CAGLIARI: LAUREA IN TUTTOLOGIA CONTRO LA MORATTI - I RETTORI: FERMATE LA RIFORMA - DOCENTI MOLTE LE CRITICHE, IL 24 OTTOBRE SI VOTA - UN DOCUMENTO DELLA CRUI CHIEDE "MODIFICHE INTEGRALI" ALLA LEGGE - FABIANI: RISCHIO BLOCCO CONCORSI PER 3 ANNI» - CAGLIARI: UNA SETTIMANA IN SCIOPERO CONTRO LA MORATTI - SCUOLA, IL GOVERNO VARA LA RIFORMA - SCUOLA/ RIFORMA: ADDIO A TECNICI, DOCENTI A NUMERO CHIUSO - SCUOLA: IN RUOLO ALTRI 30MILA DOCENTI - PROF, CHIAMATA DIRETTA DEGLI ISTITUTI - GLI ORGANICI DELLE PRIMARIE RISCHIANO DI PROSCIUGARSI - CAGLIARI: BENVENUTO ALLE MATRICOLE - ALLOGGI PER GLI STUDENTI. LA GRADUATORIA ERA SBALLATA - UN NEOASSUNTO SU CINQUE È LAUREATO - GAVINO SANNA: LA PIPI' CONTRO SORU 2 - SPISSU SCRIVE A GAVINO SANNA: «CHIEDI SCUSA A TUTTI I SARDI» - LE NUOVE FORME DI CENSURA SU INTERNET - INFORMATICA FRUSTRATA DALLE RISORSE - ======================================================= UN POLO FARMACEUTICO A PORTO TORRES - IL PERICOLO CORRE SULLA STATALE 554 - ESPLODE A CAGLIARI LA POLVERIERA SANITA' - IL NUOVO REPARTO DI RADIOLOGIA SARÀ PARI AL CENTRO DI VERONESI - APRE UN CENTRO GRATUITO PER LE MADRI DEI PREMATURI - NASCONO LE CLINICHE PER MORIRE SERENI - MALATI REUMATICI, AI SARDI IL TRISTE PRIMATO - COME ELIMINARE LE MUTAZIONI DANNOSE - IN BICI MA SENZA DANNEGGIARE IL SESSO - FARMACI: EFFETTI COLLATERALI NELL’AMBIENTE - ======================================================= __________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 15 ott. ’05 LAUREA IN TUTTOLOGIA CONTRO LA MORATTI Una maratona didattica di 24 ore per conseguire una laurea in Tuttologia. È la provocatoria protesta che il coordinamento cittadino dei ricercatori ha iniziato ieri mattina, contro la riforma Moratti. E così nell’aula magna della facoltà di Scienze della formazione, una trentina di ricercatori dispensa informazioni a 360 gradi. Su tutto, appunto. Una due giorni di lezioni che spaziano dall’antropologia molecolare a internet, dal lavoro alla medicina. Ma c’è spazio anche per Totò e la musica, e il cinema nazista. E poi qualche relazione a tema: linguistica delle bugie e il mercato dei bidoni. Vale a dire il mercato delle fregature. «Come le merci cattive scacciano quelle buone, così la ricerca cattiva scaccia quella buona», spiega Rinaldo Brau, ricercatore di Politica economica. Tradotto: senza investimenti si produce cattiva ricerca. «Una riforma dove è mancata totalmente la concertazione e che ignora quanto stabilito nel protocollo di Lisbona: il governo italiano latita in materia di investimenti nella ricerca», denuncia Mauro Pala, ricercatore di Letteratura in Lingue. Dello stesso avviso Paola Devoto, ricercatrice del dipartimento di neuroscienze, che aggiunge: «Questa non è una riforma: si parla di meritocrazia e trasparenza nei concorsi, ma sono solo parole. La verità è che questi principi non determineranno affatto le carriere universitarie». E gli aspiranti dottori in Tuttologia approvano: «Appoggiamo questa forma di lotta che unisce protesta e apprendimento, insegnanti e studenti», spiegano Danilo Manca e Luigi Pisu, studenti di Scienze Politiche. laureati in Tuttologia, quindi in niente. ? CINZIA ISOLA ________________________________________________ Corriere della Sera 14 ott. ’05 I RETTORI: FERMATE LA RIFORMA Università, appello al Parlamento. Manifestazione il 25 ROMA - Riforma dello stato giuridico dei docenti universitari e finanziaria, un mix esplosivo per gli atenei del Paese: sono ancora i rettori a lanciare un segnale di allarme prima che la legge sul reclutamento e le carriere dei docenti voluta dal ministro Moratti sia approvata dalla Camera con un nuovo voto di fiducia dopo quello del Senato. La Conferenza dei rettori (Crui), mentre la protesta proclamata da numerose sigle sindacali e dalle associazioni dei ricercatori dilaga in quasi tutte le sedi universitarie, ha ribadito in un documento le proprie riserve sulla politica del governo. E lunedì 19, pochi giorni prima della discussione della riforma a Montecitorio, tutti gli organi accademici saranno chiamati a pronunciarsi sulla mozione della Crui che, a quel punto, potrebbe trasformarsi in una sorta di macigno sulla strada della riforma. Per i rettori un intervento di riforma è urgente e questo intervento può avvenire solo «introducendo un sistema basato sulla valorizzazione e sulla valutazione dei risultati, sulla revisione del sistema di accesso alle carriere e del modello di finanziamento pluriennale». Ma «tutto ciò non ha nulla a che vedere con il disegno di legge approvato dal Senato e attualmente in discussione alla Camera». Dove è la valorizzazione, si chiede la Crui, se la riforma «fa ricadere sulle università tutti gli oneri finanziari indispensabili per dare un seguito alle norme (nuovi posti da bandire, chiamate dei professori dall’estero, nuovi contratti per i giovani e via dicendo) mentre la finanziaria prevede una diminuzione dei finanziamenti e un aumento delle spese a carico degli atenei. L’obiettivo del gran numero di sigle sindacali (mancano però due delle più rappresentative ovvero Cipur e Uspur) e degli organi accademici che si stanno mobilitando in queste ore è il ritiro del decreto. «La Sapienza» di Roma, dove sono nove le facoltà occupate, è l’ateneo che ha aderito con maggior convinzione alla protesta. Ieri, durante un corteo, ci sono stati momenti di tensione tra gli studenti e le forze dell'ordine. Il «movimento» contro la riforma ha indetto per martedì 25 ottobre un sit-in di studenti, professori e ricercatori davanti alla Camera dove probabilmente sarà iniziata la discussione del ddl sullo stato giuridico della docenza. G. Ben. I punti della legge IL RECLUTAMENTO La nuova legge prevede concorsi nazionali e annuali, con «tetti» fissati in base alle richieste degli atenei. Chi li supera ottiene un’idoneità all’insegnamento che dura quattro anni I RICERCATORI Il ruolo di ricercatore sarà mantenuto fino al 2013. Si potranno assumere ricercatori a tempo indeterminato o prendere giovani con contratti di ricerca triennali e rinnovabili. Questi ultimi potranno partecipare a concorsi per ricercatore, fino al 2013, o per associato ______________________________________________ La Stampa 12 ott. ’05 DOCENTI MOLTE LE CRITICHE, IL 24 OTTOBRE SI VOTA Università, la riforma è in dirittura d’arrivo ma la protesta prosegue ROMA Sono soprattutto i ricercatori a non poterne più: i giovani perché sanno (o credono) di essere abbandonati ad una deriva di precarietà strisciante, e i meno giovani (che possono avere anche 50 anni) perché non si vedono riconosciuto il ruolo docente che esercitano da anni. Fatto sta che nelle università italiane la protesta dilaga: facoltà occupate, assemblee, documenti di fuoco, e soprattutto didattica bloccata per tutta la settimana. Una mobilitazione che appare, tuttavia, tanto eroica quanto disperata: infatti il contestato provvedimento sullo stato giuridico della docenza universitaria è destinato a passare in via definitiva alla Camera il 24 ottobre prossimo. Il governo non ha la minima intenzione di demordere in questo ultimo passaggio, dopo che il 29 settembre, in Senato, ha dovuto spendere un voto di fiducia per ottenere l’avallo al ddl. Il Ministero ha diffuso nei giorni scorsi una nota nella quale spiega i benefici del provvedimento: parla della valorizzazione dei ricercatori, dell’accesso alla carriera accademica da parte dei giovani, della possibilità di chiamare anche professori stranieri o «esperti» provenienti dal mondo produttivo. Gli studenti di Forza Italia e di An hanno diffuso comunicati nei quali rivendicano al ministro Moratti il ruolo di modernizzatrice del sistema universitario e relegano «i baroni» a lobby corporativa. Ma questo non ha fatto che infuocare ancora di più la determinazione dei dissenzienti. Il contenzioso tra il ministro e il mondo universitario è lungo quanto la legislatura e si fonda sostanzialmente sul fatto che il governo non ha stanziato le risorse promesse, e che quindi - secondo i dati a suo tempo diffusi dalla Crui (la Conferenza dei Rettori) - il rapporto docente-allievo è da noi il più alto d’Europa e le risorse a disposizione sono le più basse. In questo quadro si è inserito poi un atto che i professori hanno considerato «autoritario»: l’allestimento da parte del governo di un provvedimento di riordino dello stato giuridico della categoria, senza alcuna consultazione della base interessata. Insomma: un diktat, un inquadramento «manu militari». Un metodo stigmatizzato fin dall’inizio dalle 15 organizzazioni sindacali della docenza. Quanto al merito, peggio che mai: viene contestato alla Moratti di aver soppresso l’unica cosa condivisa, cioè un sistema «terzo» di valutazione che consentisse di ottimizzare le risorse, ma soprattutto di aver infierito sulla categoria dei ricercatori. «Quelli stabili e assunti - spiega Chiara Acciarini, capogruppo ds nella Commissione scuola del Senato - sono ridotti a carrozzone ad estinzione entro il 2013 senza che venga loro riconosciuta la qualifica docente che di fatto espletano da anni. Quanto ai precari, si prospetta loro l’istituzionalizzazione della loro instabilità, attraverso contratti triennali, senza prospettive di sorta». Il ministro ha sempre contestato che dal mondo universitario siano arrivate solo proteste e mai proposte, ma il Coordinamento nazionale dei ricercatori smentisce questa tesi: «Contrariamente a quanto affermato dal ministro Moratti - sostengono i docenti del Coordinamento - abbiamo da tempo avanzato proposte che riteniamo ancora valide e attuabili: un programma di reclutamento in ruolo di 20 mila nuovi docenti per far fronte ai prossimi pensionamenti, il riconoscimento del ruolo di professore universitario per i ricercatori e la differenziazione tra i meccanismi di reclutamento e avanzamento di carriera con budget aggiuntivo per questi ultimi, l'unicità del contratto di ricerca dopo il dottorato, di tipo subordinato e di durata non superiore a tre anni». Ma anche il tempo per il dialogo è scaduto, è improbabile che il voto parlamentare del 24 dirà l’ultima parola. ______________________________________________ Repubblica 13 ott. ’05 UN DOCUMENTO DELLA CRUI CHIEDE "MODIFICHE INTEGRALI" ALLA LEGGE Piero Tosi: "Un testo che non risolve i problemi e lede la nostra autonomia". I rettori: "Tra riforma e manovra il governo affonda l'università" Piero Tosi Presidente della Crui ROMA - "Fermate la riforma sullo stato giuridico dei docenti universitari". La Conferenza dei Rettori, presieduta dal rettore dell'Università di Siena Piero Tosi, ha confermato le critiche al Ddl Moratti. Nel documento firmato all'unanimità dai 77 rettori si chiede a tutti i parlamentari, soprattutto a quelli della commissione Cultura della Camera, dove il testo verrà discusso la prossima settimana, di "modificare integralmente il testo del decreto, che lede l'autonomia degli atenei sancita dalla Costituzione, e perché non risolve e non affronta il problema ufficiale della figura del ricercatore. I numerosi mutamenti introdotti nel testo originario - si legge nel documento - hanno soltanto ridotto gli aspetti più controproducenti senza modificarne l'impianto di fondo". Il Ddl sullo stato giuridico, secondo la Conferenza dei Rettori, fa infatti ricadere sugli Atenei tutti gli oneri finanziari aggiuntivi, indispensabili per dare un seguito effettivo alle norme, come le integrazioni delle retribuzioni del personale docente e il finanziamento di un numero adeguato di posti di professore associato ed ordinario da bandire. I rettori hanno inoltre criticato anche la legge Finanziaria, che "di fatto taglia i fondi e crea una miscela esplosiva che metterà a repentaglio l'equilibirio del sistema uiniversitario". Il presidente Tosi ha poi annunciato una lettera al presidente del Senato Pera "per stigmatizzare il comportamento tenuto da alcuni parlamentari, che nel dibattito in aula hanno insultato i docenti universitari e i rettori". Per il 19 ottobre è stata indetta una giornata di mobilitazione generale di tutti gli organi accademici per discutere e ribadire, all'interno dei singoli atenei, la posizione della Conferenza, con l'ipotesi di comprare anche una pagina sui principali quotidiani nazionali per esprimere il proprio dissenso nei confronti del Ddl e della Finanziaria. Già da lunedì, la Crui aveva denunciato che la riforma dell'università "non risolve i problemi del personale universitario, e soprattutto non offre ai giovani reali prospettive di adire a ruoli stabili e di essere valutati in modo continuativo per il loro effettivo valore". __________________________________________________ L’Unità 11 ott. ’05 FABIANI: RISCHIO BLOCCO CONCORSI PER 3 ANNI» «Studenti e prof uniti: rischio blocco concorsi per 3 anni» di Rinalda Carati GUIDO FABIANI Guido Fabiani, rettore dell’Università «Roma Tre», e membro del Comitato di Presidenza della Conferenza dei Rettori con delega a Valutazione e risorse ha passato la giornata all’Aquila, a discutere del presente e del futuro degli atenei italiani: «Non abbiamo parlato solo del ddl, oggi, ci sono tante cose che interessano