SU CHI PESA LA RICERCA PIU’ TAGLI SUGLI ACQUISTI PA, ATENEI SALVI I MILIONI PER L’UNIVERSITA’: CI SONO, ANZI NO, ANZI FORSE TOSI: NON BASTA, SIAMO RIMASTI SENZA RISORSE PER LA DIDATTICA CRESCONO I FONDI PER L'UNIVERSITA’ «LE MATRICOLE AUMENTANO E LA RICERCA SOFFRE» PIU’ RISORSE PER LA MOBILITA’ DI DOCENTI E RICERCATORI L’ACCADEMIA DEI LINCEI: PIU’ RICERCA EUROPEA INNOVAZIONE, NON, BASTA LA PAROLA "IL FATTURATO DELL'ATENEO E’ COME QUELLO DI UNA GRANDE AZIENDA" ALL'ESAME I PROGETTI DI LEGGE PER RILANCIARE IL SISTEMA DELLA RICERCA LA FIGURA DI ARESU E PERETTI LA CLINICA ARESU, IL CUORE DELL’UNIVERSITA’ NON FA ESAMI PER 8 ANNI, UNIVERSITARIA REINTEGRATA DAL TAR ================================================================== LA MEDICINA CONQUISTA IL PODIO DEL CONCORSO A FAVORE DELL'INNOVAZIONE DIECI LE UNIVERSITA’ IN GARA: VINCE UDINE, SECONDA PISA ALLO STUDIO NUOVE ARMI PER BLOCCARE LE METASTASI MEDICINA. UN DOCENTE CONTRO IL PRESIDE: DEVE DIMETTERSI BIOPSIE IN TRASFERTA PER IL POLICLINICO POLICLINICO: NIENTE SOLDI PER CAMICI E ZOCCOLI VIA I TETTI DI SPESA PER LA CURA DEI TUMORI ROMA: PRIMA PIETRA AL CAMPUS BIOMEDICO DELL’OPUS DEI NUOVA LUCE SUL NEI SOSPETTI SINDROME DI DOWN, LA CHIRURGIA SERVE TUMORI AL SENO IN AUMENTO BAMBINI E FARMACI, TUTTO DA RIFARE DENTI, LA PLACCA PUO’ CAUSARE LA POLMONITE ELETTROMAGNETISMO, NUOVI DATI A CONFRONTO UNA SPERANZA DALLA TERAPIA GENICA UNA MELA AL GIORNO TOGLIE L’AZHEEIMER DI TORNO ANZIANI, BIOINGEGNERIA CONTRO LE LESIONI I POTERI RIGENERANTI DELL'ORMONE TIROIDEO LE STRATEGIE CONTRO LA DEGENERAZIONE DEL SISTEMA NERVOSO UN NUOVO SORRISO CON L'IMPLANTOLOGIA BIMBI ITALIANI PIU’ OBESI D'EUROPA UN NOROVIRUS IN LABORATORIO LO STRESS ACCORCIA I TELOMERI BATTERI E MAGNETISMO ================================================================== __________________________________________________________________ Corriere della Sera 27 Nov. ’04 SU CHI PESA LA RICERCA Regione, Stato, Universita’ L'intervista al presidente Formigoni su "ricerca e modello lombardo" ( Corriere , 13 novembre) e’ un invito a riflettere. Sui numeri, anzitutto. La Lombardia dell'economia e della ricerca e’ avanti, di piu’, siamo ricchi (qui c'e’ piu’ del 20% della ricchezza del Paese). La disoccupazione e’ appena al 2,5%. Facciamo, a Milano e in Lombardia fra pubblico e privato, piu’ ricerca di chiunque altro. Ma e’ proprio perche’ siamo avanti che presidente e giunta hanno una grande responsabilita’, piu’ dei loro colleghi di altre regioni. E almeno due sfide da vincere: saper mantenere quello che c'e’, in un contesto internazionale (Cina e India, per esempio) che si muove a una velocita’ ben superiore alla nostra, e avere abbastanza idee da trascinarsi dietro l'Italia (oggi i numeri della Lombardia non si traducono in altrettanta influenza in Europa, e per averne di piu’ la regione da sola non basta). Formigoni lo sa bene, e la sua ricetta "rilanciare la forza produttiva delle piccole e medie imprese e collegarle con l'Universita’ e la ricerca" e’ certamente quella giusta. Ma da noi l'Universita’ e’ malata, forse irrimediabilmente. Quante Universita’ della Lombardia ci sono fra le prime 100 del mondo? Nessuna, contro le quattro dell'Olanda (la classifica e’ dell'Istituto per l'educazione di Shangai). L'eta’ media dei nostri ricercatori piu’ "giovani" supera i 50 anni, ma le idee migliori, in ricerca, si hanno prima dei 30. Cosi’, se prima non si prova a cambiare le regole (ne ha parlato qualche giorno fa Francesco Giavazzi sul Corriere ) non e’ detto che lo sforzo di legare imprese a Universita’ aiuti a rilanciare il Nord. Formigoni ha avuto una buona idea: "collegare i servizi della Lombardia con Piemonte e Liguria". E' il primo passo per trascinarsi dietro l'Italia. Se i grandi Ospedali delle tre regioni lavorassero insieme, le garanzie delle buone cure aumenterebbero e si spenderebbe molto meno. Ma in Lombardia finora non si e’ riusciti a far lavorare insieme nemmeno gli Ospedali di una stessa provincia e non si e’ saputo chiuderne quasi nessuno. Il sistema-sanita’ della Lombardia e’ completamente diverso da quello della Liguria. Per riuscire davvero a integrarli (ed e’ un'idea eccellente), il nostro va cambiato: costa troppo. La Lombardia in questi anni ha certamente avuto un grande merito, quello d'aver prestato piu’ attenzione alla scienza e di aver messo piu’ fondi a disposizione di qualunque altra regione. Ma da noi e’ sempre tutto relativo. (Un esempio: nel 2003, e dipende dal governo, non dalla Regione, l'Istituto Mario Negri ha ricevuto dallo Stato, a fronte di ricerche realizzate, contributi per 2 milioni e 800 mila euro. Sempre nel 2003, l'Istituto Mario Negri ha versato allo Stato quasi 3 milioni e 200 mila euro di tasse). _________________________________________________________ Il Sole24Ore 28 Nov. 04 PIU’ TAGLI SUGLI ACQUISTI PA, ATENEI SALVI Cresce di 200 milioni la stretta su consumi e spese dei ministeri ROMA Il maxiemendamento fiscale e’ stato approvato ma con un testo diverso da quello entrato a Palazzo Chigi venerdi’ sera. Ad essere modificate sono, state soprattutto le coperture alla manovra destinata al taglio delle tasse. il dimezzamento dei tagli alla scuola, soprattutto sul fronte dell'Universita’, a seguito della minaccia di dimissioni del ministro dell'Istruzione Moratti, gli altri 80 milioni ottenuti dal ministro dell'Interno Pisanu per arginare in parte gli effetti del blocco dal turn aver sono le voci piu’ rilevanti, a cui si e’ aggiunta in extremis (questa volta su pressione del ministro delle Politiche agricole Alemanno, e delle Politiche comunitarie Buttiglione) la rivisitazione degli inasprimenti fiscali a carico delle cooperative. Per far quadrare i conti i tecnici del ministero dell'Economia hanno provveduto a rimpolpare altri risparmi di spesa. In particolare sono stati maggiorati quelli attesi dal taglio dei cosiddetti consunti intermedi, avvero l'acquisto di beni da parte della Pa, che sono passati dagli iniziali 600 milioni nel 2005 a 700 milioni; altri 100 milioni saranno a carico della tabella C della Finanziaria parte corrente ed ulteriori 100 si aggiungeranno ai 150 fissati per i trasferimenti alle imprese. Il Governo ha dunque decisa di puntare sui risparmi anziche’ su interventi piu’ sostanziosi quali, ad esempio; l'incremento del prezzo delle sigarette gia’ nel 2005 o un ulteriore aumento delle imposte di bollo per i quali attualmente e’ previsto un incremento di 550 milioni, Tuttavia non e’ affatto da escludere che nel corso dell'iter di approvazione della manovra interverranno ulteriori modifiche. Anche perche’ per fronteggiare il mancato inasprimento fiscale sulle cooperative, la scorsa notte si sono dovuti reperire altri 347 milioni di risparmi . per il 2006 e 190 per l'anno successivo. Per ora sembra che sia passata l'ipotesi di mettere in conto ulteriori risparmi nell'acquisto di beni e servizi da parte dei ministeri, introducendo una serie di plafond e di tetti di spesa per ciascuna tipologia di acquista. Il risultato pero’ non e’ neutro. I tagli di spesa per gli acquisti cosi’ come in parte anche il blocco delle assunzioni sana spesso aggirati in corso d'anno anche per le difficolta’ oggettive di rispettarle. Non a caso la stessa Ragioneria generale ha segnalato che l'ulteriore riduzione della spesa per i consumi intermedi «cumulandosi a quelle gia’ operate, limita le risorse a disposizione delle amministrazioni in misura tale che, sulla base delle notizie provenienti dalle amministrazioni interessate, potrebbe comprometterne l'ordinario funzionamento, al livello di operativita’ minima dei servizi erogati». Anche i risparmi prodotti dai blocchi del turn over nel corso degli anni hanno dimostrato quasi sempre un'efficacia inferiore a quella inizialmente stimata. Senza contare poi che sul pubblico impiego e’ in corso la trattativa sul rinnovo del contratto. Se il Governo dovesse decidere di procedere ad ulteriori aumenti rispetto al 3,7 attualmente previsto, la copertura deriverebbe esclusivamente dall'anticipazione gia’ al 2005 del blocco delle assunzioni pubbliche. In questo caso il risparmio ottenuta consentirebbe pero’ di sostenere un incremento di mezzo punto percentuale. Se si volesse procedere ad aumenti piu’ cospicui la Ragioneria avverte che «andrebbero finanziati can ulteriori interventi riduttivi delle spese di personale aventi carattere strutturale non privi comunque di risvolti problematici dal punto di vista politico-sociale e delle relazioni sindacali». B.F. _________________________________________________________ L’Unita’ 28 Nov. 04 I MILIONI PER L’UNIVERSITA’: CI SONO, ANZI NO, ANZI FORSE Fondi: erano necessari 600 milioni, il governo ne annuncia 300, forse sono 438 Comunque non bastano nemmeno per gli stipendi Emanuele Perugini ROMA Pochi soldi e nessuna certezza. L'accordo raggiunto dalla Moratti la notte scorsa in sede di consiglio dei Ministri rischia di non garantire comunque la copertura degli aumenti di spesa determinati dal rinnovo dei contratti dei docenti e del personale universitario. Mentre per gli altri istituti di ricerca come il Cnr e l'Enea c'e’ il rischio di una vera e propria paralisi. Inoltre rimane il giallo del blocco delle assunzioni per il personale universitario. Sono questi gli effetti che potrebbero avere sul mondo della ricerca italiana i tagli previsti dalla maggioranza per coprire la manovra fiscale. Effetti che ancora nessuno e’ in grado di prevedere can maggior precisione perche’ al momento non esiste alcun documento formale sul quale il Consiglio dei Ministri abbia fissato i numeri della nuova manovra finanziaria. In attesa delle cifre ufficiali, che dovrebbero essere presentate in Parlamento non prima di lunedi’ prossimo, la Conferenza dei Rettori delle Universita’ Italiane (Crui), ha reso noti in un comunicato quelli che dovrebbero essere i contenuti dell'accordo raggiunta tra la Moratti e il presidente del Consiglio. In soldoni si tratta di 438 milioni di euro, su 600 che erano inizialmente previsti (altre fonti indicano pero’ la cifra di soli 300 milioni di euro) e lo sblocco delle assunzioni. Cifre che hanno spinto il presidente della Crui, Marco Tosi, a ringraziare pubblicamente la Moratti per «l’impegno dimostrato nella difesa degli interessi delle universita’». Ma se ufficialmente Tosi ringrazia la Moratti, i singoli rettori non la vedono allo stesso modo del loro presidente. «Con quei soldi - spiega Marco Mancini, rettore dell'universita’ "La Tuscia" di Viterbo - non ci paghiamo nemmeno gli aumenti degli stipendi voluti dallo stesso ministro per il rinnovo del contratto dei docenti e del personale universitario. I 600 milioni che erano stati inseriti in finanziaria servivano per coprire spese gia' avvenute. Ora per molti atenei sara’ veramente difficile far quadrare i conti. Quei milioni che mancano sono una vera voragine. Siamo gia’ costretti a fare bilanci lacrime e sangue> ora saremo costretti a tagliare sulla didattica, sulla ricerca e sui servizi». Ma a far imbufalire i rettori e’ il continuo balletto di cifre che circola in questi giorni. «Ogni volta e’ sempre la stessa storia, siamo costretti a chiudere fanno con il cardiopalma nella speranza che le casse delle universita’ non vengano saccheggiate dal mercato della finanziaria. Non e’ possibile andare avanti in questa maniera>, ha spiegato il rettore dell'ateneo viterbese. «1600 milioni di euro - ha spiegato la responsabile dei Ds per l'universita’, Flaminia Sacca’ - servono per le assunzioni per il personale che ha vinto i concorsi. Ora scopriamo che quei soldi non ci sono piu’ solo sulla base di semplici dichiarazioni. Inoltre non esiste nessun pezzo di carta che confermi i numeri indicati da Tosi. Basta con il balletto delle cifre, l'universita’ italiana ha bisogno di impegni concreti». Ma se intorno alle Universita’ sembra che le acque si stiano muovendo, nessun segnale arriva invece dall'altro versante del mondo della ricerca, quel1o dei grandi enti, come il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l'Enea la cui situazione rischia di diventare sempre piu’ critica. «I fondi assegnati dalla finanziaria - ha spiegato Guglielmo Festa, responsabile Cgil per la ricerca - non sono sufficienti ne’ a coprire i progetti di ricerca avviati e nemmeno la spesa corrente». __________________________________________________________________ Corriere della Sera 27 Nov. ’04 TOSI: NON BASTA, SIAMO RIMASTI SENZA RISORSE PER LA DIDATTICA Benedetti Giulio ROMA - «Sempre piu’ difficile offrire alle famiglie la garanzia di un servizio universitario efficiente». Piero Tosi, il presidente della Crui, la Conferenza degli 80 atenei del Paese, e’ negativamente sorpreso dalla riduzione da 600 a 350 milioni di euro riservata dalla Finanziaria allo stanziamento per l' universita’ concordato coi ministri Moratti e Siniscalco. «Le universita’ sono gia’ infiammate - dice - e questo non servira’ certo a placare gli animi». Cosa accadra’? «Negli ultimi 4 anni gli atenei hanno speso per gli adeguamenti di stipendio decisi dallo Stato piu’ di quanto sia aumentato il loro finanziamento statale. In piu’ pochi sanno che le universita’ per ogni loro dipendente versano l' 8,50 per cento dello stipendio lordo per l' Irap mentre le imprese ne spendono il 4,25. E’ un bilancio insostenibile. Mancano le risorse per mettere in opera i servizi per gli studenti e per garantire l' attivita’ didattica. Rischiamo di non essere piu’ in condizione di attrezzare i laboratori, ne’ di offrire il tutoraggio agli studenti. Penso ai computer per gli iscritti, ai laboratori didattici, all' edilizia, ai servizi di segreteria». Insomma, le universita’ si bloccheranno? «Le universita’ non sono in grado di andare avanti senza un adeguato aumento di risorse. Diventano ingestibili». Due anni fa avete minacciato le dimissioni in massa. Poi sono arrivati i fondi e sono rientrate. Infine avete concordato col ministro Moratti un piano per il rilancio, sostenuto da maggioranza e opposizione: 600 milioni l' anno per cinque anni. Ora cosa succedera’? «Da tempo denunciamo al Paese l' impossibilita’ per gli atenei di dare ai giovani e alle famiglie le risposte che si attendono. Il Paese deve sapere che non esiste sviluppo senza l' universita’ perche’ non esiste sviluppo senza un capitale umano ben formato e senza un' attivita’ di ricerca innovativa. Entrambe queste funzioni sono esercitate elettivamente dalle universita’, come hanno riconosciuto anche il presidente di Confindustria e il governatore della Banca d' Italia. Per mercoledi’ ho convocato un' assemblea straordinaria nella quale accoglieremo volentieri le testimonianze di parlamentari, esponenti di associazioni ma soprattutto di uomini e donne di cultura per il sostegno dell' universita’». Cosa accadra’ negli atenei? «Abbiamo perseguito il dialogo in ogni momento con il ministro Moratti e con il governo e il Parlamento. Questo taglio crea ulteriori difficolta’. L' assemblea decidera’ le iniziative da intraprendere. La nostra universita’ ha una quantita’ di risorse lontana dalla media degli altri Paesi europei, ha il rapporto studenti docenti piu’ alto d' Europa, ha un numero di ricercatori in rapporto ai cittadini tra i piu’ bassi del mondo. In queste condizioni non e’ possibile non solo essere competitivi con l' Europa ma neppure gestire un' universita’». L' universita’ puo’ sopportare il blocco del turnover per il terzo anno consecutivo? «La nostra popolazione docente e’ anziana. Dobbiamo preparare oggi i giovani che sostituiranno coloro che andranno presto in pensione. Inoltre ci sono 5.000 vincitori di concorso che attendono di essere assunti. D' altra parte le universita’ per assumere utilizzano il proprio