RETTORI CRITICI SU RIFORMA - RIFORMA DOCENZA: L’IRA DEI RETTORI - DOCENTI, SCONTRO SULLA RIFORMA - PER I RICERCATORI «POSTO FISSO» CON SELEZIONE SOLTANTO IN SEDE LOCALE - PIÙ TASSE PER I FUORI CORSO E DETRAZIONI PER I CERVELLI RIMPATRIATI - CORTE DEI CONTI: NEL MIRINO LE SPESE DI FISICA - ADOLESCENTI INDIVIDUALISTI, CERCANO RACCOMANDAZIONI - SE ANCHE L'ASINO DIVENTA DOTTORE - GLI ATENEI INFORMALI - LARGHISSIMA BANDA PER GLI ATENEI ITALIANI - WIMAX: PRONTI A PARTIRE I TEST DEL SUPER WI-FI - CAGLIARI: TROPPI INTERESSI DI BOTTEGA E TROPPI MISTERI» - PONTE SULLA 554, LA REGIONE DECIDA - ======================================================= ACCORDO MORATTI-SORU, IN ARRIVO SESSANTA MILIONI - VOTO BULGARO, GAVINO FAA CONFERMATO A MEDICINA - ICTUS: SERVONO PIÙ STRUTTURE - NEONATI: NEL BIBERON IL LATTE EQUINO - PER L'ODONTOIATRIA TECNOLOGIE SEMPRE PIU MODERNE - FARMACI NUOVE ACCUSE IN. AMERICA - DIAGNOSI CON I CHIP MOLECOLARI - UNA NUOVA CURA BIOLOGICA BLOCCA I LINFOCITI CHE CAUSANO LA PSORIASI - VIRUS MORTALI PER CURARE LA FIBROSI CISTICA - FARMACO PER VIA ORALE PER RIDURRE IL FERRO: I TALASSEMICI SPERANO - AUTISMO, UN PASSO VERSO LA CURA - UN CERVELLO TRIDIMENSIONALE SIMULAZIONE AL SUPERCOMPUTER - PROSTATA, PREVENZIONE SALVAVITA - CONTRO I VIRUS NUOVE REGOLE SANITARIE - IL SELENIO È NECESSARIO MA ATTENZIONE A NON ESAGERARE - IL CO DANNEGGIA L'UDITO - EROINA O METADONE? - ======================================================= _____________________________________________________ L’Avvenire 9 giu. ’05 RETTORI CRITICI SU RIFORMA Del tutto inadeguato» ed estremo sconcerto e viva preoccupazione» per agli elementi di confusione, indeterminatezza, contraddittorietà e improvvisazione che sono stati ulteriormente introdotti su punti qualificanti». Lo sostiene il comitato di presidenza della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, a proposito del testo licenziato lo scorso primo giugno dalla VII Commissione della Camera dei Deputati sul ddl sullo stato giuridico ed il reclutamento de gli insegnanti universitari. Il testo, secondo la Crui, «non dà alcuna risposta positiva ai problemi di una ridefinizione dello stato giuridico e del reclutamento soprattutto con riferimento alle esigenze di trattenere i giovani migliori nei nostri Atenei, assicurando sulla base di rigorosi criteri di merito la possibilità di accesso alla docenza universitaria al di fuori di qualsiasi prospettiva di immissione in ruolo attraverso forme pur mascherate di ope legis» (questo testo «non garantisce neppure un adeguato riconoscimento del lavoro svolto dai ricercatori in servizio nè va incontro alle richieste che sono state espresse in proposito dall'intero mondo accademico»). Appare «particolarmente grave - secondo i Rettori - che la distinzione tra impegno a tempo pieno e a tempo definitivo sia legata alla sola attività didattica ignorando completamente quella di ricerca che è invece assolutamente essenziale peri docenti universitari». La Crui ha inoltre sempre ribadito «l'impossibilità di procedere al varo di una legge sullo stato giuridico e sul reclutamento a costo zero, come invece è espressamente dichiarato nel testo della VII Commissione. _____________________________________________________ La Repubblica 09 giu. ’05 RIFORMA DOCENZA: L’IRA DEI RETTORI No al testo varato in commissione ROMA - «Inaccettabile» il testo del disegno di legge stillo stato giuridico dei docenti universitari licenziato dalia VII Commissione della Camera. Onesto il giudizio espresso dal comitato di presidenza della Conferenza dei rettori delle università italiane. «Destano, inoltre, estremo sconcerto e viva preoccupazione - si legge in una nota della Crui - gli elementi di confusione, indeterminatezza, contraddittorietà e improvvisazione che sono stati ulteriormente introdotti sii punti qualificanti». In particolare, il testo «non dà alcuna risposta positiva ai problemi di una ridefinizione dello stato giuridico e del reclutamento» e «non garantisce neppure un adeguato riconoscimento del lavoro svolto dai ricercatori in servizio». _____________________________________________________ Il Sole24Ore 10 giu. ’05 DOCENTI, SCONTRO SULLA RIFORMA Irrisolto il problema dei ricercatori Fronte comune contro il provvedimento di revisione delle carriere ROMA a Il mondo accademico si schiera contro la -riforma delle carriere dei docenti. Un fronte compatto che rifiuta categoricamente un Ddl giudicato «folle, inaccettabile, incoerente». A poco più di una settimana dal licenziamento del nuovo testo di riordino dello status giuridico da parte della commissione Cultura della Camera - e in vista dell'inizio della discussione in Aula, fissata per il 14 giugno -- si infiamma la protesta della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane), del Cun (Consiglio universitario nazionale) e delle associazioni dei docenti e dei ricercatori. «È un testo assolutamente folle, privo di qualunque linea strategica, che distruggerà completamente l'università italiana» tuona Piero Tosi, presidente della Crui, che chiede di «bloccare l’iter del provvedimento» e di «procedere con la revisione delle procedure concorsuali, discutendo su come realizzarle». Il testo non risolve, secondo Tosi, la questione che aveva ispirato l'avvio della riforma, cioè lo status dei ricercatori, ma procede solamente con «una grande ope legis, assolutamente incoerente con il principio della meritocrazia, che riconosce ai ricercatori e ad altre figure come i tecnici laureati il titolo di professore aggregato, ma senza chiarire cosa il titolo contenga e quali siano i compiti connessi». E poi la distinzione tra tempo pieno e tempo definito, che, secondo le indicazioni del Ddl, si basa «solamente sull'attività didattica - spiega Tosi - e ignora la ricerca» e la previsione di una riforma a costo zero, considerata «inaccettabile» dai rettori. L'unica soluzione praticabile è, secondo il presidente Crui, «lo stralcio delle norme sui concorsi, sulle quali, però, bisogna discutere», mentre il problema dello status «va inserito in un disegno più vasto di riforma dell'università, che potenzi l'autonomia e la valutazione, perchè - precisa Tosi - proprio la valutazione, con i suoi risultati, può guidare i comportamenti dei docenti». Durissima anche la reazione del Cun, che in una mozione approvata ieri chiede «il ritiro» del testo e denuncia «l'incoerenza di un Ddl» nel quale «sono disattese le aspettative del mondo universitario sul rilancio della ricerca, la soluzione dei problemi di accesso dei giovani più qualificati, la valorizzazione del merito». Anche per il Cun questa riforma «introduce forme di ope legis che misconoscono le funzioni finora svolte dai ricercatori e allungano i tempi del precariato, con l'effetto di diminuire l’attrattività dei nostri atenei a livello nazionale e internazionale». E la mancanza di risorse «conferma - per il Cun - l'assenza di volontà per una riforma effettiva». La protesta dei rettori potrà contare sull'appoggio di tutte le associazioni dei docenti e dei ricercatori, che mercoledì scorso, al termine di un incontro con la Crui, hanno espresso «piena convergenza sul giudizio negativo» e sulla «necessità di bloccare l'iter parlamentare di un Ddl destabilizzante per il sistema universitario». Il 14 giugno tutte le sigle sindacali si riuniranno a Piazza Montecitorio per una manifestazione di protesta. ALESSIA TRIPODI _____________________________________________________ Il Sole24Ore 7 giu. ’05 PER I RICERCATORI «POSTO FISSO» CON SELEZIONE SOLTANTO IN SEDE LOCALE Tramonta il concorso tenuto su base nazionale ROMA Per i ricercatori torna il contratto a tempo indeterminato. Per ottenere il "posto fisso" non servirà più superare un concorso nazionale: le procedure di selezione saranno attivate dalle singole università. Ma tramonta l'ipotesi di un ritorno della terza fascia di docenza, perché i titolari di questi contratti faranno solo attività di ricerca. Le novità sono contenute in alcuni emendamenti di maggioranza al Ddl di riordino dello status giuridico dei docenti universitari, approvati il 1 ° giugno dalla Commissione Cultura della Camera. In vista della discussione in Aula, fissata per il prossimo 14 giugno, il testo - ha