l’Università, i docenti, gli studenti, la ricerca...». Professore, questa è stata la prima giornata di una settimana di iniziative, come le sembra che stia andando la protesta? «C’è un notevole fermento, manifestazioni e iniziative in tutte le sedi. A “Roma Tre” i Consigli di facoltà hanno svolto assemblee e incontri insieme agli studenti. Ma la stessa cosa sta accadendo in molte parti d’Italia. Una cosa che colpisce è proprio questo elemento della importante presenza degli studenti. L’impressione è quella di una sensibilizzazione molto forte rispetto al disegno di legge Moratti sullo stato giuridico della docenza, ma più in generale, intorno alla politica complessiva sull’Università. Una politica che provoca preoccupazione sia tra i docenti che tra gli studenti». E lo si vede. Il Ministro però non sembra affatto intenzionato a tenerne conto... «Già, il Ministro Moratti non sembra per nulla preoccupato». Dopo questa settimana quindi si possono prevedere altre iniziative? «Gli stessi studenti che si stanno dimostrando molto sensibili, nello stesso tempo chedono di non venire danneggiati dalla sospensione delle attività negli Atenei. Proprio in questi giorni inizia la didattica: e con il tre più due, l’organizzazione per quadrimestri prevede corsi intensi, quindi è necessario stare molto attenti nella scelta delle iniziative: ma questo è un problema sentito dai docenti. In questo inizio d’anno la partecipazione numerica degli studenti è stata più alta di quanto lo fosse stata negli anni precedenti: sono presenti alle iniziative sul futuro dell’università. Il disegno di legge è assolutamente inadeguato, ed è avvertita come urgente, e non solo nel mondo universitario, una riflessione su cosa deve essere l’Università». Una stagione di vitalità dunque, che permette di sperare al futuro. «È importante guardare al futuro, anche perchè sarà molto difficile mettere in atto questo ddl nei prossimi mesi. Ci sono grandi rischi: ad esempio, è molto probabile che si verifichi per due o tre anni un blocco dei concorsi universitari, per motivi di natura tecnica. Con conseguenze facili da immaginare sul rinnovamento del corpo docente e sull’ingresso dei giovani». ______________________________________________ L’Unione Sarda 12 ott. ’05 CAGLIARI: UNA SETTIMANA IN SCIOPERO CONTRO LA MORATTI Prof in sciopero contro la riforma dell'Università Non è materia d'esame, ma per questa settimana le verrà dedicata l'attenzione degli studenti e dei docenti cagliaritani: è la riforma dell'Università a tenere banco nelle aule dell'ateneo cagliaritano, dove le lezioni riprenderanno normalmente solo lunedì. Fino ad allora, gran parte dei corsi verranno sospesi per protesta contro la nuova rivoluzione (dopo quella del "tre più due") del sapere. Una decisione assunta da molti docenti per dire un robusto no «a una legge che non affronta i problemi veri dell'Università - dice Raffaele Paci, preside di Scienze Politiche - una legge che forse non crea particolari danni ma di certo non destina un solo euro agli atenei: assistiamo all'ennesima riforma a costo zero quando tutta l'Europa ha capito che senza investire su ricerca e formazione non si va avanti». Ad irritare (e preoccupare) i docenti non è solo il fatto che la legge sia «nel migliore dei casi innocua», ma che sia passata in Parlamento con il voto di fiducia, uno strumento politico che di fatto ha azzera il dibattito. Anche il preside di Giurisprudenza, Francesco Sitzia, sottolinea come i professori non abbiano gradito «che sia stata troncata la discussione sulla riforma attraverso lo strumento della fiducia». Sul merito della legge, il preside ha registrato da parte di molti colleghi «una forte opposizione», che sicuramente si estende anche ai ricercatori, categoria fortemente penalizzata dal nuovo corso. «Basterebbe applicare il contratto di lavoro - riprende Paci - per bloccare l'attività didattica in modo permanente, non per una settimana come ci limitiamo a fare a Cagliari per senso di responsabilità». Il punto, spiega il preside, è che per non far arrivare al collasso gli atenei ogni docente deve accollarsi due corsi (con la stessa retribuzione rispetto a quando ne tenevano uno solo) e i ricercatori devono tenerne uno. Basterebbe che questi ultimi si limitassero a rinunciare e il sistema didattico andrebbe in tilt. Ma anche gli studenti non apprezzano la legge, e anzi da Giuseppe Frau, rappresentante degli iscritti nel Consiglio d'amministrazione dell'Università, arriva un appello «a docenti e ricercatori perché facciano fronte comune con noi studenti contro uno stravolgimento passato sotto traccia ma destinato, in realtà, a creare università più chiuse, elitarie, dove sarà difficile fare un percorso di carriera o semplicemente di formazione. Una riforma sbagliata che colpisce in modo particolarmente severo gli atenei del Sud». __________________________________________________ La Repubblica 15 ott. ’05 SCUOLA, IL GOVERNO VARA LA RIFORMA Ma le Regioni si ribellano: la Moratti non ha rispettato i patti "Con un blitz anticipata al 2006 la sperimentazione alle superiori" Ogni istituto potrà scegliere i docenti con chiamata diretta MARIO REGGIO ROMA - La lunga marcia è finita. La riforma della scuola, annunciata dal premier Berlusconi e dal ministro Moratti il 5 febbraio del 2002, sembra aver chiuso l´ultimo capitolo. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto sul riordino della scuola secondaria superiore e l´accesso alla professione d´insegnante. «Ora la scuola italiana avrà contenuti più moderni e insegnanti più giovani e qualificati», è stato il commento del premier. Ma le critiche sono molte. Tre anni e mezzo fa Berlusconi promise 8 miliardi di euro d´investimenti nell´istruzione e di soldi la scuola ne ha visti molto pochi. E anche l´ultimo atto è viziato da una scorrettezza di fondo, secondo molti. Il via libera alla riforma della secondaria superiore è partita dopo che la Moratti, lo scorso 15 settembre, accettò le condizioni poste dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni: il testo del decreto deve essere modificato e la riforma potrà essere operativa solo dopo l´accordo con i governi regionali e non prima dell´anno scolastico 2007-2008. Qualsiasi sperimentazione sarà vietata fino a che i tavoli tecnici tra governo e Regioni non abbiano raggiunto il pieno accordo sui punti controversi. Invece, ieri mattina a Palazzo Chigi, il ministro Moratti ha candidamente annunciato che «rispettando l´autonomia scolastica, i licei che lo decideranno potranno sperimentare le nuove norme a partire dal settembre 2006». Proprio quello che avevano reclamato Forza Italia e An dopo l´accordo "forzato" con i governatori. Una posizione sostenuta anche dai governi della quattro Regioni di centro-destra, che avevano votato contro il documento approvato dai sedici governatori del centro-sinistra. Nel pomeriggio la Moratti ha aggiustato il tiro smentendo quanto affermato in mattinata: «Nel decreto non è specificata la data dell´inizio della possibile sperimentazione della riforma, e tutto è lasciato all´autonomia decisionale degli istituti scolastici nonché limitata agli otto licei». La reazione di Vasco Errani, governatore dell´Emilia-Romagna e presidente della Conferenza nazionale dei presidenti delle Regioni, non si è fatta attendere. «Le Regioni e le autonomie locali hanno firmato un accordo con il governo molto chiaro: nessuna sperimentazione senza una revisione globale del decreto, un impianto che io non condivido. E nessuna revisione c´è stata. Non ho letto il testo del decreto, ma sarebbe una cosa gravissima ignorare un accordo preso in una sede istituzionale come la Conferenza unificata Stato-Regioni, e sottoscritta dal ministro La Loggia. Oltre al vulnus istituzionale la sperimentazione fatta così creerebbe una confusione dannosa nella scuola, tra i genitori e gli studenti». In attesa di leggere il testo del decreto, ancora top secret, il Consiglio dei ministri ha certamente approvato il riordino dei percorsi d´accesso alla professione d´insegnante, modificando radicalmente l´impianto sulle scuole di specializzazione nate nel 1999. Dopo la laurea tre più due, gli aspiranti frequentano i «centri d´ateneo», creati nelle università. Dopo la selezione entrano nelle graduatorie regionali e ogni scuola potrà scegliere l´insegnante che preferisce. Dopo un anno di contratto di formazione-lavoro, il docente verrà confermato o bocciato. «È stato fatto un clamoroso passo indietro - commenta Giunio Luzzatto, ordinario di Fisica a Genova e coordinatore delle scuole di specializzazione - l´abilitazione si otterrà al termine di un percorso solo accademico ed è passata la "chiamata diretta" delle scuole che non dà alcuna garanzia». Plauso della maggioranza, ma sindacati e studenti protestano E l´opposizione attacca "Una scelta classista" le reazioni ROMA - «È un momento nero per la cultura italiana» dice Legambiente, «è una riforma virtuale», denuncia la Uil. Non mancano le polemiche anche di studenti e opposizione sugli ultimi decreti della riforma della scuola, approvati ieri dal Consiglio dei Ministri, mentre la maggioranza li saluta come una «rivoluzione» che renderà la scuola «moderna ed europea», come ha dichiarato Valditara, responsabile Università di An. Attacca invece duramente la riforma Piero Bernocchi, Cobas scuola. «È gravissimo che la Moratti abbia imposto in extremis i due decreti sulle medie superiori e sul reclutamento docenti, e che reintroduca una demenziale sperimentazione ‘fai da te´ sin dal 2006». D´accordo anche il senatore dei Verdi Fiorello Cortiana, secondo il quale «ciò che negli anni 60 il centro sinistra aveva fatto, la cosiddetta scuola di massa aperta a tutti, è stato spazzato via da questo governo che è tornato ai tempi dell´avviamento con logica classista». Parla di riforma che fa «precipitare la scuola nel caos» Bulgarelli (Margherita), mentre l´Unione degli studenti esprime «indignazione e contrarietà» come la Confederazione degli studenti. Favorevoli invece i commenti della maggioranza e dei giovani cattolici, degli studenti di Alternativa Studentesca, legata a Forza Italia, che parlano di una «scuola a forma di studente». __________________________________________________ Scuola 15 ott. ’05 SCUOLA/ RIFORMA: ADDIO A TECNICI, DOCENTI A NUMERO CHIUSO – Venti i licei previsti. Professionali alle Regioni 14-10-2005 15:30 - Articoli a tema Tutte le news di Politica / » Roma, 14 ott. (Apcom) - Più che di novità si potrebbe definire uno stravolgimento quello che attende la scuola secondaria superiore e l'accesso alla professione dei docenti a partire dal 2006. L'approvazione di stamattina del Consiglio dei ministri ha dato infatti il via libera all'applicazione dei decreti legislativi sulla riforma del secondo ciclo di istruzione e sulla formazione iniziale dei docenti. Partiamo dalla riforma della secondaria superiore, dove spariranno gli istituti tecnici in gran parte assorbiti dai nuovi licei che in totale raggiungeranno quota venti. Questi saranno così composti: agli otto principali (classico, scientifico, linguistico, scienze umane, artistico, musicale e coreutico, economico e tecnologico) si affiancheranno, a partire dal secondo biennio sette indirizzi per il liceo tecnologico (meccanico, elettrico ed elettronico, informatico e della comunicazione, chimico e biochimico, sistema moda, agrario, costruzioni e territorio); tre per l'artistico (arti figurative; architettura, design e ambiente; audiovisivo, multimediale e scenografia) e due per l'economico (economico-aziendale e economico-istituzionale). Sul fronte dei contenuti non vi sono modifiche importanti per le materie oggi insegnate nei licei classici e scientifici. Molte invece le novità per quanto riguarda i licei tecnologici ed economici nei quali verrà introdotto lo studio della filosofia, della seconda lingua comunitaria e della 'conoscenza del mondo classico': l'obiettivo del Miur è infatti quello di far tornare gli studenti a leggere i testi classici scritti in latino. Per quanto riguarda gli orari di insegnamento non sono invece previste modifiche importanti agli attuali quadri del liceo classico e scientifico, a differenza invece del tecnologico, dove gli studenti saranno chiamati a frequentare le lezioni al massimo per 33 ore settimanali (30 obbligatorie più 3 opzionali), contro le 36 ore attuali. Aumentano ulteriormente invece le materie: nel liceo tecnologico si studieranno 14 materie nel primo biennio e addirittura 17 nel triennio finale. Gli istituti professionali passeranno invece alle Regioni, ma questo forse è il passaggio più scontato del Dl poiché si tratta di un'applicazione già prevista dalla riforma del Titolo V della Costituzione. I professionali, che ad oggi raccolgono quasi il 22 per cento degli studenti e oltre 50mila studenti, verranno così gestiti a livello locale. Il ministero comunque manterrà la sua "regia" continuando a dare indicazioni su circa il 70 per cento della programmazione. Agli studenti dei professionali verrà offerta la possibilità di alternare la scuola al lavoro formativo, ma non