Un dato pur sempre distante da quello registrato nei primi sei mesi del 2002, quando la domanda ha fatto un balzo in avanti del 50% circa. Pur crescendo la richiesta di farmaci generici, pero?, in termini di fatturato l'apporto e? nettamente meno consistente. Un fatto dovuto alla prerogativa dei generici che e? proprio quella di avere un prezzo piu? basso rispetto al farmaco copiato. Se I a gennaio del 2002, infatti, il mercato dei generici rappresentava lo 0,83% dell'ir4tero fatturato farmaceutico, a giugno di quest'anno e? arrivato a1f1,67%. Questo vuol dire che in termini di unita?, in sostanza, il mercato e? cresciuto in 18 mesi del 130%, mentre in termini di valore ha di poco superato i 100 punti percentuali. La diminuzione dei prezzi secondo Giorgi, comunque, dovrebbe essere regolata in maniera piu? soddisfacente. Se attualmente, infatti, il ministero della sanita? li rivede ogni due mesi, secondo il presidente di Federfarma sarebbe piu? opportuno fissare i prezzi per un intero anno. Se cosi fosse, infatti, spiega Giorgi, ®non si verrebbero piu? a creare quelle situazioni nelle quali il farmaco non e? teperibile¯. Avolte, infatti, spiega Giorgi, ®le societa? abbassano il prezzo del farmaco per aumentare le vendite del loro prodotto ma poi in realta? non sono in grado di far fronte alla domanda¯.Da parte loro, invece, le imprese farmaceutiche sollevano alcuni dubbi sulla necessita? o meno di creare un mercato che favorisca i generici piuttosto che i farmaci copia o quelli sotto brevetto. ®In un mercato libero¯, spiega Federico Nazzari, presidente di Farmindustria, ®non si capisce perche? chi produce i generici debba godere di una sorta di incentivi. All'estero non esiste nessun tipo di mercato protetto¯. Negli altri paesi europei, tra l'altro, la diffusione dei farmaci generici e? molto piu? elevata rispetto all'Italia. In Danimarca piu? della meta? dei farmaci venduti (i160% del volume totale) appartiene alla categoria dei generici per un valore del 38% del fatturato complessivo. In Gran Bretagna, invece, il rapporto e? al 50% per un valore, pero?, decisamente piu? basso: 22%. Segue poi la Germania con i140% del mercato e i139% del valore complessivo del mercato farmaceutico. Earticolare, infine, la situazione francese dove pur essendo bassa la diffusione dei farmaci generici che non arriva a17% del mercato complessivo, in termini di valori quest'ultimi valgono pero? il 31% del fatturato transalpino.La ragione di questa forte disparita? tra la media dei mercati europei e quello italiano, dove la diffusione dei farmaci generici supera di poco il 3%, secondo Nazzari va ricerca nel fatto che ®da noi i farmaci generici non sono entrati in un mercato vergine come invece e? successo negli altri paesi europei. Il divieto di brevettare i farmaci in vigore in Italia fino a venti anni fa¯, prosegue Nazzari, ®ha dato vita, infatti, nel tempo alla creazione di una moltitudine di farmaci copia¯. Ritoccare oggi la normativa sulla durata dei brevetti, infine, secondo il presidente di Farmindustria, sarebbe deleterio per la ricerca: ®Si rischierebbe una drastica riduzione delle somme investite in ricerca¯. (riproduzione riservata) _________________________________________________________ Il Gazzettino 12 Sett. 03 AMMALATI DI IPERTENSIONE DA CAMICE BIANCO CARDIOLOGIA Molte persone una volta entrate nello studio del medico vengono presi da ansia e paura che alterano le misurazioni Negli Stati Uniti i sanitari hanno iniziato a vestirsi con abiti casual per non mettere in imbarazzo i pazienti In America iniziano ad usare dei camici colorati, specie il personale infermieristico. I chirurghi, quasi tutti oramai, usano un berrettino colorato o a fiori a volte bizzarro. L'abito fa il monaco? Cioe? e? davvero influente sulla nostra emotivita? il vestito o la divisa di qualcuno o l'ambiente in cui si trova? Sembra proprio di si.A volte di fronte ad un medico, ma sarebbe piu? giusto dire di fronte a colui che puo? dirci lo stato della nostra salute, diventiamo tutti un po' piu? piccoli, ansiosi, a volte timorosi o titubanti... ci si sente spogliati del proprio quotidiano habitus, in quel momento siamo "il nostro cuore" "il nostro stomaco" "i nostri polmoni" e non ci interessa nient'altro. Ecco, se poteste misurare la vostra pressione arteriosa in quel momento, valutare la frequenza cardiaca, cosa trovereste secondo voi? E' chiaro che almeno in una grande maggioranza di voi (anzi di noi) i valori pressori sarebbero sopra la norma, la frequenza cardiaca aumentata.Il medico quindi che si apprestasse a misurare la vostra pressione arteriosa in questa situazione "Non ci sono dubbi" decreterebbe " e? alta!"Questa, molto semplicemente, e? la sindrome del camice bianco, gia? proprio "camice bianco" anzi, per essere piu? precisi, si chiama "Ipertensione arteriosa isolata da ambulatorio", gli americani la chiamano White coat Hypertension o Isolated Office Hypertension, insomma una cosa seria a tal punto da giustificare cospicui investimenti e risorse nella ricerca, per comprendere se anche questo tipo di ipertensione puo? costituire davvero un rischio per la nostra salute.La sindrome da camice bianco,nella cardiologia, si traduce in "Ipertensione isolata da camice bianco'; accade cioe? che alcuni pazienti