LA RIFORMA-BIS NON CONVINCE LE UNIVERSITA’ COME RILANCIARE LE FACOLTA’ SCIENTIFICHE I RETTORI: IL PARLAMENTO INTERVENGA PER EVITARE IL CRACK DEGLI ATENEI ATENEI A PORTE CHIUSE? INVECCHIARE ASPETTANDO UNA CATTEDRA POSTI EREDITARI, CONCORSI TRUCCATI UNIVERSITA’, PREMIARE L'ECCELLENZA UN’AUTHORITY VALUTERA’ I RISULTATI DELLE UNIVERSITA’. ECCO L'UNIVERSITA’ "MIRACOLATA" REGOLE CERTE PER LA QUALITA’ UNIVERSITARIA CAGLIARI: MANCANO ALL’APPELLO OLTRE SEICENTO NUOVI ISCRITTI GLI ITALIANI ANALFABETI INFORMATICI STANCA: SIAMO TRA I PEGGIORI IN EUROPA SOLO UN TERZO DEI NEODOTTORI HA UN LAVORO DA LAUREATO RADDOPPIANO GLI STUDENTI PIACE LA LAUREA ONLINE CHI INCENTIVA LA FUGA DEI CERVELLI ASSEGNATI GLI IGNOBEL ================================================================== LAUTERBUR E MANSFIELD NOBEL PER LA MEDICINA MINISTRO DEL SENEGAL IN VISITA AL POLICLINICO UNIVERSITARIO SANITA’, ABILITATI I CORSI REGIONALI- FINE DEL MONOPOLIO UNIVERSITA’ BROTZU MANCA L’INFERMIERA: DISAGI IN OSPEDALE MOBILITAZIONE DEI DENTISTI SULLA SANATORIA ACCESSI NON BASTA RIDURRE LE RAZIONI DI CIBO: SERVE IL NUTRIZIONISTA PARKINSON QUALCHE SPERANZA E QUALCHE DELUSIONE CON LA NANOCHIRURGIA E’ POSSIBILE CURARE CELLULA PER CELLULA UN VACCINO TESTATO A MILANO "FRENA" IL TUMORE DEL COLON II CIUCCIO? DEFORMA L'ARCO DENTALE IL MICROSCOPIO DETTA LA DIAGNOSI CON L’INGEGNERIA SI BATTE IL CANCRO CIBI TROPPO GRASSI: IL DIABETE SARA’ LA NUOVA EPIDEMIA BENESSERE MENTALE E TUMORI LE CAUSE DELLA SCLERODERMIA FATTORE TEMPO SULL’ARTRITE REUMATOIDE UNA NUOVA MOLECOLA PER I MILIONI D’ALLERGICI ================================================================== __________________________________________________ Il Sole24Ore 8 ott. ’03 LA RIFORMA-BIS NON CONVINCE LE UNIVERSITA’ ROMA la Grande prudenza de mondo universitario, se noi freddezza, rispetto alla proposta di riforma dell'autonomia didattica, presentata lo scorso aprile dal ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti. Il progetto tra l'altro, prevede il doppio regime per la laurea - con la cosiddetta struttura a y che si articola, dopo il primo anno comune,in un biennio professionalizzante o, in alternativa, in un percorso a carattere scientifico-culturale - e la laurea specialistica "misurata" su 120 crediti e non piu’ sui 300 comprensivi anche del curriculum del primo "ciclo". Il Consiglio nazionale universitario (Cun) e la Conferenza dei rettori si sono pronunciati nei giorni scorsi. Entrambi gli organismi hanno sottolineato come il sistema «e’ tuttora impegnato nel processo di istituzione dei nuovi ordinamenti e di attivazione dei nuovi corsi; in particolare per le lauree specialistiche non e’ stata ancora completata nemmeno la fase di proposta degli ordinamenti. Non paiono quindi esservi - afferma il Cun - ancora sufficienti elementi per la verifica dell'andamento complessivo della riforma e dei suoi risultati rispetto agli obiettivi». Frutto della mediazione tra le diverse anime dell' universita’ (in particolare il parere del Cun e’ stato "mitigato" per cercare la condivisione degli esponenti dell'area di giurisprudenza), le pronunce ribadiscono come gli eventuali correttivi debbano accrescere l'autonomia degli atenei. I rettori sottolineano, infatti, «le ripetute assicurazioni del ministro circa la natura aggiuntiva e non sostitutiva delle disposizioni che si introdurrebbero, e che dovrebbero quindi assicurare che le universita’ possano, se lo vorranno, mantenere la loro offerta formativa nella configurazione che si sono date, senza modificare obbligatoriamente in questa fase la struttura degli ordinamenti dei corsi di studio». In ogni caso, i rettori chiedono «un attento e approfondito monitoraggio», con criteri condivisi', per conseguire la comparabilita’ dei curricula e per superare il rischio di eccessiva eterogeneita’. Per quanto riguarda la struttura a y delle lauree, il Cun ritiene che l'opzione debba eventualmente essere lasciata agli atenei. Per la Conferenza. dei rettori, poi,i contenuti scientifici e interdisciplinari e gli aspetti professionalizzanti devono coesistere, con un mix che, in termini qualitativi e quantativi, deve essere deciso dagli atenei. Secondo i rettori e’ «inopportuno derogare dallo sviluppo in continuita’ del sistema formativo, basato di nonna, e fatti salvi i cicli unificati,» sui due cicli principali del 3+2. Per quanto riguarda la laurea specialistica, la proposta di renderla autonoma rispetto alla laurea richiede - fa notare il Cun - una «profonda modifica strutturale», con rilevanti problemi di raccordo tra i due livelli. M,C.D. __________________________________________________ Repubblica 6 ott. ’03 COME RILANCIARE LE FACOLTA’ SCIENTIFICHE LA TENDENZA/ "Se non facciamo qualcosa, tra dieci anni diventeremo, ancora da'piu’, utilizzatori di tecnologie sviluppate da altri". Da vent'anni si assiste a un inesorabile calo di immatricolazioni: "i nostri giovani, evidentemente satolli e di provenienza benestante puntano a corsi piu’ facili e disertano quelli che richiedono sforzi rilevanti e richiedono maggiore determinazione" ELISABETTA MIRARCHI Roma Ormai non c'e’ indagine che non lo confermi: le lauree ad indirizzo scientifico sono tra le piu’ richieste dal mercato del lavoro, riducono nettamente i tempi di attesa dei laureati, offrono un inserimento professionale certo. Lo ha ribadito l'ultimo rapporto Istat: trova assai facilmente lavoro chi vanta un titolo di studio del gruppo ingegneria (atre anni dalla laurea l'88% e’ occupato in modo continuativo), chimico-farmaceutico (78°l0) e scientifico (75%). Eppure, non c'e’ statistica che tenga. Nel panorama universitario sono proprio le discipline scientifiche a vestire i panni povera Cenerentola, visto che conquistano poco piu’ del tre per cento tra i nuovi immatricolati. «Da venti anni a questa parte c'e’ stato un inesorabile calo di immatricolazioni. Solo negli ultimi due abbiamo registrato una crescita del dieci, quindici per cento -spiega Carlo Sbordone, presidente Unione Matematica italiana e ordinario di Analisi Matematica all'Universita’ Federico Il di Napoli - Qualcuno sostiene che questa inversione di tendenza sia in parte dovuta al grande successo di film come "Genio ribelle" - il cui protagonista e’ un inserviente che ha molta dimestichezza con i modelli matematici -e "A Beautiful Mind" che narra la storia vera del premio Nobel John Nash. Certo e’ che il calo delle immatricolazioni interessa l'Italia ma anche l'Europa e perfino gli Usa. Stiamo tra l'altro assistendo ad un fenomeno assai curioso. Le iscrizioni alle discipline scientifiche sono elevatissime nei paesi in via di sviluppo, ma anche in Cina, Giappone, Singapore, Iran, Turchia e nei paesi dell'Est dove c'e’ una lunga tradizione per lamatematica. Non a caso la meta’ dei dottorati di matematica negli Usa sono vinti da studenti provenienti dai paesi piu’ poveri». Una conferma viene anche da Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea, consorzio universitario che raggruppa piu’ di trenta atenei italiani: «I nostri giovani, evidentemente satolli e di provenienza benestante, puntano a corsi piu’ facili e disertano quelli che richiedono sforzi rilevanti ed una maggiore determinazione. Ma chi proviene da aree economicamente svantaggiate sa che per potersi affermare deve puntare su studi universitari di sicuro sbocco professionale, unica via per poter emergere socialmente». Fabio Martinelli, docente di Probabilita’, Dipartimento di Matematica Universita’ Roma Tre, offre ben altre interpretazioni: «In generale nella cultura italiana non ci si vergogna di essere ignoranti nelle materie scientifiche contrariamente a quanto accade per quelle letterarie. Penso ci sia un problema di educazione a partire dalle scuole materne ed elementari dove si presume ci sia una classe insegnante qualificata e in grado di svolgere programmi molto stimolanti. Senza questa pre-condizione si lasciano nel bambino segni indelebili che difficilmente possono essere recuperati nell'eta’ adulta. Bisogna insegnare l'amore per la matematica, renderla divertente e non, come spesso accade, ostica e innaturale. Quando ero bambino avevo imparato che ottimizzare la produzione di cioccolata in una fabbrica era un problema che si poteva risolvere con la matematica. Quindi ho capito per la prima volta che questa materia aveva a che fare con la vita quotidiana». A quanto pare la fuga e’ condizionata anche dal ruolo sociale che i corsi di laurea scientifici a primo impatto non sembrano garantire. «Quando uno studente si iscrive a ingegneria-continua Sbordone -si sente in una botte di ferro: puo’ pensare che a fine corso sara’ un ingegnere. Al contrario, con le altre facolta’ fa fatica a comprendere quali saranno i futuri sbocchi professionali. Un errore grossolano perche’ oltre al fatto che c'e’ fame di laureati in queste discipline, e’ anche vero che il mercato del lavoro offre una vasta gamma di opportunita’». Ne sa qualcosa Angelo Lopez, presidente del corso di laurea in Matematica all'Universita’ Roma Tre, il cui Dipartimento ha promosso un opuscolo dal titolo "Benvenuto a Matematica": «I laureati in matematica trovano lavoro velocemente, anzi, piu’ velocemente degli ingegneri. Sono richiesti dappertutto: banche, assicurazioni, societa’ informatiche, telecomunicazioni, perfino in Borsa, etc. Uno degli sbocchi naturali del nostro corso e’ quello di formare un tecnico di alto profilo che unisca solide base matematiche ad una moderna visione interdisciplinare delle materie tecno-scientifiche: informatica, probabilita’ e statistica, modellistica, applicazioni di fisica, biologia. Sembra tutto scontato ma non e’ cosi. Non a caso abbiamo diffuso l'opuscolo "Benvenuto a Matematica", un'iniziativa rivolta principalmente a genitori, studenti delle scuole superiori, docenti di tutti i livelli, oltre che agli studenti delle nostre universita’. In Italia c'e’ una grande carenza di cultura scientifica e il nostro principale obiettivo e’ proprio quello di informare, divulgare». Poco o nulla, infatti, si sa delle Olimpiadi nazionali e internazionali di Matematica, Fisica, Chimica, Scienze Naturali dove partecipano squadre italiane con risultati di tutto rispetto, competizioni prestigiose ma che non hanno alcuna risonanza sui massmedia. Altrettanto sotto silenzio sono passati gli incentivi dell'Istituto Nazionale di Alta Matematica che ha istituito ben 50 borse di studio di 4 mila curo rinnovabili fino alla laurea proprio per favorire gli studenti piu’ quotati, «Secondo me la cultura scientifica andrebbe potenziata e rivalutata anche perche’ non essendo diffusa tra la popolazione non lo e’ neanche tra chi occupa posti di potere e decide-ribadisce Lopez - Occorre dare ascolto a chi lavora in queste discipline. Negli Usa le nuove ricerche sul genoma sono state fatte da aziende private che hanno assunto i migliori ricercatori sapendo che ci sarebbe stata una ricaduta economica positiva per tutti. Da noi questi investimenti non tifa lo Stato, e tanto meno le aziende