UN' UNIVERSITÀ PER MANAGER-PENSATORI – OCCASIONI PERDUTE DEL 3+2 - UNIVERSITÀ, DIMINUISCONO I FUORI CORSO - L'UNIVERSITÀ NELLE CASE CON DIGITALE TERRESTRE - CAGLIARI ICIAP: RICERCATORI A CONFRONTO - PUBBLICITÀ DEGLI ATENEI SEMPRE IN CRESCITA, È L'EFFETTO DELLA RIFORMA - ATENEI, UN GUERRA A COLPI DI SPOT - MISTRETTA RIVOLUZIONA L'ATENEO - CAGLIARI. NOMINATI IERI DA PASQUALE MISTRETTA SEI PRO RETTORI - L'INTERVISTA. DEL ZOMPO - NUOVO MANDATO: STRADA SPIANATA - MISTRETTA NOMINA I MAGNIFICI NOVE - L'UNIVERSITÀ TIENE LEZIONI DI GATTOPARDISMO - DA GRANDE FACCIO IL MEDICO, SE C'È POSTO - AI TEST DI MEDICINA TUTTI COPIAVANO - UNIVERSITÀ PALERMO, ANNULLATI 2.851 TEST - ARCHITETTURA ANCHE A CAGLIARI - ======================================================= MELONI LASCIA IL BROTZU - MEDICI IN PRIMA LINEA. NEL NON FARSI CAPIRE - MEDICO, IMPARA AD ASCOLTARE IL TUO PAZIENTE - OMEOPATIA, MEDICINA O ACQUA FRESCA? - CORRE IL BUSINESS DELL'OMEOPATIA - OMEOPATIA:MA QUESTA NON È VERA SCIENZA - PIÙ CARIE PER I BIMBI NATI CON IL CESAREO - PROTESI, ISTRUZIONI PER L'USO - COME USARE BENE LA DENTIERA - QUANDO IL SORRISO AIUTA A FAR CARRIERA - IL CERVELLO DELL' UOMO È ANCORA IN EVOLUZIONE - LA MALIGNITÀ DEL MELANOMA - IL CUORE DELLE DONNE - SI DIVENTA VECCHI PRIMA GIOCANDO A PALLONE - GLI ASMATICI NON SANNO CURARSI - ======================================================= _____________________________________________________________ Corriere della Sera 6 Sett. ‘05 UN' UNIVERSITÀ PER MANAGER-PENSATORI» Galli della Loggia: filosofi in azienda, questa è la sfida del futuro Una nuova laurea specialistica, più contatti con la città, iniziative culturali, un pool di grandi docenti, due campus universitari e una mini rivoluzione allo studio: una doppia laurea in collaborazione con la Bocconi. Economia e filosofia. Per creare una nuova classe dirigente, quella dei manager-pensatori. Progetti di uno storico alla guida della facoltà di Filosofia dell' Università Vita - Salute San Raffaele: Ernesto Galli della Loggia. Professore, la sua presidenza darà un taglio più storico ai corsi? «Non finisce filosofia solo perché sono arrivato io al posto di Massimo Cacciari. Anzi: continuano i tre filoni tradizionali del nostro ateneo: filosofia classica, della scienza, analitica. A questi se ne aggiungerà un quarto: filosofia della storia e della politica. Ma la facoltà non cambia. Era già stato deciso, tra l' altro, di aprire questo nuovo fronte filosofico». L' obiettivo? «Creare un mix interessante che porti la facoltà a livelli di eccellenza». Per esempio? «Vogliamo aprire una nuova laurea specialistica in filosofia della storia e della politica. L' iter non è ancora concluso, ma siamo a buon punto». Quando si parte? «Nel 2006, ma alcuni professori inizieranno a insegnare già da quest' anno, almeno nei seminari». A proposito di docenti, si parla di tanti nomi eccellenti. «È vero, ma è ancora presto per fare nomi. Diciamo solo che sarà un corpo insegnante di grande livello». Anche voi selezionerete i candidati in base alla media dei voti? «Non ne abbiamo ancora parlato. Ma di certo non ci sarà un' accettazione indiscriminata di tutti. Non sarà un' imbarcata». È un modo per mantenere alta la qualità dell' insegnamento? «Anche. L' università San Raffaele è un grande nome per quanto riguarda la ricerca scientifica e la medicina. Dobbiamo lavorare molto per affermarci anche nelle scienze umane». Cosa intende quando dice che la facoltà di filosofia deve aprirsi alla città? «In soli tre anni, durante la presidenza di Massimo Cacciari, si è fatto molto. Ora si tratta di rafforzare la nostra presenza con iniziative rivolte al pubblico colto milanese. Fuori dall' università». Sarà una sfida? «Sì, non è semplice guadagnare spazio in una città come Milano». Manager e filosofi. Come sarà questo progetto con la Bocconi? «Sarà una laurea in filosofia ed economia improntata su quella della London School of Economics. Domani avremo un incontro con Angelo Provasoli, il rettore della Bocconi. È una grande novità per Milano e l' Italia. E, quindi, di difficile realizzazione». C' è bisogno di filosofi nel 2005? «Esiste una visione caricaturale del filosofo: sempre tra le nuvole, poco interessato alla vita di tutti i giorni. Ma forse non tutti sanno che oggetto di studio del filosofo è la realtà. E i collegamenti tra parti di essa apparentemente distaccate. La società di oggi ha bisogno di flessibilità e di figure che abbiano la capacità di modificare velocemente i punti di vista entrando in contatto con diversi elementi. Servono categorie interpretative che mettano ordine nel caos». Quindi i suoi laureati troveranno presto lavoro? «Molti nostri studenti hanno fatto periodi di stage in azienda. È stato chiesto loro di fermarsi. Ancora prima della laurea. Milano li ha accettati, la città ha capito questa esigenza». E l' Italia? «Se vuole sopravvivere in questo nuovo scenario internazionale il nostro Paese deve dare più delle competenze tradizionali. Che sono necessarie, sia chiaro». Manca un «sistema università» a Milano? «Diciamo che non è necessario. Si tratta, piuttosto di immaginare iniziative comuni tra i vari atenei». Quali? «I progetti di ricerca, per esempio. Ma mi sembra che Milano sia già su questa strada». E l' emergenza alloggi? «Milano non è fatta solo per le università. E la tradizione accademica italiana non ha mai pensato all' accoglienza degli studenti come a una priorità. Ma si sta cercando di recuperare. Il San Raffaele ha in costruzione un campus universitario per gli studenti a Cesano Maderno. E una grande casa dello studente vicino all' ospedale». La scheda Nata nel 1996 con la facoltà di Psicologia, l' Università Vita-Salute San Raffaele (sede in via Olgettina, nella foto) viene ampliata nel 1998 con l' inaugurazione della facoltà di Medicina e Chirurgia e nel 2002 con la facoltà di Filosofia L' UNIVERSITA' SAN RAFFAELE «L' università San Raffaele è un grande nome per quanto riguarda la ricerca scientifica e la medicina. Dobbiamo lavorare molto per affermarci anche nelle scienze umane» IL PROGETTO «Il progetto è improntato su quello della London School of Economics. Domani avremo un incontro con il rettore della Bocconi. È una grande novità per Milano e l' Italia» Sacchi Annachiara ____________________________________________________ Il Sole24Ore 10 Sett. ‘05 LE OCCASIONI PERDUTE DEL 3+2 I problemi principali: criteri di valutazione meno severi, durata eccessiva dei corsi DI PAOLA POTESTIO Alcuni dati del rapporto AlmaLaurea su caratteristiche e performance dei laureati italiani nel 2004 offrono ulteriore alimento alle preoccupazioni per gli esiti della riforma 3+2. Vorrei considerare quattro aspetti. La struttura 3+2 si rivela. innanzitutto, poco adatta a favorire esperienze di studio all'estero. Il 13,3% di quanti hanno conseguito nel 2004 la laurea nell'ambito del vecchio ordinamento hanno compiuto periodi di studio all'estero, in netta prevalenza usufruendo di programmi dell'Unione europea. Solo il 7,1% dei laureati del nuovo ordinamento triennale hanno fatto invece esperienze dì questo tipo. Si tratta di un risultato certamente negativo. Le percezioni degli studenti sulla riforma 3+2 non segnalano particolari apprezzamenti. Solo il 15% degli intervistati valuta il 3+2 «decisamente migliore», mentre il 30% valuta «decisamente migliore» il vecchio ordinamento. La somma delle risposte a favore del modello 3+2, «decisamente migliore» e «leggermente migliore», supera il 50% solo per i gruppi di corsi di laurea in ambito economico-statistico. ingegneria, architettura e scientifico, mentre livelli compresi tra il 31 e il 37% si registrano tra i laureati in ambito psicologico, giuridico. geo-biologico, letterario. Nonostante la diversità dei problemi dei due modelli, non emerge complessivamente dagli studenti la percezione di un miglioramento. Un terzo aspetto riguarda la durata effettiva dei corsi di studio. La percentuale dei laureati «in corso» o «regolari» sale dal 5.8 del 1998 ai 20,1 del 2004: sale anche la percentuale dei laureati con un anno fuori corso, mentre scende quella dei laureati con oltre un anno fuori corso. C'è una forte differenza tra i laureati regolari nel vecchio e nel nuovo ordinamento: nel vecchio i laureati regolari, nel 2004, sono pari al 10,9%; nel nuovo ordinamento triennale essi sono pari al 36,9 per cento. Da che cosa dipende la crescita dei laureati regolari nel nuovo ordinamento? L'onere e la difficoltà dei corsi di studio triennali è verosimilmente minore. ma, c'è da chiedersi, i criteri di selezione e di valutazione sono rimasti immutati in questi anni? A meno di credere che le. ultime generazioni siano decisamente più impegnate, si è tentati di escluderlo, ove si consideri che la percentuale di laureati in corso nel vecchio ordinamento è salita dal 5.8 del 1998 al 10,9 del 2004 e. per quanto riguarda il nuovo ordinamento. dal 14,8 del 2002 al 36,9 del 2004. È verosimile che l'adozione di criteri meno severi di valutazione, aspetto di per sé non negativo, abbia avuto un'incidenza su tutti questi risultati. Peso ed evoluzione dei criteri di valutazione meriterebbero, per tanti motivi, un adeguato approfondimento. Il dato più rilevante che emerge dal rapporto riguarda ì progetti di prosecuzione degli studi dopo la laurea. Oltre il 76% dei laureati triennali intende proseguire gli studi (verso lauree specialistiche, scuole di specializzazione, master, tirocini, eccetera) contro il 54% dei laureati del vecchio ordinamento. Nell'area delle scienze umane e sociali la percentuale è 78.4, nell'area tecnico-scientifica è 73.4. Di fatto, a un anno dalla laurea il 66% dei laureati triennali risulta iscritto a una laurea specialistica e la percentuale sale all'85°io tra i laureati regolari sotto i 23 anni. Uno dei principali obiettivi che ha guidato la rifomna 3+2 - abbreviare i corsi di laurea per la massa degli studenti e indirizzare a corsi specialistici percentuali comparativamente assai più piccole - sembra dunque fallito. Con facile previsione, si potrebbe aggiungere che il problema apparirà ancor più grave quando si disporrà di dati più completi sulla durata effettiva delle lauree specialistiche: tesi originale e numerosità degli insegnamenti assai difficilmente la conterranno nei due anni legali. Molte volte ho sostenuto l’incomprensibilità di un modello, il 3+2, che spezza il percorso unitario della laurea, e molte volte ho sottolineato il grave rischio di un tale modello di indebolire o attenuare la cura, che caratterizzava invece la fase iniziale dei corsi del vecchio ordinamento, degli aspetti metodologici e generali. I dati citati del rapporto A1maLaurea contribuiscono a delineare uno scenario in cui l'indebolimento dei livelli medi di preparazione si unisce al fallimento dell'obiettivo di una laurea breve per la massa