puntualmente durante le visite mediche effettuate presso un ambulatorio ad esempio, del medico di famiglia presentano dei valori pressori spesso solo i valori di pressione massima (chenon deve superare i 140 mmhg), sopra la norma, mentre a casa in situazioni di tranquillita? i valori pressori, sono a detta del paziente (ma cio? e perfettamente credibile) nei limiti di norma.Di fronte a situazioni del genere i medico elabora varie supposizioni al fine di porre una corretta diagnosi e nella logica del proprio pensiero vincolato da dettami pragmatici esamina introspettivamente alcune possibilita?:Primo. Il mio paziente e? emotivamente labile e reagisce emotivamente in modo esagerato ad ogni eventi fuori dalla consuetudine per cui la sua pressione si alzaSecondo. Il camice bianco induce una sorta di maestosa emozione tale da generare nei comuni mortali, un transitorio , ragionevole, aumento di pressione. Terzo. La sua pressione e? sempre alta. Cioe? lui dice che la pressione a casa e? normale,ma il suo apparecchio funziona bene? Dice di usare un manometro utilizzando uno stetoscopio per la valutazione delle pulsazioni, ma ci sente bene? Spesso fautomisurazione della pressione e? fatta da persone anziane con deficit piu? o meno gravi del proprio udito e la misurazione della pressione misurata con il tradizionale metodo che prevede fuso dello stetoscopio richiede un buon udito, un buon stetoscopio ed un buon manometro, altrimenti i valori che siriscontrano possono non esseri reali, sottostimati o sovrastimati. Questo 1'iter logico che scatta nella mente "scientifica" del medico. Fatto cio?, come e? buon costume delle persone in camicie bianco, e? necessario decretare una diagnosi: ipertensione arteriosa da camice bianco oppure no? Cioe?, le cause dell'ipertensione sono riconducibili solo alla presenza del medico o siamo di fronte ad una ipertensione, diciamo, vera?Il migliore metodo per accertare la presenza di una sindrome ipertensiva da camicie bianco e? quello di chiedere al paziente un accurata automisurazione della pressione arteriosa al proprio domicilio. Questo per garantire che la sua pressione, rilevata, in una atmosfera domestica, sia la pressione reale, che non risenta in alcun modo delle circostanze.Uno studio giapponese su oltre 1700 pazienti seguiti per piu? di 6 anni dimostra la maggiore predittivita? di mortalita? dell'automisurazione rispetto allo screening ambulatoriale. Cioe? la corretta automisurazione della pressione arteriosa e? un parametro piu? attendibile ai fini della ricerca, rispetto alla pressione misurata in un normale ambulatorio.Immaginate quindi il valore di questo studio. Cioe?, noi medici impostiamo una terapia antipertensiva, piu? o meno aggressiva, sulla base di valori pressori che troviamo in ambulatorio! Ma non e? detto siano sempre i valori pressori veri!Cosa possiamo fare quindi quando sospettiamo un "ipertensione da camice bianco"?Oltre alla corretta automisurazione (non sempre possibile a causa di scarsa collaborazione del paziente) l'esame strumentale, secondo il mio parere, piu? attendibile e? il monitoraggio continuo per 24 ore della pressione arteriosa.Al paziente viene applicato uno strumento, una specie di piccolo registratore collegato ad un manicotto avvolto attorno al braccio sotto gli abiti, che rileva automaticamente la pressione arteriosa, ad intervalli predefiniti (15 20 30 minuti). Il paziente deve fare la sua normale attivita? e "scordarsi" dello strumento. Questo esame strumentale ci da molte informazioni: tra le quali, in modo attendibile, i suoi reali valori pressori, l'efficacia della terapia, se presente il fisiologico decremento pressorio notturno ...insomma tutta una serie di informazioni utili, anzi indispensabili per comprendere il tipo e a volte la causa di una ipertensione arteriosa. Personalmente, (ma sono supportato da ampia letteratura in merito), ripeto, lo ritengo un esame fondamentale per la diagnosi di ipertensione da "camice bianco". _________________________________________________________ Avvenire 7 Sett. 03 TUMORI, ACCELERATORI LASER PER LA DIAGNOSI PRECOCE di LgoAmaldi Da oggi fino al prossimo luglio, ogni domenica pubblicheremo questa rubrica di Ugo Arnaldi, lo scienziato del Cern di Ginevra che, dopo aver diretto l'esperimento Delphi all'acceleratore Lep, sta ora allestendo un centro di adroterapia per la cura dei tumori mediante l'irraggiamento con protoni.ualche settimana fa un taxi, partito dal Rutherford Appleton laboratory, percorreva velocemente la campagna di Oxford trasportando unpiccolo ma prezioso preparato radioattivo: un campione di fluoro 18 da utilizzare perla localizzazione del tumore di un paziente ricoverato in un ospedale di Manchester. E? questo un evento degno di nota? Dopotutto moltissimi ospedali, anche italiani, utilizzano per le diagnosi Pet il fluoro 18 prodotto con speciali acceleratori di particelle, i ciclotroni. In questo caso pero? il fluoro radioattivo era stato prodotto pochi minuti prima non con ilfascio di protoni di un ciclotrone ma con un intensissimo impulso di luce laser. Il lavoro che descrive questa prima mondiale e? stato inviato dal professor Ledingham dell'universita? di Glasgow e dai suoi collaboratori alla rivista Nature e sara? pubblicato soltanto dopo aver passato