DAI RETTORI «MANIFESTO» PER GLI ATENEI DEL FUTURO - ATENEI A CORTO DI FINANZIAMENTI - PER L’OBBLIGO FORMATIVO COSTI DOPPI RISPETTO A MEDICINA - PROGETTO LAUREE SCIENTIFICHE - MERITOCRAZIA E UNIVERSITA’ - IL SISTEMA UNIVERSITARIO ITALIANO VALORIZZA L'ANZIANITA’ DI SERVIZIO - CNR: LA RIVOLUZIONE MORATTI DECIMA I VERTICI FEMMINILI (15 su 16) - IL RICERCATORE RESTA DIRIGENTE - ALMALAUREA, LA LEGGE FRENA I CURRICULUM - UN PROTOCOLLO D’INTESA TRA MISTRETTA E IL RETTORE DELL’ATENEO DI BAGDAD - DECRETI MORATTI, SCIENZE POLITICHE CHIEDE LA MOBILITAZIONE GENERALE - RICERCA,RUBBIA SFIDUCIATO ALL'ENEA TUTTI CONTRO IL NOBEL - CAGLIARI: RICERCATORI ITALIANI BREVETTANO IL SUPERCOMPUTER - BONCINELLI, PRIMO LAUREATO IN MEDICINA A UDINE - INCARICO EUROPEO A GIAN BENEDETTO MELIS - OLIVER SACKS: IL PAZIENTE INGLESE - COSI’ EINSTEIN INVENTO’ IL CD E IL GPS - ================================================================== LABORATORI, FONTI DI CONTAGIO - SULLA FECONDAZIONE PROPOSTE AL RIBASSO - SIRCHIA: BILANCI "SALVATI" DAI BREVETTI - LA BIOMEDICINA MIGLIORA LA TERAPIA - CARTELLA CLINICA IN UNA TAVOLETTA - MALARIA, TEST POSITIVI PER IL PRIMO VACCINO - STAMINALI: UN SORRISO PERFETTO SENZA STRILLARE - PROTEINE AL CENTRO DI CANCRO E INFARTO - CANCRO AL SENO, COME DIFENDERSI - LA "CAPSULA ENDOSCOPICA ATTIVA" - VIRTUAL IMAGING: LO STENT SI PROGETTA IN VIDEO - I MECCANISMI DELL’OBESITA’ - SUPER RISONANZA MAGNETICA "LEGGE" IL PENSIERO - MRI CONTRO TC - ================================================================== _______________________________________________ Il Sole24Ore 16 ott. ’04 DAI RETTORI «MANIFESTO» PER GLI ATENEI DEL FUTURO ROMA Un "manifesto" per disegnare il ritratto ideale dell'universita’ europea: e’ l'obiettivo di un progetto presentato da Piero Tosi, presidente della Conferenza dei rettori (Crui) e dal presidente dell'Associazione delle universita’ europee (Eua), Eric Froment, al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Il "manifesto" dovra’ elencare le caratteristiche fondamentali dell'«universita’ del terzo millennio». «Il dialogo fra i governi - ha detto Tosi - non basta piu’, e’ ora che siano le universita’ a dialogare per elaborare la loro proposta. E’ proprio per questo che abbiamo deciso di promuovere un percorso di confronto e di sintesi tra gli atenei europei, che porti a una dichiarazione comune sull'universita’ del terzo millennio». «La prospettiva di una costituzione europea coinvolge anche le universita’ e gli universitari nella loro missione di formatori di cittadini» ha detto Froment. Che ha aggiunto che «l’Eua ha previsto di arrivare presto a una dichiarazione che non sia l'opera dei soli universitari ma il risultato di un'espressione delle autorita’ politiche, che utilizzi i messaggi delle universita’ e che interpelli la societa’ europea». ________________________________________________________ Il Sole24Ore 22 Ott.2004 ATENEI A CORTO DI FINANZIAMENTI Parlano i rettori / Milano, Torino e Bari in difficolta’ MILANO a Senza finanziamenti statali non si va avanti. Sette parole per un mantra collettivo che echeggia nei corridoi dei politecnici, entra nelle aule e sale alla bocca dei rettori. «Senza i fondi del ministero dell'Istruzione non si puo’ continuare la ricerca, progredire nello sviluppo tecnologico, trovare nuovi spazi per accogliere strumentazioni e studenti - dice il rettore del Politecnico di Milano, Giulio Ballio. -Da dieci anni l'universita’ italiana deve cercare di sopravvivere con molti meno fondi di quanti ne servirebbero e ora non sappiamo piu’ come fare». La situazione -dei politecnici, culle della tecnologia, fucine di progetti e sperimentazioni indispensabili per l'evoluzione industriale del Paese e’ critica. Gli autofinanziamenti, che per il Politecnico di Milano quest'anno sono arrivati a 60 milioni di curo e per quello di Torino sono rappresentati dai contributi forniti da 700 contratti di ricerca con l'esterno, non bastano. «Per il Politecnico di Bari, poi, la situazione e’ ancora piu’ grave - commenta il rettore Salvatore Marzano -. I soldi che riceviamo provengono in larga parte dal ministero e sono insufficienti per soddisfare le nostre esigenze. Noi godiamo di pochi finanziamenti da parte delle imprese, perche’ viviamo in un contesto territoriale molto diverso da quello di Milano e Torino». Infatti, come suggerisce Dal Tin, rettore del Politecnico di Torino, «i finanziamenti delle aziende sono legati al contesto socio-economico del territorio e del Paese». E non si puo’ dimenticare che l'universita’ investe in conoscenza, mentre dice Ballio, «le aziende vogliono comprare il risultato delle ricerche. Cio’ favorisce l'uscita precoce delle idee dall'universita’ e la loro acquisizione prematura da parte delle industrie». Negli altri Paesi europei, invece, universita’ e aziende cooperano per la ricerca attraverso il "trasferimento tecnologico", che comunque, anche da noi, non e’ del tutto assente. Infatti, ricorda Dal Tin «intorno al Politecnico di Torino c'e’ un gruppo di aziende che consente di trasformare le intuizioni dei ricercatori in progetti imprenditoriali da sviluppare. Ci sono 40 imprese con 170 addetti che realizzano le idee del politecnico, e 10 di queste societa’ sono gia’ sul mercato». Poi ci sono i progetti di spin-off, presenti sia a Torino che a Milano. Inoltre, per favorire l'evoluzione del rapporto tra il mondo delle imprese a quelle dell'universita’ si puo’ fare in modo che le aziende «adottino un ricercatore per quattro anni in modo da svolgere insieme un progetto di comune interesse». Suggerimento avanzato da Ballio e condiviso da Marzano e Dal Tin. Ma pur godendo dei finanziamenti da parte delle aziende, i politecnici hanno bisogno dei fondi del Ministero per svolgere il duplice ruolo che devono sostenere: assicurare una formazione universitaria agli studenti e contribuire all'evoluzione tecnologica attraverso fa ricerca di base e la sperimentazione. Ora queste due anime coesistono a fatica, e per mantenere alto il livello, se la situazione resta com'e’, bisognera’ cominciare a "tagliare" da qualche parte. Anche se «sarebbe un peccato», sottolinea Dal Tin, «considerando che a Torino quest'anno, il numero degli iscritti al Politecnico e’ addirittura aumentato e cio’ e’ significativo in un momento in cui l'interesse dei giovani verso le universita’ scientifiche e’ sensibilmente diminuito». Nella prossima finanziaria, ipotizza Ballio, «il Ministero potrebbe concedere al Miur di contrarre mutui per realizzare investimenti in edilizia e attrezzature da ripartire tra tutte le universita’ italiane che sono state sotto finanziate negli ultimi dieci anni. Con un esborso annuo di 250 milioni di curo e l'aiuto della Banca Europea si potrebbe fare molto». E se anche questo non fosse possibile, o non venisse meno in pratica, Ballio si vedrebbe costretto a «ridurre il numero dei suoi studenti». STEFANIA PRANDI _______________________________________________ Il Sole24Ore 16 ott. ’04 PROGETTO LAUREE SCIENTIFICHE Accordo tra ministero, Confindustria e universita’ per attirare nuove leve a chimica, fisica, matematica Piu’ orientamento nelle scuole, potenziamento degli stage e ridefinizione dei percorsi universitari ROMA Un patto tra Miur, Confindustria e universita’ per combattere la crisi delle "vocazioni" scientifiche. Interventi integrati che attirano nuove leve verso lo studio della chimica, della fisica e della matematica, per far fronte alla crescente richiesta di ricercatori e tecnici qualificati e garantire il ricambio generazionale dei docenti di scienze. Sono gli obiettivi del progetto «Lauree scientifiche», l'iniziativa promossa dal Miur, da Confindustria e dalla Conferenza nazionale dei presidi di scienze presentata nei giorni scorsi a Monteporzio Catone (Roma) dal ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, da Gianfelice Rocca, vicepresidente Confindustria per l’Education, e da Enrico Predazzi, presidente della Conferenza dei presidi di scienze. Negli ultimi 15 anni, fa sapere il ministero, le iscrizioni ai corsi universitari di fisica, chimica e matematica sono diminuite in media di oltre i150%: e’ il segnale di una crisi che non interessa solo l'Italia, ma quasi tutti i Paesi dell'Europa. «Sostenere le vocazioni scientifiche - ha detto il ministro Moratti - rappresenta una condizione indispensabile per lo sviluppo della competitivita’ del Paese». Il declino delle vocazioni scientifiche e’ iniziato nei primi anni 80 e una timida risalita nel numero di iscrizioni si e’ avuta a partire dalla riforma degli ordinamenti universitari realizzata con la legge 509/99. «Negli ultimi 50 anni - ha spiegato Predazzi - l'incidenza delle iscrizioni ai corsi scientifici sul totale degli immatricolati e’ passata dal 10 al 16%». Per Predazzi, tra i motivi della crisi italiana c'e’ «la difficolta’ degli studi rispetto alle prospettive di carriera» e «le remunerazioni troppo basse dei ricercatori». Occorre «stimolare il rientro dei cervelli» ha aggiunto, sottolineando che «il costo che il Paese sostiene per la formazione di un ricercatore che emigra e’ pari a circa 250mi1a euro». Il progetto «Lauree scientifiche» agisce attraverso quattro azioni: piu’ orientamento nelle scuole, potenziamento degli stage e dei percorsi post-laurea e ridefinizione delle classi di laurea scientifiche, per rendere gli studi piu’ aderenti ai fabbisogni professionali del mercato. Le attivita’ potranno contare su un finanziamento di 8,5 milioni di euro in tre anni e coinvolgeranno 14mila docenti delle scuole superiori e lOmila studenti. Proprio nelle scuole inizia l'orientamento alle scienze di base: sara’ potenziata la formazione dei docenti, che avranno l'opportunita’ di seguire corsi di aggiornamento. A livello locale, il Miur selezionera’ 10 progetti di orientamento presentati dagli atenei in collaborazione con le scuole e le associazioni degli imprenditori. Le iniziative saranno sostenute con 6,5 milioni di euro a carico del Fondo per la programmazione del sistema universitario per il periodo 2004-2006. Sara’ anche possibile sperimentare, nelle scuole e nelle universita’, progetti pilota di laboratori di chimica e fisica, anche in questo caso con la collaborazione di imprese ed enti di ricerca. Nell'arco di tre anni, circa lOmila studenti del terzo, quarto e quinto anno delle superiori saranno coinvolti in attivita’ all'interno dei laboratori e 1.200 giovani potranno seguire corsi integrativi di matematica realizzati dagli atenei. La partecipazione ai laboratori fara’ guadagnare crediti formativi da spendere, poi, nel corso degli studi universitari. Il raccordo con il mondo produttivo sara’ assicurato anche dalla creazione di una "banca dati degli stage", ad accesso gratuito, che raccogliera’ domanda e offerta di tirocini nel campo della fisica, della chimica e della matematica. «Non bisogna aver paura delle materie scientifiche - ha detto Moratti - anche perche’ i laureati in questo campo vantano un tasso di occupazione pari all' 80%, il 10% in piu’ rispetto a chi ha studiato altre materie». Secondo Rocca «e’ necessario innescare un circolo virtuoso che coinvolga cultura scientifica, innovazione e crescita economica. E con questo progetto - ha concluso - siamo in grado di rilanciare la ricerca ed elevare il grado di "scientificita’ ambientale" del Paese». ALESSIA TRIPODI ______________________________________________________________ La Nuova Sardegna 18 ott. ’04 PER L’OBBLIGO FORMATIVO COSTI DOPPI RISPETTO A MEDICINA Tutto ormai si misura con i soldi, anche la formazione professionale: cioe’ si discute di quanto "costa" un allievo e non di quanto "vale" il recupero di un giovane che aveva abbandonato gli studi. Il rettore di Cagliari, Pasquale Mistretta, s'e’ scandalizzato perche’ un iscritto ai corsi dell'obbligo formativo "costa" il doppio di uno studente di medicina. Solo che non ha detto altre tre cose. Uno: che la spesa media per un ragazzo dell'obbligo formativo e’ in linea con quella dei suoi coetanei delle scuole regolari. Due: che il successo dei corsi non si valuta sul numero degli iscritti ma sul numero di chi li finisce (e il rapporto non e’ favorevole ai laureati). Tre: che anche un rettore ha un "costo", e non sempre e’ magnifico. (f. per.) ______________________________________________________________ Corriere della Sera 22 ott. ’04 MERITOCRAZIA E UNIVERSITA’ Franco Debenedetti, in un intervento dall’eloquente titolo "Meritocrazia per combattere il declino" (Corriere , 13 ottobre), tra tante considerazioni condivisibili, cita come caso di spinta antimeritocratica la nuova laurea breve. Il giudizio, se pure apodittico, ha il merito di affondare il dito in una piaga antica dell'universita’ italiana. Assolutamente d'accordo che la selezione meritocratica, dopo una troppo lunga stagione di rimozione, debba tornare a regnare nell'universita’ - prima e piu’ che in altri contesti - accompagnata da uno sforzo sempre maggiore per rendere effettivo il diritto allo studio. Nel merito dello specifico giudizio di Debenedetti, va richiamata innanzitutto un'ovvieta’: l'architettura degli studi e’ in se’ neutra rispetto alla selezione meritocratica, che va realizzata dai docenti, a valle del loro impegno scrupoloso, secondo canoni adeguati a ciascuno specifico livello di studi. Il giudizio sull'efficienza del nuovo sistema rispetto alla sua missione, non puo’ essere limitato ad un solo segmento. E qui si impongono un dato ed una considerazione. Il dato e’ che la nuova architettura degli studi non e’ frutto di un'originale idea nostrana, ma e’ la conseguenza di un accordo tra 29 Stati europei che hanno convenuto di armonizzare entro il 2010 i sistemi universitari secondo un modello comune, per agevolare la circolazione di studenti e laureati. La considerazione e’ che il nuovo assetto chiude l'era dell'universita’ monofunzionale (che offriva la sola laurea tradizionale) per realizzare un sistema di livelli di studio sequenziali (laurea, laurea specialistica, master, scuole di specializzazione, dottorato di ricerca, scuole di alti studi, come quella interuniversitaria gia’ bene avviata nel campo delle scienze umane). Il modello, a regime, "produrra’" numeri alti di possessori di saperi e competenze di base nel primo livello assolutamente necessari nelle nostre societa’ avanzate (l’Unesco ha lanciato per il XXI secolo la prospettiva dell’universito’ obbligatoria per tutti!) e numeri progressivamente piu’ bassi nei successivi livelli (per assicurare l’ineliminabile selezione delle e’lites). Con questa rivoluzione, vincendo le resistenze degli ancora numerosi nostalgici sessantottini, sono stati introdotti due strumenti (di cui solo l’Italia e’ carente) proprio per favorire la prospettiva meritocratica: 1) la selezione negli accessi, che obbliga le universita’ a verificare l'adeguatezza della preparazione degli aspiranti all'immatricolazione ai vari livelli, rispetto agli studi prescelti (con buona pace della disastrosa liberalizzazione degli accessi imperante da oltre tre decenni); 2) un effettivo sistema di valutazione dell'attivita’ di ciascuna universita’ e di ciascuna sua struttura interna. Sarebbe oggi utile, piu’ che criminalizzare il nuovo sistema, aprire un dibattito sul perche’ queste salutari innovazioni siano ancora sostanzialmente lettera morta. Ortensio Zecchino, ex ministro dell'Universita’ e della Ricerca scientifica ______________________________________________________________ Corriere della Sera 22 ott. ’04 IL SISTEMA UNIVERSITARIO ITALIANO VALORIZZA L'ANZIANITA’ DI SERVIZIO Il sistema universitario italiano valorizza l'anzianita’ di servizio: si arriva in cattedra dopo anni di anticamera e di sacrifici economici e ci si laurea (non in tanti) ad un'eta’ mediamente piu’ avanzata rispetto ad altri europei. Scontiamo le scelte sbagliate dei passati decenni: accesso generalizzato degli studenti senza valutazioni