dei giovani universitari. Corna scongiurare questo che appare il risultato peggiore possibile? Nella realistica previsione che non si tornerà più indietro, direi interpretando la riforma 3+2 semplicemente come un I allungamento delle vecchie lauree quadriennali a lauree quinquennali. Inutile ripetere ancora una volta che assai meglio sarebbe stato riformare le vecchie lauree quadriennali mantenendone ferma la durata. Purtroppo, realisticamente oggi si può soltanto auspicare che il prossimo lavoro di revisione dei corsi di laurea nelle singole sedi punti molto su un percorso quinquennale che recuperi ali aspetti positivi della nostra tradizione universitaria e favorisca davvero una permanenza effettiva di cinque anni in università. ____________________________________________________ Avvenire 8 Sett. ‘05 UNIVERSITÀ, DIMINUISCONO I FUORI CORSO Positivi i risultati del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario DA ROMA EMIIJA GRIDA CUCCO Numerosi, diligenti e "in corso", gli studenti; di qualità, diversificata e piena di risorse, l'università. È quanto sostiene il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (Cnvsu) nel 6° Rapporto sullo stato del sistema universitario, presentato ieri alla presenza del ministro per l’Istruzione, Letizia Moratti. Secondo i dati raccolti, il mondo accademico italiano non rimpiange insomma il vecchio ordinamento e digerisce bene la riforma Moratti, giunta ormai al suo 4° compleanno. I dati più importanti che dimostrano quanto e come il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento abbia influito sulle dinamiche del mondo universitario, si riferiscono alla domanda e all'offerta formativa. Un capitolo a parte, invece, spetta al nuovo sistema di finanziamento, cavallo di battaglia del ministro. Il numero dei docenti rimane stabile, mentre cresce quello degli iscritti: le matricole per i12004/2005 sono giunte a quota 348mi1a. Le nuove "reclute" che approdano negli atenei italiani non sono solo i ragazzi reduci dalla maturità (il cui numero è in crescita), ma anche i ritardatari", ossia quelli che decidono di prendersela con comodo e si iscrivono al primo anno di università anche cinque anni dopo il conseguimento del diploma di maturità. Aumentano anche gli studenti in corso: l'82% del 2003/2004 contro il 56% del 1999/2000. Secondo il Rapporto a diminuire è il numero degli universitari "posteggiati" negli atenei: solo il 14% non è riuscito a superare alcun esame, mentre il 44,1% si è laureato entro i termini previsti (il 5% col vecchio ordinamento). A mettere scompiglio in questa valanga di buone notizie, ci pensa il tasso di abbandono universitario, zoccolo duro che nemmeno la riforma è riuscita a scalfire. Uno studente su cinque decide infatti di lasciar perdere e non rinnova l'iscrizione al secondo anno. Per quanto riguarda invece l'offerta formativa, il Cnvsu mette sul tavolo i seguenti dati: il numero dei corsi di laurea del nuovo ordinamento è giunto, nell'anno 2003/2004, a 3.068 unità e sono raddoppiati i corsi di laurea specialistica (1.204 nel 2003/2004). Il Cnvsu premia gli atenei italiani anche per essere riusciti ad attrarre finanziamenti esterni (anche se non ancora in linea con quelli degli altri paesi europei): un'università, insomma che «si sa vendere», afferma il presidente Luigi Biggeri. A tirare le somme ci pensa il ministro Moratti: «Qualità, competitività e attrattività gli obiettivi a cui miriamo e per raggiungerli occorre cambiare il sistema di finanziamento». Ovvero, avrà più risorse chi se lo merita, cioè le università che funzionano meglio, le altre «dovranno prevedere giustamente una riduzione del finanziamento pubblico»: è questa, insieme alla creazione di nuove banche dati (dei laureati e dell'offerta formativa), secondo la Moratti, la vera «rivoluzione» compiuta in questi anni dal ministero. _____________________________________________________________ La Repubblica 7 Sett. ‘05 PUBBLICITÀ DEGLI ATENEI SEMPRE IN CRESCITA, È L'EFFETTO DELLA RIFORMA Due strategie: puntare sull'informazione oppure sugli slogan Le università si promuovono "I nostri spot attirano le matricole" Firenze: "L'obiettivo è creare ogni anno una visibilità inedita" Bologna: "Avvisi sporadici, ma vogliamo i migliori studenti" di SIMONE CERIOTTI Lo slogan dell'ateneo di Macerata ROMA - Pagine sui giornali, spot radio, banner su internet, manifesti sui muri e sugli autobus delle città. Le campagne pubblicitarie lanciate dagli atenei italiani con lo scopo di "farsi notare" dalle potenziali matricole sono ormai una consuetudine in questo periodo dell'anno. Il problema, a sei anni dalla riforma Berlinguer che ha introdotto il sistema "3+2" facendo proliferare il numero di lauree triennali e quello degli iscritti, è capire quale sia il modo giusto per far conoscere al pubblico la propria offerta formativa. Le alternative. Pubblicità persuasiva, basata su slogan che aiutino a ricordare il "brand" dell'ateneo, oppure campagne informative, con un grado maggiore di serietà e completezza (quindi in qualche modo "fuori mercato" rispetto alle regole del marketing): gli esperti che gestiscono la comunicazione accademica sono equamente divisi in queste due scuole di pensiero. Così, gli atenei che nel proprio spazio pubblicitario si limitano a informare sul numero di corsi di laurea attivi, si contrappongono a quelli che di questo dato fanno volentieri a meno, purché ci si ricordi che la facoltà in questione è "ricca di fosforo e povera di tedio". La strategia/1. "Ognuno - spiega Roberto Piovan, responsabile comunicazione dell'università di Firenze - ha bisogno di essere presente e di mostrarsi nel proprio territorio, io cerco di farlo dando una visibilità inedita al mio ateneo". Cosa si intende con "visibilità inedita"? Se lo ricorderà chi ha seguito in tv le olimpiadi di Atene lo scorso anno, sponsorizzate sulla Rai anche dall'ateneo fiorentino. "E' necessario - continua Piovan, manager che viene proprio dal mondo della pubblicità - che la campagna sia persuasiva, l'obiettivo non è "vendere" ma ottenere visibilità, perché chi non comunica non esiste e perché la riforma ha avvicinato le università al loro territorio". Da qui nascono slogan come "L'università che costruisce il tuo futuro. Oggi", che Piovan definisce "un patto con lo studente, non una trovata commerciale". La strategia/2. "L'obiettivo non è avere più matricole, ma avere le migliori" sottolinea Michela Dalla Vite, del dipartimento di comunicazione dell'università di Bologna: "Gli investimenti in advertising avvengono quasi esclusivamente in prodotti formativi (soprattutto master e post lauream), I mezzi sono quotidiani nazionali, locali e portali strategici sul web. La pubblicità è comunque sporadica". Gli effetti. Queste campagne si propongono di allargare il territorio di competenza dell'ateneo: "I bacini attuali - spiega Alberto Greco, portavoce dell'università di Modena e Reggio Emilia - sono troppo stretti perché l'ateneo possa reggersi. Fino a trent'anni fa l'università poteva vivere con l'utenza del territorio, oggi non più. Negli ultimi cinque anni i nostri studenti provenienti da fuori regione sono passati dal 18 al 30 per cento, questo per effetto delle campagne promozionali sui mezzi nazionali, che hanno sempre tenuto un profilo rigorosamente culturale". I nuovi media. A parte il caso tuttora unico dello spot televisivo dell'università di Firenze, la strategia degli atenei si articola generalmente su più mezzi. La versione "classica", che è tuttora un evergreen, sono le inserzioni sulle pagine dei giornali locali, per avvicinare le famiglie "e perché - spiega Debora Ferro, università Ca' Foscari di Venezia - l'istituzione universitaria deve essere presente sulla stampa locale per motivi di convenienza". La novità degli ultimi anni è internet, per avvicinare direttamente gli utenti giovani e indirizzarli direttamente al proprio portale on line. C'è anche chi punta tutto sull'on line: "L'unico medium utilizzato in chiave nazionale - afferma Anna Gorini, ufficio stampa dell'università di Siena - è internet, tramite articoli, redazionali e banner che promuovono il numero verde con cui contattare l'ateneo". Lo slogan dell'ateneo di Pisa Il budget. Ma quanto si spende per l'autopromozione? L'autonomia delle università rende questo dato sensibilmente diverso tra un ateneo e l'altro, ma la tendenza confermata da tutti è che proprio l'effetto-riforma ha portato un sensibile aumento degli investimenti. Un esempio: l'università di Camerino è passata da 40 milioni di lire nel 1995 a 160mila euro (320 milioni di lire) quest'anno, con un'incidenza sul bilancio che è schizzata dallo 0,07 per cento allo 0,33 per cento. Le "rinunce". Risparmiare dove si può, purché si faccia una campagna pubblicitaria ben articolata. E a volte il "risparmio" va proprio a discapito del modo più tradizionale di proporsi, come ha scelto di fare l'università di Modena: "Da cinque anni a questa parte - rivela Alberto Greco - abbiamo abolito la partecipazione ai saloni di orientamento. E' una spesa inutile, una perdita di tempo e un dispendio di energie. Se ne organizzano troppi e non portano matricole". Insomma, meglio i mass media piuttosto che il giro d'Italia a tu per tu con gli studenti. _____________________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 10 Sett. ‘05 ATENEI, UN GUERRA A COLPI DI SPOT Cagliari punta solo sui depliant L'Università di Verona «colora di realtà i tuoi sogni» recita uno dei manifesti della nuova campagna pubblicitaria. Pavia sponsorizza la trasmissione tv “Alle falde del Kilimangiaro”, la Statale di Genova ha una convenzione con la Rolls Royce. Sull'onda di quelli americani, anche gli atenei italiani si fanno concorrenza a colpi di spot per attirare studenti. Perché più iscritti spesso significa più contributi e maggiore prestigio. E mentre a livello nazionale gli investimenti in marketing salgono da 2 a 22 milioni di euro, in Sardegna, soltanto Sassari fa vera propaganda (ad esempio con i passaggi radio per il corso di giornalismo, costo: 3500 l'euro l'anno per due) Cagliari, finora, ha organizzato al massimo il Salone dello studente, uno stand, un po' di brochure e incontri con i ragazzi delle medie e delle superiori, durante la settimana scientifica. «Devo dire che non mi sono mai preoccupato tanto di fare marketing», spiega il rettore, Pasquale Mistretta, «perché abbiamo un numero di studenti alto, 38mila circa, e non c'è necessità di reclamizzare l'ateneo per convincere potenziali “clienti”». Il problema - secondo Mistretta - sta più nel cercare di costruire una buona immagine, di un'Università competitiva, aperta alle rela-zioni internazionali. Così, data anche la quantità (scarsa) di risorse economiche, Cagliari ha due uffici specifici: orientamento e occupazione, e comunicazione e