il vaglio degli esperti, a cui ogni rivista scientifica seria sottopone gli articoli che giungono da tutte le parti del mondo.La tomografia a emissione di positonr (Positron Emission Tomography in inglese) sfrutta il fenomeno del 1'annichilazione di un positone veloce, emesso dal fluoro 18, con uno dei tantissimi elettroni della materia dalla quale il positone e? rallentato fino a fermarsi. Nell'annichilazione positor,eelettrone, che avviene a uno o due millimetri dal punta di emissione del positone, due fotoni di alta energia (emessi in direzioni opposte) attraversano il corpo del paziente e possono essere rivelati con contatori sviluppati per la ricerca in fisica nucleare e subnucleare.Molte ditte producono oggi tomografi Pet che contengono un grande numero di questi rivelatori localizzati lungo anelli di circaun metro di diametro, al cui centro si trova il lettino con il paziente. Connettendo ciascuna coppia di contatori colpiti con un segmento, mediante un programma di calcolatore e? possibile ricostruire il piccolo volume nel quale sono avvenute le annichilazioni. In questo volume e? localizzato il tessuto tumorale perche? gli atomi di fluoro radioattivo sono stati legati alle molecole di uno zucchero (detto Fdg) che iniettato nel sangue del paziente si fissa sulle cellule malate. Negli ospedali e nei centri di produzione di radiofarmaci il fluoro 18 e? quotidianamente prodotto bombardando un bersaglio di ossigeno con protoni: da circa quindicina di milioni di elettronvolt accelerati da un ciclotrone, che costa 23 milioni di euro e richiede spesse schermature. In cerca di metodi di produzione alternativi, da molti anni il gruppo di ricercatori guidato da Ken I.edingham utilizza il piu? potente laser del mondo, il Vulcan che si trova presso il Rutherford Appleton Laboratory. Gli alimentatori di Vulcan occupano un'intera palazzina e il laser al neodimio da?, soltanto ogni 20 minuti, un imr ulso superintenso di luce, cui potenza e? maggiore di quella di tutte le centrali elettriche italiane funzionanti contemporaneamente. La durata dell'impulso e? pero? brevissima: un milionesimo di milionesimo di secondo. Questo impulso di luce, focalizzato su una faccia di un sottilissimo bersaglio di alluminio, eietta dalla faccia opposta un gran numero di elettroni causando intensissimi campi elettrici che sono in grado di accelerare protoni fino a una cinquantina di milioni di elettronvolt. Sono questi i protoni che, colpendo un bersaglio di ossigeno, hanno prodotto il fluoro 18 trasportato a Manchester in taxi prima che decadesse. Vulcan e? enorme, molto lento e costosissimo, ma una nuova generazione di laser e? gia? in avanzato sviluppo e molti gruppi di ricercatori e diverse industrie di alta tecnologia sono impegnate nella corsa alla produzione di isotopi radioattivi da usare nella diagnosi Pet con attrezzature piu? piccole e meno costose degli attuali ciclotroni. Tra tre o quattro anni sapremo se le promesse scientifiche si saranno trasformate in un prodotto utile alla diagnostica ospedaliera. _________________________________________________________ Il Giorno 12 Sett. 03 TERAPIA OCULISTICA INTERVENTO CON IL LASER ANCHE PER I PRESBITI MILANO - Anche il presbite potra? ricorrere a un intervento di chirurgia per correggere il difetto. Anzi, il miope che finora noti si e? sotto osto all'intervento perche?, essendo anche presbite, non avrebbe comunque eliminato gli occhiali, potra? correggere con un solo intervento, l'uno e l'altro difetto. La novita? e? stata illustrata a Milano da Paolo Vinciguerra, responsabile dell'unita? operativa di Oculistica dell'Istituto Humanitas, al congresso di Oculistica che vede la partecipazione di oltre 600 specialisti italiani e oltre 80 relatori provenienti da altri Pacsi. Per la presbiopia, fino a oggi, non era consigliabile intervenire con il laser perche? la tecnologia a disposizione non permetteva di ottenere risultati di qualita? e duraturi. Vinciguerra ha presentato invece, per la prima volta, una casistica di 200 casi di pazienti miopi e ipermetropi operati nei piu? importanti centri del mondo a cui durante l'intervento di chirurgia refrattiva e? stata corretta anche la presbiopia. _________________________________________________________ Il Sole24Ore 12 Sett. 03 INDIVIDUATI I GENI DELL'AUTISMO, ORA SI CERCA LA CURA Un gruppo di ricercatori dell'Institute of child health di Londra, guidati da David Skuse, ha individuato una serie di geni che potrebbero essere responsabili dell'autismo. La scoperta ha anche permesso di comprendere perche? questa malattia colpisca solo una donna ogni dieci uomini. Si tratta di un risultato che potrebbe aprire nuove prospettive nella cura di questa patologia. _________________________________________________________ Libero 10 Sett. 03 MESSO A PUNTO IN GRAN BRETAGNA UN VACCINO PER L'ARTRITE Dall'Universita? di Bristol Ricercatori dell'Universita? di Bristol hanno sviluppato un nuovo tipo di vaccino per le malattie autoimmuni. II prodotto immunizzante e? stato messo a punto a partire da alcune proteine batteriche. Le malattie autoimmuni sonodelle patologie caratterizzate dal fatto che la causa e? l'organismo stesso, che non riconosce una parte del corpo come propria e di conseguenza cerca di distruggerla; esempi di