verrà preclusa la possibilità di passare ai licei, tramite le cosiddette 'passerelle', e di accedere all'università attraverso la frequentazione di un anno integrativo dopo il quadriennio di studi. Per chi vorrà proseguire gli studi senza però andare all'università verranno attivati i corsi Ift (formazione tecnica superiore), cui si accederà dopo quattro anni di liceo o di formazione professionale. La durata degli Ift varierà dai due ai quattro semestri, con un periodo di stage obbligatorio e un certificato di specializzazione tecnica superiore alla fine del percorso. Molte le novità introdotte anche con l'approvazione del Dl sulla formazione dei professori: oggi le scuole preparano gli insegnanti attraverso due anni di specializzazione dopo la laurea, affidata alle cosiddette Ssis; il nuovo decreto prevede invece che dopo la laurea triennale e al termine del biennio specialistico gli studenti potranno frequentare, sempre presso le università, dei centri di ateneo a numero chiuso. Da qui dopo due anni potranno uscire con l'abilitazione all'insegnamento. Gli aspiranti docenti che passeranno la selezione verranno inseriti in un albo regionale gestito dall'Ufficio scolastico regionale che avrà il compito di segnalare alle scuole, che ne faranno richiesta, gli abilitati disponibili per ogni materia di insegnamento. Le scuole, sulla base delle graduatorie stilate potranno quindi scegliere i neodocenti e assumerli con un contratto di formazione-lavoro della durata di un anno. La formazione si concluderà con un esame di valutazione che si è svolto positivamente darà quindi accesso all'insegnamento nella scuola. __________________________________________________ Il Sole24Ore 12 ott. ’05 SCUOLA: IN RUOLO ALTRI 30MILA DOCENTI di Luigi Illiano In arrivo altre 30mila assunzioni nella scuola: la notizia è giunta ieri, e sempre ieri la riforma della scuola secondaria superiore ha ottenuto il parere favorevole della commissione Cultura della Camera, superando così l'ultimo ostacolo. L'annuncio delle immissioni in ruolo è stato dato dal ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, ai sindacati: « Abbiamo avuto il benestare per altre 30mila assunzioni del personale docente, delle quali 20mila saranno effettuate nel 2006 e 10mila nel 2007. Le nomine si aggiungono alle 130mila fatte nel corso di questi quattro anni, per un totale di 160mila immissioni in ruolo » . Per Francesco Scrima ( Cisl), « è positivo l'annuncio di nuove assunzioni, ma non è la soluzione al problema dei precari » . Massimo Di Menna ( Uil) contesta « la totale esclusione del personale non docente » . Per Alessandro Ameli ( Gilda degli insegnanti) « servirebbero altre 40 50mila assunzioni nell'arco del biennio e il ministro si è detta disponibile a chiedere immissioni in ruolo anche per il 2008 » . Pollice verso da parte di Enrico Panini ( Flc Cgil): « Il nuovo pacchetto di assunzioni non serve neanche a coprire il turn over » . La riforma. Come anticipato, lo schema di decreto sul secondo ciclo ha avuto ieri il parere favorevole della commissione Cultura della Camera, che ha dato il via libera anche al decreto sulla formazione degli insegnanti. Contrari i rappresentanti dell'Unione. I provvedimenti rappresentano gli ultimi due tasselli mancanti per completare la riforma della scuola targata Moratti. A questo punto resta soltanto il passaggio in Consiglio dei ministri per l'approvazione definitiva. Appuntamento obbligato per venerdì prossimo, anche perché la delega scadrà lunedì 17 ottobre. Comunque, salvo improbabili colpi di scena, il ministro dell'Istruzione potrà portare a compimento, almeno dal punto di vista ordinamentale, la legge delega n. 53 del 28 marzo 2003 sul riordino dei cicli scolastici. Poi, la concreta attuazione sarà tutt'altro discorso: dovrà fare i conti con l'esito delle prossime elezioni politiche. Anticipo sperimentazione. I pareri della Camera ricalcano quasi completamente quelli già espressi dal Senato. Quello sul secondo ciclo ( relatore Fabio Garagnani di Forza Italia), in particolare, chiede di partire con la sperimentazione della riforma a cominciare dall'anno scolastico 2006/ 2007, a differenza di quanto concordato dal ministro con le Regioni. Formazione degli insegnanti. Concorsi di istituto e Albi professionali regionali per i docenti: sono le novità contenute nelle richieste che accompagnano il parere favorevole al decreto attuativo sulla formazione degli insegnanti ( relatore Angela Napoli di Alleanza nazionale). __________________________________________________ Il Messaggero 14 ott. ’05 PROF, CHIAMATA DIRETTA DEGLI ISTITUTI Laurea magistrale per tutti, praticantato e albi regionali per le assunzioni di ANNA MARIA SERSALE ROMA - Laurea magistrale (3+2) per tutti gli insegnanti, un anno di praticantato obbligatorio e liste regionali per il reclutamento. Queste le novità contenute in uno dei due decreti sulla scuola che approdano oggi in Consiglio dei ministri. L’altra novità, attesa ma non scontata, è il consolidamento del liceo Tecnologico, che rafforza le discipline di indirizzo, mantenendo le specializzazioni per non disperdere il patrimonio degli Istituti tecnici. Lo avevano chiesto 16 associazioni confindustriali che un mese fa avevano diffuso un manifesto-appello in cui ribadivano il loro «no» alla nascita dei licei solo propedeutici agli studi universitari e poco professionalizzanti. Ma andiamo con ordine. Il primo decreto riguarda la riforma delle superiori. Il secondo la formazione e il reclutamento dei docenti, dalla materna ai licei. Entrambi hanno un grande peso politico. Toccano nervi scoperti della scuola e su alcuni punti, anche all’interno della maggioranza, c’è chi ha sollevato critiche. Tuttavia il governo, dopo un pre-esame dei giorni scorsi, ha raggiunto l’accordo e oggi ci sarà l’approvazione. Ma l’iter è stato sofferto. Nelle Commissioni parlamentari i testi hanno ricevuto una sostanziale bocciatura dell’opposizione e raccolto consensi della maggioranza, con alcuni distinguo. I testi, infatti, hanno collezionato una trentina di annotazioni, molte della Cdl. Critiche anche dai sindacati. Per le superiori due settimane fa era stato deciso il rinvio: «Le Regioni avevano fatto pressione - sostiene Francesco Scrima, segretario nazionale della Cisl scuola - e il ministro Moratti aveva concordato lo slittamento della riforma al 2007. Il ministro si era anche impegnato a non sperimentare e a non far sperimentare la riforma. Ma c’è Forza Italia che preme e in Commissione cultura alla Camera ha preteso una nota in cui si dice che le scuole, grazie alla loro autonomia, possono anticipare la riforma. Se così fosse scoppierebbe il caos». «La verità è che dopo lo stop stanno riesumando la riforma», avverte Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas. Sulla laurea per tutti i docenti, con valore abilitante, il consenso è unanime. Ma sulla gestione del personale affidata alle Regioni piovono critiche. Cgil, Cisl e Uil parlano di «eccesso di delega» e sparano a zero contro questa ipotesi: «Significa destrutturare l’intero sistema scuola, il governo può aspettarsi la nostra netta opposizione». L’ipotesi è che si arrivi alla «chiamata diretta» degli istituti, i quali, per il 50% delle necessità, dovrebbero attingere dagli Albi regionali dopo avere effettuato un «bando» di assunzione, secondo regole stabilite a livello nazionale. Intanto, continua la sollevazione del mondo universitario contro il ddl sullo stato giuridico dei docenti. La Conferenza dei rettori ieri ha ribadito «il giudizio negativo» sulla legge, mentre gli atenei continuano il blocco della didattica e una decina di sigle associative decide una manifestazione nazionale il 25 ottobre a Roma, davanti alla Camera. __________________________________________________ Italia Oggi 14 ott. ’05 GLI ORGANICI DELLE PRIMARIE RISCHIANO DI PROSCIUGARSI A rischio di contrazione gli organici della scuola primaria. Per il prossimo anno gli istituti che non hanno previsto nel pacchetto formativo anche ore opzionali, oltre alle obbligatorie, oppure che hanno avuto poche richieste per la mensa, potrebbero vedersi decurtare unità dal personale docente. L'adeguamento degli organici all'effettivo orario è previsto dal dicastero dell'istruzione in una nota ministeriale (protocollo n. 1961/2004) inviata ai direttori scolastici regionali. Il decreto n. 59/2004, attuativo della riforma Moratti, prevedeva che fino al 2005/06, ossia all'anno scolastico in corso, gli organici sarebbero rimasti invariati, nonostante la diversa articolazione oraria prevista dalla legge n. 53/2003. Una misura di salvaguardia che però durava solo due anni. Ora le scuole dal 20 al 27 ottobre dovranno compilare il modulo disponibile sul sito interno all'amministrazione scolastica, dal 20 al 27 ottobre, per dichiarare l'articolazione oraria e la richiesta degli studenti. Sarà sulla base delle ore di elezione effettivamente coperte che il prossimo anno saranno attivate le cattedre. La riforma prevede una quota oraria obbligatoria di lezioni di 891 ore annue, pari a una media di 27 ore la settimana. Un'ulteriore quota di 99 ore annue, opzionali, facoltative e gratuite, pari a tre ore settimanali, possono essere destinate a insegnamenti aggiuntivi, anche in base alle richieste delle famiglie. Alle 30 ore così costituite può essere aggiunto il tempo mensa e dopo mensa che, nella sua massima estensione, può arrivare a 330 ore. Ossia 10 ore la settimana. Con il monitoraggio il dicastero chiede di sapere quanti hanno scelto di partecipare alle attività organizzate dalla scuola in aggiunta al piano obbligatorio e alla mensa o dopo-mensa. Insomma, di avere un quadro chiaro non solo di ciò che le scuole organizzano, ma anche di quanti scelgono di usufruirne. Il dicastero spiega nella nota che la rilevazione è importante per ´programmare le scelte che le famiglie effettueranno per l'anno 2006/07 e quantificare i presumibili fabbisogni orari' Per evitare duplicazioni, il dicastero ricorda che il tempo scuola facoltativo può riguardare sia il gruppo classe che il gruppo costituito da alunni di classi diverse. Due entità diverse che non vanno confuse, perché la dotazione organica sarà definita solo sul numero delle classi. __________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 12 ott. ’05 CAGLIARI: BENVENUTO ALLE MATRICOLE via ai giorni dell'accoglienza Università . Uno zaino pieno di gadget per i nuovi iscritti E giovedì prossimo una serata in discoteca, perché lo studio è anche divertimento Una festa in discoteca e tanti gadget. Sono alcuni degli ingredienti della manifestazione UniversityBox 2005, la settimana dell’accoglienza delle matricole, organizzata dall’Università, in programma dal 17 al 21 ottobre prossimi. Questa iniziativa ha lo scopo di agevolare l’ingresso delle matricole, a volte eccessivamente spaesate nel passaggio da scuola superiore al mondo accademico, in facoltà. Nelle intenzioni dell’Ateneo, come recita il comunicato diffuso «la festa delle matricole ha lo scopo di creare un primo momento di incontro, di conoscenza, di socializzazione, anche per significare che lo studio, l’impegno ed il rigore necessari per affrontare una buona carriera universitaria non sono incompatibili con i valori dello stare insieme, della gioia e del divertimento tipici della condizione giovanile». Insomma studio sì, ma anche relazioni e svago per i neodiplomati provenienti da tutta l’isola; così dal 17 al 19 ottobre sarà possibile ritirare presso l’aula degli Specchi, a Sa Duchessa in via Is Mirrionis, uno zaino di benvenuto pieno di interessanti sorprese: il quaderno dell’Ateneo, un ingresso omaggio al Cineworld, un buono pasto Ersu, un coupon per il ritiro della Cartagiovani del comune di Cagliari e altri gadget offerti da Microsoft, Tucano, Tim e Wilkinson. Dal 20 al 21 ottobre gli zaini potranno essere ritirati presso la cittadella di Monserrato agli stessi orari. Per ritirare gratuitamente lo zaino è possibile effettuare la registrazione al sito http://www.universitybox. it. E non è tutto. Dopo aver scambiato i primi sguardi al ritiro degli zaini le matricole potranno approfondire la loro conoscenza scatenandosi in pista giovedì 20 ottobre dalle ore 20.30 nella discoteca Spazio Newton, in via Newton 11, dove si terrà la serata conclusiva “One Night – live music Nonsoulfanky e Dj”. Ingresso gratuito. L’anno accademico comincia ballando. ? ______________________________________________ La Nuova Sardegna 14 ott. ’05 ALLOGGI PER GLI STUDENTI. LA GRADUATORIA ELABORATA CON I NUOVI MEZZI INFORMATICI ERA SBALLATA L’Ersu era su «scherzi a parte» Il presidente si scusa: «La rifaremo col vecchio sistema» Dietrofront dopo l’ondata di proteste «Qualcosa non ha funzionato bene ma l’anno prossimo ci riproveremo» CAGLIARI. L’Ersu decide di affidarsi alle nuove tecnologie per elaborare le graduatorie d’assegnazione degli alloggi nelle case dello studente, ma qualcosa s’inceppa e subito è rivolta: ieri decine di studenti, per nulla convinti sull’attendibilità delle graduatorie, pubblicate per giunta con quindici giorni di ritardo, si