LEZIONI BLOCCATE E CORTEI PROTESTE IN 28 UNIVERSITA’ - CONTRO LA MORATTI 23 ATENEI ITALIANI - UN’ALTRA SETTIMANA DI BLOCCO DELLE LEZIONI - ATENEI CONTRO LA MORATTI RICERCATORI: NO ALL’INCARICO - RICERCATORI SUL PIEDE DI GUERRA - IL RETTORE: LA SELEZIONE MI SEMBRA INEVITABILE - RIFORMA: L’INUTILE PROTESTA - AGRO’: "LA RIFORMA? IMPROVVISATA E SENZA SOLDI" - TOSI: PIU’ FONDI E NUOVI CRITERI DI VALUTAZIONE - SINISCALCO: «COSI’ IL GOVERNO CAMBIA ROTTA SULLA RICERCA» - CONCORSI, IL RISCHIO DEL LOCALISMO - BECCARIA: SIAMO ALL'UNIVERSITA’ DELL'IGNORANZA» - RADDOPPIATI GLI ORDINARI E I RICERCATORI (Ma Sono ancora scarsi) - LE LAUREE RIFORMATE - SCOMPARE LA RICERCA INDIPENDENTE - CRUI: MENO FUORICORSO GRAZIE AL 3+2» - I TAGLI DI SORU A SANITA’ E ISTRUZIONE (stralcio) - FACOLTA’ SCIENTIFICHE: VIA LIBERA AL RIMBORSO DI TASSE - NOBEL, RITORNO AL PASSATO - NOBEL PER LA MEDICINA. PREMIATI A STOCCOLMA I DETECTIVE DEGLI ODORI - IGNOBEL, ECCO GLI STUDI PIU’ STRAMPALATI - UNIVERSITA’ A DISTANZA, L'ITALIA E’ IN RITARDO. - A POLARIS IL DISTRETTO DELLA BIO-MEDICINA - IL RETTORE: "ORA BASTA, FATE QUEL PONTE A MONSERRATO" - ================================================================== SANITA’, SCONTRO IN AULA TRA GLI EX E DIRINDIN - 10MILA RICHIESTE MEDICI ITALIANI CERCASI IN INGHILTERRA - RICERCATRICE DEL POLICLINICO DA’ LUSTRO ALL’ISOLA - BROTZU: AVVISO DI GARANZIA PER IL VICEDIRETTORE - NOBEL DELLA CHIMICA AL «BACIO DELLA MORTE» - DEPRESSIONE, QUASI UN'EPIDEMIA SEMPRE PIU’ DIFFUSA IN SARDEGNA - TALASSEMIA: BASTERA’ UNA PASTIGLIA AL GIORNO - LE MANI SPORCHE SUL PARTO - RISERVE E OBIEZIONI ALL’USO DI POLIPILLOLE - STAMINALI: I PRIMI FETI AL MONDO GUARITI DALL'OSTEOGENESI IN UTERO - STAMINALI RIPARATRICI - CANCRO AL SENO, 2 DONNE SU 3 GUARISCONO - IL PACEMAKER DIVENTA BIOLOGICO - IL LASER COMPLICE DEL TRAPANO - UNA MASCHERINA PER RADDRIZZARE I DENTI - QUALITA’ GARANTITA AI PAZIENTI ANCHE DAI DENTISTI - ARTERIE PULITE? USA IL ROBOT - COSI’ L'ECOGRAFIA ENTRA NELLA QUARTA DIMENSIONE - NEUROMIMAGING AL SERVIZIO DELLA MENTE - ================================================================== __________________________________________________________________________ Corriere della Sera 8 ott. ’04 LEZIONI BLOCCATE E CORTEI PROTESTE IN 28 UNIVERSITA’ Riforma della docenza, i ricercatori guidano la mobilitazione. Il ministro Moratti: stiamo gia’ cercando soluzioni con i rettori Benedetti Giulio ROMA - Il Senato Accademico della Sapienza di Roma ha sollecitato presidi e professori «a rendere partecipi gli studenti delle iniziative di protesta intese a salvaguardare la ricerca e la formazione universitaria pubblica». L' anno accademico parte tra lezioni e assemblee contro la riforma. Il Senato Accademico dell' Universita’ della Basilicata ha chiesto al rettore di «promuovere un incontro tra tutti gli atenei italiani, per elaborare soluzioni alternative al disegno di legge del ministro Moratti». Stamani un corteo di universitari e ricercatori dell' universita’ dell' Aquila attraversera’ la citta’ per dire no ai provvedimenti del governo. L' ateneo di Lecce ha deciso di sospendere temporaneamente le lezioni a partire da lunedi’ 11 ottobre. L' ateneo Ca' Foscari di Venezia fara’ lo stesso. Sono gli ultimi, in ordine di tempo, di una lista che comprende 28 sedi, dove la mobilitazione sta producendo interruzioni piu’ o meno gravi all' attivita’ didattica. Si allarga dunque la protesta. Soprattutto contro la delega al governo sullo stato giuridico della docenza attualmente all' esame del Parlamento, un provvedimento che incide fortemente sull' attivita’ e la vita dei professori, ma anche per i finanziamenti ritenuti inadeguati e contro il decreto della Moratti che modifica l' ordinamento didattico in vigore, il cosiddetto «3+2». A mobilitarsi sono soprattutto i ricercatori. La proposta del governo prevede che il loro ruolo venga messo ad esaurimento. Si stanno organizzando, in molti casi col sostegno dei professori, per estendere la protesta e arrivare ad uno sciopero generale del settore. Hanno realizzato anche un apposito sito. L' obiettivo e’ il ritiro della riforma. Sulle stesse posizioni i sindacati dell' universita’ Cgil, Cisl e Uil e alcune associazioni dei docenti (Andu, Adu, Cnu). Oggi decideranno se lanciare una mobilitazione nazionale. I rettori hanno gia’ preso una posizione. Attraverso la loro conferenza permanente (Crui) hanno chiesto alla Moratti di sospendere temporaneamente l' iter parlamentare della riforma, perche’ manca un quadro certo circa le risorse finanziarie. Il ministro continua a lavorare per un' approvazione rapida della legge. «Siamo consapevoli - ha assicurato - del ruolo che i ricercatori hanno svolto in tutti questi anni. Cercheremo un' intesa per trovare soluzioni che tutelino questa categoria nello spirito delle leggi vigenti». «Nel momento in cui stiamo verificando insieme le diverse problematiche - ha aggiunto - sembra strano che ci siano manifestazioni di protesta da parte degli atenei. C' e’ un tavolo tecnico con la conferenza dei rettori per un comune lavoro alla ricerca di soluzioni a problemi irrisolti da decine di anni». Nella maggioranza pero’ si fa strada la convinzione che la legge sullo stato giuridico - ha gia’ ottenuto un primo si’ dalla settima commissione alla Camera - vada rivista. «Con uno sforzo per trovare un punto di mediazione piu’ avanzato e un segnale economico in Finanziaria e’ possibile arrivare ad un risultato condiviso. Ma non bisogna andare di fretta», ha detto il senatore Giuseppe Valditara, responsabile universita’ di An. Secondo An servono piu’ risorse per attrarre i futuri ricercatori a contratto e per garantire maggiori opportunita’ di carriera a quelli gia’ in servizio. La delega al governo andrebbe tolta e la nuova legge dovrebbe contenere solo le parti piu’ importanti della riforma, a partire dai concorsi nazionali, e per esempio reintrodurre il tempo definito. Giulio Benedetti LA SCHEDA Quanti sono i ricercatori 1 I ricercatori sono circa 20 mila. L' eta’ media e’ intorno ai 42 anni. La retribuzione iniziale e’ di 1.050 euro al mese netti. Svolgono un' attivita’ di ricerca e assicurano volontariamente e gratuitamente didattica. I nuovi contratti validi per 5 anni 2 La riforma prevede la messa ad esaurimento dei ricercatori e l' arruolamento dei nuovi studiosi con un contratto quinquennale rinnovabile. Se non si vince un concorso si esce dall' universita’. La proposta dei capi degli Atenei 3 Secondo i rettori per attrarre nell' universita’ i giovani piu’ promettenti sotto il profilo scientifico e’ necessario garantire loro almeno un adeguato trattamento economico. __________________________________________________________________________ La Nuova Sardegna 8 ott. ’04 CONTRO LA MORATTI 23 ATENEI ITALIANI LA RIFORMA UNIVERSITARIA I rettori chiedono ai parlamentari di fermare l’iter del provvedimento I professori: "Manca un quadro certo delle risorse finanziarie" MONICA VIVIANI MILANO. E’ partito nel segno della rivolta dei docenti il nuovo anno accademico delle universita’ italiane. Sono gia’ oltre 23 gli atenei sparsi in tutto il Paese dove le lezioni sono state bloccate per contestare la riforma Moratti che, tra le altre cose, elimina la figura dei ricercatori. Precarieta’ nell’accesso alla carriera, marginalizzazione dell’attivita’ di ricerca, carenza di finanziamenti: questi i punti piu’ contestati del disegno di legge delega su stato giuridico e reclutamento dei docenti universitari che il governo ha fretta di emanare. Una protesta appoggiata dalla Conferenza dei rettori che ha lanciato un appello al Parlamento chiedendo di sospendere l’iter del provvedimento "non disponendo di alcun quadro certo sulle risorse finanziarie". La mobilitazione e’ particolarmente accesa a La Sapienza di Roma dove e’ stato rinviato l’inizio dei corsi in undici Facolta’ e il blocco dovrebbe proseguire fino a lunedi’. In 500 tra docenti, ricercatori e studenti hanno ieri partecipato a una manifestazione per contestare l’accelerazione dell’iter di approvazione del disegno di legge. C’era anche il prorettore Gianni Orlandi: "Questa legge - ha detto - minaccia il futuro dell’universita’, la sua qualita’ quindi il futuro del Paese". La protesta si sta allargando a macchia di leopardo in tutta Italia. Al Politecnico di Torino un’assemblea affollata di docenti, ricercatori e studenti ha approvato una settimana di sospensione delle lezioni. A Padova e’ stato deciso di iniziare le lezioni con una settimana di ritardo e i ricercatori hanno rinunciato agli incarichi di docenza. A Venezia il rettore della Ca’ Foscari ha disposto la sospensione delle lezioni dall’11 al 15 ottobre. A Bologna il rettore Pier Ugo Calzolari ha annunciato che entro fine mese riunira’ tutto il mondo accademico bolognese per discutere "questa falsa riforma". Ricercatori in sciopero anche a Parma dove le lezioni sono state sospese per quindici giorni. Sospensione dell’attivita’ didattica dal 18 al 23 ottobre poi all’Universita’ di Firenze. A L’Aquila si e’ tenuta un’assemblea con oltre duecento persone che oggi sfileranno in corteo. I ricercatori della Seconda universita’ di Napoli (Sun) hanno poi proclamato lo stato di agitazione e da lunedi’ prossimo si asterranno da ogni attivita’ di didattica e di ricerca. Docenti in sciopero e lezioni sospese "sine die" anche all’universita’ della Basilicata dove la mobilitazione e’ stata decisa dal Senato accademico con un ordine del giorno votato all’unanimita’. E il Senato accademico dell’Universita’ di Lecce ha deciso all’unanimita’ la sospensione delle lezioni a partire dall’11 ottobre. Il ministro Moratti gettato acqua sul fuoco: "Per i ricercatori cercheremo un’intesa - ha detto - Nel momento in cui stiamo verificando le problematiche e’ strano che ci siano proteste". LA LEGGE PUNTO PER PUNTO Cattedre a concorso nazionale I ricercatori diventano co.co.co. MILANO. Professori a termine reclutati per concorso nazionale, ricercatori co.co.co, incentivi economici per i docenti che piu’ si impegnano, e programmi di ricerca ad hoc finanziati dalle imprese. Questi i punti salienti del disegno di legge delega sul riordino dello stato giuridico dei docenti universitari approvato a meta’ gennaio dal Consiglio dei ministri e ora al vaglio del Parlamento. Reclutamento docenti. Il provvedimento prevede il ritorno, dopo sei anni di concorsi locali, al concorso nazionale e introduce l’idoneita’ scientifica valutata da commissioni nazionali. Le prove si terranno ogni due anni alternativamente per docenti ordinari e associati. Il numero dei posti riflettera’ il fabbisogno indicato dagli atenei. I vincitori dei concorsi avranno contratti a termine di tre anni, rinnovabili per altri tre, alla scadenza dei quali gli atenei dovranno nominarli in ruolo o rimandarli a casa. Ricercatori. Stop ai concorsi per ricercatori. Al loro posto le Universita’ potranno stipulare contratti di collaborazione coordinata e continuativa con i possessori di laurea specialistica o studiosi. Dureranno 5 anni, rinnovabili una sola volta. Stipendi legati al merito. Scompare la distinzione tra docenti a tempo pieno e definito. La retribuzione dei docenti sara’ formata da una parte fissa e una variabile. Non sara’ penalizzato chi svolge attivita’ esterne, ma aumentera’ il carico di lavoro: 350 ore annue di impegno scientifico di cui 120 per lo svolgimento di attivita’ didattiche. A questo impegno, uguale per tutti, corrispondero’ la retribuzione fissa. Quella variabile sara’ invece attribuita in relazione a impegni ulteriori nella attivita’ di ricerca e didattica. Apertura ai privati. Gli atenei potranno svolgere progetti di ricerca in convenzione con imprese o fondazioni. Docenti stranieri. E’ prevista la copertura di una percentuale non superiore al 6% dei posti mediante nomina in ruolo di studiosi stranieri, o italiani impegnati all’estero, di chiara fama. Le Universita’ potranno anche stipulare contratti con studiosi. (m.v.) __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 9 ott. ’04 UN’ALTRA SETTIMANA DI BLOCCO DELLE LEZIONI La protesta non lascia, anzi raddoppia. I ricercatori di alcune facolta’ dell’Universita’ hanno deciso ieri di continuare di un’altra settimana l’agitazione e di rinviare almeno fino al 18 ottobre l’inizio delle lezioni. Ma gia’ si parla, in alcuni casi, di sospensione dell’attivita’ didattica ad oltranza contro il disegno di legge del ministro dell’Universita’ Letizia Moratti che vorrebbe sopprimere la figura del ricercatore e introdurre quella del professore aggiunto. Un testo che fra poco, dopo l’approvazione in settima commissione alla Camera nel luglio scorso, dovrebbe approdare tra i banchi di Montecitorio. In particolare, le facolta’ che hanno deciso di continuare la protesta sono Lingue, Farmacia e Scienze matematiche, fisiche e naturali, che ha preso la decisione ieri mattina al termine di un’assemblea. I ricercatori di Farmacia, inoltre, non trascurano l’ipotesi di dimettersi in massa, chiedendo subito la convocazione di un consiglio di facolta’ dove far approvare una mozione che impegni il preside a non nominare i docenti sostituti per avviare le lezioni. La nuova data di inizio dell’anno accademico per queste facolta’ e’ per ora rimandato al 18 ottobre. __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 8 ott. ’04 ATENEI CONTRO LA MORATTI RICERCATORI: NO ALL’INCARICO Il mondo accademico e’ di nuovo sul piede di guerra. In tutta Italia si stanno riaccendendo focolai di protesta contro le riforme del ministro Moratti che ieri ha cercato di gettare acqua sul fuoco ricordando come sui temi contestati ci sia un tavolo di confronto aperto. Mercoledi’ hanno fatto sentire la loro voce i ricercatori dell’universita’ di Padova, che analogamente a quanto sta avvenendo in altri atenei italiani, hanno rinunciato per l’anno accademico in corso all’accettazione degli incarichi di docenza, e ieri la contestazione ha coinvolto l’ateneo romano La Sapienza, l’universita’ della Basilicata, di Lecce e di Sassari. Sul banco degli imputati c’e’ soprattutto il disegno di legge sullo stato giuridico della docenza attualmente all’esame del Parlamento, ma pure la carenza di finanziamenti e il provvedimento con il quale si intende modificare l’ordinamento didattico universitario rispetto al modello del "3+2". Contro il ddl sullo stato giuridico sono scesi in campo i rettori chiedendo la sospensione dell’iter parlamentare del provvedimento sullo stato giuridico dei professori visto che non c’e’ alcuna certezza sulle risorse finanziarie a esso destinate. A fianco di docenti, ricercatori, precari e studenti della facolta’ di Ingegneria de La Sapienza, che ha capeggiato la protesta dell’ateneo romano sospendendo la didattica fino all’11 ottobre, e’ sceso in campo il prorettore Gianni Orlandi. "Non si tratta di una mobilitazione corporativa dei professori per ottenere dei privilegi. Chiediamo al Parlamento di ritirare questo ddl e di impegnarsi per maggiori finanziamenti nell’universita’" ha spiegato sottolineando che il Senato accademico si e’ riunito oggi per discutere proprio del problema dei ricercatori. Il Senato accademico dell’universita’ della Basilicata ha sospeso tutte le lezioni "fino a quando, ritirata la delega, la discussione sul ddl sullo stato giuridico dei docenti non verra’ restituita al normale dibattito parlamentare e al confronto con l’intera comunita’ accademica". Sospensione delle lezioni anche all’universita’ di Lecce. Il disegno di legge governativo, secondo il senato accademico dell’ateneo salentino "si inserisce in una prospettiva di drastico ridimensionamento della funzione che la Costituzione assegna all’universita’ quale sede primaria della ricerca e della formazione". "Siamo consapevoli - ha assicurato il ministro Moratti - del ruolo che i ricercatori hanno svolto in tutti questi anni. Cercheremo un’intesa con la conferenza dei rettori". "Nel momento in cui verifichiamo insieme le diverse problematiche - ha aggiunto il ministro - mi pare strano che ci siano delle manifestazioni". Mentre i Ds, con un’interrogazione parlamentare, chiedono di chiarire una volta per tutte se con la Finanziaria viene o no confermato il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato attualmente vigente per universita’ ed enti pubblici di ricerca, l’Ateneo fiorentino annuncia una settimana di sospensione della didattica e un Forum nazionale sull’istruzione organizzato dal Tavolo fermiamo la Moratti. __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 7 ott. ’04 Universita’: Non vogliono la riforma RICERCATORI SUL PIEDE DI GUERRA Alla prima assemblea plenaria dei ricercatori universitari, martedi’ sera, c’erano la trentenne fresca di nomina, il quarantenne con vent’anni di esperienza didattica e la cinquantenne che ormai sta per andare in pensione. Da ricercatrice, ovviamente. Molti di loro si sono conosciuti per l’occasione, fino a quel momento le loro identita’ giravano per telefono o via mail. Tutti accomunati dall’essere il primo (o l’ultimo, dipende da dove si vuol guardare) tassello della docenza, tutti ansiosi di sapere di che morte devono morire. Perche’ la Moratti vuole sopprimere la cosiddetta terza fascia, abolire la loro figura e introdurre quella del "professore aggiunto". E loro, ovviamente, non ci stanno. L’incontro, in un’aula della clinica Aresu che ospita lezioni anche di Lingue, ha avuto come esito l’elezione del comitato di coordinamento che dovra’ gestire e animare il malcontento contro il disegno di legge del ministro dell’Universita’. Dieci ricercatori, uno per ogni facolta’, avranno il compito di canalizzare le forme di agitazione all’interno di ogni settore scientifico dell’Universita’. E magari cercare di rappresentare anche gli "sps", ovvero i numerosi "senza presa di servizio" che attendono un posto dopo aver vinto il concorso. Scienze della formazione ne conta tredici, Lettere dieci, Lingue sei. All’assemblea si scorgevano facce giovani, altre meno, ma gia’ con i segni di chi ne ha visto troppe per non ritenere che "questo disegno di legge e’ solamente la pietra tombale su un’universita’ disastrata". Chi non mostra le rughe anagrafiche, ha gia’ quelle professionali, regalate da una figura che oggi c’e’ e domani chissa’. Durante l’incontro, durato per quasi tre ore, si sono confrontate posizioni attendiste, moderate e qualcuna estremista. Maurizio Memoli, ricercatore di Economia, non e’ tra gli ottimisti: "Con questo Governo e con questo ministro le posizioni non sono mediabili". Antioco Floris, Scienze della formazione, non e’ d’accordo: "Ma se le premesse sono queste, non si ottiene nulla". D’accordo Mauro Pala, di Lingue: "Serve una politica di piccoli passi". Immacolata Pinto (Lettere): "Perche’ non ci uniamo allo sciopero nazionale della scuola, il 15 ottobre?". Domani e’ in programma la prima riunione del comitato: all’ordine del giorno la stesura di un documento unitario e il punto sulla protesta. Protesta che di fatto, tra la settimana scorsa e questa - sta bloccando sei facolta’ su dieci (Ingegneria, Lingue, Farmacia, Scienze, Lettere e Medicina), con il rinvio dell’inizio dell’anno accademico. Ma si parla gia’ di sospendere le lezioni anche la settimana prossima, eventualita’ sulla quale si dovranno esprimere i dieci rappresentanti. Blocco didattico a parte, molto dipendera’ da quando il disegno di legge approdera’ alla Camera, dopo il via libera della settima Commissione dello scorso 31 luglio. Si parla di novembre e a quel punto, se non ci saranno sostanziali cambiamenti, l’agitazione sara’ massiccia. Daniele Casale Il rettore "LA SELEZIONE MI SEMBRA INEVITABILE" "Per il mio ruolo istituzionale, non posso che essere un attento osservatore". Il rettore