queste malattie sano il diabete e l'artrite reumatoide. _________________________________________________________ Panorama 11 Sett. 03 MASTURBAZIONE CONTRO IL CANCRO ALLA PROSTATA TUMORI L?IPOTESI SINGOLARE DI STUDOSI AUSTRALIANI Prevenire e anche un piacere La masturbazione potrebbe proteggere dal rischio di cancro alla prostata. Il motivo? Eiaculando si evita l'accumulo di sostanze nocive, Uno studio pubblicato sul British Journal of Urology rivista scientifica accreditata e tutt'altro che licenziosa, potrebbe riabilitare una pratica maschile tanto diffusa quante biasimata: la masturbazione. Esercitata con frequenza dai 20 ai 50 anni, soprattutto dai 20 ai 30, potrebbe addirittura proteggere dal cancro della prostata. Almeno e? quanto emerso dalla valutazione retrospettiva di una serie di questionari sottoposti da un team medico australiano a 1.079 uomini affetti da neoplasia prostatica e a un numero pressoche? equivalente di controllati sani. Dall'analisi dei dati risulta che quanto piu? i maschi eiaculano tra 20 e 50 anni, tanto meno si ammalano di cancro alla prostata, il piu? comune riscontrato nel sesso maschile. L?effetto protettivo sarebbe ancora piu? evidente nel terzo decennio di vita. Piu? che il numero di rapporti, lo studio ha valutato il numero di eiaculazioni mentre il sesso etero od omosessuale, puo? aumentare il rischio di contrarre infezioni, la masturbazione appare agli autori della ricerca come un modo appagante, sicuro ed efficace per evitare l?accumulo di sostanze ad attivita? cancerogena nella ghiandola maschile. Lo sperma - chiarisce Francesco Montorsi, urologo presso l'universita? 'Vita salute San Rafaele ®e? costituito al 90 per cento da liquido prostatico e un'attivita? sessuale regolare ne impedisce il ristagno. Oltre ad assicurare altri benefici effetti¯. Indiscutibile e peraltro noto da tempo, aggiunge Montorsi, e? l'effetto preventivo che il regolare svuotamento dei dotti ghiandolari esplica sulle infiammazioni della prostata: gran parte delle quali sono di origine non batteria. Ma un conto e? la protezione della prostata e un conto e? la presunta protezione dalle neoplasie. Se questo dato sorprendente fosse confermato la masturbazione maschile potrebbe essere incoraggiata. E ulteriori ricerche potrebbero definitivamente smentire la convinzione che un uomo da solo sia sempre in cattiva compagnia. _________________________________________________________ Avvenire 13 Sett. 03 POLIO SCONFITTA MEDICI: VACCINO ANCORA UTILE DAL NOSTRO INVIATO AD ARONA ENRICO NEGROTfI Occorre far conoscere benefici e rischi delle vaccinazioni. Il che vuole dire non nascondere qualche pericolo, ma far sapere anche le malattie che si evitano¯. E estremamente concreta Marta Ciofi degli Atti, ricercatrice dell'Istituto superiore di sanita? (Iss), nel mostrare l'impegno degli operatori sanitari alle prese con le vaccinazioni, soprattutto nell'eta? pediatrica: ®Se il rischio delle tre malattie, morbillo rosolia e parotite, e? rappresentato da un elefante, quello della vaccinazione e? pari a una formica¯. Non c'e? niente come l'emergere di una nuova malattia a far tornare l'attenzione sull'utilita? delle vaccinazioni, come dimostra il caso del recente riapparire della Sars a Singapore. Mentre quando di una certa malattia si e? persa memoria, cresce piu? facilmente il dubbio sull'opportunita? di vaccinare. Eppure di morbillo in Italia si sono registrati nel 2000 40mila casi e sei morti. E proprio a ricordare il progresso ottenuto dalle vaccinazioni per eradicare la poliomielite, si sta svolgendo ad Arona il congresso " 19532003. Albert Sabin e la vaccinazione antipolio. Dalle intuizioni alle biotecnologie", organizzato dalla Compagnia dell'Olmo di Grignasco (associazione culturale presieduta da Pietro Pesare).L'Europa ha ottenuto dall'Organizzazione mondiale della sanita? (Oms) il titolo di "polio free" nel2002, ma nel mondo la malattia e? ben lontana dall'essere vinta, ha osservato Anna Maria Patti (dipartimento Scienze di sanita? pubblica, Universita? La Sapienza di Roma). Se la polio era uno spettro agli inizi del Novecento (significativa la foto della popolazione di New York che nel 1916 abbandonava la citta? per l'imperversare di una epidemia di polio), in molti continenti e? ancora viva con i suoi pesanti effetti: meningite nell'12% dei pazienti e paralisi degli arti per un caso su 75 (in eta? adulta) e uno su 1000/2000 in eta? infantile. ®E nessuno sa ancora perche? alcuni casi evolvano in paralisi¯ aggiunge Anna Maria Patti.Unica soluzione per combattere e possibilmente cancellare la malattie si e? dimostrata la vaccinazione, sviluppata da Albert Sabin a partire dal 1953 e da Jonas Salk nel 1954. Una strada che pero? fatica a imporsi in tutto il mondo, ma che riceve un sostanziale impulso dal1'Oms nel 1974: in quasi 30 anni la quota di bambini vaccinati passa dal 5 all'80%. E la nuova campagna lanciata nel 1988 ha dato i suoi frutti: in dieci anni i casi sono calati dell'85% nel mondo. Nel '98, piu? della meta? dei casi di polio e? venuta da cinque Stati: India, Pakistan, Bangladesh, Nepal, Afghanistan (e grave resta la situazione anche in Nigeria, Zambia e Somalia).I casi di importazione in Occidente devono servire come campanello d'allarme per non abbassare la guardia, ha