fondo di finanziamento ordinario. Il blocco delle assunzioni non induce nessun risparmio da parte dello Stato». Giulio Benedetti _________________________________________________________ Il Sole24Ore 28 Nov. 04 CRESCONO I FONDI PER L'UNIVERSITA’ Istruzione: Giro di vite sulle supplenze scolastiche ROMA L'universita’ esulta, la scuola invece non ride. I rettori, infatti, ringraziano ufficialmente il ministro Moratti: «il personale docente e tecnico- amministrativa degli atenei e’ escluso dal blocco delle assunzioni e il Fondo di finanziamento ordinario viene incrementato di 438 milioni di euro, con un aumento complessivo del 7,5% rispetto alla Finanziaria dello scorso anno» dice una nota della Crui. «L'impegno del governo dovra’ ora proseguire per rafforzarsi ulteriormente - ha dichiarato ieri Letizia Moratti -- perche’ l'investimento nell'istruzione, nella formazione e nella ricerca e’ il futuro del paese». Alcuni osservatori fanno notare che nella battaglia furibonda ingaggiata nel Consiglio dei ministri venerdi’ scorso, Letizia Moratti alla fine abbia spuntato quasi un miliardo: sono la somma - virtuale, o quasi - di 300 milioni in piu’ per gli atenei, di 300 milioni di risparmi dichiarati sulla scuola, tutti pero’ da verificare, e di altri 300 milioni che il Tesoro avrebbe incassato con il blocco delle assunzioni negli atenei e che invece il ministro dell'Istruzione e’ riuscito a evitare in extremis. Negli istituti scolastici, tuttavia, ci si chiede comunque quali potrebbero essere le conseguenze del taglio deciso -- fino a un terzo delle attuali disponibilita’ di bilancio - dei fondi per le supplenze brevi, quelle fino a 15 giorni di assenza dell'insegnante. Atenei, in arrivo la riforma dei finanziamenti. Unici a essere fuori dal blocco del turn over, gli atenei - nei limiti delle risorse disponibili - potranno finalmente assumere ma anche bandire nuovi concorsi. Moratti, inoltre, ha spuntato 300 milioni in piu’ per il Ffo (fondo di finanziamento ordinario degli atenei) e tutto il risultato per il mondo accademico e’ stato ottenuto anche a causa del fuoco di copertura, a favore dell'attacco della Moratti, lanciato dal senatore Giuseppe Valditara, responsabile scuola e universita’: «An ha costantemente appoggiato le richieste del ministro Moratti in questa delicata trattativa» ha dichiarato ieri. Incassata un risultato quasi imprevedibile, Letizia Moratti ora ha messa ai primo punto della sua agenda-universita’ un progetto impegnativo: la riforma dei finanziamenti e dei meccanismi di valutazione degli atenei. Un disegna gia’ abbozzato nei mesi scorsi con il dicastero dell'Economia, che potrebbe avere ora una decisa accelerazione. La problematica stretta sulle supplenze nella scuola. Sono circa 310 i milioni che derivano dagli interventi sull'istruzione: spariti i tagli del 2,4% ai posti di cattedra, si attengono invece risorse risparmiando sull'assunzione di insegnanti specialisti di inglese da immettere nelle elementari - 14.400 nei prossimi due anni Scolastici - e riducendo la possibilita’ di chiamare un insegnante precario per le supplenze brevi. Quest'ultima disposizione non appare, al momento, ne’ chiara ne’ priva di conseguenze. Innanzitutto perche’ e’ stato deciso soltanto di ridurre i fondi e non di fare una norma esplicita che obblighi i presidi a non fare piu’ ricorsa a questi supplenti: il rischio; dunque> e’ che le chiamate per i precari ci siano lo stesso, e i problemi finanziari potrebbero sorgere molto rapidamente. Proprio per la riduzione delle risorse, l'impossibilita’ di nominare supplenti potrebbe essere molto problematica soprattutto alle elementari, dove di solito il docente e’ presente per tutta la giornata e non solo per alcune ore: con il pericolo che, nell'impossibilita’ di sostituirlo, l'istituto scolastico decida di distribuire gli studenti senza maestro tra tutte le altre classi. MARCO LUDOVICO __________________________________________________________________ Corriere della Sera 28 Nov. ’04 «LE MATRICOLE AUMENTANO E LA RICERCA SOFFRE» ALL' UNIVERSITA' Jacomella Gabriela MILANO - «Che dire, non ci fosse il rischio di sembrare troppo entusiasti, mi viene da pensare che e’ quasi imbarazzante...». Il day after dell' «offensiva Moratti» sul maxiemendamento fiscale, visto da chi si trova a gestire uno dei piu’ importanti atenei italiani, e’ un po' tutto cosi’. Sul filo di lana dell' entusiasmo, in bilico tra la soddisfazione e un' istintiva prudenza, affinata da anni di cinghie strette e calcoli risicati. E un imbarazzo leggero, dovuto alla sensazione di essere gli unici ad essere stati in qualche modo «graziati» nell' ultima tornata di tagli al bilancio. I BILANCI - Enrico Decleva, rettore dell' Universita’ degli Studi di Milano (da sempre, «la Statale») parte dal passato, come la sua formazione di storico contemporaneo impone. E racconta di «un ateneo con una tradizione di amministrazione oculata, abbiamo sempre cercato di mantenerci lontani dai limiti di spesa, mantenere margini plausibili sul Fondo di finanziamento ordinario per poterci concedere investimenti, pagare i mutui su edifici, laboratori». E certo, pero’, l' impresa non e’ stata semplice, «mantenere questa linea e’ diventato sempre piu’ difficile, nell' ultimo quinquennio il sistema e’ stato gravato dalle conseguenze di automatismi legati alla contrattazione nazionale, con incrementi di stipendio senza un aumento parallelo dei finanziamenti». In cifre, fa il punto Decleva, l' effetto e’ stato quello di un decurtamento di 950 milioni di euro sul Fondo, inflazione esclusa. Fatto salvo l' aumento reale di 715 milioni, rimaneva quel «buco» di 235 milioni, «adesso per la prima volta si puo’ pensare a un recupero. Ce la siamo vista brutta, ma se questo e’ il segnale di un cambiamento di tendenza, della presa di coscienza che l' universita’ e’ una questione nazionale, allora si’, si puo’ essere un po' ottimisti». IL FUTURO - Ora la Statale e’ alle prese con il bilancio previsionale per il 2005, in delibera la settimana prossima. L' ordine di grandezza e’ sui 680 milioni di euro (di cui 280-290 dal ministero e 80 dalle tasche dei suoi 65mila studenti, «siamo tra gli atenei che tengono piu’ alta la soglia dei contributi, per avere un margine piu’ ampio»). «Sara’ un bilancio risicato, chiuso in pareggio riducendo le voci di spesa: c' e’ stato un incremento nei fondi per gli assegni di ricerca, ma se ne e’ dovuto diminuire il numero». Il problema della ricerca rimane, «i finanziamenti non aumentano, anche se tagli non ce ne sono stati». Con il bilancio del 2005 «faremo fronte agli impegni presi con i mutui, la riforma ha aumentato notevolmente il numero delle matricole. Per un mega ateneo c' e’ un grosso problema di spazi». I nuovi stanziamenti «potrebbero comportare interventi significativi, a prescindere da quanto finira’ nelle tasche delle singole universita’. Il mantenimento del blocco delle assunzioni, quello sarebbe stato insostenibile». La revoca del blocco, attesa da quattro anni, invocata a gran voce dalla Crui di Piero Tosi, «e’ un grande successo, ora sara’ possibile intervenire sulla qualita’ dei servizi. Ma senza queste novita’ anche per la Statale, che negli ultimi anni ha mantenuto a fatica una situazione di continua crescita, proseguire su questa linea sarebbe stato duro». Gabriela Jacomella _________________________________________________________ Il Sole24Ore 1 Dic. 04 PIU’ RISORSE PER LA MOBILITA’ DI DOCENTI E RICERCATORI Definita la programmazione finanziaria per il 2004-2006 Piano per gli atenei In arrivo gli stanziamenti per anagrafe degli studenti e nuove universita’ ROMA a Oltre 363 milioni di euro nel prossimo triennio per gli atenei, fondi per l'anagrafe degli studenti e nascita di nuove universita’ non statali. Sono queste alcune delle disposizioni contenute nel decreto del Ministero dell'Istruzione n. 262 del 5 agosto 2004 - pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 277 dello scorso 25 novembre - che definisce la programmazione finanziaria del sistema universitario per il triennio 2004-2006. Il provvedimento stabilisce la ripartizione di 121.724 milioni di euro per ciascuno degli anni 2004, 2005 e 2006. Di questi, 5.550 milioni all'anno serviranno a rendere operativa l'anagrafe nazionale degli studenti, la banca dati nata per monitorare le prestazioni di studenti e laureati e garantire la qualita’ del sistema universitario. L'anagrafe - prevista dalla legge n. 170/2003 - conterra’ informazioni sugli esami sostenuti dagli studenti, sui crediti conseguiti e su eventuali stage o master frequentati. «I fondi - dice il decreto Miur - saranno erogati previa verifica dell'attivazione della procedura di inserimento dei dati da parte delle universita’». Il decreto prevede, inoltre, l'istituzione di due nuove universita’ non statali legalmente riconosciute - l'Universita’ degli studi Europea, con sede a Roma, e l'Universita’ degli studi di Scienze gastronomiche, con sede a Pollenzo (Cuneo) - e dei due atenei telematici «Guglielmo Marconi» e «Tel.M.A.», entrambi con sede a Roma. L'attivita’ di queste universita’ sara’ monitorata dal Cnvsu (Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario), che valutera’ i risultati conseguiti al termine del terzo, quinto e settimo anno accademico. Ma le risorse ripartite dal decreto Miur saranno impegnate anche per la formazione universitaria dei docenti scolastici (21 milioni tra il 2005 e il 2006) e per incentivare il numero dei laureati in materie scientifiche (quasi 6 milioni e mezzo tra il 2005 e il 2006). Altri 4 milioni di euro serviranno a realizzare uffici per il trasferimento delle conoscenze dalle universita’ alle aziende (industrial liason office): queste, strutture dovranno avviare rapporti di cooperazione con le Pmi locali per facilitare la diffusione; dei programmi e dei risultati di ricerca delle universita’. II Dm stanzia fondi anche per favorire la mobilita’ di docenti e ricercatori e l'internazionalizzazione degli atenei (15 milioni in tre anni), per il potenziamento dell'alta formazione (28 milioni in tre anni) e per le attivita’ di orientamento, tutorato e formazione integrativa (l5 milioni nel triennio). A1 "decongestionamento" dell'ateneo romano "La Sapienza" saranno destinati 20 milioni in tre anni. ALESSIA TRIPODI __________________________________________________________________ La Stampa 1 dic. ’04 L’ACCADEMIA DEI LINCEI: PIU’ RICERCA EUROPEA POLITICA DELLA SCIENZA «MENO LEGAMI BUROCRATICI E CREAZIONE DI UN EUROPEAN RESEARCH COUNCIL». POLEMICA CON IL MINISTERO LA proposta di istituire un European Research Council, sgradita al ministero italiano della Ricerca (MIUR), che punta soprattutto a una ricerca applicativa, ha invece trovato forte appoggio nell’Accademia Nazionale dei Lincei. In un suo documento, la piu’ autorevole accademia italiana ribadisce che «la ricerca di base e’ il motore fondamentale per lo sviluppo culturale, scientifico e tecnologico del paese» e che «la ricerca di base in Europa, anche se ha una importante tradizione, presenta oggi dei significativi ritardi rispetto agli Stati Uniti». «Questo ritardo - dice il documento dei Lincei - e’ chiaramente evidenziato dal numero dei premi Nobel europei per le scienze rispetto agli americani. Il finanziamento della ricerca di base ha trovato ormai una soluzione efficiente nel sistema "Peer Review", che garantisce alla comunita’ scientifica la selezione dei progetti di ricerca sulla sola base della eccellenza scientifica, con completa indipendenza dal potere politico e accademico». «L'Accademia dei Lincei e’ convinta che la ricerca in Europa, soprattutto quella finanziata dalla Comunita’ europea, sia oggi messa in difficolta’ da inefficienze burocratiche e da regole amministrative soffocanti; condivide e riafferma le proposizioni recentemente espresse sulla creazione di uno European Research Council da cinquantadue organismi di ricerca europei, dal Gruppo dei premi Nobel europei e da altri autorevoli scienziati. Il documento critica poi «la posizione del MIUR sostanzialmente contraria alla formazione dell’European Research Council» sulla base di argomenti «attaccano proprio i tre criteri di eccellenza scientifica, indipendenza e snellezza burocratica». «L'Accademia, per statuto referente scientifico del Presidente della Repubblica, si rammarica di non essere stata consultata ne’ in fase di concepimento del documento ne’, soprattutto, prima della stesura di una versione che non puo’ essere condivisa, anche perche’ pericolosa per il prestigio degli scienziati italiani in Europa». Di qui la proposta dell’Accademia dei Lincei di iniziare un vero dibattito sul significato e sull'impostazione del Council. «Lo scopo deve essere: 1) difendere una nuova Europa competitiva a livello mondiale, attraverso il suo arricchimento in scienza di base; 2) promuovere la presenza in Europa della scienza italiana, alla pari con le altre nazioni. Senza un marcato cambiamento della posizione espressa dal MIUR, la comunita’ scientifica italiana (pur presente nei numerosi organismi di ricerca Europei, anch'essi non consultati dal MIUR) si sente non rappresentata a livello europeo e vede con preoccupazione la possibilita’ di un suo giusto posizionamento nella competitiva arena europea». _________________________________________________________ Il Sole24Ore 1 Dic. 04 INNOVAZIONE, NON, BASTA LA PAROLA Intervento / Politiche per il rilancio Di LINDA LANZILLOTTA* Nonostante il molto parlare di innovazione, tuttavia ancora non e’ stato chiarito cosa si intenda davvero con questo termine e quali siano gli obiettivi e gli strumenti delle politiche da adottare, quali le aree in cui essa debba prioritariamente esplicarsi, come si possa misurarne quantitativamente e qualitativamente l'impatto. E’ quindi molto importante che Confindustria, dopo la Giornata per la ricerca, abbia dedicato una iniziativa specifica proprio a questo tema, sottolineando con cio’ come tra la produzione di innovazione, propria della ricerca, e l'applicazione di innovazioni prodotte da altri ci sia una differenza radicale e come i due aspetti richiedano politiche distinte. Peraltro, se la ricerca rappresenta un indispensabile investimento nel futuro del Paese, l'innovazione riguarda l'oggi, la possibilita’ di contrastare la crisi e di recuperare competitivita’ nel breve e medio periodo: nella situazione italiana, essa assume quindi valore strategico e carattere prioritario. Infatti, se nel nostro sistema produttivo, fatto quasi per il 90% di piccole e medie imprese, solo poche aziende potranno svolgere attivita’ di ricerca avanzata, tutte le imprese, indistintamente, saranno invece chiamate a innovare i processi organizzativi, i prodotti, la rete di commercializzazione, la logistica, pena l’irreversibilita’ della crisi in atto. Ma l'Italia e’ anche un Paese in cui il settore pubblico consuma il 45% del Pil per fornire servizi e gestire attivita’ essenziali per la nostra economia. Servizi e attivita’ la cui modernizzazione puo’ consentire all'Italia di trasformare in eccezionali asset competitivi le sue qualita’, uniche al mondo. La situazione, allo stato, non e’ brillante: assumendo la diffusione dell'Ict come indice significativo del livello di innovazione dell'organizzazione delle imprese e del processo produttivo, i dati dell'ultimo rapporto Assinform ci dicono che l'innovazione non si sviluppa nelle imprese, non si diffonde nella pubblica amministrazione, non coinvolge i cittadini. Crescono le vendite di computer ma ristagnano quelle di software e il tasso di aumento dei collegamenti a Internet si sta appiattendo. Nelle imprese le barriere all'innovazione dipendono prima di tutto dalle caratteristiche