multimedialità. «Certo - aggiunge il rettore - ci daremo da fare anche sul fronte dei finanziamenti privati per recuperare soldi per la pubblicità, dato che il mercato lo richiede, ma la nostra è già un'Università credibile e conosciuta in tutta Italia, e una nostra laurea può essere spesa al pari del titolo conseguito negli atenei più “famosi”». Intanto, si punta sulla qualità e l'allargamento dell'offerta: il prossimo anno decollerà Architettura, mentre si lavora per la formazione nell'Africa mediterranea, in America latina e, ovviamente, in Europa. IL MERCATO AD HONOREM Un altro dei sistemi usati dalle Università per farsi pubblicità è quello di dare lauree ad honorem ai vip. Ricordiamo, ad esempio, quelle conferite a Vasco Rossi e a Valentino Rossi. A Cagliari, nel 2001, il titolo (in Biologia marina) fu conferito al principe di Alberto di Monaco, in visita in città. «Siamo contrari in linea di massima a questo tipo di promozione», dice il rettore, Pasquale Mistretta, «le lauree ad honorem sono una cosa seria e noi le diamo soltanto a fronte di relazioni scientifiche effettive ____________________________________________________ La repubblica 6 Sett. ‘05 L'UNIVERSITÀ NELLE CASE CON DIGITALE TERRESTRE L'ateneo del Sannio offrirà gli stessi servizi online anche a chi non dispone di computer LAURA KISS N on più solo attraverso il computer_ l’università entra nelle case degli studenti con la tv digitale terrestre. L'iniziativa nasce grazie ad una collaborazione tra I 'Università del Sannio e le aziende PC Sofhvare, Media Tv e Telsey. Con l’accordo, al digitale terrestre e alle tecnologie messe a punto dalle aziende, gli studenti che non possiedono ancora un pc e non possono collegarsi ad Internet potranno accedere a tutte le informazioni sui corsi erogati dall'ateneo campano, proprio come se visitassero il sito web dell'università. Basta avere un televisore e il decoder fornito dalla Telsey. La Pf2 Software ha fornite. attraverso il suo Pf2TvLab costituito insieme alla DigiSoft.tv, le soluzioni multicanale necessarie ai collegamenti. I servizi interattivi via Tv della PC sono rivolti in generale all'utenza domestica per l'acquisto di beni di largo consumo e hanno trovato applicazione nelle aree del t-Government; t-Learning e della pubblicità interattiva. Passare al t-Learning dedicato all'università è stata dunque una svolta naturale perla Pf2, che già in passato ha collaborato con l’Asmez, un consorzio di 600 enti locali di Campania e Calabria, a cui ha fornito servizi di t-Goveunment.. L'iniziativa non ha precedenti in Italia e segna la nascita anche al Sud di un nuovo rapporto tra la ricerca, l'impresa e lo sviluppo del territorio. «E' una grande sfida»; dice Pasquale Daponte, docente di Misure Elettroniche all'università del Sannio. «Si tratta di un'attività innovativa verso la quale l'ateneo sta guardando con grande interesse», conferma il rettore Aniello Cimitile. A partire da questo prossimo autunno dunque tutte le informazioni presenti sul sito -,veb dell'università saranno fruibili anche sulla tv digitale terrestre. Il sito web è gettonatissimo: nell'ultimo anno accademico ha fatto registrare infatti tra i 15 e i 17.500 collegamenti al mese. E' proprio settembre il mese in cui gli studenti si collegano di più. quando è necessario riprendere il calendario dei corsi di studi e trovare le notizie relative al nuovo anno accademico. _____________________________________________________________ L’Unione Sarda 6 Sett. ‘05 CAGLIARI ICIAP: RICERCATORI A CONFRONTO Le nuove frontiere: se il computer ha occhi e orecchie Da oggi alla Fiera: si parla delle nuove strategie antiterrorismo e anticrimine Immaginate un mondo in cui i computer hanno la possibilità di guardarsi attorno, capire e rielaborare le immagini che ricevono attraverso i loro occhi digitali. Una realtà che non è solo frutto della fantasia di tanti cineasti e scrittori di fantascienza, ma una possibilità concreta, vicina dall'essere realizzata. nuove frontiere Sarà proprio la capacità sensoriale di una visione artificiale il tema principale della tredicesima edizione dell'Iciap, conferenza internazionale sull'analisi e la rielaborazione delle immagini (International conference on image analysis and processing) che inizia oggi a Cagliari, al Centro della cultura e dei congressi della Fiera di viale Diaz. Prospettive future e nuove frontiere dell'informatica messe a confronto, in uno dei forum internazionali più importanti per studiosi che si occupano delle tecnologie per l'elaborazione e la trasmissione visiva. Tre giorni a contatto con circa 170 ricercatori provenienti da tutto il mondo. l'eventoOrganizzata ogni due anni, a partire dal 1980, Iciap è stata ospitata da tutte le più prestigiose università italiane. L'evento è di grande prestigio per l'Università di Cagliari, che dal '95 vede attivo un gruppo di ricerca, coordinato da professor Fabio Roli, della facoltà di Ingegneria, per il riconoscimento di forme e applicazioni. APPLICAZIONI Dal punto di vista scientifico, i temi trattati saranno l'analisi e l'elaborazione delle immagini digitali, la loro trasmissione, i sistemi di visione e percezione artificiali, il riconoscimento delle persone dal volto e dalle impronte. Saranno illustrati gli studi fatti per permettere a un computer di riconoscere visivamente ciò che lo circonda, come un oggetto o i tratti somatici del viso di una persona. Scommesse ancora da vincere, ma che faciliteranno enormemente tanti campi in cui la tecnologia richiede un intervento sempre più massiccio, come l'antiterrorismo e l'anticrimine. Basta pensare a quanto si semplificherebbe il lavoro delle volanti se delle telecamere fossero in grado di far riconoscere ad un computer automaticamente i numeri di targa delle vetture e confrontarle con uno schedario di veicoli sospetti. O se fosse installato all'aeroporto un sistema che identifica un sospetto più velocemente di quanto potrebbe fare l'uomo, o tramite meccanismi, come gli infrarossi, che superano le possibilità stesse degli occhi degli agenti della sicurezza. Tecnologie già in sperimentazione sia in Italia che all'estero, ma ancora da perfezionare. Stefano Cortis _____________________________________________________________ Ansa 7 Sett. ‘05 ANCHE I COMPUTER AVRANNO GLI OCCHI Questo l'obiettivo, futuribile, di una conferenza a Cagliari (ANSA) - CAGLIARI, 5 SET - Dare la ''vista'' al computer? E' questo l'obiettivo della 13/a Conferenza internazionale sull'Analisi delle immagini e dei Processi. All'incontro, che si svolgera' a Cagliari dal 6 all'8 settembre, parteciperanno i maggiori esperti mondiali del settore. Secondo gli organizzatori, "affinche' si raggiungano buoni risultati occorrono ancora cinque anni". _____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 6 Sett. ‘05 SI APRE OGGI A CAGLIARI UN IMPORTANTE CONVEGNO Come insegnare al computer a «vedere» come un uomo? CAGLIARI. Dare la “vista” al computer sviluppando tecnologie che diano alla macchina le stesse capacità sensoriali dell’uomo. E’ l’obiettivo dei lavori della 13ª Conferenza internazionale sull’Analisi delle immagini e dei Processi, che si svolgerà a Cagliari da oggi all’8 settembre. All’incontro, organizzato dal professor Fabio Rolli, docente della Facoltà di Ingegneria, parteciperanno i maggiori esperti mondiali del settore. “I computer sono dei macinatori di numeri - ha spiegato Rolli - velocissimi ma un po’ stupidi e rispetto all’uomo sono ancora molto indietro nelle capacità sensoriali, ad esempio nel riconoscimento dei volti”. La necessità di sviluppare sistemi di sicurezza sempre più affidabili, ha dato un forte impulso alla ricerca in questo campo. “Dopo l’11 settembre - dice Rolli - una miriade di industrie ha proposto nuovi sistemi di sicurezza per riconoscere persone considerate sospette. Ma perchè si raggiungano buoni risultati occorrono ancora cinque anni”. Fra pochi anni grazie a nuove tecnologie sarà possibile recarsi al lavoro in automobile leggendo il giornale. Alberto Broggi, dell’Univesità di Parma, presenterà al Congresso un prototipo di automobile in grado di viaggiare con un vero e proprio pilota automatico, grazie ad un sistema di telecamere in grado di valutare distanze e velocità. Anche l’Università di Cagliari è all’avanguardia in questo settore di ricerca. L’equipe guidata da Rolli sta mettendo a punto un motore di ricerca che sarà in grado di agire sui filmati e non solo sui testi. _____________________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 6 Sett. ‘05 UNIVERSITÀ. CONVEGNO DA OGGI A GIOVEDÌ Il Prof. Fabio Roli durante la conferenza stampa Il computer sensoriale che “vede” le persone Un giorno i computer potranno vedere. Per comprendere dove può arrivare l’analisi delle immagini da parte delle macchine, 170 ricercatori si riuniscono da oggi alla Fiera per la conferenza internazionale sull‘analisi dell’immagine e sulle sue applicazioni. La videosorveglianza del traffico e il riconoscimento delle persone sono campi dove questo tipo di ricerca sta facendo passi da gigante. In certi casi il futuro è già realtà, come capita per lo strumento che hanno già in dotazione anche a Cagliari alcune auto di Polizia e Carabinieri. Tra i lampeggianti ci sono delle piccole videocamere che leggono le targhe di tutti i veicoli che si trovano davanti e ai lati del mezzo. L’agente virtuale controlla tutte le auto e, se ci sono targhe già segnalate, dà l’allarme alla pattuglia. M. Z. _____________________________________________________________ L’Unione Sarda 8 Sett. ‘05 CAGLIARI. NOMINATI IERI DA PASQUALE MISTRETTA SEI PRO RETTORI, 4 SONO DONNE Maria Del Zompo numero due dell'università Rivoluzione nell'università: Pasquale Mistretta ha nominato sei pro rettori che lo affiancheranno alla guida dell'ateneo. La carica più importante, con potere di firma, è stata assegnata a Maria Del Zompo, docente di Farmacologia nella facoltà di Medicina, ricercatrice conosciuta a livello mondiale. Un governo universitario al femminile, visto che ci sono altre tre donne nella giunta di Mistretta, che sta preparando la sua nuova candidatura alle elezioni dell'anno prossimo. Sarebbe il sesto mandato consecutivo. MISTRETTA RIVOLUZIONA L'ATENEO Non è una rivoluzione ma, stando alle consuetudini della lunga era Mistretta, poco ci manca. Sei pro rettori nuovi di zecca in un colpo solo. Per decreto. Il posto d'onore tocca a Maria Del Zompo, docente di farmacologia clinica nella facoltà di Medicina e Chirurgia. A lei il ruolo di numero due del rettore, gli altri avranno delle deleghe specifiche con settori di competenza particolari. gli incarichiLa nomina della Del Zompo, ricercatrice di levatura internazionale, è, nelle intenzioni di Mistretta, un riconoscimento al peso scientifico e accademico della facoltà di Medicina. A Giovanna Ledda, docente a