concluso la professoressa Patti, puntando l'accento sul fatto che non va nemmeno dimenticata la quarta fase della malattia: la sindrome postpolio, vale a dire tutte le persone che portano nel corpo i segni della disabilita? causata dal virus.Commosso il ricordo di Albert Sabin da parte di Joseph Bellanti (Georgetown UniversitY, Washington), che ha mostrato una foto del1'amico novantenne che, a un mese dalla morte, ancora lavorava in laboratorio per cercare di giovare all'umanita?. _________________________________________________________ Il Sole24Ore 12 Sett. 03 SI ALLUNGA LA VITA DELLE TRASFUSIONI La scarsita? del sangue disponibile per le trasfusioni e? una delle difficolta? piu? grandi che i medici di tutto il mondo devono quotidianamente affrontare. Ora, la rivista ' ®Science¯ pubblica oggi i risultati di un'importante scoperta che potrebbero in parte sopperire a questo problema, almeno per quanto riguarda i : pazienti che necessitano urgentemente di piastrine. Un gruppo internazionale di ricercatori, guidato da Karin Hoffmeister e Thomas Stossel - entrambi della Scuola di medicina di Harvard - ha elaborato una tecnica capace sia di raddoppiare il periodo di conservazione di queste componenti del sangue che di migliorarne le garanzie igieniche - di stoccaggio. La funzione principale delle piastrine e? quella di contribuire al complesso sistema dei meccanismi che sovrintendono alla coagulazione. Attualmente, il tempo limite di conservazione di queste componenti del sangue e? di cinque giorni; inoltre, queste devono essere stoccate a temperatura ambiente. Infatti, le piastrine refrigerate, una volta trasfuse, sono quasi immediatamente aggredite dal sistema immunitario e vengono distrutte in poco tempo. Il motivo di questo assalto risiede nel fatto che, durante il processo di raffreddamento, alcuni recettori posti sulla superficie delle piastrine si aggregano tra loro. Tale aggregazione viene considerata dai macrofagi, tra le cellule principali del nostro sistema immunitario, come appartenente a un organismo estraneo, con il risultato che le piastrine trasfuse sono assalite e distrutte. In particolare, i macrofagi sono attratti da una specifica molecola di zucchero presente nell'aggregato tra i recettori delle piastrine. Il gruppo di Hoffmeister e Stossel ha sviluppato una tecnica che permette non solo di prolungare la vita di queste particolari cellule, ma anche di evitare che siano attaccate dal sistema immunitario. Le piastrine sono conservate a una temperatura di 4 gradi centigradi, simile quindi a quella di un normale frigorifero, e questo per" mette di oltrepassare il limite di cinque giorni. Per ingannare i macrofagi, invece, gli studiosi hanno aggiunto alla piastrine un composto dello zucchero conosciuto come galattosio Udp. Il galattosio Udp e? gia? presente all'interno del corpo umano e quindi potrebbe non attivare le difese immunitarie. Gli esperimenti effettuati in laboratorio hanno confermato questa ipotesi, e i macrofagi non hanno attaccato neppure piastrine conservate per 12 giorni, superiore di una settiman2 rispetto all'attuale limite. I ricercatori hanno quindi sperimentato la loro tecnica su alcune cavie verificando come, dopo un giorno dalla trasfusione, le piastrine refrigerate non trattate erano rapidamente scomparse, mentre quelle con galattosio Udp risultavano ancora presenti. Queste ultime, inoltre, registravano una presenza superiore del 30% rispetto alle piastrine conservate a temperatura ambiente per un periodo inferiore a cinque giorni. II risultato descritto e? significativo e incoraggiante, in quanto potrebbe enormemente semplificare gli oltre 10 milioni di flebotomie eseguite annualmente per procurare piastrine a pazienti in cui queste sono deficitarie. La conservazione a temperatura ambiente, inoltre, rischia di favorire la crescita dei batteri, e il conseguente pericolo di sepsi. Si calcola infatti che la probabilita? di infezione batterica si riduca di 50 volte passando dal sangue conservato a temperatura ambiente a quello refrigerato. In ogni caso, i ricercatori tengono a precisare che il risultato ottenuto e? solo un primo passo, anche se incoraggiante, in quanto occorre dimostrare con sicurezza che il trattamento proposto sia completamente innocuo per le persone umane, analogamente a quanto gia? avviene per le cavie. Sono invece gia? sicure, e per questo introdotte nei centri trasfusionali, le nuove tecniche di laboratorio (Nat) capaci di individuare la presenza di virus in tempi molto brevi. Se per esempio con le tecniche tradizionali la ricerca di anticorpi del virus dell'epatite C richiede 70 giorni, con il metodo Nat si evidenzia in soli 12 giorni dall'infezione. Questo significa che nell'emergenza e? possibile indagare velocemente anche il sangue dei donatori occasionali. ANDREA CAROBENE _____________________________________________________________ Corriere della Sera 13 Sett. 03 NUOVA SFIDA PER CURARE IL FEGATO Alleanza tra Bergamo, Palermo e Pittsburgh. Obiettivo: interventi da donatore vivente Le e?quipe dei tre centri d' eccellenza lavoreranno a un progetto comune Zapperi Cesare BERGAMO - Scambi internazionali in materia di trapianti. Il professor John Fung, chirurgo americano, entrato nella storia per aver eseguito nel ' 92 il