dimensionali e culturali. Ma anche nella pubblica amministrazione si e’ persa la spinta all'innovazione, la percezione di un grande progetto di cambiamento di cui l’Ict fosse una delle leve fondamentali. Del piano di e-government non si sa piu’ nulla ne’ e’ stata fatta una valutazione dell'impatto delle uniche vere risorse destinate negli ultimi anni a questo settore, vale a dire i quasi 1000 miliardi di vecchie lire ricavati nel 2001 dalle licenze Umts e lasciati dal Centro-sinistra come ricca eredita’ al Governo Berlusconi e cospicua dote del ministro Stanca. L'impatto e’ stato in realta’ modesto perche’ e’ mancata una visione di sistema, una strategia che puntasse all'innovazione tecnologica come chiave per il conseguimento degli obiettivi di Lisbona 2000. Il ministro Stanca (chi ricorda piu’ Mister "I"?), nonostante il lodevole impegno e la buona volonta’, ha tuttavia assunto nel Governo un ruolo sempre piu’ marginale; al contrario la gestione delle politiche per l'innovazione nel settore pubblico esige una posizione centrale nell'organizzazione del Governo. Perche’ innovare non significa banalmente automatizzare introducendo computer, ma riorganizzare processi e organizzazione: il che comporta, nella Pa come in tutte le organizzazioni complesse, vincere resistenze e spirito di conservazione e richiede quindi determinazione e autorevolezza politica. Occorre allora una cura shock che faccia fare un salto al Paese: solo una politica aggressiva nella direzione dell'innovazione puo’ invertire la tendenza verso una inarrestabile perdita di competitivita’ e ridare spinta all'economia: investimenti in infrastrutture per la copertura totale del territorio con la banda larga per consentire l'inclusione di tutti i cittadini in una rete che diffonda informazione, conoscenza, servizi prevenendo o superando il digital divide interno; modernizzazione dei sistemi pubblici; individuazione di alcuni settori chiave (turismo, giustizia, formazione) nei quali lanciare grandi progetti per la competitivita’ del sistema Paese e sui quali attivare azioni di partnership tra amministrazioni e imprese; incentivi fiscali (Irap e detassazione degli utili reinvestiti) alle imprese che innovano realizzando risultati che siano misurabili sulla base di alcuni indicatori significativi da definire d'intesa con lo stesso sistema delle imprese; creazione di un centro strategico per l'innovazione da collocare accanto al Primo ministro e che sia il motore di una strategia per l'innovazione. Se, come riteniamo, si tratta di misure fondamentali per la competitivita’ e prioritarie rispetto a investimenti come il Ponte di Messina o a manovre fiscali incapaci di rilanciare i consumi e di sostenere la produzione, e’ possibile destinare le risorse necessarie semplicemente attraverso una diversa visione delle priorita’ fondata su una politica economica profondamente diversa da quella del Centro-destra: da cui ancora si attende di conoscere il famoso collegato sulla competitivita’ (per il quale e’ lecito presumere che, dopo l'accordo sulla riduzione delle tasse, di soldi ne saranno rimasti molto pochi) e la cui Legge finanziaria ha gia’ tagliato drasticamente infrastrutture, fondo per l'innovazione nelle imprese, spesa degli enti locali, salvando solo gli incentivi all'acquisto dei decoder per il digitale terrestre. Queste sono le idee che la Margherita intende portare nell'agenda del futuro Governo di Centro- sinistra e che vuole confrontare e discutere prima di tutto con il mondo delle imprese. A partire dal 3 marzo prossimo con una giornata che la Margherita dedichera’ ai temi dell'innovazione per mettere a punto innanzi tutto idee e proposte per i programmi per le elezioni regionali poiche’ le Regioni, in termini di risorse e di poteri, sono ormai attori fondamentali delle politiche per l’innovazione. * Responsabile Innovazione e sviluppo, La Margherita __________________________________________________________________ Corriere della Sera 27 Nov. ’04 "IL FATTURATO DELL'ATENEO E’ COME QUELLO DI UNA GRANDE AZIENDA" "In complesso, questa universita’ attiva 1.640 milioni di euro, cioe’ l'1,33 per cento del Pil del Lazio". Il calcolo - contenuto nella riflessione "La Sapienza, risorsa economica della citta’ e della regione", presentata ieri nella facolta’ di Lettere da "Minerva 2004", il gruppo che sostiene il candidato Renato Guarini - va ben oltre la cifra indicata in bilancio (970 milioni). E’ cosi’ composto: 423 milioni di "spese correnti per il funzionamento e consumi finali del personale universitario", 342 di "impulso trasmesso" e 875 di "indotti", "consumi degli studenti fuori sede". Di fatto, l'ateneo e’ "una delle principali aziende del Lazio". La corsa alla successione di D'Ascenzo, e’ affare importante. Lo dimostrano alcuni dati: ogni anno si immatricolano a "La Sapienza" ventiduemila studenti; la sua popolazione studentesca e’ di oltre 130 mila ragazzi, la piu’ alta d'Italia. Di questi, trentaquattromila sono "fuorisede". L'indice di attrazione della Sapienza e’ uno dei piu’ elevati a livello nazionale: 35 studenti ogni 100 provengono da altre regioni. Per il 2003 le spese sostenute da uno studente fuori sede sono state stimate in 13.800 euro, circa il 18 per cento in meno rispetto a un giovane lavoratore single residente nel Lazio. "Tuttavia per lo studente le spese di abitazione rappresentano il 50 per cento del totale, a fronte di un 27 per cento per il giovane single. E’ chiaro - dice Guarini - che il decongestionamento negli atenei federati e’ un passaggio chiave anche per affrontare l'emergenza-alloggi e per consentire all'universita’ di mantenere il suo elevato indice di attrattivita’ verso gli studenti non romani". Nell'ultimo periodo si sono laureati nel primo ateneo della Capitale circa 15 mila studenti ogni anno: rappresentano il 75 per cento di tutti i laureati degli atenei romani. "Di questi giovani, moltissimi sono destinati a trovare lavoro entro breve tempo nell'ambito dell'area metropolitana. I loro sbocchi lavorativi non sono solamente nella Pubblica Amministrazione o negli studi professionali. Le imprese con sede nella provincia di Roma hanno dichiarato la propria intenzione di assumere nel corso del prossimo anno oltre 9.000 laureati, il 20 per cento di tutte le assunzioni previste nella provincia, il doppio rispetto alla media nazionale".La Sapienza ha attivato 170 corsi di laurea, 31 in sedi fuori Roma. Il rapporto studenti-docenti, che rappresenta un primo e parziale indicatore della qualita’ dell'offerta didattica, "e’ ancora favorevole alla Sapienza con un valore pari, nell'anno accademico 2001-2002, a 161 studenti in corso ogni 10 docenti". Rispetto ad una media nazionale di 200 studenti ogni 10 docenti. "La Sapienza e’ invece in ritardo per quanto riguarda la durata media degli studi. Secondo gli ultimi dati disponibili, solamente il 14,5 per cento dei laureati raggiunge il traguardo entro un anno dal termine della durata legale del corso di studi. E’ quindi chiara la necessita’ di istituire nuovi servizi per gli studenti, come il tutoraggio, e di potenziare il progetto di accoglienza". Propositi, progetti. Al nuovo rettore il compito di trasformarli in realta’. _________________________________________________________ Il Sole24Ore 1 Dic. 04 ALL'ESAME I PROGETTI DI LEGGE PER RILANCIARE IL SISTEMA DELLA RICERCA all'esame della giunta regionale il disegno di legge per la creazione di un sistema regionale per la ricerca, messo a punto dal comitato interistituzionale per la ricerca in Piemonte. L'obiettivo e’ contribuire al progresso e alla diffusione della ricerca nel campo scientifico, tecnologico, umanistico, economico e giuridico e favorire, quindi, lo sviluppo della competitivita’ del sistema produttivo piemontese. «Si tratta - dichiara l'assessore regionale alla ricerca, Giampiero Leo - di un disegno di legge, elaborato con il contributo di tutti gli interlocutori regionali della ricerca, che rivela una grande attenzioni sugli effetti positivi per il territorio delle attivita’ di ricerca, considerate motore di progresso. L'impegno e’ di approvare la legge entro la fine della legislatura». L'elemento di unicita’ e’ caratterizzato dalla volonta’ di creare un sistema regionale della ricerca. a cui concorreranno i tre atenei, parchi scientifici e tecnologici, imprese. distretti industriali, fondazioni, enti locali e le associazioni di categoria. I soggetti coinvolti opereranno sulla base di un piano triennale per la ricerca, coordinato da un Comitato per la Ricerca e l'Innovazione, Il disegno di legge prevede l'istituzione di un fondo unico per la ricerca dal quale attingere le risorse, « superando - afferma Franco Amato. direttore regionale dell'area programmazione e coordinatore dei comitato interistituzionale per la ricerca - i limiti tuttora esistenti di prevedere le risorse disponibili per la ricerca nelle varie aree di competenza in diversi capitoli di bilancio». L'obiettivo e’ favorire l'investimento in ricerca e sviluppo. che attualmente e’ insufficiente: rispetto al Pil la spesa complessiva per ricerca e sviluppo in Piemonte, che dovrebbe essere pari al 3 per cento. La spesa regionale in R&S rappresenta quest'anno l'l,76% del Pil risulta pari al 1,76 per cento, contro l'l,11% nazionale. II mondo della ricerca e’ fiducioso sul recepimento in tempi brevi del disegno di legge: «Ci aspettiamo - dice rettore dell'Universita’ di Torino, Ezio Pelizzetti - l'approvazione della Legge Regionale per la Ricerca, che rappresenta attualmente lo strumento fondamentale per intensificare la collaborazione tra il Sistema universitario e la sua Regione». L'impegno e’ dare nuova linfa alle attivita’ di sviluppo. «E’ necessario - continua Peiizzetti - progettare nuove forme d'intervento per far crescere centri dedicati nei settori che offrono le maggiori potenzialita’ di innovazione per la nostra Regione. Nei nostri Dipartimenti stiamo facendo crescere ricercatori di qualita’, che potranno essere assorbiti solo in piccola parte dalle strutture universitarie: la loro occupazione nelle imprese e nei servizi e’ lo sbocco piu’ naturale" ma noi vogliamo sperare che ci siano anche altre opportunita’, in nuove Strutture di Ricerca pubbliche e private». Il disegno di legge riconosce, quindi, 11 ruolo del settore Ricerca per lo sviluppo socio-economico del territorio subalpino. «Gli atenei piemontesi - sostiene Silvio Aime, responsabile dell'Agenzia per la Ricerca dell'Universita’ di Torino - saranno gli interlocutori principali per la realizzazione degli obiettivi di questo disegno. Con la sua applicazione si otterra’ un rafforzamento dei legami tra Universita’ e Regione. che favorira’ un sempre maggiore radicamento del mondo accademico nel suo territorio di riferimento. Un percorso che fara’ crescere il ruolo dell’Universita’ come partner centrale del governo locale per contribuire al processo di crescita della nostra Comunita’»_ Silvia Secinaro _________________________________________________________ Il Sole24Ore 3 Dic. 04 FARMACI, MANOVRA DA 697 MILIONI € Proposta di detassare gli investimenti in ricerca ROMA Via libera ufficiale alla manovra sul farmaci da 697 milioni tra sconti sui listini e tagli dei prezzi dei prodotti che hanno venduto troppo. Disco verde alle liste di trasparenza dei prezzi dea farmaci di classe C (pagati di tasca propria dagli italiani) e dei generici per aiutare a cittadini a scegliere le pillole meno costose. E due promesse alle industrie: la proposta di detassare gli investimenti in R&S e il rifinanziamento (50 miliardi del premium price per i farmaci innovativi, che potrebbe arrivare can un emendamento alla Finanziaria 2005 o col Ddl sul rilancio della competitivita’. Per la farmaceutica gli esami non finiscono mai. Sono arrivate ieri dall'Aifa (Agenzia del farmaco) e dal ministro della Salute, Girolamo Sirchia, le decisioni gia’ prese o in arrivo. Soprattutto il varo del nuovo «Prontuario» dei farmaci di classe «A» (gratuiti), che sara’ pubblicato sulla «Gazzetta» il 15 dicembre per entrare in vigore dal 1 gennaio 2005. Industrie: investimenti con sconto. E’ stato il ministro Sirchia, ad annunciare l'intenzione del Governo di mettere in cantiere la detassazione degli investimenti in R&S delle industrie e di rinnovare il t3nanziamento del premi mn pr-ice per le specialita’ innovative. La proposta e’ stata illustrata al premier, Silvio Berlusconi, e nelle prossime ore sara’ esaminata dal ministero dell'Economia «La volonta’ politica c'e’», ha detto Sirchia Ora pero’ «bisogna vedere se c'e’ la necessaria compatibilita’ economica». Nuovo Prontuario. Le previsioni 2004 indicano uno sfondamento del tetti) per la farmaceutica da 1,277 miliardi. Il 60% del ripiano a carico delle industrie sara’ recuperato con due misure la proroga dello sconto del 4,12% gia’ in vigore su tutti i farmaci di classe «A» (479 milioni in un anno) e la riduzione di prezzo fino a un massimo del 10% (per un totale di 218 milioni) su quei prodotti che hanno incrementato le vendite oltre l’8,6 per cento. Quest'ultima misura - che esclude a prodotti che castano fimo a 5 euro - riguarda 289 confezioni 4.458 in «Prontuario», 22 categorie terapeutiche su 44 e 53 principi attivi su 723 Non ci sara’ alcuna esclusione dalla rimborsabilita’», hanno puntualizzato il presidente e il direttore generale dell"Aifa. Antonella Cinque e Nello Marmi. I dati di spesa degli ultimi mesi, intanto indicano una decisa frenata dopo gli aumenti dea primi mesi 2004. A settembre la spesa e’ cresciuta del 2.?