Pasquale Mistretta si astiene dal giudicare la protesta dei ricercatori che sta bloccando meta’ ateneo, ma ci tiene a sottolineare il suo allineamento alla posizione della Crui (Conferenza dei rettori universita’ italiane): "Come ho gia’ sottolineato durante l’ultima seduta del Senato accademico, ribadisco che quel disegno di legge va senz’altro rivisto in alcuni dettagli". Mistretta distingue tra i ricercatori "in entrata" e quelli "in gioco": "Per i primi, la preoccupazione e’ fondata, anche perche’ finora e’ l’unico sbocco per i dottorandi e assegnisti. Per gli altri, la prospettiva di un concorso, essendo una novita’, puo’ non essere ben vista. Ma la loro preoccupazione mi sembra un po’ esagerata. E in ogni caso i posti disponibili sono meno dei ricercatori, una selezione e’ inevitabile".Da "attento osservatore", Mistretta non spinge ne’ per l’inizio forzato delle lezioni ne’ per fermare la protesta: "E’ ovvio pero’ che devo pensare anche agli studenti. Nel caso l’agitazione e il blocco didattico si protraggano, dovro’ prendere provvedimenti alternativi. E cioe’ compattare tutti i corsi affini. Ma, ora come ora, la reputo una prospettiva davvero remota". (d.ca.) __________________________________________________________________________ Corriere della Sera 8 ott. ’04 L’INUTILE PROTESTA Il coma delle facolta’ e i suoi effetti di DOMENICO DE MASI La protesta dei ricercatori ha costretto gran parte delle facolta’ romane, in sintonia con l'intera Universita’ italiana, a rinviare l'inizio delle lezioni. La cosi’ detta "terziarizzazione del conflitto" comporta che lo sciopero dei ferrotranvieri danneggi i pendolari e lo sciopero degli ospedalieri danneggi i malati. Allo stesso modo la serrata dei ricercatori fa pagare lo scotto della de’bacle universitaria ad altre vittime (gli studenti) anziche’ ai carnefici (gli ultimi governi). La terziarizzazione del conflitto comporta un gioco di sponda per cui, danneggiando gli utenti, si spera che il loro malcontento ricada sui veri bersagli della lotta. Bloccando la didattica, i ricercatori sperano che gli studenti danneggiati e le loro famiglie diano luogo a una tale protesta da bloccare l'iter parlamentare della riforma Moratti. Che probabilita’ di successo ha una simile strategia? Quale interesse consapevole hanno gli studenti romani nei confronti delle lezioni? Con quale attenzione le famiglie seguono le vicende universitarie dei loro figli? L'universita’ italiana, e quella romana in specie, ha sempre sottovalutato l'importanza della frequenza alle attivita’ didattiche. Le cattedre che la considerano obbligatoria sono pochissime, anche perche’ il numero esorbitante degli allievi impedisce di controllare le firme di frequenza. In quasi tutte le facolta’ gli studenti possono andare o non andare a lezione secondo il loro piacimento e la maggior parte di essi compare all'universita’ solo il giorno degli esami. Cosa volete che interessi a questa massa di assenteisti se le lezioni iniziano con una settimana di ritardo? Prenderanno la cosa come un ulteriore prolungamento delle vacanze. Meno che mai questa protesta dei ricercatori smuovera’ le famiglie degli studenti. A Roma i genitori accompagnano quotidianamente i bambini all'asilo e poi alle elementari. Appena i ragazzi sono sufficientemente autonomi, vanno a scuola per proprio conto. Quando finalmente i figli approdano maggiorenni all'universita’, i genitori smettono di interessarsi del loro destino scolastico: ignorano come evolve la vita universitaria, come e quando si tengono lezioni ed esami, che problemi deve affrontare un giovane inghiottito dalla giungla della vita d'ateneo. Il fatto che in Italia le tasse universitarie siano quasi ridicole non fa che aggravare questa situazione: poiche’ la somma investita dalle famiglie e’ minima, la loro propensione a controllarne l'uso e’ sostanzialmente nullo. Dunque il gettito delle tasse universitarie e’ basso, il governo non e’ propenso ad investire altre risorse nello sviluppo scolastico, ritenendolo un optional, le assunzioni di nuovi professori sono bloccate e, di conseguenza, le attivita’ didattiche finiscono per ricadere anche sulle spalle dei ricercatori, pagati meno delle colf. Con la riforma Moratti cadrebbe anche l'ultimo appeal della carriera universitaria: la perennita’ del posto di lavoro. Di qui una protesta che nasce debole ma che rischia di travolgere l'intero sistema universitario, ormai in condizione terminale. __________________________________________________________________________ Corriere della Sera 8 ott. ’04 FINAZZI AGRO’: "LA RIFORMA? IMPROVVISATA E SENZA SOLDI" IL RETTORE DI TOR VERGATA ROMA. "Prima cosa, e’ dal 1980 che aspettiamo una legge che stabilisca il ruolo giuridico dei ricercatori. Seconda: il disegno di legge Moratti risente di un certo grado d’improvvisazione, e senza soldi e’ francamente inattuabile. Terza: e’ giusto criticare il provvedimento, ma e’ anche vero che il sistema universitario non ha, negli anni, espresso una proposta alternativa. Quarta: non sono favorevole a rinviare l’inizio dei corsi, a bloccare le facolta’; reputo queste forme di lotta poco efficaci". Toni e concetti moderati sono del rettore di Tor Vergata, Alessandro Finazzi Agro’. Rettore, cosa pensa del ddl Moratti? "Ha dei punti oscuri, e’ innegabile". Ne dica uno. "La copertura finanziaria, che manca. Non sono contrario alle riforme, ma, ad esempio, prendiamo il 3 piu’ 2, non ha dato gli esiti sperati proprio per mancanza di soldi. Poi il ddl Moratti e’ evidentemente improvvisato: non si valutano le conseguenze. E ancora: abolisce il ruolo dei ricercatori che, come detto, aspettano una legge da 24 anni". I ricercatori con il ddl Moratti temono di veder protratto il precariato. "La situazione ormai si e’ incancrenita, con una legge che si fa attendere per cosi’ tanto tempo. Prima esistevano gli assistenti ordinari, figura poi abolita. Ebbene, chi tra questi non diventava libero docente decadeva, ma aveva un posto nell’amministrazione dello Stato. Trovare una formula cosi’ potrebbe essere una soluzione. In quanto al precariato, e’ terribile: ci sono casi di ricercatori che non hanno ottenuto la conferma e sono dipendenti dell’universita’ senza mansioni. E’ la conseguenza del buco normativo". Nella sua universita’ ci sono due facolta’ che hanno deciso, per protesta, di rinviare l’inizio delle lezioni. "Si’. Io sono contrario a questo tipo di protesta: bisogna salvaguardare il diritto degli studenti. E non credo non siano molto efficaci". E allora cosa e’ giusto fare? "Mi auguro una riflessione nel Paese. Nella quale si risponda alla domanda: cosa volete fare del sistema universitario?". E La Finanziaria? "Non si puo’ giudicare, adesso. Noi siamo nel comparto del Ministero, il 2 per cento e’ complessivo. Se il ministro decide di aumentare o tagliare i fondi, non e’ dato sapere. Del resto, che questo non fosse un momento di certezze per l’universita’, era gia’ chiaro da tempo". Al. Cap. __________________________________________________________________________ Il Sole24Oore 4 ott. ’04 TOSI: PIU’ FONDI E NUOVI CRITERI DI VALUTAZIONE Si’, e la soluzione di questo problema deve essere preliminare a qualsiasi intervento. Fondi insufficienti, anche se ben ripartiti, non possono certo garantire il miglioramento del sistema universitario. Proprio per questa ragione abbiamo chiesto di avere, nel corso dei prossimi cinque anni, un adeguamento progressivo delle risorse in rapporto al Pil, cosi’ da allineare l'Italia agli altri Paesi europei. La fotografia scattata dalla Crui sullo stato dell'universita’ in Italia ha voluto suonare alcuni campanelli di allarme, che nel mondo politico hanno trovato orecchie attente. E’ questa l'impressione che si ricava discutendo con Piero Tosi, presidente della Crui, reduce da un incontro con il Miur che si e’ concentrato anche sui temi sollevati dalla relazione. Professore, avete raggiunto un'intesa sulla riforma dello stato giuridico dei docenti e sull'abolizione del ruolo dei ricercatori? Per ora la soluzione non e’ ancora stata trovata, ma il ministero ha ribadito l'apertura al dialogo e al confronto. Abbiamo messo in calendario una serie di incontri per trovare soluzioni migliorative, mentre l’iter parlamentare procede regolarmente. Il problema dei docenti, pero’, e’ ampio, e va oltre lo stato giuridico. In che senso? Negli ultimi anni abbiamo incentivato a fondo le relazioni continue fra studenti e docenti, promuovendo anche un maggior tasso di frequenza dei corsi, e questo richiede un ulteriore aumento del numero di questi ultimi. Per valorizzare le risorse umane, pero’, e’ indispensabile introdurre nell'universita’ il principio di valutazione delle attivita’. Tutti concordano su questa necessita’, ma. per ora i finanziamenti legati alla valutazione rappresentano una parte minima delle risorse complessive. Perche’? Perche’ i parametri sono complessi e i modelli elaborati finora sono ancora a uno stadio iniziale e in gran parte incompleti. La valutazione, ad esempio, non si puo’ fermare al successo universitario degli studenti, ma deve riguardare anche i loro risultati nel mondo del lavoro. Allo stesso modo, per valutare la ricerca, non ci si puo’ limitare alle attivita’, ma si devono pesare anche i risultati concreti prodotti. Ovviamente un meccanismo come questo funziona quando c'e’ l'incentivo rappresentato da finanziamenti adeguati. Una situazione da cui siamo ancora lontani. __________________________________________________________________________ Il Sole24Oore 8 ott. ’04 SINISCALCO: «COSI’ IL GOVERNO CAMBIA ROTTA SULLA RICERCA» DOMENICO RAVENNA GENOVA A quasi otto mesi di distanza dalla presentazione ufficiale, l’Iit, l'Istituto italiano di tecnologia, incomincia a far girare il motore. Ieri, il comitato di indirizzo ha approvato il piano scientifico, dato il via libera a una Scuola internazionale di dottorato e nominato Roberto Cingolani (come anticipato da Il Sole-24 Ore il 2 ottobre scorso) direttore scientifico dell'istituto. II tutto sotto gli auspici del ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, che ha annunciato un deciso «cambio di rotta» del Governo sul versante della ricerca e dell'innovazione. Vittorio Grilli, commissario unico dell'Iit, ha illustrato i primi passi operativi compiuti alla presenza di Siniscalco e del ministro dell'Istruzione, dell'Universita’ e della Ricerca, Letizia Moratti, convenuti per l'occasione sotto le volte della sede di Quarto, ospitata nell'ex ospedale psichiatrico in via di ristrutturazione grazie al sostegno, come ha assicurato il governatore ligure, Sandro Biasotti, di un apposito comitato sorto a livello locale. Il piano scientifico approvato dal board definisce e formalizza le tre piattaforme sulle quali si orientera’ l'attivita’ dell'Iit, vale a dire le bionanotecnologie, le neuroscienze, l'automazione e la robotica. Tre filoni distinti che si avvarranno di una sorta di spina dorsale finalizzata a produrre il piu’ ampio spettro possibile di sinergie. Grilli ha quindi annunciato la nascita di una Scuola internazionale di dottorato come un fiore all'occhiello nella fase di decollo dell'Iit. «La Scuola - ha spiegato il commissario unico - punta a organizzare corsi che saranno imperniati sulle discipline delle tre piattaforme, un lavoro che svolgeremo in collaborazione con le piu’ prestigiose Universita’ italiane. A regime, potremo disporre di una Scuola formata da 90 giovani ricercatori e con un budget di 3 milioni. A questa iniziativa faremo seguire anche il varo di una Scuola di formazione per il post-dottorato per la quale prevediamo un budget di 1,5 milioni». L'avvio dell'Iit e’ stato salutato da Siniscalco, come un tassello cruciale nella strategia di rilancio della ricerca, dell'innovazione e della competitivita’ che l'Esecutivo intende portare avanti. «Il Governo - ha dichiarato il ministro - sta lavorando a un provvedimento per la competitivita’ e lo sviluppo che comprenda tutta la filiera che determina la crescita e che e’ verticale: parte dalla ricerca di base, passa a una fase di disseminazione, agli incubatori e al venture capital, alla finanza destinata al sostegno dei progetti fino allo sviluppo di nuovi investitori istituzionali come i fondi pensione. L'Iit - ha concluso Siniscalco - si colloca in maniera cruciale in questa filiera, nella parte piu’ a monte, dove ce n'e’ piu’ bisogno per il nostro Paese». Nel suo intervento, Moratti ha ricordato i numerosi gap che ci separano dai nostri principali partner in tema di sviluppo e applicazione di alta tecnologia. «Dobbiamo registrare - ha sottolineato - una bassa occupazione nei settori hi- tech. Bassa e’ anche la nostra capacita’ non di creare, bensi’, di trasferire conoscenza al sistema produttivo e, infine, paghiamo una scarsa capacita’ a generare brevetti». Secondo la titolare del Miur, la nascita dell'Iit si inserisce in maniera armonica nella strategia di recupero perseguita dal Governo. «Basti pensare - ha spiegato - che, nell'arco di un triennio, siamo riusciti a elevare i dottorati di ricerca in linea con la situazione dei Paesi europei piu’ avanzati. Inoltre, ci siamo impegnati a varare una serie di inziative nel settore dei distretti ad alta tecnologia, sfruttando le sinergie fra pubblico e privato. Uno dei nostri principali obiettivi -ha concluso Moratti - deve essere ora quello di attrarre fondi di investimento che siano in grado di far partire nuove imprese». __________________________________________________________________________ Il Sole24Oore 6 ott. ’04 CONCORSI, IL RISCHIO DEL LOCALISMO Senza la lista aperta il reclutamento nazionale dei docenti puo’ mostrare rigidita’ o portare a paralisi. Il presidente della Conferenza dei rettori Tosi affronta nodi cruciali ma lascia aperte alcune incognite 1 professor Piero Tosi, presidente della Conferenza dei rettori I delle universita’ italiane (Crui), nella sua Relazione sullo stato delle universita’ italiane, affronta con coraggio i nodi di fondo delle nostre universita’. Denunce e proposte, le sue, che non possono lasciare indifferenti docenti e politici, gli studenti e le loro famiglie. Tosi, a ragione, concepisce l'universita’ come un'istituzione che «si collochi nel cuore della societa’», ma che «rimanga moralmente e intellettualmente indipendente da ogni autorita’ politica e da ogni potere economico». Giusta e’ la sua presa di posizione sul fatto che «l'universita’ e’ diventata un cantiere senza mai fine e che quello che doveva essere considerato uno stato provvisorio si sta trasformando in una condizione definitiva». E, in realta’, l'universita’ e’ ormai da anni che e’ sottoposta a una nefasta fiamma ossidrica da parte di riformatori e di riformatori delle riforme. La cultura della valutazione, il governo degli atenei, il rapporto delle universita’ con il sistema delle imprese, l'orientamento pre-universitario, l'innovazione tecnologia sono soltanto alcuni degli argomenti affrontati da Tosi. Condivisibilissima la sua critica nei confronti dell'abolizione della distinzione fra docenti a tempo pieno e docenti a tempo definito. Triste, ma vera, la sua constatazione che i parametri che misurano gli investimenti nella formazione superiore e nella ricerca porgono il nostro Paese agli ultimi posti in Europa. Tosi difende l'autonomia dell'universita’ e precisa che l'autonomia finanziaria «costituisce il risvolto immancabile di ogni autonomia che voglia dirsi tale». Dichiara, lodevolmente, che lo studente non puo’ essere considerato un consumatore in attesa di voraci istituzioni universitarie. Ma qui verrebbe da chiedergli: i 53mila giovani iscritti ai corsi di laurea in Scienze della comunicazione sono o non sono preda di voraci istituzioni universitarie? E se e’ vero che i laureati sono aumentati del 15% nell'ultimo anno, sarebbe pero’ opportuno sapere quanti sono stati i laureati in matematica, fisica o biologia. E’ sulla base della convinzione che il capitale umano debba avere il primato su quello della materialita’ e delle merci, che il presidente della Crui segnala «con preoccupazione la scelta di dare riconoscimento a universita’ "telematiche" staccate dalle realta’ universitarie esistenti e, anzi, alternati. ve a esse. Tali iniziati ve non sono ne’ condivisibili ne’ accettabili. Soprattutto sembrano incoerenti con lo scopo, dichiarato, di voler innalzare il livello dell'insegnamento». E, in effetti, prosegue Tosi, «il percorso che ha portato al riconoscimento delle universita’ "telematiche" non sembra aver puntato in maniera particolare sull'accertamento dell'effettivo possesso, da parte di tali autorita’, dei requisiti indispensabili per assicurare gli standard minimi di qualita’, necessari alla funzione di crescita culturale alla quale tali universita’ sono chiamate». Denuncia sacrosanta, questa di Tosi. E va sottolineato il fatto che l'universita’ telematica significa la fine della «comunita’ di apprendimento», il tratto di maggior rilievo della tradizione universitaria. In un solo colpo viene cancellato un mondo di esperienze, di rapporti intellettuali, di crescita morale. Qualora, sotto la pressione di motivi soprattutto economici, dovessimo assistere alla progressiva sostituzione dell'universita’ tradizionale con corsi di laurea "telematici", noi contribuiremmo all'affossamento del nostro sistema di formazione superiore. Vale sempre l'avvertimento che la moneta cattiva caccia quella buona. Quello che potrebbe utilmente essere uno strumento di ampliamento e talvolta anche di approfondimento di conoscenze rischia davvero di trasformarsi, in mani improvvide, nel mezzo piu’ efficace di una selezione al ribasso. E veniamo a quello che Tosi chiama «un altro punto-chiave» della proposta governativa sullo stato giuridico del docente universitario, vale a dire il problema dei concorsi. Come risaputo, le nuove forme di reclutamento, che si vorrebbero introdurre, si basano su procedure di idoneita’ scientifica unificate a livello nazionale e su successive valutazioni comparative degli idonei a livello delle singole sedi: Tosi afferma che «la Crui e’ d'accordo sulla necessita’ di cambiare: a condizione, tuttavia, che, nella sua implementazione effettiva, il numero degli idonei sia legato alle richieste delle universita’, ma anche opportunamente e settorialmente ampliato». Dunque: e’ necessario cambiare. Ma cambiare in quale direzione? Ebbene, la direzione su cui malauguratamente pare essersi incamminata la Crui e’ la stessa della proposta ministeriale. Perche’ Tosi non ha precisato di quanto debba essere ampliato il numero degli idonei? Anche per la Crui questo numero va incrementato di una quota non superiore al 20%? Quell' «opportunamente» e’ semplicemente un'espressione che non fa onore ne’ al professor Tosi ne’ ai suoi colleghi rettori delle nostre universita’. Se il professor Tosi si trovasse in una Commissione che puo’ dichiarare solo cinque idonei e tra i candidati degni di idoneita’ ce ne fossero altri cinque che ~ quindi dovranno essere "bocciati", , uscirebbe felice dal concorso? Non i avvertirebbe tutto il peso di una legge ingiusta che umilia studiosi, e non sempre giovani, i quali hanno dedicato alla ricerca e all'insegnamento i loro anni migliori? La realta’ e’ che, nella situazione attuale, una buona e ragionevole soluzione del problema relativo al reclutamento dei docenti universitari c'e’, e consiste nella proposta della lista aperta. Le commissioni dichiarano idonei tutti i candidati che ne sono degni. E’ questo il compito della comunita’ scientifica. Dopodiche’ le singole Facolta’, a seconda delle loro esigenze, chiameranno i docenti scegliendoli all'interno delle liste degli idonei. Con una proposta siffatta vengono rispettati i