private. Con la conseguenza che tra dieci anni diventeremo, ancora di piu’, utilizzatori di tecnologie sviluppate e costruite da altri». __________________________________________________ I Sole24Ore 10 ott. ’03 I RETTORI: IL PARLAMENTO INTERVENGA PER EVITARE IL CRACK DEGLI ATENEI ROMA La Crui esprime un giudizio «fortemente critico» sulla Finanziaria, che aumenterebbe, secondo i rettori, «il rischio che l'Universita’ italiana non sia piu’ in grado di rispondere ai propri compiti istituzionali e che veda aumentare irrimediabilmente il divario con l'Europa». La Conferenza dei rettori, riunita in assemblea, ha approvato un documento in cui sollecita lo sblocco delle assunzioni, un consistente aumento del Fondo di finanziamento ordinario, il recupero di 234,7 milioni di curo sottratti all'edilizia universitaria, criteri di priorita’ per la collaborazione tra imprese e atenei nell'utilizzo di incentivi fiscali e finanziari per la ricerca e un significativo aumento delle risorse destinate alle universita’ non statali. __________________________________________________ Il Manifesto 10 ott. ’03 ATENEI A PORTE CHIUSE? CRUI I rettori contro la finanziaria: «Universita’ al collasso» MATTEO BARTOCCI Che l'universita’ italiana non sia quella del paese di Bengodi, lo sanno in molti, soprattutto gli studenti che la frequentano tra mille difficolta’. Affitti alle stelle, professori latitanti, strutture fatiscenti, caos organizzativo e didattica spesso poco formativa. Ma l'allarme sul degrado degli atenei italiani lo lanciano per l'ennesima volta anche i Magnifici che le universita’ presiedono. La Conferenza dei rettori ha esaminato ieri la legge finanziaria preparata dal governo e ha espresso la sua «valutazione fortemente critica». Anzi, avvisano i rettori, c'e’ «il rischio che l'Universita’ italiana non sia piu’ in grado di rispondere ai propri compiti istituzionali». Tanto da veder «aumentare irrimediabilmente il divario con l'Europa». Altro che «Processo di Bologna» e lauree valide su tutto il continente. Dal 2004 si rischiano atenei a porte chiuse. Questo degrado intollerabile non e’ nuovo. Da quando i rettori si dimisero in massa in segno di protesta - al tempo della finanziaria precedente - nulla e’ cambiato, dice la Crui. Se possibile la situazione e’ peggiorata, visto che nessun provvedimento di rilievo e’ stato - adottato finora dal ministro Moratti. Solo due settimane fa il Miur aveva i promesso lo stanziamento di un miliardo di euro per le universita’ italiane. - Scoperte le carte, di questo finanzia- mento se ne trova un decimo, 110 milioni in piu’ per il fondo ordinario. Anche qui si ripete quel paradosso ~ gia’ vissuto dagli enti di ricerca in cui - da un lato si ammette a gran voce che - la ricerca scientifica e’ il fattore principale di sviluppo per un paese moderno basato sull'«economia della conoscenza», dall'altro si procede a disorganiche riforme a costo zero senza stanziare un solo euro in piu’ (caso Cnr docet). Anche nella ricerca, come per le universita’ del resto, vigera’ anche per il 2004 il blocco delle assunzioni, seppure con delle deroghe limitate. Si rende cosi’ impossibile quel ringiovanimento dei docenti e dei ricercatori che invece e’ ormai una vera emergenza nazionale, fattore che piu’ di altri concorre alla tanto vituperata, a parole, «fuga dei cervelli». Si parla, tra l'altro, di oltre 1300 persone che hanno regolarmente vinto il concorso per ricercatore (gli agognati 1000 euro al mese). La Crui ha poi criticato anche gli ;scarsi stanziamenti per la ricerca. In sostanza quasi il 100% dei fondi ordinari che arrivano alle universita’ viene speso per il personale e per le strutture. ,\/la oltre il 60% della ricerca italiana e’ fatta nelle universita’. Eliminare queste conoscenze o pretendere che in una fase di recessione come fattuale il solo mercato investa «negli scienziati» non offre nessuna via d'uscita. Anzi, il governo sembra contraddire se stesso, non privilegiando nella TecnoTremonti gli atenei rispetto agli altri enti. - Altro punto dolente, e’ quello dell'edilizia. Nel 2004 infatti si ridurra’ il finanziamento per l'edilizia universitaria " di 150 milioni di euro. Dovranno cadere anche i tetti delle universita’ prima che ci si renda conto della situazione? Sara’ in grado lo stato di investire nell'universita’ e nella ricerca, considerandoli come strumenti strategici per lo sviluppo del paese? Anche di questo si discutera’ lunedi’ prossimo a Roma, c dalle 10, nell'aula magna dell'universita’ La Sapienza, dove l'Osservatorio sulla ~ ricerca ha organizzato una giornata di confronto a tutto campo con interventi illustri e l'adesione di oltre 2000 persone. _________________________________________________ Corriere Della Sera 8 ott. ’03 INVECCHIARE ASPETTANDO UNA CATTEDRA Professori con eta’ media superiore a quella europea, poche opportunita’ per i ricercatori. Dopo gli editoriali di Angelo Panebianco parte oggi un' inchiesta del «Corriere» sulle universita’ italiane. Cominciando da chi insegna L' ITALIA DELL' UNIVERSITA' . 1. I DOCENTI Vecchi Gian Guido Forse bisognerebbe cominciare da Isaac Barrow, Dio l' abbia in gloria. Insegnava al Trinity College di Cambridge, era un ottimo professore di matematica e aveva uno studente abbastanza brillante da mostrargli, a ventiquattro anni, alcuni lavoretti: tra gli altri, la legge di gravitazione universale. Il professor Barrow non fece una piega, saluto’ e gli cedette il posto, fu cosi’ che il giovane Isaac Newton conquisto’ la cattedra. Ecco, tutto questo accadeva nel 1677 in Inghilterra, nell' Italia del 2003 pure un ragazzo cosi’ dotato avrebbe fatto fatica, magari sarebbe andato all' estero. Docenti attempati, ricercatori che fanno la ruggine in attesa di cattedra e una stima impressionante: di qui al 2017 andranno in pensione venticinquemila professori, il 45 per cento di quelli in servizio. I pensionandi sono per la precisione 25.186, secondo il calcolo («ipotizzando pari a zero dimissioni anticipate e decessi») che la rivista Atenei, bimestrale del ministero dell' Istruzione, pubblica nel numero che esce oggi. Una facolta’ come Architettura avra’ un esodo del 59 per cento, Lettere e Filosofia del 56, Medicina arriva al 49 e ha il numero assoluto piu’ alto: 5.910. Detto altrimenti, significa «una grande opportunita’ e insieme un grande allarme, se non troviamo il modo d' immettere dei giovani alcune discipline rischiano non dico di morire, ma d' essere ridotte al lumicino si’», riassume il professor Giuseppe De Rita, presidente del Comitato di valutazione del sistema universitario. Anche l' associazione «TreeLLLe», presieduta da Umberto Agnelli, ha pubblicato un «Quaderno sull' universita’» che paragona il sistema italiano a quelli europei, segnala fra le patologie «l' eta’ media molto elevata del corpo docente e la bassa percentuale di giovani dottori di ricerca» e conclude: «Risulta critico il reclutamento di docenti ben qualificati». RICAMBIO - Il 65 per cento degli ordinari e il 40 per cento degli associati ha tra i 55 e i 75 anni; il 47 per cento dei ricercatori ha piu’ di 45 anni. In un ateneo come la Sapienza di Roma, per dire, tre ordinari su quattro e la meta’ degli associati hanno piu’ di 55 anni, due ricercatori su tre viaggiano sui 45. Per un giovane, del resto, gia’ ottenere un dottorato di ricerca con borsa di studio e’ un problema. Di fatto funziona una cooptazione mascherata da concorso, i ragazzi vogliono restare anonimi per non vedersi stroncata sul nascere la carriera ma Luisa, chiamiamola cosi’, studia a Milano e spiega che «i giochi sono i soliti, se non hai un prof che ti porta avanti non ce la fai, anche se sei brava, ho amici a Roma e Siena ed e’ lo stesso». LOCALIZZAZIONE - Dopodiche’ c' e’ la faccenda dei concorsi per associato o ordinario. Come segnalava sul Corriere il professor Angelo Panebianco, la nuova normativa ha «accentuato il carattere localistico di reclutamento dei docenti». Lo confermano i primi dati ufficiali: dal ' 98 alla fine del 2001, 1.716 ordinari su 1.913 promossi lavoravano gia’ nello stesso ateneo, l' 89,7 per cento. Poco meno per gli associati: 1.625 su 2.103, il 77,3. La «mobilita’» e’ minima. Un po' perche’ le universita’ risparmiano - far diventare ordinario un associato e’ meno costoso che assumere un ordinario da fuori, paghi solo la differenza di stipendio - e un po' per un problema di «governance», spiega Guido Fiegna, del comitato di valutazione: «In parole povere, quelli che stanno dentro, ad esempio un associato che vuole diventare ordinario, sono gli stessi che votano il rettore, il senato accademico e cosi’ via, hanno un potere enorme, ci sono rettori che sono saltati per questo». INSEGNAMENTO - Tra l' altro, quanto tempo dedicano i docenti all' insegnamento? Difficile dirlo. Ci sono corsi che richiedono un enorme lavoro a casa ma anche insegnanti che di fronte a uno studente, come direbbe Umberto Eco, mostrerebbero lo stesso stupore del capitano Cook davanti all' ornitorinco. In teoria, docenti e assistenti «a tempo pieno» dovrebbero dedicare non meno di 250 ore annue all' insegnamento piu’ 100 per «attivita’ organizzative». Solo che «le norme non stabiliscono con chiarezza cosa debba intendersi con ""attivita’ didattica"", le interpretazioni variano». Il professor Fiegna sorride: «Siamo l' unico Paese che ha un orario indefinito. C' e’ una legge del ' 99 che prevede incentivi oltre le 120 ore all' anno di didattica effettiva. Cosi’ il Comitato ha preso quella soglia e stabilito le 120 ore in aula come requisito minimo. Sapesse la sollevazione, soprattutto a Giurisprudenza! Hanno i loro studi...». RICERCA - Tutto questo ha a che fare con la valutazione del sistema universitario, «un sistema di autonomie lo si governa solo se si valutano i risultati», considera Fiegna. Il ricambio dei professori potrebbe partire da qui: «Se una quota consistente del finanziamento statale venisse data per attivita’ di ricerca, per la qualita’ dei risultati, gli atenei starebbero attenti. In Inghilterra la quota e’ un terzo e le universita’ si contendono i migliori». Perche’ ogni volta e’ cosi difficile cambiare il meccanismo? «A suo tempo me lo chiese anche il ministro Berlinguer, poi calcolammo che quasi un terzo dei parlamentari, a destra e a sinistra, erano docenti». Fiegna sospira: «Le persone di grande pregio vanno avanti lo stesso. Ma il peggio avviene nella fascia intermedia, e’ li che rischia di prevalere l' amicizia, la vicinanza da casa, il tiene famiglia. Cosi’ i giovani entrano col contagocce, e’ un sistema chiuso che rischia di diventare un gerontocomio». VALORE DEL TITOLO - Alla fine torna sempre il problema del reclutamento. Anni fa, ricordava Panebianco, Umberto Eco propose una lista nazionale bloccata di candidati riconosciuti idonei per la qualita’ dei loro titoli, cui gli atenei potessero attingere liberamente. Ma l' Accademia fece muro, si perdeva controllo e potere. Letizia Moratti sta preparando qualcosa di simile, un disegno di legge sullo «stato