Farmacia, toccherà occuparsi dell'apertura internazionale dell'ateneo, un settore strategico in tempi di globalizzazione culturale ed economica. I rapporti con il territorio e le istituzioni sono stati affidati a Franco Nurzia, professore nella facoltà di ingegneria, mentre a Patrizia Mureddu sono riservate tutte le questioni relative alla didattica. La Mureddu insegna Lingua e letteratura greca a Lettere e Filosofia e incarna il desiderio del rettore di affermare la centralità del sapere umanistico anche nel mondo dell'informatica di massa e delle nuove tecnologie. Le competenze sulla ricerca scientifica vanno al chimico Adolfo Lai, mentre una giurista, Lucia Cavallini, dovrà mettere mano al riordino della macchina amministrativa. le delegheLa nuova struttura voluta da Mistretta non prevede solo la nomina dei pro rettori, ma anche l'attribuzione di tre deleghe specifiche: Vinicio Demontis, della facoltà di ingegneria, si occuperà delle funzioni del Senato accademico allargato, Gavino Faa, preside di Medicina, del protocollo d'intesa tra Università e Regione, mentre Alberto Anedda, fisico, si dedicherà ai problemi gestionali del Presidio di Monserrato. governanceIl piano di riordino del rettore, articolato nella "direttiva di governance" varata il 1 settembre scorso, punta (almeno nelle intenzioni) ad aumentare il tasso di collegialità nella gestione dell'ateneo, per ottenere quel cambio di passo di cui l'università ha sempre più bisogno. Priorità assoluta, nella visione di Mistretta, evitare il circuito autoreferenziale in cui qualsiasi istituzione rischia di piombare se trascura i rapporti con interlocutori pubblici e privati, a partire dall'Università di Sassari, partner ideale nel rapporto con la Regione. Altro obiettivo dichiarato la trasparenza delle attività e degli investimenti. E, in materia, la direttiva rettorale prevede la compilazione di un "bilancio sociale annuo" che dia indicazioni precise sul rapporto tra gli impegni di spesa e le opere realizzate. Francesco Pala L'INTERVISTA. DEL ZOMPO Il braccio destro del Magnifico: «Pronta alla sfida» Sorpresa ed emozionata. Ma anche pronta a una nuova sfida. In un primo momento Maria Del Zompo, da ieri numero due dell'Università di Cagliari, con potere di firma in caso di assenza di Pasquale Mistretta, ha chiesto tempo. Cascata dalle nuvole? «Proprio così. Non mi aspettavo la richiesta di incarico da parte del rettore. Si tratta di un impegno importante, anche perché rappresento le donne in un ruolo di responsabilità». Ha accettato subito? «Ci ho riflettuto un po', anche perché ho molto lavoro da svolgere nella clinica e nella ricerca. Mi ha convinto l'insistenza del rettore e la presenza di altri cinque pro rettori con delega». Ricercatrice apprezzata nel mondo, ora ha un nuovo campo da esplorare: è la prima donna pro rettore della storia dell'ateneo. «Bella responsabilità, non c'è che dire. Inoltre c'è anche la preoccupazione perché dobbiamo raggiungere un obiettivo: migliorare l'università. Siamo di fronte a un momento di cambiamento, e l'ateneo aveva bisogno di una ventata di novità e di una riorganizzazione». Il tempo è poco. «Sette mesi non sono molti, questo è innegabile, ma la nuova organizzazione interna permette di sfruttare meglio le potenzialità di ognuno di noi». Un esempio? «Ci sono leggi regionali, statali ed europee che mettono a disposizione risorse economiche. Per esempio per l'internazionalizzazione e per la ricerca. Bisogna essere bravi e organizzati per saperle sfruttare». A proposito di ricerca, cosa farete? «I paesi intelligenti, quando attraversano un momento di crisi, investono sulla ricerca per ottenerne un traino economico. Questo può avvenire solo se c'è un'università forte alle spalle. Noi ci prendiamo le nostre responsabilità nel proporre e cercare di innovare. Poi aspettiamo la risposta della società civile e delle istituzioni. Stiamo raccogliendo una sfida». Un consiglio a Mistretta? «Non mi faccia questa domanda». Un suggerimento? «Se proprio insiste. Spero che l'Università possa diventare il motore culturale per l'intera città. Serve una maggiore apertura ai cittadini». Potere di firma in assenza del rettore. Prima di firmare farà una telefonata a Mistretta? «Penso di sì. Dobbiamo lavorare in assoluta armonia». (m. v.) _____________________________________________________________ L’Unione Sarda 8 Sett. ‘05 Il rettore. «Mantenuto un impegno. Se la nuova squadra lavorerà bene mi candiderò» NUOVO MANDATO: STRADA SPIANATA «È una moda avere molte donne intorno». Con la solita ironia Pasquale Mistretta commenta la scelta di nominare Maria Del Zompo come suo alter ego. Nella squadra presentata ieri, figurano altre tre donne. Mistretta, introducendo le nuove pro rettrici femminili, prova a spiazzare i suoi avversari. Una mossa dal sapore elettorale. «Mi chiedete se questa direttiva significa che mi devo candidare? Vedremo. Se nei prossimi mesi la squadra lavorerà bene, certamente, non lo nego questa sarà una carta che mi potrò giocare». Prosegue la riorganizzazione universitaria. Perché alla fine del suo mandato? «Avevo preso un impegno alla fine di luglio, al momento della votazione della modifica dello statuto. Volevo dare un segnale di cambiamento, in una fase delicata per l'ateneo, che si prepara ad alcuni fondamentali passaggi: assegni di ricerca e di dottorato, lauree e protocollo d'intesa, con la Regione, per il policlinico». In questo modo si sta automaticamente candidando. «Ripeto, se questa squadra funziona, sarà un valore aggiunto per una mia nuova candidatura. Sono persone di grande valore e non ho dubbi che lavoreranno bene. Credo di avere la capacità di capire quando ci sia bisogno di cambiare. In questi mesi, per la verità pochi, dobbiamo variare il nostro passo». È una risposta a chi l'accusa di essere accentratore? «Diciamo di sì. Nella discussione che aveva preceduto la modifica dello statuto, la questione del decentramento mi è stata prospettata in modo costruttivo, e non imposta con arroganza». Perché una giunta rosa e un pro rettore donna? «È un periodo in cui è scoppiata la moda circondarsi di donne. A parte le battute mi sono sempre rapportato bene con loro». Ora avrà meno lavoro? «No. Però spero di essere più spesso sul campo. In questi ultimi anni sono rimasto troppo tempo dietro la scrivania». La sua poltrona, una longevità che non a tutti piace. «Se uno ha le capacità la sua leadership dura, sennò affonda. La carica non dà l'autorevolezza che serve per governare». Mistretta chiude con il suo consueto sorriso. Un sorriso che sembra avviare la corsa che porta alle prossime elezioni. E dopo la modifica dello statuto, votata dal Senato accademico allargato il 21 luglio, la strada che conduce al Pasquale VI sembra già tracciata. Anche perché nessun altro candidato si è fatto avanti. Dopo diciotto anni di regno incontrastato nell'Università di Cagliari il rettore è pronto a varcare la soglia del ventennio. In troppo pochi, sino ad ora, si sono messi di traverso per impedirlo. Matteo Vercelli _____________________________________________________________ La Nuova Sardegna 8 Sett. ‘05 MISTRETTA NOMINA I MAGNIFICI NOVE Pro rettore e delegati per dare spazio all’opposizione interna di Mauro Lissia CAGLIARI. Pasquale Mistretta depone lo scettro e cambia: non più monarca ma governatore, con un’autorevole rettore vicario e otto ‘assessori’ scelti dopo un complesso negoziato con le forze dell’opposizione. Aperta la strada al sesto mandato da Magnifico con l’ennesima modifica dello statuto, l’ex candidato sindaco del centro-sinistra ha dato una risposta politica a chi gli chiedeva di mollare un po’ di potere: Maria Del Zompo, prima donna pro rettore nella storia dell’Università cagliaritana, rappresenta un’apertura all’area più progressista del senato accademico. Non solo: fra i pro rettori delegati c’è il preside di medicina Gavino Faa, fiero critico del mistrettismo secolare e hombre vertical d’origine controllata in un governo di professori in prevalenza giovani. «Ridotto il mio potere? Chi mi conosce non ci crederebbe...» ha scherzato Mistretta in conferenza stampa, dopo aver presentato con tiepide carezze verbali il suo governo dell’Università. Certo è che la nomina diretta dei ‘magnifici nove’ segna una svolta nella sua ormai datatissima carriera di rettore, un apparente passo indietro destinato nelle intenzioni a lanciare un messaggio di democrazia interna a chi finora ha guardato in cagnesco il trono del grande urbanista: «Se questa struttura funzionerà - ha spiegato Mistretta - me la giocherò a fine mandato come fosse una festa di Carnevale, altrimenti rappresenterà un terribile boomerang». Vietato dunque parlare di ultima spiaggia: da qui al 21 ottobre 2006, quando il Mistretta V sarà scaduto, docenti-assessori troveranno certamente un rettore disponibile e collaborativo, ma dovranno misurarsi col malcontento degli esclusi e con le sovrapposizioni di deleghe - soprattutto sui progetti - che significano potere e canali di finanziamento. Qualcosa però Mistretta doveva fare e l’ha fatta, seguendo un po’ anche l’esempio di Renato Soru: tre donne su nove pro rettori sono un bel riconoscimento all’altra metà del mondo accademico. Scelta inquadrata in un «processo di cambiamento» legato, si legge nella direttiva, all’«esigenza di rimodulare l’organizzazione delle attività del rettore attraverso un sistema di deleghe e di responsabilità nell’azione politica e nell’attività amministrativa di competenza, nel quadro di una rigorosa collegialità». E’ chiaro che l’opposizione attenderà Mistretta proprio al varco della collegialità, per verificare se sarà davvero così rigorosa. Se la direttiva diffusa ieri ribadisce in sei punti le competenze statutarie del rettore, la prima uscita del nuovo governo universitario è stata interlocutoria: ha parlato solo lui. In mezz’ora l’espressione dei pro rettori ha virato a seconda dei casi dal compiaciuto all’indifferente, senza alcun cedimento alla comunicazione orale. Ma in tempi di pace e di pacificazione il rettore uscente (o entrante) non ha perso l’occasione di assegnare all’ateneo di Cagliari «il 360º posto fra i migliori 500 del mondo, il tredicesimo in Italia e quello in cui si pagano le tasse più basse» per rispedire ai numerosi mittenti l’accusa di aver portato i saperi della città nei sotterranei delle graduatorie internazionali: «E’ ora di dirlo e di fare chiarezza, nei confronti di chi parla a vanvera - ha insistito col volto corrucciato - sono stanco di autoflaggellarmi e di sentirmi dire che siamo gli ultimi, quando non è vero». Peraltro quell’accusa non sembra arrivare dal basso («gli studenti sono con me» ha ribadito con orgoglio il rettore) ma da chi, non sembrano pochi, vorrebbe scrivere il nome di Mistretta nel marmo lustro degli ex. A leggere la direttiva, incassato