°l0, a ottobre si stima un calo della 0,7 per cento Resta l’eclatante aumento delle ricette (+7,3% in nove mesi) che, da solo, ha contribuito per al 70% dell'aumento di spesa. E resta il fatto che sole 4 regioni hanno contribuito al 99,3% del rosso: Lazio (33,99%), Sicilia (29,5%), Campania (18.9%) e Puglia (11,1%) Liste di trasparenza. Dovra’ essere una massiccia campagna informativa, che l'Aifa condurra’ con Federfarma (farmacista) e Movimento dei consumatori, a far decollare l'operazione liste di trasparenza». Obiettivo mettere in vetrina le differenze anche abissali di prezza esistenti tra farmaci assolutamente analoghi con obbligo di ricetta, di classe C e generici. e dunque orientare a cittadini. Che al ruolo dei medici sia a sua volta strategico, e’ evidente. Ma tutto da verificare ROBERTO TURNO __________________________________________________________________ L’Unione Sarda 3 dic. ’04 LA FIGURA DI ARESU E PERETTI Le figure di Mario Aresu e Giuseppe Peretti, medici, scienziati, insegnanti e presidi della facolta’ di Medicina, rettori dell'Universita’, sono state ricordate ieri in un convegno che si e’ svolto nell'Auditorium della Clinica Aresu. Il rettore Pasquale Mistretta ha aperto la manifestazione alla presenza di un pubblico delle grandi occasioni che ha occupato ogni posto disponibile. Erano presenti tra gli altri Giorgio Aresu nipote dello scienziato, mentre Giovanni Peretti figlio di Giuseppe, all'estero per lavoro, ha inviato una lettera per ringraziare. Diverse le autorita’ e i docenti presenti tra i quali il prefetto Efisio Orru’, il sindaco Emilio Floris, i professori Licinio Contu, Franco Pitzus e Sergio del Giacco. Non hanno mancato all'appuntamento anche ex allevi e colleghi dei due scienziati e numerosi professori universitari e presidi di facolta’. Mario Aresu e’ stato ricordato dal professor Ugo Carcassi che ne ha tracciato il carattere, descrivendolo come uomo tenace e inflessibile, con una preparazione e cultura al di sopra della norma e con una forza d'animo invidiabile. Il dottor Aresu fu il promotore nel 1934 della costruzione della clinica che porta il suo nome ubicata all'interno della "Fosso di San Guglielmo" che gli procuro’ inimicizie e invidie. Con la sua ostinazione riusci’ a superare tutti gli ostacoli e nel 1953 la nuova Clinica Medica divento’ una realta’ dotando Cagliari di una struttura per quei tempi di assoluto prestigio. Giuseppe Peretti e’ stato ricordato dal suo ex allievo che e’ stato anche rettore dell'universita’ cagliaritana Duilio Casula. Peretti fu un insegnante di primo livello della facolta’ di medicina: famose le sue lezioni che registravano sempre il pienone per la sua straordinaria preparazione e le doti di comunicabilita’ riconosciuta anche in sede nazionale. Le sue capacita’ mediche unite alla sua passione gli consentivano a volte solo con una visita di fare delle diagnosi di casi difficili che poi risultavano esatte. Mario Aresu e Giuseppe Peretti furono insegnanti e presidi della facolta’ di medicina, poi rettori e consiglieri comunali (Peretti anche sindaco di Cagliari per sei mesi). Sergio Atzeni __________________________________________________________________ La nuova Sardegna 3 dic. ’04 LA CLINICA ARESU, IL CUORE DELL’UNIVERSITA’ Alla facolta’ di Lingue e Scienze politiche ricordo del fondatore e di Giuseppe Peretti CAGLIARI. La clinica medica e’ gia’ stata trasferita al policlinico di Monserrato e negli edifici dell’ormai ex clinica Aresu si insedieranno definitivamente le facolta’ di Lingue con i laboratori e Scienze Politiche. Ma, ieri, durante l’incontro dibattito promosso dal rettore sul fondatore della Clinica, Mario Aresu, e su un altro suo grande direttore, Giuseppe Peretti, e’ emerso con chiarezza che, per Cagliari, non e’ un avvicendamento edilizio qualunque ma di un pezzo di storia che finisce, per ricominciare. Intanto: e’ ufficiale che la clinica medica resta ancorata all’universita’ e non ci sara’ spazio per le speculazioni di cui, un anno fa, si era cominciato a parlare (cliniche private per lungodegenti e strutture simili). L’occasione per parlare della destinazione sicura del fosso San Guglielmo gia’ ospedale dei frati guglielmiti nel 1245 (raccontava ieri Ugo Carcassi, direttore per dieci anni della ‘Aresu’) e’ stato l’incontro nell’auditorium dove i diversi direttori della clinica, che poi sono stati anche presidi di Medicina, hanno ricordato la figura del fondatore Mario Aresu e di Giuseppe Peretti passato alla storia dell’universita’, oltre che per i meriti scientifici davvero notevoli, anche per aver voluto e fatto costruire (un giovane ingegner Mistretta ne traccio’ le fondamenta) la Casa dello Studente e poi la cittadella dei musei e un complesso di opere che hanno allargato l’ateneo cagliaritano. Nell’aprire l’incontro in un’aula gremita di pubblico, Mistretta ha portato il saluto di Giovanni Peretti, ortopedico impegnato in un congresso al Cairo, figlio di Giuseppe, che ci ha tenuto a onorare la memoria di Aresu ricordandolo come medico bravo: nel 1937 suo padre Giuseppe era stato colto da una setticemia molto grave, non c’erano gli antibiotici e Aresu tiro’ fuori l’amico dal letto di morte sicura con i sulfamidici. Mistretta: "Questi locali manterranno il nome di Clinica Aresu anche se ospiteranno Lingue e Scienze Politiche". Il perche’ e’ diventato chiaro dopo: la struttura venne fortemente voluta da Aresu proprio li’ per una serie di motivi che erano tutti in contrasto con l’opinione di un altro universitario, Giuseppe Brotzu, anch’egli scienziato di fama, il quale, da igienista, non vedeva di buon occhio una clinica medica relegata in un fosso (lo ricordava Carcassi) e d’altronde il piano urbanistico per la citta’ fatto dall’architetto Cima prevedeva che proprio da li’ dovesse passare il tunnel di collegamento Castello-Stampace. Ma Aresu invece voleva portar fuori dall’ospedale San Giovanni la clinica medica "perche’ - spiegava ieri Carcassi - dopo il regio decreto che riconosceva l’autonomia dell’universita’ dagli ospedali in cui era ospitata, nel 1928 Aresu comincio’ a sosteneva che l’ospedale, il San Giovanni, non era piu’ adatto a rendere operante la sua visione della clinica come disciplina globale e non frammentaria della malattia e del malato". E poi, in caso di guerra, quello sarebbe stato un posto adattissimo per mantenere una struttura di ricovero e cura. Ci vollero 25 anni perche’ Aresu riuscisse a inaugurare l’edificio che porta il suo nome: e nell’occasione pur lieta non mando’ a dire quel che pensava. "Nell’Unione Sarda del 26 maggio 1953 - diceva Mistretta - la clinica medica veniva presentata come una bella attrezzatura, tra le migliori d’Europa edificio. Dalle parole del cronista di allora si capisce che i tempi cambiano ma le situazioni si ripropongono: Aresu infatti spiegava all’inaugurazione che i ritardi furono dovuti quasi ‘per nulla alla recente guerra ma alle ingerenze e alle censure che sono il tributo necessario da pagare quando si vuol fare qualcosa di buono’". Corsi e ricorsi. __________________________________________________________________ Il Mattino 2 dic. ’04 NON FA ESAMI PER 8 ANNI, UNIVERSITARIA REINTEGRATA DAL TAR Napoli. Otto anni consecutivi senza aver mai sostenuto esami: ma se l’Universita’ non comunica allo studente che ha avviato il procedimento per la "decadenza" dagli studi, il provvedimento finale non e’ valido. E’ la sostanza di una sentenza del Tribunale amministrativo regionale, che ha dato ragione a una studentessa della "Federico II" e ha annullato il provvedimento emesso dall’Universita’. A.S., iscritta a Giurisprudenza, e’ stata considerata "decaduta" dallo status di studente con un decreto del Rettore, lo scorso 10 maggio. La nota venne comunicata alla giovane a luglio. L’ultimo esame era stato sostenuto dalla studentessa l’11 dicembre del ’95, ma era stato riferito all’anno accademico ’94-’95, invece che al ’95-’96. Ma non e’ questo il nodo della vicenda. Esiste l’obbligo da parte dell’universita’, scrivono i giudici del Tar nella sentenza, di dare avviso allo studente in caso di decadenza per non aver sostenuto esami per otto anni consecutivi, come gia’ affermato dallo stesso Tar in una precedente sentenza del ’99. La mancata comunicazione di avvio del procedimento da parte dell’Universita’, con la conseguente impossibilita’ da parte della studentessa di far valere le proprie ragioni, e’ stato il punto decisivo a favore della giovane. Cosi’ il ricorso e’ stato accolto e il provvedimento annullato. E l’Universita’ e’ stata condannata al pagamento delle spese processuali, pari a mille euro. f.j. ================================================================== _________________________________________________________ Il Sole24Ore 3 Dic. 04 LA MEDICINA CONQUISTA IL PODIO DEL CONCORSO A FAVORE DELL'INNOVAZIONE SINERGIE UNIVERSITA’-IMPRESA TORINO La seconda edizione del Premio nazionale per l'innovazione riservato ai giovani di 10 universita’ italiane ha premiato in business plan degli atenei di Udine, Pisa e Torino. Il primo premio, del valore di 60mila euro, e’ stato assegnato al progetto Tór, dell'Universita’ di Udine, il secondo (30rmla euro) alla Sant'Anna di Pisa con il progetto Era Endoscopy, mentre il terzo (20mila,euro) e’ andato al Poli-, tecnico di Torino co’n l'idea denominata Ampli-chip. Proprio il Politecnico di Tonno ha ospitato la premiazione finale che ha visto prevalere, tra i 30 progetti in finale, -tre idee di impresa legate al mondo della medicina. Tor, sigla che sta per «tissue and organ replacement», ha messo a punto un sistema per la produzione di tessuti autologhi che derivano da una piccola biopsia di midollo o da un prelievo di sangue del paziente che deve subire, il trapianto. Era Endoscopy ha invece progettato e costruito un innovativo sistema per effettuare esami endoscopici. Il dispositivo, denominato E2 si basa su un meccanismo di locomozione detto "a bruco" che garantisce elevata flessibilita’ e facilita’ di manovra per il medico che lo guida con un ,joystick e, soprattutto, meno fastidi per i pazienti Ampli-chip e’ invece un sistema automatizzato per l'analisi del Dna che opera con campioni biologici ed e’ capace di completare l'esame in circa mezz'ora. I 30 progetti finalisti (provenienti dagli atenei di Bologna, Padova, Udine, Perugia, Napoli Federico II, Trieste, Torino, Politecnico di Milano, Politecnico di Tarino e Sant'Anna di Pisa) spaziavano dall’information technology all'aerospaziale, dalla logistica alla robotica. Ma la palma e’ andata solo :alla medicina. In giuria c'erano, tra gli altri, Anna Maria Artom, vicepresidente di Confindustria e presidente del gruppo giovani imprenditori, Elsenno Piol, presidente di Pino Venture, Anna Gervasoni, direttore generale di Aifi (Associazione italiana del private equity e venture capital), Andrea Pininfarina, amministratore delegato di Pininfarina, Bruno Iaccarino e Andrea Granelli consulenti, rispettivamente, di San Paolo Imi e Telecom Italia, 1 giurati hanno assegnato anche un quarto premio del valore di 25rnila euro: il Scrcral innovation award (sponsorizzato da, Innosense Partnership e destinato all'idea imprenditoriale che ha dimostrato di avere maggiore rilevanza sociale). Lo ha vinto il progetto del Politecnico di Milano denominato Aida, sigla-che sta per «ausili ed informatica per disabili e anziani», con il software denominato Facemouse che permette ai disabili motori di comandare un dispositivo di input senza dover utilizzare le mani o la voce. L'universita’ di Udine, oltre ad aver presentato il progetto che ha vinto il primo premio, si e’ anche aggiudicata la coppa messa- in palio dai Giovani imprenditori di Confindustria, il cui presidente Artoni ha voluto sottolineare il ruolo strategico del Premio nazionale per l'innovazione. «Oggi, impresa e universita’ non possono , fare a meno l'una dell'altra - ha dichiarato - Insieme sono il motore dell'innovazione, ;le chiavi del successo di un Paese e di un territorio. Mettere insieme universita’ e impresa vuoi di ricostruire capitale umano cosi’ prezioso da divenire la risorsa principale di un'azienda, irrobustire la capacita’ di ricerca e innovazione delle nostre piccolissime e piccole imprese, favorire la nascita di nuove imprese ad alta vocazione tecnologica». Vincenzo Pozzolo, presidente del Premio nazionale per l'innovazione e di 13p, l'incubatore del Politecnico di Torino, in pratica il padrone di casa, ha affermato: «Se e’ vero che, come ha detto recentemente il presidente Ciampi, l'innovazione e’ il nuovo Rinascimento italiano, la nostra iniziativa, nelle sue pur limitate proporzioni, e’ una chiara conferma delle enormi potenzialita’ che, il mondo accademica puo’ mettere a disposizione delle imprese per un rilancio dell'economia, per rendere il Paese sempre piu’ competitivo sui mercati mondiali», A margine della premiazione, le giornate conclusive della seconda edizione del premio si sono dimostrate una preziosa occasione di incontro che ha visto i rappresentati di tutti i progetti finalisti entrare in contatto con potenziali investitori . Un evento senza precedenti per il nostro Paese, che sintetizza il vero scopo del Premio nazionale per l'innovazione: avvicinare le idee che nascono nelle universita’ con il mondo delle imprese. EMIL ABIRASCID __________________________________________________________________ La Stampa 2 dic. ’04 DIECI LE UNIVERSITA’ IN GARA: VINCE UDINE, SECONDA PISA LA «COPPA DEI CAMPIONI» DELLA CREATIVITA’ IMPRENDITORIALE ORGANIZZATA AL POLITECNICO Torino sul podio dell’innovazione Prima Udine, seconda Pisa, terzo il Politecnico di Torino. E’ la classifica della «coppa campioni» della creativita’ imprenditoriale e dell’innovazione tecnologica: ieri al Politecnico, dopo un simposio con il ministro Lucio Stanca e il presidente della Regione Enzo Ghigo, e’ stato assegnato il Premio nazionale per l’innovazione in una cerimonia cui ha partecipato Piero Angela. La giuria ha scelto i vincitori fra 30 progetti di nuove imprese hi-tech presentati da docenti e studenti di 10 universita’, frutto di una selezione durissima: ogni ateneo ha infatti portato alla finale solo tre «campioni» locali. Dal palco, il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Anna Maria Artoni ha chiesto una riforma del diritto fallimentare «che consenta di ricominciare a chi sbaglia» e ha condannato la Finanziaria 2005 «che non servira’ a rilanciare il sistema-Italia: se si stimolano i consumi senza rilanciare gli investimenti delle imprese faremo un regalo alle aziende straniere che esportano da noi». Di diversa opinione il ministro per l’Innovazione Stanca, che ha ricordato come la legge preveda «un fondo di garanzia di 160 milioni per favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese per innovazioni di processo e di prodotto. Il fondo consentira’ di attivare investimenti per 3,2 miliardi per 16 mila imprese. Altri 100 milioni sono previsti per la nascita di aziende hi tech nel Sud». Tra i finalisti, i gruppi torinesi erano sei: tre del «Poli» e tre dell’Universita’. Brivido e delusione per il team di «MicroHawk» del Politecnico che ha inventato micro-aerei capaci di sorvegliare il territorio. Sono stati chiamati per sbaglio a ricevere il terzo premio dalle mani dell’amministratore delegato del Centro Ricerche Fiat Gian Carlo Michellone (che, pur incolpevole dell’errore, ha promesso al gruppo un premio dalla Fiat). Delusione anche per i chimici Marco Nicola e Admir Masic che hanno presentato «Adamantio»: «applichiamo al restauro dei beni culturali la risonanza magnetica e un macchinario che riconosce le proteine: la nostra idea lo riutilizza per riconoscere i falsi nell’arte». Sconfitti anche i finalisti di «Papiro» (inventori di un metodo per l’asciugatura della carta inchiostrata), di «Elettrotag» (per sostituire il codice a barre con un chip), e di «Driade»: Francesca Giubergia, Stanislao Cofano e Mattia Pariani vorrebbero creare un’azienda che estragga l’olio dalle nocciole piemontesi. «Oggi esiste solo un piccolo produttore che lo vende a 50 euro il litro. Con una macchina che presto brevetteremo si puo’ scendere a 20». In mattinata aveva visitato gli stand degli scienziati-inventori il presidente della Regione Enzo Ghigo: «Per i giovani - ha detto - la sfida dell'innovazione deve passare, oltre che attraverso l'universita’ e la ricerca, anche per la cultura di impresa. Vedere i progetti in concorso mi ha fatto tornare ottimista sul nostro futuro industriale; ma per rendere concrete le idee di questi giovani occorre spingerli a rischiare, intensificando le politiche per la creazione di nuove imprese». Se il vicepresidente di Confindustria Francesco Bellotti ha chiesto «Strumenti di finanza innovativa che aiutino le imprese a nascere e a crescere» Vincenzo Pozzolo, presidente del Premio (sostenuto da Regione, Fiat, Compagnia di SanPaolo), ha ricordato che «Nell’innovazione puo’ nascere un nuovo rinascimento italiano: la nostra iniziativa conferma il grande ruolo delle universita’ per la crescita tecnologica del paese». Il premio speciale «Innosense» (25 mila euro per il progetto a piu’ alto contenuto sociale) e’ andato a un team del Politecnico di Milano che ha sviluppato un sistema di controllo del mouse tramite videocamera che capta ogni movimento di qualsiasi parte del corpo. La coppa Giovani imprenditori per il miglior ateneo e’ stata consegnata da Anna Maria Artoni all’universita’ di Udine, che la conservera’ per un anno. _________________________________________________________ Il Sole24Ore 3 Dic. 04 ALLO STUDIO NUOVE ARMI PER BLOCCARE LE METASTASI Gli italiani / Due team tra gli otto finalisti Il cancro e’ una malattia insidiosa. L'ostacolo maggiore alla riuscita del trattamento chirurgico e’ la capacita’ delle cellule tumorali di migrare dalla sede primaria e disseminare la malattia