giuridico» dei docenti che eliminerebbe la figura dei ricercatori in favore di contratti a tempo determinato degli atenei; per diventare docenti ci sarebbe un concorso con una lista nazionale unica di idonei. Adriano De Maio, rettore della «Luiss» di Roma e coordinatore del gruppo di consulenti del ministro, dice che in realta’ l' ideale sarebbe altro: «La tara che ci porteremo dietro e’ quella del maledetto valore legale del titolo di studio», esclama, «il che comporta una certificazione da parte dello Stato del sistema che da’ il titolo, a cominciare dai docenti: di qui i concorsi. Ecco perche’ andrebbe abolito: ogni ateneo scelga liberamente. E sa quando succedera’? Mai, temo. Perche’ c' e’ la mentalita’ corporativa, si toccano migliaia d' interessi...». Gian Guido Vecchi (1- continua) www.corriere.it In rete il forum con i lettori RICAMBIO IN PARTENZA Sono 25mila i docenti che usciranno di scena entro il 2017, quasi la meta’ di quelli in servizio PENSIONI I PIU' VECCHI In Italia il limite di eta’, a seconda della qualifica, va dai 67 ai 75 anni IMPEGNO SENZA ORARIO Per i docenti il requisito minimo e’ di 120 ore in aula. Ma non ci sono i controlli CONCORSI MOBILITA' ZERO A vincere i concorsi, nove volte su dieci, sono docenti dello stesso ateneo IL GRANDE ESODO CHE FA TREMARE LE FACOLTA’ Solo nelle diverse facolta’ di Medicina andranno in pensione ben 5.910 professori Il numero in assoluto piu’ alto di tutti 1)A pochissimi docenti interessa cambiare citta’. E questo malgrado nel 2001 il ministero avesse stabilito incentivi per chi voleva trasferirsi 2)Secondo l' associazione «TreeLLLe» l' eta’ media dei docenti e’ molto elevata. Bassa invece la percentuale di giovani ricercatori 3) Adriano De Maio vorrebbe abolire il valore legale del titolo di studio perche’ e’ un vincolo che blocca il libero mercato dei cervelli 59 PER CENTO e’ la percentuale dei professori che lasceranno Architettura entro il 2017. A Lettere l' esodo riguardera’ il 56 per cento mentre a Medicina sara’ del 49 1.716 GLI ORDINARI promossi all' interno dello stesso ateneo tra il 1998 e il 2001. Il totale dei docenti promossi nello stesso periodo e’ di 1913: mobilita’ quasi nulla 3 PROFESSORI su quattro della Sapienza hanno piu’ di 55 anni. Stessa situazione anagrafica per meta’ degli associati mentre due ricercatori su 3 superano i 45 anni 250 LE ORE che docenti e assistenti a tempo pieno dovrebbero dedicare ogni anno all' insegnamento. Cento ore sono invece previste per le attivita’ organizzative _________________________________________________ Corriere Della Sera 9 ott. ’03 POSTI EREDITARI, CONCORSI TRUCCATI E le condanne servono a poco Giorgio Molinari, 68 anni, ha lasciato in anticipo dopo una serie di bocciature «Promuovevano sempre i soliti raccomandati» CATTEDRE & PARENTI Vecchi Gian Guido «Che faccia i nomi!», protestarono i rettori quando il ministro della Salute Girolamo Sirchia, a febbraio, oso’ osservare come a Medicina e Chirurgia imperassero baroni e nepotismo, «in cattedra vanno tuttora i figli e i cognati». Eppure non era difficile, basta guardarsi un po' attorno. L' ultima viene del Tar della Sardegna, la sentenza depositata il 9 settembre ha annullato il decreto di nomina a professore associato di Roberto Puxeddu, firmato dal rettore il 7 agosto 2001, e condannato l' Universita’ di Cagliari a 3000 euro di spese legali. I giudici, accogliendo il ricorso d' un candidato escluso, parlano di «illegittimita’ conseguente a difetto di imparzialita’». Il fatto e’ che nella commissione c' erano due professori, Antonino Roberto Antonelli (ordinario a Brescia) e Alberto Rinaldi Ceroni (Bologna), che il papa’ di Puxeddu, Paolo, oggi ordinario nella stessa universita’ di Cagliari, aveva promosso in un concorso bandito il 4 agosto ' 88, un concorso truccato. I casi della vita: allora Paolo Puxeddu era presidente della commissione e nel frattempo e’ stato condannato in via definitiva a un anno per falso e abuso d' ufficio. La sentenza d' appello del Tribunale di Roma, citata dal Tar, parlava di «delirio di potere», «interessi sfacciatamente nepotistici e di rafforzamento del potere personale o della fazione di appartenenza», «feudi baronali di famiglia» e «Repubblica delle banane» ma condannati e beneficiati sono al loro posto, stanno nelle commissioni giudicatrici e si presentano pure ai concorsi di altre cattedre perche’ non si sa mai, con la sentenza definitiva potrebbero perdere la loro. Storia vecchia, almeno nel campo dell' Otorinolaringoiatria, che in compenso regala ogni giorno delle novita’. Nel concorso dell' 88 c' erano in palio sedici cattedre e passarono figli di papa’ e protetti. Bisogna partire da qui, dal padre di tutti gli imbrogli, per capire cosa sta succedendo ancora adesso, come in un gioco di specchi, da Cagliari a Messina, da Roma a Napoli. Lo scandalo scoppio’ solo nel ' 95, al processo furono condannati cinque docenti, tre della commissione piu’ due padri di candidati. Altri tre professori, per abuso d' ufficio e violenza privata, furono riconosciuti colpevoli per un concorso del ' 92, nove cattedre. La pena piu’ alta, un anno e otto mesi, tocco’ a un luminare dell' Otorinolaringoiatria, Giovanni Motta, ordinario a Napoli e definito dai giudici «despota» della specialita’; alla fine vinse anche suo figlio, Gaetano Motta, tuttora ordinario alla seconda universita’ di Napoli. Le condanne della Corte d' Appello, il 1° dicembre 2000, sono state confermate in Cassazione 5 novembre 2001. Il ministero ha chiesto un parere al consiglio di Stato che ha risposto il 20 marzo 2002: il concorso dell' 88 e’ nullo. E allora perche’ non succede niente? «Semplice: perche’ la Corte d' Appello deve annunciare l' annullamento a tutti e 16 i docenti promossi col trucco, solo che a febbraio non erano arrivate quattro notifiche, non li avevano trovati!», sospira il professor Giorgio Molinari, uno dei candidati bocciati nell' 88. Ora ha sessantotto anni, «ero associato di Audiologia a Padova e tre anni fa me ne sono andato in pensione anticipata, sapevo che avrebbero continuato a bocciarmi e dopo l' 88 non mi sono piu’ presentato ai concorsi da ordinario, non ne potevo piu’ di vedermi passare davanti giovincelli che non avevano un decimo dei miei titoli». I sedici promossi di allora, finche’ c' e’ tempo, stanno cercando di risistemarsi. «Gaetano Motta, per dire, quest' anno e’ stato membro di commissione al concorso di Audiologia a Napoli e al contempo candidato a Catania e Messina». A Messina, in particolare, e’ stato bandito un posto da ordinario di Audiologia a cui partecipano due dei «figli di» promossi nel famoso concorso dell' 88: oltre a Gaetano Motta, il figlio di Giovanni, c' e Francesco Galletti, figlio del professor Cosimo Galletti. Ebbene, tra i commissari d' esame sono stati nominati Raffaele Luciano Fiorella (ordinario a Bari) e Alberto Rinaldi Ceroni (Bologna), promossi docenti nello stesso concorso truccato dell' 88. Altri due commissari, Desiderio Passali ed Enzo Mora, furono invece promossi dai papa’ Motta e Galletti in un concorso precedente, nell' 84, peraltro regolare. Giorgio Molinari, sempre lui, ha presentato una dettagliata domanda di ricusazione dei commissari al rettore dell' universita’ di Messina. Respinta. Anche Paolo Puxeddu, tuttora ordinario a Cagliari, non s' e’ perso d' animo. Prima che arrivasse il Tar, il 29 gennaio 2003, si e’ dimesso con annesse maiuscole da «Direttore della Scuola di Specializzazione in Otorinolaringoiatria» per «scadenza dei termini», e al suo posto e’ stato nominato il figlio Roberto, quello promosso associato dai due professori promossi dal papa’ nell' 88. Nel verbale del consiglio docenti della scuola di specializzazione si legge che «il professor Alessandro Riva, proposto dal consiglio della scuola, dichiara la propria indisponibilita’», quindi interpella un paio di candidati che rifiutano e finalmente fa il nome di Roberto Puxeddu, «il consiglio approva all' unanimita’», da verbale risulta presente anche il padre. A Roma insegna invece Marco De Vincentiis, ordinario di Otorinolaringoiatria alla Sapienza, anche lui promosso in cattedra nell' 88 e figlio del professor Italo, altro papa’ condannato a un anno. Anche lui rischia di perdere la cattedra ma qualche mese fa ha vinto l' idoneita’ a Firenze e intanto potrebbe ottenere un altro posto sempre a Roma, presto si riunira’ il consiglio di facolta’. Nella stessa facolta’ lavora come ordinario di Audiologia anche Mario Fabiani, 55 anni, uno dei bocciati dell' 88, «mi ribocciarono nel ' 92 e alla fine ho vinto l' idoneita’ nel 2000, non ci speravo piu’», sorride, «anche se credo d' essere l' unico ordinario d' Italia che non e’ primario, al Policlinico Umberto I faccio ancora i turni di notte». G. G. V. __________________________________________________ I Sole24Ore 10 ott. ’03 UNIVERSITA’, PREMIARE L'ECCELLENZA Non e’ vero che si spende troppo poco per gli atenei: in realta’ i finanziamenti non sono selettivi DI GUIDO TABELLINI Giusto che chi ha mezzi paghi i costi reali Dare maggiori risorse solo ai migliori L’universita’ e la ricerca in Italia sono un disastro. Questo ormai lo sanno tutti, e da tempo. Ora ci si e’ resi conto che questa lacuna ha pesanti conseguenze economiche per tutti, e che e’ urgente porvi rimedio. Ma come? Un'opinione comune e’ che alla base di tutto vi sia una carenza di risorse: l'Italia spende troppo poco per l'universita’ e per la ricerca; dunque, la prima cosa da fare e’ spendere di piu’. Ma le cose non stanno cosi’. Innanzitutto, non e’ vero che la spesa pubblica nell'universita’ e nella ricerca sia piu’ bassa in Italia che altrove. Una recente ricerca di Roberto Perotti ha calcolato che, per ogni studente universitario a tempo pieno, l'Italia spende quasi un terzo piu’ dell'Inghilterra. E’ vero che i finanziamenti alla ricerca in Italia sono bassi rispetto ad altri Paesi; ma questo riguarda la spesa privata, piu’ che quella pubblica. In secondo luogo, e soprattutto, il problema centrale e’ un altro: l'organizzazione delle universita’. La ricerca e’ fatta da individui. Anche la diffusione della ricerca dall'universita’ al mondo produttivo avviene con la mobilita’ individuale, di studenti e ricercatori. E’ dunque dagli individui che occorre partire. Lo strumento per migliorare la ricerca e l'universita’ e’ soprattutto il reclutamento e la promozione dei singoli ricercatori. Ma in Italia reclutamento, promozioni, profilo di carriera, sono decisi da universita’ che non hanno incentivi a eccellere. La sopravvivenza delle singole sedi universitarie e’ comunque assicurata, e il loro bilancio non dipende se non marginalmente dalla qualita’ della didattica e della ricerca. E qui ci avviciniamo al nocciolo del problema: come fare si’ che le universita’ migliori abbiano piu’ risorse, mentre quelle peggiori siano costrette a chiudere se non riescono a migliorare. Aumentare le risorse complessive senza cambiarne l'allocazione non serve a nulla. Il ministro Moratti sembra condividere