subito diverse modifiche nel giro di pochi giorni. Già la scorsa settimana, la Commissione Cultura di Montecitorio aveva approvato un emendamento di maggioranza che reintroduceva la terza fascia di docenza, con relativa istituzione del ruolo di professore aggregato (si veda II Sole 24 Ore del 27 maggio). Nel "nuovo" testo per la discussione in Aula non c'è più traccia della terza fascia docente, il professore aggregato torna a essere solo un titolo e non un ruolo, ma è tornato il contratto a tempo indeterminato per i ricercatori. Una previsione opposta a quella contenuta nella prima versione del Ddl, che stabiliva la «messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori». II primo gradino per l'accesso alle attività di ricerca resta il contratto a tempo determinato: gli atenei potranno assumere i ricercatori con contratti triennali, rinnovabili per un massimo complessivo di sei anni. A1 termine di questo periodo di prova, il ricercatore potrà essere inquadrato con un contratto a tempo indeterminato «a seguito di procedure selettive - si legge nel testo - disciplinate da ciascuna università con propri regolamenti, secondo la programmazione del fabbisogno di personale». «Questi giovani - sottolinea Mario Pepe (Fi), relatore del Ddl in commissione Cultura alla Camera - faranno solamente ricerca. Nel caso di un incarico che preveda anche attività di didattica, il ricercatore assumerà, invece, il titolo di professore aggregato». Il titolo di "aggregato" sarà attribuito anche ai titolari di contratti e assegni e alle figure di "elevata professionalità" dell'area socio-assistenziale e tecnico scientifica. Solo per queste ultime è prevista una verifica da parte di una commissione, mentre gli altri potranno fregiarsi del titolo senza superare alcun concorso. «Siamo di fronte allo spregio reiterato del valore scientifico» commenta Walter Tocci (Ds), che fa notare come «il ministro Moratti aveva promesso l'introduzione di severi principi meritocratici nei concorsi universitari, mentre in Commissione Cultura alla Camera il Governo ha sostenuto emendamenti che rilanciano i peggiori vizi dell'accademia italiana». Rimangono in piedi le agitazioni annunciate per la prossima settimana dalle associazioni di docenti e ricercatori, ma Pepe assicura che «i passaggi parlamentari saranno veloci e la riforma potrà partire già dal prossimo anno accademico». ALESSIA TRIPODI __________________________________________________ Il Riformista 09 giu. ’05 PIÙ TASSE PER I FUORI CORSO E DETRAZIONI PER I CERVELLI RIMPATRIATI PROPOSTE. ECCO I FONDI PER IL PDL CHE PIACE ALLA MONTALCINI * DI MARTONE E MASSIMO a Poli universitari di eccellenza, valorizzazione delle risorse umane, formazione continua: sono solo alcune delle soluzioni di volta in volta avanzate per l'annosa questione della cosi detta «fuga dei cervelli». Senonché, nonostante le tante proposte, la fuga di alcuni rischia di trasformarsi in un esodo di massa. Per questo, seguendo la politica dei piccoli passi, Zero ha confezionato una sua proposta di legge. Una proposta che, seppure non costituisca la panacea di tutti i mali, ha il merito di non comportare oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato e di essere immediatamente attuabile. Nell'articolato normativo che segue, si propone di attribuire ai laureati un credito di imposta pari a145 per cento degli oneri sostenuti per corsi di formazione post-universitaria all'estero, in caso dì rientro in Italia. Il finanziamento degli studi all'estero resta a carico dei singoli che devono ricorrere al mercato, e quindi alle banche (o a mamma e papa per quelli che possono), per trovare le somme necessarie all'espatrio cultural-formativo. Lo Stato, però, incentiva tale propensione garantendo una cospicua detrazione e, quindi riducendo la volatilità e l'incertezza sottesa alla richiesta del finanziamento necessario ad investire sulla propria formazione. La detrazione è solo parziale (comma 1), è condizionata alla permanenza in Italia per almeno tre anni (comma 2). E, stando ai dati disponibili, non è neanche particolarmente onerosa, considerato che potrebbe essere quantificata nella somma di 2,5 milioni di euro. Una proposta analoga è stata, in passato, patrocinata dall'associazione italiana degli MBA all'estero (Nova), e fatta propria nel corso di questa legislatura da Rita Levi Montalcini. Senonché, nonostante gli importanti consensi, quella proposta fino ad oggi non è riuscita a divenire legge, perché non si è riusciti a trovare i fondi necessari ad assicurarne la copertura di bilancio. Per questo, preso atto che, «nell'epoca della redistribuzione», la cuccagna è finita e purtroppo nessun pasto, incentivo o diritto è gratis, Zero propone di finanziare il rientro in Italia degli studenti che si specializzano all'estero, con un aumento delle tasse universitarie a carico di quelli che si iscrivono al terzo anno fuori corso. Hanno ragione Alberto Alesina e Francesco Giavazzi ad annoverare, tra i tanti mali del Paese, quello di un'università «che accoglie chiunque» e «non offre alcun disincentivo a prolungare indefinitamente i cosidetti studi» giustificando giovani di quasi 30 anni che ancora dissimulano pretese universitarie cercando di procrastinare l'ingresso nel mercato del lavoro. Per questo, per finanziare l'incentivo a rientrare per gli studenti meritevoli, si propone un disincentivo a carico di quelli che si «parcheggiano» all'università a tempo indefinito. Insomma, due piccioni con una fava. Beninteso, ci sono anche studenti fuori corso per cause di forza maggiore, come quelli costretti a lavorare per pagare gli studi universitari, quelli che si sono ammalati, o quelli provenienti da nuclei familiari a basso reddito. E per questi sono state previste apposite esenzioni (commi 5 e 6). Ma ci sembra giusto che tutti gli altri, indolenti, pigri o viziati, comincino a pagare tasse universitarie proporzionali all'anzianità maturata. Perché, in definitiva, se i padri non pensano ai figli, è bene che almeno i figli più indolenti aiutino a tornare quelli di buona volontà. 1. Ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, ai soggetti che hanno sostenuto spese a titolo di tasse e contributi universitari per la frequenza ai corsi di istruzione post-universitaria all'estero è riconosciuto un credito d'imposta nella misura del 45 per cento delle spese sostenute, purché effettivamente risultanti a carico dei soggetti stessi. 2. II credito d'imposta di cui al comma precedente dovrà essere utilizzato entro i tre anni successivi alla conclusione con profitto del corso post-universitario all'estero. Tale utilizzo dovrà avvenire in quote annuali costanti e di pari importo. 3. Il credito d'imposta di cui al comma 1 non concorre alla formazione della base imponibile dell'imposta regionale sulle attività produttive ed è utilizzabile in compensazione, ai sensi del Decreto legislativo 9 luglio 1997 n.241,a decorrere dalla data di sostenimento delle spese. 4. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano agli oneri sostenuti a partire dal periodo d'imposta 2005. 5. Alla copertura delle minori entrate derivanti dall'attuazione del presente articolo, stimate in 2,5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005, si provvede mediante un proporzionale aumento delle tasse universitarie a carico degli studenti che non abbiano completato il ciclo di studi entro il secondo anno fuori corso. Sono esclusi dall'applicazione della presente disposizione gli studenti che non abbiano potuto completare il ciclo di studi per comprovate ragioni di salute o necessità di lavoro. 6. Con decreto del ministero delle Finanze, da emanare, consultato il ministero dell'Università, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell'art. 