sono presentati sotto la sede dell’ente regionale per il diritto allo studio universitario per esporre le loro ragioni. Risultato: avevano pienamente ragione e ora tutto dovrà essere rifatto. Che le cose non fossero troppo chiare s’era già capito quest’estate, quando prima del dieci agosto - data limite per presentare le domande - gli studenti s’erano trovati a fare i conti con una procedura nuova, che spazzava via la precedente, vecchia di anni. «In sostanza - racconta Antonio, 22 anni, studente di Economia - l’Ersu ha voluto avvalersi di una via informatizzata, che teneva conto di parametri per noi ancora poco chiari». Così, ad esempio, se condizione economica familiare, merito e carriera sono requisiti di riferimento per stilare la classifica dei meritevoli di una stanza doppia o singola in una delle case dello studente, molti sono stati tagliati fuori, perché pur avendo i requisiti giusti, si son visti catapultare in una casa dello studente che non avevano scelto. «Il peggio - si lamenta ancora incredulo Emanuele, studente di Ingegneria - è che molti di noi non hanno potuto presentare ricorso: non tutti i parametri sono chiari, così non sappiamo a cosa appigliarci per giustificare le nostre pretese». Lamentele che non sono cadute nel vuoto: i giovani ieri sono stati sentiti dal direttore generale dell’Ersu, Paolo Salis. A dar loro manforte c’era anche Matteo Murgia, rappresentante degli studenti nel consiglio d’amministrazione dell’ente. E alla fine è saltata fuori la verità: «Il sistema informatizzato per l’assegnazione degli alloggi - dice Murgia - ha voluto essere solo un esperimento. Evidentemente c’è qualcosa che va ancora messo a punto per benino: per questo le graduatorie erano sballate. Ma da lunedì si tornerà alla vecchia maniera: mi scuso con gli studenti, e gli chiedo di aver pazienza ancora un’altra settimana». Come dire: s’è cercato di offrire un servizio più agevole, ma il risultato è stato nettamente opposto: «Questo non vuol dire - avverte Paolo Salis - che rinunceremo alla via informatica. Di questi tempi non se ne può fare a meno: così ora aggiusteremo questi difetti, e il prossimo anno ci proveremo ancora». In tutta la città sono 936 i posti letto messi a disposizione degli universitari nelle varie case dello studente. Un numero ancora insufficiente e che costringe una folla di studenti ad alloggiare in camere prese in affitto a costi esorbitanti. (s.z.) ______________________________________________ Corriere della Sera 10 ott. ’05 UN NEOASSUNTO SU CINQUE È LAUREATO Ingegneri e informatici i più richiesti Anche la loro è una vita piena di sfide. Da universitari (fuorisede, soprattutto) sono alla ricerca disperata di una camera a prezzi accessibili, da neolaureati la nuova scommessa è trovare lavoro il prima possibile. A questo proposito, c'è una classifica con cui i giovani in cerca di ingaggio possono fare i conti: oggi a Milano (e provincia) la laurea serve a un neoassunto su cinque. Il dato - utile anche per misurare, almeno in parte, il peso del titolo universitario sul mercato del lavoro - arriva da un'indagine della Camera di Commercio: su 55.500 assunzioni annunciate dalle aziende milanesi per il 2005, quelle destinate a laureati sono 10.580. L'indirizzo universitario più richiesto è l'economico-statistico (4.270 assunzioni), seguito da ingegneria elettronica e dell'informazione (1.680), ingegneria industriale (600), chimica-farmaceutica (550) e sanità (540). La graduatoria prosegue con ingegneria civile-ambientale (400), matematica-fisica (350), altri indirizzi di ingegneria (280), facoltà politiche-sociali (270), giurisprudenza e psicologia (180). I CONTRATTI - Sono a tempo indeterminato per sette su dieci. La Camera di Commercio ha elaborato i dati forniti da Excelsior, da Unioncamere e dal mistero del Lavoro. I numeri mostrano per la prima volta che la laurea offre molte chances , ma non garantisce sempre (e subito) un posto di lavoro ultra-sicuro: il tempo indeterminato viene offerto nel 69% dei casi, mentre il 18% dei neoassunti laureati deve accontentarsi del tempo determinato, il 12% di altre forme contrattuali flessibili e l'1% fa l'apprendista. Il settore con meno precari risulta quello del commercio (dove il 90% degli ingaggi è definitivo): la maggiore flessibilità, invece, è richiesta dal mondo del turismo (il 54% è assunto a tempo) e dalle imprese che offrono servizi (35%). IL VALORE DELL'ESPERIENZA - Gli anni sui libri contano fino a un certo punto, poi serve altro: l'esperienza viene richiesta per il 68% delle assunzioni. Le conoscenze informatiche sono indispensabili nel 93,3% dei casi, le lingue nel 67,9% delle volte. DISPOSTI A TUTTO - Magari non conoscono le statistiche sulle previsioni di assunzioni, ma di certo i laureati per un posto di lavoro sono disposti a fare molti sacrifici. Nell'indagine della Camera di Commercio i giovani annunciano di essere pronti a frequentare corsi di specializzazione (36%), a studiare ancora (27,9%), il 21,3% ad andare all'estero. Il 5% potrebbe arrivare a mentire, il 3,3% ad aspettare ad avere figli. Insomma, affrontata la prima difficoltà del caro-affitti, restano molte altre battaglie da combattere: "In una società dell'innovazione e della conoscenza, i laureati sono un patrimonio sempre più prezioso per Milano - dice Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio -. Per questo è fondamentale un collegamento molto stretto tra università e imprese". Simona Ravizza __________________________________________ Sassari Sera 12 ott. ’05 GAVINO SANNA: LA PIPI' CONTRO SORU 2 Finita la grande kermesse della campagna elettorale, comincia la seconda fase. Ricordo, Renato, una tua riflessione a voce alta. Io vorrei fare bella la Sardegna. Fare cose diverse per farla amare. Debbo dirti che, con molta convinzione, io mi ero ... Finita la grande kermesse della campagna elettorale, comincia la seconda fase. Ricordo, Renato, una tua riflessione a voce alta. Io vorrei fare bella la Sardegna. Fare cose diverse per farla amare. Debbo dirti che, con molta convinzione, io mi ero già offerto come compagno di viaggio. Come dire Se vuoi considerarmi una risorsa per poterle raccontare, queste cose, dal punto di vista grafico e pubblicitario, tu ora sai come io lavoro. Ricorderai che il primo problema che emerse era il cambiamento del logo della Regione sarda, troppo arzigogolato, barocco. Ne ho iniziato, così, il restyling. Ho pensato subito alla proposta della bandiera dei Quattro Mori, ridisegnandola però non in rettangolo ma in un quadrato, diviso da quattro quadrati perfetti e ricostruendo plasticamente il viso dei mori. Avevo studiato approfonditamente la storia di questa bandiera e del significato storico di quei mori. Avevo trovato una marea di cose fatte abbastanza male, magari disegnate dai tipografi, fino a giungere all’ultima bandiera che veleggia dove i mori sembrano dei turisti altoatesini venuti a prendere il sole in Sardegna. Quindi avevo proposto la mia versione dei Quattro Mori. Avevo trasformato il moro della tradizione vessillifera in un moretto con gli occhi bendati in due modifiche, con la benda meno lavorata, più semplice, più veritiera con un nodo grafico che mi sembrava artisticamente più valido. Venni a Cagliari per farti vedere il risultato del mio lavoro e parlammo anche della possibilità di coinvolgere altri personaggi della grafica in Sardegna. Professionisti che avessero comunque avuto esperienze di questo tipo, per andare a creare un gruppo di lavoro. Una sorta di panzer division che potesse risolvere i problemi della comunicazione in base ai programmi ed ai traguardi che avevi in testa. Chiamai un grafico del Nord Sardegna, un professionista che aveva fatto dei lavori rimarchevoli, aveva vinto un premio per ricostruire l’immagine di Oristano e che si chiama Alberto Paba. Con Alberto Paba e Stefano Asili, un tuo amico, facemmo una prima riunione da Tiscali. Era la prima volta che visitavo gli impianti di Sa Illetta. Una struttura molto bella. Ancora una volta rimasi folgorato dalla luce, dalla semplicità, dal nulla che ti riempie l’anima di cose bellissime. Ti feci ancora i complimenti e tu Sì è venuta bene. Nell’ufficio di Mariani parlammo dei programmi e del modo di assegnarci i lavori: una volta con me, una volta con Asili, altra con Paba. Cercavamo di montare assieme i pezzi del motore operativo. Io avevo portato gli elaborati del marchio, della bandiera, avevo scelto i caratteri, l’impaginazione, i biglietti da visita. Insomma il progetto completo. Mentre eravamo intenti ad esaminarlo, Asili dice Anch’io ho fatto un progetto del genere, anch’io ho ridisegnato I mori. Asili è il figlio di Bruno. Per te aveva già disegnato il logo di Progetto Sardegna. Tirò fuori le sue cose che erano il duplicato di quello che era stato chiesto a me. La valutai una stranezza. Tu Renato l’avevi ordinata a me e poi viene fuori che avevi chiesto la stessa cosa ad un altro. A quel momento avevo anche cominciato a lavorare al progetto del marchio per la Sardegna, come tu mi avevi chiesto. Un grande marchio che eliminasse quella bruttura con la peonia, prendesse il posto di Terra Sarda che secondo te, ma anche secondo me, non raccontava la Sardegna. Avevo fatto delle sperimentazioni con molte cose belle di Costantino Nivola, scrivendo alla base, Sardegna Terra Amica. Contemporaneamente Asili tirò fuori la sua prova. Mi trovai a mia insaputa dentro una competizione e la cosa cominciò davvero a darmi fastidio. Quasi che senza alcun rispetto per me avessi detto al tuo amico Prova a fare qualcosa anche tu. Ero interdetto. Dopo quello che avevo fatto nel mondo, che tornassi a Cagliari per mettermi in gara con i grafici del paese francamente non mi divertiva molto. Altra sorpresa fu quando tornai da te, verso sera con Mario Mariani, nel Palazzo di Viale Trento. Iniziasti uno strano discorso sulla possibilità di fare delle gare chè così non ci saremmo esposti a critiche. Ti dissi Mi spiace ma io gare non ne faccio. Fai tu, decidi tu ma io non mi metto in gara con nessuno. E tu No, noi facciamo le gare e poi noi due decidiamo chi sarà meritevole di vincere. Conclusi, per brevità Parliamone se vuoi, ma io non sono interessato a queste pratiche. Andando via mi fermasti sulla porta. Sai, dimenticavo, ho ricevuto una telefonata da Asili che mi ha detto di aver visto il tuo marchio per la Sardegna. Molto bello, dice che gli piace moltissimo. Qualche giorno dopo ricevetti una telefonata dalla Regione in cui mi comunicavano che non si poteva usare Sardegna Terra Amica perché lo stesso concetto era stato già espresso dalla Toscana. Fu allora che approdammo a Sardegna Terra Madre. Che ingigantiva la semantica delle madri di Costantino Nivola, delle madri mediterranee della tradizione, che raccontava di una Sardegna ad un tempo madre, amica, pronta ad accoglierti, ad abbracciarti, a darti gli affetti e le cose più belle. Un marchio bello, degno sicuramente di chi lo aveva fortemente voluto. Passò, ancora questa volta, un bel po’ di tempo. Poi, Renato, venisti a trovarmi a Milano e ricominciammo a discutere sul marchio. Della serie: mi piace, non mi piace. E poi Non hai altri libri di Nivola? Vediamoli insieme. Sfogliammo, scartabellammo, scegliemmo degli altri disegni che io reimpaginai. No, questi sono meno belli di quello che non mi piace. Con questo tira-molla arrivammo ai giorni della Bit. Fui chiamato dalla signora Depau. Io andai a trovarla. Fui accolto con molta cordialità e non ti dico quanto dalla sua capo di gabinetto, Giuseppina Scorrano, la quale fu così simpatica che le dissi Lei ha un bellissimo nome, lei porta lo stesso nome di mia madre. Disse anche che ero un suo mito sin dal mio primo libro, Le uova di Woody Allen, che le sarebbe piaciuto averlo autografato, cosa che avvenne. Mi fece conoscere i suoi amici con scambi di doni, mi portò a vedere la sua casa, una sorta di bomboniera-suk che trasudava buongusto e cultura specifica. Parlammo anche di gastronomia e mi propose, nell’immediato futuro, di andare a trovare Zaira, una maga dei fornelli, per mostrarmi come una preda. Ed eccoci alla signora Depau. Vorremmo affidarle tutta la produzione della Bit. Un’immagine assolutamente inedita della Sardegna. Molto bello. Lei parla, signora con uno che ha sempre criticato la presentazione al polistirolo della nostra isola. Anche l’anno scorso, quando eppure ero testimonial della parte Nord Ovest della Sardegna, dissi delle cose molto violente, cominciando dal marchio per coinvolgere il resto del progetto. La sfida che lei mi propone è suggestiva. Ho però un distinguo da fare. Se vi aspettate un altro progetto al polistirolo firmato da me, non sono io la persona più indicata. No, no, lei è libero di fare quello che vuole. Ci preme che affiori l’idea del cambiamento che sta avvenendo nella nostra Regione. Del tipo di mutazione impressa nella cultura e nel mondo degli affari. Le chiediamo una cosa in più. Siccome ci siamo svegliati in ritardo, i tempi sono strettissimi e non avremmo il tempo per fare un bando, le chiediamo di diventare anche un imprenditore. Lei