nell'organismo. Scovare il punto debole delle metastasi e bloccarle all’origine e’ l'obiettivo del gruppo di ricerca guidato da Francesco Blasi. biologo molecolare dell'Universita’ Vita-Salute San Raffaele di Milano, uno degli otto,gruppi finalisti del Premio Cartesio In collaborazione con Keld Dano dell'Universita’ di Copenhagen, Blasi ha focalizzato l'attenzione sul ruolo della plasmina, un enzima capace di demolire la matrice proteica che lega le cellule di un tessuto ln caso di tumore, la plasmina libera le cellule mestastatiche e consente loro di migrare altrove. f3lasi e I)ano hanno identificato una proteina della membrana cellulare che promuove la sintesi della plasmina. I ricercatori hanno avviato collaborazioni con l'industria farmaceutica per mettere a punto strumenti diagnostici che predicono l'insorgenza di metastasi e l'eventualita’ di recidive, in base alla concentrazione dl questa proteina nel sangue. Non si esclude la possibilita’ di sviluppare 'farmaci per bloccare la migrazione delle cellule metastatiche. M.C.A/. __________________________________________________________________ L’Unione Sarda 27 Nov. ’04 MEDICINA. UN DOCENTE CONTRO IL PRESIDE: DEVE DIMETTERSI Guerra degli esami in Medicina "Preside, si dimetta". Il messaggio, senza mezzi termini, e’ del docente di Anatomia patologica, Giuseppe Santa Cruz, collega del preside di Medicina, Gavino Faa. La materia del contendere e’ legata alla battaglia sugli esami prima annullati e poi sbloccati, che ha coinvolto gli studenti della facolta’. Pacata la risposta dell'interessato: "Non cado in provocazioni, invito semplicemente il professore Santa Cruz a lavorare con l'unico obiettivo che dobbiamo avere, cioe’ l'interesse degli studenti. Il nostro compito ? conclude il preside Faa ? e’ solo quello di dare un insegnamento il piu’ possibile aggiornato e formativo per il bene degli iscritti all'Universita’. Non penso che queste polemiche servano a chi frequenta l'Ateneo". Diversi i capi di accusa elencati da Santa Cruz. "Sinceramente - spiega il docente - sono stufo di una situazione che va avanti da oltre tre anni. Anche questa volta abbiamo assistito al siparietto degli esami non convalidati perche’ sostenuti con un professore di diverso canale". Per capirci meglio, uno studente iscritto come "dispari", secondo una delibera della facolta’ di Medicina, dovrebbe seguire le lezioni e sostenere l'esame con il professore dello stesso "canale". La decisione del Consiglio di facolta’ ha creato diversi problemi e le proteste degli studenti. "La mia richiesta di dimissioni del preside ? chiarisce Santa Cruz ? hanno semplici motivazioni. In primo luogo c'e’ una sovrapposizione dei due ruoli, preside e docente di Anatomia, che ha creato anche questa volta il caos tra gli studenti. L'anno scorso si era gia’ vissuto questo clima di tensione, con l'intervento dei carabinieri, in una giornata in cui circa trecento studenti dovevano sostenere l'esame". Da questo racconto scatta il secondo capo d'accusa: "C'e’ una grave disparita’ nei mezzi e negli strumenti messi a disposizione del preside-docente e del mio corso ? aggiunge Santa Cruz ?, Faa puo’ contare su altri sette professori per volgere esercitazioni, lezioni approfondite, inoltre ha la collaborazione di ben 18 persone non docenti, oltre a laboratori e biblioteche. Cosa ho a disposizione io? Un ricercatore e una figura non docente". Matteo Vercelli ___________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 2 dic. ’04 BIOPSIE IN TRASFERTA PER IL POLICLINICO Il servizio di anatomia patologica del policlinico non esiste, ma ha un direttore. Da anni il professore Giuseppe Santa Cruz e’ a capo di un servizio fantasma. L'assenza del servizio di anatomia patologica nel policlinico comporta dei problemi concreti peri pazienti. A causa di questa carenza, le biopsie e i prelievi di organi vengono esaminati in altri ospedali. In pratica, quando un paziente e’ gia’ sotto i ferri, per verificare le condizioni, l' equipe deve aspettare che il prelievo venga esaminato in un ospedale dall'altra parte della citta’. Con una superflua perdita di tempo, soldi e energie. Il docente attribuisce al preside della facolta’ le responsabilita’ principali per l'assenza del servizio e, per ribadire la sua richiesta di dimissioni del preside sceglie di togliersi dei macigni dalla scarpa. «Il preside, Gavino Faa, ha impedito in ogni modo l'apertura del servizio assistenziale nel Policlinico - accusa Santa Cruz - e’ uno dei tanti modi che "il giovane preside acchiappa tutto" ha utilizzato per estromettermi completamente». Dopo le dure accuse rivolte nei giorni scorsi da Santa Cruz al preside, Faa aveva cercato di smorzare la polemica. Secondo il preside la querelle si era chiusa con la convalidazione degli esami contestati. Ma Santa Cruz non molla, e rilancia. «Anche i vertici del policlinico hanno responsabilita’ sulla mancata attivazione del servizio - aggiunge - e’ stata aperta almeno un'inchiesta: il mio personale e’ stato interrogato due volte dalla Procura in merito a questa vicenda». II docente, che anche in questi giorni sta esaminando gli studenti del canale di Faa, afferma: «Ricevo anche un'indennita’ come direttore del servizio, ho chiesto di non essere piu’ pagato ma continuano a farlo». Marcello Zasso __________________________________________________________________ L’Unione Sarda 2 Dic. ’04 POLICLINICO: NIENTE SOLDI PER CAMICI E ZOCCOLI Cercasi zoccoli e camici per il personale del Policlinico universitario: «L'Azienda non ha soldi per acquistare zoccoli e camici. Il nostro personale e’ costretto ad acquistare a proprie spese sia i camici sia gli zoccoli per poter lavorare». E’ l'appello lanciato da Tomaso Demontis, segretario dell'ateneo, che sottolinea: «Tutto questo nonostante la spesa, per il 2003, di 4 milioni di euro per consulenze e contratti. Abbiamo chiesto una soluzione del problema da piu’ di dieci anni ma purtroppo non abbiamo mai avuto risposta». Nel comunicato firmato da Tomaso Demontis si legge che «evidentemente le priorita’ e gli obiettivi del vertice aziendale sono altre e le centinaia di persone che lavorano quotidianamente nel policlinico universitario devono svolgere la loro delicata attivita’ assistenziale e di didattica e ricerca con zoccoli rotti e camici deteriorati. Non chiediamo tanto ma vorremmo almeno una risposta. Il personale non puo’ continuare a lavorare in questa situazione di disagio: e’ un impegno delicato che richiede un abbigliamento adeguato. Il personale del policlinico e’ in costante contatto con migliaia di persone: non possono presentarsi con i camici rotti e senza zoccoli». __________________________________________________________________ Corriere della Sera 28 Nov. ’04 «VIA I TETTI DI SPESA NEGLI OSPEDALI LOMBARDI PER LA CURA DEI TUMORI» L' assessore: «Stanziati per la prevenzione 24 milioni di euro in tre anni» La Regione: piu’ risorse contro il cancro Cremonese Antonella Dal 2005, via il «tetto» di spesa per le cure del cancro. L' ha annunciato ieri mattina l' assessore regionale alla Sanita’, Carlo Borsani, anche a nome di Formigoni: «Agli ospedali verranno date, per le patologie tumorali, tutte le risorse necessarie, senza limitazioni. E partiamo per una grande battaglia contro il cancro: abbiamo stanziato per la prevenzione 24 milioni di euro in tre anni». Borsani ha fatto l' importante annuncio intervenendo all' apertura del VI Simposio internazionale di chirurgia conservativa del tumore del retto, che si svolge fino al 30 all' hotel Marriott. Organizzato dall' Areco e presieduto da Ermanno Leo dell' Istituto dei Tumori, il congresso vede la partecipazione di oltre mille chirurghi di 40 paesi. Relatori, i massimi esperti mondiali, tra cui Robert Fray, presidente dei 4mila chirurghi Usa del colon retto, Yoshiro Morya, direttore dell' Istituto del Cancro di Tokyo, Bruce Minsky del Memorial Sloan Kettering di New York, Bill Heald dell' Universita’ di Londra. Ha detto in apertura il prefetto Bruno Ferrante, presidente del Comitato d' Onore del Simposio: «Milano, nota nel mondo per la musica e l' economia, deve raccogliere energie per la ricerca scientifica al servizio del malato». Ermanno Leo, che in aprile ha ricevuto la medaglia d' oro del Presidente della Repubblica per i risultati eccellenti raggiunti nella chirurgia conservativa del tumore del retto, pochi giorni fa e’ stato chiamato dal ministro Sirchia a presiedere il gruppo di lavoro sullo screening di questo tumore. E ha lanciato l' idea di una campagna preventiva di massa, tramite la colonscopia («Organizziamola in day hospital, e con sedazione») che permette d' individuare il tumore quando non e’ ancora maligno, e guarirlo perfettamente. L' inaugurazione si e’ conclusa con il concerto della fanfara del 3° battaglione dei Carabinieri, diretta dal colonnello Matteo D' Agostino. Dal «Va' pensiero» di Verdi all' «Inno alla gioia» di Beethoven, quasi un anticipo della serata alla Scala. Antonella Cremonese __________________________________________________________________ Avvenire 2 Dic. ’04 PRIMA PIETRA AL CAMPUS BIOMEDICO DELL’OPUS DEI UNIVERSITA’ E SALUTE PARTONO I LAVORI DI COSTRUZIONE DELL’ATENEO BIOMEDICO PROMOSSO DALL’OPUS DEI alle porte di Roma. Sirchia: importante l’umanizzazione del rapporto tra medico e paziente Da Roma Danilo Paolini La prima pietra e’ un cubo dall'aspetto solido, cavo all'interno per poter contenere le medaglie commemorative coniate dalla Presidenza del Consiglio, dal Vaticano, dall'Opus Dei, dal Comune di Roma e dalla Regione Lazio, insieme con la pergamena siglata ieri, nel corso della cerimonia inaugurale. Intorno a quel cubo sorgera’ entro i primi mesi del 2007 la sede definitiva dell'Universita’ Campus Bio-Medico: la zona e’ quella di Trigoria, 60 ettari di terreno nei pressi del gia’ funzionante Centro geriatrico polifunzionale donato da Alberto Sordi. Anche una parte di questi 60 ettari e’ stata donata dal compianto attore romano all'Opus Dei, che a lavori ultimati trasferira’ qui quasi tutte le attivita’ ora ospitate nel complesso di via Longoni, al Prenestino. Li’ rimarra’ il polo oncologico e il poliambulatorio convenzionato, per le necessita’ dei tanti romani che vivono nella zona est della citta’. A Trigoria sta sorgendo (il cantiere e’ gia’ pienamente operativo, al di la’ della pietra simbolica posta ieri) una struttura d'eccellenza: un policlinico di 160mila metri cubi con 400 posti letto, 18 sale operatorie e 70 ambulatori. Successivamente saranno realizzati il polo della ricerca con 4.500 metri quadri di laboratori e 24 dipartimenti di ricerca, la sede didattica con 30 aule e laboratori per le esercitazioni, il pronto soccorso, le residenze per gli studenti, quelle per i pazienti ambulatoriali e per le famiglie dei ricoverati, la biblioteca, il centro convegni, i campi sportivi. Nella nuova sede gli studenti arriveranno dagli attuali 900 a quota 2mila e aumentera’ anche il numero dei docenti, in modo da conservare la proporzione di un professore ogni 5 allievi. Gia’ ora il Campus - con le due facolta’ di Medicina e Chirurgia e Ingegneria bio-medica - e’ l'ateneo italiano con la piu’ alta percentuale di studenti in corso (95%). A benedire la prima pietra e’ stato il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, che ha sottolineato come l'evento coinvolga anche «la societa’ civile» e ha augurato al nuovo policlinico «di vivere a lungo e fiorire con l'impegno a favore della salute». Il prelato dell'Opus Dei, monsignor Javier Echevarria, ha ricordato da parte sua che il fondatore San Josemaria Escriva’ «spiegava sempre che l'Opus Dei nacque negli ospedali di Madrid. Da lui abbiamo imparato ad amare particolarmente le ultime pietre - ha aggiunto - perche’ cominciare e’ importante, ma portare a termine e’ decisivo». Secondo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta la nuova struttura del Campus «rappresenta una svolta nel mondo dell'universita’ e della sanita’, perche’ gli studenti vi trovano un luogo di formazione non solo professionale ma anche morale e umana, mentre i pazienti sono sempre curati come persone nella loro umanita’, fatta di corpo e di spirito». Non a caso il motto del Campus e’ «la Scienza per l'Uomo». Un aspetto - quello dell'umanizzazione «del rapporto tra medico e paziente» - rimarcato anche dal ministro della Sanita’, Girolamo Sirchia. Il sostegno delle amministrazioni locali al progetto e’ stato assicurato dal vicesindaco di Roma Mariapia Garavaglia e dal presidente della Regione Lazio Francesco Storace. _________________________________________________________ Il Sole24Ore 1 Dic. 04 BAMBINI E FARMACI, TUTTO DA RIFARE PEDIATRIA Troppe e spesso inutili le prescrizioni ai piu’ piccoli - I medicinali quasi sempre testati solo sugli adulti L'abuso principale riguarda antibiotici, antiasmatici e cortisonici - Antipsicotici per trentaquattro minori su l0mila ROMA Ogni anno un bambino italiano riceve in media tre ricette e quasi cinque confezioni di farmaci. Troppe medicine, spesso inutili o dannose. L'allarme arriva dal Rapporto Arno-Pediatria 2003, realizzato dal Consorzio interuniversitario Cineca e dall'Istituto Mario Negri e arrivato alla sua terza edizione. " L'indagine, presentata ieri a Roma nel corso di un convegno, si basa su 24 aziende sanitarie di sei Regioni, che alimentano il database Argo-Arno (con altre cinque Asl non partecipanti al Rapporto Pediatria). II sistema ha permesso di monitorare circa un milione di bambini under 14, da Napoli a Belluno, e 1,9 milioni di ricette "firmate" al 72% da 915 pediatri, al 26% da 6.174 medici di medicina generale e al 2% da altri camici bianchi. Obiettivo: valutare quali e quanti medicinali rimborsati dal servizio sanitario nazionale vengono prescritti ogni anno alla popolazione pediatrica. Pioggia di pillole sui bimbi. Nel 2003 il 63% dei bambini monitorati ha ricevuto almeno una ricetta. La percentuale cresce al 76% se si considerano solo i bimbi fino a un anno. Segno che la visita dal dottore si conclude quasi sempre con la prescrizione di un farmaco. In media, ogni piccolo paziente ottiene 3,1 ricette e 4,8 confezioni di farmaci, cui bisogna aggiungere i medicinali di automedicazione comprati dai genitori di tasca propria. «La maggior parte dei farmaci viene prescritta per curare le normali malattie dell'infanzia, molte delle quali non necessiterebbero di immediato trattamento», afferma Maurizio Bonati, direttore del Laboratorio per la salute materno-infantile del Mario Negri. Le classi di farmaci piu’ prescritte sono tre: antibiotici, antiasmatici e corticosteroidi sistemici rappresentano l’87,7% delle confezioni prescritte. Ben il 56,7% dei bambini ha ricevuto almeno un antibatterico, il 24,9% almeno un farmaco del sistema respiratorio. Appena venti principi attivi coprono l'8,1% delle confezioni dispensate. «Cio’ significa - spiega Marisa De Rosa, responsabile del dipartimento Sanita’ del Cineca - che sebbene venti farmaci siano sufficienti per rispondere all'81% dei bisogni terapeutici dei bambini, ne vengono utilizzati 645, per un totale di 2.813 specialita’ farmacologiche». Gli effetti sono anche economici: meta’ della spesa e’ legata a pochi medicinali, «di seconda scelta» (come macrolidi o cefalosporine) o impiegati in maniera non appropriata (come i cortisonici inalatori). Troppi farmaci, pochi studi. In questa babele di prodotti inclusi nel Prontuario, molti sono esclusivi del mercato italiano. E un terzo sono "off-label". La loro efficacia e sicurezza non e’ cioe’ documentata da prove di evidenza attraverso studi clinici sui bambini: in troppi casi si usano medicinali testati solo sugli adulti e per scopi sbagliati. E l’inappropriatezza dilaga. Il Rapporto cita l'esempio dell'aciclovir per uso sistemico, prescritto al 4% dei bimbi di un anno e al 3,6% di quelli in eta’ prescolare, anche se l'incidenza della varicella nei bambini si aggira intorno allo 0,9%.