meritocratiche, universita’ non attrezzate, scarsi collegamenti con il mondo del lavoro, limitate risorse per la ricerca. Da qui, significativo tasso di abbandono universitario, giovani che, se vogliono dedicarsi alla carriera universitaria, devono essere benestanti o pronti ad anni di ristrettezze economiche. Come possiamo sperare che il sistema italiano offra ai suoi studenti i migliori docenti (italiani e stranieri) se gli stipendi sono, per il livello d'entrata, inferiori del 30%-50% rispetto ai livelli comunitari? E’ troppo tardi per fare qualcosa? Forse no. Le esperienze straniere di maggiore successo, come la Columbia University di New York, da noi frequentata dopo la laurea in Italia, mostrano che in sette-dieci anni e’ possibile riportare istituzioni accademiche in difficolta’ a livelli di eccellenza mondiale. La Columbia e’ rinata, dopo le grandi difficolta’ degli anni Ottanta, mettendo al centro di ogni attivita’ lo studente, le sue aspettative e le sue aspirazioni. Servono docenti universitari di elevata qualita’, ben pagati e con aspettative chiare di carriera. Meritocrazia, insomma. Solo con questi presupposti si possono attrarre i talenti migliori in ogni disciplina e fondi pubblici e privati sufficienti per la ricerca. Riccardo Maria Monti, Pietro Dore Alunni della Columbia University di New York Qualche tempo fa e’ nata a Roma un’associazione che riunisce gli ex alunni della Columbia University. Ce ne sono, ovviamente, in molte altre citta’ italiane, ma Riccardo Monti, romano, ne e’ il presidente e l’esperienza della rinascita della Columbia University puo’ costituire un precedente positivo al quale guardare, nei giorni di riapertura dell’anno accademico. Non e’ questa la sede, ne’ vi sarebbe lo spazio, per spiegare le differenze tra la Columbia University e la Sapienza, e come e’ stato possibile, a New York, invertire la tendenza negativa. Forse ritorneremo sull’argomento, intanto grazie per la nota ottimistica. mlatella@rcs,it ________________________________________________________ La Repubblica 19 Ott.2004 CNR: LA RIVOLUZIONE MORATTI DECIMA I VERTICI FEMMINILI (15 su 16) del Consiglio: una sola danna capo d'istituto. La denuncia delle ricercatrîci quindici su 16 "tagliate" dalla riforma ARNALDO D'AMICO ROMA - «Desaparecides»: le scienziate-manager sono scomparse dai vertici del maggiore ente di ricerca italiano, il Cnr, in appena due anni. Erano sedici a capo di altrettanti istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche ora ce n'e’ una, insieme ad altre tre pro- tempore o a capo di istituti in via di estinzione. Sopravvissuta invece l'unica poltrona occupata dalle donne nel Consiglio d'amministrazione che nel frattempo pero’ e’ salito da cinque a sette membri e ora si trova con un Consiglio di Presidenza ancora da nominare. L'espulsione delle donne dai vertici e’ uno degli effetti indesiderati della gestione Moratti e della sua riforma degli enti di ricerca. La decimazione e’ avvenuta nonostante le ex direttrici abbiano prodotto risultati utili al Paese e portato soldi dall'estero. Ma il merito, e l'interesse collettivo, non hanno contato al momento della definizione dei vertici dei circa cento istituti in cui sono confluiti i trecento preesistenti. «Prendiamo atto, realisticamente, che contano piu’ le lobby, in questo caso quella maschile, che non il merito e l'interesse di Stato e non sprechiamo piu’ risorse dando la laurea alle donne»,dice provocatoriamente Rossella Palomba, responsabile della sezione Cnr Tendenze demografiche, comportamenti sociali e politiche, membro della Commissione Donne e Scienza del Miur e del Gran Giuri’ del Nobel europeo della scienza, il premio Cartesio. «E' evidente che il tanto sbandierato obbiettivo della produttivita’ non e’ assolutamente perseguito se la riforma di un settore cosi’ strategico per l'economia di un Paese ha fa perdere competenze eccellenti, solo perche’ femminili" «Il rapporto tra uomini e donne e’ fortemente squilibrato», ammette il presidente del Cnr Fabio Pistella, e va ricordato pero’ che l'ente e’ in una fase di passaggio, dobbiamo fare ancora 500 avanzamenti e spero che sia l'occasione per rendere giustizia alle donne». Ma non c'e’ da essere molto ottimisti. «Nella scienza In Italia pesano altri parametri nel decidere le carriere», spiega Rossella Palomba, «la fedelta’ al potente di turno, lo scambio di favori, l'omogeneita’ dei membri, compreso l'essere maschi. Insomma tutto quanto regge una lobby, invece di un sistema competitivo dove vince chi porta piu’ risultati». L'Italia con una donna sii dieci in posizioni di comando si trova nel gruppo intermedio delle nazioni europee. Meglio di noi solo la Finlandia con due donne su dieci. C'e’ da spiegare pero’ che l'Italia tiene la posizione «solo perche’ conserva norme contrattuali rigide e il posto fisso che protegge i piu’ deboli, donne in testa» aggiunge la professoressa. Inoltre, mentre il resto d'Europa si sta attrezzando per non perdere le risorse femminili, da noi vige l'immobilismo. In Svezia, una ricerca dell'Accademia medica ha scoperto che nei concorsi le pubblicazioni scientifiche delle donne valevano di fatto tre volte meno di quelle degli uomini. E, a parita’ di valore, vincevano il concorso le donne che avevano pubblicazioni scientifiche co-firmate con maschi della commissione esaminatrice. «Qui una ricerca del mio dipartimento nello stesso Cnr ha svelato che, a parita’ di merito scientifico una ricercatrice rimane il 30 per cento di tempo in piu’ al livello base rispetto al collega uomo». Mentre si annuncia una rivoluzione nei criteri di valutazione nel Cnr, per evitare di perdere il contributo delle donne in tutta la ricerca scientifica e tecnologica italiana si potrebbe guardare all'Europa. «In linea con le decisioni della Commissione Europea, il ministro Moratti potrebbe introdurre una quota minima femminile nei posti di responsabilita’ scientifica - spiega il presidente Pistella-o aggiungere la percentuale di donne tra i criteri di valutazione di efficienza delle istituzioni scientifiche o portare il criterio della prospettiva femminile all'interno delle politiche scientifiche. Le informazioni e i dati ci sono, le competenze e le ragioni per farlo pure. Il tutto non a vantaggio delle donne ma del buon funzionamento del nostro sistema scientifico». "Prendiamo atto che contano piu’ le lobby maschili che i risultati ottenuti nella ricerca" ________________________________________________________ Il Sole24Ore 20 Ott.2004 IL RICERCATORE RESTA DIRIGENTE Bloccata la proposta di declassamento contrattuale per 5mila scienziati ROMA o I ricercatori del settore pubblico conservano il contratto di dirigenti. il via libera, ieri, al Ddl di conversione del decreto legge 220/2004 sui mutui e il Centro nazionale per l'informatica nella Pa. Gli oltre 5mila ricercatori degli enti pubblici sventano, in extremis, il tentativo di declassamento che voleva far assorbire il loro contratto a quello del comparto, composto da tecnici e amministrativi. Gia’ la Camera, lo scorso venerdi, aveva bocciato la norma del Ddl che escludeva ricercatori e tecnologi degli enti di ricerca dall'area settima della dirigenza. E ora il Senato sul filo di lana - visto che il decreto scadeva alla mezzanotte di ieri - ha confermato la retromarcia. L'esclusione, tra l'altro, avrebbe praticamente azzerato l'accordo quadro per il contratto 2002-2005 delle aree dirigenziali, siglato il 23 settembre all'Aran, che aveva stabilito l'inserimento dei ricercatori e dei tecnologi nell'area dove gia’ sono i dirigenti degli enti di ricerca e delle Universita’. Un inserimento, questo, che attua la legge 145/2002 che aveva ricollocato proprio i ricercatori nelle aree della dirigenza. «Oggi possiamo cantare vittoria - ha detto Giorgio Rembado, presidente della Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalita’ (Cida) in prima fila contro la modifica - e spero che a nessuno venga mai piu’ in mente l'idea di disconoscere il ruolo fondamentale dei ricercatori per il Paese che, e’ bene ricordarlo, esporta in tutto il mondo i suoi cervelli migliori. Chi vuole ricondurre i ricercatori al contratto del comparto - avverte ancora Rembado - punta ad abbassare le loro retribuzioni e ad appiattire il loro ruolo, consentendo cosi’ magari ad amministrativi e tecnici di diventare, con concorsi interni, ricercatori». La Cida, sottolinea il presidente, «ha ora davanti a se’ un'altra grande battaglia a cui dedicare tutto il suo impegno: quella di far arrivare al mondo della ricerca, finanziamenti necessari. L'obiettivo e’ il 3% del Pil da’ investire in ricerca, come ci chiede l'Europa». Soddisfatto anche il segretario generale dell'Anpri (l’associazione nazionale professionale per la ricerca), Bruno Betro’: «Questo voto bipartisan e’ da considerare come una vera svolta rispetto alla tradizionale disattenzione della politica nei confronti del personale scientifico e tecnologico del sistema della ricerca pubblica». MAR.B. _______________________________________________ Il Sole24Ore 13 ott. ’04 ALMALAUREA, LA LEGGE FRENA I CURRICULUM Consorzi esclusi dallo scambio dei dati Il servizio di incontro tra domanda e offerta di lavoro qualificato fornito da Almalaurea rischia di essere messo in discussione. E’, infatti, ancora aperto il problema normativo che, se confermato, escluderebbe il Consorzio interuniversitario, con sede a Bologna, dalla funzione di intermediazione. A denunciare il problema era stato, lo scorso settembre, il presidente del Consorzio professor Fabio Roversi Monaco. La norma, inserita nel decreto ministeriale del 23 dicembre 2003, che ratifica la «riforma Biagi» del mercato del lavoro - poi ribadita nel decreto legislativo 276 del settembre scorso - esclude la forma del consorzio interuniversitario dall'attivita’ di intermediazione tra laureati e mercato del lavoro. AL contrario, invece, delle singole Universita’ che possono svolgere tranquillamente questa funzione. Un'esclusione dei consorzi interuniversitari appare quanto meno strana, soprattutto perche’ Almalaurea sta dimostrando di saper coniugare formazione e mondo del lavoro, campo in cui, secondo i detrattori, gli Atenei non brillano. Lo ha notato anche Confindustria, che non solo ha stipulato accordi per l'acquisto di servizi, ma ha inserito Almalaurea tra i sette fattori qualificanti l'Italia per gli investitori stranieri alla manifestazione «Invest in Italy» a Wall Street, lo scorso anno. Del resto, anche lo stesso Governo ha dimostrato di sostenere l'operato del consorzio bolognese, che ha firmato un'intesa con il ministero all'Istruzione, universita’ e ricerca. «Siamo fiduciosi in una positiva soluzione del problema normativo, a cui sappiamo che sta lavorando il Miur», commenta Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea, che sottolinea altresi’ le contraddizioni tra le posizioni del ministero del Lavoro e quello dell'Universita’: «Contiamo sull'appoggio del Miur, che non solo da tempo sostiene finanziariamente l'attivita’ di Almalaurea, ma ha stretto con noi una convenzione per trasferire al Comitato nazionale di valutazione sull'attivita’ delle Universita’ i dati sul giudizio dell'esperienza di studi da parte dei laureandi e per realizzare l'anagrafe dei laureati. La normativa consente agli Atenei di fare attivita’ di intermediazione, e il consorzio tra Universita’ e’ semplicemente la formula scelta da queste, nella loro autonomia, per organizzarsi riducendo i costi. Almalaurea resta un consorzio di natura pubblicistica, e non ha fini di lucro, al punto che i proventi derivanti dall'attivita’ di intermediazione con le imprese sono stati destinati a diminuire la quota di partecipazione al Consorzio dei singoli Atenei, che e’ commisurata al numero di curricula inseriti». II meccanismo adottato da Almalaurea per consentire l'incontro tra laureati e imprese e’ semplice: il curriculum viene compilato dal neolaureato e inserito nel database. Utilizzando una password, e’ possibile aggiornarlo, ad esempio con l'indicazione di stage, corsi, esperienze di lavoro successive alla laurea. Dopodiche’ l'accesso e’ duplice: chi cerca lavoro puo’ trovare all'interno del sito una serie di aziende che ricercano personale tramite annunci che restano nel sito per un tempo concordato. L'impresa che assume, invece, puo’ dapprima effettuare una ricerca - gratuita e assolutamente anonima - dei profili che possono interessarla. Se vuole approfondire e accedere ai dati personali del laureato, paga. Un servizio innovativo e’ quello dell'alert: gruppi di laureati, previamente selezionati secondo parametri precisi, sono avvisati con un'e-mail del fatto che un'impresa cerca personale. Un'operazione dai costi molto contenuti. «Mettiamo un filtro alle richieste: accettiamo solo aziende affidabili, e tutte firmano la clausola dell'utilizzo dei curricula a esclusivo fine di offerta di lavoro - spiega Cammelli -. Almalaurea da’ una forte garanzia di serieta’, oltre ad essere efficiente. Sarebbe un errore ostacolare un buon esempio di trasparenza nel governo del mercato dei lavoro». CHIARA POLETTI Il Consorzio STORIA E NUMERI DEL SERVIZIO • Cos'e’ Almalaurea. E’ un consorzio nato nel 1994 su iniziativa dell'Osservatorio statistico dell'Universita’ di Bologna con l'obiettivo di fornire dati sulle caratteristiche dei laureati e sul loro inserimento occupazionale al sistema degli Atenei e al mondo del lavoro. II consorzio ha conosciuto in: questi anni una crescita esponenziale: oggi raggiunge il 63% dei laureati italiani: I curricula sono disponibili on line e il servizio fornito da Almalaurea risulta, quindi, il punto di incontro fra laureati, Universita’ e aziende. Gli ex-studenti sono in grado, tramite una password, di aggiornare continuamente i loro curricula che restano nella banca dati: attualmente sono disponibili sul sito di Almalaurea le "storie professionali" di ragazzi che hanno conseguito l'alloro anche sette anni fa. Gli aderenti. Sono 39 gli Atenei (oltre la meta’ di quelli italiani) che aderiscono al consorzio. Oltre a Bologna - dove Almalaurea ha la sua sede - sono altri 6 nel Centro Nord: Ferrara, Modena e Reggio Emilia, Parma, Firenze, Si’ena e, infine, Perugia. Tra 1e altre Universita’ aderenti al progetto, La Sapienza di Roma, Ca’ Foscari di Venezia, lo julm di Milano e il Politecnico di Torino. I numeri. La banca dati di Alamalaurea contava al primo settembre di quest'anno circa 450mila curricola. Quelli dei neolaureati contengono un centinaio di informazioni, mentre, quelli dei laureati piu’ "anziani", che nel tempo hanno aggiornato i dati che li riguardano, ne contengono oltre 120. Sono oltre 2500 le aziende che consultano la banca dati una o piu’ volle all'anno. ______________________________________________________________ L’Unione Sarda 22 ott. ’04 UN PROTOCOLLO D’INTESA TRA MISTRETTA E IL RETTORE DELL’ATENEO DI BAGDAD Gemellaggio con l’Iraq che studia Scambi scientifici e didattici per favorire la ricostruzione Studenti e docenti universitari di Cagliari e Baghdad sono da ieri piu’ vicini. La visita del rettore dell’ateneo Mustansiriyah, della capitale irachena, Taki Ali al-Moosawi, ha portato alla firma del protocollo d’intesa con il rettore Pasquale Mistretta. Non solo scambio di docenti e studenti, ma l’inizio di una fruttuosa collaborazione scientifica e accademica, e l’avvio di una partnership su studi e ricerche nel campo della fisica, della medicina e dell’ingegneria. Un avvenimento siglato nel rettorato cagliaritano, poiche’ per la prima volta il rettore iracheno e’ venuto in Italia. I RETTORIUno scambio che arricchira’ entrambi. Questo il messaggio che hanno lanciato i due rettori al momento della firma. "E’ per noi motivo di orgoglio aprire una finestra ricca di importanti opzioni di carattere formativo, culturale e scientifico con un ateneo che vanta esperienze e tradizioni autorevoli", ha spiegato Mistretta. "Se