primo trapianto di fegato da babbuino a uomo, e? approdato a Bergamo per collaborare ad un progetto comune fra gli Ospedali Riuniti, l' Istituto Mediterraneo dei Trapianti e di Terapie di Alta Specializzazione di Palermo (Ismett) e il Centro Trapianti dell' Universita? di Pittsburgh. Il piano e? stato messo a punto ieri nel corso di un vertice coordinato dal direttore generale, Stefano Rossattini, nella sede di largo Barozzi. Un' alleanza nata dalla volonta? di mettere a profitto le specifiche competenze con lo scopo di dare un forte impulso all' attivita? di trapianto. Per gli Ospedali Riuniti la sinergia si traduce anzitutto nell' obbiettivo di effettuare il trapianto di fegato da donatore vivente. Una strada gia? tracciata due anni fa quando l' allora responsabile del Centro Trapianti Bruno Gridelli, dal giugno scorso trasferitosi a Palermo alla guida dell' Ismett, aveva elaborato un protocollo operativo comune proprio con la struttura siciliana. Quest' ultima, gestita dall' Universita? di Pittsburgh, ha come direttore scientifico proprio il professor John Fung. Adesso che il chirurgo milanese si e? stabilito nell' isola la concretizzazione di quel progetto e? diventata praticamente obbligata. ®Ma quello del trapianto da vivente - sottolinea il dottor Michele Colledan, successore di Gridelli alla guida del Centro Trapianti degli Ospedali Riuniti - non e? che uno degli ambiti della trapiantologia nei quali la collaborazione puo? esprimersi. La condivisione di principi e metodi anzitutto, ma anche la stima e l' amicizia che ci legano al professor Gridelli, costituiscono fortissimi elementi di legame¯. La ricerca di un continuo miglioramento non impedisce tuttavia gia? da ora che gli Ospedali Riuniti tocchino livelli di eccellenza. Lo conferma il fatto che il Dipartimento di Anestesia e Rianimazione (in prima linea anche per i trapianti) diretto dal dottor Roberto Fumagalli, e? stato scelto per ospitare seminari di formazione residenziale per medici provienti da tutta Italia. Cesare Zapperi I luminari L' ITALIANO Bruno Gridelli, chirurgo, si e? specializzato a Pittsburgh e dopo aver iniziato la carriera al Policlinico di Milano, nel 1997 si e? trasferito agli Ospedali Riuniti di Bergamo dove ha avviato il Centro trapianti di fegato in eta? pediatrica (l' attivita? e? stata poi estesa anche ai pazienti adulti). Quest' anno Gridelli ha lasciato la struttura di Bergamo si e? trasferito al Centro trapianti di Palermo al posto del professor Marino L' AMERICANO John Fung, direttore del Centro Trapianti dell' Universita? di Pittsburgh, "maestro" di Gridelli, ha eseguito piu? di 150 trapianti di rene ed oltre 800 di fegato. E' stato il primo chirurgo al mondo ad effettuare il trapianto di fegato da babbuino _____________________________________________________________ Corriere della Sera 11 Sett. 03 SARS, PRONTO IL TEST ITALIANO PER LA DIAGNOSI Il medico di Singapore si era contagiato in laboratorio In meno di sei ore il kit individuera? la presenza del virus nell' organismo ROMA - Anche l' Italia ha il suo kit per la diagnosi rapida della Sars. L' Oms, l' Organizzazione mondiale della sanita?, ha infatti dato il via libera ufficiale al sistema messo a punto nei laboratori dell' Istituto superiore di sanita?. L' Oms ha definito ®eccellente¯ il kit italiano. Se da noi, per ipotesi, arrivasse un caso sospetto di polmonite sara? possibile sapere in meno di 6 ore se si tratta davvero della temuta sindrome arrivata dall' Asia o se invece il paziente e? stato colpito da una malattia respiratoria differente. Uno strumento importante alle soglie dell' autunno, la stagione tipica dei raffreddori e dell' influenza, con cui la Sars potrebbe essere inizialmente confusa se la crisi riesplodesse davvero. Per ora, comunque, non ci sono segnali preoccupanti e rientra anche l' allarme suscitato dal nuovo caso di contagio a Singapore. Il giovane medico infettato, infatti, ha contratto il virus della Sars nel laboratorio dell' universita? dove, durante l' emergenza che nel mondo ha seminato in poco meno di due mesi 800 morti e oltre 8.500 contagi, il virus della Sars era stato isolato. Il governo della citta? Stato asiatica si era tuttavia mosso subito per prevenire l' eventuale diffondersi del contagio e aveva allestito contromisure imponenti, le stesse attuate nel corso dell' epidemia scoppiata in primavera. Ma non si e? pensato a rendere impenetrabile l' ospedale, ovvero la ®prigione¯ dove era stato relegato il pericoloso agente infettivo. Cosi? e? scattato il contagio dello sfortunato medico. _____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 13 Sett. 03 "L'AGOPUNTURA E? UNA SCIENZA RISERVATA AI MEDICI" SASSARI. Desidererei esprimere alcune considerazioni in merito al tragico episodio relativo al decesso di un turista durate una seduta di agopuntura. E vorrei farlo in veste di esperto di agopuntura (di quelli regolarmente inseriti nell'apposito registro istituito dall'Ordine dei medici della Provincia di Sassari). Non entro nel merito delle cause del decesso; ritengo, e mi pare che sia gia? stato accertato, che l'agopuntura in se? non abbia avuto alcun ruolo nel determinare la morte del giovane. Ho molto apprezzato l'intervento di Fabio Fadda, che ha ribadito l'efficacia e la sicurezza