questa impostazione, e vorrebbe dare maggior peso alla valutazione degli atenei come criterio per la ripartizione dei fondi pubblici. Auspichiamo che riesca a farlo. Ma lo scetticismo e’ d'obbligo. Sia perche’ non e’ facile trovare indicatori quantitativi che misurino la qualita’ della didattica e della ricerca. Sia perche’, se il finanziamento universitario resta pubblico, la tentazione di interventi discrezionali per aiutare le sedi finanziariamente piu’ deboli sara’ comunque fortissima. Per migliorare la qualita’ dei servizi offerti dalle universita’ italiane occorrono scelte piu’ radicali: bisogna muoversi nella direzione di far pagare agli studenti il costo dell'istruzione universitaria, assoggettando anche le universita’ alla disciplina del mercato. La competizione costringerebbe anche le universita’ a compiere scelte efficienti nelle politiche di reclutamento, di promozione e di finanziamento dei loro ricercatori. E la qualita’ della didattica e della ricerca migliorerebbero di conseguenza. Far pagare agli studenti il costo dell'istruzione universitaria aumenterebbe anche l'equita’, e non solo l'efficienza. Gli studenti universitari provengono piu’ che proporzionalmente dalle famiglie piu’ abbienti; l'istruzione universitaria gratuita e’ un regalo fatto a loro, a spese delle fasce piu’ povere della popolazione. Inoltre, anche un sistema di libero mercato puo’ essere integrato con prestiti o sussidi per i redditi piu’ bassi, e le tasse di iscrizione possono essere differenziate in base al reddito familiare. Sembra paradossale, ma non lo e’: i finanziamenti alle universita’ italiane andrebbero tagliati, non aumentati. Le universita’ dovrebbero essere costrette a cercare soldi presso chi usufruisce dei loro servizi. Sorprende, a questo proposito, che la conferenza dei rettori continui a lamentarsi della carenza di finanziamenti pubblici, e non chieda invece di fissare le tasse universitarie in base a criteri di mercato. _________________________________________________ Il Tempo 9 ott. ’03 UN’AUTHORITY VALUTERA’ I RISULTATI DELLE UNIVERSITA’. I rettori: resta il problema-fondi DANIELA LIMONCELLI Il 35% dei laureati riesce a trovare un lavoro attinente agli studi svolti, il 27% svolge lavori per i quali e’ genericamente richiesta una laurea, il 32% e’ occupato in attivita’ in cui non serve nessun "pezzo di carta". Ma alla laurea non arrivano mai il 60% degli studenti per il ministero, il 48% per la Crui. Laureati, abbandoni, occupati dopo la laureanumero dei docenti o dei laboratori, dati sempre piu’ sotto esame per dare piu’ o meno risorse. Circa 20, del resto, i nuovi corsi di laurea "chiusi" da singoli atenei perche’ non avevano i requisiti minimi previsti dalla legge. "Il sistema universitario deve rendere conto dei propri risultati. Nonostante l'ottima qualita’ nel campo della ricerca, i tassi di abbandono o i tempi troppo lunghi di permanenza degli studenti negli atenei, non rendono merito alla struttura accademica" afferma il ministro dell'Universita’, Letizia Moratti. Lo fa al convegno sulla "Valutazione". organizzato dal ministero con Crui, Conferenza dei rettori, Comitato nazionale per la valutazione delle universita’. L’autovalutazione, insomma, non basta. "La ricerca accademica e’ di grande qualita’, costituisce il 60% della ricerca complessiva in Italia: diviene, quindi indispensabile poter calibrare le offerte formative". Accetta la sfida-valutazione il sistema-universitario, ma il nodo e’ tutto sugli indici di qualita’: "C’e’ urgenza di una diffusione capillare delle procedure di valutazione" e il sistema-universita’ si dice pronto, fatta salva l’autonomia, anche a finire sotto la lente di un’Authority esterna di accreditamento. "Siamo pronti - afferma Tosi, presidente della Crui - a una verifica delle condizioni di qualita’ che consentono di premiare comportamenti virtuosi e disincentivare condotte errate". Ma gli indici, sottolinea, che consentono di misurare il contributo di ciascun ateneo vanno individuati con il concorso di tutti. Ma l’attenzione, ancor piu’ che alla valutazione, oggi, e’ rivolta al capitolo- risorse. Gli atenei non ci stanno. Piero Tosi ha chiesto un incontro con il premier Berlusconi per "salvare" le universita’. C’e’ grande attesa per gli emendamenti alla Finanziaria. Sono divise le 77 universita’ tra la strada del dialogo e quella di una forte protesta, unite nel lanciare grido d’allarme Il 4 per cento, pari agli incrementi stipendiali, previsto e’ troppo lontano dai mille milioni di euro promessi dalla Moratti. Gia’, ieri, nella riunione del Comitato di presidenza della Conferenza dei rettori italiani, sono gia’ emersi malumori e proposte. Oggi, il presidente della Crui, Piero Tosi, con i membri del direttivo, le sottoporra’ all’assemblea generale di tutti i rettori italiani: senza incidere sulla manovra complessiva, e’ la proposta che si fa strada, si potrebbero spostare risorse, pari a cento e piu’ milioni di euro, previste per singole iniziative universitarie. "Non e’ credibile - dicono - il discorso di contenimento della spesa quando sono finanziate singole iniziative che gia’ dovrebbero far parte dei singoli budget e, quindi, dovrebbero essere coperte dal Ffo stabilito, o sono istituite nuove realta’, senza programmi definiti, che gia’ esistono sul territorio". Come, per esempio, la costituzione del nuovo Istituto delle tecnologie di Genova, i lavori per l’aula magna dell’ateneo di Bari o per sedi distaccate di quello di Messina. Potrebbe essere questa una soluzione per dare un po’ di ossigeno alle universita’, per arrivare a un riequilibrio - consentendo un divario di non piu’ del 5 per cento - tra atenei sotto e soprafinanziati. Rettori pronti a nuove proteste? "L’assemblea e’ sovrana - spiega Gennaro Ferra, rettore della Parthenope di Napoli, membro del comitato direttivo della Crui - Certo e’ che agli atenei servono altre risorse, almeno 250 milioni di euro, per incrementare il Fondo di finanziamento ordinario. E, inoltre, vanno sbloccati i concorsi in modo da rendere possibile l’assunzione di ricercatori almeno per gli atenei, come il nostro, che hanno fondi accantonati gia’ disponibili". E’ assurdo, afferma, l’attacco agli atenei sull’eta’ media dei professori se non si rende possibile l’ingresso dei giovani attraverso il blocco delle assunzioni. I rettori si trovano in questo momento stretti tra il ministero e le rivendicazioni di docenti e studenti, e potrebbero essere le prime vittime di un blocco delle attivita’". __________________________________________________ Repubblica 10 ott. ’03 ECCO L'UNIVERSITA’ "MIRACOLATA" Ricevera’ 1,5 milioni di euro all'anno. Tra i docenti Andreotti, Buttiglione, Cantoni e Ando’ Tagli agli atenei statali, ma la San Pio Vincassa SIMONA CARALINI MENTRE i 77 rettori di tutte le universita’ italiane pubbliche, e anche private come la Bocconi e la Cattolica, minacciano azioni clamorose contro il blocco delle assunzioni di docenti e i magrissimi fondi destinati dalla Finanziaria, a Roma, in via delle Sette Chiese (e il nome non apparira’ poi casuale) c'e’ invece un'universita’ "miracolata" cosi’ almeno l'hanno soprannominata alcuni suoi laici detrattori: a fronte delle ristrettezze a svantaggio di tutti gli atenei e gli enti di ricerca, mercoledi’ si e’ vista riconoscere dai parlamentari del centro-destra (ma con l'astensione della Lega) un riconoscimento di emolumenti e soprattutto di status, da far invidia ai piu’ antichi e prestigiosi istituti di ricerca e universita’ italiani. Un milione e mezzo di euro l'anno senza alcun limite temporale, (dieci volte il livello medio dei finanziamenti alle altre fondazioni di ricerca private), senza alcun obbligo di concorso pubblico per il finanziamento del progetto di ricerca, e anche il prestigioso e rarissimo status di "ente di ricerca non strumentale", primissima e finora unica struttura privata italiana, un "riconoscimento" che fregia pochi altri istituti di alta ricerca, come ad esempio il Cnr, Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto italiano dei Fisici nucleari o quello degli Astrofisici. La struttura si chiama Istituto Libera universita’ San Pio V, struttura avviata nel'96 specificando il forte «riferimento ai valori cristiani", altro ateneo romano vicino all'Opus Dei, e non e’ la prima volta che finisce nel mirino dei deputati d'opposizione. Ma ne parla molto diffusamente, e non in toni elogiativi, anche sul "Dagospia", il sito dei gossip istituzionali e l'ultimo numero dell'Espresso rivela che trai suoi molto "eccellenti" docenti-da Giulio Andreotti, a Giampiero Cantoni, si il senatore di Forza Italia che siede nel consiglio d'amministrazione del San Pio V e che fu a lungo in ballo per la presidenza della Rai insieme a Baldassarre, e poi presidenti di sezione del Tar, alti prelati, lo stesso Rocco Buttiglione e ospite talvolta anche qualche relatore della sinistra -c'e’ anche l'ex ministro socialista Salvo Ando’, a cui e’ stata di recente prescritta l'accusa di tangenti per illecito finanziamento ai partiti, e ai suoi giovani studenti insegna proprio la colonna portante dei principi del "buon governo", il corso di "Diritto costituzionale". Spiega il deputato diessino Walter Tocci, che mercoledi’ scorso alla Camera a lungo ha argomentato il suo pieno dissenso a questo che lui stesso definisce «un regalo inspiegabile e ingiusto» dice «a fronte delle tante ristrettezze della ricerca italiana, ottenuto oltre tutto nonostante il parere contrario dei tecnici degli uffici del ministro Moratti». «Cio’ che e’ piu’ grave» incalza l’ex vice-sindaco di Roma, «e’ che il finanziamento e’ offensivo per tutte le altre fondazioni private di ricerca che dovranno continuare a presentare progetti, sottoporsi a selezioni secondo concorsi pubblici e a controlli e verifiche. Mentre tutto cio’ non e’ previsto per il Pio V, che riceve il finanziamento diretto per via di legge». __________________________________________________ I Sole24Ore 7 ott. ’03 REGOLE CERTE PER LA QUALITA’ UNIVERSITARIA Le facolta’ di fronte a scelte cruciali: i due nodi piu’ urgenti sono la valutazione obiettiva del livello dei corsi di laurea e una riforma coraggiosa degli strumenti di governo del sistema - Il rischio della burocratizzazione DI PIETRO ALESSANDRINI Le motivazioni di fondo della nuova riforma dell'Universita’ italiana sono in linea di principio ottime. Prima il sistema era rigido e inefficiente. Offriva un solo titolo di studio, la laurea, conseguita in ritardo da una minoranza di iscritti e con scarsa attenzione alle esigenze del mondo del lavoro. Ora il sistema e’ piu’ flessibile, in linea con gli orientamenti europei. Offre diversi livelli di titoli di studio> che consentono di differenziare il grado di specializzazione e di ridurre gli abbandoni. La realizzazione della riforma non e’ pero’ soddisfacente. Almeno in questa prima fase, nella quale i vantaggi sono ancora da verificare. Sono invece evidenti i limiti di un insieme contradditorio di ritardi e