si tiene conto del contesto in cui opera l’universita’ di Mustansiriyah - ha aggiunto - non possiamo che essere partecipi e solidali nel difficile cammino della ricostruzione. Il Protocollo ci permette di tracciare un percorso comune e di avviare una relazione continua sia dal punto di vista degli scambi scientifici e didattici, sia per quanto riguarda il reciproco coinvolgimento in iniziative accademiche e di ricerca". La firmaLa firma ha un sapore particolare soprattutto per la delegazione dall’Iraq: "E’ la prima volta che vengo in Italia e posso dire che in Sardegna ho ricevuto una straordinaria accoglienza, molto simile a quella che riserviamo noi agli ospiti piu’ importanti", ha ricordato al-Moosawi. Dal 1990 il paese iracheno e’ stato afflitto da tre guerre che hanno stremato il paese. Con le elezioni dello scorso maggio e con la fine della dittatura, per l’Universita’ irachena si e’ aperta una nuova era: "Ora le venti universita’ dell’Iraq hanno nuovamente il rettore e il Senato accademico. Ma siamo allo stremo per quanto riguarda le risorse: laboratori, biblioteche, centri di informatica, di studio e ricerca per non parlare delle aule e delle strutture dedicate agli studenti, sono state completamente distrutte e saccheggiate", ha sottolineato il rettore dell’ateneo Mustansiriyah, che nel suo paese non ha ancora un ufficio e le lezioni nella sua Universita’ vanno ancora a singhiozzo. Terrorismo "Ora l’Iraq e’ in balia dei terroristi e noi attendiamo con fiducia le elezioni del gennaio 2005 - ha detto al- Moosawi - Un accordo come quello che ho siglato con l’universita’ di Cagliari ci da’ forza e ci apre prospettive di grande potenzialita’". Taki Ali al-Moosawi e’ un docente di fisica, esperto nelle applicazioni in campo sanitario, molto quotato nella comunita’ scientifica internazionale. Alla firma erano presenti anche Francesco Casula (direttore del dipartimento di Fisica) e Antonio Pittau (presidente corso di laurea in Odontoiatria), e Khalati Abdul Zahra, medico- dentista da anni ad Alghero e presidente dell’associazione Al Mustansiriyah, che ha organizzato l’incontro. LA DELEGAZIONETre donne, dottoresse irachene, come testimonianza di rispetto e attenzione al rapporto di collaborazione che ha preso il via con l’universita’ di Cagliari. Questo il significato della presenza nella delegazione dell’ateneo di Baghdad, delle dottoresse Jabbar, Taqi Ali e Mahawi, fatto inusuale per il galateo islamico. "Dalle nostre parti, quando uno va a trovare persone di cui si fida ciecamente, porta le proprie donne", ha spiegato il dottor Abdul Zahra. L’ATENEO DI BAGHDADL’universita’ di Mustansiriyah e’ per dimensioni la seconda di Baghdad. Circa 40 mila studenti e oltre 3.500 tra docenti e personale tecnico e amministrativo, l’ateneo e’ dislocato nel cuore della capitale irachena. Con una storia che ha inizio nel 1212 e’ tra le piu’ antiche universita’ al mondo. Le discipline con le maggiori referenze sono la medicina, l’algebra, la chimica, l’odontoiatria, la fisica, la giurisprudenza, l’economia e commercio, la letteratura straniera e quella islamica. Matteo Vercelli ______________________________________________________________ L’Unione Sarda 22 ott. ’04 DECRETI MORATTI, SCIENZE POLITICHE CHIEDE LA MOBILITAZIONE GENERALE CAGLIARI. Una riunione straordinaria del Senato accademico e una giornata di mobilitazione generale per dire "no" alle nuove norme sulla ricerca universitaria, contenute nei cosiddetti "decreti Moratti". Le richieste arrivano dal Consiglio di facolta’ di Scienze politiche che dopo le proteste dei ricercatori, e la presa di posizione dello stesso Crui (Conferenza dei rettori delle universita’ italiane) contro le norme in discussione, ha deciso di unirsi al coro delle proteste. ‹‹Quelle norme - si legge in un documento approvato nei giorni scorsi dal Consiglio di facolta’ - se approvate produrrebbero conseguenze gravissime per l’universita’ italiana: sia per le ricadute negative sull’alta formazione e ricerca, sia per quelle che si avrebbero sull’intera societa’››. Il dito e’ puntato in particolare sulla drastica riduzione dei finanziamenti: i pochi che esistono sono del tutto inadatti a garantire all’universita’ quel ruolo, all’interno della didattica e della ricerca, che dovrebbe essere suo, prima ancora che di istituti "extra-universitari" o di "soggetti privati". Non solo: a non piacere e’ anche la proposta sul riordino dello stato giuridico e sul reclutamento dei professori, che, si legge nel documento, ‹‹non riconosce il fondamentale ruolo svolto dai ricercatori››. E a proposito di ricercatori: le norme in discussione pare ne sviliscano la figura. Altro che inquadramento, finalmente, all’interno di un sistema preciso di norme che renda giustizia degli anni passati nell’ombra: di questo passo chi fa ricerca sembra destinato ancora a rimanere una "creatura ibrida". Stop, quindi, dice il Consiglio di facolta’ di Scienze politiche, al procedimento di approvazione di queste norme: in caso contrario l’attivita’ didattica verra’ ridotta ai soli obblighi istituzionali. (s.z.) ________________________________________________________ La Repubblica 17 Ott.2004 RICERCA,RUBBIA SFIDUCIATO ALL'ENEA TUTTI CONTRO IL NOBEL Il cda lo mette in minoranza sul piano di rilancio, i sindacati lo accusano di gestione burocratica. Appello bipartisan al Parlamento: "Ente al collasso" Ma lui si difende: se mancano i fondi non e’ colpa mia ROMA - E' una coalizione bipartisan eccezionalmente ampia quella che si e’ creata all'Enea per chiedere la sostituzione di Carlo Rubbia, il premio Nobel che dall' agosto `99 guida l’ente di ricerca impegnato sul fronte energetico e ambientale. I circoli Enea di An, Forza Italia, Lega, Udc, Margherita, Ds, Sdi e Sinistra ecologista hanno firmato una lettera appello rivolta al presidente della Camera Pierferdinando Casini, al presidente della commissione Attivita’ produttive Bruno Tabacci e ai capigruppo di maggioranza e opposizione. Nel testo si afferma che Rubbia «non e’ piu’ in linea con il mandato inizialmente ricevuto di garanzia scientifica» e «con il giusto livello di rapporti con le istituzioni scientifiche, il mondo universitario e il sistema delle imprese e della pubblica amministrazione». I circoli dei partiti denunciano il «grave stato di crisi dell'ente, del quale e’ responsabile Rubbia che ha disatteso le direttive dei ministri vigilanti, facendo venire meno accordi di programma con i ministeri stessi e í relativi finanziamenti». Anche Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato una mobilitazione per denunciare «il grave stato di confusione e conflittualita’» e «l'interruzione delle relazioni sindacali» all'Enea. Il collasso delle entrate derivanti da accordi di collaborazione e dai programmi di ricerca (crollate da 97 a 52 milioni di euro in cinque anni) ha certamente contribuito a far crescere lo scontento. Cosi’ come non ha aiutato a superare la crisi il progressivo indebolimento delle competenze dell'ente, che si e’ visto sottrarre, uno a uno, i capisaldi delle sue attivita’: le prestigiose missioni in Antartide, che erano il suo fiore all'occhiello, sono state affidate a un consorzio di cui l'Enea e’ solo un componente; la ricerca nucleare, che in Italia significa soprattutto messa in sicurezza delle centrali dismesse e delle scorie, ha visto t'entrata in scena come primo attore della societa’ Sogin. peggiorare ulteriormente una situazione gia’ molto critica e’ stato l'alternarsi affannoso dei direttori generali che non hanno mai incontrato il gradimento del presidente Rubbia. Prima e’ stato sostituito Renato Strada, poi e’ stato il turno di Gaetano Tedeschi. E Giovanni Lelli continua a svolgere l'incarico nella provvisoria veste del «facente funzioni». Ora, secondo le indiscrezioni pubblicate dall'agenzia di stampa Adnkronos, potrebbe essere il turno di Delia Salmieri, ex assistente di Rubbia al Cern e attualmente capo delle relazioni esterne. Ma non sembra che la possibile candidatura della Salmieri entusiasmi il consiglio di amministrazione. Anzi tra il consiglio di amministrazione e il presidente si e’ arrivati a un vero e proprio braccio di ferro sul futuro dell'ente. Una prova di forza che si e’ conclusa il 13 ottobre scorso con una riunione in cui il piano di rilancio dell'Enea e’ passato con l'appoggio di tutti e sette i membri del cda e l'astensione del presidente. «Mi rendo conto che l'astensione di Rubbia configura una situazione piuttosto anomala: e’ stata una decisione inopportuna», commenta Corrado Clini, direttore generale del ministero dell'Ambiente e membro del consiglio di amministrazione dell'Enea. «Forse Rubbia avrebbe preferito una gestione dell’ ente meno strutturata. Ma io credo che l'Enea possa avere un futuro solo se si attuera’ un piano di rilancio ben preciso. C'e’ un importante lavoro da fare in campo energetico e ambientale anche in relazione al protocollo di Kyoto che ci impegna ridurre l'emissione di gas serra e dunque spinge in direzione delle energie rinnovabili e dell'efficienza. Inoltre bisogna riagganciare i grandi progetti di ricerca nel settore nucleare partecipando a programmi internazionali. E dobbiamo assicurare un futuro ai pochi giovani rimasti all'ente: ci sono 300 ricercatori che rischiano di restare a spasso perche’ i programmi di ricerca vengono chiusi». Raggiunto al telefono, Rubbia minimizza i problemi: «Le voci circa una mia richiesta di dimissioni del consiglio di amministrazione dell'Enea sono false. Certo in questo momento non e’ facile trovare finanziamenti: lo Stato strizza i bilanci, la ricerca diventa sempre piu’ difficile, ma e’ una situazione generale che riguarda tutti gli enti». E le accuse che vengono dai circoli dei partiti e dai sindacati? «Di cosa parla? Io ho visto solo volantini anonimi». IL VOTO II 13 ottobre il braccio di ferro in atto fra Rubbia e il cda e’ sfociato nella messa in minoranza del Nobel, sette a uno, sul piano di rilancio LA PROTESTA Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato una mobilitazione per «lo stato di confusione» nell'ente e «I'interruzione delle relazioni sindacali» LA LETTERA I circoli di tutti i partiti all'interno dell'Enea, hanno scritto una lettera al presidente della Camera per chiedere la sostituzione di Rubbia LA CONTROMOSSA Rubbia resiste, ma ha smentito le voci secondo le quali avrebbe chiesto al sottosegretario a Palazzo Chigi Letta lo scioglimento del cda CHE COS'E’ L'ENEA L'Enea e’ l'ente pubblico che dovrebbe servire da collegamento tra ricerca pura e produzione. ________________________________________________________ Libero 17 Ott.2004 CAGLIARI: RICERCATORI ITALIANI BREVETTANO IL SUPERCOMPUTER Brevettato un superconduttore che, applicato in un pc, potrebbe portare i calcolatori a funzionare a una velocita’ mille volte superiore a quella attuale. I titolari del brevetto sono il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e la tecnologia dei materiali di Cagliari (alla quale partecipa anche l'Universita’ della citta’ sarda). II nuovo materiale e’ a base di diboruro di magnesio. Gli inventori sono í professori Giacomo Cao e Roberto Orru’ e l'ingengere Antonio Mario Locci. _______________________________________________ Il Piccolo 16 ott. ’04 BONCINELLI, PRIMO LAUREATO IN MEDICINA A UDINE L'ateneo friulano riserva il riconoscimento appena istituito allo scienziato noto per i suoi studi di genetica e biologia molecolare UDINE Per i meriti acquisiti nel campo delle neuroscienze e, in particolare, per i fondamentali contributi dati alla comprensione dei meccanismi biologici dello sviluppo embrionale degli animali superiori e dell'uomo, Edoardo Bancinelli ricevera’ la prima laurea honoris causa in Medicina e chirurgia conferita dall'Universita’ di Udine. La cerimonia - ha reso noto l'ateneo - si terra’ mercoledi 27 ottobre nel capoluogo friulano. Dopo gli interventi del rettore, Furio Honsell, e del preside della Facolta’ di Medicina e Chirurgia, Franco Quadrifoglio, Giuseppe Damante, ordinario di Genetica medica all'ateneo friulano, pronuncera’ la laudatio. Seguira’ l'atto di conferimento dell' alloro accademico e la lectio doctoralis di Edoardo Boncinelli sull' origine della forma vivente. Edoardo Bancinelli e’ nato a Rodi nel 1941. Si e’ laureato in Fisica all'Universita’ di Firenze discutendo una tesi di Elettronica quantistica di cui era relatore Giuliano Toraldo di Francia. Dopo la laurea ha cominciato a lavorare, prima come borsista e poi come ricercatore, all'Istituto internazionale di genetica e biofisica del Cnr di Napoli. Nel 1992 e’ diventato dirigente di ricerca Cnr pressa il Centro per la farmacologia cellulare e molecolare di Milano e nello stesso anno e’ diventato direttore del Laboratorio di biologia molecolare dello sviluppo presso il dipartimento di ricerca Biologica e tecnologica dell'Istituto scientifico Ospedale San Raffaele di Milano. Nel 2000 e’ diventato professore di Biologia presso la facolta’ di Psicologia dell'Universita’ Vita-SaCe di Milano. Quest'anno ha concluso il mandato di direttore della Sissa,la Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste. Fisico di formazione, Boncinelli si e’ dedicato alla studia della genetica e della biologia molecolare degli animali superiori e dell’uomo. E’ membro dell'Accademia Europea e dell’Embo, l'Organizzazione Europea per la Biologia Molecolare, ed e’ stato Presidente della Societa’ Italiana di Biofisica e Biologia Molecolare. Fa parte dei Comitato editoriale di numerose riviste scientifiche internazionali ad alto indice di impatto. I suoi campi di studio, tutti attinenti allo sviluppo embrionale, vanno dalla primissima determinazione de1l’ asse corporeo alla strutturazione della corteccia cerebrale. Ha scritto un certo numero di libri di divulgazione scientifica nel campo della genetica, della teoria dell'evoluzione biologia e delle neuroscienze. collabora con Le Scienze e il Corriere della Sera. Boncinelli, insieme a Dulbecco, Margherita Hack, Bruno Dallapiccola si e’ impegnato nell’appello a difesa di Darwin, inviando al ministro dell'Istruzione Letizia Moratti un appello perche’ si ritorni sulla scelta di cancellare dai programmi scolastici la teoria dell'evoluzione. «I nuovi programmi scolastici - sottolinea l'appello - non contengono tracce della storia evolutiva dell'uomo ne’ del suo rapporto con le altre specie. Tutto questo rappresenta una forte limitazione culturale per la formazione dei giovani, che avranno cosi’ una percezione del mando parziale e distorta. E che avranno, di conseguenza, meno attenzione verso l'ambiente che li circonda, proprio perche’ faticheranno molto di piu’ a capire uno dei meccanismi piu’ semplici ma fondamentali che ci collega ad esso. L’origine comune della vita-, ______________________________________________________________ L’Unione Sarda 18 ott. ’04 INCARICO EUROPEO A GIAN BENEDETTO MELIS Il professor Gian Benedetto Melis, direttore della clinica ostetrica dell'Universita’, e’ stato eletto vicepresidente della Societa’ europa di ginecologia a conclusione del congresso internazionale di endoscopia. Un riconoscimento di grande rilevanza per il docente cagliaritano che conferma il livello dei risultati conseguiti durante la lunga esperienza ospedaliera. La nuova carica attribuita a Melis - e’ detto in una nota - proietta il Dipartimento dell'Universita’ ed il suo responsabile ai vertici della chirurgia europea e mondiale, aprendo nuovi orizzonti per la ricerca, l'insegnamento e la pratica chirurgica mini-invasiva in campo ginecologico. Per il professor Giambenedetto Melis e gli altri medici del dipartimento e’ un riconoscimento che conferma complessivamente la qualita’ della didattica e dell'assistenza nella clinica universitaria. Un attestato per la sanita’ isolana in un settore diventato di questi tempi delicato come e’ quello dell'ostetricia e della