- «Irrazionale» e’ definito anche «il continuo uso» del beclometasone, cortisonico per aerosol e spray, preceduto solo dall'amoxicillina-clavulanico e dall'amoxicillina "pura" nella classifica dei principi attivi piu’ prescritti. Alcuni antiasmatici sembrano usati per contrastare comuni raffreddori. Ed e’ folle il ricorso agli antipsicotici. Bonati attacca: «In Italia 34 minori ogni lOmila risultano in terapia con antidepressivi». «Le prescrizioni nei bambini sono triplicate nel corso degli ultimi quattro anni e per farmaci off-label», aggiunge la De Rosa. Che cosa fare. Gli esperti concordano: occorre piu’ educazione, ma anche uno sforzo della ricerca per condurre sperimentazioni adeguate sui bambini. Indicazioni specifiche stanno per arrivare dalla Ue: il 29 settembre e’ stata presentata all'Europarlamento la proposta di regolamento sui medicinali per uso pediatrico. L'anno scorso il ministero della Salute ha distribuito una Guida all'uso dei farmaci per i bambini, dove compare solo il 41% dei farmaci che risultano prescritti. La neonata Agenzia italiana del farmaco ha appena istituito un gruppo di lavoro ad hoc. E i medici? «I dati vanno calati nel contesto», afferma Pier Luigi Tucci, presidente della Federazione italiana medici pediatri. «Le famiglie chiedono di curare le patologie acute in tempi rapidi. E dobbiamo fare i conti con le prescrizioni indotte da specialisti e ospedalieri». I margini per migliorare, comunque, esistono. Tucci loda le iniziative avviate in alcune Regioni per produrre linee guida condivise su malattie particolari, come asma e otiti: «Sono vincenti, perche’ la cura e’ spesso basata su abitudini culturali». Quanto ai rischi per la salute dei piu’ piccoli, Tucci rassicura: «Oggi ci si ammala meno, si muore meno e si vive meglio. Forse le famiglie dovrebbero semplicemente imparare ad accettare il decorso naturale della malattia». MANUELA PERRONE _________________________________________________________ MF 30 Nov. 04 NUOVA LUCE SUL NEI SOSPETTI Salute Con un innovativo esame dermoscopico si individuano tempestivamente quelli maligni Un sofisticato sistema di illuminazione permette di eliminare l'esame istologico, di Annika Abbateianni Attraverso un'innovativa tecnica dermoscopica e’ possibile oggi, tramite una speciale apparecchiatura che visualizza e ingrandisce i nevi (denominazione corretta di quelli volgarmente detti «nei»), classificare con assoluta precisione tutte le macchie presenti sulla cute, individuando tempestivamente quelle maligne che necessitano di essere asportate chirurgicamente. Grazie alla metodica diagnostica di ultima generazione, quindi, e’ possibile evitare Il tradizionale esame istologico al quale, comunque, si sottopone ugualmente il neo, una volta asportato, allo scopo di un ulteriore controllo. «L’accurata indagine, facile e indolore, si avvale di un microscopio a epiluminiscenza il quale, attraverso un sofisticato sistema di illuminazione con lenti a ingrandimento, svela ogni singolo dettaglio del neo, non visibile ad occhio nudo», spiega la dottoressa Clara Rigo, specialista in dermatologia e venereologia a Verona e a Milano. L’immagine dermoscopica del neo, visualizzata sul monitor del macchinario, permette quindi di esaminare in tempo reale gli strati profondi della pelle, fornendo dati essenziali indispensabili a riconoscere per tempo un neo innocuo da un melanoma. Inoltre, segnala con esattezza la posizione, la dimensione e le caratteristiche di ogni neo sospetto, in aree corporee estese. Si tratta di un esame particolarmente indicato sui soggetti con parecchi nel, per i quali e’ consigliabile una visita dermatologica e un monitoraggio costanti. Di fatto, tra i nei, che possono essere pochi o tanti, piccoli o grandi, chiari o scuri, regolari o irregolari, si puo’ nascondere un neo che degenera in un tumore molto aggressivo chiamato melanoma, per il quale e’ fondamentale l'individuazione nelle prime fasi di crescita e la successiva eliminazione per via chirurgica. «La frequente esposizione alla luce del sole e l'utilizzo di lampade abbronzanti, hanno fatto aumentare, negli ultimi anni, il numero dei melanomi anche nella popolazione italiana», illustra la dottoressa Rigo, la quale sottolinea quanto la tecnica dermoscopica sia attualmente la piu’ utile ed efficace per potere distinguere un neo magari grande e Irregolare, ma benigno, e una piccola chiazza scura dietro la quale si cela un pericoloso melanoma il quale, pero’, se scoperto ed eliminato precocemente, puo’ essere completamente guarito. Contrariamente, se lasciato a se stesso, puo’ generare un tumore che si diffonde in tutto il corpo e che puo’ persino rivelarsi fatale. Ecco perche’, oltre che consultare uno specialista, puo’ essere utile sottoporsi con regolarita’ a una sorta di «autoispezione» della pelle, da eseguire in base a determinati parameta’ che ognuno puo’ valutare da se’, pur senza essere medico. Innanzitutto e’ bene verificare la forma dei nei: non a caso, i melanomi sono asimmetrici, mentre i comuni nevi benigni sono simmetrici. In secondo luogo, si passa a osservare i bordi: se sono irregolari e frastagliati possono nascondere un tumore, viceversa se sono uniformi si tratta di un neo innocuo. Anche la colorazione e’ rilevante, poiche’ il melanoma, generalmente, ha un colore che puo’ variare dal nero al rosso, mentre la macchia cutanea innocua e’ contraddistinta da una tinta unica e uniforme. Per quanto concerne la grandezza, i tumori hanno un diametro superiore ai sei millimetri, mentre i nei benigni sono di solito piu’ piccoli. Infine, nel tempo, occorre prestare attenzione all'evoluzione, in quanto la rapida crescita di un qualunque nevo o macchia pigmentata e’ un segnale da non trascurare. In caso di riscontro di uno o piu’ di questi segni e’ opportuno consultare un dermatologo. __________________________________________________________________ Repubblica 2 Dic. ’04 SINDROME DI DOWN, LA CHIRURGIA SERVE Finora era sconsigliata per i bambini affetti da cardiopatie congenite di Bruno Marino * Le anomalie piu’ gravi nei bambini con sindrome di Down, che mettono a rischio la vita nei primi mesi, sono le cardiopatie congenite che colpiscono in circa la meta’ dei casi. Fino a qualche anno fa si pensava che la sindrome di Down fosse un fattore di rischio per l'intervento al cuore di questi bambini, tanto che qualche centro sconsigliava l'operazione e suggeriva un atteggiamento conservativo con i farmaci. Due recenti studi multicentrici italiani dimostrano invece che i risultati degli interventi cardiochirurgici nei bambini Down sono altrettanto buoni e in alcuni casi migliori. Il primo lavoro, uscito sull'Italian Heart Journal e presentato a New Orleans, dimostra che nelle cardiopatie troncoconali, in particolare nella tetralogia di Fallot, la sindrome di Down non e’ un fattore di rischio di mortalita’ cardiochirurgica. Il secondo studio, pubblicato da Annals of Thoracic Surgery, evidenzia con ampia casistica che, nei casi di canale atrioventricolare, i risultati cardiochirurgici sono migliori nei bimbi Down. I gruppi italiani coinvolti sono quelli dell'ospedale Bambino Gesu’ e della Sapienza di Roma e il centro dell'universita’ di Bologna. Gli attuali dati chirurgici sono incontrovertibili e dipendono probabilmente dal fatto che i tipi anatomici di cardiopatia nei bambini Down sono meno gravi e quindi operabili con migliori risultati. Anche la prognosi post-operatoria a distanza e’ buona. Un trattamento chirurgico precoce e accurato puo’ quindi permettere la sopravvivenza della gran parte dei bambini Down e cardiopatia ed avviarli ad una crescita regolare e ad un adeguato inserimento. Questi studi sulla prognosi chirurgica nei bambini con sindromi malformative sottolineano le importanti implicazioni assistenziali delle ricerche di genetica e il loro valore per le strategie di cura. * Cardiologia Pediatrica Dip. Pediatria Univ. La Sapienza Roma _________________________________________________________ Il Tempo 30 Nov. 04 TUMORI AL SENO IN AUMENTO PROGRAMMA DI PREVENZIONE AL CNR AUMENTANO i casi di tumori al seno. Anche nella nostra citta’ c'e’ una tendenza all'incremento nella diagnosi di questo tipo di patologia. Secondo gli esperti, l'aumento delle diagnosi e’ determinato anche dalla diffusione della cultura della prevenzione e dal perfezionamento delle tecnologie diagnostiche. Il dottor Carlo Tirelli, responsabile del Centro di senologia dell'ospedale. Nuovo Regina Marglierita, spiega che, nella sua struttura, ogni anno vengono diagnosticati circa 200 nuovi casi. E la tendenza e’ quella di un ulteriore aumento. Una delle arrni principali contro la patologia e’ costituita proprio dalle misure di prevenzione e diagnosi precoce. In questa direzione va il programma messo in campo attraverso la collaborazione tra Nuovo Regina Margherita e Cnr. Da circa un mese le dipendenti del Cnr stanno partecipando alla campagna di prevenzione realizzata con la collaborazione del centro di senologia del nosocomio di Trasievere. Finora sono state visitate circa 40 pazienti. «Si tratta di una patologia in aumento in tutto il Paese - spiega Carlo Tirelli, responsabile del centro di senologia del Nuovo Regina Margherita - L'incremento coinvolge sia le forme neoplastiche sia le forme precancerose che vanno operate e poi seguite nel tempo». L'aspetto piu’ significativo e’ certamente il progressivo miglioramento delle tecniche dia gnostiche che oggi consento no l'individuazione di forme che, un tempo, potevano anche non essere diagnosticate «Un fattore determinante e’ costituito dall'accuratezza de controlli - prosegue Tirelli Attualmente le mammografie ad esempio, hanno un maggior potere di risoluzione. In questo modo e’ possibile individuare le lesioni gia’ sul nascere. E una scoperta precoce e’ fondamentale per la cura e il buon esito della prognosi». Secondo i dati epidemiologici a disposizione, i tumori alla mammella rappresentano oggi il 30 per cento dei tumori diagnosticati nell'intera popolazione femminile. Insomma costituiscono la neoplasia piu’ frequente nelle donne. «Le pazienti piu’ a rischio - afferma il responsabile del centro di senologia del Nuovo Regina Margherita - sono quelle che hanno gia’ avuto in famiglia un caso analogo. I problemi possono emergere soprattutto se i casi si sono manifestati in pazienti attorno ai 40 anni. Sono soprattutto queste le donne che devono essere seguite con particolare cura e costanza». I casi che ogni anno vengono diagnosticati nell'ospedale Nuovo Regina Margherita possono essere poi trattati anche attraverso procedimenti chirurgici. Car. Ant. _________________________________________________________ Libero 2 Dic. 04 DENTI, LA PLACCA PUO’ CAUSARE LA POLMONITE Attenzione alla placca dei denti, soprattutto se siete anziani. Il rischio e’ quello di ammalarsi seriamente alle vie respiratorie e ai polmoni. Lo affermano alcuni scienziati dell'Universita’ di Buffilo. Essi hanno condotto un esperimento su 49 pazienti affetti da polmonite acuta, rivelando che in 28 casi la malattia era legata a un'alta presenza di germi della cavita’ orale. «Questo e’ il primo studio che stabilisce inequivocabilmente uno stretto legame tra la mancata pulizia dei denti e le infezioni all'apparato respiratorio» ha commentato Ali El-Solh, uno degli scienziati dell'ateneo Usa. La correlazione tra placca dentaria e infezioni polmonari ha convinto i ricercatori ad approfondire l'esito di questa prima indagine, e i nuovi risultati saranno pronti in pochi mesi. Intanto la raccomandazione e’ non dimenticare l’importanza dell'igiene orale. ____________________________________________________ Repubblica 29 Nov. 04 ELETTROMAGNETISMO, NUOVI DATI A CONFRONTO Un'analisi del Miur in collaborazione con il Cnr e l'Enea sugli effetti degli aumenti di temperatura Sono stati spesso sul banco degli imputati, accusati di essere la causa di malattie piu’ o meno gravi al cervello e per altri possibili, e spesso irreparabili, danni alla salute dell'uomo. Ma ora i cellulari sono stati assolti. A scagionarti e’ stata una ricerca condotta nell'ambito del Progetto nazionale "Salvaguardia dell'uomo e dell'ambiente dalle emissioni elettromagnetiche", promosso dal Ministero dell'istruzione in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche e l'Enea. Per i cellulari, e’ stato rilevato che gli aumenti di temperatura indotti all’interno della testa e nel cervello, dopo circa 20 minuti di uso ininterrotto, sono assolutamente trascurabili, essendo inferiori a un decimo di grado centigrado. Si puo’ invece arrivare a misurare un aumento di temperatura pari a due decimi di grado soltanto nell'orecchio. Ma questo, di per se’, non provoca alcun danno. Un risultato che smentisce il sospetto secondo i! quale i cellulari determinano t'aumento delle temperature nel cervello anche di oltre un grado, Ma i risultati della ricerca dimostrano che con i telefoni oggi in commercio, che rispettano le norme di emissione, gli aumenti di temperatura riscontrati nell'uomo sono irrilevanti. Lo studio ha pero’ evidenziato che sulle donne il livello di assorbimento di onde elettromagnetiche i: maggiore del 20°1° rispetto agli uomini. Un fenomeno, secondo gli esperti, legato essenzialmente alle minori dimensioni della testa nella donna. In ogni caso, si tratta di un aspetto, hanno commentato i ricercatori, che andra’ ulteriormente approfondito e i risultati ottenuti andranno confermati anche a livello sperimentale. Per ora, infatti, la ricerca e’ stata condotta a livello di semplice simulazione. II discorso, poi, si fa pi u’ serio per i soggetti in eta’ p re-adolescenziale. In questo caso e’ necessaria maggiore cautela, in quanto avendo i bambini un cervello dl dimensioni piu’ piccole e ancora in fase di sviluppo potrebbero esserci conseguenze poiche’ il livello di assorbimento e’ legato alle dimensioni della testa. Si puo’ dunque abbassare il livello di guardia". Sembra ancora prematuro. «Perche’ se gli allarmismi di qualche tempo fa erano ingiustificati –ha dichiarato l'ingegnere Mariano Acone dell'Universita’ di Saint Toulon in Francia- non si puo’ neanche affermare che !o studio del Cnr cancelli tutti i dubbi. Questi risultati ci fanno stare tranquilli, ma in questi settori non si puo’ mai dire la parola definitiva». Tra l'altro, come per tutti i settori senza una "memoria scientifica" da! punto di visto storico-sperimentale, non si puo’ mai dire di essere arrivati ad un approdo certo. «Sicuramente siamo in presenza di rise hi bassi e forse inesistenti-continua L’ingegner Acone - ma, mentre noi leggiamo i risultati di questa ricerca, e’ stato fatto un altro studio in Svezia che, invece, ha evidenziato un aumento di tumori benigni del nervo acustico in soggetti che usavano cellulari in modo costante da piu’ di dieci anni». Uno studio promosso dal Miur in collaborazione con il consiglio nazionale delle ricerche e l'Enea __________________________________________________________________ La Stampa 1 dic. ’04 UNA SPERANZA DALLA TERAPIA GENICA LA strada della terapia genica dai laboratori alla clinica e’ lunga e piena di insidie. Salutata con entusiasmo agli inizi degli Anni 90 come la medicina del futuro, ha dato finora scarse prove del suo pur enorme potenziale, sia per le malattie ereditarie sia per quelle acquisite. Solo nel caso di una grave deficienza ereditaria del sistema immunitario e’ stato possibile, in via quasi fortuita, ottenere la guarigione dei pazienti, al prezzo pero’ di un