il via libera dal ministero dell’Istruzione il pro rettore Del Zompo avrà poteri di firma anche nei rapporti con le banche. L’autonomia dei pro rettori con delega sarà invece limitata al campo di competenza. Mistretta ha istituito anche un Organismo centrale di coordinamento e di sintesi (sintesi che nel nome dell’organismo è assente) presieduto dal rettore e composto da pro rettore, tutti gli otto pro rettori delegati e aperto al direttore amministrativo e ai dirigenti. Ci saranno poi alcune commissioni operative, ancora da nominare. Sulla politica generale dell’Ateneo il rettore ha insistito sulla necessità di collaborare con l’Università di Sassari per garantirsi più forza nel rapporto con la Regione. Agli studenti ha promesso il bilancio sociale ogni anno, un’offerta di verifica che rientra in quella trasparenza più volte sbandierata da Mistretta e ribadita anche ieri per il futuro. _____________________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 8 Sett. ‘05 L'UNIVERSITÀ TIENE LEZIONI DI GATTOPARDISMO Il partito di Mistretta arruola vecchi e giovani, presidi e sindacalisti in un fiorire di promesse di aule e nuove sedi per tutte le facoltà di Paolo Pani Fiction ed Università: un'associazione poco onorevole per la cattedrale del Sapere. I personaggi non si allontanano da quelli di una televisione popolare. Il "partito" di Mistretta vince con i grandi numeri, di Medicina ed Ingegneria, senza vergogne. Il grande elettore di Medicina, l'ex-Preside, convince i suoi colleghi, gli anziani e quelli, scalpitanti, più giovani ed in attesa ancora di un prossimo turno, se ancora rimarrà qualcosa, di Università. Medicina? Non ha trovato ancora un suo equilibrio nell'agro di Monserrato. Il passaggio dalla clinica "Aresu" a Monserrato è avvenuto nel modo più approssimato ed improbabile, a difesa di privilegi acquisiti, in posizione di stallo, eredità del vecchio Preside dal carisma amicale, da antico costume di vetusta Dc meridionale. Le locali eccellenze si sono emarginate, lasciando libero il campo all'amico ex-preside ed al Magnifico, oramai secondo una storia gattopardesca cui sembrano adattarsi anche i giovani e scalpitanti colonnelli. Le affinità elettive, del vecchio clientelismo meridionale e quelle di un sindacalismo della demagogia populista, hanno favorito l'incontro fra l'ex-Preside di Medicina ed il sempiterno Magnifico. La modifica di statuto permetterà al Magnifico di ripresentarsi candidato. Il "Partito", tuttavia, perde pezzi. Il Preside di Giurisprudenza non regge l'oscenità istituzionale dell'ennesima modifica di statuto e vota contro, forse, però, avrebbe dovuto "urlare", magari sottovoce. Il fronte dell'eccellenza scientifica, per suo conto, non regge la deriva di un "sottoproletariato accademico e scientifico": il preside di Farmacia abbandona il Magnifico e vota contro. Sul fronte dei consensi il Magnifico gratifica i velleitarismi provinciali d'Ingegneria con la promessa di un Politecnico, a Cagliari, ma non si capisce a che pro e per chi. Nel mondo digitale il Politecnico dell'Università italiana" sembra un modello superato, ma Cagliari v'insiste. Il Magnifico promette anche Architettura, ma senza architetti. Il preside d'Ingegneria segue Medicina e si schiera a favore. Il pacifico preside di Lettere tesse le lodi del Magnifico, agente immobiliare: le promesse di locali per Lettere e dintorni sono strumento molto convincente. Economia e Scienze politiche rimangono in attesa di eventi; la "sinistra" accademica si schiera sul fronte del rigore istituzionale, ma deve convincere sul piano di un suo auspicabile pragmatismo, non ideologico. Rimane il "giallo": l'associazione degli studenti con la gerontocrazia universitaria. Alla fine è ancora Ristretta a far quadrare il cerchio dei giovani amici, nomina sei pro-Rettori con delega ed un pro-Rettore, un anno scarso dalle prossime elezioni, e con un ritardo di dodici anni, l'Ateneo cagliaritano a sua somiglianza, privatamente. _____________________________________________________________ L’Unione Sarda 7 Sett. ‘05 DA GRANDE FACCIO IL MEDICO, SE C'È POSTO Test d'ammissione alla facoltà: 900 candidati, entrano in 170 Alla segreteria della facoltà di Medicina di Cagliari erano arrivate 1.117 domande di iscrizione al test d'ammissione al corso di laurea. La laurea in Medicina e Chirurgia continua a far gola. Così sembra, a giudicare dal numero dei partecipanti alla selezione che si è tenuta ieri alla Cittadella universitaria. In corsa per uno dei 170 posti banditi c'erano circa 900 studenti (alla segreteria erano arrivate 1117 domande di iscrizione al test). Il numero degli aspiranti medici è notevole, se si considerano i dati degli anni passati: nel 2003 le domande furono 500/600 e l'anno scorso 800. Competizione serrata, dunque, con tanti ragazzi alle prese con le ottanta domande a risposta multipla, alcune di cultura generale, altre più specifiche a base di chimica, fisica, biologia e matematica. Tutte materie che alcuni avevano avuto modo di frequentare durante il corso intensivo di preparazione al test, organizzato dalla facoltà in collaborazione con alcuni studenti di Medicina. La prova è iniziata alle 11 e in pochi hanno usato le due ore a disposizione. Test facili? Per niente, spiega Andrea Pilia da Cagliari, perito chimico con il pallino della chirurgia estetica: «Alcune domande erano troppo specifiche. Io ho studi scientifici alle spalle ma su certe cose mi sono dovuto arrendere». Stesso discorso per Irene Tolu, con qualche motivo in più:«Ho fatto il Classico, ho avuto qualche problema e il corso di preparazione al test non mi è servito a molto. Eravamo troppi con tempi congestionati, alcuni non avevano i posti a sedere». Sulla difficoltà della selezione, però, non tutti la pensano allo stesso modo, Claudia Penzavecchia, per esempio, un anno di architettura alle spalle, problemi ne ha avuto pochi: «Solo 80 quesiti con due ore a disposizione, niente in confronto ai 320 test con tre ore di tempo della Cattolica di Roma». Lei ha le idee chiare: laurea e specializzazione in psichiatria, senza paura per i tempi lunghi. Per Sabrina Putzu invece il fattore tempo conta qualcosa: «Sono al secondo tentativo, l'anno scorso ho ripiegato su Biologia, proverò anche con Professioni sanitarie, dura meno e forse si trova lavoro prima». Se dovesse ottenere uno dei 170 posti, poi, l'obiettivo sarebbe una luminosa carriera nella medicina legale, mestiere complesso ma con quel tanto di poliziesco che seduce. Su tutt'altra traiettoria Alessandro Solinas, aspirante ricercatore nel campo delle biotecnologie. Per lui Medicina è un passaggio obbligato verso la gloria dei laboratori. Per ora, nessuna difficoltà nel test: «Tutto liscio, giusto un paio di domande lasciate in bianco». Una sicurezza condivisa da Alessandro Piroddi, cagliaritano con spiccate propensioni per l'ingegneria, e un certo distacco di fronte all'elenco di quesiti: «Sono tranquillo, ho fatto il test per il gusto di provare, ma il mio obiettivo è tutt'altro. Se dovessi entrare rifiuterei. È stata una bella esperienza, l'ebbrezza della sfida». Francesco Pala _______________________________________________ LA STAMPA 10-09-2005 AI TEST DI MEDICINA TUTTI COPIAVANO Sono delusa, arrabbiata, triste. Sono demotivata, e questo non è certamente un buon inizio di un capitolo nuovo per la mia vita, per la vita di tanti studenti che non hanno il coraggio di parlare. Io parlo, perché le cose così come sono non mi stanno bene, e non accetto un clima di silenzio e di apatia. Questa mattina, al test di ingresso per medicina e chirurgia, aula 4B a Palazzo Nuovo si copiava di sana pianta. Un test collettivo. Questo è il nostro futuro. E i docenti? «Potete parlare più a bassa voce, per cortesia, altrimenti se la prendono can noi?». Come dire, copiate pure, purché noi non andiamo di mezzo. E questa è l'Università di Torino. Mi vergogno. Elisabetta Cesaratto ____________________________________________________ Liberazione 10 Sett. ‘05 UNIVERSITÀ PALERMO, ANNULLATI 2.851 TEST I test si erano svolti due giorni fa, con 2.851 candidati a concorrere per i 470 posti disponibili nei corsi di laurea triennali per le professioni sanitarie. Ma l'università di Palermo è stata costretta ad annullare la prova, a causa di un errore nel sistema informatico della società che si era aggiudicata l'appalto per la gestione e la correzione automatica delle prove, la Selexi di Milano. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. _____________________________________________________________ Sardinew 6 Sett. ‘05 ARCHITETTURA ANCHE A CAGLIARI E la facoltà di Alghero-Sassari? di Olimpia Loddo Mille studenti sardi frequentano i corsi nelle università della penisola La nascita di una vera facoltà di Architettura a Cagliari sembra essere ormai questione di pochi mesi. Giudizi lusinghieri sono stati espressi nel corso del Senato accademico che si è riunito il 13 luglio. Il progetto ha già ottenuto il parere favorevole del comitato di valutazione, formato da cinque docenti universitari dell’ Ateneo di Cagliari e da un tecnico esterno, che hanno prodotto un dettagliato resoconto scritto. Un’altra tappa importante sarà l’approvazione del progetto da parte del Consiglio di amministrazione dell’Università di Cagliari, presieduto dal rettore Pasquale Mistretta. La decisione definitiva sarà presa però a settembre dal il Comitato Regionale di Controllo formato da : presidente della Regione, assessore alla pubblica istruzione, i due rettori e un rappresentante degli studenti. A settembre o forse nel corso dell’ anno accademico il decreto del rettore, porrà fine al tormentato iter. La nuova facoltà prenderà vita. I corsi di laurea in “Ingegneria Edile” e “Edile Architettura” si trasformeranno in “Architettura delle Costruzioni” e “Edilizia”. Cambieranno nome, ma non i piani di studio. Anche il corso di laurea in” Tecnologia per la Conservazione e il Restauro dei beni Culturali” sarà incorporato nella nuova facoltà. La trasformazione potrebbe avvenire anche durante il prossimo anno accademico. Il cambiamento più importante sarà formale. La facoltà di Edilizia diventerà a numero chiuso. Sino ad oggi ogni anno circa 170 studenti si iscrivevano alla facoltà di Ingegneria Edile destinata a morire. La Facoltà di Edilizia, che la sostituirà ne ospiterà solo 150. Il test di selezione é inevitabile, così come il malcontento degli studenti “Ci piace l’idea di avere più possibilità di scelta - dice Alessio Orrù, rappresentante degli studentima non vogliamo il numero chiuso. Ai problemi di bilancio si potrebbe ovviare facendo entrare più studenti e quindi più tasse. Bisogna mobilitarsi per soddisfare le esigenze di tutti e non costringerci ad emigrare”. Per il prof. Antonello Sanna docente della Facoltà di Ingegneria, la nascita della Facoltà di Architettura