ginecologia. ____________________________________________________ L’Espresso 10 ott. ’04 OLIVER SACKS: IL PAZIENTE INGLESE 71 anni pieni di acciacchi e di ottimismo. II grande neurologo ci ha aperto il suo studio. E raccontato la sua missione: ascoltare i malati e insegnargli a convivere con il loro stato. Senza illusioni hi-tech colloquio con Oliver Sacks da daniela Minerva 0liver Sacks ha un nuovo apparecchio acustico: strabuzza gli occhi, se lo aggiusta continuamente, avverte rumori. E si chiede: «Diventero’ come i miei pazienti, sentiro’ suoni sfasati, percepiro’ cio’ che gli altri non sentono? Chissa’». Il grande osservatore di quella straordinaria mix di percezioni, memorie, creativita’ che forma la coscienza individuale osserva se stesso e i nuovi suoni che gli genera l'apparecchio. Aggiusta la voce di moda che il nuovo ascoltatore la senta senza sbalzi, ne’ troppo bassa ne’ troppo alta. Se ne preoccupa, descrive la preoccupazione; si perde nel racconto di cio’ che lo circonda, nella stanza dove lavora al numero 2 di Haratia Street, nel Greenwich Village di New York. Tre barre di metallo precisamente uguali d'aspetto, ma di tre pesi diversissimi, che lo appassionano fino a fargli brillare gli occhi; una scatoletta scritta in cirillico che conteneva un altra metallo: . E’ cio’ che sta accadendo? «In un certo senso si. La gente va pazza per le immagini che si ottengono dalle tecnologie diagnostiche e pensa di tenere sotto controllo il proprio corpo sottoponendosi a Tac o a altre indagini. Preferiscono avere una lastra che andare dal dottore e discutere di se’ e dei propri disturbi>. Cosa porta i pazienti a ricorrere massicciamente alle tecnologie diagnostiche: il potere della tecnologia o la sfiducia nei clinici? «Entrambi: a deviare il corso della medicina oggi sono sia la seduzione che la tecnologia esercita sui pubblico , sia la scarsita’ di buoni medici generali capaci di ascoltare prima di elaborare piani terapeuticî_ Mio fratello che faceva il medico di medicina generale in Australia, qualche anno fa mi raccontava del grande impatto che hanno avuto in quel paese i MecDonald's sanitari». Cosa sono? «Pasti dove i pazienti vanno e possono ottenere rapidamente tutti i tipi di esami diagnostici. Quando cominciarono a sorgere questi presidi, in Australia, la gente, soprattutto i giovani, comincio’ a sostituire la visita dal medico con sequele di diagnosi fast food. Ma poi, il fenomeno si e’ come ribaltato. Dopo una sbornia iniziale, i pazienti hanno cominciato a sentire la mancanza di una persona con cui parlare, e sono tornati dal medico che avevano lasciato», Questo cosa le suggerisce? «Che ci deve essere un equilibrio tra la scientificita’ delle diagnosi high tech e la cura dell'individuo a livello umano. Non stupisce che negli Stati Uniti, dove la medicina scientifica e’ al suo massimo punto di espressione, ci sia una mortalita’ evitabile cosi’ alta, molto piu’ alta che in altri paesi». Non la stupisce? «Na. Perche’ negli Usa non ci si prende abbastanza cura degli individui a livello umano. E cosi’ non si riesce a comprendere la natura della patologia ne’ a trovare le strade per curarla». In che modo prendersi cura a livello umano aiuta a comprendere la natura della patologia? «Io vedo i pazienti, cerco di comprendere il loro mondo. Senza questo non posso capire di cosa soffrono. E questa non si applica soltanto alla neurologia, perche’ ogni malattia, anche ogni comune malattia cardiaca, nasconde universi complessi. Conosce il caso di Anna H?». Chi e’ Anna H? La protagonista di un suo libro? «No, e’ una mia paziente. Se non avessi visto dove abita e non avessi passato del tempo con lei a casa sua non avrei potuto mettere insieme i pezzi del suo quadro clinico>. Ce lo racconta il caso di Anna H? «Anna e’ una pianista che oggi ha poco piu’ di settant'anni. Soffre di una malattia descritta in un articolo di neurologia: una sorta di progressiva degenerazione dell'arca cerebrale della corteccia visiva, rivelata anche da una Per, che l'ha resa progressivamente incapace di riconoscere prima le parole scritte, poi gli oggetti, poi le forme. Dopo che i neurologi hanno descritta il caso, mi sana chiesto: "Come passo contribuire? ". E non sarei arrivato a capo di niente se non avessi vista Anna H. in casa sua: servire il te’, suonare, vivere perfettamente a sua agio tra oggetti che io sapevo lei non era in grado di distinguere. Siamo andati al mercato e l'ho vista comprare banane e mele quando, in studio, mostrandole le immagini degli oggetti avevo rilevato che non li sapeva riconoscere. Ho compreso che tipo di organizzazione mentale la signora si era data per continuare a vivere in quella condizione, perdendo progressivamente la capacita’ di riconoscere le cose, e ho potuto lavorare su questo per aiutarla a vivere il piu’ pienamente possibile. Quell'articolo basato solo sulle indagini diagnostiche aveva descritto la malattia di Anna H, Ma io ho svelato le sue potenzialita’ di vita». Che cosa e’ una malattia, allora? «E’ un allontanamento dalla normalita’. Visti sotto la lente della moderna medicina, ad esempio, i senzacolore dell'atollo di Pingelala (una popolazione del Pacifico portatrice di un difetta genetico che la rende incapace di vedere i colori descritta nel libro "l’isola dei senzacolare", ndr) sono malati che soffrono di un grave disordine neurologico. D'altra canto, pero’, queste persone vivono perfettamente nel loro mondo senzacalore perche’ hanno a disposizione un altro set di strumenti: le variazioni del bianco e nero, in termini. di ombreggiature, luminosita’, toni. Dalla mancanza, che noi chiamiamo malattia, si genera un mondo che svela maniere piu’ ricche di costruire la realta’. Niente puo’ battere la vita». Bellissimo. Ma non e’ un po' ottimistico? «Come dottore spesso devo comunicare cose molto dolorose. Odio farlo, Odio dire: "Lei ha una sclerosi multipla, un alzheimer". Ma non passo limitarmi a dire queste parole terribili. Il mio compito e’ quello di aggiungere: "Hai l’ALzheimer, ma non e’ la fine della vita". Per i malati, il piu’ delle volte, la perdita della condizione normale e’ una perdita e basta. Una condizione che li rende infelici, che li trascina verso il basso. Il nostro compito di medici e’ quello di rimuovere l’”e basta". Di aiutare il paziente a trovare dentro e fuori di se’ le condizioni per entrare in una vita diversa che si situa oltre la patologia». La malattia come condizione che predispone all'apertura di nuovi mondi: e’ un'idea che si applica per lo piu’ alle condizioni neurologiche? <,No, Prenda la mia sciatica. Sto imparando a vivere in un modo nuova da quando cammino male. Ad esempio, ho scoperto che mi muovo molto meglio nell'acqua e vado a nuotare due volte al giorno! Scherzi a parte: ogni malattia apre un mondo che la contempla, un mondo nuovo per il paziente in cui egli deve imparare a vivere». Quanto Freud e quanta anatomia entrano allora nel mestiere dei medico? «Devo ascoltare i miei pazienti con estrema attenzione, devo immergermi nella loro esperienza come farebbe uno psichiatra. Ma non passa limitarmi alla sola biografia. Devo conoscere il loro metabolismo cerebrale, chiedermi casa accade nella corteccia o in altre parti anatomiche. Devo pensare contemporaneamente in termini psicologici e anatomici. Certo, questo e’ il mestiere del neurologo, almeno come lo intendo io. Ma sottintende una idea della medicina basata sulla passione per l'essere umano». Una passione per la complessita’ che la medicina sembra avere perso. «In fisica e in chimica si ha a che fare con gli universali, in biologia e in medicina l'essenza e’ la variazione. Per questo stabilire una normalita’ fissa e immutabile cui l'organismo deve corrispondere non ha senso. Io ho, sin da bambino, una passione per i metalli. I metalli sono semplicissimi, eterni, immobili, riflettono un modo di restare nel tempo senza modificarsi. Poi ho sviluppato un immenso amore per le piante, creature estremamente complesse che vivono a molti livelli, mutano, si adattano agli ambienti e alle condizioni. Ecco: io guardo il flusso di trasformazioni che ha portato il piccolo amante del mondo immobile e perfetto dei metalli a sviluppare quella sintonia con gli organismi che riconosco in me», Cosa c'e’ tra il piccolo chimico e il Dottor Sacks? Quello che l’ha fatta diventare un medico? «C'e’ un periodo perso nell'oscurita’. Il lungo addestramento per diventare medico (la facolta’, la specializzazione, il training) e’ forse necessaria, ma spersonalizzante. E’ alienante. Perche’ mira, in un certo senso, alla soppressione del l'individualita’: si apprendono le nozioni e tutto cio’ che fa della medicina una scienza, per cosi’ dire, formalizzata, appiattendo cosi’ sia la tua vita che le vite dei pazienti. Si potrebbe dire che questi anni di lungo apprendimento emendano il medico dall'infinita complessita’ del vivente. E stato soltanto quando ho iniziata a vedere i malati che sono tornato in vita». a TRA FIORI, PROVETTE E LIBRI A Oliver Sacks stavano strette sia Londra, dove e’ nato nel 1933, che Oxford, dove si e’ laureato, Dopo l'universita’. nel pieno di quegli anni che lui oggi definisce «un'eta’ oscura durata dai 17 ai 30 anni», il giovane neurologo si trasferisce in California: prima a San Francisco, dove e’ attratto dal poeta inglese Thom Gunn (che si’ e’ trasferito nella Bay Area per vivere con un soldato americano): a Gunn confida di voler scrivere come Freud e Darwin e gli inonda l'appartamento di racconti dei suoi viaggi, delle sue esperienze nella bislacca vita di "Fri’sco", della gente che incontra. Dopo due anni di intense scritture e di praticantato al Mount Zion Hospital di San Francisco, Sacks si’ trasferisce alla Universi’ty of California di Los Angeles. Poi, nel 1965 arriva a New York, dove oggi e’ professore di neurologia all’Albert Einstein College of Medicine e’ professore associato di neurologia alla Nyu School of Medicine oltre che consulente dell'ospedale Little Sister of the Poor, sede della sua attivita’ clinica. E’ appena arrivato a New York, lavorando nel 1966 al Beth Abrahan Nospital, che Sacks viene a contatto con un gruppo di pazienti molto particolari: fermi da decenni in una sorta di stato di congelamento. E’ la storia dell'esperimento che lui fece trattando questi malati con il farmaco L-dopa e riuscendo a "svegliarli" per un po'. Sacks ha raccontato tutto cio’ in "Risvegli", portato sullo schermo da Robert De Niro e Robin Williams (nei panni del neurologo). La notorieta’ letteraria arriva nel 1985 con la raccolta di storie "L’uomo che scambio’ sua moglie per un cappello": milioni di copie vendute in 22 lingue per questa serie di racconti straordinari in cui malattie come l'autismo, la sindrome di Taurette, il Parkinson, I'Alzheimer o la schizofrenia diventano «mondi individuali». Non solo racconti, pero’ l'interesse dello scienziato per tutte le strade che i pazienti intraprendono per vivere nella malattia diventano un nuovo paradigma, una nuova disciplina che lavora con il metodo biografico della psichiatria e con le conoscenze anatomiche della neurofisiologia. II successo del 1985 venne dopo due libri: "Ernierania" dei 1970 e "Su una gamba sola" dei 1984, il racconto della sua esperienza di malato dopo un incontro indesiderato con un toro in Norvegia. E poi: "Vedere voci" del 1990 sui mondo dei muti, "Un antropologo su Marte" del 1995 con altre storie di pazienti, "L'isola dei senzacolore" del 1996, "Zio Tungsteno" del 2001, racconto della sua infanzia londinese di appassionato di chimica, Diario di Oaxaca" dei 2002, reportage botanico (tradotti in italiano dall'editore Adelphi). ________________________________________________________ Il Sole24Ore 20 Ott.2004 COSI’ EINSTEIN INVENTO’ IL CD E IL GPS Lo scienziato ha contribuito alta nascita di dispositivi utilizzati oggi - Nel 2005 l'anniversario delta teoria della relativita’ ristretta Esperimenti La Nasa ha lanciato una sonda per verificare alcune delle sue ipotesi Nel 2005 ricorrera’ il centesimo anniversario della «Teoria della relativita’ ristretta» di Albert Einstein (ed e’ per questo che a livello mondiale il 2005 sara’ l'anno della fisica). Ma lo scienziato tedesco non e’ solo il padre della teoria della relativita’, ha anche contribuito, direttamente o indirettamente, all'invenzione di una serie di dispositivi che accompagnano la nostra vita quotidiana. Senza alcune intuizioni da parte dello scienziato tedesco, infatti, Cd, Dvd, ma anche Gps o il laser non sarebbero mai stati inventati, o sarebbero stati costruiti molto piu’ tardi. In realta’, e’ tale la complessita’ del pensiero di Einstein e la portata delle sue teorie fisico-matematiche che a quasi 50 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 18 aprile 1955, e’ praticamente impossibile tracciare un bilancio della sua attivita’ culturale. La teoria dei quanti. Einstein e’ stato colui che con le sue teorie ha permesso la realizzazione dell'energia atomica, ma e’ anche colui che ne ha combattuto con forza l'utilizzo bellico. Ancora, grazie ad Einstein si affermo’ la teoria dei quanti, ma lo scienziato tedesco fu anche colui che piu’ ne avverso’ alcune interpretazioni considerate troppo estreme. Per Einstein la scienza non era un'impresa esclusivamente astratta, ma era un'avventura con conseguenze concrete nella vita di tutti i giorni. Non deve quindi stupire (si veda anche l'articolo qui sotto), che lo scienziato tedesco abbia dedicato molto tempo della sua vita a progettare un frigorifero piu’ efficiente rispetto a quelli utilizzati un tempo. L'Einstein tecnologico rappresenta probabilmente un aspetto poco conosciuto del grande scienziato, ma non bisogna neppure dimenticare che il premio Nobel, dopo aver frequentato il Politecnico di Zurigo, dal 1902 al 1909, lavoro’ presso l'Ufficio federale svizzero dei brevetti, impiego che non gli impedi’ tuttavia di effettuare le sue scoperte fondamentali. L'idea che la ricerca scientifica costituisca un'impresa pratica era probabilmente anche legata al realismo e al razionalismo scientifico di Einstein. Fino alla fine della sua vita lo scienziato difese questa posizione filosofica contro quelle interpretazioni della meccanica quantistica che rischiavano, a suo parere, di calcare troppo il ruolo dell'osservatore negli esperimenti, facendo dipendere le realta’ fisiche dalle azioni di chi le osservava. Le caratteristiche del reale dovevano essere date di per se’, ed essere quindi indipendenti dagli esperimenti scientifici. La razionalita’ del reale. Secondo Einstein andava preservata anche la razionalita’ del reale: in altre parole non era corretto affidare tutto al caso e alle probabilita’, per quanto queste fossero calcolabili. La polemica era diretta contro quell'interpretazione della meccanica quantistica, indicata con il termine "ortodossa", in cui si afferma che il risultato di una misura e’ sempre legato a una probabilita’. Per Einstein, al contrario, il fatto che non si possa prevedere a priori nei fenomeni microscopici il risultato di alcune misure, contrariamente a quanto avviene nella fisica classica, dimostrava l'incompletezza della teoria quantistica, e non rappresentava certo una caratteristica propria della realta’. Celebre e’ la sua obiezione di non poter mai credere che Dio giochi a dadi con il mondo: la trama del reale e’ prevedibile fino in fondo, e se noi oggi non siamo in grado di poter calcolare con precisione il comportamento degli oggetti microscopici, in un futuro lo sapremo. Per dimostrare l'incompletezza della meccanica quantistica Einstein, assieme ai due fisici Boris Podolsky e Nathan Rosen, propose nel 1935 un esperimento mentale che conduceva, nell'ipotesi ortodossa, a un fenomeno paradossale. Ebbene, proprio quell'esperimento mentale costituisce ancora oggi un importante filone di ricerca scientifico, ed e’ anche legato alla realizzazione dei computer quantistici che sfruttano