dell'agopuntura, in occasione di un episodio che puo? suscitare comprensibile diffidenza in chi legge titoli doverosamente sintetici. Pero? dissento un po' sul messaggio che puo? derivare dall'asserzione che "gli aghi sono sempre molto fini e, anche sbagliando punto, e? difficile produrre danni gravi"; al di la? del fatto che esiste qualche punto definito pericoloso per possibili effetti sgraditi (e quindi da evitare), la stessa infissione degli aghi, sottili ma lunghi alcuni centimetri, non e? scevra di inconvenienti se attuata da mani non esperte (pneumotorace, lesioni vascolari o nervose). In sostanza e? di fondamentale importanza che chi esercita un atto medico, convenzionale o non convenzionale, abbia la necessaria preparazione teorica e pratica. E qui arrivo alla seconda considerazione su un aspetto che, a mio avviso, e? fondamentale e richiede un giusto rilievo. Quale e? la figura professionale del cinese "esperto" di agopuntura? E? un laureato in medicina e chirurgia? Dagli articoli mi pare di capire di no. Ho letto anche che i carabinieri di Porto Rotondo avrebbero accertato che si tratta di una persona in possesso di tutti i requisiti per svolgere questo tipo di attivita?; mi risulta che in Italia l'agopuntura sia considerata un atto medico che solo un laureato in Medicina abilitato all'esercizio della professione e? autorizzato ad eseguire, per cui di requisiti ne bastano due: la laurea e l'abilitazione previo esame di stato (oltre ad una successiva specializzazione in agopuntura); se queste mancano, non si puo? esercitare l'agopuntura. Sono convinto che il "cittadino cinese esperto in agopuntura e massaggi" abbia grandissima esperienza tecnica nella conoscenza dei punti e l'infissione degli aghi, ma, se non e? un medico, non ha la preparazione per seguire un corretto iter anamnesico e diagnostico prima che terapeutico. Questo non vuol certo dire che anche un medico non possa sbagliare o essere fuorviato da sintomi ingannevoli, ma non si puo? negare che un medico preparato ha molte meno probabilita? di errore di chi medico non e?. In conclusione, spero che la tragedia possa almeno servire a ribadire il concetto che la medicina, convenzione o non convenzionale, deve essere praticata da chi ha seguito un regolare corso di studi che conferisca la preparazione necessaria ad operare sull'organismo umano, cioe? un laureato in medicina. E magari serva anche a convincere le istituzioni della necessita? di una formazione ufficiale dei medici anche nel campo delle terapie complementari. Prof. Alessio Pirino Docente Istituto Superiore di Agopuntura _____________________________________________________________ Le Scienze 13 Sett. 03 LA TOSSICITA? DEI METALLI I nuovi studi favoriranno lo sviluppo di nuovi farmaci antitumorali e antimicrobici Un gruppo di chimici e di biologi della Northwestern University ha scoperto nuovi indizi sul modo in cui una proteina specializzata, agendo da sistema d?allarme preventivo, rivela la presenza di quantita? pericolose di metalli quali argento, oro e rame all?interno delle cellule. Per la prima volta i ricercatori hanno cosi? potuto spiegare questo importante meccanismo a livello atomico. La scoperta, descritta in un articolo pubblicato il 5 settembre sulla rivista ?Science? e online sulla rivista ?Journal of the American Chemical Society?, dovrebbe migliorare la conoscenza delle malattie collegate al metabolismo del rame, influenzando anche lo sviluppo di farmaci anticancro e antimicrobici e di metodi migliori per la rimozione di metalli tossici dall?ambiente. Studiando la chimica inorganica del batterio E. coli, un team guidato dal chimico Thomas V. O?Halloran ha identificato le basi molecolari e strutturali della rivelazione preventiva da parte della cellula di minuscole quantita? di rame. Lo studio e? stato effettuato in collaborazione con il biochimico e biologo molecolare Alfonso Mondragon e con il chimico James E. Penner-Hahn dell?Universita? del Michigan. Dopo aver determinato le strutture delle forme legate a rame, argento e oro della proteina metalloregolatrice CueR, i ricercatori sono stati in grado di studiare la straordinaria sensibilita? della proteina al rame. Hanno inoltre osservato come la cellula distingue il rame da altri metalli, come l?oro e l?argento. _____________________________________________________________ Le Scienze 12 Sett. 03 BIOTECNOLOGIE PER COMBATTERE L?AIDS Sviluppato un metodo di prevenzione a uso delle donne Un gruppo di scienziati dell?Universita? di Stanford ha modificato geneticamente un batterio, gia? presente naturalmente nella vagina, per proteggere l?organismo contro l?HIV, il virus dell?AIDS. La scoperta, descritta in un articolo pubblicato sulla versione online della rivista ?Proceedings of the National Academy of Sciences?, potrebbe condurre verso un nuovo metodo per impedire l?infezione da parte delle donne. I rapporti eterosessuali costituiscono la principale modalita? di trasmissione dell?HIV, e attualmente nel mondo piu? di 19 milioni di donne risultano infette. Tuttavia, nonostante l?elevato tasso di trasmissione da uomini a donne, pochi metodi di protezione sono direttamente a disposizione dalle donne. Per venire incontro a questa esigenza e alla necessita? di una prevenzione controllata dalle donne, Peter