accelerazioni, scollamenti e sovrapposizioni, progetti lungimiranti e iniziative velleitarie. Come e’ tipico del nostro Paese, una riforma utile viene realizzata non solo tardi, ma anche in nei primi anni settanta, hanno portato all'applicazione della risonanza magnetica in campo medico, aprendo cosi’ la strada alla realizzazione, dieci anni dopo, di uno dei piu’ potenti mezzi per vedere all'interno del corpo umano. Oggi la’ risonanza magnetica e’ utilizzata per diagnosticare malattie come il cancro (e’ capace di localizzare nei minimi dettagli i limiti della neoplasia), la sclerosi multipla o i danni alla colonna vertebrale. I chirurghi la usano anche per orientarsi prima e durante operazioni molto delicate. Dal punto di vista del paziente l'esperienza non e’ delle migliori, chi l'ha provata sa che consiste nello stare chiusi alcune decine di minuti in un tubo strettissimo, circondati da rumori molto forti. Ma, a differenza delle normali radiografie o della tac (la tomografia a emissione di positroni), la risonanza magnetica e’ innocua: non vengono utilizzate. radiazioni ionizzanti ma solo campi magnetici e onde sonore. L'evoluzione tecnologica ha reso possibile anche un apparecchio meno claustrofobica: oggi esistono macchine "aperte", dove il tubo e’ sparito. Sono utili in sala operatoria: il chirurgo puo’ capire con precisione dove si trova e cosa sta facendo. La risonanza magnetica sfrutta la proprieta’ che ha il nucleo dell'atomo di ruotare intorno al proprio asse come una trottola e trasformarsi cosi’ in un minuscolo magnete: una proprieta’ che possiedono anche i nuclei di idrogeno di cui e’ ricco il corpo umano. Nei vari tessuti che compongono gli organi vi e’ infatti un diverso contenuto di acqua e in molte malattie vi e’ un cambiamento di questo contenuto, che puo’ essere visualizzato tramite la risonanza. Tutto comincio’ un anno dopo la fine della seconda guerra mondiale, con una scoperta che valse un altro premio Nobel (quello del 1952), questa volta per la Fisica. Il ricercatore svizzero Felix Bloch, emigrato negli Usa in seguito all'ascesa di Hitler, e lo statunitense Edward Mills Purcell scoprirono che nuclei atomici immersi in un forte campo magnetico ruotano con una frequenza - che e’ dipendente dall'intensita’ del campo applicato. La loro energia aumenta in presenza di onde radio che hanno la stessa frequenza. II fenomeno e’ chiamato risonanza. Quando il nucleo atomico perde l'energia assorbita, ritornando, allo stato di partenza, "emette" fotoni che sono statisticamente rappresentati da un'onda radio che e’ caratteristica del tipo di atomo in questione. II fenomeno di risonanza magnetica infatti e’ governato da una semplice legge che lega l'intensita’ del campo magnetico e la frequenza delle onde radio. Lauterbur, nel 1973, scopri’ che introducendo un gradiente (delle "variazioni locali") nel campo magnetico era possibile creare un'immagine bidimensionale. Analizzando le caratteristiche delle onde radio emesse infatti si poteva determinare la localizzazione degli atomi. Masfield mostro’ invece come era possibile analizzare matematicamente i segnali emessi dagli atomi e trasformarli rapidamente in un'immagine. Il fisco britannico mostro’ inoltre che la velocita’ del processo poteva essere migliorata variando molto velocemente il gradiente del campo magnetico. Queste scoperte furono utilizzate per mettere a punto le macchine moderne: il paziente sta all'interno di un campo magnetico che ha una potenza decine di migliaia di volte superiore a quello della terra. Cosi’ come l'ago della bussola si allinea rispetto al campo magnetico terrestre, gli atomi di idrogeno presenti nel corpo si "polarizzano" (si allineano) tutti nella stessa direzione del campo magnetico applicato. Da bobine a radiofrequenza parte un breve impulso che investe il corpo ed "eccita " gli atomi di idrogeno facendoli oscillare e modificandone l'allineamento. Gli atomi riacquistano pero’ subito dopo la posizione di partenza: e’ in questo "tempo di rilassamento" che gli atomi di idrogeno emettono i segnali di risonanza che vengono catturati dalle stesse bobine a radiofrequenza. I segnali sono elaborati da un computer che riproduce i vari tessuti con diversi gradi di luminosita’; se un tessuto e’ ricco di acqua risulta molto chiaro, se povero appare scuro. Le ossa risultano pressoche’ invisibili, mentre altri tessuti vengono riprodotti in svariati toni di grigio. Le immagini possono essere effettuate su piani diversi, elaborate in tre dimensioni, colorate e sono ad altissima risoluzione. Consentono l'osservazione anche di particolari inferiori al millimetro. LARA RICCI _________________________________________________ L’Unione Sarda 7 ott. ’03 SCAMBI CULTURALI MINISTRO DEL SENEGAL IN VISITA AL POLICLINICO UNIVERSITARIO CAGLIARI. Il Senegal e la Sardegna strette in un forte abbraccio: domani, Ousmane Massek Ndiaye, Ministro del Turismo della Repubblica Senegalese e sindaco di Saint Louis, sara’ accolto dal sindaco con il quale visitera’ la cittadella universitaria e il policlinico di Monserrato. Con loro saranno presenti anche i rappresentanti della comunita’ senegalese in citta’ che conta piu’ di seimila persone. Sono passati pochi mesi da quando il Consiglio comunale ha avviato il gemellaggio con la citta’ senegalese di Saint Louis, e oggi, il sindaco della citta’ sorella arrivera’ finalmente in Municipio. Un vero e proprio traguardo per l’amministrazione capeggiata da Antonio Vacca che e’ al secondo gemellaggio ma che punta di concludere anche il terzo. "La citta’ sorella di Saint Louis e’ stata scelta dall’ambasciata senegalese in Italia dopo che il Consiglio ha dato l’adesione per un gemellaggio con il Senegal - spiega Antonio Vacca - Oltre al calendario d’incontri e visite in programma fino a domani il desiderio espresso dal sindaco di Saint Louis e’ quello di conoscere il funzionamento del Comune incontrando anche il nostro personale". Insomma un aiuto pratico visto che Saint Louis e’ una citta’ turistica che ha le dimensioni di Cagliari ma che probabilmente dal punto di vista organizzativo e’ molto indietro rispetto alla realta’ cittadina. Conclude Vacca: "Questo e’ soltanto l’inizio di una stretta collaborazione tra la Sardegna e il Senegal". __________________________________________________ Il Sole24Ore 9 ott. ’03 SANITA’, ABILITATI I CORSI REGIONALI- FINE DEL MONOPOLIO UNIVERSITA’ Formazione dei tecnici a doppio canale Il Consiglio di Stato esclude un monopolio per le universita’ ROMA a Il Consiglio di Stato decide, le professioni sanitarie insorgono. La materia scottante e’ quella del «doppio canale di formazione». Perche’ i giudici della IV Sezione di Palazzo Spada (decisione n. 4476 del 5 agosto) sono intervenuti a confondere acque ancora poco limpide, affermando che per il personale sanitario della riabilitazione esiste appunto un «doppio canale» formativo: il primo, a livello regionale, per l'acquisizione di specifiche «competenze professionali» e di qualifiche ad hoc; il secondo, a livello statale, che si concretizza nei percorsi universitari per il conseguimento dei diplomi di laurea. I giudici hanno cosi’ accolto, ribaltando la sentenza del Tar Abruzzo, il ricorso di una scuola privata abruzzese per terapisti della riabilitazione (la vecchia denominazione dei fisioterapisti), cui la Giunta regionale nel 1996 aveva imposto di non attivare il primo anno di corso, ritenendo di applicai-e in tal modo il Dlgs 502/1992. Che stabiliva la soppressione, entro il 1994, dei corsi di studio relativi alle figure professionali - personale sanitario infermieristico, tecnico e della riabilitazione - che non. fossero state riordinate ai sensi della legge sull'universita’, la n.341/1990. Interpretazione errata secondo il Consiglio di Stato, perche’ l'obbligo di riordino si riferiva esclusivamente al canale formativo universitario. Lasciando intatte le norme previgenti che permettevano a scuole private, sulla base di diversi requisiti e di un differente procedimento autorizzatorio regionale, di gestire corsi di formazione professionale per operatori sanitari. Nessun conflitto, dunque, con la previsione del diploma universitario di terapista di riabilitazione istituito dal Dm 31 marzo 1992. «Nel vigente assetto normativo - conclude Palazzo Spada - e’ configurabile un sistema binario di formazione professionale, differenziato in ragione della tipologia di formazione, della finalita’ dei corsi, del valore dei titoli rilasciati» Un sistema che percio’ «non integra elementi di duplicazione», A questo proposito il Consiglio di Stato si richiama ad alcune sentenze della Corte costituzionale che hanno chiarito come formazione professionale e universitaria siano ben differenziate, poiche’ la prima si colloca nel quadro della tutela al lavoro (articolo 35 della Costituzione) e la seconda si situa nell'ambito dell'attivita’ di formazione culturale e scientifica in sede di istruzione superiore (articolo 3). «Questa decisione lascia il tempo che trova», afferma Luigi Frati, che presiede la Conferenza dei presidi di medicina e quella dei corsi di laurea delle professioni sanitarie. «I giudici hanno fatto osservare che nessuna norma ha abrogato le competenze delle Regioni in materia di formazione professionale degli operatori sanitari». Ma, ad avviso di Frati, il pronunciamento non avra’ effetti: «Esiste una programmazione del fabbisogno di operatori sanitari, stabilita con Dm deliberato dalla Stato-Regioni che, con gli assessori alla Sanita’, abbiamo deciso di rendere piu’ stringente. Chi eventualmente si formasse in queste scuole e’ altro dal profilo e non potrebbe accedere all'esame di Stato e alle strutture del Servizio sanitario nazionale». «La decisione - gli fa eco Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza dei corsi di laurea delle professioni sanitarie - non tocca i profili, non ripristina un doppio canale per l'esercizio delle professioni e inoltre ignora alcune leggi successive, come la 42/1999, la 25112000 e la 2/2002». Quest'ultima, in particolare, ha previsto che, _ attraverso corsi organizzati a cura delle Regioni possono essere formate figure professionali dell'area sanitaria, fatte salve le competenze gia’ attribuite alle professioni sanitarie. Figure che pero’ devono essere sempre individuate con decreto del ministro della Salute, d'intesa con la Stato-Regioni. «Ma e’ vero - ammette Mastrillo - che la decisione del Consiglio di Stato, piu’ che chiarire, ha finito per rendere ancora piu’ intricato il gia’ difficile iter sulla regolamentazione delle professioni». Se gli infermieri tagliano corto (per il presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi, Annalisa Silvestro, «l'infermiere si forma solo all'universita’»), i diretti interessati dalla decisione non nascondono preoccupazione. «Il rischio - afferma Vincenzo Manigrasso, presidente dell'Associazione italiana fisioterapisti (Aifi) - e’ quello che sul mercato del lavoro vengano immessi, senza la programmazione annualmente concordata