a Cagliari è indispensabile, anche per soddisfare un alto numero di studenti che desiderano specializzarsi in questo settore “Circa mille studenti, ogni anno, abbandonano la Sardegna poter studiare architettura nelle università della penisola, la facoltà di Alghero non riesce a soddisfare tutte le richieste”. La facoltà di Architettura di Cagliari non avrà il monopolio in Sardegna. Ad Alghero esiste piccola facoltà che guarda all’Europa e al Mondo. La facoltà offre due corsi di laurea triennale a numero chiuso, massimo sessanta iscritti ciascuno. Il 18 luglio le prime trenta lauree. Alcuni dei neolaureati hanno elaborato le loro tesi all’estero nel corso dei tirocini. Le tesi affrontano gli argomenti più vari: dall’ innovazione tecnologica all’ accoglienza degli stranieri, allo studio delle realtà territoriali, senza dimenticare lo studio dell’Architettura di grandi città europee. Parte del corpo docente proviene dall’ estero: Romania, Barcellona, Svizzera e Inghilterra. Si tratta di architetti di fama internazionale. Sono tanti gli studenti stranieri. La quota di accoglienza riservata agli stranieri è del 10 % ma è destinata ad arrivare al 20%. Il prossimo anno si iscriveranno dieci studenti cinesi. Non è internazionale solo lo staff e parte degli studenti ma anche il metodo didattico adottato sin ora nelle lauree triennali. Si tratta di un progetto formativo a bimestri tematici, rispecchia quello di università inglesi e olandesi. Ogni sette settimane gli studenti devono presentare dei progetti che saranno discussi e esaminati con i professori. L’attività della Facoltà è frenetica e non si ferma neanche in estate. Anche quest’ anno verrà riproposta la Scuola Estiva Internazionale. L’inizio degli incontri è previsto per il 25 luglio. Quest’anno il tema dei progetti realizzati dagli studenti durante le lezioni sarà: Il Progetto Ambientale e la Pianificazione Territoriale. Verranno elaborati dei progetti ambientati in zone costere. Tutto si svolgerà ad Alghero. Le iscrizioni sono ancora aperte, potranno partecipare circa 50 studenti paganti (il costo è di circa 800 euro escluse le spese) o vincitori di borsa di studio. Gli studenti stranieri saranno venti. I docenti che fanno capo all’iniziativa sono in parte sardi in parte provengono dalla penisola, dalla Catalogna, dagli U.S.A Quest ’anno tra marzo e giugno circa 90 ragazzi, studenti iscritti al terzo anno si sono confrontati con il mercato del lavoro europeo e mondiale. Molti studenti hanno prestato tirocinio a Barcellona, altri a Parigi o in Turchia. “E’ stata la prova del fuoco- dice la dott. Alessandra Casu, ricercatrice- In media i giudizi degli architetti, titolari degli studi dove i nostri allievi sono stati accolti come tirocinanti sono stati lusinghieri”. Parla Francesco Ginesu, preside di Cagliari Francesco Ginesu preside della Facoltà di Ingegneria chiarisce alcuni aspetti di questa trasformazione: Sono molti gli studenti che si lamentano del numero chiuso. Lei cosa risponde? La nascita della Facoltà di Architettura non ha determinato l’adozione del numero chiuso. Ci siamo solo piegati alla volontà del ministero, anzi al “Decreto Ministeriale 15/2005 sui Requisiti Minimi”. Questo decreto penalizza i corsi di studio che non rispettano i parametri previsti dal ministero soprattutto se ospitano un numero eccessivo di studenti rispetto ai docenti. Chi non segue questi parametri rischia di vedere annullati i titoli di studio emessi. Cosa accadrà agli studenti iscritti nei vecchi corsi? I vecchi corsi verranno mantenuti in vita, in modo da permettere agli studenti che li frequentano di scegliere se confluire nella nuova facoltà. Sono però anche liberi di continuare il loro corso di studi in ingegneria. Oggi possono iscriversi all’albo degli architetti? I corsi di laurea in Ingegneria Edile Architettura e in Ingegneria Edile, hanno un piano di studi quasi identico a quello previsto per i nuovi corsi di architettura. In teoria dunque non è impossibile che i nostri studenti diventino degli architetti. In pratica però questo non avviene. Perché? Di solito chi si laurea in ingegneria si iscrive nell’albo degli ingegneri. Gli albi, esigono chiarezza. Per questo propongono degli Esami di Stato particolarmente ostici e strettamente specialistici. Difficilmente un ingegnere potrebbe superare un esame proposto dall’albo degli architetti, anche se il suo piano di studi è compatibile con quello di una facoltà di architettura. Per quale motivo avete creato dei corsi di ingegneria così simili a quelli della facoltà di architettura? Sono corsi nati in previsione della nuova Facoltà di Architettura. Sostanzialmente le materie e i docenti saranno gli stessi. Verrà comunque dato più peso agli aspetti delle varie discipline legati all’architettura. Ci sarà inoltre maggiore coerenza tra il titolo di studio e le aspirazioni professionali degli studenti. Avete già chiesto dei finanziamenti? Il problema dei finanziamenti non riguarda la nascita della nuova facoltà. I corsi ci sono comunque. La nuova Facoltà serve solo per organizzarli meglio. Ovviamente i problemi economici già esistenti verranno ulteriormente messi in evidenza. Stiamo lavorando con attrezzature inadeguate in aule insufficienti. Sono necessari finanziamenti alla Regione indipendentemente dalla nascita della Facoltà. Parla Giovanni Macciocco, preside di Alghero La Facoltà di Architettura di Alghero è giunta ormai al quarto anno di attività. Un percorso breve ma denso di iniziative. Lo racconta in un’ intervista il Prof. Giovanni Macciocco Preside della Facoltà. Questo mese le prime trenta lauree triennali. Siete soddisfatti del rendimento dei vostri neo-laureati? Abbiamo studenti molto bravi, sono previste delle lodi. Spesso, però la bravura non basta per raggiungere l’eccellenza. Docenti e tutor seguono da vicino il percorso di formazione dei ragazzi. Sono studenti molto validi ma anche molto seguiti. Lo ammettono loro stessi. Che cosa rende il vostro metodo innovativo? I nostri studenti iniziano a progettare da subito, imparano mentre lavorano. Il sapere teorico e il saper fare da noi vanno di pari passo. Organizziamo dei laboratori dove gli studenti imparano a occuparsi contemporaneamente di problemi legati a più discipline e a creare strutture complesse come quelle che incontreranno nel mondo del lavoro. I fuoricorso sembrano essere una categoria endemica nelle università italiane e sarde. Come affrontate questo problema? Per noi i fuoricorso sono una specie in estinzione. La percentuale di abbandoni e di fuoricorso nella nostra facoltà è minima. Il modo migliore per affrontare questo problema e sostenere lo studente nel suo percorso di formazione attraverso i tutors oltre che i docenti. Gli studenti si possono rivolgere ai tutors sia per problemi di tipo psicologico che per difficoltà legate allo studio. In proporzione abbiamo un tutor ogni quindici studenti.. Avete dei problemi di fondi? Siamo finanziati dalla Regione. Sappiamo che ci sono forti difficoltà finanziarie e che sono necessari dei tagli nei finanziamenti di tutti i settori. Noi abbiamo subito un taglio ai finanziamenti pari al 40%. Questo ci costringe a fare dei salti mortali per poter mantenere il livello di qualità attuale. Progetti per il futuro? Vogliamo allargare i rapporti internazionali, porteremo la percentuale degli studenti stranieri al 50%. L’università non deve essere solo un momento di crescita professionale ma anche di crescita umana. Credo che il contatto con culture diverse non possa che arricchire gli studenti sardi. Questo non vuol dire perdere di vista i problemi legati al nostro territorio. Creeremo una rete di collaborazione con gli enti locali. E per il prossimo anno accademico? Verrà attivato un nuovo corso quinquennale di laurea in architettura. Vedrà la luce inoltre laurea specialistica che prevede un consorzio tra le Facoltà di Alghero, Venezia e Barcellona. Il titolo di studio in Italia sarà legato alla Facoltà di Venezia. La facoltà di Barcellona emetterà un ulteriore attestato. Così il neolaureato potrà fregiarsi del titolo spagnolo di Master in Planificacio e politiques ambientals. ======================================================= _____________________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 10 Sett. ‘05 MELONI LASCIA IL BROTZU Terremoto nella sanità Contrasti con la Giunta all'origine della decisione: nel futuro del manager c'era il Policlinico ? Il manager dell'azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari, Franco Meloni, si è dimesso con una lettera riservata in busta chiusa inviata ieri al presidente della Regione Renato Soru, mentre l'assessore alla Sanità Nerina Dirindin, fuori regione per un convegno, è stata avvisata telefonicamente. La notizia si è diffusa in serata, confermata in un primo momento solo da fonti della Giunta e in un secondo momento dal diretto interessato, che non ha però voluto aggiungere particolari né fare alcun commento riguardo alla sua decisione. UNA DECISIONE, a quanto si è saputo dalle indiscrezioni raccolte, che Meloni stava maturando già da qualche tempo, ma che arriva a sorpresa. Il suo mandato, infatti, sarebbe scaduto il prossimo 20 novembre. Contrariamente però a quanto si ipotizzava per gli altri direttori generali in scadenza, pare che la Giunta fosse orientata a non mandare a casa Meloni, anche se probabilmente non sarebbe rimasto alla guida del Brotzu ma sarebbe stato trasferito al Policlinico ospedaliero. Proprio questa ipotesi pare non fosse gradita a Meloni, tanto che già da qualche tempo avrebbe mostrato insofferenza e disagio. Ma sembra anche che i rapporti di Meloni con i vertici della Regione negli ultimi tempi si fossero fatti piuttosto tesi. La sua decisione, in ogni caso, era inaspettata, tanto che anche i suoi più stretti collaboratori pare siano caduti dalle nuvole. La causa scatenante delle dimissioni pare però sia stata un'altra. Si è saputo che ieri mattina Meloni è andato in assessorato per parlare con la Dirindin del caso del primario di Emodinamica da lui stesso nominato fra mille polemiche e con uno strascico giudiziario (qualche giorno dopo c'era stato un esposto in Procura). Meloni voleva dunque affrontare l'argomento con la Dirindin, dicendosi pronto a risolvere il problema, ma l'assessore che era in partenza gli avrebbe chiesto di tornare la prossima settimana. E proprio lo stop da parte della Dirindin, che sembra volesse prendere tempo per vedere chiaro nella vicenda, avrebbe provocato il terremoto. IL PRIMO manager sostituito dal nuovo esecutivo è stato Antonello Scano (dimissionario) di Sassari con l'emiliano Bruno Zanaroli. Il secondo Efisio Aste della Asl 8 di Cagliari, mandato via e sostituito con Gino Gumirato. È toccato a Eugenio Strianese a Oristano, mandato via dalla Giunta e sostituito da Antonio Onnis. Poi