il fenomeno paradossale della trasmissione istantanea delle caratteristiche fisiche da una particella all'altra, anche quando queste sono lontane milioni di chilometri. La verifica delle teorie di Einstein costituisce infatti tuttora un importante stimolo per la ricerca scientifica. Cosi’, ad aprile la Nasa ha lanciato una sonda da 750 milioni di dollari, la Gravity Probe B, allo scopo di verificare alcune previsioni della teoria della relativita’ generale. A bordo, quattro giroscopi ad alta precisione stanno misurando le modifiche nello spazio-tempo prodotte dalla massa della Terra. Cosi’ pure la sonda Cassini, entrata nell'orbita di Saturno lo scorso luglio, reca con se’ alcuni esperimenti, anche italiani, volti alla verifica delle teorie della relativita’. II motore di un sogno. Einstein e’ anche il motore di un sogno che anima la ricerca scientifica, ossia quello di scoprire una "teoria del tutto" che permetta di racchiudere in un'unica formula le quattro grandi forze che governano l'Universo: l'elettromagnetica, le nucleari forte e debole, e la gravitazionale, riuscendo a conciliare teoria quantistica e relativistica. Un sogno che, tra l'altro, e’ perseguito con forza da un fisico come Stephen Hawking. La concretezza della scienza aveva per Einstein anche riflessi politici. Il premio Nobel negli ultimi dieci anni della sua vita, a partire dal 1945, intervenne pubblicamente piu’ volte sostenendo la necessita’ dell'eliminazione di tutti gli armamenti nucleari e a favore di una cooperazione internazionale. Impegno che, tra l'altro, convinse il direttore dell'Fbi J. Edgar Hoover a inserire lo scienziato pacifista nella sua lista nera, e a renderlo oggetto di una campagna di spionaggio. Gli ultimi anni della vita di Einstein non furono facili. Di se’ diceva: «Sono un uomo totalmente isolato. Anche se tutti mi conoscono, le persone che mi conoscono davvero sono molto poche». Fu emarginato dalla comunita’ scientifica, situazione che descriveva con humor spiegando che «i fisici dicono che sono un matematico. I matematici dicono che sono un fisico». Ma Einstein fu un uomo anche capace di innamorarsi nella sua vecchiaia; da poco e’ stato riscoperto il diario di Johanna Fantova, la donna che lo affianco’ negli ultimi anni della sua vita. In queste pagine si scopre il volto piu’ umano del premio Nobel, che mentre sfidava i buchi neri e lottava contro le armi atomiche, trovava il tempo di scrivere lettere e poesie d'amore alla sua compagna. Cosi’, Albert Einstein trova un posto nella nostra vita quotidiana non solo grazie ai Cd, ai Dvd e al Gps, ma anche per la sua grande umanita’. L'EREDITA NELLA GEOMETRIA DEL TEMPO E DELLO SPAZIO E anche grazie ad Einstein che il Gps funziona: senza la teoria della relativita’, infatti, il sistema di posizionamento globale avrebbe un'imprecisione di chilometri e chilometri. Uno dei capisaldi della teoria della relativita’ ristretta di Einstein e’ la costanza della velocita’ della luce rispetto a tutti i sistemi di riferimento. In altre parole, il risultato della misura della velocita’ di un raggio luminoso proveniente da un faro su un'isola e’ identica sia che venga effettuata da un'astronave in viaggio a velocita’ elevate, sia da una persona sulla Terra. Tale uguaglianza implica pero’ che la misura di intervalli temporali cambi: in altre parole, la durata di un medesimo fenomeno e’ diversa se misurata dall'astronauta o dal terrestre. Inoltre, sempre la teoria della relativita’ generale predice che i campi gravitazionali influenzino la geometria dello spazio- tempo, modificando la traiettoria dei raggi luminosi. La correzione. La conseguenza pratica di tutto cio’ e’ che il sistema Gps, funzionante grazie a una rete di satelliti orbitanti ad alta velocita’ sopra la Terra, deve tenere conto degli effetti relativistici per stimare con precisione la posizione di un oggetto. In altre parole, senza le correzioni dovute alla teoria di Einstein il sistema Gps non sarebbe in grado di garantire la minima precisione. E sufficiente infatti un errore di un milionesimo di secondo nella determinazione del tempo impiegato dal segnale per ottenere un'approssimazione spaziale di 300 metri. Senza le correzioni relativistiche ogni giorno si avrebbe un errore di circa 40 microsecondi, corrispondenti a quasi 12 chilometri di incertezza! ACQUA E AMMONIACA. Ma Einstein non si occupo’ solo della teoria della relativita’ e di complicati fenomeni fisici. AL contrario, attorno agli anni Venti, dedico’ molto del suo tempo a progettare un frigorifero che fosse piu’ efficiente e meno pericoloso rispetto a quelli allora utilizzati. In questo progetto si fece aiutare dal fisico ungherese Leo Szilard. I due ricercatori erano convinti che per migliorare gli apparecchi refrigeranti si dovessero eliminare le parti meccaniche in movimento. Cosi’, nel 1926 brevettarono alcuni progetti di un frigorifero funzionante a gas tramite un cielo termodinamico che utilizzava una miscela di ammoniaca e acqua alimentata a gas. La collaborazione tra i due ricercatori duro’ sette anni, periodo durante il quale riuscirono a depositare una quarantina di brevetti nel settore. In realta’, la scoperta del gas freon, non tossico, contribui’ all'insuccesso commerciale del frigorifero di Einstein-Szilard, che non fu mai venduto al pubblico. Amstein non vinse il premio Nobel nel 1921 grazie alla teoria della relativita’, ma per la sua interpretazione dell'effetto fotoelettrico, un fenomeno fisico che e’ alla base di una serie di invenzioni tecnologiche, tra le quali anche le celle solari. Lo scienziato svizzero pubblico’ la sua spiegazione di questo fenomeno nel 1905, quando ancora lavorava all'Ufficio federale svizzero per i brevetti. Nell'effetto fotoelettrico un metallo, quando e’ colpito da una radiazione luminosa con determinate caratteristiche, emette degli elettroni. Questo fenomeno costituiva allora una spina nel fianco nell'edificio perfetto della fisica classica. Le equazioni di James Clerk Maxwell, infatti, avevano chiuso il cerchio della teoria newtoniana, racchiudendo in un unico quadro armonico tutte le leggi dei corpi fisici e dei campi elettromagnetici. Effetto fotoelettrico. Da questo quadro rimanevano tuttavia esclusi alcuni fenomeni fisici, peraltro abbastanza esoterici e non comuni, come la «radiazione di corpo nero» o, appunto, l'effetto fotoelettrico. Tali fenomeni, infatti, non obbedivano alle equazioni di Maxwell, ma Einstein riusci’ a fornire una spiegazione molto semplice dell'emissione degli elettroni da parte degli atomi modificando tuttavia il concetto di luce. Secondo il futuro premio Nobel, infatti, la luce doveva essere pensata come se fosse costituita da quanti, minuscole particelle di energia chiamate fotoni, che costituivano i mattoni della radiazione elettromagnetica. Questa spiegazione, concettualmente semplice, era in grado di rendere conto in modo naturale di tutti i misteri dell'effetto fotoelettrico, tra i quali spiccava la dipendenza nell'emissione degli elettroni dalla lun ghezza d'onda della radiazione incidente. La luce, quindi, non doveva piu’ essere solo considerata come un'onda, ma poteva essere anche concepita come composta da particelle. L'emissione controllata di elettroni da parte dei metalli, e quindi la generazione di una corrente, ha trovato un'ampia gamma di applicazioni pratiche. Cosi’, questo effetto e’ utilizzato nelle fotocellule che comandano l'apertura automatica di porte e cancelli, ma e’ usato anche per regolare la distribuzione del toner nelle macchine fotocopiatrici. Qui, infatti, si utilizza una superficie costituita da un materiale fotoconduttivo che modifica la sua carica elettrica superficiale sulla base dell'intensita’ luminosa che la colpisce. In questo modo, la superficie attira o meno le particelle di inchiostro, anch'esse caricate elettrostaticamente, riproducendo l'immagine desiderata. Celle fotovoltaiche. L'effetto fotoelettrico e’ anche alla base del funzionamento delle celle fotovoltaiche, una delle grandi promesse nell'utilizzo dell'energia solare. Oggi sono diverse le strade tentate per aumentare l'efficienza di questi dispositivi, inferiore per ora al 20 per cento. Oltre ai semiconduttori basati sul silicio, si stanno sperimentando pannelli realizzati con molecole organiche, tecniche di elettrodeposizione o addirittura superfici fotovoltaiche spalmabili. In ogni caso, tutte queste soluzioni partono sempre dalle equazioni scritte dallo scienziato tedesco un secolo fa. Ma il lavoro di Einstein e’ anche all'origine dell'invenzione del laser. Come ricorda Philip Yam, in uno speciale che la rivista «Scientific American» ha dedicato al premio Nobel, nel 1917 lo scienziato scrisse un lavoro intitolato «Sulla teoria quantistica della radiazione» nel quale analizzava i processi di eccitazione di un atomo. Einstein mostrava come l'assorbimento della luce da parte di un atomo facesse "saltare" un elettrone orbitante attorno al nucleo da un livello e’nergetico a un altro. Il fenomeno, tuttavia, poteva anche essere invertito: ossia quando l'elettrone scende di livello, si ha emissione di luce. Einstein ipotizzava che lo stesso fenomeno potesse essere anche innescato a catena: in altre parole, riteneva che si potesse fare eccitare un atomo da un fotone, ottenendo un'altra particella di luce che a sua volta produceva nuovi fotoni e cosi’ via. FOTONI E LASER. L'emissione stimolata da fotoni descritta dal premio Nobel e’ proprio alla base dell'invenzione del laser, un apparecchio che fu pero’ concepito solo a partire dagli anni Cinquanta, quando si riusci’ a controllare la produzione delle particelle di luce ottenendo una radiazione luminosa sufficientemente potente e coerente. Il laser e’ un oggetto che fa parte di molti aspetti della nostra vita quotidiana: e’ grazie alla sua luce coerente che noi ascoltiamo la musica dei Cd o guardiamo le immagini di un Dvd, cosi’ pure come e’ grazie al laser che si interpretano i codici a barre dei prodotti in vendita. Ancora, la luce coerente e’ utilizzata tanto nell'industria metalmeccanica per tagliare lamiere di acciaio e ferro, quanto in ambito chirurgico per operazioni di alta precisione. ================================================================== ________________________________________________________ Libero 23 Ott.2004 LABORATORI, FONTI DI CONTAGIO EPIDEMIE ALLARME PER LE SCARSE MISURE DI SICUREZZA ADOTTATE DAI RICERCATORI PITTSBUR6N - Nel 1918 il virus della "spagnola" invase il mondo in meno di tre mesi, uccidendo circa quaranta milioni di persone. Se questo organismo ricomparisse oggi (magari fuggendo da uno dei laboratori in cui viene attualmente studiato) il numero di vittime sarebbe ancora piu’ grande. Secondo alcuni esperti di biosicurezza Usa ed europei, tale probabilita’ non sarebbe poi cosi’ remota. Infatti le misure adottate dai centri di ricerca di tutto il mondo sarebbero inadeguate e potrebbero non riuscire a evitare che questo o quel virus mortale contagi gli studiosi uscendo cosi dai laboratori. A detta di Donald Henderson, studioso dell'Universita’ di Pittsburgh, le sperimentazioni attualmente in corso in molti laboratori allo scopo di ricostruire il virus della spagnola (a partire da alcuni campioni recuperati di recente) sarebbero effettuate in condizioni di sicurezza inferiori al livello massimo (come invece sarebbe corretto fare, data l'estrema pericolosita’ dei microrganismi studiati). Per esempio, quando Yoshihiro Kawaoka e i suoi colleghi dell'Universita’ del Wisconsin hanno iniziato a lavorare sul virus della spagnola hanno deciso di adottare il livello di sicurezza piu’ alto (nome in codice: Bsl-4), che implica tra l'uso di tute protettive che ricoprono interamente gli studiosi. In seguito pero’ le procedure di sicurezza sono state abbassate al livello Bsl-3Ag, che per i ricercatori prevede coperture solo parziali. Secondo Ingegerd Kallings, studioso dell'Istituto svedese per il controllo delle malattie infettive, nell'ambiente dei virologi le preoccupazioni per un'eventuale fuga di virus pericolosi all'esterno dei laboratori sarebbero piuttosto diffuse (soprattutto alla luce di cio’ che e’ accaduto con il virus della Sars, che ha contagiato gli scienziati che lo stavano studiando). In sostanza secondo Henderson, Kallings e altri sarebbe necessario lanciare un'iniziativa internazionale che stabilisca una volta per tutte le regole e soprattutto le procedure efficaci per impedire la fuga di virus nocivi. ___________________________________________________ Avenire 23-10-2004 SULLA FECONDAZIONE PROPOSTE AL RIBASSO Autorizzano la distruzione di embrioni i tre progetti presentati in Parlamento per modificare la legge sulla procreazione assistita PIER Lima FoRNARI con La pubblicaZioNe avvenuta ieri della proposta di legge che reca come primo firmatario il presidente della Commissione Affari sociali della Camera, Giuseppe Palumbo, sono tre i testi ufficialmente presentati in Parlamento miranti a modificare la legge 40 che regola la procreazione medicalmente assistita (Pma). A cui si aggiungerebbe anche quello di Giuliano Amato in corso di elaborazione. Tutte le proposte contengono modifiche sostanziali ad un testo gin considerato da vari esponenti delle associazioni impegnate nella tutela della vita coni(, "una sorta di linea del Piave", oltre la quale non e’ possibile andare. Per altro, in base alla normativa vigente, in caso di modifica parlamentare della norma, il referendum si trasferirebbe al testo modificato, a meno che le abrogazioni e modificazioni eventualmente decise dal Parlamento non abbiano cambiato «i principi ispiratori» tra i «singoli contenuti normativi della legge. La proposta di legge TomassiniBianconi di Forza Italia prevede l’estensione della Pma oltre ai casi di sterilita’ anche alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche o infettive trasmissibili. Viene permessa la distruzione dell'embrione nelle primissime fasi di vita, chiamandolo "ootide". Si’ applica, poi, indirettamente la legge 194 sull'aborto anche alla fase che precede l'impianto E’ consentita, inoltre, l'indagine preimpianto «sui due globuli polari dell'ootide della cellula», uno dei duali suppone che l'embrione sia gia’ formato. La proposta di legge DentamaroFabris dell'Udeur (Atto Senato 3116) elimina l'affermazione che l'embrione e’ soggetto titolare di diritti. La Pma e’ estesa ai portatori di malattie genetiche e infettive. E’ eliminata l'irrevocabilita’ del consenso all'impianto una volta formato l'embrione. E’ soppresso l'articolo 14 della legge 40 che vieta il congelamento e la soppressione degli embrioni, la sperimentazione sull'embrione che non sia in favore dell'embrione stesso sottoposto a sperimentazione; La proposta di legge dei senato dell’Udeur sopprime, quindi, anche l'obbligo di limitare ad un massimo di tre il numero degli embrioni prodotti. Cancellato infine anche il divieto di riduzione embrionale. La proposta di legge Palumbo-Carlucci di Fi (Atto Camera 5356), estende la Prua ai portatori di malattie genetiche e infettive trasmissibili. Consente l'indagine preimpianto. Con la formula "embrione non idoneo all'impianto" (che include di per se’ non solo l'embrione con anomalie di sviluppo, ma anche quello che non puo’ essere trasferito perche’ soprannumerario 0 rifiutato) si stravolge il senso del comma 2 dell'articolo 13, perche’ di fatto si permette la sperimentazione su tutta la categoria degli embrioni. Si autorizza la crioconservazione, la revoca del consenso all'impianto in tutti i casi previsti dalla legge 194. Cio’ significa che la distruzione di embrîoni e’ possibile. Della proposta d’Amato non esiste un testo depositato. Ma dalle indiscrezioni sembra voler consentire la crioconservazione degli embrioni nelle primissime fasi di vita, grazie all'espediente del mutamento di denominazione in ootide. Si ammetterebbero alle tecniche i portatori