tra professioni, Regioni e Universita’, operatori di categoria inferiore ai laureati». Creando cosi un secondo canale formativo per una seconda figura inferiore al profilo, in possesso di una qualifica non abilitante alla professione. E dal futuro incerto. MANUELA PERRONE _________________________________________________ L’Unione Sarda 11 ott. ’03 BROTZU MANCA L’INFERMIERA: DISAGI IN OSPEDALE Tappa forzata per ore tra i corridoi dell’ospedale in attesa di una medicazione. E’ successo ieri nel reparto di chirurgia d’urgenza del Brotzu: alcuni pazienti, in attesa dalle 9 del mattino, dopo alcune ore hanno deciso di andarsene. Secondo Matteo Murgia, che ha aspettato fino alle 12 per essere medicato, un ritardo di 3 ore e’ inaccettabile: «Ci hanno sbattuto da una parte all’altra, dall’ambulatorio al reparto. Quando abbiamo chiesto spiegazioni, ci hanno detto che mancava l’infermiera di turno e nessuno poteva sostituirla. Il medico era in sala, ma senza un’infermiera non poteva intervenire. C’erano anche persone anziane in attesa». Alla fine i pazienti sono stati visitati nel reparto di chirurgia d’urgenza anziche’ nell’ambulatorio. Silvana Siruis, che accompagnava la madre per le medicazioni, nonostante i forti ritardi ha apprezzato la disponibilita’ dei medici: «Sono intervenuti subito perche’ il problema si risolvesse nel minor tempo possibile, non e’ colpa loro se manca il personale». La dottoressa Cristina Pirino, responsabile dell’Ufficio relazioni con il pubblico si rammarica per il disagio, ma aggiunge: «Il reparto era affollato, quando una struttura grande come la nostra lavora a pieno regime, qualche ritardo puo’ verificarsi. Cerchiamo sempre di dare assistenza agli utenti e ieri il problema, alla fine, e’ stato risolto». Viviana Devoto __________________________________________________ I Sole24Ore 11 ott. ’03 MOBILITAZIONE DEI DENTISTI SULLA SANATORIA ACCESSI ROMA o La Fnomceo (Federazione degli Ordini dei medici e degli odontoiatri) si schiera contro la sanatoria dei corsi di laurea 2000-2001. Giovedi’, in una riunione cui hanno partecipato oltre a medici e dentisti anche i rappresentanti dei veterinari e delle altre professioni interessate, non e’ stato escluso il ricorso a manifestazioni e atti di protesta mirati a informare l'opinione pubblica. Il provvedimento, contenuto in una proposta di legge sulla «regolarizzazione delle iscrizioni ai corsi di diploma universitario e di laurea per l'anno accademico 2000-2001» e’ stato licenziato dalla Camera il 12 febbraio ed e’ in attesa. di passare al voto dell'Aula di Palazzo Madama. Per Paolo Amori, presidente dell'Andi (.Associazione nazionale dentisti italiani) la sua approvazione nell'attuale versione «vanificherebbe i risultati faticosamente raggiunti, con l'aggravante di aumentare la disparita’ di trattamento fra studenti che dovrebbero avere gli stessi diritti. Infatti, non verrebbero tutelati coloro i quali, risultati esclusi dalle prove di ammissione, non hanno presentato ricorso, accettando l'iscrizione ad'altro corso di laurea». La vicenda e’ nata dai ricorsi presentati ai Tar dagli studenti che non hanno superato le selezioni ai corsi di laurea a numero programmato istituiti dalla legge 264/99. In seguito a tali ricorsi, questi studenti sono stati ammessi alle facolta’ con "riserva", potendo procedere nel percorso di studi. «In un importante parere - ricorda pero’ Amori - il Consiglio di Stato ha annullato le domande cautelari degli studenti esclusi. E il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, aveva negato che ci fosse spazio per una sanatoria. Eppure gran parte degli emendamenti proposti al Senato va in questa direzione». II testo della proposta uscita da Montecitorio, al contrario, prevedeva per gli studenti ammessi con riserva la possibilita’ di iscriversi a una facolta’ similare, per la quale non sia programmato il numero delle ammissioni, e conservando gli esami gia’ sostenuti. Su questa soluzione intermedia potrebbe ora convergere il consenso della Fnomceo. «Perche’ una sanatoria vera e propria - sottolinea Amori - rappresenterebbe un vulnus nel nostro sistema, determinando anche per il futuro aspettative di operazioni analoghe». MARCO BELLINAZZO _________________________________________________ L’Unione Sarda 11 ott. ’03 «NON BASTA RIDURRE LE RAZIONI DI CIBO: SERVE IL NUTRIZIONISTA» Il direttore del Centro di dietologia polemizza a distanza col ministro della Oltre ai consigli per combattere il grasso in eccesso, la giornata dell’obesita’ dispensa anche polemiche. Come quelle sollevate da Serafino Aloia, direttore del centro di Dietologia dell’ospedale Santissima Trinita’. «Le campagne di sensibilizzazione come questa? Ben vengano ma spesso sono tutto fumo e niente arrosto: finche’ non verranno accompagnate da nuove strutture, gli sforzi per combattere l’obesita’ e le patologie che ne derivano saranno quasi inutili». Aloia prende le distanze dalla recente proposta del ministro della Salute, Girolamo Sirchia, di diminuire le porzioni di cibo nei ristoranti e rilancia la nascita di nuovi centri di dietologia autonomi. «In tutto il territorio nazionale ne abbiamo soltanto 131 - spiega il professore - e come se non bastasse, il nostro sistema sanitario e’ ricco di dietologi ma povero di nutrizionisti». Un problema che, anche a livello isolano, sembra finito nel dimenticatoio. Nonostante la sua rilevanza soprattutto tra i giovani. «La possibilita’ di istituire dei centri di dietologia non e’ ancora stata presa in considerazione dal Piano regionale della Sanita’ - accusa Aloia - oggi tutti si stanno interessando a questa vera e propria piaga: tutti tranne i politici». Polemiche a parte, il professore e i suoi collaboratori ieri mattina hanno visitato una ventina di persone (meta’ sono donne) provenienti da tutta la provincia: dalla signora talmente stressata da convincersi di essere grassa, alla vecchina di 75 anni impegnata in una cura dimagrante. «Durante l’anno seguiamo casi di ragazzini di quattordici anni che pesano anche 150 chili, diabetici, ciliaci, soggetti affetti da sclerosi multipla e con problemi di colesterolo». Chi, invece, non accenna a polemiche e’ Andrea Loviselli, responsabile dell’Unita’ operativa universitaria di obesita’. Ieri mattina, insieme a una decina di corsisti di dietologia dell’ “Itas Grazia Deledda” (istituto tecnico per attivita’ sociali), ha controllato lo stato di salute di circa cinquanta pazienti: trentacinque le donne dai 35 ai 70 anni. Dai dati forniti dal centro universitario di via San Giorgio, in citta’ gli adolescenti in sovrappeso sarebbero circa il 15 per cento. Secondo Loviselli, il sistema migliore per combattere quella che sta diventando una vera epidemia e’ un intervento multidisciplinare fatto di diete ma anche di un supporto medico-sportivo e psicologico. «Occorre vivere l’obesita’ in modo sano», spiega il professore, «cioe’ riuscire a perdere almeno il 5-10 per cento del proprio peso. E soprattutto non pensare ai chili ideali». Durissima la crociata contro i sistemi di dimagrimento rapidi sparati su giornali e televisioni. «Creano troppi scompensi», dice Loviselli, «il rischio e’ di cadere nella sindrome dello yo-yo: dopo poco tempo si riacquistano chili con la stessa velocita’ con cui si sono persi». Sistemi pericolosi da cui difendersi quando si vuole perdere qualche chilo senza compromettere la nostra salute. Anche se in fondo, beccarsi rischiose malattie cardiovascolari e rovinare il rapporto con lo specchio non e’ poi cosi’ difficile. Basta assumere ogni giorno soltanto cento calorie in piu’ rispetto al proprio fabbisogno. «Fatelo per un anno di seguito e dieci chili di peso in piu’ sono assicurati». Parola di professore. Emiliano Farina __________________________________________________ Panorama 9 ott. ’03 PARKINSON QUALCHE SPERANZA E QUALCHE DELUSIONE~ In uno studio sui topi con una forma di Parkinson, cellule staminali embrionalo ottenuto con la clonazione terapeutica sono state usate per dare luogo a neuroni capaci di produrre dopamina. La perdita di questi neuroni e’ causa della malattia: Le cellule trapiantate, geneticamente identiche al ricevente, hanno dimostrato di riuscire a produrre dopamina, riferisce «Nature Biotechnology esperimento mai fatto su esseri umani. Non cosi invece per le cellule fetali trapiantarte in 23 malati di Parkinson non hanno migliorato le loro condizionî, riteriscono gli Annals of Neurology, confermando uno studio precedente di Curt Fred. __________________________________________________ Libero 7 ott. ’03 CON GLI INTERVENTI DI NANOCHIRURGIA E’ POSSIBILE CURARE CELLULA PER CELLULA BOSTON - [r.m.] Arriva dagli Usala nano-chirurgia: ricercatori dell’Universita’ di Harvard hanno infatti messo a punto una nuova tecnica che li rende in grado di intervenire su una singola cellula, ad esempio eliminandone una parte e lasciando integro tutto il resto. Grazie a dei potenti impulsi laser (ognuno della durata di un milionesimo di miliardesimo di secondo) il fisico Eric Mazur e il suo team sono riusciti a vaporizzare un mitocondrio, la "centrale energetica" cellulare, senza produrre danni; grazie al "nano-bisturi" al laser gli studiosi sono riusciti a intervenire con estrema precisione sul citoscheletro (lo scheletro cellulare, costituito da proteine). Oltre che a permetterci in futuro di realizzare interventi chirurgici di una precisione mai vista prima, il nano-laser potrebbe dimostrarsi utile fin da subito, ad esempio nello studio del funzionamento delle cellule: se riuscissimo infatti a colpire in modo mirato la struttura cellulare (danneggiandola ad arte) potremmo capire meglio il ruolo e le funzioni che ha ogni organulo. Grazie a uno speciale microscopio Mazur e’ riuscito a focalizzare con estrema precisione il laser, in modo da colpire un determinato organulo senza produrre alcun tipo di danno sulla superficie cellulare; il nuovo metodo e’ risultato essere molto piu’ efficiente di quelli attualmente in uso, tanto che Mazur vuole sperimentarlo ora su microrganismi pluricellulari. E nel suo team c'e’ gia chi pensa di utilizzare l'invenzione per intervenire chirurgicamente su esseri umani senza effettuare incisioni. __________________________________________________ Libero 9 ott. ’03 UN VACCINO TESTATO A MILANO "FRENA" IL TUMORE DEL- COLON MLANO - Dalla ricerca italiana una nuova speranza per i malati di cancro del colon retto in cui il tumore si diffonde al fegato. Gli scienziati dell'Istituto nazionale tumori (Int) di Milano hanno sperimentato l'efficacia di un vaccino personalizzato, ottenuto dalle metastasi asportate chirurgicamente, da somministrare dopo l'intervento per abbattere le ricadute e aumentare la sopravvivenza. Grazie al siero estratto dai tessuti impazziti, infatti, meta’ dei pazienti trattati sviluppa anticorpi contro il proprio tumore salvandosi da nuove metastasi, e a due anni dalla vaccinazione quasi il100% dei malati "immunizzati"e’ e'ancora vivo. Lo studio, pubblicato su 'Clinical Cancer Research', rivista