risultati del lavoro scientifico e didattico dei candidati, non si spingono ricercatori validi a trovarsi un posto all'estero, non si mettono in disagio morale commissari onesti e ragionevoli, e si offrono alle Facolta’ possibilita’ di ampie scelte. Con quali obiezioni puo’ venir respinta la proposta delle liste aperte? E si abbia almeno il pudore di non ripetere che la proposta governativa dei "concorsi nazionali" eliminerebbe lo scandalo del "localismo". Il concorso nazionale, senza lista aperta, e con tanti idonei quanti sono i posti richiesti dalle Facolta’ (piu’ un 20%), porterebbe o al piu’ rigido localismo o alla paralisi dei concorsi. E un'altra dose di pudore occorrerebbe perche’ non si insista fastidiosamente nel dire che la ricerca esige periodi prolungati di precariato. La cosa e’ cosi’ vera che tanti colleghi ordinari, compresi i componenti della Crui, desiderano ardentemente vivere da precari ...per continuare a fare ricerca. Da ultimo, nella sua Relazione il professor Tosi e’ rimasto taciturno sulla proposta di inserire nelle commissioni di concorso colleghi di universita’ europee. Non crede il professor Tosi che, senza reciprocita’, tale proposta sia semplicemente un'ingiustificata offesa all'intera nostra classe docente universitaria? Universita’ telematiche, un percorso che non ha sempre assicurato la qualita’ __________________________________________________________________________ L’Unita’ 4 ott. ’04 BECCARIA: SIAMO ALL'UNIVERSITA’ DELL'IGNORANZA» Il prof Beccaria, gia’ star tv con Rispoli, attacca la riforma Moratti: «La ricerca viene umiliata dalla burocrazia» Roberto Carnera TORINO «So gia’ che qualcuno mi taccera’ di essere un "conservatore di sinistra", ma l'accusa non mi spaventa. Sono di sinistra e mi rivolgo alla classe politica di sinistra, quella che, quando sara’ finito il governo Berlusconi, mi auguro torni a governare, E a gestire, in particolare> la scuola, l'universita’, l'istruzione. Per questo per me e’ molto importante potere rivolgermi ai lettori dell'Unita’». Apre cosi’ questo nostro incontro Gian Luigi Beccaria. Molti lo conoscono come «il professore» di Parola mia, la fortunata trasmissione che, condotta da Luciano Rispoli a meta’ degli anni Ottanta, ha rappresentato un importante esempio di divulgazione culturale (andava in onda su Rail prima del tg delle 20, la fascia ora occupata dai quiz milionari: triste segno dei tempi...). Ma Beccaria, prima di essere star televisiva, insegna da quarant'anni all'universita’, dove i! ordinario di Storia della Lingua italiana presso l'ateneo torinese. Per Garzanti ha curato un «pamphlet collettivo», che raccoglie le voci di alcuni docenti universitari molto critici nei confronti della riforma del cosiddetto «tre piu’ due», quella che ha sostituito le vecchie lauree, per lo piu’ quadriennali o quinquennali, in un triennio di base e in un biennio specialistico. Varata dal ministro Berlinguer, ma ora sostanzialmente peggiorata dalla Moratti, e’ accusata da molti di spezzettare i contenuti disciplinari, dequalificando in maniera preoccupante la preparazione. Al volume curato da Beccaria, dal titolo Tre piu’ due uguale zero (pagine 192, euro 13,50), hanno partecipato diversi professori di discipline umanistiche, tra i quali Claudio Magris, Pier Vincenzo Mengaldo, Cesare Segre, Raffaele Simone. Professor Beccaria, come possiamo sintetizzare il quadro che emerge dall'insieme degli interventi contenuti nel volume? C'e’ una straordinaria convergenza di punti di vista tra i diversi autori, che pure hanno scritto senza essersi consultati prima tra loro. Segno, questo, che alcune cose evidentemente non vanno proprio. II discorso e’ centrato sulle discipline umanistiche: letteratura, filologia, storia, filosofia. Materie sempre piu’ emarginate dal sistema dell'istruzione italiana. Chi negli anni scorsi andava all'estero sa che la nostra scuola era tra le migliori del mondo. Forniva un'ottima preparazione, soprattutto nel le materie umanistiche. Ora, invece, con le varie riforme, dalla scuola si e’ cancellato lo studio del passato, appiattendo tutto sulla contemporaneita’, e all'universita’ si sono ridotti drasticamente i contenuti, dequalificando il livello degli studi. Questa rimozione del passato mi sembra una scelta folle, in un Paese, come l'Italia, dove e’ concentrata piu’ della meta’ del patrimonio storico e artistico mondiale. Quali sono le pecche del «tre piu’ due»? Noi professori universitari siamo stati tenuti fuori dalla formulazione della riforma. Ci e’ stata calata dall'alto, da parte dei pedagogisti, che hanno predicato la distruzione delle competenze, il didattichese, l'idea che un insegnante, ad esempio, debba imparare piu’ un metodo di insegnamento che delle cose da insegnare. Si e’ voluto, insomma, promuovere la didattica del nulla, l'insegnamento dell'ignoranza. In vari contributi si punta il dito contro la «concezione aziendale» dell'universita’. Di cosa si tratta? Beh, in Italia ultimamente tutto e’ diventato azienda: gli ospedali, le scuole, le universita’. E anche il linguaggio: gli studenti sono 'utenti',l'insegnamento 'offerta formativa', e via di questo passo. Gli atenei, essendo aziende, devono farsi concorrenza tra loro, per accaparrarsi gli iscritti, e quindi spendono una barca di soldi per pagarsi la pubblicita’ sui giornali, alla radio, alla tv: tutto denaro sottratto alla ricerca. In questa idea aziendale dell'universita’, le facolta’ migliori sono considerate quelle con il minor numero di bocciati, il che evidentemente provoca una diminuzione di serieta’ nelle verifiche. Lei e i suoi colleghi non nascondete che fu il ministro Berlinguer a iniziare la riforma... Guardi, la maggior parte degli autori e’ gente che ha militato nel Pci, nei Ds, nella Cgil... Gente di sinistra, dunque, e che non rinnega affatto questa appartenenza politica. Ma tra compagni e’ anche d'obbligo la franchezza. Bisogna individuare gli errori e le storture> finche’ si e’ in tempo per correggerli. E insieme occorre denunciare quanto sta accadendo oggi. Vede, Berlinguer aveva chiara l'idea della centralita’ dell' istruzione pubblica. Con la Moratti il calcolo e’ diverso e chiarissimo: impoverire l'universita’ pubblica, in modo che cio’ vada a vantaggio dei centri d'eccellenza, ovvero degli atenei privati. Come accade gia’, ad esempio, negli Stati Uniti. Con la riforma, com'e’ cambiata la sua vita di professore? Sempre meno tempo per la ricerca, che ormai rimane quasi un miraggio, e sempre piu’ burocrazia: commissioni, riunioni, incontri per la didattica. Siamo sempre meno ricercatori e sempre piu’ 'ragionieri'. Prima insegnavamo corsi monografici di sessanta ore, in cui attraverso la trattazione di un argomento specifico, frutto di ricerche di prima mano, fornivamo un metodo. Ora in moduletti di trenta ore a carattere generale possiamo offrire conoscenze di livello liceale. E la vecchia tesi di laurea e’ stata sostituita da una risibile tesina, meno di quanto una volta si faceva per l'esame di maturita’. E gli studenti come sono cambiati? Appaiono sempre piu’ passivi e meno reattivi. Ma non e’ colpa loro. E’ colpa di una scuola che non e’ piu’ luogo di discussione, dibattito, differenza, al limite anche critica e contestazione. Si insegna a non pensare e a bere quello che viene dato. Una soluzione commerciale di cui uno come Berlusconi non puo’ che avvantaggiarsi: tutti buoni, zitti, pronti a credere a quanto trasmette la tv, ai facili slogan elettorali, e infine a votarlo. ____________________________________________________________ ItaliaOggi 29-09-2004 LE LAUREE RIFORMATE Partiti ieri al Miur i sei tavoli tecnici. La deadline e’ il 28/2/2004 Tempi brevi per modificare le classi DI GINEVRA SOTIROVIC Parte la riforma delle classi di laurea e sara’ realizzata in tempi brevissimi grazie a un enorme contributo tecnologico e informatico. Sei tavoli tecnici costituiti da esponenti del mondo accademico e da quello ordinistico dovranno definire í contenuti delle discipline in attuazione alla nuova universita’ a Y che il ministero guidato da Letizia Moratti sta limando dopo le osservazioni critiche della Corte dei conti. Il decreto del ministro che sara’ emanato nei prossimi giorni fissera’ al28 febbraio prossimo la data ultima per consegnare il lavoro. Una scadenza strettissima e che per poter essere rispettata dovra’ contare su uno scambio continuo di informazioni tra tutti i componenti dei singoli tavoli di lavoro e tra i diversi tavoli tra loro e il comitato di coordinamento {costituito dai vertici del ministero, degli ordini professionali, dei docenti, dei presidi di facolta’ e dei rettori). Per farlo il Miur ha chiesto il supporto del Cineca, il centro di calcolo nazionale delle universita’, che ha messo a disposizione moderni strumenti tecnologici per comunicare e continuare il lavoro anche al di fuori delle mura ministeriali. La prima riunione si e’ tenuta ieri al ministero dell'universita’ e, subito dopo la firma del decreto, si terra’ il prossimo incontro operativo. «Si partira’ dalle vigenti 47 classi di laurea e 109 di laurea specialistica (dm 4 agosto 2000, 28 novembre 2000, 2 aprile 2001, 12 aprile 2001), senza alcun vincolo anche rispetto alle ipotesi di accorpamento in passato elaborate», ha tenuto a precisare la Siliquini che ha assicurato come sia comunque «necessaria un'opera di semplificazione delle attuali classi, con riferimento particolare a quelle specialistíche, nell'ottica di perseguire l'efficacia e l'efficienza dell'azione formativa». Il lavoro non sara’ comunque semplice, anche se l'atmosfera di partenza sembra piuttosto positiva se si tiene conto che per la prima volta le universita’ hanno dovuto incassare la presenza di ordini professionali a tavoli di lavoro su materie fino a ora di stretta competenza dell'anmbiente accademico. Una scelta di metodo che e’ stata accolta con favore dal Cup, il Comitato unitario degli ordini professionali. «Mi sembra che almeno per il momento la divisione dei compiti sia assolutamente paritaria ed equilibrata», ha commentato Armando Zingales, vicepresidente e delegato Cup per le questioni universitarie. Ma certo la decisione di affidare ai ' presidi di facolta’ il coordina-, mento di ogni tavolo di lavora fa capire il non facile lavoro di medîazione che la Siliquini dovra’ compiere in questi mesi per ottenere un risultato gia’ fallito da un'altra commissione ministeriale presieduta da Adria- ' no De Maio, allora consulente ~ del ministro Moratti che gli aveva affidato anche la gestione del commissariamento del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e il cui lavoro ora (anche per le proteste che aveva fatto sollevare) e’ stata completamente accantonato. (riproduzione riservata) __________________________________________________________________________ Il Sole24Oore 4 ott. ’04 RADDOPPIATI GLI ORDINARI E I RICERCATORI Ma Sono ancora scarsi rispetto al numero degli studenti I professori / Esercito sempre piu’ numeroso I1 corpo docente cresce," ma all'orizzonte emergono, novita’ che fanno discutere. I numeri contenuti nell'ultima relazione della Crui disegnano un aumento numerico repentino: dietro le cattedre universitarie c'e’ oggi il 32% di personale in piu’ rispetto a 14 anni fa, e la crescita piu’ repentina ha interessato fra il 1990 e il 2004 i professori ordinari (+54,1%) e i ricercatori (+46,5%), mentre e’ rimasto sostanzialmente stabile il ruolo degli associati (+4,4%). Ancora troppo pochi. Nel frattempo, pero’, si sono affollate molto anche le aule, per cui il rapporto tra studenti e docenti, cresciuto m maniera costante nel corso dello scorso decennio, ha cominciato a ridursi solo negli ultimi anni. Le novita’. Anche per rimediare all'incertezza che governa í primi anni, della carriera accademica e allontana molti giovani dalla cattedra e’ nato il provvedimento di riforma dello stato giuridico dei docenti che, licenziato a fine luglio dalla commissione Cultura della Camera, secondo il relatore Paolo Santulli (Fi) «approdera’ in Aula dopo la Finanziaria e sara’ esaminato entro il mese di novembre, per poi passare al Senato». Tra le misure contenute c'e’ il rinnovo dei meccanismi di reclutamento, con l'introduzione del concorso nazionale, e l'abolizione del ruolo dei ricercatori, che verrebbero sostituiti con contrattisti a tempo determinato. «Negli altri Paesi europei e negli Usa - sottolinea Santulli - i ricercatori sono a tempo determinato e sono pagati anche il triplo di quanto ricevono in Italia. Il Collegamento con il mondo del lavoro, inoltre de allettanti questi incarichi perche’, i ricercatori sono consapevoli che il periodo passato in universita’ allarga le opportunita’ professionali anche all'esterno». Retribuzione adeguata e collegamento con le imprese sono proprio le caratteristiche che mancano al sistema formativo del nostro Paese, rilevano pero’ i rettori, secondo i quali, in una situazione come quella italiana, l'introduzione dei contratti rischia di aggravare «la tendenza all'allontanamento dalla ricerca universitaria dei giovani piu’ dotati». Partire dalla mission. «Le divisioni sui meccanismi - osserva Guido Fiegna, del Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario - sono poco appassionanti, perche’ prima bisogna chiarire qual e’ la missione dell’istituzione. Se stabiliamo che per un docente universitario la ricerca non e’ un diritto ma un dovere, i processi vengono di conseguenza e partono da criteri di valutazione che premino proprio l'attivita’ di ricerca. Quando questo meccanismo fu introdotto in Inghilterra gli atenei piu’ rinomati mantennero, la loro quota di finanziamenti, e si creo’ una sorta di "calciomercato" fra le diverse universita’ per assicurarsi i talenti migliori». G.TR. ________________________________________________________ CORRIERE DELLA SERA 03-10-2004 SCOMPARE LA RICERCA INDIPENDENTE Allarme anche in Italia: addio pubblicazioni «libere». «Cambiamo l'agenzia del farmaco» Studi sui medicinali decisi dal marketing, la denuncia negli Usa Un libro mette a nudo gli imbrogli delle scoperte pilotate dal mercato americano Trasformare l'Agenzia italiana del farmaco «in un organo di promozione della ricerca indipendente, separata dalle industrie. L'agenzia avra’ a disposizione un fondo che deriva da una piccola percentuale di quello che l'industria spende per le promozioni. Questo potrebbe essere utilizzato per la ricerca clinica indipendente». E' la proposta di Nello Martini, direttore dell'Agenzia per il farmaco, presentata ieri a Milano per contrastare l'influenza delle multinazionali farmaceutiche nella ricerca medica. «La ricerca clinica - ha detto Giuseppe Remuzzi, direttore dell'istituto ricerche farmacologiche Mario Negri - non e’ mai del tutto indipendente. In particolare, i risultati negativi non vengono mai resi noti. Quando discutiamo con i ricercatori a parole siamo d'accordo, ma poi le decisioni vengono prese dagli uomini del marketing. In questo scenario, in Italia gli studi indipendenti erano il 40% qualche anno fa, oggi sono i120% e di questo passo tenderanno a zero». «L'area della ricerca clinica-ha replicato l'amministratore delegato di Novartis, Giacomo Di Nepi -e’ una delle poche in cui lo svantaggio competitivo puo’ essere colmato e dove si puo’ fare di piu’ grazie al valore dei nostri ricercatori. Questo e’ il momento di costruire alleanze». di GIUSEPPE REMUZZI «La verita’ sull'industria dei farmaci: come ci imbrogliano (how they deceive us) e cosa possiamo fare per difenderci». Marcia Angell questa volta non risparmia nessuno. «L'industria dei farmaci ha perso la sua vocazione, e’ diventata una macchina per soldi, vende farmaci, neanche tanto efficaci, ed esercita il suo potere piegando ai suoi interessi tutti quelli che trova sulla sua strada». Lei e’ di quelli che se lo possono permettere. Professore ad Harvard, poi per 25 anni al New England Journal of Medicine, vicedirettore per 15 anni e direttore nel '99. Ha lasciato nel 2000 per difendere l'indipendenza del giornale dall'ingerenza della proprieta’. Time Magazine l'ha messa tra i 25 americani piu’ influenti. Certi suoi editoriali hanno fatto scuola. Uno, su tanti, del 2000: «La medicina accademica e’ in vendita?». Al New England ha curato lei, in prima persona, la pubblicazione di centinaia di studi clinici. Da scienziato e da giornalista, di quelli che «fanno» il giornale. Un lavoro enorme, di scelta dei migliori lavori (fra migliaia), di critica, di revisione, di discussione con gli autori. Tanti di questi lavori coinvolgevano farmaci e industria del farmaco. Adesso Marcia Angell racconta la sua verita’. In America di farmaci si spende 200 miliardi di dollari (all'anno), senza quel li che vengono prescritti negli ospedali. «Dicono che il costo dei farmaci e’ cosi’ alto perche’ c'e’ da pagare la ricerca. Vero?» No, scrive Marcia Angell, di ricerca l'industria spende meno della meta’ di quanto spende in promozione. Il profitto dell'industria farmaceutica supera quello dell'industria del petrolio. Fra le prime 500 imprese della classifica di Fortune (2002) di industrie farmaceutiche ce ne sono 10, per un profitto di 40 miliardi di dollari, piu’ di quello delle altre 490 messe insieme. «Ma in questi anni l'industria ha messo sul mercato tanti nuovi farmaci...». Tanti si’, nuovi no. il primo farmaco per abbassare il colesterolo (nel '87) era nuovo. Da allora ne sono stati fatti tanti altri, piu’ o meno uguali, tutti man mano che uscivano presentati come migliori di quelli di prima. Non e’ vero quasi mai. C'e’ il caso di un vecchio diuretico, il clortalidone (se ne e’ occupato anche il Corriere perche’ non si trova piu’ nemmeno in farmacia) che cura la pressione alta meglio di tanti altri farmaci piu’ recenti. Per le forme di ipertensione piu’ grave ci sarebbero gli ACE-inibitori un'altra novita’ vera, ma adesso stanno andando fuori brevetto. Vuol dire che si puo’ fare il generico che si vende al 20% del prezzo e contiene lo stesso principio attivo. Per gli ammalati va altrettanto bene, per i sistemi sanitari sarebbe un toccasana. Ma all'industria non conviene piu’. Servono farmaci nuovi, coperti da brevetto, che puo’ vendere al prezzo che vuole. (E sono arrivati, puntualmente, - i medici li chiamano sartani - e sono gia’ in cima al la classifica delle vendite). «Qualche vantaggio, almeno, dall'avere tanti farmaci ci sara’: se un ammalato non si trova bene con uno, ne puo’ provare un altro, per esempio». Vero, ma l'industria non sperimenta mai i farmaci nuovi nei pazienti che non rispondono a quelli vecchi. «Tanti farmaci piu’ o meno uguali serviranno almeno a tenere bassi i prezzi». Neanche. Si e’ mai visto pubblicizzare un farmaco perche’ costa meno di un altro? No, piuttosto l'industria apre nuovi mercati. Se si convincessero tutti quelli che sono un po' giu’ di morale che e’ depressione, il mercato degli psicofarmaci sarebbe enorme. Ma i medici dove sono? Possibile che non le sappiano queste cose? Si’, ma l'industria spende miliardi di dollari per convincerli a prescrivere certi farmaci. (E' la dimostrazione che fanno poco. Chi trovasse una cura per i tumori o per qualche tumore, o per un tumore, avrebbe clienti da tutto il mondo). Cosa si puo’ fare? Bisogna cambiare le regole. Chi vuole mettere un nuovo farmaco sul mercato deve poter dimostrare che e’ meglio di quelli che ci sono gia’, non che e’ meglio di una pillola di zucchero (placebo). Poi non va bene che membri dell'Fda e del mondo accademico siano legati all'industria da interessi economici. Quanto piu’ un medico e’ bravo, quanto piu’ fa opinione, tanto piu’ l'industria lo coinvolge in attivita’ molto ben remunerate. Questo finisce per rendere sospetti anche gli studi presentati come