si è dimesso Emilio Simeone a Carbonia sostituito con Benedetto Barranu, a Lanusei Italo Fancello è stato sostituito con Graziella Pintus. Aldo Urru ha invece rassegnato le sue dimissioni dalla guida della Asl di Nuoro due giorni fa e non è ancora stato sostituito. Al momento, dunque, restano da nominare, oltre al nuovo manager del Brotzu, quello di Sanluri Chicchi Trincas e di Olbia Efisio Scarteddu: i mandati di entrambi scadono a novembre. SARA PANARELLI _____________________________________________________________ La Repubblica 10 Sett. ‘05 MEDICI IN PRIMA LINEA. NEL NON FARSI CAPIRE Così la terminologia di ricette e cartelle cliniche 'inganna' i pazienti Il linguista Luca Serianni analizza parole ed espressioni del gergo scientifico, così ricco e complicato da generare moltissimi equivoci nell' antichità i colori varietà Le parole sono tante e arrivano dal greco dal latino e anche dall' arabo aggettivi Nel Settecento alla 'lingua' si univano fino a 37 aggettivi giovani Molti giovani non sanno tutti questi termini antichi caos Al lessico scientifico si unisce quello di tv, telefilm e giornali CARLOTTA MISMETTI CAPUA ROMA - Cominciamo dalle cose facili: l' aspirina. Alzi la mano chi sa che l' aspirina è un "Fans". Sta scritto sul fogliettino alla voce categoria farmacoterapeutica: fans, ossia "acido organico debole antinfiammatorio, analgesico, antipiretico non steroideo". Adesso alzi la mano chi sa cosa significa steroideo. Le parole usate nei bugiardini (slang popolare per le avvertenze nelle confezioni dei medicinali), quelle delle cartelle cliniche, dei referti e delle ricette scarabocchiate sono raccontate e spiegate con pazienza in «Un treno di sintomi»: ricerca storica ma di godibile leggerezza di Luca Serianni, docente di storia della lingua italiana all' università di Roma la Sapienza, in uscita per Garzanti. Davvero un treno di verbi (quelli prediletti dai medici: riferire, accusare, inibire, comparire, compromettere): una valanga di parole correnti eppur sospette (decorso, elettivo, fenomeno, insorgenza): un capogiro di espressioni intercambiabili (agente eziologico, causale, movente patogeno, noxa, ovvero la causa della malattia): le diagnosi eufemistiche dei professori (lesioni ripetitive per dire metastasi). Parole che forse facilitano la comunicazione tra medico e medico (non sempre) ma certo inibiscono quella tra paziente e dottore. «Non è vero che i medici scrivono male, il loro è un linguaggio tecnico, come quello dell' ingegnere. Le patologie hanno nomi che si possono spiegare ma non cambiare. Il linguaggio della medicina è anzi vario e stratificato - arteria è una parola greca, nuca araba - e ho riscontrato un' intrisa sensibilità alla lingua; anche se è vero che alla padronanza linguistica dei medici non corrisponde alcuno sforzo alla divulgazione», li difende lo studioso. Il quale nel libro riporta anche un poetico elenco cromatico (per descrivere sangue, urine, carni, pupille): turchinicchio, cremisi, nerastro, cinereo, giallastro, acqueo, piceo, alabastrino, vinoso. E pubblica trentasette aggettivi che Andrea Pasta, medico del Settecento, usava per descrivere lo stato di una lingua, tra cui: sciolta, aspra, infocata, mocciosa, tarda, paniosa. «Avrei qualche dubbio che un giovane medico conosca queste parole, - continua il professor Serianni - tra l' altro oggi si studia su riviste mediche straniere e tutti i congressi sono in inglese». Perciò se avete prurito è un "rush cutaneo", e il vostro sangue, sappiatelo, mica ricambia, ora ha il "turnover cellulare". A questa nebulosa di parole che ci avvolge si aggiunge la divulgazione dei giornali e della tivvù, senza contare i fulminanti dialoghi in sala operatoria tra il dottor Carter ed Abby che accendono la nostra fantasia e pure l' ansia. Risultato, la confusione. Come racconta l' allegro libretto di Stampa Alternativa "Ho la vagina pectoris", catalogo tragicomico del linguaggio dei pazienti: "mi marito è stato operato per delle ingerenze nella pancia", "ho fatto la bio spia al fegato", "ho l' utero introverso" "faccio la cura dell' Euro-sol". Eppure non c' è linguaggio specialistico che ci riguardi più di quello medico (nostri sono i sintomi, nostri anche i corpi): come dimostra anche il semplice computo delle parole di un comune dizionario. Una su venti indica una malattia o una parte anatomica. Peccato che su quello su cui studiano i medici invece di lemmi ce ne sono almeno tremila: e steroideo è tra quelli facili-facili. _____________________________________________________________ Corriere della Sera 5 Sett. ‘05 MEDICO, IMPARA AD ASCOLTARE IL TUO PAZIENTE E' quasi irreale immaginare che il dottore visiti il malato prima di valutare gli esami Per umanizzare la medicina è essenziale il tempo donato L' alleanza terapeutica Ippocrate suggerì una vera alleanza terapeutica. Tra chi chiede e chi può dare aiuto. Era un nuovo territorio per la sapienza umana. Da allora il mestiere del medico seppe far germogliare una ostinata capacità di ascolto ed era la premessa per la profonda empatia che gli è ancor più necessaria. L' economicismo puro sta progressivamente derubando gli umani del loro tempo, su tutti i fronti. Così è quasi irreale immaginare un medico che doni il suo tempo per l' ascolto, senza fremere per la fretta, e che visiti il malato prima di valutare gli esami. L' empatia diventa pura formalità e la vera alleanza è con i farmaci e con la tecnica più che con il medico. Ma in realtà si va avanti, eccome, si potrà obiettare. Certo, ma si potrebbe fare molto di più. Oggi sono gli operatori sanitari a stabilire le offerte e, quindi, a determinare la domanda. Un vecchio povero con cinque patologie degenerative contemporanee non sa a chi chiedere ascolto e dove cercare ristoro. Lo spirito del tempo è quanto di più capillare possa esistere. A livello planetario gli esami di profitto durante gli studi di medicina vengono sempre più articolati in interminabili liste di quiz a risposta multipla. In modo che la valutazione possa apparire più equa, più efficace, meno corruttibile. Ricordo quando esporre il proprio pensiero durante un esame voleva dire anche ascoltarsi e catturare l' ascolto. In quale palestra imparano gli studenti di oggi, seguendo un corso specializzato? L' educazione all' ascolto è una virtù circolare. E da sempre la sapienza medica sa che spesso la malattia svela i propri segreti in una parentesi casuale. Alcune esplorazioni sperimentali hanno rilevato che in un incontro tra medico e paziente il tempo durante il quale parla il medico è di gran lunga superiore a quello che dedica all' ascolto. E' salva la regola televisiva, l' importante è emettere parole. Che senza una relazione cadranno nel nulla. E' il medico il primo responsabile se un paziente non segue adeguatamente i consigli ricevuti. E così spesso i pazienti emigrano, ovunque, alla ricerca di un migliore ascolto. Dovranno sempre più i pazienti imparare a riconoscere le tracce che lascia dietro di sé un medico vero. Umanizzare la medicina significa anche capire che per essa è essenziale il tempo donato. Ciò non riguarda solo il turbinio degli ambulatori sparsi sul territorio. Negli ospedali migliori il tempo di ascolto non fa parte delle prerogative. Traggo un esempio da un campo che ho studiato per quarantacinque anni, l' ipertensione arteriosa essenziale. Fa caldo, fa freddo, la vita va bene, va male, il sonno diventa più difficile, le ansie irrisolte si accumulano, una sudata eccessiva, un episodio di diarrea, una frustrazione amorosa, una felicità amorosa. La pressione ci segue come un' ombra in tutti questi meandri perché è parte integrale dei nostri comportamenti e come tale è una variabile sensibile a un numero enorme, sicuramente indefinito, di meccanismi regolatori tra i quali quelli nervosi sembrano i più importanti promotori nelle condizioni normali e in quelle alterate. E' difficile che la soluzione di un suo aumento, oscillante come il resto, possa essere affidato solo all' ultimo farmaco uscito, quello più costoso. E' ciò che anima i convegni, che dà sorriso agli esperti, ma è ciò che lascia il paziente solo, come dimostrano le percentuali assai miserevoli di pazienti che nei fatti seguono un trattamento adeguato per il quale lo stile di vita ha enorme importanza. Quei consigli di vita pratica cui si fa accenno fugace e come per dovere, prima di giungere alla solennità della prescrizione farmacologica. Quel che fa rabbia è che si tratta di un disturbo facilmente curabile, assai diverso da altre malattie che danno una svolta al vivere, eppure con possibili conseguenze disastrose. E' questa una delle grandi sfide che attendono una rinata medicina generale. Che sia sempre meno una convitata povera ai banchetti altrui. Deve essere il medico a prescrivere, non le pressioni del marketing. Solo mostrando gli artigli di una volontà antica sarà possibile per la medicina generale riappropriarsi del suo ruolo che ne può ancora fare il mestiere più bello del mondo. Alberto Malliani *Direttore Clinica Medica, Ospedale Luigi Sacco, Università di Milano Malliani Alberto _____________________________________________________________ L’Unione Sarda 5 Sett. ‘05 OMEOPATIA, MEDICINA O ACQUA FRESCA? La reazione: «Lo studio della rivista inglese è una bufala» Dopo la stroncatura di The Lancet, polemiche anche in Sardegna sulle cure seguita da un numero crescente di pazienti. di Lucio Salis Acqua fresca, o quasi. Così la prestigiosa rivista inglese The Lancet ha bollato i farmaci omeopatici, dopo averli testati in 110 studi clinici rispetto a un placebo (falso medicinale). Autori dell'indagine, riguardante una serie di disturbi, dal mal di testa alle difficoltà respiratorie, un gruppo di ricercatori svizzeri dell'università di Berna, guidati da Mathias Egger. I quali hanno poi messo a confronto 110 sperimentazioni con trattamenti convenzionali e placebo, ottenendo risultati positivi. Conclusione: l'omeopatia non serve a nulla. È così riesplosa la violenta polemica che da sempre contrappone i sostenitori della terapia inventata nel Settecento dal medico tedesco Samuel Hanemann ai cultori della medicina tradizionale. Fine di un'illusione? Neanche per idea. Studi e dispute feroci non hanno infatti scoraggiato gli undici milioni di italiani (trecentomila in Sardegna) che utilizzano, in quantità crescente i farmaci omeopatici. Dati stimati, perché il settore non è inquadrabile con cifre ufficiali. È infatti cresciuto spontaneamente, ai margini della normativa riguardante la medicina tradizionale (ma c'è un disegno di legge depositato in Parlamento). Regione, Università e Asl, almeno in Sardegna, lo ignorano. Per intuirne le dimensioni bisogna quindi ricorrere alla cortesia e all'esperienza di imprenditori del ramo farmaceutico, come Alberto Pedrazzini, titolare a Cagliari