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono stabilite le modalità di attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo. Nella determinazione delle tasse universitarie, di cui al punto 5, si dovrà tenere conto, in maniera direttamente proporzionale, dell'anzianità universitaria dello studente e dei livelli di reddito del nucleo familiare di appartenenza. ______________________________________________________________ L’Unione Sarda 10 giu. ’05 CORTE DEI CONTI: NEL MIRINO LE SPESE DI FISICA Le spese sostenute per portare avanti le attività dell'Istituto di Fisica non avevano il riscontro delle pezze giustificative. In pratica non c'era la certezza che quei soldi pubblici fossero stati utilizzati davvero per il bene della ricerca. E così, due anni fa, è scesa in campo la procura regionale della Corte dei conti: sotto accusa, per il ruolo ricoperto nella facoltà, ci sono Franco Meloni (allora direttore pro tempore dell'unità di ricerca dell'Istituto nazionale di fisica della materia presso il dipartimento di Fisica di Cagliari) e Angelo Campus (al tempo segretario amministrativo dell'Istituto, il responsabile della documentazione spese). I magistrati chiedono ai due di giustificare i rimborsi delle spese sostenute dall'ente nel 1998 e nel 1999: spese di gestione delle attività universitarie, il pagamento dei dottorati, i contributi ottenuti, gli acquisti dei materiali. Il "giudizio di colpa" è arrivato alla terza udienza. Inizialmente il presunto danno contestato a Meloni e Campus era di 90 mila euro. Oggi il totale è sceso a 50 mila euro. I due imputati sono difesi dagli avvocati Maurizio Scarparo e Benedetto Ballero, Luisa Giua Marassi, Giuseppe Macciotta e Francesco Corda. «Naturalmente spetta alla procura dimostrare che tutte queste spese non documentate siano state sostenute per fini non istituzionali», afferma l'avvocato Scarparo, «e il fatto che nella fase istruttoria il danno contestato sia sceso da 90 mila a 50 mila euro la dice lunga sulle nostre ragioni». Secondo la difesa la mancanza di queste "pezze giustificative" alle spese della Facoltà non significa automaticamente che alla base non ci fossero davvero fini istituzionali e utili all'Istituto. «E poi bisogna dire che l'anno del trasferimento dalla sede di viale Fra Ignazio a quella della cittadella universitaria (2001), si persero tanti documenti. È stata depositata anche una denuncia per quanto accaduto. È probabile che fra le tante carte ci fossero anche le pezze giustificative. E comunque, se anche si fossero verificate spese non documentate secondo le regole, non è così scontato che ci sia stato un danno per l'ente». L'udienza è stata rinviata al 19 ottobre. (an. m.) ______________________________________________________________ L’Unione Sarda 10 giu. ’05 ADOLESCENTI INDIVIDUALISTI, CERCANO RACCOMANDAZIONI Indagine dello Iares sui giovani sardi tra i 18 e i 21 anni Individualisti quanto basta per desiderare l'autorealizzazione sopra ogni cosa. Convinti che, per trovare un lavoro, serva una raccomandazione più che un annuncio sul giornale. Schegge di vita e prospettive degli adolescenti sardi tradotte in grafici e documentate analisi dallo Iares, l'istituto Acli per la ricerca e lo sviluppo. Un modo per scavare in un mondo che sfornerà gli adulti di domani. Con una quantità di domande alle quali hanno risposto gli studenti che frequentano l'ultimo anno delle scuole superiori sarde. Archiviata l'era del movimentismo, gli adolescenti si interessano poco degli altri, quasi con distrazione, tanto è vero che un capitolo dell'indagine si sofferma con dovizia di informazioni sull'allarmante disinteresse verso la collettività: «L'impegno religioso e quello politico ottengono pochissime preferenze precipitando agli ultimi posti della scala di valori». In tempi di crisi economica e referendum sulla fecondazione assistita, fa un certo effetto sapere che agli adolescenti sono impermeabili a questo tipo di problemi: «Assolutamente indifferenti e apatici verso la politica in termini di conoscenza, impegno e partecipazione attiva». Questo non impedisce loro di «esprimere un parere negativo sul lavoro degli amministratori locali». Tra i banchi si scopre un nuovo tipo di alunno: lo studente di professione. «Oltre il 61 per cento degli intervistati si iscriverà all'università, mentre solo il 15,2 cercherà un lavoro. - evidenzia l'indagine - Questo è dovuto sia al desiderio di migliorare le proprie competenze, sia all'oggettiva difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, considerata la scarsità di offerte e il perdurante scollamento tra mondo della scuola e mercato del lavoro». Gli adolescenti vedono un futuro in famiglia, nel senso di vita tra quattro mura insieme a genitori, fratelli e sorelle: «Desiderano essere indipendenti economicamente ma non andare a vivere da soli». Di questi tempi, anche l'occhio vuole la sua parte: «Pensano che per riuscire nella vita sia importante avere un bell'aspetto, essere leali e sinceri, intelligenti e anticonformisti». La Sardegna ha fatto molti passi in avanti, anche se un lavoro non è ancora alla portata di tutti. Per questa ragione «i giovani amano la loro terra, le sue risorse, la sua cultura, ma non escludono la possibilità di dover partire per la mancanza di opportunità lavorative. La difficoltà si associa all'insofferenza per la mentalità del luogo in cui si vive, considerata un ostacolo che limita la propria realizzazione». A proposito di professioni: «Non aspirano a lavori d'èlite, indicano piuttosto obiettivi consueti e traguardi possibili, mostrando scarso interesse per le attività di tipo manuale e artigianale». (p. pa.) _____________________________________________________ La Repubblica 05 giu. ’05 SE ANCHE L'ASINO DIVENTA DOTTORE STEFANO BARTEZZAGHI LAUREA honoris causa sembra oggi come il titolo di Cavaliere e il sigaro che non si negano ad alcuno. Da sommo onore è diventata la sanzione anche banale del successo: non glorifica chi la riceve ma, piuttosto, chi la dà. O tutto è marketing, però, oppure no. Se lo è- e potrebbe benissimo - allora non c'è bisogno di commenti: la cassa e il casting hanno ragioni che la ragione non conosce, e l'università non si comporta diversamente dalle agenzie che "fanno comunicazione", giornali, network, ditte e anche partiti in odore di competizione elettorale: tutti sempre molto felici di poter associare il proprio marchio a nomi, griffe e facce di personaggi prestigiosi. Trattandosi però di università qualche scrupolo in più verrebbe. Il fatto è che dare una laurea in comunicazione a Valentino Rossi è tutt'altro che paradossale: conferma in pieno l'opinione corrente (la doxa, infatti) per cui tutto sta nell'avere successo in qualche modo, e nel farselo riconoscere. Piove sempre sulle gomme da bagnato: e se i genitori consolavano i figli bocciati dicendo "meglio un asino vivo che un dottore morto ", ora - absit iniuria - l’asino è vivo, ricco e diventa persino dottore, nel tripudio generale. Ma come guadagnarsi lo stesso onore della laurea studiando, invece che sgobbando? Qui casca il dottore: fra moduli e crediti garantisti (con programmi che fissano massimali di pagine e di ore di studio per passare l'esame) non è improbabile che i futuri professori di scuole inedie e licei che si stanno preparando ora all'Università abbiano studiato o Dante o Petrarca, o Galileo 0 Kant, o Leonardo o Caravaggio. Allo studente poco si dà, xna gli si richiede anche xneno. Quella delle lauree all'onore di vip ben altrimenti premiati dal destino - così- appare coxne una vicenda folkloristica: un eccesso di esuberanza nell’ orchestrina che sta suonando a bordo del Titanic. ______________________________________________________________ Corriere della Sera 10 giu. ’05 GLI ATENEI INFORMALI Boccate d’ossigeno nella crisi di DOMENICO DE MASI Sono appena reduce da un giro di conferenze all'università di Belem in Amazzonia e a quella di Fez in Marocco. Ogni volta che si torna in un'università del cosiddetto Terzo Mondo ci si rende conto di quanta importanza questi Paesi più poveri del nostro attribuiscono alla formazione dei propri giovani. Ogni volta che mi accomiato dai colleghi di queste università, sono terrorizzato dall'idea che qualcuno di essi voglia ricambiarmi la visita. Se viene a trovarmi nella mia facoltà, in che squallore sono costretto ad accoglierlo? Quando parliamo di declino del nostro Paese, puntualmente riportiamo dati allarmanti riferiti al Pil, alla produzione industriale, all'andamento dei prezzi. Ma il peggiore indicatore del declino sta nella forbice ormai spaventosa che si è aperta tra il nostro sistema universitario e quello non