ufficiale della Societa’ americana per la ricerca sul cancro, porta la firma di Vincenzo Mazzaferro e Giorgio Parmiani dell' Int, rispettivamente direttori delle Unita’ operative di Immunologia dei tumori umani e di Chirurgia dell'apparato digerente. Circa un terzo dei pazienti operati per tumore del colon retto puo' sviluppare metastasi epatiche. E nonostante i risultati positivi ottenuti tramite l'asportazione chirurgica del cancro diffuso al fegato, unita a chemioterapia prima e dopo l'intervento, le percentuali di sopravvivenza segnalata dai migliori centri oncologici non superano il40-50% a distanza di cinque anni. Ora pero' la ricerca dell'Int, condotta su 29 malati, suggerisce una strada alternativa per migliorare la prognosi di questi malati. La vaccinazione post- intervento sperimentata dall'Int di Milano si basa sull'impiego di speciali proteine dette da shock termico (Heat shock pro - teins o Hsp). Queste sostanze vengono estratte dai tessuti malati, nella fattispecie dalle metastasi epatiche asportate chirurgicamente, e rappresentano una sorta di carta d'identita’ del tumore: portano, legati alla loro struttura, gli antigeni caratteristici del cancro da cui derivano e, quindi, somministrate sotto forma di vaccino, inducono una reazione immunitaria specifica, personalizzata, verso il tumore del paziente trattato. __________________________________________________ I SOLE24ORE 9 OTT. ’03 II CIUCCIO? DEFORMA L'ARCO DENTALE Secondo i ricercatori statunitensi dell'Universita’ dell'Iowa, ciucciare dopo i 24 mesi deforma in maniera permanente l'arco dentale del bambino. L'indagine e’ stata svolta su 372 piccoli, dalla nascita fino ai 5 anni. L'osservazione comprendeva sia il succhiamento Il nutritivo" (l'allattamento al seno), sia il succhiamento del pollice o del ciuccio. I risultati hanno mostrato problemi gravi di malocclusione nei bimbi che avevano continuato a succhiare il ditone o il ciuccio per piu’ di 2 anni. __________________________________________________ Il Giornale 11 ott. ’03 IL MICROSCOPIO DETTA LA DIAGNOSI Le sinergie con l'informatica svelano la presenza di gravi malattie LUIGI CUCCHI Gia’ nel 1665 l'inglese Robert Hooke, nato a •reshwater, nell'isola di Wight, mise a punto un microscopio al quale diede il suo nome. Hooke, che trascorse molti anni con gli accademici di Oxford, costitui’ il primo nucleo di ricercatori della Royal Society e ne fu il segretario fino al 1682. I primi moderni microscopi risalgono all'inizio del Novecento, poi si arrivo’ alle grandi opportunita’ offerte dal microscopio elettronico, ma e’ negli ultimi dieci anni che si sono compiute le piu’ grandi innovazioni con l'avvento della microelettronica, la tecnologia digitale e l'automazione, che hanno consentito di aumentare e migliorare il potere di risoluzione dei sistemi ottici, dei dispositivi di illuminazione e della qualita’ dell'immagine. Il microscopio e’ oggi una fonte inesauribile di informazioni. I piu’ grandi progressi compiuti negli ultimi cinquanta anni sono soprattutto il frutto della ricerca giapponese, all'avanguardia nella microscopia come nell'endoscopia. I ricercatori di Olympus non solo hanno lanciato nel mondo la prima fotocamera digitale, ma hanno anche perfezionato sempre piu’ il microscopio ed ora lo considerano quasi un accessorio, o meglio un elemento base, ma di un sistema che cresce in funzione delle esigenze e delle necessita’ dell'utilizzatore. Il microscopio quindi diventa un sistema, un concentrato di tecnologia ottica, informatica, laser. Oggi il microscopio consente, nell'area della diagnostica molecolare, la verifica di alterazioni genetiche pre e post natale, il controllo onco-ematologico di linfomi, leucemie, translocazioni cromosomiche. Con sistemi software fortemente predittivi si ottiene la diagnosi precoce del tumore al seno, di quello alla vescica, al polmone, alla prostata. «Alla fine degli anni Settanta - ricorda il professor Alberto Be,ltrami, direttore della cattedra di anatomia patologica del Policlinico universitario di Udine - le attrezzature disponibili in un laboratorio di patologia erano rappresentate da microscopi binoculari e microtomi a slitta; nascevano i primi filoni di ricerca di microscopia elettronica. Nuove tecniche di fluorescenza diedero impulso alla ricerca. Negli anni Novanta, l'abbinamento degli anticorpi monoclonali, di tecniche di smascheramento dell'antigene e di amplificazione del segnale, consentirono uno sviluppo impetuoso delle conoscenze immunoistochimiche, con affinamenti diagnostici impensabili». La microscopia abbinata al computer rappresento’ una autentica rivoluzione nel mondo della ricerca medica. La possibilita’ della digitalizzazione dell'immagine e di una sua valutazione attraverso parametri morfologici predefiniti porto’ allo sviluppo della morfometria, una specialita’ fino ad alwora affidata a reticoli e a conte manuali. Una delle applicazioni piu’ recenti della morfometria e’ rappresentata dalla ricerca nel midollo osseo di singole cellule neoplastiche, come spia di un possibile processo di diffusione della malattia neoplastica: si riesce ad evidenziare la presenza di una cellula neoplastica su un milione di elementi normali del midollo. La progressiva semplificazione delle tecniche di immagini digitali ed il loro basso costo ha favorito la nascita della telehatologia: la trasmissione a distanza di immagini. Questa tecnologia ha avuto un grande sviluppo nei Paesi scandinavi dove le distanze tra ospedali sono elevate. Si sono aperti negli Stati Uniti a Washington, ed in Germania a Berlino, dei siti ufficiali dove esperti patologi esprimono la propria opinione su immagini a loro inviate». Con un microscopio a fluorescenza computerizzato oggi si ricercano cromosomi o alterazioni cromosomiche. «L'impiego di questa tecnica e di adeguate strumentazioni - afferma il professor Alberto Beltrami - consente di identificare una proteina quale espressione di aggressivita’ nel cancro della mammella. La tecnologia digitale accoppiata all'emissione di sorgenti di luce laser, alla base della microscopia confocale, dopo essersi diffusa nei laboratori da’ biologia sta ora conquistando il campo della patologia. Oggi l'indagine al microscopio confocale e’ diventata insostituibile e fornisce informazioni superiori a qualsiasi altro strumento ottico. Ben presto si riscriveranno molti capitoli di citologia tradizionale». Attraverso l'impiego del laser si possono selezionare framm.enti di tessuto o singole cellule, che vengono isolate dal contesto, e fatte oggetto di tutte le analisi di biologia molecolare nella certezza che i risultati non saranno inficiati da altre contaminazioni tissutali. In trenta armi alla morfologia tradizionale si sono affiancate la microscopia elettronica, l'istochirnica, l'immunoistochimica, la biologia molecolare, la genetica. Ogni volta si sono raggiunti traguardi importanti per la comprensione dei processi morbosi. _________________________________________________ La Stampa 6 ott. ’03 CON L’INGEGNERIA SI BATTE IL CANCRO LA TESTIMONIANZA DI MAURO FERRARI, STUDIOSO DI NANOTECNOLOGIE Sono andato negli Usa perche’ in Italia la ricerca e’ impossibile» inviato a UDINE SOLO la ricerca messa in grado di essere tale, finanziata davvero, interdisciplinare, abbinata all'umilta’ di tutti puo’ sconfiggere il cancro». Mauro Ferrari, 43 anni, scienziato internazionale, ha appena ricevuto il Premio Citta’ Fiera (l’altro premiato e’ Gianandrea Gropplero di Troppenburg). Nato nel '59, laureato in Matematica a Padova, si trasferi’ negli Usa, dove nell '87 consegui’ il master in ingegneria meccanica e il dottorato all'Universita’ di Berkeley, seguiti da tre cattedre, tra cui bioingegneria. Oggi e’ ordinario alla Ohio State University, dirige piu’ istituti, e’ impegnato nell'applicazione della nanotecnologia per la cura di malattie cardiovascolari, diabete e cancro. Professore, lei e i suoi colleghi avete dichiarato che, se non ne eviterete l'insorgere, nel 2015 il cancro diventera’ una malattia cronica, controllata, curata, con cui si potra’ sempre convivere. «Esatto. Cio’ che stiamo creando, e gia’ sperimentiamo su altre patologie, e’ la guerra al cancro a base di nanovettori, particelle di silicio da iniettare nel sistema sanguigno. Sono dei taxi di misura infinitesimale che entrano in circolo, raggiungono le cellule malate, le distinguono dalle altre e solo su quelle scaricano la sostanza chimica che va a distruggerle senza intaccare mai quelle buone, cioe’ senza effetti collaterali». _________________________________________________ Corriere Della Sera 10 ott. ’03 CIBI TROPPO GRASSI: IL DIABETE SARA’ LA NUOVA EPIDEMIA Allarme anche nel nostro Paese: «Si manifesta in eta’ sempre piu’ giovane. Entro il 2025 ci sara’ un forte aumento: temiamo due terzi di casi in piu’» Studio statunitense: oggi i bambini hanno una probabilita’ su tre di ammalarsi Bazzi Adriana I bambini americani, nati nel 2000, hanno una probabilita’ su tre di diventare diabetici per colpa di sovrappeso e obesita’. Le stime sono dei Centers for diseases control americani che pubblicano uno studio sull' ultimo numero di Jama, il giornale dell' associazione dei medici statunitensi. I piu’ a rischio sono le donne e le minoranze, soprattutto quella ispanica. Il numero di malati aumentera’ del 165 per cento dal 2000 al 2025. In Italia la tendenza e’ la stessa e anche da noi va di pari passo con l' aumento di adolescenti e di giovani adulti «oltre i limiti della normalita’» in quanto a peso corporeo. DUE MALATTIE - «Non solo il diabete e’ in crescita - dice Umberto Di Mario, endocrinologo all' Universita’ La Sapienza di Roma e presidente della Societa’ italiana di Diabetologia - ma si manifesta in eta’ sempre piu’ giovane». Stiamo parlando del cosiddetto diabete di tipo II, quello che colpisce le persone adulte ed e’ favorito dalla cattiva alimentazione e dalla mancanza di attivita’ fisica. Esiste una seconda forma di diabete, il tipo I, tipico dei bambini o dei giovani, che rappresenta il 10 per cento di tutti i casi. «Secondo le stime cinque italiani su cento sono diabetici - continua Di Mario - per un totale di 3 milioni di malati. Ma dobbiamo pensare anche al ""diabete sommerso"": si calcola che per ogni caso riconosciuto ce ne sia uno non diagnosticato. Le previsioni suggeriscono che nel 2025 il numero di diabetici potrebbe aumentare di due terzi». PAESI POVERI - Le prospettive piu’ catastrofiche riguardano i Paesi poveri. In Cina l' ultima rilevazione parlava di 1,9 per cento di casi nella popolazione generale, oggi sono gia’ moltiplicati per cinque e nel 2005 saranno dieci volte tanto. Al congresso mondiale sul diabete dell' agosto scorso a Parigi, Paul Zimmet, un australiano fra i massimi esperti della malattia, ha affermato: «Se l' Aids e’ stato il maggiore flagello degli ultimi vent' anni del XX secolo, il diabete sara’ un fenomeno altrettanto devastante per i primi anni di questo secolo». In tutto il mondo i diabetici sono oggi 194 milioni