della Sima, azienda che, insieme a Cosafaca e Difarma, cura la distribuzione dei prodotti nelle 520 farmacie isolane: «La medicina omeopatica è piuttosto diffusa in tutta la Sardegna e ha avuto un particolare sviluppo negli ultimi cinque anni. In misura più significativa nelle province di Cagliari e Sassari. Attualmente, il fatturato regionale dei prodotti omeopatici raggiunge circa i 2 milioni di euro all'anno, pari allo 0,5 per cento di un mercato farmaceutico di 415 milioni di euro». Ci sono farmaci omeopatici per tutte le malattie, ma i più venduti sono quelli per curare influenza (compresi i vaccini) e in genere i malanni di stagione. Li prescrive un piccolo esercito (mai censito) di medici, tra i quali circa una decina praticano solo la medicina omeopatica, mentre un numero imprecisato (anche dipendenti di strutture pubbliche) l'alternano a quella tradizionale. A questi bisogna aggiungere circa centocinquanta tra omotossicologi e steineriani, che seguono altre due discipline non comprese nella Medicina classica. Per chi pratica queste cure alternative non esiste un obbligo di registrazione, «ma la cosiddetta medicina non convenzionale ha assunto una tale rilevanza, che abbiamo istituito un registro nei quali i professionisti si possono iscrivere spontaneamente», spiega il presidente dell'Ordine dei medici di Cagliari Raimomdo Ibba. Nel capoluogo hanno aderito una ventina, tra omeopati, omotossicologi e agopuntori), a Sassari una trentina. «È stata proprio la Sardegna a porre il problema a livello nazionale» precisa il presidente dell'Ordine Agostino Sussarellu. La bordata partita da Lancet non è stata presa bene nell'Isola. «Quell'indagine è una bufala perché i ricercatori svizzeri hanno applicato all'Omeopatia una metodica adatta solo alla medicina allopatica (tradizionale ndr)» spiega (furibonda) Tiziana Frongia, medico presso la Clinica oculistica del San Giovanni di Dio, a Cagliari e presidente dell'Accademia omeopatica sarda, che organizza corsi quadriennali di specializzazione. «È noto ormai da trecento anni che il principio di similitudine, alla base della medicina omeopatica, prevede che si dia al paziente il farmaco specifico di cui lui ha bisogno. Per intenderci: non si può dare la stessa medicina a cinque individui diversi per poi vedere che effetto fa». Ma come si può verificare l'efficacia di una terapia? «Inserendo nel gruppo di controllo anche un omeopata, come, ad esempio, il professor Paolo Bellavite, ordinario di Patologia generale all'università di Padova, numero uno in Italia sulla sperimentazione omeopatica». Per la dottoressa Frongia, «dietro l'attacco di Lancet ci sono gli interessi dell'industria farmaceutica che teme di perdere una fetta di mercato e quelli della medicina ufficiale. L'80 per cento dei nostri pazienti sono infatti delusi dalle cure tradizionali. A me è capitato di trattare persino malati che non tolleravano la chemioterapia». L'omeopatia, insomma, ha una risposta per tutti. UNIVERSITÀ SI STUDIANO CORSI SPERIMENTALI Per le università sarde le cosiddette medicine non convenzionali non esistono, ma il preside della facoltà di Medicina di Cagliari, Gavino Faa, riconosce che «è un campo nel quale bisognerebbe fare qualcosa. Se n'è parlato anche di recente a livello di Conferenza dei presidi. Si tratta di un argomento obiettivamente scivoloso, ma si è pensato di organizzare dei corsi sperimentali, che si occupino delle medicine alternative, con relazioni di esperti, anche di tipo critico. Anche se personalmente, come medico, mi considero un conservatore, penso che dobbiamo dimostrare una certa apertura verso queste discipline, e iniziare un dialogo». ____________________________________________________ Il Sole24Ore 10 Sett. ‘05 CORRE IL BUSINESS DELL'OMEOPATIA A livello mondiale le vendite rappresentano però solo lo 0,3% del mercato farmaceutico E un micromercato, piccolo e frazionato, quello dell'omeopatia in Italia. Poco scosso, secondo ì produttori, dall'articolo "bomba" pubblicato il 26 agosto sulla rivista scientifica Lancet». che ha bollato come inutili i rimedi omeopatici. La "terapia" inventata da Samuel Hahnemann è forte di uno zoccolo duro di fatturato e consumatori, che si è consolidato durante il boom degli anni Ottanta: nel 2004 il giro d'affari (in prezzi al pubblico) nel nostro Paese è stato di 219 milioni, in crescita del 6% rispetto al 2003. Mentre le vendite mondiali (1.5 miliardi, prezzi al produttore) rappresentano lo 0,3% del mercato farmaceutico globale. dominato dalla Francia. «L'omeopatia reggerà finché i medici che visitano i pazienti ottengono risultati che gli sperimentatori non sanno spiegare». afferma Gino Manuppelli, farmacista e presidente di Boiron Italia, nonché past president di Omeoindustria. Che non sembra turbato dal crollo del 5% registrato dalla sua azienda in Borsa il 29 agosto: «L'omeopatia - spiega -- è periodicamente sotto attacco. Lo studio pubblicato è criticabile sotto molti aspetti. Il titolo è in ripresa. E a noi basta sapere che chi si cura con i nastri prodotti è soddisfatto». Boiron è l’azienda leader in Italia: già prima dell'acquisizione di Dolisos Italia, ratificata lo scorso 30 giugno, deteneva il 27% del mercato a valore e il 35% del numero di pezzi, seguita da Guna (22,8% e 21,5%). Alle due società dominanti fanno capo le associazioni di categoria, rispettivamente Omeoindustria e Anipro. Ma ì produttori sono più di 50 e spesso sono anche distributori di prodotti esteri. «Il mercato di riferimento - spiega Valentino Corradi dell'Acqua, vicepresidente Anipro e presidente Imo - è oggi solo l'Italia. II nostro è quindi un piccolo mercato, pari a circa l0 0,5% dell'intero comparto farmaceutico». L'articolo apparsa su Lancet è arrivato mentre diversi elementi bollono in pentola: il recepimento della direttiva Ue sulla registrazione dei prodotti erboristici e alimentari, la legge sulle medicine "non convenzionali" all'esame del Parlamento, un documento dell'Oms in via di pubblicazione che, dopo anni di esclusione dell'omeopatia dalle medicine tradizionali, ne darebbe una prima valutazione sull'utilità per la popolazione. Secondo i dati Ims. nel 2004 sono stati vendute 22,6 milioni di confezioni, il 3% in più rispetto al 2003. Nel primo semestre del 2005 l'incremento è stato però dell' 1 per cento. Più apprezzabili i risultati in termini di mercato a valore (considerando i prezzi al pubblica): +6% nel 2004, a quota 219 milioni, e +3% nei primi sei mesi d quest'anno (112 milioni). Il mercato va, quindi. ma non troppo. Manuppelli e Corradi dell'Acqua concordano nel denunciare il primo grande limite alla diffusione dell'omeopatia: «Siamo - spiegano - il solo Paese in cui è vietata l’indicazione terapeutica sulle confezioni». Se il presidente di Soirot attacca anche il divieto di pubblicità, Corradi dell'Acqua segnala la non rimborsabilità dei farmaci omeopatici. «Siamo disposti ad abbassare i prezzi - aggiunge Manuppelli - a patto che cadano i vincoli su indicazione terapeutica e pubblicità». In cantiere Boiron ha anche un potenziamento della ricerca (per cui oggi spende 2-3 milioni): «L'obiettivo dell'acquisizione di Dolisas è proprio quello di moltiplicare per otto gli investimenti in ricerca nei prossimi tre anni». Un colpo per l'intero comparto è arrivato dal decreto sui Livelli essenziali di assistenza (Lea) del novembre 2001. che escludeva le medicine non convenzionali, tranne l'agopuntura utilizzata come anestetico, dalle prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale. Ogni Regione, da allora, ha fatto le sue scelte, compresa quella di continuare a offrire prestazioni omeopatiche in regime pubblico. I centri del Sistema sanitario nazionale italiano sono circa 130. Per le cure omeopatiche, sul fronte tariffario vige di fatto il faida-te più assoluto. Un'indagine della rivista «Medicina naturale» del ; novembre 2003 sottolinea la brande variabilità dei prezzi , per le visite. il costo di un i primo consulyo a Milano oscillava tra 110 e 150 curo, le visite di controllo si attestavano sugli 80-90 euro. Il consueto divario tariffario tra Nord e Sud è mediato dai prezzi del Centro: a Firenze il paziente pagava tra 60 e 110 euro, mentre una prima ~ visita a Napoli e Palermo difficilmente superava i 100 euro. «In generale - ' spiega Elio Rossi, responsabile dell'ambulatorio di omeopatia dell'Asl di Lucca - le nostre tariffa sono decisamente inferiori a quelle dei colleghi specializzati in altre discipline». Ma chi e quanti sono i camici bianchi che praticano l'omeopatia in Italia? Secondo Omeoindustria, sono circa 8núla, tra cui molti medici di famiglia e pediatri. I consumatori, invece, sarebbero ll milioni: lo ha rivelato l'ultima indagine Doxa (presentata a marzo 2005). che ha anche tratteggiato il profilo del pazientetipo. È donna, con figli, di buona istruzione e residente nel Nord- Est. BARBARA GOBBI MANUELA PERRONE ____________________________________________________ Il Sole24Ore 10 Sett. ‘05 MA QUESTA NON È VERA SCIENZA È ancora tutta da dimostrare l'efficacia delle terapie non convenzionali Al tema della medicina naturale ha dedicato l'editoriale l'ultimo numero dell'edizione italiana della rivista scientifica « Lancet, di cui pubblichiamo un estratto. Di GIUSEPPE REMUZZI* L Accademia di medicina di Francia ha chiesto al Governo di sospendere dal rimborso le medicine omeopatiche che ha definito «senza efficacia. concepite sulla base di idee e preconcetti vecchi di secoli che non hanno alcuna basa scientifica». E in Italia? La Camera discuterà fra poco una proposta di legge che prevede di considerare tutte le pratiche non convenzionali come "medicina". In più. l’università dovrà istituire corsi di laurea, e il ministero della Salute dovrà accreditare le associazioni per le medicine non convenzionali al pari delle associazioni scientifiche. Queste pratiche (tra cui agopuntura, fitoterapia, omeopatia, omotossicologia, la medicina antroposofica basata sulle leggi che regolano le manifestazioni dell’animo e dello spirito, la medicina cinese dialettica. basata cioè sulla relazione uomo natura, e l'ayunedica: che trova fondamento nell'equilibrio fra le enerme fondamentali) in virtù dei commi 1 e 2 dell'articolo 1 della legge potranno essere esercitate solo da laureati in medicina- che dovranno in più avere un diploma. Non sempre, però, chi pratica medicina non convenzionale dovrà essere un medico (articolo 21). sarà sufficiente che sia accreditato e che sia in possesso di un diploma. per esempio in naturopatia. shiatsu, riflessologia, pranoterapia. Ma (questo è un punto su cui c'è molta discussione e può darsi che nella stesura finale le medicine non convenzionali siano appannaggio solo dei medici.) in base a che cosa la legge autorizza queste pratiche? Sempre l’articolo 1, secondo il quale la Repubblica italiana