già degli Stati Uniti o del Giappone, ma ormai dell'India e del Brasile. La Sapienza, sotto questo aspetto, non è seconda a nessun'altra università italiana. Il suo stato di abissale distacco dalla realtà è ormai così catatonico che persino piccole notizie, altrove scontate, finiscono per rallegrarci come se i nostri laboratori scientifici avessero conseguito un prestigioso brevetto o come se dieci nostri docenti avessero ottenuto il premio Nobel. La piccola, buona notizia di oggi è che alcuni spettacoli dell'Estate Romana si terranno dentro l'Università. Così il mondo accademico diventa un poco più poroso, si rende disponibile a incursioni da parte di altri mondi e altre culture, riconoscendone l'importanza. Da qualche anno a questa parte, infatti, proprio la crisi dell'università ha spinto la domanda studentesca di cultura a rivolgersi altrove. Sono emerse, così, numerose «università invisibili e informali» che hanno attirato schiere di giovani delusi dalla scuola ufficiale. Come si spiegano, altrimenti, i duecentomila giovani che affollano il Festival della Letteratura di Mantova? I centomila che affollano il festival della Filosofia a Modena? Le migliaia che fanno la fila per assistere agli incontri di Massenzio? Come si spiega il successo di una trasmissione radiofonica esemplare come Fahrenheit? Ora queste università informali, rese feconde dalla crisi dell'università ufficiale, corrono in soccorso di quest'ultima per praticarle una sorta di respirazione bocca a bocca, regalarle un soffio di vitalità, restituirle una presenza festosa degli studenti, altrimenti assenteisti. L'irruzione dell'Estate Romana può avere, quindi, un duplice vantaggio per la Sapienza: può scuoterla dal suo cronico torpore e può indurla a prendere atto delle esigenze nuove che emergono da una gioventù che è forse la migliore dal dopoguerra ad oggi, ma che certamente è la più incompresa. _____________________________________________________ Linea EDP 06 giu. ’05 05-05-2005 VII 2 LARGHISSIMA BANDA PER GLI ATENEI ITALIANI Grazie all'impiego della tecnologia Dwdm per illuminare la fibra ottica, in due anni la rete della ricerca scientifica italiana ha aumentato la velocità trasmissiva di 100 volte. La comunità scientifica italiana collegata a banda larga, con possibilità di scambiare informazioni su link ottici alla velocità di 2,5 gigabit al secondo. È il risultato di un progetto di aggiornamento tecnologico voluto dal Garr, l'ente del Ministero della Ricerca che realizza e gestisce la rete nazionale dell'Università e della Ricerca scientifica, collegando tutti gli atenei, il Cnr, centri di ricerca, osservatori, politecnici e così via, con i:aterconnessioni con realtà omologhe a livello europeo e internazionale. Si tratta di un microcosmo con un'elevatissima necessità di capacità dì elaborazione e trasporto dei dati, necessari per il lavoro congiunto sui progetti di ricerca. La rete Garr è frutto di una gara pubblica che ha visto, insieme ad altri carrier, fra cui Telecom Italia, l'affermarsi di Infracom come fornitore principale di servizi di dorsale, ovvero dei circuiti trasmissivi a lunga distanza. L'operatore, che in italia possiede una rete in fibra ottica estesa per circa 6.000 chilometri acquistata dalla Società Autostrade, ha fatto uso della tecnologia ottica di ultima generazione Dwdm (Dense wavelenght division multiplexer), che consente di trasmettere su un'unica fibra diverse lunghezze d'onda (o colori)., fino a una velocità complessiva di 10 Gbps. II Dwdm consente un trasporto trasparente delle informazioni, ovvero senza alcuna necessità di rielaborazione. Due tìpi di link I servizi erogati, chiamati lamda, hanno un bitrate di 2,5 Gigabit al secondo e interconnettono i centri più importanti, come Milano, Roma, Torino, Napoli e Pisa. Per collegare, invece, realtà con minori esigenze in termini di velocità trasmissiva, per esempio Ferrara, vengono utilizzati circuiti fino a 155 Mbps, in tecnologia Sdh. Stiamo parlando, dunque, di un ordine di grandezza inferiore, pur sempre definibile larga banda. «La rete è il risultato di una vera partnershìp fra pubblico e privato basata sull'impiego di tecnologie all'avanguardia - ha commentato Francesco Bandinelli, responsabile della business unit telecomunicazioni di Infracom-. È un esempio di come l'Amministrazione pubblica abbia saputo coniugare, con una rapidità straordinaria, l'impiego delle migliori tecnologie ottiche ed elettroniche di trasporto a larga banda fornite dal mercato, su cui Infracom sta investendo moltissimo, con i costi. In due anni, la rete della ricerca scientifica ha aumentato la velocità di 100 volte». Infracom si occupa anche della gestione e manutenzione dell'infrastruttura, attraverso un apposito Network operation center (Noc) a Firenze, sempre operativo e in grado di intervenire tempestivamente per la soluzione dei guasti. Il Garr è responsabile degli apparati dedicati al trattamento ed elaborazione dei dati prima dì essere introdotti nella rete dell'operatore. Wontrariamente a quanto accade normalmente quando si tratta di fibre ottiche illuminate - ha puntualizzato Bandinelli - noi eroghiamo larghissima banda su una sola fibra, il che ci consente di essere più rapidi e più efficaci, perché con una coppia di fibre eroghiamo sia il servizio principale sia quello di riserva». Oggì il Garr, per conto del Ministero, è intenzionato a collegare alla nuova rete anche scuole e altre realtà del mondo della formazione. Per il local loop verranno anche utilizzate tecnologie wireless, un'area che vede Infracom impegnata in prima linea. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ _____________________________________________________ Il Sole24Ore 8 giu. ’05 WIMAX: PRONTI A PARTIRE I TEST DEL SUPER WI-FI II decollo é previsto nel 2006 Nei prossimi giorni dovrebbe essere varato un decreto per consentire l'offerta di servizi di banda larga senza fili in tutta Italia ROMA a Il Governo scioglie le redini alla banda larga senza fili. «Per superare presto e bene il digital divide» dice Mario Landolfi, ministro delle Comunicazioni. Niente più gabbie per il Wi-Fi, che usa le onde radio a bassissima potenza per sostituire le reti locali. E via libera a una sperimentazione semestrale del Wimax, la poderosa ma ancora acerba tecnologia wireless che promette di emulare le migliori reti Adsl portando l’Intemet veloce in tutte quelle zone del Paese (tante, e non solo al Sud) ancora emarginate, creando contemporaneamente nuovi spazi , di competizione nelle zone già raggiunte dalla larga banda "fissa". L'impegno fu preso nei mesi scorsi dall'ex ministro Maurizio Ciaspam. E ora Landolfi promette di tradurlo in pratica. Il Wi-Fi sarà liberato dai lacci normativi che hanno vanificato la sua a sua natura di uso libero (le frequenze, grazie alla debolissima potenza del segnale, sono condivise e non assegnabili a un singolo operatore) relegandolo a servizi circoscritti (ristoranti, esercizi commerciali, aeroporti, hotel) o alle "mini-lan" senza fili negli uffici privati e alle abitazioni. Un decreto, che dovrebbe essere varato a giorni, consentirà a chiunque di offrire servizi a livello nazionale con una semplice autorizzazione che prevede il silenzio-assenso in mancanza di riscontro entro 60 giorni. Il Wimax potrà intanto aspettare le sue specifiche tecniche definitive verificando sul campo, anche in Italia, le sue reali potenzialità. Il ministero della Difesa ha liberato un primo lotto di frequenze ex Nato (nella banda dei 3,5 gigahertz) ora assegnate a livello internazionale al Wimax, che utilizza potenze di emissione molto più alte, che amplificano la copertura territoriale dei ripetitori fino a un raggio di alcune decine di chilometri ma impongono un rigido "governo" dei canali radio. Per sei mesi, a partire dal primo luglio, si sperimenteranno ,le prime applicazioni Wimax a Roma, Milano, Arezzo, Parma e in ampie zone di Piemonte, Sardegna, Sicilia, Valle d'Aosta e Abruzzo. Bisognerà capire in particolare tre cose: se le prestazioni sono quelle promesse, se i costi per implementare questa tecnologia (e dunque le tariffe. finali) sono davvero concorrenziali rispetto all'Adsl, se le caratteristiche del sistema possono