e saliranno a 333 milioni nel 2025. LA PREVENZIONE - Gli strumenti per prevenire la malattia sono essenzialmente la lotta all' obesita’ e al sovrappeso con dieta e attivita’ fisica, soprattutto fra i piu’ giovani. Secondo il Ministro della salute, Girolamo Sirchia, circa il 10-15 per cento dei bambini e’ obeso e il 40 per cento in sovrappeso: videogiochi e alimentazione sbagliata stanno facendo disastri. «Se in passato nei bambini vedevamo soprattutto il diabete giovanile di tipo I - dice Gianni Bona, pediatra all' Universita’ del Piemonte orientale - ora si cominciano a vedere casi di bambini obesi con diabete di tipo II». Controllo del peso e movimento costituiscono, dunque, la ricetta principe per prevenire la malattia, ma anche per controllare sia la cosiddetta sindrome metabolica (una situazione di pre-diabete con una glicemia, misurata a digiuno, superiore a 110 mg/dl), sia la malattia vera e propria (si ha il diabete quando la glicemia a digiuno supera i 126 mg/dl). Se tutto questo non riporta il valore degli zuccheri nel sangue nei limiti, si ricorre ai farmaci ipoglicemizzanti orali. Se anche questi falliscono non rimane che l' insulina nelle sue varie preparazioni, compresa l' ultima, l' insulina clargine, disponibile anche in Italia da pochi giorni. E' un' insulina umana che riproduce la secrezione fisiologica dell' ormone da parte del pancreas durante le 24 ore e permette di ottenere un controllo migliore della glicemia. «Nei diabetici di tipo II - conclude Di Mario - si suggerisce la terapia con insulina quando dieta e farmaci non sono piu’ sufficienti. Il controllo dei suoi valori e’ indispensabile per prevenire le complicanze». Complicanze che interessano moltissimi organi, compresi il cuore (rischio di infarto), i reni (rischio di insufficienza renale), retina (rischio di cecita’). Adriana Bazzi abazzi@corriere.it _________________________________________________ Le Scienze 10 ott. ’03 BENESSERE MENTALE E TUMORI Il ritmo circadiano altera l'equilibrio degli ormoni nel corpo Una buona notte di sonno potrebbe rappresentare una potente arma nella lotta contro il cancro: lo sostengono alcuni ricercatori del Centro Medico dell’Universita’ di Stanford, fra i primi a individuare il possibile collegamento fra il benessere mentale e il recupero da un tumore. Studi precedenti avevano scoperto che i pazienti di cancro che si sottoponevano a terapia di gruppo o che possedevano una robusta rete sociale alle spalle reagivano meglio di quelli con un supporto sociale piu’ debole. Ci si chiedeva pertanto se i fattori psicosociali esercitassero un'influenza sulle cellule cancerogene. David Spiegel e Sandra Sephton suggeriscono ora che il ciclo sonno/veglia di una persona puo’ essere alla base di questa connessione. Il loro studio e’ stato pubblicato sul numero di ottobre della rivista "Brain, Behavior, and Immunity". "I fattori psicosociali influenzano gli schemi di comportamento, - spiega Spiegel - compresi l'attivita’ fisica, l'alimentazione e il sonno". Fra questi, la qualita’ del sonno puo’ alterare notevolmente l'equilibrio degli ormoni nel corpo. Il ciclo sonno/veglia, noto anche come ritmo circadiano, e’ percio’ un buon candidato per collegare la rete sociale di una persona alla sua prognosi tumorale. Spiegel indica due possibili modi con cui il ritmo circadiano puo’ influenzare la progressione di un cancro. Il primo coinvolge un ormone chiamato melatonina, che il cervello produce in grandi quantita’ durante il sonno. La melatonina e’ un anti-ossidante che elimina i pericolosi radicali liberi: un ritmo circadiano disturbato fa si’ che il corpo produca meno melatonina, rendendo il DNA delle cellule piu’ suscettibile alle mutazioni. Il secondo modo riguarda un ormone chiamato cortisolo, che normalmente raggiunge livelli di picco all'alba per poi declinare durante il giorno. Il cortisolo aiuta a regolare l'attivita’ del sistema immunitario, compresa quella di un gruppo di cellule, chiamate Natural Killer, che contribuiscono alla lotta contro il cancro. _________________________________________________ Le Scienze 10 ott. ’03 LE CAUSE DELLA SCLERODERMIA Il profilo genetico della malattia potrebbe facilitare la diagnosi e le cure I pazienti che soffrono di sclerodermia, una patologia della pelle molto debilitante e talvolta fatale, potrebbero un giorno beneficiare dei risultati di uno studio, pubblicato online dalla rivista "Proceedings of the National Academy of Sciences", che fornisce ai medici i primi indizi sull'origine genetica della malattia. Un team di scienziati guidato dal genetista Michael Whitfield della Dartmouth Medical School ha identificato piu’ di 2700 geni che presentano un insolito livello di attivita’ nelle persone sofferenti di sclerodermia, malattia che provoca un doloroso ispessimento della pelle, rigonfiamenti e altri danni ai tessuti. La ricerca potrebbe migliorare le capacita’ dei medici di diagnosticare la malattia e anche rivelare possibili cure. Uno dei sorprendenti risultati dello studio, secondo il ricercatore David Botstein dell'Universita’ di Princeton, e’ che nei pazienti l'attivita’ genetica nei lembi di pelle malata risulta indistinguibile da quella delle zone non colpite dalla malattia. Cio’ significa che la malattia e’ sistemica (presente in tutto il corpo) e non confinata ai lembi dove i sintomi sono visibili. La sclerodermia, che colpisce in Italia almeno 50.000 persone, si sviluppa tipicamente attorno ai 40-50 anni e presenta di solito sintomi relativamente leggeri. In alcuni casi, pero’, puo’ rivelarsi fatale entro dieci anni. Attualmente, nessun trattamento e’ completamente efficace _________________________________________________ Repubblica 9 ott. ’03 FATTORE TEMPO SULL’ARTRITE REUMATOIDE MILANO Che si gonfi un’articolazione della mano puo’ capitare, ma se le giunture tumefatte sono almeno tre ed il dolore persiste per diverse settimane e’ il momento di consultare un reumatologo, capace di diagnosticare precocemente un’artrite reumatoide. «Il riconoscimento delle fasi precoci di questa sindrome», spiega Francesco Trotta, Reumatologo dell’Universita’ di Ferrara, «rappresenta una sorta di ‘emergenza sanitaria’ poiche’ solo un intervento tempestivo puo’ rallentare significativamente il processo patologico». L’artrite reumatoide e’ una malattia infiammatoria di origine autoimmune che in Italia colpisce circa 400mila persone. Un terzo dei pazienti e’ affetto dalla forma aggressiva (Ara) particolarmente invalidante. Per mettere sotto la lente d’ingrandimento l’Ara, nel 2001 e’ nato il Gruppo Italiano di studi dell’Artrite Reumatoide Aggressiva (94 centri in tutto il Paese) e proprio in questi giorni gli specialisti hanno anticipato i loro risultati e le loro raccomandazioni. «I dati raccolti dal progetto "Giara"», afferma Gianfranco Ferraccioli, reumatologo di Udine e coordinatore del Gruppo, «ci hanno permesso di evidenziare gli elementi che possono servire da ‘campanello d’allarme’ per identificare quei malati che andranno incontro alle invalidita’ piu’ gravi: coinvolgimento degli arti inferiori, presenza del fattore reumatoide nel sangue, erosione precoce delle articolazioni. Solo intervenendo tempestivamente (entro 6 mesi dai primi sintomi) e’ possibile cambiare il destino di questi pazienti». Gli specialisti raccomandano una terapia a base su farmaci (per esempio il metotressato combinato con la ciclosporina A). _________________________________________________ Repubblica 9 ott. ’03 UNA NUOVA MOLECOLA PER I MILIONI D’ALLERGICI Continua a salire il numero di italiani che ne soffre, in tutte le sue forme DI SILVIA BAGLIONI Otto milioni e mezzo di italiani soffrono di allergia: le forme prevalenti sono la rinite (infiammazione delle vie nasali), l’asma bronchiale e le dermatosi allergiche. L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ stima che negli ultimi 25 anni la percentuale di popolazione coinvolta sia passata dal 5 al 25 per cento; sono aumentati i casi di sensibilita’ a piu’ sostanze e le forme perenni, a discapito delle stagionali. Di pari passo con il diffondersi delle allergie anche i farmaci si sono evoluti, ed oggi e’ gia’ disponibile in farmacia l’ultimo ritrovato: la levocetirizina. Questa molecola, presentata recentemente a Torino, deriva dalla cetirizina, uno degli antistaminici piu’ utilizzati al mondo. Il nuovo prodotto ha caratteristiche chimiche che ne assicurano maggiore efficacia e meno effetti collaterali. «La levocetirizina», spiega Luigi Canonico, docente di Chimica all’Universita’ di Novara, «e’ un farmaco antiallergico molto potente in quanto lega in modo selettivo il recettore H1 dell’istamina (il mediatore chimico del processo infiammatorio che gioca un ruolo chiave nell’insorgenza delle manifestazioni allergiche, ndr). Questa selettivita’ permette di assicurare un beneficio alla maggior parte dei pazienti, utilizzando nel contempo quantita’ di farmaco molto basse (5 milligrammi al di’). Una singola somministrazione giornaliera e’ sufficiente a garantire una rapida azione, che permane nell’arco delle 24 ore. Anche il profilo di sicurezza e’ molto elevato: non ha effetti sedativi, non costituisce un carico di lavoro per il fegato e non provoca tossicita’ cardiaca (l’effetto collaterale piu’ frequente degli antiallergici di ultima generazione)». La levocetiriziana rappresenta una novita’ anche dal punto di vista del trattamento della rinite allergica persistente. «I farmaci antiallergici», spiega Walter Canonica, allergologo dell’Universita’ di Genova, «vengono somministrati nel momento di massimo bisogno e generalmente non hanno alcun effetto preventivo. E’ ormai chiaro pero’ che un soggetto allergico a piu’ sostanze (per esempio a diverse piante che fioriscono in successione) oppure affetto da rinite persistente (provocata per esempio dagli acari della polvere) ha sempre un’infiammazione in corso, anche se non ne presenta i sintomi. Questi pazienti necessitano di un trattamento a lungo termine e fino ad oggi la levocetirizina ha dimostrato di essere, sotto questo punto di vista, il miglior presidio terapeutico». Come e’ noto pero’ l’allergia non colpisce solo le vie respiratorie: il nuovo farmaco si e’ dimostrato efficace anche nel trattamento dell’orticaria, la piu’ diffusa delle patologie allergiche della cute. «Il sintomo piu’ fastidioso delle forme infiammatorie cutanee», afferma Alberto Giannetti, dermatologo dell’Universita’ di Modena, «e’ senza dubbio il prurito. Generalmente gli antistaminici si sono dimostrati inefficaci, ma uno studio recentemente condotto a Berlino su pazienti affetti da orticaria cronica idiopatica (che non deriva da altre malattie) dimostra che un trattamento per quattro settimane con levocetirizina riduce in modo sensibile la durata e l’intensita’ del sintomo». In definitiva il quadro tracciato crea molte aspettative su questa nuova molecola, anche se gli stessi specialisti sottolineano che le allergie sono sindromi complesse, sulla cui genesi resta ancora molto da chiarire.