indipendenti. Anche gli ammalati possono fare qualcosa. Fare domande per esempio, chiedere che evidenze ci sono che un determinato farmaco sia davvero efficace, se ce ne sono altri che vanno altrettanto bene e magari costano di meno, e persino se ci sia proprio bisogno di un farmaco. Certe volte e’ sufficiente cambiare un po' lo stile di vita. Senza contare che la maggior parte dei disturbi, come sono venuti, tante volte se ne vanno da soli. __________________________________________________________________________ Il Sole24Oore 4 ott. ’04 CRUI: MENO FUORICORSO GRAZIE AL 3+2» UNIVERSITA’ • La Conferenza dei rettori rileva anche una diminuzione degli abbandoni, mentre aumentano le matricole E’ il risultato della riforma del 1999 che con il sistema dei crediti ha riempito le aule - Ora occorrono nuove strutture Perla Crui e’ prematuro pensare di modificare il sistema Un cantiere senza fine», tenuto costantemente aperto da «una continua ansia di rinnovamento». I rettori italiani guardano con soddisfazione le tendenze positive emergenti nel mondo universitario, ma non nascondono la voglia di abbandonare il clima da riforma costante che ha contraddistinto gli ultimi anni, per «portare a regime» il nuovo assetto. Migliorano i risultati. I numeri contenuti nell'ultima relazione sullo «Stato delle universita’ italiane», presentata dalla Conferenza dei rettori due settimane fa, promuovono l'evoluzione degli atenei italiani. Diminuisce il numero dei fuoricorso, che tornano ai livelli di dieci anni fa, si riduce la dispersione (non finisce il corso di studi il 39% degli immatricolati, contro il 70% registrato solo tre anni fa), e torna a crescere fra i diplomati il desiderio di laurea, che si era un po' spento nel corso del decennio scorso E il frutto, sostiene la Crui, della riforma del «3+2» introdotta nel '99, che sarebbe prematuro modificare ancor prima che si concluda un ciclo del nuovo ordinamento. II «cantiere» della nuova riforma, pero’, e’ gia’ a uno stadio avanzato e il «3+2», almeno nel suo assetto attuale, sembra destinato a vita breve, per essere sostituito da un percorso a «Y», costituito da un primo anno comune e dalla scelta, al secondo anno, fra percorso professionalizzante (triennale) e specialistico (quinquennale). «L'alta formazione - riflette Guido Trombetti, rettore della Federico II di Napoli - ha bisogno di stabilita’, senza contare che una nuova riforma imporrebbe agli atenei di gestire contemporaneamente tre cicli, con problemi amministrativi enormi». Nuovi modelli. Una voce fuori dal coro e’ quella di Carlo Angelici preside della facolta’ di giurisprudenza della Sapienza di Roma, il quale difende la scelta del ciclo unico, «1+4», previsto per gli studi giuridici che portano alle professioni di magistrato, avvocato e notaio: «Parificare questi percorsi a quelli medici e’ un grande passo avanti, utile soprattutto per gli studenti. Proprio loro al termine della laurea triennale si trovano di fronte alla forca caudina di dover interrompere gli studi per riprendere, solo dopo uno stop di mesi, il cammino con la laurea specialistica». Uno scalino «che spezza il percorso verso la laurea di secondo livello scelta dal 98% degli iscritti». Ma cio’ che va bene per giurisprudenza potrebbe essere poco funzionale in altre facolta’. A riconoscerlo e’ lo stesso Angelici. «Non capisco - sostiene il preside - perche’ si insista su riforme che considerano identici tutti i settori. C'e’ un pluralismo culturale da salvaguardare». Non e’ solo questione di modelli. Intanto la diminuzione degli studenti fuori corso si fa sentire anche in atenei come quello di Cagliari, dove il fenomeno raggiunge il 47% degli iscritti: «Il miglioramento e’ cominciato due anni fa - spiega Pasquale Mistretta, rettore dell'ateneo sardo - e finalmente incide su studenti con un'azianita’ accademica di dieci anni». Ma i buoni risultati portano con se’ anche nuove sfide. Il sistema dei crediti spinge i ragazzi a frequentare le aule, con la conseguente richiesta di spazi. «Una delle problematiche che dovremo affrontare nei prossimi anni - spiega Renzo Dionigi, rettore dell'ateneo dell'Insubria - e’ quello delle strutture edilizie». Un problema che l'ateneo lombardo condivide con l'universita’ di Bari, dove «alcune facolta’ hanno registrato un boom delle iscrizioni - spiega il rettore Giovanni Girone - che stiamo affrontando con la realizzazione di nuove strutture». DAVIDE CIONFRINI __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 2 ott. ’04 TAGLI NEL BILANCIO REGIONALE (stralcio) …………………………………… Interventi per l’universita’: -1,5 milioni su 15 milioni. Universita’ nuorese: -200 mila su 1 milione. Corsi universitari a Tempio: -95 mila su 470 mila. Borse di studio su lingua e cultura sarda: -150 mila su 150 mila. Corsi universitari a Olbia: -38 mila su 190 mila. Associazione universitaria Sulcis-Iglesiente: -110 mila su 550 mila. Contributo alla facolta veterinaria di Sassari: -85 mila su 250 mila. Corsi universitari ad Alghero: -370 mila su 2,5 milioni. Aggiornamento personale scolastico: -100 mila su 300 mila. SANITA’ Taglio: 5,4 milioni su 688 Sistema informativo sanitario: -500 mila su 500 mila. Prevenzione e educazione sanitaria: -500 mila su 1,5 milioni. Trasferimenti alle Asl: -2,5 milioni su 628. Osservatorio dei prezzi: -57 mila su 57 mila. Corsi per sedi farmaceutiche: -100 mila su 100 mila. ………………………………………………………. __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 8 ott. ’04 FACOLTA’ SCIENTIFICHE: VIA LIBERA AL RIMBORSO DI TASSE E CONTRIBUTI Universita’.Il regolamento Via libera ai rimborsi e contributi per gli studenti di Matematica, Fisica, Chimica e Scienze dei materiali. Alla fine e’ arrivata anche all’Universita’ di Cagliari la fetta della torta di tre milioni di euro previsti per incentivare l’iscrizione alle facolta’ scientifiche. Per la precisione, nelle casse d’ateneo sono disponibili centotremila 387 euro - ottenuti in base al numero di studenti - e serviranno a rimborsare il 99 per cento delle tasse agli immatricolati nell’anno accademico 2003/4 con all’attivo tutti gli esami del primo anno e, l’anno prossimo, a quelli meritevoli iscritti nel 2004/2005. In soldoni, chi passa al secondo anno avra’ un rimborso di 90 euro, se invece al 28 febbraio prossimo avra’ maturato 36 crediti il rimborso sara’ del 40 per cento delle tasse restanti e al 30 settembre dell’anno prossimo si arrivera’ al 99 per cento. Identico procedimento per chi si immatricola quest’anno. L’importante e’ aver dato gli esami e quindi maturare crediti, perche’ l’unico criterio per accedere ai contributi e’ quello di merito. Piuttosto, bisogna fare in fretta, visto che con la proroga dei giorni scorsi oggi e’ l’ultimo giorno per iscriversi al primo anno della laurea triennale. I centotremila euro sono arrivati, dunque, anche a Cagliari. Seppure "con notevole ritardo", come si legge nella delibera di facolta’ del 22 settembre scorso e votata all’unanimita’. Serviranno principalmente a rimpolpare un settore, quello scientifico, oggi in notevole deficit di iscritti. "Un’opportunita’ da sfruttare - dice Giuseppe Frau, rappresentante degli studenti nel consiglio di amministrazione dell’ateneo - soprattutto perche’ non si sa se la stessa liquidita’ si avra’ pure l’anno prossimo". L’emorragia dei futuri scienziati non e’ solo cagliaritana, comunque, ma nazionale, visto che dal 1989 al 2000 gli studenti di chimica sono crollati del 43 per cento, quelli di fisica del 55,6 per cento e quelli di matematica del 66,3 per cento. Se nel breve termine questo gap svuotera’ le facolta’, nel lungo periodo le Universita’ avranno, assieme a un sempre piu’ basso numero di laureati, meno possibilita’ di contare sulle nuove leve e le imprese meno risposte di fronte alle richieste. Inoltre, ci saranno meno insegnanti di scienze nelle scuole, dalle elementari fino alle superiori. E’ forse intravedendo queste prospettive che il ministro dell’Universita’ Letizia Moratti, nell’ottobre 2003, aveva emanato un decreto per dare sostegno ai corsi di laurea scientifici. Il provvedimento si e’ pero’ materializzato in euro sonanti soltanto nel luglio di quest’anno, quando nelle casse di 43 facolta’ scientifiche d’Italia sono arrivati i tre milioni di euro. D. Ca. __________________________________________________________________________ Il Sole24Oore 7 ott. ’04 NOBEL, RITORNO AL PASSATO Sei su otto. E’ questo il 'bottino" portato a casa dalla ricerca Usa nella tre giorni dei premi Nobel scientifici (per la chimica, la fisica e la medicina). Sei degli otto scienziati insigniti del riconoscimento, tra lunedi’ e ieri, sono americani (si veda l'articolo a pagina 13). L'anno scorso la proporzione era di tre su sette. Nella storia del Nobel, dal 1901 al 2003, ben 295 premiati su 754 (in tutte le categorie) sono statunitensi. E non si puo’ accusare di partigianeria la "giuria", costituita dall'Accademia reale svedese delle scienze e dal Karolinska Institutet. Ma e’ lecito chiedersi se scatta delle foto a fuoco o sbiadite del mondo della ricerca. Quest'anno, l'ago della bilancia pende molto (forse troppo) a favore della R&S a stelle e strisce, che pero’ ormai non costituisce piu’ due terzi della ricerca mondiale. Anzi, comincia a stentare. Nel periodo 1997-2001 - secondo gli ultimi dati aggregati disponibili, pubblicati su «Nature» - i ricercatori americani hanno effettuato solo 17mila pubblicazioni in piu’ rispetto al quinquennio precedente, contro l'incremento di 167mi1a paper scientifici fatto registrare dai colleghi dell'Unione europea. In quel momento si e’ consumato lo storico sorpasso: la ricerca Ue ora vale il 37,1% di quella mondiale (in base sempre al parametro considerato) contro la quota statunitense del 34,8 per cento. E i due blocchi sono sempre piu’ incalzati dalla Cina, che a ogni quinquennio raddoppia il numero delle pubblicazioni e, di questo passo, l'anno prossimo sara’ la sesta potenza mondiale della ricerca. Ma quanti Nobel sono andati a cinesi dal 1901 a oggi? Solo due. Eppure, su «Nature» di oggi il primo studio pubblicato e’ stato realizzato da un team dell'Accademia cinese delle scienze di Pechino. Ma in fondo, non c'e’ da stupirsi. I "laureati" Nobel di quest'anno sono stati premiati per studi effettuati nel 1991 (medicina), nel 1973 (fisica) e alla fine degli anni Settanta (chimica). Scoperte importanti, certamente, e ancora molto attuali. Ma selezionate da eminenti studiosi che hanno dimostrato di avere uno sguardo rivolto piu’ al passato che al futuro. __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 57 ott. ’04 NOBEL PER LA MEDICINA. PREMIATI A STOCCOLMA I DETECTIVE DEGLI ODORI due studiosi americani E’ un Nobel dei primati, quello assegnato oggi per la Medicina agli americani Richard Axel e Linda Buck: il sistema dell’olfatto che i due ricercatori hanno ricostruito e’ infatti il piu’ complesso sistema di percezione sensoriale, il primo comparso nella storia dell’evoluzione e il primo tipo ad entrare in gioco subito dopo la nascita, visto che e’ l’odore della madre cosi’ come del latte a guidare il primo orientamento dei cuccioli, umani e non. I segnali biochimiciOggi impegnati in due centri diversi il biochimico Axel, 48 anni, alla Columbia University di New York e la neurobiologa Linda Buck, 57 anni, nel centro per la ricerca sul cancro Fred Hutchinson di Seattle, i due ricercatori hanno cominciato insieme a lavorare alla mappa dei segnali biochimici che controllano la percezione degli odori. Un lavoro massiccio, che porto’ ad un risultato entusiasmante: l’identificazione dei circa mille geni artefici dell’olfatto. I geni dell’olfattoSono quasi mille, infatti, i geni che controllano il funzionamento delle altrettante serrature biochimiche che permettono di percepire gli odori. Da questa massa di informazioni poi, con la pazienza di due detective, Axel e Buck hanno continuato a lavorare indipendentemente l’uno dall’altro per ricostruire l’intera serie di eventi dai quali nasce la percezione di un odore. Diecimila odori diversiun migliaio di geni per percepire, riconoscere e ricordare almeno 10.000 odori diversi. E’ possibile grazie all’estrema specializzazione delle cellule che rivestono la mucosa nasale: ognuna di esse ha conservato in attivita’ solo pochissimi dei mille geni dell’olfatto, in modo da essere in grado di riconoscere pochissimi odori. E’ cosi’ che tante cellule apparentemente identiche percepiscono ognuna un odore diverso, inviandolo alle altre aree del cervello secondo vie nervose ben precise. E’ nel cervello che questi primi segnali semplici vengono successivamente elaborati e associati a sensazioni e ricordi. Il piu’ antico L’olfatto e’ stato il primo sistema di percezione comparso nella storia dei viventi. E’ una capacita’ comune a tutte le specie animali, determinante per conoscere l’ambiente circostante, cercare il cibo, evitare pericoli. Meno sviluppato nei pesci (che hanno appena un centinaio di recettori degli odori), l’olfatto e’ importantissimo per la maggior parte dei mammiferi. I topi, studiati da Axel e Buck, hanno infatti mille recettori, l’uomo appena un po’ meno perche’ ne ha perduti alcuni nel corso dell’evoluzione e nel cane il tessuto che riveste internamente il naso, dove si trovano i recettori olfattici, e’ 40 volte piu’ sviluppato rispetto a quello dell’uomo. Il primo contatto Immediatamente dopo la nascita, l’odore della madre e del latte sono il primo e il piu’ importante tramite con il mondo esterno per la maggior parte dei mammiferi, uomo compreso. E’ infatti l’odore del latte che guida i cuccioli quando hanno fame. La prima mappa La prima mappa molecolare di una percezione e’ quella che hanno ricostruito i due Nobel negli ultimi 15 anni, scoprendo che ognuno dei circa mille recettori olfattivi e’ composto da aminoacidi che si ancora alla membrana cellulare e la attraversa sette volte, creando cosi’ una specie di tasca alla quale la molecola odorosa puo’ incastrarsi. Quando questo accade, la forma del recettore si modifica e questo cambiamento attiva il processo che da’ il via alla percezione degli odori. Il primo modello Il principio scoperto da Axel e Buck per il sistema olfattivo puo’ essere valido anche per altri sistemi di percezione sensoriale. Per esempio, potrebbe permettere di comprendere il funzionamento dei feromoni, molecole implicate in molti aspetti del comportamento sociale, compreso il corteggiamento. Sono stati ancora i due Nobel a scoprire che i recettori di queste sostanze, apparentemente inodori, sono localizzati in zone diverse del tessuto che riveste le pareti interne del naso. Hanno scoperto inoltre che sulla lingua si trova un’altra famiglia di recettori, molto probabilmente importanti per il gusto. L’olfatto il mio mestiere C’e’ chi l’olfatto lo ha studiato, tanto da meritarsi un Nobel, e chi ne ha fatto il proprio mestiere. Daniela Scrobogna, 47 anni, da oltre 20 anni e’ un’appassionata sommelier. Per amore dei vini ha fatto una scelta drastica: ha abbandonato il suo precedente lavoro di architetto per dedicarsi a tempo pieno al proprio naso, facendo dell’olfatto il primo strumento di lavoro. Ma cosa significa lavorare con l’olfatto? E’ "innanzitutto una grande sfida - sottolinea la sommelier - perche’ all’inizio ti sembra di non sentire nulla. Questo - aggiunge - e’ infatti un senso che l’uomo moderno ha quasi completamente abbandonato, che non esercita quasi piu’, ormai relegato ad orpello". Solo con l’esercizio quotidiano, sottolinea, "si ricomincia a prendere confidenza con il proprio naso: con il costante allenamento". __________________________________________________________________________ Il Sole24Ore 2 ott. ’04 IGNOBEL, ECCO GLI STUDI PIU’ STRAMPALATI STRANA SCIENZA Vince l'analisi del rapporto tra la musica country e il suicidio Premiate ricerche sulla dinamica dell'hula-hoop e sul riporto Steven Stack, della Wayne state university, e’ l'uomo che, nel dotto studio «Effetto della musica country sul suicidio», ha cercato di dare una conferma scientifica a quella che fino a poco tempo fa era solo una convinzione di alcuni, per cosi’ dire, empirica: le canzoni delle desolate campagne d'America non sono solo una noia, sono una noia mortale. Tanto che, chi le ascolta, avrebbe una maggiore tentazione a porre fine alla propria vita. Ieri notte, nel gremito «Sanders Theatre», auditorium dell'universita’ di Harvard, Stack e’ stato acclamato vincitore dell'IgNobel per la medicina, il premio che ogni anno incorona, loro malgrado, gli autori degli studi piu’ strampalati. Un riconoscimento, quello degli editori della rivista «Annali della ricerca improbabile», che e’ diventato ormai un evento che richiama spettatori da tutti gli Stati Uniti, compresi gli stessi premiati. Chi ha uno sviluppato senso dell'umorismo viene spesso alla cerimonia a ritirare questo dubbio riconoscimento, dove un pubblico festoso ed eccentrico lo accoglie come celebrita’. E qualche giorno dopo tiene anche delle letture magistrali nel celebre ateneo. E cosi’, ieri notte, Itamesh Balasubramaniam, dell'universita’ di Ottawa e Michael Turvey, dell'universita’ del Connecticut e di’ Yale sono saliti sul palco. Acclamati per una ricerca, pubblicata su «Biological Cybernetics», che ha finalmente fatto chiarezza sulla dinamica dell'hula-hoop, il cerchio di plastica che le ragazzine amano far girare vorticosamente attorno alla vita. Si sono meritati l’IgNobel per la fisica. Assenti invece i rappresentanti del Vaticano, che ha vinto il premio per l'economia per aver dato in outsourcing, ai preti indiani, le dediche delle intenzioni delle messe richieste dai fedeli, a causa della penuria di celebranti in alcuni Paesi come gli Usa. Mancava anche la Coca Cola britannica, che ha inventato un ingegnoso metodo per trasformare la torbida acqua del Tamigi in un liquido puro e cristallino (che per precauzione non e’ stato pero’ messo in vendita). Le e’ valso il premio per la chimica. Presente alla cerimonia il figlio di Donald J. Smith e nipote di Frank J. Smith. Una famiglia che ieri notte e’ diventata celebre per avere brevettato una pettinatura per nascondere la calvizie usando solo i pochi capelli rimasti (consiste nel dividere la chioma in tre e sovrapporla accuratamente). A loro I'IgNobel per l'ingegneria. Mentre quello per la salute pubblica e’ andato a Jillian Clarke, ora alla Howard Universiry, che si e’ accollata il compito di’ verificare la validita’ scientifica della regola dei cinque secondi, che prevede che, se il cibo viene raccolto da terra entro questo intervallo di tempo, e’ ancora sicuro da mangiare. II risultata e’ stato che, se il pavimento e’ pieno di microorganismi, non c'e’ scampo> ma se proprio bisogna mangiarlo, meglio che sia un biscotto o una caramella piuttosto che un cavolfiore. Clarke ha anche scoperto che l'abitudine di mangiare alimenti caduti a terra e’ piu’ diffusa tra le donne. Il premio per la psicologia e’ stato vinto da Darúel Simons e da Chrístopher Chabris per aver dimostrato che, quando le persone si concentrano molto su una cosa, e’ molto facile che se ne lascino sfuggire tante altre, per esempio il passaggio di un uomo travestito da gorilla. E l’IgNobel per la pace e’ andato all'inventore del Karaoke, per aver inventato mi sistema per insegnare tolleranza e soprattutto sopportazione reciproca. LARA RICCI __________________________________________________________________________ Il Sole24Oore 8 ott. ’04 UNIVERSITA’ A DISTANZA, L'ITALIA E’ IN RITARDO. II dato e’ emerso durante il primo «Forum internazionale dell'e-learning universitario», organizzato nei giorni scorsi a Roma dall'ateneo telematico «Guglielmo Marconi» - con il patrocinio dei ministeri dell'Istruzione e dell'Innovazione - e