effettivamente permettere quella evoluzione mobile che secondo alcuni potrebbe addirittura fare del Wi-Fi un complemento o addirittura un concorrente della telefonia cellulare Umts. Wi-Fí «La sperimentazione - ha spiegato Landolfi in una conferenza stampa - servirà a valutare. Siamo convinti che la politica debba presidiare la diffusione delle nuove tecnologie, ma anche regolamentare ex ante uno sviluppo così tumultuoso può tradursi in un boomerang». «Naturalmente il nostro obiettivo è fare in modo che il Wimax contribuisca a ridurre il digital divide, quel divario tecnologico che riguarda il Sud ma anche alcune zone del Nord del nostro Paese», insiste il ministro. Dopo la sperimentazione - chiarisce - ci sarà «una gara per l'assegnazione delle licenze», che saranno «a titolo oneroso». Quanto? Tutto da stabilire, anche se il prezzo da pagare sarà sicuramente una frazione sella "supertassa" da oltre 10 miliardi di euro imposta cinque anni fa agli operatori cellulari per le licenze Umts. Il vero decollo commerciale del Wimax? Già «nel 2006» azzarda il ministro. FEDERICO RENDINA Come funziona Wimax è la tecnologia per la trasmissione dati senza fili che si basa sullo standard leee 802.16 ed é in grado di coprire distanze pari a quasi 50 chilometri (30 miglia) garantendo una velocità di connessione che può arrivare a 70 megabit al secondo. Pub essere impiegata per collegare singoli utenti alle dorsali degli operatori; per realizzare reti a supporto della telefonia cellulare e per istituire punti di accesso a Intenet in luoghi pubblici nuovo standard L:Implementazlone della tecnologia Wimax avviene in tre fasi. La prima fase prevede l'installazione di antenne esterne fisse per collegare tra loro gli edifici. La seconda implica l'installazione di antenne fisse interne di dimensioni ridotte e che quindi possono essere utilizzate per collegare singoli uffici e abitazioni. La terza fase, prevista per II prossimo anno, prevede la possibilità di accedere alle reti Wimax anche quando si è in movimento utilizzando pc portatili e cellulari ______________________________________________________________ La Nuova Sardegna 9 giu. ’05 CAGLIARI: TROPPI INTERESSI DI BOTTEGA E TROPPI MISTERI» Lo scienziato Paolo Pani apre il dibattito su Cagliari Dal mare tradito ai salotti perduti, alle corporazioni ROBERTO PARACCHINI CAGLIARI. Secondo lui a Cagliari c’è un silenzio assordante, troppo assordante: occorre un dibattito. Per Paolo Pani, ricercatore di razza - quattro anni a Pittsburg (Pennsylvania), poi Torino e ora professore ordinario di patologia generale nella facoltà di Medicina - voce fuori dal coro, Cagliari ha bisogno di una scossa. Secondo Pani, uno dei pochi personaggi di cultura non umanistica cittadini che ama lanciare provocazioni irriverenti, a Cagliari vi sono «troppe segrete cose e interessi di bottega». Il mare tradito. Città malata, città di mare senza un lungomare, metropoli truccata che non riesce a crescere. Per Paolo Pani «Cagliari non pare una città di mare, se non per il Poetto, una “piena” conquista cagliaritana recente, solamente nel dopoguerra - spiega Paolo Pani - le passeggiate cagliaritane (i luoghi d’incontro) fuggono il mare, siamo forse già nella continuità del Campidano, ma insieme, rispetto allo stesso Campidano, anche chiusi e lontani dai paesi dell’entroterra». Il centro. Una passeggiata critica, quella di Pani, che prosegue nel ventre della città. «La centralità di Cagliari? La risposta semplice del cagliaritano è: via Roma, piazza Yenne, via Manno, piazza Martiri, viale Regina Margherita, nuovamente via Roma. È legittima una domanda: in che modo i “Governi cittadini” hanno cercato di qualificare questa sua centralità? Direi che c’è stata disattenzione (a essere generosi) e, più realisti, diciamo che abbiamo assistito a un vero saccheggio». L’università. Nel centro città esiste anche l’università con la sua storia e il ruo ruolo. «Sì, ma l’ospedale San Giovanni di Dio è ridotto alla fatiscenza e ristrutturato nel modo più approssimato, il degrado forse irreversibile interessa la clinica Aresu e la fuga dell’università verso il Campidano, a Monserrato, è continua. Evidentemente per il polo universitario “cagliaritano” non rimangono fondi neppure per una sua dignitosa manutenzione». I salotti perduti. Caglari, però, continua a vivere nei suoi luogi più tradizionali. «Beh, i bar “storici” chiudono, lo stesso i cinema e i luoghi del tradizionale commercio cagliaritano, mentre rimangono forse, dignitose, le zone della storia cagliaritana minore, la Marina e le sue trattorie, faticosamente. Via Roma diventa sostanzialmente angiporto, un luogo minore che ha perso il suo ruolo di salotto di un tempo. Accorpato a questa Cagliari sopravvive il rione di Stampace, tradito dai luoghi che avrebbero potuto dargli un decoro importante, il San Giovanni di Dio, la clinica Aresu e la stessa Università. Una prima considerazione: le zone che avrebbero potuto dare dignità a questa Cagliari sono state devastate, spesso per incuria, altrettanto per rapina. Così al Palazzo della Regione di via Roma, le madri mediterranee dello scultore Nivola, che guardano verso il mare, gridano vendetta». San Benedetto. Poi la passeggiata prosegue verso un’altra parte importante della città, un’altra centralità, quella di San Benedetto. «Sia per l’urbanistica sia per i suoi abitanti - prosegue Pani - la maturazione è stata avviata nel dopoguerra e compiuta nei convulsi anni sessanta, del miracolo economico. È in questo quartiere che il “cagliaritano” del liceo classico Dettori raggiunge la sua fetta di benessere economico, il suo obiettivo prioritario. Intanto il Comune è lontano se non per gli aspetti di speculazione edilizia. È in questo settore che forse maturano le rendite più importanti dei “cagliaritani che contano”. Lo stesso anonimato architettonico delle sue abitazioni è insieme l’immagine ed il prodotto di un altro anonimato, più preoccupante, quello sociale, chiuso alla società civile». Le famiglie. In città vi sono anche interessanti episodi di vivacità, come i nuovi scrittori, ad esempio. «Sì, ma Cagliari è anche indolente città della conservazione, delle famiglie e delle professioni che difendono con antico spirito “corporativo” i propri interessi, incuranti delle sorti generali della città, mentre la modernità viene recepita nei suoi aspetti più banali, quelli dell’apparenza “privata” e dei facili modernismi. Gli imprenditori dell’edilizia locale rispondono di conseguenza: l’offerta non è del palazzo che qualifichi dal punto di vista architettonico la città, ma piuttosto “l’appartamento”, lo spazio privato, chiuso. Il tutto in un gioco in cui permangono gli interessi di alcune tradizionali famiglie. Cagliari è stata una città fascista, di un fascismo minore, continua ad esserlo, ma di un fascismo senza più fascismo». Il boom. A ogni modo la città è cresciuta e si è sviluppata. «Sì, ma in modo caotico. Cagliari vive una sua marginalità meridionale. Gli anni Sessanta hanno messo in gioco nella modernità anche la città. In quegli anni vi è stato un faticoso ed incerto tentativo di industrializzazione della Sardegna, per l’industria chimica. La stessa Cagliari ne è rimasta coinvolta, anche dietro le pressioni del suo hinterland, è uscita dal suo torpore di conservazione, si è avvicinata ai suoi paesi di confine. Sono stati anni di costruzione, anche dal punto di vista urbanistico: lo stadio di Sant’Elia, la nuova Università ed il Policlinico a Monserrato, la Cittadella dei Musei, il Teatro Comunale, il Porto- Canale, l’Ospedale Brotzu e l’Ospedale oncologico, il Palazzo della Regione di Via Roma. La Cagliari della conservazione, delle famiglie, delle rendite immobiliari ha assistito in modo passivo a queste trasformazioni, se non per motivi di speculazione, non ha accompagnato quelle trasformazioni. E tutto è andato a rilento». Il Poetto. Però vi sono, ugualmente, tentativi di sviluppo. «Certamente, ma a passo ridotto. «Certamente, anche se lo stadio di Sant’Elia si avvia verso un possibile e irreversibile degrado, la nuova università e il Policlinico rimangono tristemente isolati nell’agro di Monserrato, il Palazzo della Regione che avrebbe potuto trovare una sua dignità