di malattie genetiche. Sarebbe permessa, poi, la sperimentazione sugli embrioni congelati quando non consi’derati piu’ vitali. Verrebbe autorizzata l'eterologa nei casi eccezionali valutati da una commissione medica. Consentita infine la diagnosi preimpianto. ______________________________________________________________ Corriere della Sera 18 ott. ’04 SIRCHIA: BILANCI "SALVATI" DAI BREVETTI Il ministro all'Istituto dei Tumori: mettete sul mercato i risultati delle vostre ricerche E’ ancora in piedi l'ipotesi di cedere i muri dell'Istituto dei Tumori all'Inail (una classica "partita di giro" all'interno dello Stato) per ripianare il deficit di 115 milioni di euro. "Chi vuole bene a questo istituto deve levargli lo zaino dei debiti", ha detto ieri mattina il ministro della Salute Girolamo Sirchia intervenendo in via Venezian all'inaugurazione della nuova Pet-Tc, che va ad aggiungersi a quella gia’ esistente, del centro unico di prenotazione(Cup) e della struttura di prevenzione che sorgera’ nella vicina Cascina Rosa, una palazzina di epoca viscontea in cui, guidati dall'epidemiologo Franco Berrino, lavorera’ un gruppo di scienziati che esplorera’ un campo nuovissimo. "Cioe’ - ha spiegato il direttore scientifico Natale Cascinelli - le correlazioni tra tumore e stili di vita e predisposizioni individuali". Linee di ricerca che sicuramente vedono un interesse da parte dell'Universita’, e la presenza ieri mattina del preside della Facolta’ di Medicina Guido Coggi ("L'Universita’ non fa di nessuna istituzione un terreno di conquista, non fa ne’ puo’ fare scelte, ma va dove viene accolta") annuncia probabilmente una collaborazione. Ma il presente e’ incerto, e non si sa nemmeno se l'Istituto dei Tumori diverra’ o no una Fondazione. Il ministro ha detto chiaramente che non basta ripianare il deficit: "Sono riuscito a far aumentare il fondo sanitario nazionale a 85 mila euro (pari a 170 mila miliardi di vecchie lire), quando solo nel 2001 era di 131 mila miliardi di lire. La maggior parte di questa somma se ne va per la sanita’, tanto che per la ricerca resta poco o nulla. E’ inimmaginabile attingere a questo fondo piu’ di quanto gia’ stiamo facendo. E allora? Allora ci vuole un cambio di mentalita’. I centri di ricerca devono mettere sul mercato le loro scoperte, vendere brevetti." Intanto il discorso del ripiano del deficit resta cruciale, e la contesa con la Regione e’ tutt'altro che spenta. Ieri assenti Formigoni e Borsani, il commissario Andrea Mattiussi ha ribadito che l'Istituto dei Tumori e’ in forte credito verso la Regione: "Perdiamo 12 milioni di euro a causa della mancata rivalutazione delle tariffe. E perdiamo altri 7 milioni di euro a causa del "tetto" messo alle prestazioni. Possiamo respingere i malati? Evidentemente no". Anche il ministro Sirchia ha parlato della necessita’ di rivalutare le tariffe, e ha aggiunto un excursus un po' brutale sulla storia degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico: "Sono stati creati negli anni '80 per un unico motivo: per evitare che il loro patrimonio andasse alle Asl". Le Asl, vale a dire le Regioni. E’ un nodo mai sciolto, tanto che Sirchia ha aggiunto: "Gli Irccs e le Regioni sono entrati in un conflitto mortale, e da questo scontro e’ nata una progressiva manovra di soffocamento". Un solo esempio, raccontano i sindacati, puo’ valere per tutti: le tariffe degli specializzatissimi interventi chirurgici dell'Istituto sono pagati dalla Regione il 3 per cento di meno di quelli eseguiti in qualsiasi ospedale dotato di pronto soccorso. Antonella Cremonese ________________________________________________________ Il Giornale 23 Ott.2004 LA BIOMEDICINA MIGLIORA LA TERAPIA Fracassi: «Diagnosi tempestive e sicure con le nuove tecnologie» LUIGI CUCCHI «Il mondo delle imprese - ha dichiarato Angelo Fracassi Presidente Assobiomedica (l'Associazione delle imprese biomedicali e diagnostiche aderente alla Confindustria), durante Diabiotech 2004 - non puo’ sottrarsi a dibattere il futuro del nostro sistema sanitario. Ogni aspetto va analizzato con attenzione: l'imposizione fiscale, il mercato, lo sviluppo economico del Paese. Va recuperata efficienza trovando cosi’ risorse difficili da ottenere in questo momento dalla finanza pubblica. Vanno trovate soluzioni che consentano al sistema di crescere tecnologicamente e di migliorare le prestazioni garantendone la qualita’ su tutto il territorio nazionale. Il costo di inefficienze e carenza di finanziamenti non puo’ essere scaricato sulla sanita’, sui cittadini, su chi lavora all'interno e chi fornisce dall'esterno beni e servizi. Assobiomedica vuol favorire una discussione, tra tutte le forze del sistema salute, il mondo delle imprese, della ricerca, degli operatori sanitari, sui problemi che assillano la sanita’». Negli ultimi vent'anni l'aspettativa di vita e’ cresciuta di oltre sei anni per gli uomini e di cinque anni e mezzo per le donne. La mortalita’ infantile e’ diminuita di quasi il 70 per cento. Rispetto a dieci anni or sono, oggi un paziente e’ costretto al letto di un ospedale per quasi il30 per cento in meno di tempo. Questi risultati sono stati ottenuti grazie alla spesa sanitaria. «L'industria e in particolare quella delle tecnologie biomedicali, hanno contribuito a dare delle risposte al bisogno salute e qualita’ di vita», precisa Carlo Mambretti, direttore generale di Assobiorneffica, l'Associazione che raccoglie 170 aziende, con 10 mila addetti ed un volume di affari di 3 miliardi di curo. «La spesa sanitaria non va considerata un costo, una uscita improduttiva di bilancio, ma un investimento proprio nella salute e qualita’ di vita. Un investimento che consente inoltre la crescita economica di realta’ industriali che danno occupazione, creano valore aggiunto, sono competitive, puntano alla ricerca, sono strategiche per lo sviluppo economico di un Paese moderno. Nella sanita’ - afferma Mambretti - vi e’ un divario cronico tra fabbisogno e finanziamento. O destiniamo piu’ risorse pubbliche al bene salute, oppure occorre rivedere i livelli essenziali di assistenza (LEA)». L'Italia destina al Servizio sanitario nazionale solo i16% del prodotto lordo interno, contro i17% della Francia e l’8% della Germania. Le risorse finanziarie per il 2005 andrebbero aumentate almeno dello 0,7%, per passare in tal modo dal 6 Al6,7%. La spesa sanitaria privata e’ in crescita in Italia, nonostante il modesto sviluppo registrato dal mercato delle polizze sanitarie. La compartecipazione alla spesa adottata da tutte le Regioni per la diagnostica e la medicina specialistica e per il pronto soccorso, nei casi di non urgenza ed emergenza, dovra’ essere estesa a tutte le Regioni anche per i farmaci. Oggi il Friuli-Venezia Giulia, l'Emilia Romagna, le Marche, la Toscana, l'Umbria, la Campania, la Basilicata, la Sardegna, non chiedono il ticket sui farmaci. «Ancora all'inizio degli anni Ottanta - precisa Mambretti - molti vecchi erano immobilizzati dall'artrosi. E’ solo con le prime protesi d'anca che si sono abbandonate carrozzelle, bastoni e stampelle per riacquistare la liberta’ motoria. Oggi si effettuano in Italia oltre 75 mila protesi d'anca, 35 mila di ginocchio, 3.000 per la spalla. In migliaia di pazienti si e’ allungato la vita agendo direttamente sul sistema cardiovascolare con dispositivi per l'elettro stimolazione cardiaca, cateteri per elettrofisiologia ed emodinamica, protesi valvolari, defibrillatori. Senza questi interventi il cuore avrebbe perso la sua funzionalita’». Ogni anno, nel mondo, si effettuano 840 mila coronarografie, si installano 850 mila pacemaker (45 mila in Italia), si impiegano 140 mila defibrillatori impiantabili (7mila in Italia). «L'attivita’ delle aziende biomedicali, da sempre - afferma Mambretti con orgoglio - punta all'innovazione». ________________________________________________________ Italia Oggi 19 Ott.2004 CARTELLA CLINICA IN UNA TAVOLETTA Sanita’ Gli effetti di un'originale applicazione basata sul software di riconoscibilita’ grafica introdotto in Italia di Davide Fumagalli Fino a qualche tempo fa, i medici e infermiere alla casa di cura Villa Serena di For1i’, cosi’ come i loro colleghi in ogni ospedale, dovevano annotare su carta lo stato clinico dei pazienti, impostare e modificare le terapie e verificarne l'assunzione dei farmaci prescritti. In base a queste annotazioni cartacee, poi inserite manualmente nei sistemi informativi dell'ospedale, l'amministrazione provvede a reintegrare le scorte di medicinali, oltre a calcolare il costo della degenza di ogni singolo paziente. A Villa Serena, da qualche mese, questi procedimenti sono stati pero’ notevolmente snelliti grazie all'introduzione di Tablet Pc al posto delle cartelle cliniche cartacee. La soluzione Tabula clinica messa a punto da Ds Group sfrutta infatti la flessibilita’ dei Tablet pc, e in particolare dei modelli convertibili come l'Acer TravelMate C110, per permettere un aggiornamento in tempo reale dei dati clinici. Inoltre, il TravellMate ha superato i test di robustezza necessari all'impiego quotidiano in un contesto di mobilita’. In questo modo medici e infermieri possono annotare direttamente sullo schermo del computer l'andamento delle terapie con la stessa naturalezza di carta e penna, che vengono pero’ conservate in forma digitale e trasmesse in tempo reale al sistema informativo centrale. i Tablet Pc integrano infatti una scheda HiFi per il collegamento senza fili alla rete centrale, che permette in questo modo di evitare la necessita’ di inserimento manuale dei dati con tutti i problemi che questo comporta, non ultimi gli errori di trascrizione che possono portare a gravi conseguenze per il paziente. Ogni scheda del programma, infatti, offre una serie di sezioni che il personale puo’ selezionare direttamente con la penna elettromagnetica del Tablet Pc, oltre a uno spazio per annotazioni a mano libera. In questo modo tutte le informazioni annotate da un medico o un infermiere sono istantaneamente trasmesse ai dispositivi in dotazione a tutto il personale in servizio. Tabula clinica, oltre a potersi interfacciare con la struttura informatica esistente nell'ospedale, e’ inoltre gia’ pronto per il collegamento con altri dispositivi per l'automazione in ambito ospedaliero, come i carrelli e gli armadi elettronici. Trattandosi di informazioni estremamente sensibili, Ds Group ha dedicato particolare attenzione alla salvaguardia della privacy dei pazienti: la soluzione scelta si basa su un doppio livello di accesso il primo, tramite una Smart card, consente l'accesso al Tablet Pc, mentre il secondo, basato sulla classica combinazione di nome utente e password, permette di differenziare le informazioni e le prerogative di modifica Tabula clinica si e’ rivelato uno strumento prezioso a Villa Serena non solo per il personale medico, ma anche per quello amministrativo, che puo’ gestire in modo automatizzato e in tempo reale il carico dei medicinali e puo’ inoltre fornire al paziente, al momento della dimissione, tutti i dati inerenti alla degenza, nonche’ spedire per posta elettronica la cartella clinica Al medico curante, protetta da certificati di firma elettronica per la privacy del paziente. _______________________________________________ Il Sole24Ore 16 ott. ’04 MALARIA, TEST POSITIVI PER IL PRIMO VACCINO Per la prima volta un vaccino per la malaria si e’ dimostrato efficace nel proteggere dall'infezione e dal decesso bambini sotto i cinque anni di eta’. La notizia, pubblicata oggi dalla rivista «Lancet», arriva dal Mozambico, dove si e’ conclusa la seconda fase di sperimentazione clinica su 2.022 bambini di eta’ compresa tra uno e quattro anni. Il vaccino, l’Rts-s/as02a prodotto dalla G1axoSmithKline (Gsk), ha prevenuto l'infezione nel 30% dei casi e si e’ dimostrato efficace come terapia per il 58% degli infettati. «Possono sembrare numeri molto bassi - osserva Caterina Guinovart, ricercatrice presso la clinica universitaria di Barcellona, in Spagna, che ha coordinato la sperimentazione insieme al professor Pedro Alonso – ma bisogna ricordare che del milione di vittime che la malaria fa ogni anno, 700mi1a sono bambini. Inoltre l’Rts e’ efficace contro il plasmodium falciparum, la varieta’ piu’ virulenta e mortale del microrganismo che causa la malattia». I ricercatori ora sperano che i prossimi cicli di sperimentazione dell' Rts, che dovrebbero iniziare in Africa l'anno prossimo, mostreranno valori abbastanza alti per poter pianificare in un futuro prossimo azioni su vasta scala, ma il risultato di oggi e’ gia’ un segnale positivo per la strategia di attacco al microrganismo. Il vaccino sperimentato dai catalani in collaborazione con il Governo del Mozambico agisce subito dopo l'ingresso del plasmodium nel sangue umano dovuto alle punture di zanzare: prima, cioe’, che il microrganismo possa raggiungere il fegato dove si riproduce in milioni di copie che verranno disperse nel circolo sanguigno. Non mancano pero’ altre strategie di attacco, sostenute dalla Malaria iniziative e dalla Fondazione Bill e Melinda Gates:. a novembre comincera’ infatti in Kenya la prima fase di sperimentazione clinica, su un centinaio di bambini, dell’Fmpl sviluppato dal Walter Reed army institute statunitense, anch'esso attivo nella fase riproduttiva del plasmodium. Nel corso del 2003 hanno completato la prima fase di test clinici altri due vaccini, il Cs, con la stessa strategia d'azione dell'Rts, e l’Sps66, che agisce invece dopo la fase riproduttiva, una volta che le cellule del sangue sono state infettate. «Un'analisi del Cochrane group americano sulla solidita’ dei risultati epidemio logici su 18 sperimentazioni su l lmila pazienti condotti fino al 2003 - osserva Bettina Menne, del Centro europeo per l'ambiente e la salute dell'Oms a Roma - ha mostrato che i risultati dell'Rts sono quelli piu’ promettenti e lo citava gia’ tra i migliori candidati per diventare un farmaco a tutti gli effetti». Trovare un farmaco efficace contro la malaria e’ una priorita’ anche per lo sviluppo dei 90 Paesi colpiti da questo flagello nel mondo: l’Oms ha calcolato che la patologia riduce dello 0,6% la crescita economica del continente africano e mostra punte particolarmente alte in Kenya (26% del Pil) e in Nigeria (15% del Pil), mentre in nazioni come Gambia e Mozambico assorbe fino al 40% della spesa sanitaria, spesso sovrapponendosi ad altri grandi problemi come l’Aids. GUIDO ROMEO _______________________________________________ MILANO FINANZA 16 ott. ’04 STAMINALI: UN SORRISO PERFETTO SENZA STRILLARE Benessere Attraverso il trapianto di cellule staminali, fra qualche anno sara’ possibile fare ricrescere i denti persi. Gia’ ora si puo’ mandare in pensione la dentiera grazie alla moderna implantologia e dimenticare il dolore con sofisticati laser. La tecnologia digitale permette di ridurre le radiazioni durante le radiografie, e un getto d'acqua ad alta pressione cura le carie senza trapano di Annika Abbateianni La ricerca condotta di recente da Efthimios Mitsiadis, professore dell'Ecole normale superieure di Lione, potrebbe aprire la strada a una vera e propria rivoluzione nel campo delle cure odontoiatriche. Assieme ai suo team di ricercatori, e’ riuscito infatti a fare crescere i denti ad alcuni polli, grazie a un trapianto di cellule staminali dentarie di maiale negli embrioni del volatili. «Milioni di anni fa», spiega Mitsiadis, «gli uccelli erano dotati di dentatura, ma si crede che alcuni geni collegati alla crescita dei denti siano progressivamente scomparsi nel corso dell'evoluzione». Lo scopo della ricerca, pubblicata sulle pagine della prestigiosa rivista americana Proceedings on the Nutional Acaderrty of Science (Prias), alla quale hanno collaborato anche scienziati del Kings College di Londra e dell'Universita’ di Nantes, era quello di verificare la possibilita’ di «riaccendere» il processo genetica