fa il progetto, questo è il budget. Abbiamo a disposizione 250 mila Euro, aggiunse la Scorrano. Il suo compenso sarà di 50 mila Euro. Ci scusi, siamo molto sfacciati, ma questi sono i soldi che abbiamo a disposizione. La rassicurai dicendo che la sfida era intrigante e meritava anche qualche sacrificio. Mi fa piacere. D’altronde nessuno ha mai pensato di rimborsarmi le moltissime trasferte fatte per conto della Regione. Ed eccomi, Renato, incamminato a tentare un nuovo progetto. Coinvolsi i miei amici, architetti ed ingegneri. Andammo a visitare gli spazi che erano stati comprati e che poi risultarono la metà di quelli che il presidente della giunta aveva preteso. Tu volevi una cosa molto più grande, in modo che ci fosse lo spazio per ri-raccontare la Sardegna. Comprammo 1100 metri quadri, uno spazio grandissimo in ogni modo. Io volevo che fosse uno statement di tipo architettonico, una Sardegna umile, anche nel colore, che l’isola ricominciasse a parlare senza voci sguaiate, insomma l’ideale copertina di un libro che si sarebbe man mano compilato con gli accadimenti che andavano maturando o che sarebbero maturati. Vennero a trovarmi a Milano la signora Depau, la Scorrano e una rappresentante dell’Esit, la dottoressa Marchionni. Il progetto fu entusiasticamente recepito. Il progetto era uno spazio senza arredamento. Erano gli avvenimenti del presente che stava per darsi e del futuro prossimo venturo a doverlo arredare. Era tutto fatto con intenzione minimale. Sullo stile di Tiscali, delle tue case, era anche il mio gusto. Avevo preso spunto dalla mostra di quei giorni a Venezia dove il famoso storico dell'architettura Kurt W. Forster aveva detto Un grande spazio rimane soltanto un grande spazio se non gli crei una cosa eclatante attorno. Avrei raccontato quella che per me doveva essere la Sardegna in un enorme ricciolo, un truciolo, per significare che la Sardegna era stata per molti anni un pezzo di legno che galleggiava alla deriva nel mare senza che nessuno si fosse preoccupato di raccoglierlo e lavorarlo, piallarlo e modificarlo. Il truciolo era il simbolo del nuovo racconto della Sardegna. Tutto ciò sino ad arrivare allariproposta di un nuraghe appena fatto come se io avessi raccolto da terra I trucioli che questa pialla ideale aveva abbandonato. Anche il nuraghe, che eral’unica presenza colorata, di un rosso corallo, aveva un interno dove si sprigionava un profumo di pane. E cioè la casa sarda, nelle sue vestigia antiche, che ritrovavi intatta nel tuo genoma. Dietro il nuraghe c’era un gradissimo schermo, che io avevo fatto arrivare da Cagliari da una mostra che mi aveva affascinato ed in cui si raccontava la vita della nostra isola attraverso la casalinghitudine, le musiche, i costumi. Tu ti potevi sedere su piccoli cubetti e far scorrere le immagini e le emozioni della nostra terra. Dietro il truciolo avevo fatto stampare, dalla mia amica Daniela Zedda, una fotografa che come tu sapevi ammiro molto, il ritratto di cinquanta persone che meglio potevano simboleggiare l’isola. La Sardegna colta, ovviamente, scrittori, cantanti, musicisti, imprenditori, ricercatori. Cinquanta ritratti di persone silenti e senza nome. Il messaggio era Mi piacerebbe che noi ritornassimo ad essere zitti ma ci impegnassimo in un avvenire più costruttivo. Questa carrellata di aristoi fece un’impressione enorme. Il progetto, come nelle grandi mostre, era affidato a pannelli esplicativi in cui spiegavo il significato del truciolo, del nuraghe e delle provocazioni visive meno immediate. Bellissimo poi il servizio che ci dedicò la rivista Meridiani dopo la mostra. Quando venni a Cagliari per mostrare il lavoro alla signora Depau mi feci scrupolo di venirti a trovare con l’assessore e mia moglie Lella. Da te trovammo la figlia di Mario Melis e Mario Mariani. Fu in quella occasione che ricevetti la notizia che il budget era stato dimezzato, cioè 250 milioni invece di 250 mila Euro. Questo accadeva quando avevo già interpellato o stipulato accordi con gli artigiani ed i tecnici che avrebbero dovuto costruire le cose progettate. Mancava un mese all’inaugurazione. Molti, di quelli che avevo interpellato, mi dissero Mi spiace ma a queste condizioni non possiamo starci. Mi venne incontro poi la Scorrano. Forse a Cagliari c’è un signore, bravo, che ha già lavorato con noi che potrebbe essere interessato alla realizzazione delle opere. Le suggerii di metterlo in contatto con me. Venne a trovarmi, ad Alghero, dov’ero di passaggio, l’architetto Mauro Martinez con la sua organizzazione, la Stand Up. Vide il progetto ed impegnò la sua parola per cominciare i lavori. Arrivò il giorno in cui venni a Cagliari a farti vedere il progetto finale per la Bit e portai anche l’esecuzione di una campagna, che tu mi avevi espressamente chiesto, per promuovere l’immagine della Sardegna in Italia ed all’estero che a te piacque moltissimo così come alla signora Depau ed ai presenti. Portai anche, sempre su tua richiesta, un’altra campagna contro le discariche abusive e l’abbandono dei rifiuti ed una che spronasse i ragazzi a tornare a scuola. Il nostro grado di arretratezza è dovuto alla descolarizzazione, avevi premesso. Noi tra qualche anno ci troveremo gli extracomunitari che potranno occupare dei posti di lavoro perché avranno le carte più in regola dei nostri ragazzi. Di tanto lavoro, nonostante i complimenti, non se ne fece più niente. Ma non è che le campagne, per funzionare, possano dormire nel cassetto, caro Renato.Penso, per ciò che dirò più avanti, che probabilmente sei stato intimidito, essendone preavvertito, dalla campagna che mi muoveranno i pubblicitari sardi verso i quali avevi, forse, creato delle attese. Nella stessa giornata incontrai la signora Pilia, il tuo assessore alla Cultura. Venne fuori che io ed Elisabetta eravamo stati amici nell’infanzia e le nostre famiglie si scambiavano visita ai tempi in cui le prime scatole magiche trasmettevano Lascia e raddoppia in bianco e nero. Una rimpatriata tra Pappa e Ciccia. Disse anche che il marchio che avevo creato poteva diventare il premio da dare agli Amici della Sardegna. Nella stessa giornata, la signora Depau mi fece sapere che la collega signora Dirindin, assessore alla Sanità, avrebbe avuto piacere di conoscermi. La Dirindin si mostrò molto informata su di me e mi colmò di elogi. Le adozioni si moltiplicavano. Disse che era in dirittura di arrivo il Piano Regionale Sanitario e le sarebbe piaciuto che la copertina avesse un suo marchio. C’era poco tempo, avrei dovuto darmi da fare e mi chiese se avessi un contratto particolare con la Regione. Al mio diniego disse Ne parlerò con il presidente. Da Milano, fatti i primi schizzi, chiamai la responsabile del suo gabinetto. Io ero convinto che la Dirindin abitasse a Bologna dove ero disposto a raggiungerla. No, la dottoressa sta a Torino. Credo che lei farà buon uso di questa informazione. Ma l’indomani, un sabato, quando mi ero riproposto di incontrarla, sarebbe stata il mattino a Torino per una convention con Prodi e nel pomeriggio a Milano per una conferenza sulla sanità con la Bindi e la Cossutta. La raggiunsi a Milano. Attesi quattro ore, la durata della conferenza sanitaria. L’avevo incrociata mentre andava a prendere un caffé. Appuntamento per un dopo che non arrivava mai. Dopo lunghi colloqui di compiacimento per l’esito delle conferenze, un chilometrico back stage con la Bindi, ci fu un frettoloso incontro intorno ad un tavolino. Mi faccia vedere ciò che ha fatto senza grandi spiegazioni, così l’approccio è diretto. Nessun commento. Un commiato veloce. Ne parlo con il presidente e, fra due o tre giorni, le farò sapere. Missing. Tanta superficialità non mi colpiva, caro Renato, sul piano politico - figurarsi - ma su quello umano. Questa, la Dirindin, era un’altra persona mandata da qualcuno per manifestare la sua maleducazione con un signore che aveva conosciuto la settimana prima? Un colpo di telefono, una manifestazione di correttezza, non mi sembrava un grande impegno, non dico di lavoro. Il giorno dell’inaugurazione della Bit, Renato, cadde il cielo in terra. L’Esit aveva chiamato come controllore dei lavori l’architetto Massimo Pisu che aveva fatto tutti i progetti precedenti. Mi parve una stranezza. Un tentativo di delegittimazione per me od un risarcimento per lui inopinatamente lasciato a terra? Ma il professionista, contro le aspettative, si mostrò di una correttezza e di una amicizia senza pari. Debbo dire che sino ai giorni del debutto il mio rapporto con l’Esit fu collaborativo e gratificante. Venni quasi adottato da questa struttura, della quale serbavo un cattivo ricordo, ed invitato a rappresentarla con gli operatori cagliaritani quasi a volermi proteggere da critiche e malevolenze che io allora non potevo supporre. Ritorno all'inaugurazione della Bit e quando all’apertura un gruppo di cantanti e di compagnie di ballo entrò nel nostro spazio, seguito da centinaia di persone. Mi dissi che quello era giusto lo spazio, l'agorà in cui la Sardegna poteva vivere con gioia il suo cambiamento. Invece subito dopo, giorno dopo giorno, piovvero critiche ferocissime. Emittenti e giornali facevano a gara per demolirci. Quello che mi sorprendeva è che, improvvisamente, io non ero più un professionista sardo chiamato a fare un vestito senza chiedere la tessera del partito, ma ero uno del colore del nuovo governatore, chiamato a rappresentare quella parte. Travasavano su di me un livore che, evidentemente, andava crescendo forse nella direzione di un'altra persona. Se per anni la Bit è stato un pozzo di San Patrizio dove si mangiava bene e si beveva meglio ed a dismisura, veniva la televisione e si faceva bivacco, ebbene nel nuovo spazio mancavano volutamente persino le sedie per sedersi. Qualcuno, scaldato il cuore e la testa in altri siti girava intorno gridando Questo spazio non mi rappresenta. Il solito piccoletto con i capelli bianchi di Alghero? Od altri abituati a far la pipì controvento? Insomma lapidato per deficit di catering. Pensa Renato, che a maggior gloria degli altri siti territoriali avevano fatto arrivare a Milano ceste di ostriche di Alghero. Alghero è in Normandia? Ci fu per me un momento di perplessità. Mi dissi Tutte queste persone messe insieme che si sono sentite così preparate, intelligenti, che parlano di comunicazione, di estetica, di storia dell’arte, di eco- compatibilità, dovrebbero farmi un monumento. Ho dato loro la possibilità di parlare, di sentisi vivi per qualche minuto. Domani ritorneranno ad essere i coglioni di sempre. Si andava avverando la profezia di Andy Warhol secondo la quale ciascuno di noi ha la possibilità di diventare, per quindici minuti, famoso nella sua vita. Cercavo l’autostima nell’indignazione? Mi trovai improvvisamente in balia delle cattiverie politiche e giornalistiche più inarrivabili. Mandarono da Cagliari un fotografo che fece alcuni scatti su una giuntura tra un muro ed una parete di cartongesso che si era appena scollata. L’indomani sull’Unione Sarda venne fuori un titolone. La Bit crolla a Milano. Io mi sono fatto un giro tra i piccoli stand che propagandavano il pane carasau piuttosto che i dolcetti e dai loro conduttori ebbi inviti di ogni genere a compensazione della mia crocifissione. Andare a stare con i vecchi in una comunità montana, ad inaugurare circoli di conversazione e di informatica. Inviti che raccolsi volentieri. Ma man mano che queste offerte quasi consolatorie arrivavano, mi chiedevo perché mi sentissi e fossi stato lasciato solo. D’accordo sul cambiamento della Sardegna, su una comunicazione che ne fosse l’anima ma ero rimasto assolutamente solo in prima linea. Non ti dico, Renato, cosa avvenne al momento della presentazione del marchio. La gente non sapeva neppure chi era Nivola. Quando era vivo e ritornava dall’America in paese era nient’altro che il figlio di un muratore, lui stesso muratore. Quando regalava i disegni che oggi sono nelle grandi collezioni, li usavano per incollarli su vetri che si erano rotti. Per quasi tutto l’arco della sua vita, Costantino era più noto in Sardegna come Su Maccu De Orani. Uno dei detrattori più tenaci della mostra portava per cognome il nome dell’artista di Orani. Si chiama Costantino. E’ stato assessore tecnico al Turismo ai tempi della giunta Palomba. Vengo ad un’altra riflessione. Questa amicizia, collaborazione, condivisione di intenti, voglia di cambiare la Sardegna, che cosa in effetti mi ha portato, Renato? Ha portato nient’altro che risentimenti. Un altro esempio, sennò non ci si capisce. Io da anni facevo parte del Consiglio di amministrazione della scuola sperimentale del cinema. Dopo la tua vittoria, quelli del gruppo sardo di Alleanza Nazionale sono andati a trovare il ministro Urbani, che mi aveva scelto, dicendogli che io dovevo essere rimosso dall’incarico perché mi ero schierato in Sardegna con la parte avversaria. Urbani disse Portatemi un sostituto. Loro indicarono il siciliano prof. Sciarelli che rifiutò ringraziando. Urbani prese atto del rifiuto e disse Allora ricomponiamo il consiglio di amministrazione. No, no, Gavino