al quale hanno partecipato, tra gli altri, il vice ministro dell'Istruzione Guido Possa, e il Commissario Ue Rocco Buttiglione. La formazione universitaria online e’ stata formalizzata in Italia con il decreto Moratti Stanca del 17 marzo 2003, ma in Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti e’ attiva da oltre trent'anni. Nel Regno Unito - dove opera il piu’ grande ateneo a distanza del mondo, con 200mi1a iscritti e 330 corsi - il 23% della popolazione universitaria part time studia in atenei a distanza. E il tasso di abbandono degli studenti "telematici" non supera il 5 per cento. Proprio la lotta all'abbandono rappresenta uno degli obiettivi prioritari della formazione online in Italia, dove le open universiry attualmente riconosciute sono due: la «Guglielmo Marconi» e la «Tel. Ma». E l'avvio di questa formazione offre all'Italia la possibilita’ di accedere ai 60 milioni previsti dal «Piano di istruzione e-leaming», varato dalla Ue nel marzo del 2001. «L'universita’ a distanza - ha detto Alessandra Briganti, rettore della «Guglielmo Marconi» - offre percorsi flessibili, che si adeguano agli studenti e permettono di disegnare percorsi formativi personalizzati, anche in base al profilo professionale di ogni iscritto. Nei sei corsi di laurea attivati dal nostro ateneo - ha continuato - c'e’ un tutor ogni 40 iscritti e ogni tutor tiene un diario quotidiano sui collegamenti e sulle verifiche realizzate dagli studenti». __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 7 ott. ’04 A POLARIS IL DISTRETTO DELLA BIO-MEDICINA Illustrati i risultati conseguiti dal Consorzio 21 negli ultimi tre anni Pula, non solo idrogeno Dalla bio-medicina all’idrogeno. Al Consorzio 21 e’ tempo di bilanci, dopo tre anni di attivita’ del Comitato di gestione, presieduto da Antonello Fonnesu, che ha ancora pochi giorni di mandato. E tirare le somme vuol dire anche snocciolare numeri e attivita’ ad alta tecnologia, oltre che ricordare che a Pula, nel centro di Polaris e’ tutto un pullulare di ricercatori e aziende, nonostante il centro esista da appena un anno. Negli ultimi dodici mesi, a Polaris si sono insediate una trentina di imprese, con circa 220 addetti: e dalla ricerca si passa direttamente alle applicazioni industriali. Pula, insomma, potrebbe presto diventare una piccola valle dell’alta tecnologia, in particolare nel campo della bio-medicina. Le fondamenta sono state gia’ gettate e ora la palla passa al Cipe che nei prossimi giorni dovra’ decidere sulla richiesta di finanziamento avanzata dal Consorzio 21 per la creazione di un distretto industriale della bio-medicina. Insieme alle attivita’ sulla ricerca energetica, che vedono il Crs4 del premio Nobel Carlo Rubbia impegnato insieme alla Fiat nello sviluppo della ricerca per lo sfruttamento dell’idrogeno, il distretto della bio-medicina rappresenta il fiore all’occhiello dell’attivita’ portata avanti negli ultimi anni dall’ente, diventato Agenzia governativa nel novembre del 2003. "Il ruolo del Consorzio 21", ha detto ieri il presidente Antonello Fonnesu, "e la sua funzione si sono gradualmente consolidati e ampliati, fino a fare dell’ente un punto di riferimento per le imprese, per la ricerca e per gli operatori dell’innovazione". I servizi alle imprese. Su questo filone, come ha spiegato Fonnesu, sono state attivati numerosi servizi indirizzati alle aziende. Il Consorzio 21, infatti, ha portato avanti un piano organico di intervento (con circa 88 milioni di euro) per l’attuazione di numerose misure del Por Sardegna, con lo scopo di consolidare le imprese sarde, oltre che a sostenere nuove filiere produttive e promuovere l’export. Ma c’e’ anche un’intensa attivita’ sul fronte della formazione, che ha portato ad avviare un progetto per la realizzazione della Scuola internazionale per manager dell’innovazione (in collaborazione con la Bocconi), e una stretta collaborazione con le Universita’ sarde. L’attivita’ di ricercaE’ forse il fronte di maggiore impegno del Consorzio 21. Nel centro di Pula si lavora nei settori energetico, della bio-informatica, della bio-medicina e delle tecnologie della salute. In particolare, Antonello Fonnesu ha voluto ricordare ieri le attivita’ portate avanti con la stesura del piano regionale della ricerca, approvato dal Ministero, la definizione del distretto tecnologico della bio-medicina, attualmente sotto esame da parte del Cipe, oltre che con la realizzazione di un "bio-incubatore" finanziato dal ministero delle Attivita’ produttive. Per dare corpo alla ricerca, ha ricordato Fonnesu, il Consorzio 21 utilizza tre societa’: il Crs4, Neuroscienze e Porto Conte ricerche. Med VentureUna delle maggiori novita’ promosse dal Consorzio 21 nell’ultimo periodo riguarda la costituzione di una societa’ che avra’ lo scopo di operare nel campo della gestione del risparmio. Med Venture, costituita da Consorzio 21, Sfirs, E.venture, Api sarda e dalla Federazione delle associazioni degli industriali della Sardegna, avra’ lo scopo di sostenere l’innovazione, fornendo capitali e competenze manageriali per la nascita di nuove attivita’ imprenditoriali. All’iniziativa dovrebbero prendere parte anche il Banco di Sardegna e l’Enea, che hanno espresso la volonta’ di entrare nel capitale di Med Venture, che intanto attende il via libera dalla Banca d’Italia. "Sara’ un fondo alimentato da finanziatori istituzionali", ha spiegato Antonello Fonnesu, "e servira’ per dare sostegno finanziario alle nuove attivita’". Il nuovo comitato di gestioneLa Regione, nei prossimi giorni, procedera’ alla sostituzione del Comitato di gestione. Per la successione di Antonello Fonnesu, non si fanno ancora nomi, anche se si sa che il presidente della Regione sta raccogliendo i curricula per poi procedere alla scelta. L’ipotesi Giuliano Murgia, circolata nei giorni scorsi, viene smentita invece all’interno di Progetto Sardegna. Giuseppe Deiana __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 30 Set. ’04 IL RETTORE: "ORA BASTA, FATE QUEL PONTE A MONSERRATO" Monserrato. Mistretta sollecita un vertice in prefettura per la sopraelevata sulla 554 Il sindaco Vacca: le concessioni edilizie sono in arrivo "Mettiamo fine a questa farsa: lo svincolo deve essere fatto". Il rettore dell’Universita’ Pasquale Mistretta invita Comune di Monserrato e Provincia a trovare un accordo per dare il via ai lavori per il ponte sulla statale 554. Un progetto di cui si parla ormai da dieci anni e che per questo deve essere assolutamente portato a termine. "Nel 1994 si attivo’ la prima conferenza di servizi per affrontare l’argomento dello svincolo", spiega Mistretta, "e da piu’ di tre anni esistono 15 miliardi delle vecchie lire nelle casse della Provincia messi a disposizione per il ponte grazie all’ex assessore Fois". In seguito: "Sono passati altri due anni per trovare una soluzione progettuale condivisa dai Comuni di Monserrato e Sestu, dall’Anas, dall’universita’ e dalla Provincia", prosegue Mistretta. "Ci accordammo, infatti, per sostituire la macro rotatoria proposta, con delle bretelle unidirezionali". E non e’ ancora finita: "Circa un anno fa facemmo il punto della situazione in un incontro voluto dal prefetto di Cagliari e riuscimmo ad arrivare a una conclusione". Prosegue Mistretta: "E’ assurdo, e mi spiace per il sindaco Vacca, che un’amministrazione possa rivendicare il diritto di rilasciare una concessione edilizia per un progetto che ha un iter concordato". Ancora: "Ed e’ assurdo che tutto si possa fermare per l’interesse di tre o quattro proprietari di terreni agricoli, - ribadisce il rettore - o che attraverso microcavilli burocratici si rischi di far saltare l’intero progetto". E Pasquale Mistretta invita le parti a trovare subito un accordo. "Auspico che questa farsa finisca e che si crei la condizione per dare inizio ai lavori. Sono i due ingegneri di Provincia e Comune responsabili del progetto che si devono sedere attorno ad un tavolo e risolvere il tutto". Se questo non dovesse accadere, ammonisce Mistretta: "Chiedero’ nuovamente al Prefetto una convocazione delle parti per mettere fine alla questione". Ma dal Municipio di piazza Maria Vergine il primo cittadino spiega i fatti. "La nostra amministrazione non ha mai bloccato niente - dice Antonio Vacca -. Al contrario: abbiamo partecipato alle conferenze di servizio quando siamo stati invitati, abbiamo espresso pareri e suggerimenti e stretto accordi a tempo debito". Ma "alla cerimonia della posa della pietra per il ponte non siamo stati invitati e per questo non abbiamo partecipato, ma mai con l’intenzione di bloccare l’opera", ribadisce Vacca. E per quanto riguarda la concessione edilizia il sindaco spiega che "non e’ stata rilasciata non per impedire i lavori, ma soltanto perche’ attendevamo una conferma dalla Provincia che e’ arrivata soltanto il 17 settembre". Prosegue Vacca: "Senza quei documenti, richiesti in precedenza, non abbiamo potuto dare il via alla procedure per il rilascio dell’autorizzazione". Risultato: "Dopo che il progetto passera’ in commissione, cosa che accadra’ il primo ottobre, potremo portarlo in Consiglio, competenza che non potevamo saltare". E il sindaco conclude con la questione degli espropri: "Per quanto riguarda i proprietari terrieri e’ nell’interesse di chi deve appaltare i lavori preoccuparsene". Serena Sequi Le repliche dei consiglieri comunali dopo la provocazione del presidente della Provincia "Il referendum popolare non serve a niente" Lo svincolo della discordia: facciamo un referendum per il ponte. Non si placano le polemiche che sono seguite alla posa della prima pietra per la realizzazione del ponte sulla statale 554. Martedi’ in Consiglio provinciale e’ arrivata una proposta dal presidente Sandro Balletto in risposta alle accuse sollevate in aula per indire un referendum. "Il sindaco di Monserrato e’ una persona giudiziosa e per questo sono convinto che si possa raggiungere un accordo - ha detto Balletto -. Richiedere un referendum tra i cittadini di Sestu e Monserrato era soltanto una proposta provocatoria". E prontamente e’ arrivata la risposta del sindaco Antonio Vacca. "Siamo felici di fare un referendum e faremo di tutto per agevolarlo", dice, non senza ironia, il primo cittadino. "In questo modo la Provincia sapra’ tutto quello che non ha fatto in quattro anni e mezzo". Agguerrito contro l’amministrazione Paolo Trudu, consigliere provinciale di Forza Italia, sostiene: "Ho l’impressione che il sindaco Vacca a parole sia d’accordo con l’opera ma poi trovi scusanti per ritardare l’inizio dei lavori". Ma non solo. "Vorrei che la proposta democratica di fare un referendum fosse presa in considerazione cosi’ il Comune dovra’ uscire allo scoperto e svelare se vuole o meno il ponte". Ma Ideale Argiolas rappresentante in Consiglio comunale dei Ds, spiega: "Andare al voto significherebbe tornare sui propri passi visto che tutti gli atti politici da parte nostra sono stati fatti". Quindi: "Un secco no al referendum popolare perche’ e’ inopportuno per un’opera pubblica che abbiamo appoggiato. Ora chiediamo soltanto che si acceleri la procedura". (s. se.) ================================================================== __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 7 ott. ’04 SANITA’, SCONTRO IN AULA TRA GLI EX E IL NEO ASSESSORE Sulla revoca di vecchie decisioni Due ex contro una in carica. Match duro, quello tra Giorgio Oppi e Roberto Capelli, entrambi Udc, terzultimo e penultimo assessore alla sanita’, e Nerina Dirindin, l’esperta importata da Renato Soru per scardinare un sistema «che ha prodotto voragini di debiti senza migliorare i servizi». Oppi e Capelli, attraverso due mozioni, chiedono conto al successore dei perche’ di una serie di provvedimenti di revoca e di sospensione di delibere del precedente esecutivo adottati dalla Giunta. In primis quelli sull’aggiornamento delle tariffe di assistenza ospedaliera erogate in regime di ricovero, a seguire il taglio della pubblicita’ istituzionale e dei fondi per la riabilitazione. Illustrando le loro mozioni, i due esponenti dell’Udc non fanno complimenti. Capelli definisce i provvedimenti dell’assessore «superficiali e populisti», Oppi invita la Dirindin a «studiare prima di prendere provvedimenti illegittimi». Apriti cielo. Finiti gli interventi, la responsabile della Sanita’ dice di essere «offesa» per le accuse, auspica «migliori rapporti tra Giunta e Consiglio» e, quanto all’invito a studiare, risponde a Oppi che lui lo avrebbe dovuto fare in passato, vista la situazione della sanita’. Accuse a parte, per gli ex assessori la revoca della delibera sull’aggiornamento del tariffario «accentua la grave discriminazione in cui versa la sanita’ in Sardegna dove le tariffe sono ferme ai parametri del ’94 meno il 20 per cento». Dettagliata la replica di Nerina Dirindin: «Adeguare le tariffe e’ necessario, ma ospedali e cliniche non sono gli unici che hanno problemi, dobbiamo dare risposte anche ai cittadini che chiedono servizi, ad esempio, la radioterapia. La Regione e’ inadempiente verso il governo, che aveva chiesto una serie di atti, tra cui il monitoraggio su quanto eroghiamo sui ricoveri. Se non li attuiamo rischiamo di perdere finanziamenti». L’assessore va avanti a lungo, la discussione anche. La replica di Oppi e’ esplosiva: «La nostra disponibilita’ e’ finita, ora inizia la guerriglia». Le mozioni vengono entrambe bocciate: maggioranza compatta, opposizione anche. __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 9 ott. ’04 10MILA RICHIESTE MEDICI ITALIANI CERCASI IN INGHILTERRA Medico italiano cercasi con urgenza. L'appello viene dall'Inghilterra e per questo la Provincia di Torino, insieme ad altre 4, e’ stata consultata per fare nascere un progetto e mettere in contatto le parti: lunedi’ saranno illustrate, alla presenza di alcuni dirigenti sanitari inglesi, le modalita’ di assunzione dei dottori italiani. Seguira’ un seminario, in cui medici dei due Paesi si scambieranno, a stretto contatto, le nozioni indispensabili. Sono 10mila i medici che mancano in Gran Bretagna, e solo risolvendo questa carenza la sanita’ inglese potrebbe portarsi al passo con gli altri paesi piu’ efficienti. __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 9 ott. ’04 RICERCATRICE DEL POLICLINICO DA’ LUSTRO ALL’ISOLA «E’ una delle migliori ambasciatrici della Sardegna nel mondo». Con questa motivazione e’ andato a una donna, una ricercatrice, il primo premio Eleonora d’Arborea, riconoscimento ai sardi che con il loro lavoro hanno dato lustro all’Isola in Italia e all’estero. Patrizia Farci, nata a Villasimius, laureata in medicina, e’ stata premiata ieri sera alla Fiera, durante la manifestazione organizzata dall’Esit, ente sardo per il turismo e dall’Aitef, associazione italiana tutela emigrati e famiglie. La ricercatrice ha lavorato a Londra e negli Stati Uniti. Nel 1994 e’ tornata a Cagliari dove ha fondato il centro per lo studio delle malattie del fegato. E dopo una ricerca di 17 anni ha scoperto il farmaco che sconfigge la cirrosi epatica. Durante la cerimonia presentata da Eleonora Pedron e Ottavio Nieddu, e’ stato assegnato anche il premio per la sezione arte e spettacolo. Ad aggiudicarselo e’ stato Francesco Cabras. Giornalista e fotografo specializzato in reportage sociali, di viaggio, cinema e musica, si dedica ora a tempo pieno alla regia. Ha partecipato a importanti film, tra cui The Passion di Mel Gibson, in cui interpretava il ruolo del ladrone cattivo. Per la categoria sport e’ stato premiato il famoso fantino Lanfranco Dettori, da anni residente in Inghilterra, nella sua carriera ha totalizzato piu’ di 2000 vittorie. Tra gli ospiti della serata c’erano anche l’attore Gianluca Medas e Andrea Parodi, che ha cantato «Non poto reposare», in duetto con Noah, in collegamento da Tel Aviv. La cantante israeliana che ha duettato con Sting, Stevie Wonder, Carlos Santana, ha ricevuto il premio «Un amico della Sardegna». Per la categoria Lavoro e’ stato premiato Cosimo Tavera. Nato a Ittiri, emigra in Argentina nel 1940, dove diventa un importante imprenditore edile. Negli anni ha intrapreso molte iniziative per gli emigrati italiani e sardi. Infine, per la sezione musica il premio e’ andato al cantante Angelo Romero, un baritono protagonista alla Scala di Milano di grandi successi operistici. (a.g.) __________________________________________________________________________ L’Unione Sarda 8 ott. ’04 BROTZU: AVVISO DI GARANZIA PER IL VICEDIRETTORE CHE HA FIRMATO GLI ATTI Fu un successo grandioso dei sindacati: tutti promossi. Ma proprio tutti, nessuna eccezione. Dal vice usciere fino al piu’ alto in grado. Tutti avanti di un gradino. Quanto alle mansioni, beh, formalmente sarebbero dovute cambiare, nella sostanza pero’ forse le cose non sono andate proprio cosi’. L’azienda Brotzu ha firmato il ricco accordo sindacale lo scorso anno e, dopo vicissitudini varie, ha dato l’ok con la deliberazione del 4 agosto 2003. Peccato che la Regione abbia detto no, non va bene. E, dopo aver messo il diniego nero su bianco, l’ha protocollato e spedito entro i trenta giorni previsti dalle norme per dare una risposta. Chissa’ perche’, chissa’ per come, la bocciatura non e’ arrivata in tempo, o forse e’ arrivata sul filo di lana: fatto sta che, in assenza di un no, il Brotzu ha detto si’ e l’accordo sindacale e’ andato a gonfiare le buste paga. L’avanzamento in carriera di tutti i dipendenti dell’ospedale era cosa ormai fatta. In soldoni facevano 430mila euro, ottocento milioni di vecchie lire. Ma a qualcuno quell’accordo sindacale non e’ andato giu’ e, armato di una penna caricata con inchiostro al vetriolo, ha scritto alla Procura della Repubblica: controllate le promozioni globali del Brotzu. La Guardia di Finanza e’ andata in ospedale, ha sequestrato tutti gli atti relativi alla vicenda, ha interrogato diverse persone e, alla fine, uno e’ rimasto impigliato nella rete del sostituto procuratore Mario Marchetti: Maurizio Calamida, il vicedirettore sanitario, e’ sotto inchiesta per abuso d’ufficio. I documenti, inclusa la deliberazione che dava il via libera all’accordo, portano la sua firma. L’iscrizione nel registro degli indagati e’ dunque un atto dovuto. Ma forse non e’ ancora finita: pare infatti che la Regione, rimangiandosi tutto, pochi mesi fa abbia approvato l’accordo bocciato un anno fa. In quel caso sono due le ipotesi: o l’inchiesta si allarga fino al viale Trento per verificare la seconda fase, oppure viene archiviata l’indagine sul Brotzu perche’ dopo il placet della Regione e’ tutto in regola. Si vedra’. Intanto restano i fatti fin qui accertati. E cioe’: poco piu’ di un anno fa l’azienda Brotzu chiude un accordo con tutte le sigle sindacali, Cgil, Cisl, Uil, Fial Comsal, Addas, Csa, Csna, e le rappresentanze di base dell’ospedale: tutti i dipendenti avanzeranno in carriera di un livello, nessuno escluso, le mansioni, pero’, non cambieranno. La deliberazione viene inviata alla Regione che, in qualita’ di organo di controllo, deve approvare o annullare entro 30 giorni. Un primo intoppo e’ legato alle mansioni: se c’e’ una promozione devono senz’altro essere modificate. La documentazione torna indietro e la deliberazione viene cambiata, ma solo nella parte in cui prevede il mantenimento delle vecchie mansioni. Nuovo invio alla Regione che, anche questa volta, annulla. Evidentemente qualcosa non quadra e l’organo di controllo non da’ il suo assenso. Un punto e’ qui controverso. La Regione ha 30 giorni per decidere sull’approvazione della delibera: ebbene, secondo alcuni la risposta e’ valida ed efficace indipendentemente dalla notifica all’azienda Brotzu, secondo altri fa fede la data del recapito al Brotzu. Comunque sia, la