rischio elevato di induzione di una leucemia. In altri casi di immunodeficienza e’ stato possibile curare i pazienti con l'infusione di cellule geneticamente modificate, operazione che deve pero’ essere ripetuta regolarmente a distanza di mesi, quando le cellule infuse muoiono. E’ quindi con enorme interesse che verra’ accolto dalla comunita’ medico-biologica il recentissimo lavoro di un gruppo di ricercatori francesi che dimostra la possibilita’ di curare nel topo una malattia equivalente alla distrofia muscolare di Duchenne. Questa malattia ereditaria, che colpisce un maschio su 3500, e’ causata da una anormalita’ (mutazione) in un gene sul cromosoma X. Il prodotto di questo gene e’ una proteina chiamata distrofina, composta da due estremita’ importanti per la sua funzione e da una parte centrale fatta di porzioni ripetute, non tutte strettamente necessarie. Il gene della distrofina, come quasi tutti i geni degli organismi superiori, ha una struttura a pezzi, in cui segmenti che codificano la proteina (chiamati esoni) sono inframmezzati da segmenti che non codificano (chiamati introni). Si tratta di un grosso gene, che comprende ben 79 esoni. Il lavoro dei ricercatori francesi e’ stato reso possibile dall'eccellente lavoro di un gruppo di ricercatori italiani, guidati da Irene Bozzoni dell'Universita’ La Sapienza di Roma. Studiando in vitro cellule muscolari prelevate da pazienti affetti da distrofia Duchenne, i ricercatori italiani avevano dimostrato la possibilita’ di riparare il danno genetico responsabile della malattia "saltando" l'esone in cui si trova la mutazione. Si ha cosi’ la sintesi di una proteina che, pur non essendo perfettamente identica alla proteina normale, e’ tuttavia funzionale. La strategia e’ piuttosto complicata e si basa sul fatto che l'eliminazione degli introni (splicing) dalle molecole di RNA che trasportano il messaggio per la sintesi della proteina avviene grazie all'identificazione delle estremita’ degli introni. Introducendo nella cellula piccole molecole di RNA che si legano in corrispondenza di questi siti e’ possibile rendere irriconoscibile un'estremita’ di un introne. Il meccanismo di splicing salta quindi all'introne successivo (o precedente, a seconda dell’estremita’ scelta), eliminando cosi’ anche l'esone compreso tra i due. Prendendo a bersaglio l'esone contenente il difetto ereditario e’ possibile, se l'esone riguarda una porzione non indispensabile della proteina, ottenere una distrofina piu’ corta (mancando della parte codificata dall'esone eliminato) ma attiva. I ricercatori francesi sono partiti da qui ed hanno applicato la stessa strategia a topi con una mutazione nel gene della distrofina, che causa gli stessi sintomi della malattia di Duchenne, se pure in forma piu’ lieve. Hanno costruito un virus "vettore", disarmato del suo potenziale patogeno, nel quale hanno inserito la sequenza per una molecola di RNA capace di legarsi ad una estremita’ dell'introne adiacente all'esone contenente la mutazione. Hanno quindi iniettato questo virus in singoli muscoli delle zampe di questi animali, ottenendo dopo poche settimane una produzione di distrofina funzionale pari al 50-80% del normale e un recupero totale dell'attivita’ muscolare. Il risultato piu’ rilevante ai fini della terapia genica e’ stato che una singola iniezione intramuscolare ha portato alla sintesi permanente di distrofina attiva e alla normalizzasione della funzione di tutto il muscolo iniettato. Inoltre, in alcuni animali il virus vettore e’ stato iniettato nell'arteria che porta alla zampa, e in questo caso si e’ avuto il recupero funzionale permanente di quasi tutti i muscoli dell'arto. Le premesse sembrano buone per una non lontana sperimentazione clinica sull'uomo. [TSCOPY](*)Universita’ di Milano e Cnr Gabriele Milanesi (*) ____________________________________________________________ MF 3 Dic. 04 UNA MELA AL GIORNO TOGLIE L’AZHEEIMER DI TORNO Scienza La quercitina ha buoni effetti sul cervello Di Galeazzo santini IL famoso proverbio che consiglia di mangiare una mela al giorno per levarsi il medico di torno ha ricevuto una precisa convalida scientifica. Questo frutto contiene infatti diversi composti che lo proteggono da virus, batteri e muffe, quindi mangiando le mele l'organismo umano trae profitto da queste biomolecole, come per esempio la quercitina, che si e’ dimostrata efficace nel corso di esperimenti sul cervello dei topi. Secondo uno studio del professor Chang Y Cy Lee della New York state university, pubblicato sul Journal of Africultural and Food Chemisty, e’ possibile trasferire sugli esseri umani i risultati ottenuti sulle cavie da laboratorio. Risultato: il consumo quotidiano di una mela ridurrebbe il rischio di contrarre le malattie di Alzheimer e di Parkinson. __________________________________________________________________ Corriere della Sera 28 Nov. ’04 ANZIANI, BIOINGEGNERIA CONTRO LE LESIONI L' allarme dei medici: «Bisogna intervenire, manca la prevenzione e i disturbi vengono trascurati» Le indicazioni del convegno che alla Sapienza ha riunito un migliaio di specialisti Nel Lazio la meta’ degli over 65 soffre di ferite e ulcere agli arti inferiori legate ai problemi vascolari Di Frischia Francesco Nel Lazio quasi 10 mila cittadini soffrono di ferite, ulcere e piaghe che sono la conseguenza di problemi vascolari agli arti inferiori. E tra i diabetici altre 20 mila persone rischiano di andare incontro a lesioni al piede. Nella terza eta’ il disturbo interessa un anziano su due. Spesso i malati arrivano in ospedale troppo tardi e i farmaci sono a carico dei contribuenti. L' allarme e’ stato lanciato ieri nel corso di un convegno organizzato dalla cattedra di chirurgia plastica e ricostruttiva dell' universita’ «La Sapienza», sotto l' egida della Conferenza italiana per lo studio delle ferite (Corte). Obiettivo dell' incontro, al quale hanno partecipato piu’ di un migliaio tra medici, infermieri, podologi e fisioterapisti, e’ stato quello di tirare le somme sui nuovi trattamenti, primo tra tutti l' impiego dell' «acido ialuronico», e l' impiego della bioingegneria dei tessuti: con le nuove terapie, sottolineano gli esperti, si guarisce prima e i costi diminuiscono. «Ogni giorno vedo in ospedale ulcere e piaghe che potrebbero essere evitate, soprattutto sugli anziani - ricorda Nicolo’ Scuderi, direttore della cattedra di chirurgia plastica alla Sapienza e primario nel Policlinico Umberto I - sia per la mancata prevenzione nei soggetti che rimangono al letto per lunghi periodi, a casa o in reparto, sia perche’ a volte questi dusturbi vengono trascurati e il cittadino arriva in ospedale solo quando la situazione e’ molto preoccupante». Questo tipo di disturbi «e’ in costante aumento come conseguenza del progressivo innalzarsi dell' eta’ media della popolazione - aggiunge Scuderi - Negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento del 10 per cento dei casi». Aspetti clinici si intrecciano con quelli sociali e inevitabilmente, con i costi economici che pesano sul Servizio sanitario regionale. Basta uno spigolo e con la pelle piu’ fragile della terza eta’ una piccola ferita puo’ diventare un' ulcera. «Se la piaga non guarisce entro tre settimane - consigliano gli esperti - bisogna andare dallo specialista». Il costo di un trattamento standard per l' ulcera al piede e’ di 18.307 euro. «Le nuove cure con l' acido ialuronico, lo stesso utilizzato anche per riempire le rughe, sono in grado di fare risparmiare circa 5 mila euro a paziente - conclude Scuderi -. Ma il risparmio maggiore, in termini economici e soprattutto umani, si potrebbe avere con la prevenzione». Francesco Di Frischia __________________________________________________________________ Repubblica 2 Dic. ’04 I POTERI RIGENERANTI DELL'ORMONE TIROIDEO La ricerca Dal Cnr nuove prospettive di cura per la Sclerosi multipla La sclerosi multipla (SM), o sclerosi a placche, e’ una malattia grave del sistema nervoso centrale, cronica e spesso progressivamente invalidante. In Italia 52.000 persone sono colpite da SM, uno ogni 1100 abitanti, e ogni anno si verificano 1.800 nuovi casi. Il costo sociale annuo e’ di circa un miliardo e 600 milioni di euro. La distruzione della mielina porta ad un irreversibile danno nervoso, responsabile dei deficit sensitivo-sensoriali, motori e cognitivi che caratterizzano la fase cronica della malattia. Nonostante cellule responsabili per la formazione della guaina mielinica siano presenti nelle lesioni sin dalle fasi acute della malattia, per ragioni non note non sono in grado di riparare la guaina mielinica. Il laboratorio di Laura Calza’ e Luciana Giardino presso l'Universita’ di Bologna, sta da molti anni studiando possibili strategie non invasive per potenziare questa capacita’ di riparazione. Ora si punta a "copiare" i meccanismi cellulari e molecolari che portano alla mielinizzazione nel Sistema nervoso centrale (Snc) nel corso dello sviluppo ad opera degli oligodendrociti. In questo processo gioca un ruolo fondamentale l'ormone tiroideo. E' noto che la mielinizzazione delle fibre nervose nel Snc avviene nel periodo perinatale, periodo nel quale i precursori degli oligodendrociti proliferano intensamente e diventano sensibili all'azione dell'ormone tiroideo. In coincidenza con questa attivita’ cellulare, giunge a maturazione la funzione tiroidea e si registra un innalzamento dei livelli ematici degli ormoni tiroidei. Questo segnale e’ essenziale nel far differenziare i precursori degli oligodendrociti in oligodendrociti maturi, capaci di mielinizzare le fibre assonali Secondo questo nuovo studio eseguito nel ratto, l'ormone tiroideo puo’ aiutare a rimielinizzare le fibre nervose che rimangono "nude" nella sclerosi multipla. In questo nuovo studio, Laura Calza’ e collaboratori hanno dimostrato che dare ormone tiroideo nella fase acuta della malattia sperimentalmente indotta nel ratto accelera la rimielinizzazione e protegge le fibre nervose dalla degenerazione. Questo effetto e’ ottenuto solo se l'ormone e’ somministrato in uno specifico intervallo temporale della malattia, cioe’ la sua fase acuta. In questa fase infatti, i precursori degli oligodendrociti iniziano a proliferare, diventando cosi’ sensibili all'azione dell'ormone tiroideo, e si trasformano in oligodendrociti capaci di produrre mielina. Le guaine mieliniche che rivestono i fasci nervosi appaiono, negli animali affetti dalla malattia e trattati con l'ormone tiroideo, sostanzialmente integri, e i parametri morfologici del rivestimento mielinico e dell'assone non diversi dagli animali di controllo. Per verificare una possibile applicazione terapeutica e’ gia’ iniziato uno studio sulle scimmie, anch'esso in collaborazione con l'Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del Cnr, Roma, coordinato da Luigi Aloe e da Rita Levi-Montalcini, cofinanziato da Fondazione CARISBO e Fondazione Italiana Sclerosi Multipla. __________________________________________________________________ Repubblica 2 Dic. ’04 DIFENDERE IL CERVELLO LE STRATEGIE CONTRO LA DEGENERAZIONE DEL SISTEMA NERVOSO Demenze, Parkinson, Sclerosi Laterale e Sclerosi Multipla forse hanno una causa, ed una cura, comune di Francesco Bottaccioli * Nelle scorse settimane, importanti riviste mediche, come Nature Medicine, Proceedings of National Academy of Sciences, Neurology, hanno pubblicato riflessioni e studi sui piu’ recenti progressi riguardo alla comprensione dei meccanismi che causano la degenerazione del cervello e del tessuto nervoso in genere, nonche’ riguardo alle strategie, comportamentali e farmacologiche, che possono prevenire e curare malattie in rapida crescita in tutto il mondo. Basta dare un occhio alle cifre per comprendere l'urgenza di questa riflessione: si stima che oggi nel mondo ci siano 15 milioni di persone con la malattia di Alzheimer; di questi circa 4 milioni vivono negli Stati Uniti. A meta’ di questo secolo, gli ammalati di Alzheimer statunitensi saranno 13 milioni e quelli europei 16 milioni. Ma nel 2050, il grosso degli anziani vivra’ nei paesi in via di sviluppo, a livello mondiale quindi rischiamo di raggiungere cifre simili a quelle di una epidemia infettiva. Quando all'Alzheimer aggiungiamo il Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica, la malattia da prioni (Creutzfeldt Jakob) e le altre "minori" malattie neurodegenerative, il quadro e’ ancor piu’ preoccupante. Se si consulta un manuale di neurologia, ognuna delle malattie sopra citate viene presentata come una malattia nettamente distinta e separata dalle altre. L'Alzheimer e’ una demenza senile che riguarda soprattutto le aree corticali e ippocampali, il Parkinson e’ una degenerazione dei neuroni che producono dopamina, la sclerosi laterale amiotrofica e’ una malattia dei motoneuroni e cosi’ via. In realta’ i neurologi sanno che queste separazioni sono meno rigide e che non e’ infrequente trovare sovrapposizioni: demenza nel Parkinson, parkinsonismo nell'Alzheimer, deficit cognitivi nella sclerosi laterale amiotrofica e altro ancora. Mark S Forman, John Q Trojanowsky e Virginia M-Y Lee, del Centro per la ricerca sulle malattie neurodegenerative dell'Universita’ della Pennsylvania, sul numero di Ottobre di Nature Medicine, fanno notare che e’ possibile rintracciare un meccanismo patogenetico comune alle diverse malattie neurodegenerative. Nell'Alzheimer, nel Parkinson, nella sclerosi laterale amiotrofica, nella malattia da prioni, troviamo l'aggregazione di proteine malamente conformate che diventano insolubili e che quindi si depositano fuori e dentro i neuroni. Per l'Alzheimer questo era noto da tempo, da quando, nel 1907, il neurologo tedesco Alois Alzheimer descrisse placche senili e matasse di neurofibrille diffuse nella corteccia e nell'ippocampo di una signora cinquantenne, deceduta dopo una progressiva perdita di memoria e di funzioni cognitive. Per il Parkinson la storia e’ piu’ ingarbugliata, poiche’ nel 1912 un altro tedesco, Friederich Lewy, dimostro’, nel cervello dei malati, l'esistenza di depositi, che da quel momento vennero per l'appunto chiamati corpi di Lewy, ma in realta’ questo dato anatomo patologico non venne effettivamente correlato alla degenerazione dei neuroni che producono dopamina. Per decenni, il Parkinson, infatti, e’ stato classificato come una malattia neurodegenerativa, che, per un meccanismo ignoto, colpisce solo una specifica area del cervello, collocata nei cosiddetti gangli della base, un'area cerebrale che fa parte del complesso circuito che comanda il movimento. Solo nel 1997 e’ stata scoperta la sostanza attorno a cui si aggregano le placche di Lewy, chiamata alfa-sinucleina, ma soprattutto e’ risultato sempre piu’ chiaro che c'e’ un legame tra questi depositi e il processo che causa la morte dei neuroni dopaminergici, morte che non e’ ristretta alla cosiddetta via nigrostriatale dei gangli della base, ma che e’ diffusa ad altre aree del cervello interessando altri vie e altri neurotrasmettitori. Anche la Creutzfeldt Jakob, variante umana della malattia da prioni (malattia della mucca pazza), presenta aggregazione di proteine malconformate e sembra certo che la proteina prionica degenerata sia il risultato della trasformazione di una normale proteina prionica. Non e’ chiaro come avvenga questo passaggio, ma, vedendo la recente epidemia di Creutzfeldt Jakob da ingestione di carne di mucca infetta, gli studiosi ipotizzano che la presenza di proteina prionica degenerata possa favorire il passaggio da prione normale a prione infetto. Ma questi depositi come possono causare il danno nervoso? In tutte queste malattie troviamo due fenomeni strettamente correlati: un forte incremento dello stress