Sanna deve rimanerne fuori. Il vecchio consiglio è in attesa che arrivi il fidanzato o la fidanzata di qualche potente che mi rimpiazzi. Sono stato chiamato da un consorzio di territori di eccellenza che raggruppava Castelsardo, Alghero, Porto Torres e Stintino. Io avevo già curato l’immagine per i novecento anni di Castelsardo ed il suo sindaco che se ne faceva portavoce organizzò un incontro in cui mi fu chiesto di ripetere il lavoro già fatto per la municipalità castellanese allargato alle quattro città di mare. Il presidente della Camera di Commercio e Confcommercio Gavino Sini tracciò un piano di lavoro durante un pranzo al Cormorano. La mission, per conto di un’aggregazione che si ispirava alle posizioni del centrodestra, durò appunto il tempo di un pranzo. Una settimana dopo ricevetti una telefonata dal sindaco di Castelsardo che mi diceva che il progetto era stato accantonato e se ne sarebbe riparlato in primavera. Fui chiamato dall’Azienda di Soggiorno di Alghero. Conobbi una ex guardia forestale, promossa commissario. Mi disse che lui aveva grandi progetti per ridisegnare i grandi eventi della città catalana. Mi chiese se ero disposto ad interessarmene. Non avrei fatto in tempo a ritornare a Milano che avrei trovato la lettera di incarico, mi disse. La lettera non è mai arrivata. Il forestale ha dato incarico ad un signore che fa suonare le pietre ed ha copiato, in malo modo, i disegni dai libri sulla tauromachia di Picasso agghindandone le mura di Alghero. Certo fu pagato profumatamente, penso. L’accattonaggio politico degli artisti, sotto tutti i regimi, tocca punte di eccellenza. Questi voltafaccia inediti nella mia carriera erano dunque azioni contro la mia persona, contro la mia qualità di creativo o pregiudizi politici indotti da invidia sociale avuta e restituita dai miei datori di lavoro? Lascio il quesito a te, Renato. Dopo la Bit, come se avessi contratto una lebbra epocale, tutti si sono dileguati. Nessuno ha avuto l’educazione, la sensibilità, il coraggio di prendere il telefono e chiedermi cosa fosse successo. Neppure tu, Renato. Silenzio anche quando il famoso gruppo dei pubblicitari capitanati dal signor Soi ha criticato sulla stampa il mio marchio. Ora, se con tutta la presunzione possibile ed immaginabile io mi metto a fare la guerra ed a scambiare talenti con l’ultimo dei ragazzini che pensa di fare il mio mestiere, allora dico che forse non avevi capito tu chi stavi chiamando. Se dovevi premiare i tuoi amici di paese o qualche altro che vuol farsi pubblicità a mie spese, hai sbagliato a sottovalutare la mia soglia di decenza e di autostima. Il signor Soi ha avuto modo di dichiarare alla televisione che se un suo allievo gli avesse proposto il mio marchio lo avrebbe mandato a casa con ignominia. Tu non sei stato capace di spiegare alla gente, in mia difesa, che eri in grado di saper distinguere cos’era fuffa ed invidia da onestà creativa. Tu mi hai chiamato e non mi conoscevi. Io non ho chiesto niente. L’antiquario Crobu mi ha detto che ti aveva consigliato lui di rivolgerti a me. Io ti ho regalato dei libri dove in qualche risvolto c’era la mia biografia. Se non li hai letti, pazienza. Lì c’era scritto qualche cosa. Per esempio che non mi sono mai messo le dita nel naso davanti a persone con le quali in quasi cinquanta anni di professione io ho condiviso responsabilità e talento. Che ho avuto la fortuna di essere gratificato dall’amicizia di persone come Andy Warhol, Elvis Presley, Armando Testa, Richard Nixon, Christian Barnard, Pietro Barilla, Gianni Agnelli, Francesco Cossiga, Carlo Azeglio Ciampi (la campagna per il lancio dell’Euro l’ho fatta io per lui). E mi chiedo, pertanto, che cosa avessi mai fatto per meritarmi questo grado di umiliazione, di cattive maniere, per uno che si era totalmente dedicato al bene della Sardegna. Tu Renato hai sempre detto di essere visceralmente sardo. Beh anch’io sono sardo, se non visceralmente, certo come lo sei tu. Lo stesso amore, la stessa passione, gli stessi intendimenti, le stesse voglie. E allora? Anch’io vorrei modificare quel poco della Sardegna che posso, purché non mi faccia scappare dopo due giorni. Vorrei capire il perché del tuo silenzio. Mi ricordo una cosa molto poetica che ho visto in un video indimenticabile. Era l’intervista ad un vecchio pastore che aveva trascorso anni ed anni in solitudine ed in silenzio sulle montagne ad accudire il gregge. L’intervistatore gli chiede se avesse avuto mai qualche particolare nostalgia per un qualche altrove. No, qui vivo in un silenzio straordinario. Fece una pausa ed aggiunse Peccato che il silenzio non risponda mai. Ecco non vorrei che il tuo silenzio fosse come quello del pastore. O il contrario, a tua scelta. Tornato in Sardegna ed aspettando risposte che spesso non arrivavano mai, un giorno venne a trovarmi ad Alghero anche Stefano Landi, commissario dell’Esit. Con lui avevo avuto un bellissimo rapporto. Aveva strenuamente difeso il marchio della Sardegna. Venne a dirmi che stava preparando una specie di bignamino con tutte le regole che riguardavano l’applicazione del marchio. A chi andava, chi poteva usarlo, in quali dimensioni. Poiché il lavoro da me fatto, comprese le succitate campagne pubblicitarie, era stato di suo gradimento mi disse Questo lavoro potrei firmarlo io, perché ne ho la facoltà. Vado giù, per parlarne con chi di dovere e poi tra qualche giorno ci sentiamo. Ecco un altro che entra trionfalmente in questo quadro del disincanto. Ma prima di terminare questo mio sfogo, ti voglio parlare, Renato, delle tre telefonate dalle quali sono stato raggiunto nell’ultimissimo tempo. La prima è di Chicco Porcu. Affabile, carino, affettuoso come sempre. Mi dice: Ho trovato la signora Depau e mi ha chiesto se potevo conoscere la tua disponibilità ad usare il marchio. Se dovevano pagarlo, se ero eventualmente disposto a fare una dichiarazione che ne consentisse l’uso alla Regione. Gli ho ricordato che quel marchio io ve lo avevo regalato sia pure attirandomi le ire dei pubblicitari indigeni e degli esteti da Strapaese. D’altronde non era stato depositato? Non uso sequestrare le cose che ho donato. Che tanta incertezza, da parte vostra, tradisse un po’ di cattiva coscienza? Era venuto da me Landi per ringraziarmene e per essere consigliato sull’allestimento di un manualetto di istruzioni per l’uso. E allora? Era una partita chiusa. Mi ha sorpreso che il proprietario del marchio, cioè quello a cui lo avevo regalato (alla Regione, nelle mani del suo presidente) si comportasse come un pulcino nella stoppa. Confidenze finali con Chicco. Ma insomma volete una liberatoria? No, ma sai com’è Renato. Gli ho risposto No io non lo sapevo. Lo so soltanto adesso com’è Renato. Seconda telefonata. E’ del presidente della Fondazione Nivola, Ugo Collu. E’ arrivata in Sardegna la moglie di Nivola, Ruth Guggenheim, che ci aveva regalato l’immagine per il logo della Sardegna. Avevo ripagato la generosità della signora studiando un marchio che loro mi chiesero, per la Fondazione Nivola. Ruth Guggenheim ne era rimasta entusiasta e durante una visita al governatore glielo aveva mostrato. TuRenato, mi riferisce Collu, sei sobbalzato dicendo Ecco è bellissimo è questo che avevamo chiesto a Gavino. Mi sono cadute le braccia. Perché le bugie non si dicono. Il logo della Fondazione faceva parte di uno studio che io avevo fatto per il marchio Sardegna e che tu a casa mia, a Milano, mi avevi detto che non ti piaceva, era meglio il vecchio. Ebbene, non fai che ferirmi nella mia onorabilità di professionista e nella mia sensibilità di amico. Pazienza. Renato è fatto così. Terza telefonata. Chiama l’architetto Martinez, il professionista della Stand Up che ha realizzato la nuova struttura della Bit. Da allora ad oggi non era ancora stato pagato. Potevo fare qualcosa per lui? Dissi che da allora non avevo più visto né sentito chicchessia, quasi fossi morto. L’architetto era già stato da me per firmare una dichiarazione, ed altri documenti che accertavano la fine dei lavori. Sembrava tutto perfetto, si era recato all’Esit dopo aver presentato le fatture e gli era stato risposto che la signora che avrebbe dovuto disporre il pagamento era fuori per lutto. Tre giorni dopo, quando seguendo le indicazioni si è ripresentato, il professionista è passato dal lutto personale di una dirigente al funerale istituzionale di un ente che aveva cinquant’anni di vita ed era morto. Ci dispiace, l’Esit è stato sciolto, la sua pratica verrà rimodulata, la convocheremo a domicilio. L’architetto Martinez è in preda alla disperazione. Deve pagare maestranze e fornitori. Le banche sembra che raddoppino l’inseguimento quando vengono a sapere che il debitore è la Regione. La Bit è stata matrigna anche con lui. Ultima sorpresa sul filo della memoria e che riguarda l’apprendistato grafico di alcuni tuoi collaboratori a mie spese. Leggo, stando a Milano, una pagina intera di un giornale dedicata alla grafica, alla scelta dei caratteri ed alla dimensione relativi alla reimpostazione del logo della Regione. Uno dei primissimi studi da me fatto. Uno studio preliminare poi abbandonato sui vostri tavoli. Mi ha colpito la straordinaria sapienza con cui un tuo stretto collaboratore, Nicola Scano, ne riferiva sotto forma aulica di circolare ai signori direttori generali. Toh, mi sono detto Il signor Nicola oltre che il giornalista ed il politico super-addetto alle nomenclature, disegna e crea i simboli per i massimi sistemi. Qualcuno per vanità curiale o per incarico rapinoso si era appropriato ancora una volta del mio lavoro. Sconfiggendo ciò che Maria Carta aveva detto in una delle sue ultime dichiarazioni che In Sardegna l’invidia ne uccide più della malaria, ho pensato che nonostante tutto si potesse fare qualcosa per noi e per la nostra gente. E che io avessi modo di poter scrivere per molti anni sui muri della Sardegna: Meglio Soru. O forse no? Comunicazione di Servizio Ai “pubblicitari sardi” ricordo, ma forse ora anche a te, che da solo ho vinto più premi io che tutte le agenzie italiane insieme. Tanto per ricordare: 7 Clio, l’Oscar mondiale della pubblicità, 6 Leoni al Festival Internazionale di Cannes, l’unico Telegatto vinto da un pubblicitario italiano. Quattro sono i Golden Pencil dell'Art Directors Club Italiano, due i riconoscimenti dell'International Film Festival di New York, sei Max Award, un Grand Prix italiano e mi sono stati assegnati il Gran Premio Pio Manzù ed il Premio Gianbattista Bodoni. Ho vinto due Gold Award all’Art Directors Club di New York ed il Golden Pencil all’One Show in America. Sette sono stati gli Andy Award e quattro i Moebius Award di eccellenza e centinaia di altri premi in giro per il mondo e l'Italia. Tanto per gradire. Ho lavorato con personaggi del calibro di Fellini, Sinatra, Versace, Storaro, Nykvist, Ferretti, Michalkov, Pavarotti. Con attori come Sophia Loren, Paul Newman, Catherine Deneuve, Sabrina Ferilli. Con fotografi come Richard Avedon, Francesco Scavullo, Albert Watson, Art Kane, Alberto Korda. Ero amico di Giovanni Pintori, che reputo il più grande grafico che abbia espresso l’Italia. Ho goduto dell'amicizia di Francesco Alberoni, Gianpaolo Fabris, Milton Glaser, David Levine, Felix Topolski, Marco Ferreri, Paolo Garretto, Walter Molino, Mario Botta e Renzo Piano. Ho studiato alla New York University, ed a Sassari ho avuto come maestri Filippo Figari, Stanis Dessy, Eugenio Tavolara, Vico Mossa e Mauro Manca. Ho insegnato design all’Accademia di Belle Arti, e comunicazione all’Università di Sassari. Sono stato socio dell’American Institute of Graphic Arts e dell’Art Directors Club di New York. Sono stato presidente dell’Art Directors Club Italiano ed onorato nella sua Hall of Fame. Sono stato socio fondatore dell’Art Directors Club Europeo. Sono stato insignito, ancor giovanissimo, dell’onorificenza di Commendatore della Repubblica al merito pubblicitario. L’Università di Sassari mi ha onorato con la laurea honoris causa in Sociologia della comunicazione di massa e scienze dell’educazione, e Sassari città mi ha gratificato con il Candeliere d’Oro per aver portato alto nel mondo il nome della Sardegna. Potrei continuare ancora per molto, ma forse è il caso che mi fermi qui perché -mi rendo conto- c'è il rischio che tutto questo possa essere per molte persone difficile da digerire. Distinti saluti da Gavino Sanna. __________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 12 ott. ’05 SPISSU SCRIVE A GAVINO SANNA: «CHIEDI SCUSA A TUTTI I SARDI» Il capo dell'assemblea: «Giudico le sue affermazioni gratuite, gravi e offensive» bretto bianco anti-Soru dal titolo spiritoso e impegnativo». Spiegando di non voler entrare nel merito della polemica con il presidente della Regione « che saprà, se lo riterrà opportuno, rispondere e argomentare meglio di me», Spissu esprime «la grande amarezza provata come sardo e come presidente del Consiglio regionale della Sardegna nel leggere, senza che ci siano state correzioni o smentite, un giudizo e un'idea dei sardi sprezzante e intollerabi intollerabile â. E confessa che mai si