in un risanato quartiere della Marina rimane, anch’esso, desolatamente isolato nell’angiporto cagliaritano. Il Poetto, poi, una delle più importanti risorse cagliaritane, diventa pista rotabile, mentre il turismo è affidato ad un’imprenditoria minimale, dei baretti e dei chioschi dei frutti di mare, nel più completo disinteresse del governo della città (si pensi all’ex ospedale Marino e alla sua mancata utilizzazione), mentre la Cagliari delle famiglie pensa al suo ippodromo esclusivo». ______________________________________________________________ L’Unione Sarda 10 giu. ’05 PONTE SULLA 554, LA REGIONE DECIDA Monserrato. Promessa la valutazione di impatto ambientale, ma è ancora polemica Sindaco e rettore chiedono chiarezza sul maxi svincolo Lo svincolo per la Cittadella è ancora fermo. Il sindaco attacca la Regione perché la variante urbanistica che permetterebbe di realizzare il ponte sulla 554 si è arenata ancora una volta. Il rettore si appella al governatore Soru, chiedendo di chiudere in fretta la pratica, necessaria per l'Università e il Policlinico. A dividere le parti è la valutazione di impatto ambientale, che non c'è ancora, ma che il Comitato tecnico regionale all'Urbanistica ha promesso di fare al più presto. Fino a quel momento, il via libera alla maxi opera non verrà dato. Il sindacoIl sindaco Antonio Vacca non ci sta. L'ennesimo nodo tecnico che avvolge il progetto per il ponte sembra incatenare di nuovo anche l'amministrazione, che però questa volta alza la voce. «È tempo di smetterla», sbotta Vacca: «la Regione deve dire quello che bisogna fare e se vuole correggere il progetto che lo faccia. Monserrato in otto anni ha espresso tutta la buona volontà per collaborare e concordare le risposte con Provincia e Regione. Ma ora pretendiamo chiarezza». Il primo cittadino si rivolge alla Giunta regionale: «È inutile che si faccia finta che le nostre controdeduzioni non valgano nulla visto che sono state scritte anche con la collaborazione della stessa Regione». E le notizie "ufficiose" sul via libera del Comitato tecnico comunicate al Consiglio? «Confermo le cose dette in aula. Dalla Regione mi hanno comunicato che le nostre controdeduzioni erano state accettate». Niente documenti ufficiali, sino a ieri mattina, però sulla scrivania del sindaco. Soltanto un comunicato stampa in cui il presidente del Comitato tecnico regionale all'Urbanistica spiega che le argomentazioni "non hanno consentito di superare le perplessità precedentemente manifestate in relazione alla continuità territoriale tra l'abitato e l'area dell'insediamento universitario". «Noi siamo stati sempre pronti e disponibili a superare i problemi», spiega Vacca. «Anni fa chiedemmo di avviare una procedura di impatto ambientale e ormai la responsabilità oggettiva dell'opera non ci compete». E il primo cittadino non sembra intenzionato ancora ad aspettare. «Spero che Regione e Provincia si attivino, coinvolgendo pienamente Monserrato, altrimenti mi farò promotore di un Comitato, composto da tutti i Comuni interessati, per risolvere la questione». Il rettorePasquale Mistretta, rettore dell'Università degli studi di Cagliari, si rivolge direttamente al presidente della Regione. «Il presidente Soru sta dimostrando capacità di sintesi e di decisione per tanti problemi. Mi auguro che anche in questo caso, come ho già detto qualche mese fa, metta fine a questa pantomima di assessorati regionali e che tutto abbia termine perché non fa più ridere nessuno». Conclude il rettore: «Nel 2008 è quasi certo l'arrivo della linea metropolitana al Policlinico mi auguro che per quel tempo sia pronto anche lo svincolo così faremo a gara sulla scelta di usare la macchina o il treno leggero». La Provincia Insomma il maxi svincolo milionario continua a dividere, anche se il presidente della Provincia, Graziano Milia, non si scompone. «Io rispetto le leggi e quindi sono dell'avviso che se c'è un progetto, già approvato, già finanziato e con una gara d'appalto già bandita quel progetto si farà. Il sindaco Vacca deve stare tranquillo perché siamo pronti a garantire gli interessi di tutta la popolazione». E se bisognasse rivedere il progetto nel rispetto della continuità territoriale? «Non ho ancora ricevuto il parere della Regione, quando arriverà si vedrà». Serena Sequi Svincolo: protesta del sindaco Lo svincolo per la Cittadella è ancora fermo. Il sindaco attacca la Regione perché la variante urbanistica che permetterebbe di realizzare il ponte sulla 554 si è arenata ancora una volta. Il rettore si appella al governatore Soru, chiedendo di chiudere in fretta la pratica, necessaria per l'Università e il Policlinico. A dividere le parti è la valutazione di impatto ambientale, che non c'è ancora, ma che il Comitato tecnico regionale all'Urbanistica ha promesso di fare al più presto. Fino a quel momento, il via libera alla maxi opera non verrà dato. Il sindacoIl sindaco Antonio Vacca non ci sta. L'ennesimo nodo tecnico che avvolge il progetto per il ponte sembra incatenare di nuovo anche l'amministrazione, che però questa volta alza la voce. «È tempo di smetterla», sbotta Vacca: «la Regione deve dire quello che bisogna fare e se vuole correggere il progetto che lo faccia. Monserrato in otto anni ha espresso tutta la buona volontà per collaborare e concordare le risposte con Provincia e Regione. Ma ora pretendiamo chiarezza». Il primo cittadino si rivolge alla Giunta regionale: «È inutile che si faccia finta che le nostre controdeduzioni non valgano nulla visto che sono state scritte anche con la collaborazione della stessa Regione». E le notizie "ufficiose" sul via libera del Comitato tecnico comunicate al Consiglio? «Confermo le cose dette in aula. Dalla Regione mi hanno comunicato che le nostre controdeduzioni erano state accettate». Niente documenti ufficiali, sino a ieri mattina, però sulla scrivania del sindaco. Soltanto un comunicato stampa in cui il presidente del Comitato tecnico regionale all'Urbanistica spiega che le argomentazioni "non hanno consentito di superare le perplessità precedentemente manifestate in relazione alla continuità territoriale tra l'abitato e l'area dell'insediamento universitario". «Noi siamo stati sempre pronti e disponibili a superare i problemi», spiega Vacca. «Anni fa chiedemmo di avviare una procedura di impatto ambientale e ormai la responsabilità oggettiva dell'opera non ci compete». E il primo cittadino non sembra intenzionato ancora ad aspettare. «Spero che Regione e Provincia si attivino, coinvolgendo pienamente Monserrato, altrimenti mi farò promotore di un Comitato, composto da tutti i Comuni interessati, per risolvere la questione». ======================================================= ______________________________________________________________ L’Unione Sarda 10 giu. ’05 ACCORDO MORATTI-SORU, IN ARRIVO SESSANTA MILIONI Istruzione, ieri l’incontro tra ministro e governatore ROMA. Ridurre la dispersione scolastica, incentivare l’utilizzo di nuove tecnologie all’interno della scuola del primo ciclo, educare alla legalità. Sono questi gli obiettivi principali del protocollo d’intesa tra il Miur (Ministero istruzione università e ricerca) e la Regione Sardegna, firmato ieri dal ministro Letizia Moratti e dal presidente della Regione Autonoma, Renato Soru. Oltre 60 milioni di euro sono stati destinati dallo Stato e dall’ente locale allo sviluppo delle scuole dell’Isola. «È un accordo molto semplice - spiega Soru - rappresenta la volontà di spendere meglio le risorse europee». L’investimento infatti, reso possibile grazie ai Fondi Strutturali Europei messi a disposizione dal Pon Scuola (Programma operativo nazionale) e dal Por (Programma operativo regionale), fa parte del progresso economico e culturale delle regioni che rientrano nell’Obiettivo 1 del quadro comunitario di sostegno 200/2006. «Le risorse europee - continua il governatore della regione - spesso vengono gestite in maniera autonoma e non coordinata. Questo accordo è la volontà e la possibilità di gestirle in maniera da essere più efficaci nel raggiungimento degli obiettivi comuni. Ci sono 30 milioni di euro dello Stato e 30 milioni di euro della Regione che vengono messi assieme affinché siano spesi