Lee e colleghi hanno modificato geneticamente Lactobacillus jensenii, una specie di batteri presenti naturalmente nella vagina, in modo da secernere una proteina che si lega all?HIV. Quando gli scienziati hanno esposto in vitro al virus il batterio modificato e alcune cellule epiteliali umane, l?HIV e? stato attirato selettivamente da L. jensenii e ha infettato pochissime cellule umane. Anche se i batteri modificati non sono ancora sottoposti a test clinici, i ricercatori sono convinti che la somministrazione di questo tipo di L. jensenii alle donne potrebbe aiutare a rallentare la diffusione dell?HIV. Un prodotto del genere sarebbe molto economico da fabbricare e da distribuire, rendendolo prezioso anche per le nazioni in via di sviluppo. _____________________________________________________________ La Repubblica 11 Sett. 03 EPATITE C, UNO SU 4 RESTA ASINTOMATICO Confermata all?universita? di Berkeley la validita? della terapia combinata DI FRANCO NAVAZIO * Dal 1989 anno della sua identificazione, una pletora di informazioni e? stata accumulata in merito a questa infezione virale denominata epatite virale C o internazionalmente HCV (virus C hepatitis). Tale infezione e? estesa notevolmente e solo negli Stati Uniti d?America ne sono affetti almeno 2 milioni di individui mentre oltre 170 milioni sarebbero i casi sparsi nel mondo. Sempre negli Stati Uniti sono circa 40.000 i casi denunciati "ex novo " su base annua. Di tutti i casi di cirrosi epatica, fase finale della gran parte delle epatiti, ben il 43% lo si deve all?infezione da HCV e cio? a paragone del 24% circa di cirrosi epatiche dovute all?alcoolismo, un restante 11% e? legato all?altra infezione virale a predilezione epatica e cioe? il virus B (HBV ). Fra tutti i casi positivi per HCV, nel 25% circa non verra? mai osservato alcun problema, viceversa nel restante 75% si verra? a sviluppare un?epatite cronica ma cio? anche dopo decenni dal momento dell?infezione. Con il primo contagio, solo nel 20% delle persone colpite potra? essere notata una leggera forma febbrile, di breve durata, molto raramente accompagnata da ittero, anch?esso transitorio, il tutto diagnosticato usualmente come comune forma parainfluenzale. Con l?avanzare dell?eta?, con l?intervento di sostanze epatotossiche come alcool ovvero certi farmaci o droghe, o anche per l?abbassamento del livello immunitario, ecco insorgere l?epatite cronica conclamata. Per una qualche ragione la popolazione maschile appare molto piu? suscettibile per tale evenienza che non quella femminile. La trasmissione dell?infezione puo? avvenire per via percutanea, a causa di trasfusioni o iniezioni ovvero anche per accidentali punture con aghi o materiali infetti. La via transmucosa, in genere contatti sessuali, e? imputabile per un 18% dei casi. La trasmissione sessuale dell?HCV, anche se uno dei partners e? positivo, avviene solo di rado in coppie stabili da tempo, molto piu? spesso l?infezione insorge in individui con molteplici partners e per omissione di profilattici. La donna gravida, positiva per HCV, usualmente non trasmette l?infezione al neonato. Ma ora attenzione alla diagnosi: i vari test di funzionalita? epatica danno il metro dell?eventuale danno a livello del fegato e sappiamo che un fegato danneggiato e? molto spesso accompagnato da un basso livello di colesterolo. La diagnosi comunque e? confermata assieme al grado di severita? dal numero delle forme virali presenti in circolazione eseguendo la conta dell?RNA virale. Qualora il numero degli elementi virali superi i 500.000 o piu? si impone l?inizio della terapia specifica, mentre un livello inferiore agli 8.000 elementi per millimetro cubico di sangue,puo? comportare una certa tranquillita?. L?informazione diagnostica e prognostica e? convalidata dalla biopsia epatica laddove ad esempio, se il reperto bioptico dimostrasse esclusivamente una minima fibrosi del fegato, si potrebbe evitare un intervento terapeutico di attacco. Fra i casi di epatite da HCV un 3% circa va a presentare annualmente l?insorgenza di un epatoma, ovvero un tumore maligno primitivo del fegato. Negli Stati Uniti, l?incidenza del carcinoma epatocellulare, e? triplicata nell?ultimo decennio. Questa e? una ragione in piu? per spiegare l?incremento delle richieste per trapianti di fegato. Il dottor Adil Vakil, direttore del Centro per le epatopatie nonche? del programma trapianti di fegato dell?Ospedale di Oakland, in un recente convegno di Berkeley, ha riferito che oggi nei casi di epatite cronica da virus C la terapia migliore consiste nella combinazione fra interferoni ed in specie il nuovo PegInterferon alfa assieme alla ribavirina, un antivirale. Antesignani della terapia sono stati i dottori Giampiero Carosi dell?Universita? di Brescia ed Antonio Craxi dell?ateneo di Palermo. Si tratta di iniezioni giornaliere da fare per 48 settimane. Attenzione per altro alla depressione che resta uno dei piu? seri effetti collaterali della terapia. Nel futuro ci sono nuove sostanze immunomodulatrici come la Timosina, stimolatori per una formazione autoctona di interferoni e stimolatori attivi per via orale. Esistono poi nuovi agenti antifibrotici o nuove interleuchine antivirali di supporto come l?interleuchina IL11. * University of California, Berkeley