sarebbe aspettato áda una persona di cui ho stima, e che spesso ho apprezzato per la sua attivita professionale, un'affermazione grave e pesante nei confronti della nostra (se ancora e anche sua) Sardegna, definita testualmente gisola d'accattoni che si esaltano per la balentia, la sardita, queste balle. Gente che si masturba allo specchio e crede d'essersi fatta Sophia Lorenh. Giudico le sue affermazioni gratuite, gravi e offensive della comunita sarda: ancor piu offensive perche generali e netteâ. AFFERMAZIONI che, secondo Spissu, non rispecchiano affatto la considerazione generale sui sardi e la loro terra. áNon e questa l'opinione che si ha dei sardi in Italia e nel mondo - sottolinea Spissu - e dispiace che vengano da un sardo che si e affermato e che per molti ha costituito un esempio di guno di noi che ce l'ha fattah. Penso - conclude il presidente - che i sardi e la Sardegna abbiano diritto alle sue sentite scuse che, se formulate sinceramente, saranno accolte con l'indulgenza che caratterizza la cultura sarda del rispetto e dell'ospitalita anche verso chi non ne esprime in misura pariâ. ¡ intollerabile ». E confessa che mai si sarebbe aspettato «da una persona di cui ho stima, e che spesso ho apprezzato per la sua attività professionale, un'affermazione grave e pesante nei confronti della nostra (se ancora è anche sua) Sardegna, definita testualmente “isola d'accattoni che si esaltano per la balentìa, la sardità, queste balle. Gente che si masturba allo specchio e crede d'essersi fatta Sophia Loren”. Giudico le sue affermazioni gratuite, gravi e offensive della comunità sarda: ancor più offensive perché generali e nette». AFFERMAZIONI che, secondo Spissu, non rispecchiano affatto la considerazione generale sui sardi e la loro terra. «Non è questa l'opinione che si ha dei sardi in Italia e nel mondo - sottolinea Spissu - e dispiace che vengano da un sardo che si è affermato e che per molti ha costituito un esempio di “uno di noi che ce l'ha fatta”. Penso - conclude il presidente - che i sardi e la Sardegna abbiano diritto alle sue sentite scuse che, se formulate sinceramente, saranno accolte con l'indulgenza che caratterizza la cultura sarda del rispetto e dell'ospitalità anche verso chi non ne esprime in misura pari». ? __________________________________________________ La Repubblica 12 ott. ’05 LE NUOVE FORME DI CENSURA SU INTERNET UN APPELLO DI INTELLETTUALI E POLITICI PER UNA CARTA DEI DIRITTI DELLA RETE A Tunisi, in novembre, tutti i paesi del mondo, chiamati dalle Nazioni Unite, si incontreranno nel World Summit on Information Society. È una grande opportunità. È un incontro che deve concludersi con un documento che segni un´epoca: una Carta dei Diritti per la Rete. Internet è il più grande spazio pubblico che l´umanità abbia conosciuto. Un luogo dove tutti possono prendere la parola, acquisire conoscenza, produrre idee e non solo informazioni, esercitare il diritto di critica, dialogare, partecipare alla vita comune, e costruire così un mondo diverso di cui tutti possano egualmente dirsi cittadini. Internet sta realizzando una nuova, grande redistribuzione del potere. Per questo è continuamente a rischio. In nome della sicurezza si restringono libertà. In nome di una logica di mercato miope si restringono possibilità di accesso alla conoscenza. Alleanze tra grandi imprese e stati autoritari cercano di imporre nuove forme di censura. Internet non deve divenire uno strumento per controllare meglio i milioni di persone che se ne servono, per impadronirsi di dati personali contro la volontà degli interessati, per chiudere in recinti proprietari le nuove forme della conoscenza. Per scongiurare questi pericoli non ci si può affidare soltanto alla naturale capacità di reazione Internet. È tempo di affermare alcuni principi come parte della nuova cittadinanza planetaria: libertà di accesso, libertà di utilizzazione, diritto alla conoscenza, rispetto della privacy, riconoscimento di nuovi beni comuni. Solo il pieno rispetto di questi principi costituzionali consentirà di trovare il giusto equilibrio democratico con le esigenze della sicurezza, del mercato, della proprietà intellettuale. È tempo che questi principi siano riconosciuti da una Carta dei Diritti. Chiediamo a tutto il popolo della Rete, alle donne e agli uomini che lo costituiscono, di collaborare con la loro libertà e creatività a questo progetto, e di far sentire la loro voce ai governi di ciascun paese perché lo sostengano. Stefano Rodotà, Fiorello Cortiana, Gilberto Gil, Walter Veltroni, Lawrence Lessig, Richard M. Stallman, Daniele Auffray, Mariella Gramaglia, Michelangelo Pistoletto, Nicola Piovani, Franco Bifo Berardi, Gianni Puglisi, Matilde Ferraro, Raffaele Meo, Stefano Maffulli, Carlo Formenti, Milly Moratti, Giulio De Petra, Marco Calvo, Marco Marandola, Arturo Di Corinto, Alberto Cottica, Francesco Loriga, Francesco Tupone, PFM, Alex De Lisi, Guido Chiesa, Sabina Guzzanti, Andrea Monti, Giuseppe Nicolosi, Anna Masera. __________________________________________________ Italia Oggi 11 ott. ’05 INFORMATICA FRUSTRATA DALLE RISORSE G. Morbello, responsabile divisione italiana Acer: dalla riforma Moratti ci si aspettava di più. Servono strumenti innovativi per non essere tagliati fuori Da una riforma della scuola, che si annunciava come epocale, ci si aspettava qualcosa in più anche sul fronte dei finanziamenti per le nuove tecnologie. Il tasso di penetrazione dei pc è cresciuto molto nella società italiana negli ultimi anni. Ne hanno beneficiato ovviamente anche le scuole. ´Ma se poi i pc presenti nelle aule sono residui di magazzino, fuori mercato, che non consentono di lavorare in linea con i nuovi standard, allora è difficile parlare di una vera innovazione'. Ne è convinto Gianpiero Morbello, responsabile della filiale italiana di Acer, una delle società presenti al prossimo salone dello studente. Morbello spiega, dal punto di vista di chi è protagonista dello sviluppo tecnologico, perché la riforma Moratti non poteva prescindere da finanziamenti più consistenti. Domanda. È una tradizione in Italia puntare il dito contro la scarsità di investimenti. Ma al di là degli strumenti da rinnovare, non può bastare fare più formazione nel canale dell'istruzione/università per accrescere il bagaglio di conoscenze dei giovani? Risposta. La formazione, con lo studio sin dalle elementari dell'informatica, è indubbiamente un tassello importante. Ma è altrettanto importante, quando si tratta di comunicazione, che questa sia fatta con strumenti efficienti. L'informatica non può essere teoria, è pratica, applicazione quotidiana. Ed è soprattutto innovazione. E, dunque, non può essere coniugata con la logica del risparmio a tutti i costi. Ecco perché era necessario che con la legge di riforma della scuola fossero fatti più investimenti. D. State lanciando un programma per facilitare l'accesso degli studenti ai notebook con tecnologia mobile Intel Centrino. La vostra è una battaglia anche di parte.... R. La nostra iniziativa, d'intesa con Intel, ha lo scopo di promuovere e diffondere l'utilizzo di notebook ad alto tasso di connettività senza fili. All'interno degli atenei che partecipano all'iniziativa, saranno allestiti corner dedicati dove esperti Acer e Intel saliranno in cattedra introducendo gli studenti alla tecnologia wireless e a tutte le sue possibili applicazioni: in casa, fuori casa o in aree dedicate. C'è un programma di sviluppo e di formazione, che non mira solo a far conoscere le tecnologie di cui siamo produttori. Sempre più università realizzano corsi on-line, sempre più studenti hanno necessità di coniugare lavoro e studio. La tecnologia mirata alla comunicazione, in tutto questo, diventa fondamentale, per non essere tagliati fuori. Come vede, non è solo una campagna di parte, la nostra. ======================================================= ______________________________________________ La Nuova Sardegna 14 ott. ’05 UN POLO FARMACEUTICO A PORTO TORRES Investimenti per 131 milioni e non meno di 471 posti di lavoro La tecnologia avanzata denominatore comune del consorzio Prokemia di Pinuccio Saba PORTO TORRES. Un investimento da 132 milioni di euro in grado di dare occupazione a 471 persone, ma soprattutto capace di creare un polo farma-bio- tecnologico avanzatissimo, in grado di competere con i migliori centri di ricerca europei e non solo. Il progetto è stato presentato in dettaglio dal consorzio «Prokemia» nel corso di un incontro con l’assessore regionale all’Industria Concetta Rau nell’ambito di una riunione operativa sull’accordo di programma della chimica. Ma non il solito incontro politico programmatico, bensì una riunione al termine della quale è stato firmato un accordo in base al quale la «Prokemia» presenterà i progetti definitivi anche al gruppo di banche che partecipano all’accordo di programma, istituti di credito che finanzieranno il 25 per cento delle intraprese. E che non fosse il solito incontro, lo si è capito anche dalla presenza del responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla Chimica Claudio Fiore. Con lui, il presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici, il sindaco di Porto Torres Luciano Mura, un rappresentante del comune di Assemini, le organizzazioni sindacati e le associazioni di categoria. I progetti della Prokemia, che opererà sia a Porto Torres sia ad Assemini, sono decisamente ambiziosi: prevedonono infatti ricerca, formazione e produzione di farmaci ma anche di tecnologie avanzate. Il tutto a stretto contatto con alcuni laboratori di ricerca d’oltremare, con il consorzio Polaris, e con le università di Sassari e Cagliari. Sono cinque le imprese che fanno capo al consorzio: Biofin, Gamatec, Sintofar, Proteios e Virostatics. La «mission» della Biofin è la produzione di farmaci avanzati come la ciclosporina A (a regime, 900 chili l’anno), utilizzata nelle terapie antirigetto dei trapinati; l’acido ialuronico (550 chili l’anno), utilizzato in oftalmologia e ortopedia; la paravastatina (350 chili), utilizzata nei disturbi cardiovascolari e per combattere l’ipercolesterolemia e l’obesità; la rapamicina (40 chili) e la daunorubicina e i suoi derivati (85 chili), utilizzate nella cure di leucemie e tumori. La Proteios punta alla produzione di anticorpi monoclonali, utili per combattere malattie tumorali e non solo, mentre la Virostatics vuole produrre farmaci virostatici, utili contro tumori e leucemie, ma anche contro malattie infettive come l’Hiv. Infine la Gamatec che, invece, ha un altro target legato soprattutto alla sicurezza. Il suo intento è produrre impianti fissi e strumenti portatili in grado di individuare esplosivi e sostanze stupefacenti, mentre la nuova frontiera sarà quella di studiare, brevettare e produrre tecnologie in grado di individuare la presenza di agenti patogeni. Un settore in continua espansione, quella della ricerca legata alla sicurezza, alla luce della “turbolenta” situazione politica internazionale. Il mercato dei farmaci, poi, è uno dei più importanti. Un settore che però necessita di continue ricerche, forse il vero tallone d’Achille dell’economia italiana. E la ricerca sarà uno dei settori sui quali punta decisamente il consorzio Prokemia. Per questo sono stati coinvolti i due atenei sardi e il consorzio Polaris, una sinergia di cervelli in grado di produrre ottimi risultati. Come sarà creata una sinergia anche fra le aziende che fanno parte del consorzio, con un continuo scambio di informazioni e conoscenze che favorirà la crescita di tutta Prokemia. Non mancheranno, ovviamente, ricadute positive sul territorio non solo con la creazione dei 471 posti di lavoro, ma con la nascita di un nuovo indotto fatto di tecnici e artigiani, ma anche di altissime professionalità. Un polo tecnologicamente avanzato che non dovrebbe faticare ad attirare l’attenzione di nuove imprenditorialità. ______________________________________________ Sassari Sera 9 ott. ’05 ESPLODE A CAGLIARI LA POLVERIERA SANITA' RAPPORTO INDIGNATO AL GOVERNATORE DEI DIPENDENTI DELLA SANITA’.... Caro Presidente Soru, siamo un gruppo di lavoratori della sanità che hanno creduto nel suo progetto di trasformazione e cambiamento della nostra isola, ai suoi richiami all’orgoglio dell’appartenenza ad un sardismo nuovo e non di compromesso, a non considerarci “nani”, a credere che studio, competenza e professionalità fossero le carte vincenti per un futuro migliore per noi, i nostri figli, la nostra terra. Per questo l’abbiamo votata. Per questo in maniera asfissiante e convinta abbiamo invitato tutti, parenti, amici, colleghi di lavoro a votare Lei e Progetto Sardegna. E per questi stessi motivi ora sentiamo di doverle scrivere per manifestare tutte le perplessità lo sconcerto e la delusione per atti di governo che hanno lasciato l’amaro in bocca. Con franchezza, Presidente, e con il cuore, da sardi, perché vogliamo che siano onorati e portati avanti quei principi, quei valori che in campagna elettorale sono stati da lei propugnati e che abbiamo fatto nostri: principi e valori irrinunciabili, da concretizzare