Regione decide entro i 30 giorni e notifica il suo diniego proprio allo scadere del trentesimo giorno, il 4 ottobre 2003. Ma quella data viene modificata: sulla busta c’e’ un secondo timbro, con la data del 5 ottobre. Tutto questo viene alla luce quando la Finanza fruga tra le carte del Brotzu: a prima vista sembrerebbe un falso che non farebbe altro che aggravare la questione. Invece, dal Brotzu chiariscono che in verita’ si tratta di una correzione per far risultare la data in cui realmente la busta e’ stata recapitata: insomma e’ davvero arrivata a destinazione il 5 e non il 4 ottobre. L’ipotetica accusa di falso in atto pubblico cade prima ancora di essere contestata. E, proprio facendo affidamento sulla data del 5 ottobre, il Brotzu sostiene la regolarita’ del provvedimento visto che la bocciatura della Regione e’ arrivata fuori tempo massimo. Ma per il sostituto Marchetti che coordina le indagini della Finanza la vicenda non e’ affatto cosi’ semplice, e vuol vederci chiaro. Tanto e’ vero che il vice direttore generale Calamida e’ indagato per abuso d’ufficio continuato. Gli contestano tutta la lunga serie di atti che hanno poi portato alla deliberazione finale sulla promozione di tutti i dipendenti. Per l’azienda ospedaliera Brotzu e’ dunque l’ennesima inchiesta che la vede coinvolta, pur a diverso titolo: la settimana scorsa e’ infatti saltata fuori la storia dell’arrotino dei ferri per i reparti di Ostetricia e Neurochirurgia, lo spagnolo Ramos Bosque, soprannominato “lo zingaro”, una roulotte per laboratorio, denunciato dopo aver presentato una parcella stratosferica per l’affilatura dei ferri da sala operatoria. Un miliardo e mezzo di lire, garanzia a vita ridotta in corso d’opera a cinque anni, in realta’ dopo 12 mesi il lavoro era da rifare. L’azienda si era rifiutata di pagare e, dopo una veloce trattativa, si erano accordati per 20 milioni e rapporto chiuso per sempre. Intanto Bosque si era gia’ arricchito: l’anno prima aveva ottenuto 700 milioni, e aveva lavorato col Brotzu anche negli anni precedenti. E dire che il primo anno si era accontentato di 40 milioni o poco piu’. C’e’ poi la vicenda di Emodinamica con le denunce incrociate del direttore generale Franco Meloni e del primario del reparto Arturo Bande. In sostanza: Meloni ha chiesto alla magistratura di indagare sulla fornitura di cateteri per gli interventi di angioplastica. Bande, d’intesa con la direttrice della farmacia dell’ospedale Antonella Cannas, ha ordinato cateteri da una ditta che non aveva l’appalto per quella strumentazione. Dal suo canto Bande ha replicato con una denuncia in cui sostiene di esser stato minacciato e invita il pm a far chiarezza sulle forniture. Nel frattempo il primario di Emodinamica, contro il quale l’azienda Brotzu ha aperto un procedimento disciplinare, e’ stato sospeso dal servizio, ma ha subito presentato ricorso. (m.f.ch.) __________________________________________________________________________ Corriere della Sera 7 ott. ’04 NOBEL DELLA CHIMICA AL «BACIO DELLA MORTE» La scoperta ha chiarito alcuni aspetti delle patologie tumorali e ha permesso di mettere a punto cure adeguate Il premio a due ricercatori israeliani e uno americano. Scoperto meccanismo dentro la cellula Caprara Giovanni Come per il Nobel della fisica anche per la chimica la Reale accademia svedese delle scienze quest' anno ha voluto riconoscere meriti gia’ consolidati. Due biochimici israeliani, Aaron Ciechanover e Avram Hershko dell' Istituto di tecnologia di Haifa, assieme a Irwin Rose dell' Universita’ di California, sono stati premiati per la scoperta di un meccanismo all' interno della cellula battezzato come un film dell' orrore: «Il bacio della morte». Una ventina di anni fa i tre ricercatori puntavano l' attenzione sulla fine delle proteine, cioe’ su come in certi momenti questi preziosi mattoni della vita degli organismi sono distrutti. L' argomento era estremamente complesso da decifrare e forse per questo poco ambito nei laboratori. Ma i tre, spinti dalla consapevolezza che una spiegazione dell' enigma avrebbe avuto conseguenze straordinariamente importanti, hanno accettato la sfida. Le proteine sono molecole organiche che riempiono la maggior parte delle cellule il cui peso dipende per oltre la meta’ proprio dal materiale proteico. Hanno caratteristiche diversissime e dal loro tipo e dalla loro sequenza ne derivano le proprieta’ biologiche che esprimono. Sono infatti una decina le principali funzioni che possono svolgere, un' infinita’ di ruoli determinanti per la vita. Ma tutte le proteine, per evitare problemi agli organismi, devono agire secondo regole precise. E cio’ accade perche’ esiste un meccanismo di controllo della cellula scoperto appunto dai tre scienziati, il quale verifica che tutte si comportino in modo corretto. Se qualcuna sgarra, allora il sistema di controllo invia una molecola chiamata ubiquitina che si appiccica alla proteina fuorilegge innescandone un processo di distruzione. Proprio per questo il meccanismo e’ detto il «bacio della morte». «Cio’ e’ essenziale per il buon funzionamento delle cellule - spiega Angela Bachi, specialista di proteine al Dipartimento di biotecnologia del San Raffaele di Milano -. Al loro interno si possono innescare comportamenti dannosi come produzione in eccesso di alcune proteine o una replicazione ridondante di Dna. Il meccanismo scoperto effettua, quindi, un controllo di qualita’ del lavoro svolto all' interno della cellula intervenendo ed eliminando cio’ che puo’ essere dannoso». La scoperta dei tre scienziati ha portato a chiarire alcuni aspetti delle patologie tumorali tanto da consentire la messa a punto di cure adeguate, ad esempio, per il "mieloma multiplo", il secondo tipo piu’ diffuso del cancro del sangue. E per questo i ricercatori avevano ottenuto il prestigioso Premio Lasker. Ora si aggiunge giustamente il Premio Nobel per la chimica di 10 mila corone (1,1 milioni di euro) suddiviso equamente. Giovanni Caprara __________________________________________________________________________ La Nuova Sardegna 1 ott. ’04 DEPRESSIONE, QUASI UN'EPIDEMIA SEMPRE PIU’ DIFFUSA IN SARDEGNA Cagliari, Sassari, Nuoro: i medici spiegano ai cittadini cos'e’ e come si manifesta questo male subdolo che ancora sfugge alle diagnosi e colpisce a tutte le eta’ CAGLIARI. Un bollettino di guerra il rapporto sulla diffusione della depressione in Sardegna, in Italia, nel mondo. Dopo le malattie del cuore, e’ la causa maggiore di assenteismo dal lavoro. Ma c'e’ ancora il medico di famiglia che non la riconosce, la famiglia che la minimizza, il paziente che non la accetta. La depressione dilaga e l'Organizzazione mondiale della sanita’ ha lanciato l'allarme, non da oggi, pero’ e’ recente la decisione di un comitato che vuol promuovere la conoscenza del problema, della sua vastita’ e delle azioni positive da mettere in campo. Una e’ la giornata di sensibilizzazione indirizzata al pubblico, dove gli esperti, con linguaggio semplice, spiegheranno ai piu’ cos'e’ la depressione. Appuntamento a Cagliari, Sassari e Nuoro. In occasione della Giornata europea della depressione, organizzata dall'European Depression Day Comittee, a Cagliari (il 7 ottobre), a Sassari (il 14) e a Nuoro (il 15), si terra’ una conferenza rivolta alla popolazione con due scopi. "La prima e’ dimostrare la rilevanza epidemiologica della malattia - spiega Bernardo Carpiniello direttore della sezione psichiatria del dipartimento di sanita’ pubblica - la seconda e’ spiegare cos'e’, delineando anche quali possono essere le cause e anche le possibili cure. Si tratta di una malattia sottodiagnosticata, le persone stanno male ma non aderiscono alle cure necessarie perche’ nessuno formula una diagnosi. Attraverso questi contatti con la popolazione si spera di favorire l'autocomprensione della malattia e quindi fare in modo che la persona si rivolga a qualcuno che lo possa curare". In Italia si stima che ne soffrano (o ne soffriranno) quasi quattro milioni di donne e quasi due milioni di uomini. La depressione e’ la causa principale di suicidio, il 50 per cento dei casi non viene trattato in maniera adeguata nonostante ormai sia possibile farlo. Perche’ il messaggio e’ che la depressione, se riconosciuta, si cura. "La depressione e’ una sindrome complessa - spiega ancora Carpiniello -, si tratta di una malattia ricorrente: nel corso della vita di una persona ci possono essere episodi che si ripetono. Con le cure adeguate possono essere accorciati e si puo’ mettere in atto una strategia di prevenzione, farmacologica e non, oppure l'una e l'altra assieme". Sul pianeta, la depressione "e’ ubiquitaria". Non distingue ricchi e poveri, nord e sud, est e ovest. Per alcune forme si puo’ parlare di una predisposizione ereditaria. L'identikit sommario della malattia: malessere, calo del tono dell'umore, perdita di interesse verso tutto e tutti, accompagnati da senso di oppressione, insonnia, scarso appetito. Le conferenze saranno nella clinica psichiatrica dell'universita’ di Cagliari in via Liguria 13 il 7 ottobre (10.30), nella biblioteca della clinica psichiatrica di Sassari (il 14 ottobre) sulla statale 200 al villaggio San Camillo (alle 11) e infine nella biblioteca Satta di Nuoro in piazza Asproni: 15 ottobre alle 16.30. __________________________________________________________________________ La Nuova Sardegna 7 ott. ’04 TALASSEMIA: BASTERA’ UNA PASTIGLIA AL GIORNO PER EVITARE L’ACCUMULO DI FERRO NELL’ORGANISMO MILANO. Una sola pillola al giorno per evitare l’eccesso di ferro che le continue trasfusioni depositano nell’organismo. Si sta avverando un sogno per gli oltre 7000 italiani affetti da talassemia, costretti finora a sottoporsi ogni notte, per 12 ore, a microinfusione sottocutanea per evitare l’accumulo di ferro (terapia chelante) nell’ organismo, conseguente alle trasfusioni di sangue fatte per controllare la malattia. L’annuncio e’ stato dato ieri a Milano nel corso di una conferenza stampa. Ancora, pero’, la buona notizia non riguarda tutti: l’agenzia europea del farmaco, l’EMEA, si e’ infatti limitata a estendere le indicazioni per il deferiprone, un farmaco allo studio da parecchi anni e che in passato e’ stato molto controverso. Fino a poco tempo fa questo farmaco aveva indicazioni quale "chelante orale" solo per quei soggetti che non potevano piu’ essere trattati con la terapia chelante tradizionale, ovverosia la microinfusione notturna di desferal. "Ora - ha osservato il professor Renzo Galanello dell’ Universita’ di Cagliari - l’Emea ha esteso quell’indicazione, rendendo il farmaco utilizzabile da tutti coloro per il quali il trattamento con la terapia tradizionale risulti inadeguata o controindicata". "Si tratta di una modifica importante - ha sottolineato Galanello - poiche’ quel termine inadeguata conferisce una grande elasticita’ alla scelta del medico, anche se e’ giusto ancora non generalizzare l’estensione di un farmaco che e’ ancora sotto studio". Un importante effetto collaterale che questo farmaco comporta, e che ne ha fatto ritardare l’autorizzazione, sta nel fatto che puo’ causare, nello 0,6% dei casi per anno, problemi ai globuli bianchi, noti come agralunocitosi, compromettendo il sistema immunitario. "Ma si e’ visto - ha osservato il professore - che il controllo dell’emocromo ogni 7-10 giorni cui questi malati devono sottoporsi, e’ sufficiente a tenere sotto osservazione questa eventualita’ (che e’ problema reversibile), consentendo di correre ai ripari in tempi brevi". Ci sono invece studi che sono favorevoli al deferiprone. "Numerose ricerche hanno messo in rilievo un’altra potenzialita’ del farmaco - ha detto Galanello -, secondo cui esso avrebbe un effetto protettivo sul cuore. In particolare, uno studio pubblicato su Lancet ha rilevato che una terapia a lungo termine con deferiprone fornisce una protezione dai danni cardiaci (causati dall’accumulo di ferro). Un risultato importante anche alla luce del fatto che la mortalita’ dei pazienti talassemici e’ ancora legata per circa il 70% a patologie cardiache". "Se in passato l’aspettativa di vita dei pazienti colpiti era limitata, oggi grazie alla terapia trasfusionale (ogni 10-15 giorni) e alla terapia chelante, la prognosi della malattia e’ nettamente migliorata e la vita dei pazienti supera nettamente i 30 anni ha detto Galanello -. Questo chelante orale (offerto dal servizio sanitario nazionale in fascia H) ci da’ ora la possibilita’ di migliorare l’ adesione alla terapia, che e’ l’ aspetto piu’ complesso del trattamento e rappresenta oggi un importante obiettivo che puo’ consentire a molti ragazzi e ragazze talassemici di vivere una vita fisicamente e psicologicamente normale, potendo realizzare attivita’ quotidiane lavorative, sociali e affettive". __________________________________________________________________________ Il Manifesto 7 ott. ’04 LE MANI SPORCHE SUL PARTO «Il morbo dei dottori» di Sherwin B. Nuland. La parabola di Ignác Semmelweis, il medico ungherese che scopri’, nel policlinico della Vienna imperiale, la causa dell'epidemia di morti post partum. Erano i medici a diffondere la febbre puerperale, da donna a donna, con le loro mani infette. Non accettarono la prova inconfutabile della loro colpa e «lo straniero» fu rimandato a casa a morire di incomprensione e follia FRANCO VOLTAGGIO Vienna, una domenica del 1847. Una bella ragazza ormai prossima al parto varca la soglia del Policlinico («Allgemeines Krankenhaus») di Vienna per essere ricoverata nel reparto di ostetricia. E' angosciata. Ha tutte le ragioni per esserlo. Si e’ concessa su un bel prato a uno studente di filosofia e quando, dopo ripetuti incontri, ha scoperto di essere incinta e glielo ha detto, il ragazzo, accusandola di essere una sciocca sprovveduta, l'ha piantata. La giovane e’ messa male anche con suo padre. Il vecchio, tra l'altro dolorante per una vedovanza mal sopportata, ha accolto la notizia con una terribile sfuriata e, al suo rifiuto di rivelare il nome dello studente, l'ha scacciata. E' sola, e’ spaventata - un parto e’, all'epoca, una faccenda difficile - ma continua ad essere assetata di una tenerezza che, d'altronde, continua ad essere disposta a donare per prima. Graziosa com'e’, la povera figliola fa pensare alle parole di un lied in voga: «tu sei un foglio, un foglio bianco sul quale scrivono gli dei». Non sa che sul foglio non sara’ scritta la sicura promessa di una vita felice, che ha tutto il diritto di attendersi, ma una sentenza di morte. Comincia il calvario Il reparto del Policlinico ha due settori, la I e la II Divisione; la seconda divisione e’ gestita da ostetriche e infermiere, la prima divisione dai medici ed e’ affollata da studenti di medicina che fanno pratica, frastornando le pazienti con domande imbarazzanti e frugando indiscretamente nelle loro parti intime. Insomma, la I Divisione ha una brutta fama e non solo per l'oggettiva brutalita’ con cui sono trattate le pazienti, ma anche per l'altissimo numero di decessi. Anche per quanto le ha detto Lisl, sua intima amica, la fanciulla lo sa e chiede d'essere accettata nella II Divisione. Niente da fare. Per una delle regole bislacche - che da sempre governano gli ospedali - viene accolta singhiozzante nella I Divisione. Comincia il calvario. Le prime ore sono occupate da visite ginecologiche, che le procurano una forte sofferenza fisica e la mettono a disagio, presto seguite dalle doglie. Finalmente il parto. Viene alla luce un bel maschietto che lei chiama Ferdinando, lo stesso nome del nonno e dell'imperatore. La sua felicita’ dura poco. Il decorso e’ talmente negativo da trasformarsi rapidamente in stato terminale. Muore infatti tre giorni dopo la nascita del bambino. Causa della morte: febbre puerperale. Semmelweis alla I Divisione Comincia cosi’ Il morbo dei dottori. La strana storia di Ignác Semmelweis (Codice Edizioni, pp. 134, € 18), un libro straordinario di Sherwin B. Nuland, clinico americano della Yale University dove insegna storia della medicina e bioetica, assai noto anche in Italia - ha svolto diverse conferenze nell'ambito di Spoletoscienza, nel 1996 e nel 1998, e a Roma nell'Universita’ Cattolica (2002), dove e’ atteso per un seminario («Leonardo, L'arte e la medicina») l'8 e il 9 novembre prossimo - soprattutto per una penetrante indagine sulla terminalita’ (Come moriamo: riflessioni sull'ultimo capitolo della vita, Mondadori 1994). Per molti versi, Il morbo dei dottori e’ una storia, tessuta con grande precisione e narrata con un'intensa partecipazione emotiva, di tre protagonisti, una sindrome morbosa, la febbre puerperale, la medicina, dilacerata tra ossequio alla tradizione e fermenti innovativi, e un medico, Semmelweis. In tutti gli ospedali europei della meta’ dell'800, la mortalita’ tra le partorienti e’ elevatissima. Il sintomo caratteristico e’ una febbre talmente alta da dare il suo nome alla patologia, definita per l'appunto «febbre delle puerpere». Le procedure diagnostiche non riescono a identificarla con una malattia vera e propria come il tifo o la tubercolosi perche’ non e’ ancora accertata con sicurezza la causa. La ricerca delle cause (eziologia) oscilla tra almeno tre diverse ipotesi: a) i fluidi provenienti dall'utero dopo il parto possono non avere una libera fuoriuscita, ma stagnare, andando cosi’ incontro a putrefazione e, risalendo poi nei tessuti e nel sangue, provocare dolore, febbre e infine la morte; b) durante la gravidanza l'utero ingrossato, premendo sull'intestino, determina una stasi fecale con conseguente immissione nelle vene di veleni provenienti dalle feci; c) un agente esterno, con ogni probabilita’ identificabile nell'aria impura circolante nelle corsie in cui sono ospitate le donne, provoca un'epidemia che colpisce le partorienti all'utero, determinando la lochioschesi (ritenzione dei flussi). Le prime due ipotesi hanno qualche elemento di attendibilita’ e traggono origine da una messe di osservazioni che risalgono addirittura alla tradizione ippocratica, la terza e’ totalmente errata e nasce da un fraintendimento evidente. La febbre puerperale, comunque riconosciuta come un male infettivo, ha in effetti alcuni dei caratteri tipici dell'epidemia, come il grande numero dei soggetti colpiti e l'alto tasso di letalita’, ma non ha quello piu’ significativo, vale a dire il contagio, poiche’ le puerpere sono troppo isolate per venire a contatto diretto e infettarsi a vicenda. Resta l'incubo del morbo che, con le fantasie associate ai miasmi, fa della febbre puerperale una maligna e costante compagna delle partorienti ricoverate, tanto da chiamare in causa l'istituzione stessa e rendere la sindrome quella che oggi si direbbe una malattia iatrogena. La medicina pencola nel buio ed e’ essa stessa, per il dogmatismo e le passioni dei medici, una presenza incombente e perniciosa. E' questa la situazione del reparto maternita’ del Policlinico di Vienna quando nel marzo del 1847 vi fa il suo ingresso il terzo protagonista, Ignác Semmelweis (1818-1865), con l'incarico biennale (eventualmente rinnovabile) di assistente di ostetricia del professor Klein. Nato a Pest (allora non ancora unificata con Buda), dove ha completato la formazione accademica, dopo esser stato per un anno a Vienna, Semmelweis si fa notare per il suo carattere aperto e il serissimo impegno professionale. Operativo nella I Divisione, alterna la corsia con lunghe ore nella sala anatomica dove compie perfette dissezioni delle donne decedute per febbre puerperale, studiando con attenzione i reperti del processo infettivo. Ossessionato dalla ricerca della causa, comincia a pensare che questa vada ricercata nel reparto stesso. E' rimasto colpito dal fatto che il numero