e di far rinascere i denti. Alla luce dei risultati ottenuti, Mitsiadis spera, in un prossimo futuro, di potere mandare definitivamente in pensione i denti sostitutivi, facendo ricrescere incisivi, canini e molari, anche negli esseri umani. Secondo il dottor Paul Sharpe, esperto nel campo dell'odontoiatria rigenerativa e collaboratore della ricerca, «non c'e’ nessuna ragione per cui una tecnica simile non debba essere applicata sugli esseri umani: se i test daranno esiti positivi, infatti, per tutte le persone che hanno perso i loro denti, che solo in Gran-Bretagna sono in media 12 a testa dopo i 50 anni, ci sara’ una valida alternativa all'inserimento di quelli sintetici. Ma bisognera’ attendere ancora cinque anni affinche’ gli esperimenti per riavere denti «vivi» possano essere approvati dalle autorita’ scientifiche e considerati accettabili. METALLI HI-TECH PER GLI IMPIANTI A prescindere da tali ambiziosi progetti, oggi e’ gia’ possibile, grazie alle piu’ moderne tecniche di implantologia, mandare in soffitta l'ormai obsoleta dentiera Lo spiega il tedesco Bahri Adis, medico specialista in odontoiatria, che svolge la propria professione a Milano e a Francoforte all'interno di studi, da lui personalmente ideati, che utilizzano tecniche di rilassamento particolari per tranquillizzare i pazienti. Fra queste il feng-shui, disciplina di derivazione orientale che attribuisce alla corretta disposizione degli oggetti nello spazio una valenza calmante, e la cromoterapia, che sfrutta colori tenui come il beige, l’azzurro e il bianco, per rilassare (il soffitto dello studio del dottor Adis a Milano, per esempio, riproduce un cielo azzurro che sembra essere molto apprezzato dai pazienti). Soluzioni alternative a parte, «quello che conta davvero e’ che oggi, grazie ai piu’ evoluti sistemi implantari, e’ possibile inserire i denti sostitutivi in modo fisso, direttamente nell'osso», spiega Adis. «Contrariamente a quanto avveniva prima, infatti, non si fissano piu’ le protesi sui denti, ne’ si appoggiano alle gengive, ma si utilizzano denti sintetici, biologicamente compatibili, che vengono ancorati all'osso tramite viti in titanio, o, ancora meglio, in zirconia, materiale di ultima generazione dai notevoli pregi estetici e dall'incredibile resistenza; basti pensare che e’ quello richiesto e adottato tutte le star di Hollywood per farsi ricostruire i denti», illustra l'esperto. Grazie a tale innovazione, quindi, i pazienti possono risolvere disagi fisici e psicologici causati dalla dentiera e riavere denti fissi che assicurano una masticazione valida e fisiologica. Anche per quanto concerne le radiografie ci sono grosse novita’. Adis e’ infatti uno dei pochi odontoiatri in Italia a utilizzare sistemi di radiografia in digitale, che «sono molto importanti in quanto oltre a essere perfette in termini di risoluzione e di immagine (non necessitano di essere guardate in controluce), hanno un'emissione dl raggi X solo del 10%, il che permette, se necessario, di ripetere la radiografia senza esporre il paziente a una quantita’ eccessiva di radiazioni», spiega Adis. Inoltre; essendo realizzate con tecnica digitale, possono essere ritoccate varie volte al computer per mostrare ai paziente, con esattezza, il «prima e il dopo». BASTA TRAPANO. LE CARIE SI CURANO CON L'ACQUA L’abbandono della dentiera e le radiografie di ultima generazione sono senza dubbio novita’ in grado di tranquillizzare molti pazienti, ma cio’ maggiormente preme ai piu’, e’ la certezza di non dovere sentire dolore. Fortunatamente, anche a questo proposito, i passi compiuti all'odontoiatria sono degni di nota, in particolare grazie al laser. Introdotto per la prima volta in campo dentistico nel 1995, e’ ancora poco diffuso in Italia, non solo per i costi proibitivi delle apparecchiature necessarie, ma anche poiche’ e’ «indispensabile che il dentista che lo utilizza abbia una mano ferma ed estremamente precisa», spiega il dottor Bahri Adis, che pur impiegando il laser si affida per lo piu’ a una tecnica decisamente rivoluzionaria che da’ la possibilita’ di intervenire sulle carie piccole con un getto di acqua talmente fine e potente che consente di curare il dente e ripulirlo senza alcuna anestesia, senza il rumore del trapano e senza alcun rischio di bruciare il tessuto sano circostante. Fatto, quest'ultimo, che si puo’ verificare quando l’odontoiatra che fa uso del laser non e’ abbastanza esperto. «Occorre sottolineare, pero’, che non e’ possibile intervenire con l'apparecchiatura a getto d'acqua fine su carie di grossa entita’. Al contrario, per lavori modesti, come quelli sui bambini, il suo impiego consente di avere un primo approccio positivo e assolutamente non traumatico con il medico piu’ temuto», aggiunge ancora Adis. DENTI SPLENDENTI CON IL RAGGIO LASER Quindi, al di la’ dei numerosi scetticismi, se utilizzato correttamente, il laser, in particolare quello a diodo, puo’ avere molteplici applicazioni in odontoiatria. per esempio nell'eseguire la desensibilizzazione dei colletti e dei monconi dentali, per curare la piorrea -una delle cause della perdita di denti (vedere boxs, per la terapia conservativa, per rismaltare i denti, per ottenere un migliore sbiancamento dentale, per sterilizzare i canali in seguito alla necrosi di un dente, per la rimozione di carie di piccola entita’ o per incidere le gengive. Qualunque sia l'utilizzo, quello che i pazienti percepiscono come valore aggiunto del laser, e’ i1 ridotto uso di anestetici. Infatti, grazie alla rapide pulsazioni dell'energia luminosa, il sistema nervoso del paziente non percepisce, nella stragrande maggioranza dei casi, alcun dolore. I benefici sono comunque molteplici, sia per l'operatore, sia per il paziente. Per quanto concerne il dentista, la qualita’ del lavoro e’ superiore rispetto ai metodi tradizionali, la precisione di taglio, incisione e ablazione e’ maggiore, il potere emostatico e’ piu’ forte e la visibilita’ della cavita’ orale migliore. Relativamente ai pazienti, questi non sono piu’ costretti ad avvertire fastidiose vibrazioni e rumori come quelli provocati dal trapano, che costituiscono una delle cause piu’ importanti del rifiuto degli interventi dentistici da parte dei soggetti piuttosto ansiosi Va anche specificato che, grazie al laser, i tempi di seduta, cosi’ come quelli di recupero postoperatorio, sono notevolmente ridotti. Tale tecnologia rappresenta quindi una rimarchevole evoluzione nella tecnica medicale e, laddove non sia possibile o consigliabile il suo effettivo utilizzo, e’ comunque un valido supporto alle tecniche odontoiatriche tradiziona GAS E ANESTETICO, SVEGLI SENZA DOLORE Un metodo alternativo di anestesia totale per gli interventi dentali cosi’ importanti da richiedere una sedazione generale (per esempio le estrazioni di molti denti contemporaneamente), potra’ aiutare i pazienti ad evitare l'anestesia generale. La notizia e’ stata diffusa dalla rivista Anaesthesia, dove si legge che grazie allo studio effettuato dai ricercatori dell'University of Newcastle, si e’ scoperto che somministrando a pazienti odontoiatrici una combinazione di anestetico chiamato midazolam, un mix di due gas, e di un normale anestetico dentale locale si puo’ evitare l'anestesia totale. I test clinici condotti su piu’ di 600 bambini con problemi dentali estremi, i quali solitamente richiederebbero un'anestesia generale in ospedale, hanno evidenziato un esito positivo in oltre il 93 per cento dei casi. I bambini, infatti, non hanno percepito dolori, anche se sono rimasti coscienti durante l'intervento, e non hanno ricordato nulla quando esso e’ stato completato CAPSULE, BASTA METALLI. ARRIVA LO ZIRCONIO E ormai di dominio pubblico che i materiali impiegati per anni nelle ricostruzioni dentali contengono sostanze potenzialmente tossiche. II mercurio, in particolare; e’ l'elemento probabilmente piu’ tossico in natura e, una volta in bocca, all'interno dell'amalgama, emette vapori nocivi durante la masticazione, mentre si spazzolano i denti e quando si ingeriscono bevande calde, anche se i rischi maggiori di contaminazioni si hanno quando questo viene rimosso, durante le lavorazioni del dentista. Proprio per questa ragione, la tecnologia delle protesi dentarie ha avuto una forte accelerazione nella ricerca di materiali e sistemi fortemente innovativi che avessero tutti, come parola d'ordine: «metal-free» (ossia assenza di metalli). A questo scopo, nel dicembre 2002, a Milano, e’ nata l’Aiob, (Accademia internazionale di odontoiatria biologica), la cui missione e’ il «rispetto biologico» nella cura dei denti, che si traduce «nella ricerca e nell'applicazione di nuovi concetti i quali, pur basandosi sugli imprescindibili principi de(l'odontoiatria classica, propongono metodologie piu’ rispettose del paziente e degli operatori», ha affermato il dottor Raimondo Pische, presidente dell'Accademia. Fra i materiali usati finora c'e’ il titanio, utilizzato per la formazione delle leghe metalliche e utile per fare protesi, gioielli e altro. Questo, nonostante il pregio di avere costi bassi, forma delle leghe di bassa qualita’ e altamente ossidanti, non garantendo percio’ la perfetta bio compatibilita’. Fra i’ materiali alternativi di ultima generazione proposti di recente, spicca lo zirconio, definito «fratello maggiore» del titanio (chiamato anche ossido di zirconio oppure zirconia), con il quale si ottengono strutture di notevole robustezza che, messe al posto del dente, servono per sorreggere la struttura di ceramica. Secondo il dottor Bahri Adis, che lo utilizza gia’ da qualche tempo, «il materiale, lo stesso da cui sono costituiti i piu’ comuni gioielli falsi, offre un notevole miglioramento in termini di biocompatibilita’, non emanando alcuna sostanza tossica, di durezza e di estetica». BRILLANO I RISULTATI, NON L’APPARECCHIO Ultimamente, anche in odontoiatria sono stati fatti molti progressi, finalizzati soprattutto a eliminare il disagio delle macchinette infernali tanto odiate dagli adolescenti e da chi e’ costretto, magari non piu’ giovanissimo, a dovere mettere l'apparecchio per riallineare i denti. Di fatto, oggi, le possibilita’ dell'odontoiatria estetica sono molteplici e grazie ad apparecchi invisibili ultramoderni, come quelli brevettati da Invisalign, si hanno numerosi vantaggi. ATTACCHI: anziche’ venire incollati sulla faccia esterna dei denti, esposta al sorriso, come avveniva fino a qualche tempo fa, vengono posizionati su quella interna, linguale, risultando quindi invisibili; pur assolvendo alla loro funzione di correggere denti affollati o sporgenti e arcate strette o comunque alterate nella forma. FACCETTE ESTETICHE: si tratta di sottili lamelle in composito o ceramica, costruite in laboratorio, ' che si’ applicano sulla faccia esterna dei denti per, ridargli una forma piu’ estetica. Contrariamente a quelle utilizzate fino ad alcuni anni fa, sono completamente bianche o invisibili. PIORREA, ORA NON FA PIU’ PAURA Piorrea e’ il nome comune, malattia parodontale e’ quello medico. Comunque la si preferisca chiamare, si tratta di una patologia molto diffusa, come dimostrano gli ultimi dati secondo i quali oltre il 40% della popolazione ne e’ affetta, nn forma piu’ o meno grave. La malattia consiste in un'infezione batterica che attacca il parodonto, ossia le gengive, l'osso e altri tessuti di sostegno dei denti. Oltre a essere una delle cause piu’ frequenti della perdita dei denti negli adulti, avendo un carattere subdolo, poiche’ non provoca dolore, fa rischiare di ritardare la diagnosi, che spesso giunge quando le gengive e i1 tessuto ossea sono gia’ seriamente compromessi. Per rivelare precocemente tale patologia, sono essenziali regolari visite dal dentista e, soprattutto, una corretta igiene orale. La parodontite iniziale puo’ manifestarsi con ipersensibilita’ dentale, un senso di tensione anomala tra i denti, sanguinamento durante lo spazzolamento, per poi evolversi con una progressiva recessione gengivale ________________________________________________________ Il Sole24Ore 21 Ott.2004 PROTEINE AL CENTRO DI CANCRO E INFARTO MILANO a La ricerca made in Italy segna due importanti avanzamenti nella lotta contro il cancro e l'infarto. Grazie agli studi condotti da un lato dall'Ifom (Istituto Firc per la ricerca molecolare in oncologia) e dall'altro dal Mario Negri si sono compresi i ruoli chiave di due proteine: la Cdkl che, come un'infermiera, ripara i danni al Dna, e la Ptx3, la cui presenza quadruplica il rischio di morte in caso di infarto. Gia’ nel 2001 la Cdkl ha fruttato il Nobel per la medicina a Paul Nurse, Tim Hunt (si veda Il So1e-24 Ore del IS giugno 2004) e Leland H. Hartwell, che ne avevano descritto l'importanza nella moltiplicazione cellulare, ora Achille Pelliccioli e Marco Foiani dell'Ifom ne hanno individuato per primi il ruolo di "riparatore" dei cromosomi, come riporta «Nature». «Anche se sono almeno 50 le proteine che collaborano a ripristinare le informazioni genetiche perse durante la divisione cellulare - spiega Foiani - e’ la Cdkl la prima a intervenire». La cellula sopravvive anche se la ricostruzione del genoma non avviene correttamente finche’ il cumulo di errori non supera una soglia oltre la quale decide di "suicidarsi". Nei casi peggiori pero’ puo’ perdere il controllo e innescare la nascita di un tumore. Danni al Dna sono provocati anche da molti chemioterapici e dalle radioterapie. «La prima applicazione dei nostri risultati - osserva Foiani - sara’ l'analisi genetica del tumore di ogni paziente oncologico per capire se Cdkl e’ attiva o meno, in modo da somministrare dosaggi su misura piu’ efficaci con tro il tumore e meno dannosi per l'organismo». La ricerca, finanziata con 400mila curo dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, apre la porta anche allo sviluppo di nuovi chemioterapici piu’ selettivi. Anche la Pbc3, gia’ nota come proteina dell'infiammazione, avra’ molto peso in clinica, candidandosi a diventare un marcatore importante nella diagnosi dell'infarto. «Misurando i livelli della Pxt3 in 712 pazienti con infarto - spiega Alberto Mantovani che ha coordinato lo studio pubblicato su "Circulation" con Roberto Latini e Aldo Maggioni’ - abbiamo trovato una correlazione tra la sua presenza e un rischio di morte circa quattro volte superiore». GUIDO ROMEO ________________________________________________________ Il Sole24Ore 21 Ott.2004 CANCRO AL SENO, COME DIFENDERSI Oggi nei Paesi occidentali la malattia uccide meno ma colpisce di piu’ - Le novita’ sul fronte della diagnosi e su quello dette terapie La guerra contro il tumore al seno e’ diventata una corsa contro il tempo. I dati degli ultimi sette anni mostrano che oggi nei Paesi occidentali la malattia uccide meno, ma colpisce sempre di piu’. Segno che ricerca e cura sono sulla strada giusta, ma che non bisogna abbassare la guardia. «In Italia i decessi dovuti al cancro alla mammella sono diminuiti addirittura dell' 11,2%: un risultato forse mai raggiunto in un periodo cosi’ breve per una malattia cosi’ grave - osserva Roberto Labianca, oncologo presso gli Ospedali Riuniti di Bergamo e presidente dell'Associazione italiana per l'oncologia molecolare (Aiom) - e la mortalita’ e’ scesa anche tra le donne giovani tra le quali la diagnosi precoce e’ spesso piu’ difficile che per le donne che hanno superato la menopausa». Diagnosi precoce. Il merito di questo successo va soprattutto all'informazione delle donne e alla diffusione degli screening mediante mammografia. Se il tumore e’ diagnosticato precocemente, quando ha un diametro inferiore al centimetro, c'e’ il 95% di possibilita’ di guarire. Se il diametro e’ piu’ grande, ma non c'e’ traccia di cellule cancerose nei linfonodi ascellari, le ghiandole sentinella dell'avanzata della malattia, le chance di salvarsi sono ancora dell'85%. «Una diagnosi tardiva e’ il peggior nemico delle donne - avverte Labianca - se il diametro della massa tumorale supera i cinque centimetri e ha intaccato i linfonodi il tasso di sopravvivenza scende al 40 per cento. AL 25% se sono stati raggiunti piu’ di tre linfonodi». I successi della prevenzione sono incoraggianti, ma le statistiche ci ricordano che quella contro il cancro sara’ una battaglia ancora lunga. Nei Paesi occidentali il tumore al seno e’ ancora la prima causa di morte per le donne tra i 35 e i 65 anni e le stime dell' Oms parlano di 200mi1a nuovi casi diagnosticati in Europa e di 184mi1a negli Stati Uniti ogni anno. Mentre Asia e Africa si contendono il primato dell'incidenza piu’ bassa, gli epidemiologi prevedono addirittura un leggero aumento dell'incidenza nei prossimi 10-15 anni nei Paesi sviluppati. Nord Europa, primato negativo. L'incidenza piu’ elevata e’ nel Nord Europa, in Paesi come Danimarca, Gran Bretagna e Belgio, mentre Grecia, Portogallo e Spagna mostrano incidenze leggermente piu’ basse, probabilmente per fattori sia ambientali come la dieta e lo stile di vita, che per la predisposizione genetica della popolazione. In Italia il tumore al seno viene diagnosticato a 33mila donne ogni anno ed e’ responsabile del decesso di almeno llmila. Nella Penisola l'incidenza e le tecniche di cura variano enormemente da Nord a Sud. Secondo il Registro Tumori, ogni anno il tumore al seno colpisce 92 donne su 100mi1a a Torino, 95 a Genova e 99 a Varese, mentre a Latina e Ragusa rispettivamente 52 e 68. La ragione di queste differenza, che si traduce in un 40% di probabilita’ in meno di ammalarsi al Sud, sembra essere la tendenza a fare piu’ figli e prima nelle Regioni meridionali. Le terapie. La prevenzione non e’ pero’ che una delle gambe sulle quali cammina, o meglio corre la battaglia contro il tumore al seno. «Il futuro delle terapie e’ verso un'integrazione sempre piu’ stretta tra chirurgia, radiologia e terapia farinacologica - osserva Alberto Lumi, direttore della divisione di senologia dell'Istituto europeo di oncologia di Milano -. I progressi piu’ visibili sono stati proprio nella chirurgia, che e’ passata da interventi demolitivi che prevedevano l'asportazione di tutta la mammella, a tecniche conservative che prevedono la divisione del seno in quadranti e un intervento locale volto ad asportare la massa tumorale riducendo l'impatto sui tessuti sani». La consacrazione della strategia conservativa, iniziata dal fondatore dell'Ieo Umberto Veronesi negli anni Settanta e’ arrivata l'anno scorso con uno studio americano pubblicato sul «New England Journal of Medicine» che ha mostrato come, a 20 anni di distanza, la sopravvivenza delle pazienti che avevano ricevuto un intervento conservativo insieme alla radioterapia, non era diverso da quelle completamente mastectomizzate. «Oggi otteniamo risultati ancora migliori con la radioterapia intra operatoria - spiega Lumi -, che ci permette di irraggiare la zona dalla quale abbiamo asportato il tumore in maniera molto precisa e localizzata, riducendo al minimo le conseguenze per i tessuti circostanti». I test genetici. Una delle innovazioni piu’ interessanti per il tumore al seno sono i test genetici che potrebbe presto permettere ai clinici di somministrare terapie su misura. Dallo scorso gennaio e’ disponibile un test genetico messo a punto dalla californiana Genomic health me con un costo di 3.400 dollari, destinato alle donne che non mostrano tracce del tumore nei linfonodi e nelle quali la crescita del carcinoma e’ stimolata dalla presenza di estrogeni (come avviene per i due terzi dei tumori al seno). In questo gruppo solo 15 su 100 delle donne che prendono farmaci antiestrogeni come il tamoxifene rischiano di avere una recrudescenza del tumore dopo la chirurgia. Gli specialisti consigliano percio’ la chemioterapia per abbassare ancora questo numero a 11, evitando cosi’ un tumore ad altre quattro donne. Il problema e’: quale di queste quattro bisogna trattare e chi sono le 11 per le quali la chemio e’ inutile? Il test risponde messo a punto dai californiani risponde a questa domanda esaminando 21 geni chiave in un campione di tumore e assegnando un punteggio da zero a 100. Piu’ alto e’ il punteggio, maggiore e’ il rischio di una ricaduta se non si somministra la chemio. A quattro anni dal completamento della mappatura del genoma umano, molti altri test genetici sono in arrivo per dare indicazioni sempre piu’ precise su chi trattare e con quali terapie. Guido Romeo ______________________________________________________________ Repubblica 24 ott. ’04 LA "CAPSULA ENDOSCOPICA ATTIVA" e’ stata presentata a Napoli dal suo ideatore, Paolo Dario, docente di robotica biomedica Ecco il micro robot chirurgo Si beve con un bicchiere d'acqua Date le minime dimensioni e le "zampette retrattili" sara’ in grado di camminare all'interno nell'organismo Il micro robot ROMA - Si manda giu’ con un bicchiere d'acqua e viaggia nell'organismo fotografando tutto; presto, inoltre, sara’ predisposto per fare piccoli interventi chirurgici. E' il micro robot teleguidato che cammina come un insetto con le sue zampette dentro l'apparato digerente. Il rivoluzionario strumento e’ stato presentato oggi a Napoli nell'ambito del congresso nazionale della societa’ italiana di ortopedia (Siot) dal suo ideatore, Paolo Dario, docente di robotica biomedica alla scuola superiore di Pisa Sant'Anna. Il prototipo e’ lungo 20 millimetri e largo 10 (ma si lavora a farlo diventare piu’ piccolo di una formica); in futuro potra’ fare prelievi ed effettuare interventi, perche’, date le minime dimensioni, e’ in grado di entrare in tutti gli orifizi del nostro organismo. Il progetto del microapparecchio era stato presentato un anno fa a Napoli nelle sue linee essenziali ma adesso e’ stato concretamente tradotto in un prototipo, pronto per essere messo in campo. "Il micro robot - dice Paolo Dario - e’ una capsula endoscopica attiva, cioe’ 'intelligente' che puo’ viaggiare, una volta ingerita, dall'esofago al retto ma in futuro, piccola com'e’, puo’ percorrere tutte le strade interne del nostro organismo, dopo un'ulteriore miniaturizzazione. Gli si puo’ ordinare di andare avanti, di tornare indietro, o di fermarsi. Ma, essendo intelligente, il micro robot e’ in grado da solo di adattare il proprio comportamento a seconda delle circostanze". "Ha la capacita’ di muoversi come vuole - prosegue l'ideatore, - con le sue zampette da insetto che hanno la particolarita’ di essere retrattili. Questo nostro progetto e’ molto ambizioso perche’ punta ad affidare al micro robot anche compiti di chirurgo: in pratica e’ come se un chirurgo entrasse nell'organismo, vedesse il campo operatorio e intervenisse". Questo progetto va notevolmente oltre l'attuale endoscopio-capsula (oggi disponibile in alcuni centri clinici) che percorre l'intestino tenue registrando cio’ che vede: questa registrazione viene poi recuperata e sviluppata all'uscita dell'intestino. Il micro robot presentato al congresso Siot di Napoli, invece, registra cio’ che vede, potra’ operare e viaggiare. Il progetto del micro robot, finanziato da Imc-Kist, un istituto pubblico del Sud Corea, non e’ l'unica novita’ presentata al congresso di ortopedia a Napoli. Lo stesso professore Dario ha annunciato che sara’ immesso sul mercato fra due anni un nuovo rivoluzionario strumento nato sempre alla scuola superiore di Pisa: si tratta di un colonoscopio che effettua l'indagine, ecco la grande novita’, senza alcun dolore per il paziente. Anche in questo caso si tratta di un robot miniaturizzato che penetra nell'intestino e, camminando lentamente, effettua gli accertamenti e invia tutte le immagini. "E' un eccezionale progresso della medicina, il cui annuncio si inserisce - dicono Nando de Sanctis e Giuseppe Guida che presiedono il congresso della Siot di Napoli - in una manifestazione che e’ tutta proiettata alla presentazione di novita’ scientifiche molto importanti come l'osso naturale e il bisturi per prevenire l'artrosi. Quello che Asimov aveva immaginato nel suo indimenticabile film Viaggio allucinante, e’ uscito dalla fantascienza per diventare realta’ concreta". ______________________________________________________________ Repubblica 21 ott. ’04 VIRTUAL IMAGING: LO STENT SI PROGETTA IN VIDEO La tecnica e’ in studio al "Galeazzi" di Milano: consente di eliminare molti esami invasivi Milano - Quanti e quali sono i progressi della ricerca scientifica in radiologia? Sono pochi e rigorosamente applicati alla chirurgia. Come il Virtual Imaging Radiologico, gia’ in fase avanzata di ricerca, annunciato recentemente dall'Istituto Ortopedico Galeazzi, parte del Gruppo Ospedaliero San Donato a Milano, indicato nei casi di aneurisma all'aorta, ma non solo. Cos'e’ il Virtual Imaging Radiologico, quali le possibilita’ operative? E' una grossa opportunita’ di studio e di ricerca, una tecnica non invasiva a basso costo, che riduce i tempi del paziente in ospedale e i rischi di complicanze. Si tratta di una forma di endoscopia virtuale (che si pone anche al servizio di ospedali di altre citta’) che consente con un clic di elaborare i dati di una TAC o di una Risonanza Magnetica per vedere, prima di passare alla fase progettuale dell'intervento, sia lo stato obiettivo dell'aorta sia la protesi virtuale ad hoc, che e’ necessario riprodurre e applicare. Un metodo che permette di eliminare l'invasivita’ delle indagini angiografiche diagnostiche, che si colloca nell'ambito della radiologia interventistica - che comporta anestesia locale - e che ribalta le logiche della chirurgia mirata all'asportazione manuale a cielo aperto di una parte malata da rimuovere a favore della chirurgia che inserisce protesi o "stent" attraverso vie d'accesso interne ai vasi sanguigni. Chirurgia vascolare, oltre ad ortopedia e neurologia possono beneficiare di simili ricerche del Gaelazzi, che non trascura dermatologia, odontoiatria, chirurgia maxilo-facciale, podologia, reumatologia... non piu’ solo per la cura, ma anche per la formazione e la ricerca grazie alla collaborazione con l'Universita’ di Milano e con il Dip. di Bioingegneria del Politecnico di Milano. (felicia pioggia) ______________________________________________________________ Le Scienze 24 ott. ’04 I MECCANISMI DELL’OBESITA’ Scoperto un processo indotto dai carboidrati Un gruppo di ricercatori del Southwestern Medical Center dell’Universita’ del Texas si e’ avvicinato a comprendere come le diete ricche di carboidrati conducono all’obesita’ e al diabete. Il biochimico Kosaku Uyeda ha mostrato che una singola proteina chiamata ChREBP (Carbohydrate Response Element Pinding protein), scoperta dal suo gruppo di ricerca, attiva diversi geni che spingono le cellule nel fegato a trasformare gli zuccheri in grassi. Lo studio e’ stato descritto in due articoli pubblicati sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences”. “La scoperta di questo fattore - commenta Uyeda - ci ha reso piu’ chiaro il meccanismo biochimico della conversione di carboidrati in grassi”. Alcuni dei carboidrati o zuccheri presenti nel cibo vengono immediatamente convertiti in energia, mentre il resto viene convertito in grassi. Questo processo avviene in due modi: una risposta immediata, dove gli enzimi vengono mobilitati per convertire rapidamente gli zuccheri in grassi, e una risposta piu’ lenta, dove molti geni differenti vengono attivati e disattivati, creando piu’ enzimi che possono svolgere questo compito. ChREBP, un cosiddetto fattore di trascrizione, e’ coinvolto nella risposta lenta ed e’ normalmente espresso nel fegato, nei grassi e nei muscoli. ______________________________________________________________ Repubblica 24 ott. ’04 SUPER RISONANZA MAGNETICA "LEGGE" IL PENSIERO Il piu’ potente macchinario di risonanza magnetica per il cervello, tre volte piu’ efficace dei dispositivi attuali, in grado non solo di riprodurre l'anatomia di questo organo ma di tracciarne e illustrarne persino il metabolismo connesso al pensiero. L'Universita’ dell'Illinois di Chicago ha recentemente presentato alla stampa questo macchinario avanguardistico, costruito dalla Ge Healthcare, una speciale sezione della General Electric Company dedicata alle strumentazioni mediche. Il nuovo dispositivo consentira’ di studiare meglio questo complesso organo vitale ma il suo uso non si limita alla ricerca. Ci sono gia’ notevoli applicazioni mediche come la cura dei tumori cerebrali, dove e’ necessario un continuo monitoraggio del cervello. La macchina si basa su un magnete da 9.4 tesla (unita’ di misura della forza magnetica), il piu’ potente finora realizzato (1.5 tesla e’ la potenza standard dei magneti in uso nella Rm). La nuova Rm sara’ quindi in grado di diagnosticare prima e con piu’ precisione ictus, Alzheimer, autismo e patologie mentali, come il deficit di attenzione per i bambini. Il centro di ricerca per la risonanza magnetica dell'Universita’ di Chicago sara’ in grado di condurre studi sul cervello finora mai compiuti. "Il lavoro che stiamo facendo e’ la mappatura del pensiero umano. Cio’ portera’ importanti avanzamenti nella ricerca medica delle malattie cerebrali", spiega Keith Thulborn, direttore del centro che ha realizzato il dispositivo insieme alla Ge. Una delle applicazioni mediche gia’ in uso al centro e’ la diagnosi e trattamento del deficit di attenzione di bambini e adolescenti. "Riuscendo ad osservare i diversi metabolismi dell'apprendimento si possono quindi poi elaborare programmmi di insegnamento piu’ efficaci per questo tipo di bambini". La risonanza magnetica da 9,4 tesla va oltre la semplice ricostruzione anatomica del cervello e riesce anche a individuare i segnali del sodio, fosforo, carbonio, azoto e ossigeno, i "mattoni" della materia vivente. "Il metabolismo fornisce l'energia che sostiene le funzioni cerebrali", conclude Thulborn, "e quindi offre una chiave in piu’ per scoprire i misteri della mente". (susanna jacona salafia) ______________________________________________________________ Le Scienze 24 ott. ’04 MRI CONTRO TC La risonanza magnetica consente diagnosi piu’ efficaci Secondo uno studio pubblicato sul numero del 20 ottobre della rivista “Journal of the American Medical Association”, la risonanza magnetica (MRI) puo’ risultare accurata quanto la tomografia computerizzata (TC) nel rivelare gravi emorragie nel cervello di pazienti che mostrano segni di ictus, e piu’ accurata della TC nell’individuare emorragie cerebrali croniche. La TC senza contrasto e’ la tecnica di visualizzazione cerebrale standard usata per la valutazione iniziale dei pazienti con gravi sintomi di colpo apoplettico, soprattutto a causa della sua capacita’ di escludere la presenza di emorragie. La risonanza magnetica e’ stata suggerita come alternativa alla TC in caso di emergenza, in quanto e’ in grado di individuare la presenza, la posizione, la dimensione e l’estensione di ischemie iperacute (vasi sanguigni bloccati). Per confrontare la loro precisione nel rivelare le emorragie cerebrali, Chelsea S. Kidwell dell’Universita’ della California di Los Angeles (UCLA) e colleghi hanno esaminato scan di MRI e TC in 200 pazienti che mostravano segni di ictus cerebrale. Lo studio e’ stato effettuato presso il Medical Center dell’UCLA e il Suburban Hospital di Bethesda, negli Stati Uniti, fra l'ottobre 2000 e il febbraio 2003. L’eta’ media dei pazienti era di 75 anni, e il cinquantacinque per cento di essi era di sesso femminile. Gli scan sono stati effettuati entro sei ore dall’insorgere dei sintomi di ictus. Lo studio e’ stato arrestato in anticipo, quando i ricercatori hanno scoperto che la MRI rivelava gravi emorragie non individuate dalla TC. Nel diagnosticare qualsiasi tipo di emorragie, la MRI ha identificato 71 pazienti positivi e la TC solo 29. Gli autori concludono pertanto che “la MRI potrebbe costituire l’unica tecnica accettabile nel caso di gravi colpi apoplettici”.