all’interno di un progetto comune». Nel dettaglio, il finanziamento del Ministero prevede lo stanziamento di 31 milioni e 200 mila euro per il biennio 2005/2006, mentre nell’ambito del proprio programma operativo regionale, la Sardegna metterà a disposizione altri 29 milioni di euro. «L’obiettivo di questo protocollo - afferma il ministro - è la realizzazione congiunta di una serie di interventi in grado di promuovere la qualità e l’efficacia del sistema scolastico e formativo dell’Isola, soprattutto in alcuni settori particolarmente deboli». Secondo un’analisi di Miur e Regione, gli ambiti che richiedono una maggiore attenzione sono la lotta alla dispersione scolastica e al disagio sociale, la promozione e l’attivazione della formazione permanente, il miglioramento della qualità del sistema dell’istruzione e della società dell’informazione e della conoscenzae e la diffusione della cultura della legalità per favorire una convivenza civile tra i cittadini. «Questo investimento - aggiunge la Moratti - si aggiunge agli oltre 60 milioni di euro stanziati in passato dal Pon del Miur per la Sardegna: con tali fondi, dal 2000 ad oggi, abbiamo promosso 2.655 progetti di diversa natura che hanno riguardato 33 mila destinatari». Centri contro la dispersione scolastica, laboratori multimediali e laboratori scientifici e tecnologici per i licei, corsi di formazione sulle nuove tecnologie per docenti, interventi di cablaggio e installazione server di rete, sono alcuni dei progetti realizzati finora in Sardegna per le scuole del primo ciclo. «Entro il 2006 - conclude il ministro - saranno completati gli investimenti in tecnologie in tutte le scuole dell’Isola. Vareremo progetti contro la dispersione scolastica per altri 4.500 studenti e corsi di formazione per 1.110 docenti del secondo ciclo e per 3.760 del primo». Annalisa d’Aprile ______________________________________________________________ L’Unione Sarda 9 giu. ’05 VOTO BULGARO, GAVINO FAA CONFERMATO ALLA GUIDA DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA Un preside di ferro in guanti di velluto «La mia forza? Premiare chi merita e isolare i baroni» Duecendodue voti a favore, cinque bianche, quindici nulle. Rieletto. A capo della facoltà di medicina, anche per il prossimo triennio, ci sarà Gavino Faa, 52 anni, specialista di epatologia innamorato del suo lavoro. Gli elettori, deposta la scheda nell'urna, corrono a fargli i complimenti. Lui, piccoletto, mobilissimo, baffi argentati e sorriso scintillante, si concede un gesto di scongiuro. Ma dallo spoglio non si aspetta sorprese: una candidatura alternativa non c'è stata. Rivoluzione silenziosaNessuno ha provato a contendere a Faa una carica ottenuta su investitura diretta del super rettore Mistretta, consolidata attraverso una politica del pugno di ferro in guanto di velluto che ha scardinato vecchi feudi baronali e relative consuetudini nepotistiche, consacrata da un consenso che vede allineati studenti, ricercatori e docenti. Di lui si dice che la sua vera forza sia la grande capacità di procacciare finanziamenti: dote preziosissima, in un triennio partito con lo scandalo Glaxo e contrassegnato da stanziamenti ministeriali ridotti ai minimi storici. Altri ne sottolineano la gestione sobria e cristallina del potere. Altri ancora la capacità di aver portato la facoltà dal trentesimo al dodicesimo posto della classifica degli atenei italiani stilata dal Censis. Lui minimizza: «Il mio vero obiettivo era di riavvicinare la facoltà alla città, che la percepiva come un corpo estraneo. Questo, naturalmente, significava anche staccarla dalle oligarchie cittadine. La mia forza è stata quella di non fare guerre ma una rivoluzione silenziosa, rispettando due regole: meritocrazia per gli studenti, meritocrazia per i ricercatori». Chi non viaggia è perdutoConferma anche per il presidente del corso di laurea, Amedeo Columbano, uno cui i bene informati pronosticano un futuro da rettore. Ai ragazzi, sia Columbano che Faa danno un consiglio: viaggiare, spostarsi, confrontarsi con altre realtà scientifiche. Anche se per i sardi costi e difficoltà si moltiplicano, determinando una stanzialità che rappresenta un punto di debolezza: «Io - racconta Faa - sono cresciuto perché ho dovuto viaggiare. A Masullas, dove sono nato, non c'erano le scuole medie, così sono venuto a Cagliari. Dopo la laurea, per la specializzazione, sono dovuto andare a Roma, ed è stata la mia fortuna. Poi sono stato in Belgio. Se avessi trovato tutto sotto casa, non sarei dove sono ora». Columbano si è formato in Canada: «Tre anni fondamentali». La facoltà di Medicina incoraggia i ragazzi a trascorrere all'estero dei periodi di studio: «Tutto sta a scegliere bene i professori, non mandare lo studente allo sbaraglio. È un piacere immenso quando i docenti, magari belgi o inglesi, ci chiedono di poter trattenere i nostri ragazzi perché sono bravi». Però viaggiare costa. Un tempo la Regione aveva una convenzione con l'Alitalia che garantiva uno sconto del 30 per cento a docenti e allievi. Si potrebbe avviare una battaglia per stipularne una nuova? «Ho sondato», sospira Faa, ma in Regione dicono di non avere fondi». Il programmaPer il secondo mandato, il preside ha un programma ambizioso: affidare l'Anatomia patologica al professor Bucarelli, richiamato da Sassari, mettendo così fine a un conflitto che da poco ha richiesto l'intervento della magistratura; battersi per una maggiore ricettività studentesca; aprire un'aula informatica con 40 computer a disposizione degli studenti. (m. n.) _____________________________________________________ L’Unità 06 giu. ’05 ICTUS: SERVONO PIÙ STRUTTURE IN EUROPA Sono ancora poche le unità specializzate di Paola E. Cicerone Interventi tempestivi e strutture adeguate: sono queste le armi per combattere l’ictus, una malattia che il progressivo invecchiamento della popolazione sta trasformando in una vera emergenza medica. Come denunciano i partecipanti alla quattordicesima European Stroke conference che si è svolta qualche giorno fa a Bologna. «Oggi l’ictus è la seconda causa di morte nel mondo, e colpisce ogni anno 15 milioni di persone», spiega Bo Norrving dell'Intemational Stroke Society. Solo nel nostro paese, ogni anno sono circa 195mi1a le persone colpite da ictus e circa 35mila quelle che riportano un'invalidità permanente. Molto si può fare grazie a strutture adeguate, le cosiddette Stroke Unit, in grado di somministrare in tempi rapidissimi la terapia trombolitica utile a ripristinare il flusso sanguigno e di organizzare una riabilitazione tempestiva che permetta di minimizzare i danni. «II problema è che oggi in Italia i posti letto disponibili nelle Stroke unit sono 6/700, mentre ne servirebbero 3000/3500», spiega Giuseppe D'Alessandro, presidente di ALICE, (Associazione per la lotta all'ictus cerebrale www.aostanetwork.com/alice) La diagnosi tempestiva resta comunque indispensabile: da qui la necessità di sensibilizzare i medici di famiglia, ma anche i soggetti a rischio e le loro famiglie per aiutarli a riconoscere i sintomi, che sono comuni ai tipi più diffusi di ictus, quello ischemico, o infarto cerebrale e quello emorragico. «In entrambe i casi, il male si manifesta con debolezza o intorpidimento al viso o agli arti, di solito a una sola parte del corpo, difficoltà nel parlare o camminare, problemi di vista improvvisi o un forte e improvviso mal di testa», spiega Michael Hennerici dell'Università di Mannheim. ________________________________________________________ ADNKRON0S QUALITA' DELLA VITA 30-05-2005 NEONATI: CNR, NEL BIBERON IL LATTE EQUINO E' PIU' SIMILE A QUELLO DELLA MAMMA Roma, 30 mag. (Adnkronos Salute) - Se proprio non si può avere il latte della mamma, nel biberon del bebé è meglio mettere quello equino, più simile del latte di mucca a quello materno. Ad affermarlo e' un team di ricercatori del Cnr della sezione di Torino dell'Istituto di scienza delle produzioni alimentari del Cnr, che ha realizzato una ricerca e messo a confronto il latte materno con quello bovino ed equino. Ottenendo risultati significativi. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. ________________________________________________ LA GAZZETTA DEL METZOGIORNO 09-05-2005 PER L'ODONTOIATRIA TECNOLOGIE SEMPRE PIU MODERNE MEDICINA / Oggi e domani convegno a Gallipoli Anche il dente vuole la sua parte. E la moderna odontoiatria utilizza tecnologie di avanguardia con l'obiettivo di sposare efficacia di terapia e di estetica. Se ne discute, oggi e domani, a Gallipoli (hotel Costa Brada), nel Convegno regionale dell'associazione dentisti italiani (presidente, dr. Francesco Santoro) in collaborazione con il dipartimento di odontostomatologia e chirurgia, università, Bari (direttore, prof. Felice Roberto Grassi). La riduzione della funzione masticatoria, accompagnata spesso dalla compromissione dell'armonia del viso, da un disequilibrio nel sorriso o da una distorsione fonetica - ci ha detto il dr. Santoro - vengono considerate da molti pazienti come le spie di un incipiente decadimento fisico. Una corretta tecnica di ricostruzione e sostituzione degli elementi dentali, dunque, rappresenta una delle discipline essenziali tra quelle dedicate all'estetica individuale. La disciplina odontoiatrica restaurativa permette di ripristinare la forma naturale di un dente, il rimodellamento delle otturazioni e la ricostruzione dello smalto dentale distrutto dalle carie, ecc. Denti bianchi sono l'obiettivo più richiesto e la tecnica del bleaching, lo sbiancamento dei denti, si serve del gel al perossido di idrogeno, sensibile alla luce di una lampada che lo attiva. Bastano due applicazioni da 20 minuti per ottenere fino a 8 tonalità di ripristino cromatico. La successiva applicazione di fluoruro di sodio neutro, serve ad eliminare l'eventuale sensibilità dei denti (è sufficiente un'unica seduta di circa un ora). Si tratta di un trattamento da eseguire sempre in studi odontoiatrici. Da evitare i trattamenti «fai da te» che possono compromettere gravemente la salute dentale. Per i pazienti più giovani, spesso, gli «apparecchi» ortodontici diventano nemici e sono mal tollerati e rifiutati. L'estetica ortodontica garantisce soluzioni innovative. L'apparecchio metallico fisso ha l'alternativa dei ritrovati in porcellana e/o i dispositivi linguali, le protesi mobili, che creano preoccupazioni di distacco o paura di essere «scoperti», sono sostituibili dalle fisse, stabilmente ancorate, di forma e colore assimilabili alla dentatura del soggetto. I pazienti, molte volte, non riescono a familiarizzare con un manufatto che non corrisponda alle proprie aspettative estetiche per cui necessitano soluzioni sempre concordate con il dentista. Perla chirurgia implantale, prove cliniche e strumentali documentano l'esistenza di motivazioni importanti (anomalie dello scheletro) in base alle quali non si può eseguire la terapia chirurgica che spesso il paziente richiede per la sostituzione di elementi dentali. L'implantologia endossea deve essere riservata solamente a casi ritenuti opportuni dall'odontoiatra. Un trattamento alternativo a quello con impianti - raccomanda il dr. Santom - deve essere prospettato attraverso soluzioni soddisfacenti dal punto di vista funzionale ed estetico con manufatti protesici convenzionali per i quali è importante la stretta collaborazione tra odontoiatria ed odontotecnico. I risultati sono influenzati anche da condizioni di igiene generale (regime dietetico) e orale (spazzolino e filo interdentale, controlli periodici) e dalla disponibilità economica del paziente. In Puglia, operano 3011 professionisti che erogano, in studi privati, i195% delle prestazioni odontoiatriche. Nkola Simonetd _____________________________________________________ Il Sole24Ore 11 giu. ’05 FARMACI NUOVE ACCUSE IN. AMERICA SALUTE Una ricerca mostra che alcuni antidolorifici potrebbero aumentare il rischio di infarto Il New York TImes: un prodotto anti-bruciore di stomaco prescritto nonostante fosse pericoloso MILANO I farmaci tornano sul banco degli imputati e con loro le istituzioni che ne decidono la commercializzazione. Food and drug administration (hda) statunitense, in primis. A puntare il dito sulla mancata sicurezza dei medicinali e sullo scarso controllo da parte delle agenzie competenti sono due prestigiose riviste: il «British medical jounnal», che riporta uno studio britannico secondo il quale non solo i Cox2, ma anche altri antinfiammatori non steroidei potrebbero essere pericolosi per il cuore; e il «New York Times», che in un'inchiesta pubblicata ieri ripercorre le tappe "oscure" della messa in commercio e del ritiro della cisapride, procinetico impiegato nella terapia del bruciore di stomaco e del rigurgito (in Italia il farmaco è in fascia H, riservata all'uso ospedaliero sotto stretto controllo specialistico). Un percorso - quello del farmaco che in commercio negli Usa è conosciuto come Propulsid della Jolmson & Johnson - durato anni, segnato da casi fatali di aritmia cardiaca che hanno interessato anche i bambini. Ed è proprio da questo fatto che è nato il caso cisapride: i1 farmaco non aveva avuto l'approvazione per l'uso pediatrico, nonostante questo erano molti i medici che lo prescrivevano per il rigurgito dei bambini. E anche la piacevole formulazione al gusto di frutta "agevolava" la somministrazione, benchè l'azienda produttrice dichiarasse che 1o sciroppo era stato formulato su misura per le persone anziane. Nell'inchiesta del New York Times si riportano con estrema precisione 1e negoziazioni che si sono avute tra l’Fda e la Johnson & Johnson a seguito delle dozzine di morti e dei gravi effetti collaterali a carico del cuore che erano comparsi in oltre 100 pazienti dopo l'assunzione di Propulsid. Era il marzo 1998, ma già nel gennaio 1995 l'Ente americano di controllo e approvazione dei medicinali aveva ricevuto segnalazioni allarmanti: 18 pazienti in cura con cisapride avevano sviluppato gravi aritmie e un neonato era morto. Dal canto suo, l'azienda farmaceutica si è sempre difesa dicendo che l'insorgenza di effetti collaterali erano imputabili ad altre cause, come l'interazione con altri farmaci o il fatto che. i inalati già soffrissero di disturbi cardiaci. E intanto gli anni passavano, i medici -pediatri compresi - continuavano a prescrivere il procinetico, le vendite superavano il miliardo di dollari all'anno e i pazienti ne pagavano il prezzo, in tutti i sensi. Fino a quando il 24 gennaio del 2Q001a Fda pubblicò un consuntivo finale sui casi fatali di aritmia cardiaca (saliti a 80) tra i pazienti che assumevano i) farmaco, a cui si aggiungevano 341 casi di persone affette da gravi cardiopalie. Coli la "minaccia" di fissare un'udienza pubblica a cui avrebbe partecipato un panel di esperti indipendenti, l’Fda spinse la Johnson & Johnson a dichiarare: ammettiamo di non avere mai avuto prove di efficacia». Tre settimane prima dell'inizio dell'udienza la J&J ritirò il farmaco dagli Usa. Oggi, a essere presi di mira sul British medical journal sono invece i più popolari antinfiammatori non steroidei, come ibuprofene, diclofenac e naprossene. I risultati dello studio, condotto su oltre novemila pazienti, mostrano che il rischio di infarto aumenta del 24°lo con l’ibuprofene e del 55% con il diclofenac. Anche se gli stessi autori avvertono che sono necessari ulteriori approfondimenti e chiedono ai pazienti di non interrompere l'assunzione del farmaco senza consultare il proprio medico. Così, dopo il caso Vioxx, si aggiunge una nuova pagina al capitolo farmaco vigilanza, un tema che va ridiscusso e aggiornato, secondo il farmacologo Rodolfo Paoletti, preside della facoltà di Farmacia dell'Università di Milano: «Non basta fare controlli sui nuovi farmaci, che tra l'altro sono più sicuri rispetto a quelli messi in commercio 50 anni fa, la farmaco vigilanza va estesa ai farmaci cui è scaduto il brevetto, ormai sperimentati su una popolazione diversa rispetto a quella di oggi c. che coinvolgeva solo uomini in giovane età. L; poi l'Europa deve meglio strutturarsi sotto questo aspetto. Oggi nel Vecchio continente esistono 45 agenzie tra nazionali e sovra nazionali, oltre l’Emea (Agenzia europea per i medicinali) che conta 250 persone, contro i 4mila tecnici dell'Fda. Da novembre, però, entrerà in vigore una legge che obbligherà le aziende farmaceutiche europee a rivolgersi all'Emea per il controllo e la commerci alizzazione