dei decessi della II Divisione e’ decisamente inferiore a quello della I Divisione affidata ai dottori. Che siano proprio i medici, lui stesso compreso, a infettare le donne? Ma quale mai infezione trasmetterebbero? E' semplice: medici e studenti frugano nel corpo delle degenti con le stesse mani con cui hanno toccato i cadaveri delle donne morte di febbre puerperale. A poco a poco mette a punto una precisa teoria eziologica ed escogita un mezzo assai semplice per prevenire il male. Odore mortale Ecco in sintesi la teoria: l'infezione e’ una contaminazione del sangue causata dalle particelle di cadavere, riconoscibili dall'odore che conferiscono ad ogni cosa cui si attaccano; il mezzo di trasmissione le mani dei dottori e degli studenti reduci dalla sala anatomica. Ed ecco la prevenzione: l'obbligo per chiunque - medici, studenti e infermiere - di lavarsi con cura le mani con una soluzione di cloro (gia’ nel maggio del 1847 una bacinella con il disinfettante viene collocata, per ordine di Semmelweis, all'ingresso della I Divisione). Non sono pero’ soltanto i cadaveri a costituire una fonte di infezione, ma qualsiasi altro materiale infetto. Nel novembre del 1847 la I Divisione accoglie una donna sotto doglie con l'articolazione del ginocchio infetta. Poco dopo, diverse pazienti muoiono colpite da febbre puerperale. L'infezione e’ stata trasmessa dalle infermiere che, prima di entrare in contatto con le altre pazienti, si erano occupate della puerpera con il ginocchio malato e, completato il bendaggio, avevano trascurato di lavarsi le mani. Finalmente tutta la verita’, poi precisata assai piu’ tardi, quando, a seguito della scoperta dei batteri da parte di Pasteur, comincia la grande stagione della batteriologia. L'agente patogeno isolato e’ uno streptococco. In definitiva la febbre del puerperio e’: a) un comune processo infettivo (sepsi) evitabile con banali procedure antisettiche; b) non e’ una malattia specifica e, meno che mai, epidemica. La verita’ e il potere A Vienna l'importanza di queste ricerche cruciali non viene riconosciuta. Al contrario Semmelweis entra in rotta di collisione con il suo capo. Le ragioni sono molte. Semmelweis e’ in fondo un elemento estraneo. L'ungherese, impetuoso e indisciplinato come il pregiudizio viennese vede tutti i suoi connazionali, e’ avvertito come uno «straniero fra noi». Come se non bastasse, oltre a considerarne esplicitamente come sciocchezze le teorie eziologiche, il giovane medico offende Klein anche per le posizioni politiche assunte (Semmelweis e’ un nazionalista magiaro che partecipa con entusiasmo ai moti del Quarantotto, trascurando del tutto il fatto che Klein e’ un pupillo dell'onnipotente Metternich), ma, soprattutto, entra troppo direttamente nella gestione dell'ospedale: il lavaggio delle mani e’ considerata una novita’ offensiva, il cambio frequente e l'acquisto di lenzuola per le puerpere uno spreco intollerabile. L'incarico non gli viene rinnovato e Semmelweis e’ costretto a tornare a Pest dove lavorera’ nella maternita’ dell'ospedale di San Rocco. Ma anche qui le cose non vanno bene: e’ considerato un «viennese» e la sua teoria incontra forti resistenze, aggravate dallo scarso tatto con cui impone le sue per altro correttissime regole. A Pest, nel 1855, ottiene il posto di professore di ostetricia nella locale universita’, ma la cattedra gli viene sottratta e data a un suo rivale nel 1857. Nel frattempo, a 38 anni (un'eta’ avanzata per quei tempi) si e’ sposato. Dopo il matrimonio comincia a pensare seriamente a pubblicare un libro sulla sua teoria. Esce cosi’ nel 1861 L'eziologia, il concetto e la profilassi della febbre puerperale. L'opera, sterminata, prolissa e ripetitiva, talvolta confusa, non giova affatto al suo autore, tanto piu’ che lo stile fastidiosamente trionfalistico e’ accompagnato da un tono inopportunamente polemico. Di fatto il grande ricercatore aumenta la schiera dei suoi detrattori e assottiglia quella dei suoi estimatori. La sua salute comincia a declinare. Nei primi mesi del 1865, l'ultimo anno della sua vita, mostra evidenti segni di squilibrio mentale: fa discorsi sconclusionati, si masturba dopo un normale rapporto con la moglie, si mette a frequentare apertamente una prostituta. Dopo un episodio particolarmente sconcertante, avvenuto il 21 luglio, i familiari decidono di ricoverarlo in una casa di cura per alienati. Gli viene detto che verra’ portato a Grafenburg dove gli saranno praticate cure termali. Il 29 luglio, accompagnato dallo zio materno parte col treno, ma giunto a Vienna il mattino successivo viene indotto a scendere alla stazione dove lo aspetta Hebra, uno dei suoi rari amici. Con una scusa Hebra e lo zio lo portano in un'istituzione psichiatrica. Ricoverato vi muore il 13 agosto. Causa ufficiale del decesso: una grave sepsi provocata dal taglio di un dito. Nuland, sulla scorta della sua ricostruzione, allude a un probabile trauma da colpi infertigli dagli infermieri e accenna al fatto che Semmelweis soffriva di una demenza presenile, probabilmente Alzheimer. Questa la triste vicenda di uno scienziato eccezionale. Ma che cosa lo porto’ a questa fine? Le cause imputabili, il dolore per la scomparsa precoce dei genitori, l'ostilita’ dell'ambiente medico, l'isolamento a Vienna e in patria, sono tutte attendibili. Ma forse c'e’ qualcosa di piu’. Proprio in forza della suggestione in noi suscitata dalla lettura di Nuland, ci azzarderemmo a fare un'ipotesi: l'uomo che amava tanto le donne ed esaltava lo splendore della maternita’ (un sentimento forte in lui suscitato dal tenero affetto per la madre) si ammalo’ sino a morirne di un'infelicita’ scatenata dai sensi di colpa per la scomparsa di tante giovani madri. Dopo tutto, sino a quando non trovo’ la profilassi adeguata per la febbre puerperale, non aveva forse contribuito con i suoi colleghi della famigerata I Divisione I a trasmettere l'infezione fatale? __________________________________________________________________________ La Stampa 6 ott. ’04 RISERVE E OBIEZIONI ALL’USO DI POLIPILLOLE DUE EPIDEMIOLOGI INGLESI PROPONGONO L’ASSUNZIONE DI UN MISTO DI FARMACI PER I MALATI CARDIOPATICI ESTREMO semplicismo o geniale uovo di Colombo? Gli epidemiologi inglesi Nicholas Wald e Malcom Law hanno proposto "Una strategia per ridurre la malattia cardiovascolare di oltre l'80%": questo il titolo del loro articolo sul British Medical Journal. Proposta che ha suscitato molto interesse e molti contrastanti commenti. L'editore ha definito l'articolo uno dei piu’ importanti degli ultimi 50 anni e Newsweek lo ha incluso tra i 10 piu’ importanti di crattere medico. Gli autori propongono di somministrare una volta al giorno a tutti i pazienti con vasculopatia accertata (cardiopatia ischemica, malattia cerebro-vascolare, arteriopatia periferica), con diabete e a tutte le persone di oltre 55 anni, anche se clinicamente sane, una "polipillola" gia’ brevettata con 75 mg di aspirina (dal’effetto antiaggregante piatrinico), 0,8 mg di acido folico (combatte l'omocisteina, un aminoacido protrombotico), una statina (10 mg di atorvastatina o 40 mg di simvastatina , farmaci a affermato effetto ipocolesterolemizzante), 3 anti-ipertensivi (come un ACE-inibitore, un diuretico tiazidico, un beta-bloccante) ciascuno a meta’ dose. E cio’ senza che sia necessario controllare, ne’ prima ne’ durante il trattamento, colesterolemia, pressione arteriosa, aggregazione piastinica, omocisteina, i quattro fattori di rischio cardiovascolare verso i quali sono rivolti i componenti della "Polypill". Il 95% degli intervistati della CNN s’e’ dichiarato disposto a prendere la polipillola. Ma come nasce la spettacolare aspettativa della riduzione di eventi cardiovascolari dell'80%? E’ una valutazione basata su dati puramente teorici, considerando i dati della letteratura sulla probabilita’ di riduzione del rischio cardiovascolare con l'uso dei singoli farmaci e applicando la "regola della moltiplicazione". Ma la medicina non e’ matematica e il mondo scientifico si e’ diviso. I favorevoli vedono nella polipillola un'evoluzione logica che sorge dalle acquisizioni degli ultimi 20 anni della poli- fattorialita’ delle malattie cardiovascolari e quindi sulla necessita’ di affrontarle da diversi punti di attacco. Mettono, inoltre, in risalto la "compliance", cioe’ l'adesione alla terapia, per la praticita’ e semplicita’ d’una sola pillola al giorno, e il merito di aver riproposto all'attenzione generale il problema della prevenzione cardiovascolare, primaria (cioe’ quando ancora non si sono manifestati disturbi) e secondaria (cioe’ gia’ in presenza di patologia conclamata). Ricordano inoltre che l'idea di assemblare piu’ farmaci in un'unica somministrazione non e’ nuova e che sono in corso diversi studi, iniziati prima della pubblicazione dell'articolo di Wald e Law, che propongono l'associazione di piu’ farmaci nella prevenzione cardiovascolare secondaria. Le obiezioni piu’ frequenti dei contrari sono: viene a cadere il classico concetto della terapia mirata, concepita su misura per ogni singolo paziente, "unico" nella sua individualita’; l'idea d’una panacea per malattie cardiovascolari attenua l'attenzione verso la prevenzione non farmacologia, con la correzione di comportamenti errati (rinuncia al fumo, dieta, attivita’ fisica regolare); l'efficacia dell'acido folico non e’ sufficientemente provata; i pericoli di interazioni fra tanti farmaci specie se ne sono necessari altri per patologie concomitanti; l'obesita’ addominale, madre di tanti mali, e’ stata completamente ignorata. Per molti non va sottovalutato il rischio di somministrare farmaci singolarmente non consigliabili per certi pazienti, come ipotensivi in soggetti gia’ ipotesi, con possibile comparsa di insufficienza renale da ipo-perfusione, o come l'aspirina in chi e’ predisposto a diatesi emorragica e cosi’ via per ciascuno degli altri farmaci. Poi, perche’ limitarsi ai 4 principi succitati e non includerne altri, come gli acidi grassi omega 3 o gli antiossidanti, magari anche un ansiolitico contro lo stress e la metformina, vista la diffusione del diabete? In tal caso la polipillola diventerebbe una "megapillola", che sempre secondo la "regola della moltiplicazione" dovrebbe ampliare la percentuale dei beneficiari, per cui teoricamente non si dovrebbe piu’ morire! Le possibili situazioni in cardiologia sono cosi’ numerose da far dubitare che la polipillola rappresenti un toccasana. E in ogni caso l'ipotesi andrebbe valutata da studi clinici randomizzati in doppio cieco tra una terapia preventiva personalizzata e la polipillola, come ammesso dagli stessi autori, per il salto dalla teoria alla realta’ e per comprendere se gli effetti positivi non siano superati da imprevedibili effetti negativi. I piu’ ortodossi ritengono che la vera rivoluzione sarebbe quella di tendere ad utilizzare, a livello individuale e di popolazione, la ricerca genetica per indicarci quali sono i soggetti piu’ predisposti e quali piu’ responsivi ad alcuni farmaci. Ma siamo decisamente nel futuro. __________________________________________________________________________ Repubblica 7 ott. ’04 STAMINALI: I PRIMI FETI AL MONDO GUARITI DALL'OSTEOGENESI IN UTERO Sono due italiani e uno svedese. E' la prima volta che la tecnica viene utilizzata per intervenire su tessuti diversi dal sangue Per la piccola scandinava utilizzate cellule di prodotti abortivi A Brescia sono state prelevate dal midollo osseo delle madri ROMA - Sono due italiani e uno svedese i primi tre bambini al mondo curati in utero con le cellule staminali per una malattia, l'osteogenesi imperfetta, che rende le ossa fragilissime e provoca almeno 20 fratture spontanee solo nel primo anno di vita. La bambina svedese (due anni) e il primo bambino italiano (un anno e quattro mesi) ora hanno una vita piu’ serena. I risultati sono stati presentati oggi a Roma, nel congresso sul trapianto in utero di cellule staminali organizzato da universita’ Cattolica e Istituto Superiore di Sanita’. Finora i trapianti in utero avevano permesso di correggere malattie del sangue, come quelle del sistema immunitario. "E' la prima volta che il trapianto di cellule staminali viene fatto per correggere malattie che colpiscono tessuti diversi, come quello osseo", ha osservato il responsabile del Centro di terapia cellulare degli Spedali Civili di Brescia, Fulvio Porta, che ha eseguito il trapianto nei due bambini italiani. Un primato che, a sorpresa, l'Italia si e’ trovata a condividere con la Svezia. "Abbiamo affrontato i trapianti nello stesso periodo, ma in modo del tutto indipendente e con due metodi diversi", ha aggiunto Porta. In Svezia il trapianto e’ stato eseguito su una bambina dal gruppo di Magnus Westgren, dell'istituto Karolinska di Stoccolma. In tutti e due i casi e’ stato utilizzato un particolare tipo di cellule staminali, quelle mesenchimali in grado di dare origine a ossa, muscoli e pelle. In Svezia sono state prelevate da feti abortiti: "sono molto piu’ facili da coltivare ed e’ possibile farle proliferare per ottenerne un numero molto alto", ha detto Westgren. In Italia fare questo sarebbe stato impossibile e percio’ "abbiamo deciso di utilizzare le cellule staminali prelevate dal midollo osseo della madre", ha detto Porta. __________________________________________________________________________ Le Scienze 8 ott. ’04 STAMINALI RIPARATRICI Sono in grado di guarire le cellule malate nelle immediate vicinanze Uno studio pubblicato sul numero dell'8 ottobre della rivista "Science" descrive l'abilita’ - finora insospettata - delle cellule staminali embrionali di influenzare le cellule difettose vicine e di restaurare la loro capacita’ di funzionare normalmente. I ricercatori del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York riferiscono che 15 cellule staminali embrionali iniettate in embrioni di topo ai primi stadi, i cui cuori erano stati predisposti geneticamente a sviluppare un difetto letale, hanno impedito al cuore di sviluppare la malattia non solo producendo normali cellule figlie che sono state incorporate nel tessuto embrionale difettoso, ma anche liberando fattori biologici nelle immediate vicinanze. Cio’ ha impedito alle cellule cardiache vicine di svilupparsi in tessuto difettoso. "In altre parole, - spiega Robert Benezra, principale autore dello studio - le cellule staminali agiscono come infermiere, riportando in salute le cellule 'malate'. Come risultato, il cinquanta per cento dei topi destinati a morire nell'utero e’ nato con un cuore sano". © 1999 - 2004 Le Scienze __________________________________________________________________________ Il Messaggero 30 Sett. ’04 CANCRO AL SENO, 2 DONNE SU 3 GUARISCONO La maggior parte delle pazienti scopre il male da sola. Visite gratis per un mese di CARLA MASSI ROMA - Un fiocchetto rosa sul bavero della giacca. Un segno uguale in tutto il mondo per ricordare che contro il cancro al seno si puo’ (si deve) lottare, che la prevenzione e’ la prima grande arma che le donne hanno a disposizione. Da domani, primo giorno di ottobre, un mese dedicato alla cura e alla tutela del seno. In Italia, ogni ora, si ammalano quattro donne di carcinoma alla mammella. Trentaduemila nuovi casi all’anno, undicimila le morti. Un dato, pero’, conforta: due pazienti su tre colpite dalla neoplasia, infatti, guariscono. «E la percentuale - conforta Francesco Schittulli, oncologo e presidente della Lega italiana per la lotta contro i tumori che ha organizzato la campagna “Nastro Rosa 2004” - salirebbe subito in modo significativo se si riuscisse a scoprire la malattia al primo stadio». Chi abita nel Mezzogiorno, dati alla mano degli epidemiologi, rischia in misura minore, rispetto a quelle del Nord, di ammalarsi di carcinoma della mammella. «Le probabilita’ - conferma Schittulli - sono piu’ basse del 40% rispetto ad una coetanea che abita nelle regioni settentrionali. A determinare questa differenza, questa forte differenza, sono le diverse abitudini alimentari e anche il maggiore numero di figli. Si sa che l’allattamento protegge il seno». Al Nord come al Sud, comunque, circa l’80% dei casi si verifica nelle donne sopra i 50 anni, nel periodo immediatamente dopo la menopausa. Se poi, ai fattori genetici, alle abitudini di vita e al calo della protezione ormonale si aggiunge l’evento familiarita’, allora la probabilita’ di essere colpita aumenta: avere una madre, una zia o una sorella che sono state malate costituisce un elemento «che non deve assolutamente essere sottovalutato» continuano a ripetere gli oncologi. Scopo della campagna e’ proprio quello di sensibilizzare le donne sull’importanza della diagnosi precoce. La prevenzione, e’ lo slogan dell’iniziativa, deve diventare un “gioco da ragazze”. Porte aperte, per un mese, in tutte le sezioni della Lilt, nei 378 ambulatori: visite senologiche di controllo gratuite (www.legatumori.it oppure il numero verde 800 422412). Insieme agli oncologi, le profumerie. Qui verranno distribuiti fiocchetti rosa e guide tascabili alla prevenzione. In tutto il mondo il rosa sara’ il colore simbolo della speranza e della lotta contro il seno. Dall’Empire State Building di New York, alle cascate del Niagara in Canada all’Arco di Costantino a Roma. __________________________________________________________________________ Il Messaggero 30 Sett. ’04 NASTRO ROSA” A 16 anni la prima autopalpazione ROMA - Sedici anni. A partire da questa eta’ le ragazze dovrebbero iniziare a fare l’autopalpazione. A prendere confidenza con i proprio seno quando si fa la doccia, quando si e’ sdraiate sul letto, quando si e’ davanti allo specchio. Un esame molto semplice, come ripetono gli specialisti della Lega italiana per la lotta ai tumori, «che aiuta a prendere familiarita’ con il proprio seno e a notare eventuali piccole modificazioni che richiedono il parere di un esperto». QUANDO L’indicazione per l’autoesame dai 16 anni in su: una volta al mese. Meglio tenere un diario e annotare, volta per volta, le eventuali variazioni. Dopo i 25 anni e’ consigliabile una visita clinica annuale. Dai 25 ai 35-40 gli esperti suggeriscono una ecografia di controllo, oltre i 40 questo esame viene in genere associato alla mammografia. E’ stato “costruito” anche un portale a tema (www.nastrorosa.it) che si rivolge a tre fasce d’eta’: fino a 40 anni, 40-50 anni, oltre i 50. Per avere indicazioni specifiche su prevenzione ed esami da effettuare. I SEGNALI Oltre al nodulo mammario (una massa palpabile e’ generalmente il primo segno del cancro al seno) alcuni altri segni rari devono essere considerati: ispessimento della pelle, gonfiore anomalo, arrossamenti localizzati e diffusi, retrazione o cambiamento del capezzolo, secrezione di sangue o siero dal capezzolo, aumento delle dimensioni di un linfonodo all’ascella. __________________________________________________________________________ Il Sole24Ore 28 Sett. ’04 IL PACEMAKER DIVENTA BIOLOGICO LONDRA a Sono stati testati con successo su alcuni maiali i pacemaker biologici formati da cellule staminali prelevate da embrioni umani. Si e’ cosi’ aperta la strada al possibile superamento dei congegni elettronici attualmente utilizzati per regolarizzare i battiti nei pazienti con problemi al ritmo cardiaco. 