ossidativo cellulare e cioe’ della produzione di specie reattive dell'ossigeno e dell'azoto (i cosiddetti radicali liberi) e un'altrettanto forte attivazione infiammatoria del sistema immunitario.Ossidazione e infiammazione vengono alimentate da e, a loro volta, alimentano l'aggregazione proteica. L'identificazione di questi processi comuni consente di ragionare su nuovi strumenti terapeutici e, soprattutto, su nuove strategie preventive, anche di tipo comportamentale che illustriamo negli altri articoli. * Scuola di medicina integrata, www.simaiss.it __________________________________________________________________ Repubblica 2 Dic. ’04 UN NUOVO SORRISO CON L'IMPLANTOLOGIA In un anno eseguiti 250mila interventi. Il fumo causa degli insuccessi a breve- medio termine di Massimo Mastrorilli* Il dato e’ un po' a sorpresa: secondo alcuni numeri dell'Organizzazione Mondiale della Sanita’, emersi durante il recente quarto congresso mondiale di osteointegrazione a Venezia, la situazione dell'edentulia (mancanza totale dei denti, ndr), per quanto riguarda gli over 65, e’ nettamente in favore degli italiani; la media e’ infatti del 18 per cento nel nostro paese contro il 40 dell'Europa, con la maglia nera del Regno Unito con il 60 per cento. Negli ultimi cinque anni 21 italiani su cento hanno perso uno o piu’ denti, il 12 per cento li ha sostituiti e di questi ultimi, il 2,6 ha optato per l'implantologia. Nel 2000 in Italia sono stati effettuati 250 mila impianti: 44 ogni 10 mila persone sopra ai 18 anni; secondo stime di mercato, il 40 per cento dei dentisti installa impianti. "E' la rivoluzione dell'apparire", spiegano all'unisono Gian Antonio Favero, direttore della Clinica odontoiatrica dell'universita’ di Padova e Massimo Simion, dell'istituto di odontoiatria e Stomatologia dell'universita’ di Milano, entrambi presidenti del Congresso mondiale sull'osteointegrazione. "Su 100 persone che chiedono un impianto dentale", precisano, "70 lo fanno per motivi estetici: rifiutano la classica dentiera. Su 100 portatori di protesi fisse o mobili, solo 20 si ritengono soddisfatti, 20 la rifiutano e 60 affermano di essere costretti a conviverci". Ma in cosa consiste un intervento d'implantologia? "L'intervento e’ ormai di routine", spiega il professor Favero, "e si esegue, di norma, ambulatorialmente in anestesia locale. Si tratta di posizionare nell'osso mascellare una o piu’ viti in titanio che vengono lasciate per 2-4 mesi a integrarsi nell'osso neoformato: normalmente il mascellare superiore richiede un tempo leggermente superiore per ottenere un'adeguata osteointegrazione. A questo punto l'impianto e’ pronto, tramite componenti avvitate, a sostenere uno o piu’ denti costruiti su misura. E' bene sottolineare che l'implantologo esperto deve offrire la soluzione ottimale caso per caso, fornendo tutte le informazioni utili al paziente. I vantaggi sono molti, dall'eliminazione della classica dentiera mobile, all'evitare che i denti cui e’ fissata la protesi perdano tessuto di sostegno, fino al prevenire il riassorbimento delle ossa mascellari come tipicamente avviene quando si estrae un dente". Ma come si procede nei casi di pazienti che non hanno quantita’ di osso di supporto sufficiente per procedere all'impianto? "Una tecnica ormai consolidata", spiega Massimo Simion, "consiste nel prelevare osso autologo dall'anca o dalla tibia del paziente, innestandolo nella zona dove si desidera inserire l'impianto. Piu’ recentemente si e’ sviluppata la tecnica della rigenerazione guidata del tessuto che, isolando con membrane semipermeabili uno spazio vuoto creato chirurgicamente a livello osseo, permette di avere una rigenerazione della porzione d'osso trattata; in ausilio a questa tecnica abbiamo svariati bio-materiali che, anche in associazione a piccoli innesti di osso autologo, permettono di migliorare i risultati sin ora ottenuti". Per il futuro si punta sui fattori di crescita ed in particolare su due sostanze, il PDGF ed il BMP-2. "Il primo e’ un fattore di crescita di derivazione piastrinica", spiega Simion, "il secondo una proteina morfogenetica dell'osso. Entrambe migliorano la proliferazione vascolare della zona e stimolano la neo-formazione di osso agendo sulla crescita delle cellule osteogeniche; gli studi sugli animali hanno dato riscontro positivo: si attende a Milano ed a Padova il via libera del Comitato Etico per iniziare la sperimentazione sull'uomo". Da segnalare che gli americani Samuel Lynch, William Giannobile e Myron Nevins hanno ottenuto risultati sovrapponibili a quelli dei centri italiani. Qual e’ la tempistica di un intervento d'innesto osseo? "Per quanto attiene la fase operatoria", precisa Ugo Covani, titolare della Cattedra di Patologia Speciale Odontostomatologica dell'universita’ di genova, "il paziente che si ricovera di mercoledi’ viene dimesso il sabato: al prelievo osseo, effettuato a livello della cresta iliaca, segue l'innesto immediato sul sito ricevente e dopo circa 3 mesi, l'infissione degli impianti. Fatto cio’, si attendono i canonici 4-6 mesi per giungere alla protesizzazione finale. Nella mia esperienza clinica, l'utilizzo di fattori di crescita piastrinici non hanno determinato variazioni significative nel decorso post-operatorio di pazienti sottoposti ad innesti ossei mascellari: credo siano utili soprattutto per una miglior gestione dei tessuti gengivali, potendo cosi’ migliorare la resa estetica. Nei fumatori viene spesso richiesta una sinuscopia pre-operatoria prima di procedere all'innesto che, a volte, si associa a rialzo del pavimento del seno mascellare. Comunque la tendenza e’ di escludere l'intervento per i fumatori, essendo il fumo una delle poche cause potenziali d'insuccesso a medio-lungo termine". * Specialista in Odontostomatologia, resp. implantologia centro stomatologico I.P.A. Roma __________________________________________________________________ Repubblica 3 Dic. ’04 BIMBI ITALIANI PIU’ OBESI D'EUROPA Nel continente un "under 10" su quattro e’ sovrappeso Gli esperti alle future mamme: "Attenzione alla gravidanza" Conti della sanita’ a rischio 'ciccia' "I maschi rischiano di vivere 13 anni in meno, le femmine 8" ROMA - Italia al primo posto in Europa per il grasso, in eccesso, dei suoi bambini. Con il 35 per cento dei piccoli italiani "under 10" che sono sovrappeso, infatti, il nostro paese si pone decisamente sopra la media europea, che e’ pari al 25 per cento. Al di sotto si trovano i paesi del nord Finlandia, Svezia, Olanda, Danimarca e Norvegia, con il 20 per cento. Sono i dati emersi nel congresso organizzato a Roma dall'Accademia Internazionale di Pediatria. Nel suo primato (non certo invidiabile), l'Italia e’ seguita a breve a distanza da Malta, Grecia e Spagna. E secondo gli esperti ci troviamo di fronte a un'epidemia silenziosa i cui danni potrebbero, in futuro, superare per gravita’ quelli provocati da alcol e fumo. Il presidente della Task Force internazionale contro l'obesita’, Philippe James lancia allora l'allarme: almeno un bambino europeo su quattro e’ esposto a tutti i rischi che l'obesita’ precoce comporta, come ipertensione e diabete. Otto bambini in soprappeso su dieci, aggiunge Philippe James, saranno adulti obesi, ed e’ percio’ urgente che la Comunita’ Europea e i governi nazionali mettano a punto delle efficaci campagne di prevenzione per arginare un fenomeno che mette sempre piu’ a rischio la salute delle future generazioni. I bambini oggi "ciccioni" rischiano di vivere 13 anni in meno se maschi e 8 in meno se femmine, rileva il direttore del dipartimento di Pediatria dell'universita’ di Santiago de Compostela, Tojo Sierra, vicepresidente dell'Accademia Internazionale di Pediatria. "La generazione che e’ appena nata in Europa - spiega - per la prima volta negli ultimi 150 anni avra’ non solo una minore qualita’ di vita, ma un'aspettativa di vita decisamente inferiore rispetto alle generazioni precedenti" . Secondo gli esperti se l'obesita’ infantile continuera’ ad aumentare al ritmo attuale, potra’ arrivare a provocare una spesa insostenibile per il sistema sanitario. Negli Stati Uniti il costo dei danni derivanti dall'obesita’ sia pari all'8% della spesa sanitaria. Nella Comunita’ Europea, ha concluso, l'obesita’ incide attualmente per il 5% sui costi sanitari. Cifre che rischiano di portare al collasso la sanita’ pubblica di molti Paesi dell'Unione Europea. Italia compresa. Per questo i pediatri danno qualche consiglio: l'obesita’ infantile si combatte sin dalla gravidanza. Fondamentale e’ favorire il piu’ possibile l'allattamento al seno oltre i sei mesi di eta’ del bambino. Ma in particolare sono tre gli errori da evitare: l'aumento di peso della mamma oltre i 9-10 chilogrammi e l'obesita’ materna all'inizio della gravidanza. Ma, soprattutto, attenzione all'alimentazione nell'ultima parte della gravidanza: il terzo trimestre, infatti, e’ quello piu’ delicato per il normale sviluppo metabolico del bambino. __________________________________________________________________ Le Scienze 2 Dic. ’04 UN NOROVIRUS IN LABORATORIO E’ cresciuto nelle cellule di topi con il sistema immunitario difettoso I ricercatori della Scuola di Medicina della Washington University di St. Louis sono riusciti per la prima volta a coltivare con successo un norovirus in laboratorio. Negli esseri umani, questi virus rappresentano una causa estremamente contagiosa di diarrea, vomito e altri disturbi dello stomaco. Gli scienziati hanno dimostrato che il norovirus del topo MNV-1 puo’ essere coltivato all'interno di cellule di roditori con sistemi immunitari difettosi. La scoperta rende molto piu’ semplice lo studio del virus e potrebbe consentire ad altri studiosi di fare lo stesso con le forme virali umane, allo scopo di trovare i target per sviluppare un vaccino. Lo studio e’ stato pubblicato online sulla rivista "PLoS Biology". "Osservando il virus del topo che abbiamo coltivato, - commenta l'immunologo Skip Virgin, principale autore dello studio - siamo riusciti a identificare una parte del capside, il guscio proteico del virus, che e’ essenziale per la sua capacita’ di causare le malattie. Se questa parte del capside avesse un'equivalente nei norovirus umani, alterandola o disattivandola potremmo produrre forme dei virus abbastanza deboli da agire come vaccini". Secondo le autorita’ mediche americane, i norovirus sono coinvolti in quasi la meta’ di tutti i casi di avvelenamento da cibo e provocano circa 23 milioni di gastroenteriti acute ogni anno nei soli Stati Uniti. C.E. Wobus, S.M. Karst, L. Thackray, K.-O. Chang, S.V. Sosnovtsev, G. Beliot, A. Krug, J.M. Mackenzie, K.Y. Green, H.W. Virgin IV. "Replication of a norovirus in cell culture reveals a tropism for dendritic cells and macrophages". Public Library of Science Biology, Nov. 30, 2004. © 1999 - 2004 Le Scienze S.p.A. __________________________________________________________________ Le Scienze 3 Dic. ’04 LO STRESS ACCORCIA I TELOMERI Alti livelli di stress psicologico accelerano l'invecchiamento cellulare Secondo una ricerca pubblicata online sulla rivista "Proceedings of the National Academy of Sciences", le donne sottoposte a maggiori livelli di stress psicologico e quotidiano presentano telomeri piu’ corti, un effetto che puo’ equivalere anche a un decennio di invecchiamento addizionale rispetto a quelle che soffrono meno di stress. I telomeri, le strutture di DNA all'estremita’ dei cromosomi che favoriscono la stabilita’ genetica, sembrano svolgere un ruolo molto importante nell'invecchiamento cellulare e nelle malattie. I telomeri si accorciano naturalmente a ogni replicazione cellulare, e la loro lunghezza puo’ servire per determinare l'eta’ biologica dell'organismo (in contrapposizione a quella cronologica). Poiche’ si ritiene che l'invecchiamento prematuro sia causato in parte dallo stress - ma il meccanismo e’ ampiamente sconosciuto -, alcuni ricercatori dell'Universita’ della California di San Francisco hanno studiato gli effetti dello stress psicologico sulla lunghezza dei telomeri in donne sane prima della menopausa. Elizabeth Blackburn, Elissa Epel, Richard Cawthon e colleghi hanno scoperto che, in confronto alle donne che sperimentano una vita meno stressante, quelle soggette a maggior stress presentano telomeri significativamente piu’ corti e quantita’ minori di telomerasi (un enzima protettivo) nelle cellule immunitarie del sangue. In alcuni casi, queste cellule sembravano aver sperimentato l'equivalente di circa 10 anni di invecchiamento in piu’. La scoperta suggerisce che l'invecchiamento cellulare possa essere uno dei modi con cui lo stress psicologico favorisce lo sviluppo di malattie legate all'eta’. Elissa S. Epel, Elizabeth H. Blackburn, Jue Lin, Firdaus S. Dhabhar, Nancy E. Adler, Jason D. Morrow, Richard M. Cawthon, "Accelerated telomere shortening in response to life stress". Proceedings of the National Academy of Sciences (2004). © 1999 - 2004 Le Scienze S.p.A. __________________________________________________________________ Le Scienze 1 Dic. ’04 BATTERI E MAGNETISMO Osservato per la prima volta l’effetto biologico di un campo magnetico Qual e’ l’effetto dei campi magnetici sulle creature viventi? Da decenni gli scienziati cercano di rispondere a questa domanda, per esempio studiando come gli uccelli migratori riescano a percepire il campo magnetico della Terra, ma non sono mai riusciti a isolare le reazioni biochimici responsabili del fenomeno. Alcuni ritengono che anche i campi prodotti dalle linee dell’energia elettrica possano essere dannosi, eppure nessuno ha mai trovato prove convincenti di eventuali effetti biologici dei magneti. Almeno finora. Un gruppo di ricercatori dell’Universita’ di Oxford ha dimostrato che un debole campo magnetico puo’ influenzare la produzione di una determinata molecola che si trova in un batterio fotosintetico. Si tratta della prima volta che viene osservato un effetto magnetico di questo tipo, spiega il chimico Peter Hore, che ha guidato lo studio. Gli scienziati gia’ sapevano che i campi magnetici possono influenzare alcune reazioni chimiche che coinvolgono radicali, molecole con elettroni non accoppiati. Ma queste reazioni riguardano molecole che non si trovano nelle creature viventi. Rimaneva il dubbio se simili effetti potessero verificarsi anche in sistemi biologici reali. Il team di Hore ha usato una varieta’ mutante del batterio Rhodobacter sphaeroides chiamata R-26, priva di una sostanza protettiva (un carotenoide) che normalmente assorbe i radicali danneggiati. “Il batterio - spiega Hore - e’ stato modificato deliberatamente per essere sensibile ai campi magnetici. Volevamo massimizzare questo effetto”. Il batterio contiene una coppia di molecole di clorofilla che gli consentono di raccogliere energia dalla luce. Ma il processo si basa su una cascata di reazioni chimiche che possono anche trasformare l’ossigeno dell’aria in una forma di ossigeno altamente reattiva (singoletto), in grado di danneggiare il DNA o le proteine in una cellula. Un campo magnetico modifica leggermente questa sequenza di reazioni stabilizzando una molecola radicale formata dalla clorofilla, che altrimenti genererebbe l'ossigeno singoletto. Gli scienziati hanno rimosso le molecole fotosintetiche da R-26 per studiarle, e hanno scoperto che un campo magnetico di 20 millitesla (pari a soltanto 400 volte il campo magnetico terrestre) e’ sufficiente a ridurre la produzione di ossigeno singoletto di oltre il 50 per cento. In presenza di questo campo magnetico, le molecole fotosintetiche risultano dunque protette dai danni della forma reattiva di ossigeno. Lo studio e’ stato pubblicato online sulla rivista “Chemical Communications”.