1 risultati dell'esperimento sono stati pubblicati sul giornale scientifico britannico «Nature Biotechnology». Le cellule utilizzate sono quelle cosiddette "non programmate", in quanto capaci di trasformarsi in qualunque tipo di tessuto. Gli scienziati credono che queste cellule staminali potranno essere alla base di nuovi trattamenti rivoluzionari per curare diversi tipi di malattie, dal Parkinson al diabete. __________________________________________________________________________ Il TEMPO 29 Sett. ’04 IL LASER COMPLICE DEL TRAPANO Addio allo strumento piu’ conosciuto e odiato? La parola al dentista Di DAMIANA VERUCCI UN NUOVO alleato per la cura dei nostri denti si affianca al «vecchio», conosciuto e a volte odiato trapano: il laser. Pubblicizzato principalmente per il suo potere di «bombardare» la carie, grazie al getto di’ aria compressa che veicola microparticelle di ossido di alluminio, e’ un rimedio gia’ utilizzato dal 20% dei dentisti americani, che stenta invece a diffondersi in Italia, a causa soprattutto degli elevati costi d'acquisto: dai 15.000 ai 60.000 euro per un'apparecchiatura laser, piu’ le spese per l'ordinaria manutenzione. I vantaggi per dentisti e pazienti che si affidano alla cura del laser sono molteplici: riduzione dei tempi di lavorazione e di guarigione, azione antidolore, blocco del sanguinamento delle gengive, possibilita’ di piu’ interventi nella stessa seduta. Oltre a non presentare controindicazioni, se non quella di essere evitato nel caso di pazienti con pacemaker. Eppure sul laser c'e’ molta disinformazione, come sottolinea il dottor Massimo Mastrorilli, medico chirurgo specialista in odontostomatologia, tra i primi in Italia a utilizzare il laser. «Si dice che il laser sta mandando in pensione il "vecchio" trapano - spiega il dentista romano - quando in realta’ e’ un ottimo alleato per la cura delle carie e per quasi tutti gli interventi paradentali e chirurgici». Da solo infatti e’ in grado di preparare il campo operativo, ed e’ quindi molto utile nella fase preparatoria, ma raramente puo’ essere utilizzato in modo esclusivo in un intervento chirurgico o per la cura di un dente. «E’ il caso del laser di tipo "herbium" - continua Mastrorilli - specifico per le carie e adatto nei casi piu’ semplici che non richiedono l'ausilio di altri strumenti tradizionali. O e’ il caso del tipo "nd-yag", usato per eliminare i disturbi gengivali». Quanto alla «voce» che eliminerebbe il bisogno dell'anestesia, il medico chirurgo precisa: «Non e’ vero. L'anestesia locale evita che il paziente senta bruciore durante il trattamento». I costi della cura con il laser sono poi leggermente superiori a quelli tradizionali. «Diciamo un 10% in piu’ - sottolinea Mastrorilli - anche se dipende molto dal dentista. Io per esempio non applico differenti tariffe tra i vari trattamenti perche’ il mio guadagno sta nell'aver ridotto i tempi di intervento». Intanto, sul fronte della prevenzione, il dottore ricorda che per tutto il mese di ottobre sara’ possibile godere di una visita gratuita presso qualsiasi studio dentistico. «I consigli sono sempre gli stessi - conclude - Fare controlli semestrali, lavarsi i denti dopo ogni pasto, usare almeno una volta al giorno il filo interdentale. Per quanto riguarda i bambini: iniziarli all'uso dello spazzolino e non dimenticare di sottoporli a visite di controllo ortodontico». __________________________________________________________ IL SECOLO XIX 9-09-2004 UNA MASCHERINA PER RADDRIZZARE I DENTI Un "guanto" che abbraccia i denti uno per uno e li raddrizza, evitando il ricorso agli apparecchi di ortodonzia. E' la promessa che sbarca oggi a Genova, all'Hotel Jolly Marina, dalle 9 alle 13, per la presentazione della tecnica Invisa Lign. L'incontro, dedicato agli esperti per spiegare come funziona questa nuova metodica, verra’ guidato da Giorgio Traversa. La terapia ortodontica senza "ferretti" si basa su una serie di mascherine trasparenti che vengono predisposte al , computer sulla base della costituzione dentale del paziente. Per ogni dente viene quindi definita una specifica impronta mantenuta dalla mascherina che lo ricopre, proprio come un guanto per una mano. Questa sorta di "patina" messa dallo specialista sposta progressivamente i denti, agendo sull'intero sistema. Secondo i ricercatori di Invisa Lign mediamente ogni mascherina va sostituita ogni due settimane e il trattamento dallo studio al computer della dinamica dei denti va avanti fin quando tutta la dentatura si e’ rimessa in fila. Le mascherine sono costruite con un polimero '' trasparente. Sempre secondo quanto affermano ' i ricercatori che hanno seguito la tecnica diventa impossibile accorgersi di questi apparecchi per raddrizzare i denti. Inoltre le mascherine si possono togliere agevolmente per mangiare e per lavai-si i denti, consentendo quindi di mantenere una corretta igiene dentale. Sempre secondo le ' informazioni che vengono riportate sul sito wwra.invisalign.com sarebbero oltre 60 mila nel mondo le persone gia’ trattate e la terapia puo’ essere applicata in tutti coloro che hanno completato la dentatura definitiva. In particolare e’ molto importante che i denti molari abbiano sostituito quelli da latte. Federico Mereta __________________________________________________________________________ Il Giornale 2 ott. ’04 QUALITA’ GARANTITA AI PAZIENTI ANCHE DAI DENTISTI FELICITA DONALISIO Basta con i denti provvisori che per lunghi mesi creano fastidi alla bocca del paziente o con le gengive nude che lo costringono a sorridere il meno possibile. Con la procedura implantologica del "carico immediato", in determinate situazioni cliniche, i denti definitivi possono essere montati contemporaneamente all'inserimento degli impianti. «Le tecniche tuttora piu’ usate nella realizzazione di protesi dentali fisse - spiega il dottor Emilio Francini Naldi, odontoiatra e implantologo a Milano, (numero verde 800-252020, sito www.efran.it) - preve’dono come prima fase il posizionamento chirurgico di radici artificiali al posto di quelle naturali estratte. Queste radici sono costituite da cilindri filettati in titanio che, una volta inseriti nell'osso della mandibola o del mascellare superiore, vengono ricoperte dalla gengiva e lasciate indisturbate per un periodo che varia dai 4 mesi (per la mandibola) ai sei mesi (per il mascellare). Il lungo lasso di tempo serve per dare modo alla radice artificiale di integrarsi perfettamente con l'osso. Trascorso il periodo, si procede all'applicazione delle protesi fisse definitive che vengono fissate alle nuove radici». Cosa cambia con il carico immediato? «Si puo’ eliminare questa lunga attesa, particolarmente fastidiosa per il paziente - continua il dottor Francini Naldi - gli studi piu’ autorevoli dimostrano che, in situazioni adatte e ben definite, se si caricano subito gli impianti, se cioe’ si mettono i denti nel giorno stesso o in quelli immediatamente successivi all'intervento, le percentuali di successo sono le stesse che si otterrebbero attendendo l'integrazione con gli impianti a riposo». E chi sono i pazienti fortunati che possono affrontare questa procedura? «Innanzitutto i casi in cui si ha mancanza totale di denti nell'arcata inferiore perche’, grazie alla maggior presenza di corticale, l'osso della mandibola conferisce agli impianti notevole stabilita’. Altro requisito e’ il numero degli impianti che, di solito, deve essere di almeno quattro. Si possono effettuare terapie di carico immediato anche nell'arcata superiore, se la qualita’ dell'osso consente di avvitare con una forza di torsione non inferiore a determinati valori limite». Ma i continui cambiamenti delle metodiche e delle procedure odontoiatriche non finiscono per disorientare il paziente? Conclude il dottor Francini Naldi: «I pazienti hanno tutto il diritto di essere rassicurati e garantiti, non solo in merito alla trasparenza dei protocolli terapeutici impiegati, ma anche riguardo alla serieta’ e sicurezza di tutte le procedure non terapeutiche che concernono lo studio dentistico (per esempio nel campo dell'igiene). Oggi questa possibilita’ c'e’ e si chiama certificazione UNI EN ISO 9001:2000 (International Standard Organization). E’ un'opportunita’ che fino a poco tempo fa era riservata all'industria e alle grandi aziende, ma che oggi, dopo gli opportuni adattamenti, puo’ essere sfruttata anche dagli studi odontoiatrici che intendono fornire garanzie sulla qualita’ della terapia e tutelare il diritto del paziente all'informazione e alla trasparenza, anche se meno di 100 sono gli studi odontoiatrici certificati in Italia. Per il nostro studio, dopo avere standardizzato tutte le fasi dell'attivita’, elaborando precisi protocolli, ci siamo rivolti ad uno dei piu’ autorevoli enti del settore affinche’ procedesse alla loro verifica e certificazione. II risultato e’ che ora il paziente puo’ prendere visione in qualsiasi momento di tutti i protocolli terapeutici che vengono applicati ma anche delle procedure di sterilizzazione, quelle per la determinazione del prezzo, soprattutto puo’ usufruire di una struttura sanitaria che punta ad un continuo miglioramento». «Cento studi odontoiatrici italiani hanno gia’ ottenuto la certificazione, una garanzia del rispetto di metodiche e protocolli terapeutici», afferma il dottor Francini Naldi _______________________________________________ Libero 03-10-2004 ARTERIE PULITE? USA IL ROBOT NANOTECNOLOGIE INVENZIONE DI UN TEAM DI INGEGNERI CINESI Realizzato un micro-automa che nuota nel sangue e impedisce agli emboli di formarsi e otturare i vasi si puo’ utilizzarlo per il trasporto mirato dei medicinali di LUMI SPARTI BEIJING - Gli appassionati di cinema di fantascienza si ricorderanno certamente di "Viaggio Allucinante": il film in questione (girato nel 1966) narrala storia di un gruppo di scienziati che vengono miniaturizzati e introdotti (mediante un'apposita navicella-sonda battezzata Proteus) nel corpo di un paziente in coma per curarlo. Forse il dispositivo realizzato recentemente da un team cinese non sara’ sofisticato come la Proteus, ma certo il suo obiettivo (cioe’ la cura dell'organismo umano dall'interno) e’ il medesimo. Piu’ in particolare Tao Mei e i suoi colleghi dell’Accademia Cinese delle Scienze (a Beijing) hanno creato un piccolissimo robot (lungo tre millimetri) in grado di nuotare nel flusso sanguigno umano e che in futuro potrebbe essere usato per ripulire le arterie bloccate o addirittura trasportare farmaci in modo mirato, aumentandone cosi’ notevolmente l'efficienza. Il minirobot e’ costituito da una macchina di forma triangola,re (dotata di pinne meccaniche) che puo’ essere alimentata e iniettata dall'esterno mediante speciali Espositivi che producono dei campi magnetici controllati; alterando inoltre le emissioni magnetiche e’ possibile controllare in modo molto preciso la -velocita’ della piccolissima sonda. Gli studiosi cinesi precisano che il loro e’ solo un prototipo, anche se stanno gia’ lavorando ad alcune modifiche sostanziali: stanno cercando di creare delle pinne che rispondano a campi magnetici di frequenza diversa (in modo che ognuna di esse sia controllabile autonomamente e possa compiere operazioni diversificate) e sono anche intenzionati a elaborare una versione del robot lunga solo un millimetro: secondo alcuni membri del team grazie alle nanotecnologie in futuro si potrebbero perfino sviluppare automi di un decimo di millimetro. __________________________________________________________________________ Il Sole24Oore 7 ott. ’04 COSI’ L'ECOGRAFIA ENTRA NELLA QUARTA DIMENSIONE Per dire a chi assomiglia un figlio non c'e’ piu’ bisogno di aspettare che nasca. Grazie all'ecografia in 4D, dove la quarta dimensione e’ il tempo, e’ oggi possibile osservare immagini tridimensionali del feto in movimento, con una fluidita’ simile a quella delle immagini televisive. A molti non e’ sfuggito il fascino ricreativo di questa tecnologia non invasiva e innocua per il feto, tanto che negli Stati Uniti sono gia’ numerosi i centri che offrono filmati del nascituro come souvenir senza alcuno scopo medico, ma le ricadute per la medicina si annunciano significative. «Il 4D non manda in soffitta la tradizionale ecografia a due dimensioni, che rimane in prima linea per gli esami prenatali - avverte Umberto Nicolini, direttore della divisione di Ostetricia dell'Ospedale Buzzi di Mila no - ma per alcuni casi selezionati, e solo su indicazione dello specialista, apre grandi possibilita’ di diagnosi delle malformazioni cranio-facciali come il labbro leporino, difficilmente rilevabili con l'ecografia tradizionale». I risultati. Gli ostetrici del Buzzi hanno sperimentato per gli ultimi 11 mesi le possibilita’ di un ecografo Voluson 730 della General electric medical systems (Gems), oggi disponibile nei principali centri di riferimento italiani e in grado di effettuare esami a due, tre e quattro dimensioni. I risultati, discus Immagine tridimensionale del feto in movimento si all'ultimo congresso della Societa’ Italiana di Ecografia ostetrico-ginecologica (Sieog), mostrano che le applicazioni di questa tecnologia diagnostica sono gia’ in espansione. «Le ricerche cliniche sono ancora in corso - osserva Paolo Volpe, ostetrico all'Ospedale Di Venere di Bari e segretario della Sieog - ma il 41) si e’ gia’ rivelato utile per diagnosticare malformazioni cardiache nel feto, durante il classico esame ecografico al quale si sottopongono tutte le future mamme nel secondo trimestre di gravidanza. Potremmo cosi’ aumentare il numero delle cardiopatie diagnosticate "in utero" che per ora sono appena tre su dieci». Il futuro. Diagnosi non vuol dire ancora cura, ma la chirurgia prenatale ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e gli specialisti guardano con favore a una tecnologia che permetta di intervenire precocemente stille malformazioni. Operare ancora dentro il ventre materno significa infatti dare piu’ tempo al feto per recuperare le forze prima del trauma della nascita e aumentare le sue possibilita’ di sopravvivenza. Anche se non ci sono ancora indicazioni perche’ il 4D sostituisca integralmente l'ecografia tradizionale a due dimensioni, i produttori di queste tecnologie si aspettano una grande espansione del mercato nei prossimi anni, sia per l'obsolescenza delle macchine sia per il moltiplicarsi delle applicazioni mediche. Il mercato. L'ultimo rapporto di Frost&Sullivan stima il mercato mondiale delle strumentazioni ecografiche sopra ai 3 miliardi di dollari annui, dove l'Europa da sola conta per uno. «L'ecografia e’ lo stetoscopio del futuro - spiega Heinz Gloor, genera] manager Gems del settore ultrasuoni per l'Europa - perche’ e’ una tecnologia non invasiva ed estremamente flessibile per diagnosi su tutti i tessuti molli. Per questo stiamo mettendo a punto macchine sempre piu’ leggere, grandi quanto un computer portatile e in grado di accompagnare sul campo anche i medici delle unita’ d'emergenza». Guido Romeo _____________________________________________________ 07-10-2004 17 NEUROMIMAGING AL SERVIZIO DELLA MENTE Mente e cervello. Un binomio che ha affascinato filosofi, psicologi, medici e tutti coloro che hanno, in qualche modo, cercato di capire le intersezioni tra natura e cultura ne] funzionamento del pensiero umano. E la scoperta dei processi cerebrali e del funzionamento mentale, ha toccato orizzonti sempre piu’ ampi grazie alle tecniche di brain imaging, quali la Pe1 e la Risonanza magnetica funzionale. @lfa Il Sole-24 Ore ne ha parlato, durante il convegno «Vedere l'invisibile» organizzato dal Cend (Center of excellence of neurodegenerative diseases), con Eraldo Paulesu, docente di Psicobiologia all'Universita’ degli studi di Milano Bicocca. Professore, qual e’ il contributo delle tecnologie di imaging alla ricerca di base? E qual e’ la frontiera nella comprensione del cervello umano? Si potrebbe dire in due battute, che le tecniche di neuroimagi’ng «hanno aperto il black box». Mi spiego, dalla fine degli anni Ottanta-inizi anni Novanta, periodo in cui il numero di studi di i’maging pubblicati e’ aumentato in modo considerevole, la scatola nera, cioe’ il cervello e’ stato studiato in aspetti sempre piu’ complessi. Questo perche’, grazie soprattutto alla Risonanza magnetica funzionale, tecnica non invasiva, e’ stato possibile seguire l'andamento dei flussi sanguigni dell'encefalo durante l'esecuzione di compiti, la somministrazione controllata di stimoli fino a task piu’ complesse che richiedono pensieri piu’ elaborati. Dunque si tratta di un vero e proprio monitoraggio delle attivita’ cerebrali, anche di quei passaggi mentali non necessariamente espliciti. Esatto. La risonanza magnetica funzionale, soprattutto, permette anche indagini self-report, cioe’ di andare a vedere come le persone riflettono su loro stesse e le loro capacita’ introspettive. Tutto questo, prima dell'avvento delle tecniche di neuroimaging non era possibile. A proposito di capacita’ di riflettere su noi stessi, alla fine degli anni Settanta gli psicologi hanno iniziato a parlare di teorie della mente, una corrente di studi che indaga la comprensione della nostra e altrui mente. Le tecniche di brain-imaging sono utili anche in questo caso? Certo. Proprio perche’ il modo di guardare al rapporto mente-cervello e’ cambiato radicalmente. La comprensione delle funzioni cerebrali e mentali prima si basava sull'analisi delle lesioni in soggetti malati con l'illusione che queste fossero rappresentative della popolazione generale. Ma cosi’ non e’, almeno, non ce n'e’ garanzia. E il brainimaging risolve questo problema: non serve piu’ basarsi su cervelli malati per fare inferenze sulla normalita’. Sono, dunque, possibili due passaggi: guardare anche a patologie che non mostrano alterazioni macroscopiche come schizofrenia, dislessia, autismo, e le sfaccettature emotive, percettive e le funzioni mentali superiori. Dunque, si’, anche le teorie della mente sono diventate piu’ accessibili e visibili grazie alle tecniche di imaging. E per quanto riguarda la psicoterapia? Le tecniche di immagine potrebbero monitorare il successo di un trattamento terapeutico? Questo e’ da verificare perche’ e’ facile scivolare in affermazioni gratuite. E per verificarlo occorrerebbero ricerche efficaci e pensate in modo dettagliato per scoprire le risposte neurofisiologiche durante l'eventuale cambiamento cerebrale innescato dalla psicoterapia. Professore, ma il cervello cambia? Il cervello cambia continuamente. Gli esseri umani imparano anche in tarda eta’: fare nuove esperienze, emotive o di altro genere, vuol anche dire modificare le connessioni tra sinapsi. Dunque, l'esperienza non solo modifica il nostro modo di vedere il mondo, ma anche i meccanismi biologici che stanno alla base delle nostre diverse interpretazioni della realta’. E il brainimaging e’ molto efficace nell'indagare i processi di apprendimento come hanno dimostrato i cambiamenti dinamici delle risposte neurali che si osservano nei nostri esperimenti. Quali sono le linee di ricerca del suo laboratorio? AL momento alcune ricerche sono focalizzate sull'apprendimento e sui suoi disturbi, come la dislessia evolutiva. Piu’ precisamente stiamo analizzando le modalita’ con cui impariamo i vocaboli del linguaggio parlato e scritto. Ne e’ emerso che quando il cervello deve registrare nuove parole, in alcune aree si registra un aumento dell'attivita’ neurale che puo’ essere interpretato come cambiamento di attivita’ delle sinapsi. Ma, passato il periodo iniziale, le aree interessate raggiungono un equilibrio, come se ci fosse un adattamento delle risposte neurali all'esperienza. E’, inoltre, partito un progetto in collaborazione con Gabriella Bottini dell'Universita’ di Pavia e con gli ospedali Niguarda e Policlinico di Milano per ottenere una mappa quanto mai dettagliata delle aree del linguaggio, per poter poi interpretare le attivazioni nei cervelli di pazienti che devono essere operati dal neurochirurgo. Vogliamo mettere il neurochirurgo nelle condizioni di intervenire con la massima sicurezza e di non danneggiare regioni cruciali per la comunicazione. Vittoria Ardino