coerentemente nei momenti in cui si assumono decisioni, indipendentemente dalle pressioni di gruppi o dei partiti di maggioranza pervasi da bramosia di potere, trasversalismo, incoerenza. Ma se questi valori sono tutt’ora validi, a campagna elettorale conclusa, perché allora la scelta di dirigenti e professionisti non sardi? Perché non abbiamo saputo guardare in casa ed erroneamente convinti di non avere professionalità adeguate si è negata e si nega la possibilità a persone valide, corrette e sarde la possibilità di lavorare e contribuire, finalmente, alla crescita economica e culturale della nostra isola? Professionalità sarde, discriminate dal centro- destra per l’appartenenza politica, vengono mortificate da apporti esterni non sempre con capacità e titoli superiori a quelle di professionisti sardi. PRECEDENZA AI FIGLI DEI SOLITI NOTI Perché si è avuto bisogno di chiamare un calabrese per dirigere il centro regionale di programmazione e perché si è domandato a questi ed al Preside di Scienze Politiche, che pure nel suo campo è persona capace e degna, il compito di scegliere i giovani laureati da occupare in regione con contratto annuale? Non sorge il dubbio che in questo modo siano privilegiati e si dia occupazione, anche se precaria, a quanti già lavorano come assistenti universitari o borsisti con il Preside Paci, e cioè con i figli dei soliti noti? Ed in tal caso i giovani laureati, figli di persone comuni, che hanno conseguito una laurea con sacrifici e rinunce della famiglia ma che non hanno avuto e non avranno la fortuna di conoscere il Preside Paci o il Direttore Orlando, che possibilità hanno di poter lavorare? Ma allora, Presidente, in cosa consiste il cambiamento se a quanti non hanno avuto possibilità di entrare in giri ben ristretti non sono date le stesse opportunità e possibilità? ASSESSORI DALLE COMPETENZE ACCORTE E che dire degli Assessori in carica? Chi li ha scelti o chi li ha imposti? Lei ha già licenziato la dott.ssa Abise si appresta ad altri e secondo noi giusti ricambi. Ma non Le sembra che questo sia una pessima immagine all’opinione pubblica e all’elettorato che si chiede che mai siano stati commessi errori di valutazione così macroscopici? Si è nominato un cardiologo Assessore regionale agli Affari Generali, Personale e Riforma della regione e non si riesce a comprendere quale conoscenza e “professionalità” in materia amministrativa e costituzionale potesse vantare. E una ginecologa all’Assessorato al Turismo, la cui competenza parrebbe essere dovuta al fatto che il padre è proprietario di un albergo. Ed ancora il funzionario di un Museo all’Assessorato alla Pubblica Istruzione, come se la Sardegna fosse priva di intellettuali, uomini e donne di cultura in grado di governare quell’Assessorato. E altri come l’assessore ai Trasporti, all’Ambiente, al Lavoro. Tutte brave persone, per carità, ma l’amministrazione della cosa pubblica, della cosa comune, è questione estremamente seria perché sia affidata in maniera superficiale a chi è privo di competenza specifica della materia affidata e di professionalità. Questo pensavamo in campagna elettorale e questo pensiamo ancora! E poi la Rau, brava ragazza ed obbediente, e che provenendo da Nomisma, e quindi da Prodi, diventa intoccabile, per la gioia dei sindacati e soprattutto degli operai in cassa integrazione e dei disoccupati. E che dire di Gianvalerio Sanna, suo feroce oppositore prima della sua designazione a leader della coalizione e poi, dopo la rinuncia alla candidatura perché sicuro di perdere con Biancue Onida, la battaglia per l’assessorato diventando, improvvisamente, un suo fedelissimo e zelante assessore! Che esempio, che immagine di coerenza, che amor proprio! Continui pure a trattarli male se e quando lo meritano, Presidente, tanto questi pur di conservare l’indennità ed il ruolo che occupano sopporteranno tutto, come tutto ingoieranno i consiglieri regionali, almeno sino al compimento dei due anni e sei mesi previsti per la pensione! Questa è la nostra classe politica! E a proposito di classe politica non Le parte che 85 consiglieri regionali siano troppi in una regione con 1.600.000 abitanti, quando regioni con ben altra popolazione quali la Lombardia, l’Emilia-Romagna, la Toscana e tante altre hanno un numero di consiglieri notevolmente inferiore. E le indennità percepite dai nostri onorevoli consiglieri? Non Le sembrano esagerate sia per le capacità dei singoli che per la situazione della regione che vanta un notevole tasso di disoccupazione, di lavoro precario e di povertà? Indennità aggiuntive, liquidazione di fine mandato per il trauma di dover riprendere una vita da normali cittadini! L’iniziativa del consigliere Pisu di revisione della materia pare già defunta per la immediata presa di distanza di tutti, maggioranza e opposizione, uniti nella difesa dei loro privilegi. E non si vergognano, Presidente, nel difendere privilegi che offendono le persone meno abbienti, i pensionati, i disoccupati. Salvo poi parlare di disaffezione della gente per la politica! La disaffezione non riguarda la politica, ma questi politici! Eppure le persone capaci, nei vari settori dell’Amministrazione in Sardegna ci sono, persone non disponibili agli ordini dei capettini dei partiti di maggioranza e quindi per questo neppure presi in considerazione. E L’ANTIPOLITICA. MA QUESTI SUOI POLITICI? E’ capace e dotato di specifica professionalità l’Assessore ai lavori pubblici e si ha la sensazione che stia ben operando come è certamente di notevole qualità l’Assessore Pigliaru, non a caso scelto da Lei, che si contraddistingue per l’alta professionalità, per la capacità e signorilità. Rappresenta una grande risorsa della e per la Sardegna. DIRINDINA L’AMICA DI ROSYNA E veniamo al nostro campo. La Dirindin! Gli sponsor sono stati molto forti: la Margherita, Rosy Bindi, Prodi. E conseguente è stata la scelta di tutti i suoi collaboratori, interni ed esterni all’Assessorato. La Sanità è “cosa sua”! A noi, semplici rappresentanti di base, operatori della sanità di tutte le qualifiche, conoscitori della realtà sanitaria della nostra regione, utili ed utilizzati per la campagna elettorale, non resta che leggere sul giornale o vivere sulla nostra pelle, quando si sta facendo in sanità. In maniera supina, come nel passato, costretti a subire ogni decisione o scelta senza alcuna possibilità di poter esprimere il nostro parere di operatori del settore. La Dirindin ha confermato di essere brava in materia di programmazione sanitaria, è il suo campo, ma teorica è del tutto priva di esperienza gestionale. La sua inesperienza gestionale unita alla non conoscenza della politica sarda e delle sue implicazioni e collegamenti con la sanità, cosa non trascurabile, ha portato a smentire quanto abbiamo sostenuto, lei compreso Presidente, in campagna elettorale e cioè e cioè l’esigenza dell’immediata sostituzione dei direttori generali delle ASL (a nessuno è sfuggito che la nuova giunta di centro-sinistra del Lazio in meno di quattro mesi dalla sua elezione, ha già sostituito tutti i direttori generali delle ASL). I direttori generali delle ASL sarde potevano e dovevano essere licenziati tutti quanti per dare un forte segnale di cambiamento, senza alcun bisogno delle pantomime cui la Sardegna ha assistito, del tipo: “Si dimetta!” “No!” e sono rimasti al loro posto, salvo trascurabili eccezioni, sino alla fine del mandato quinquennale. Potevano, e anzi dovevano essere licenziati in base alla legge, nazionale e regionale, che prevede il licenziamento dei direttori delle ASL i cui bilanci denotino un passivo superiore al 5% dell’importo assegnato. Perché non lo si è fatto? Non si è saputo o non si è voluto fare consentendo così al centro-destra di continuare a gestire il settore? Perché si è consentito agli avversari politici di riderci dietro nei posti di lavoro? Riconosciamo all’Assessore il merito di aver predisposto il nuovo Piano per l’Assistenza Sociale ed il nuovo Piano Sanitario regionale che mancava da vent’anni. Aspettiamo però di vedere come i posti letto e le varie specialità saranno distribuite nella Regione, quali posti letto saranno tagliati, in che misura e in quale ASL, considerando gli accordi stipulati con l’Università che prevedono per i Policlinici 450 posti letto a Sassari e 750 a Cagliari su un totale di 5737 posti letto per acuti che la Sardegna dovrà avere (rispetto agli attuali 7643) in base ai parametri nazionali. E qui sta il problema Presidente! Un Assessore universitario, non ancora ordinario nella materia di insegnamento, concede alle Università sarde ben 1200 posti letto, oltre ogni pur ottimistica aspettativa. Ma qualcuno può credere che questo sarà un passaggio indolore? Che oltre venticinque anni di contrasti tra universitari ed ospedalieri termineranno quando si dovranno tagliare i posti letto ospedalieri, ed i relativi primariati e posti di lavoro, per rientrare nei parametri nazionali e per i 1200 posti letto dei Policlinici universitari? Qualcuno può pensare che i sindacati medici e quelli confederali, che i lavoratori tutti degli ospedali possano permettere un’operazione di questo tipo? E intanto abbiamo assistito alla nomina dei nuovi Direttori Generali, quelli che dovrebbero cambiare la situazione sanitaria sarda. SALE SULLA FERITA UNIVERSITARI- OSPEDALIERI A Sassari e Cagliari, le più grosse realtà sanitarie della nostra Regione che necessitavano di direttori capaci, esperti, ma anche conoscitori delle specifiche problematiche sanitarie di quei territori, sono state affidate a due non-sardi, Zanaroli e Gumirato, dirigenti non di primo piano nelle loro regioni. Ora si potrebbe pensare che la scelta sia stata fatta perché i suddetti sono risultati in possesso di particolari e prestigiosi titoli, professionalità ed esperienze maturate e si scopre invece che i titoli posseduti e l’esperienza documentata è modesta rispetto a molti, moltissimi sardi. E non creda l’Assessore Dirindin che i sardi con i maggiori titoli presenti nell’elenco degli idonei siano stati tutti contigui alla giunta di centro-destra proprio perché non disponibili per tutte le occasioni, e tanti dirigenti di ASL discriminati perché capaci, corretti e coerenti. Costoro sono sardi, ma non “nani”! E’ pur vero che non sono stati, come Zanaroli e Gumirato, allievi o collaboratori nei corsi professionali in cui la Dirindin ha insegnato, ma è altrettanto vero che non sono certamente disponibili, come non lo sono stati mai, per dignità professionale, a mettersi sull’attenti di fronte a chicchessia. ZANAROLI E GUMIRATO NESSUN SARDO È Più DOTATO Zanaroli è in servizio da otto mesi ed a sentire i sindacati e i lavoratori di quella ASL non sembra che ci siano stati cambiamenti sul piano assistenziale. Proseguendo sulla stessa linea del suo predecessore ha proseguito con consulenze esterne in favore di amici ed ex colleghi dell’Emilia Romagna (tra queste la più eclatante è stato l’affidamento dell’informatizzazione ad un medico). Gumirato è da troppo poco tempo in servizio ma già si è distinto per la nomina del Direttore sanitario (ex di Franco Meloni) e della commissione istituita per valutare l’appalto dell’oncologico: tutti esperti del continente, non sardi, compreso un avvocato bolognese. Tutti “nani” i sardi, compresi gli avvocati. Per il resto, nessun rapporto con i sindacati, anche questi “sardi”, con i dirigenti della ASL, alcuni dei quali farebbe meglio a cacciare per quello che hanno combinato sino ad oggi. Ma chissà quando riuscirà a sapere queste cose! Delle ultime nomine effettuate, che dire, se non che non sembrano certo nomine di grande levatura. Onnis, buon dirigente, è stato diessino sino a diventare Responsabile di un servizio, quindi ha assiduamente partecipato alle riunioni della Margherita e ultimamente, in prossimità delle nomina molto opportunamente, ha ruotato intorno a Progetto Sardegna. Come ci hanno riferito colleghi di Carbonia, non è mai stato responsabile del dipartimento di prevenzione, il cui direttore era ed è il dott. Angelo Biggio. Di Urru, che proviene da un’impresa privata poco sappiano se non che ultimamente era consulente dell’Assessore Rau. Speriamo sia persona capace nell’interesse delle popolazioni nuoresi. Della Pintus invece vogliamo ricordare i continui cambi di casacca politica. Fedelissima a suo tempo di Paolo Fadda veniva gratificata con la Direzione Sanitaria della ASL7; passava poi, con la giunta di centro-destra, a Giorgio Oppi suo sponsor per promozioni ed incarichi. Ora dobbiamo presumere che sia tornata nell’alveo del centro-sinistra perché se si dovessero esaminare le sue capacità manageriali, avremmo difficoltà a capire come le si sia potuto conferire un incarico che, a detta di tutti, è più grande di lei. MARI MONTI & CALVISI Ma la nomina che sconcerta e indigna più di tutte le altre, anche i suoi compagni di partito, è quella di Benedetto Barranu alla ASL di Carbonia. Nessuno si meraviglia del fatto che Barranu, in astinenza di incarichi ed indennità, abbia brigato e mosso mari, monti e calvisi per ottenere questo incarico. Come se non avesse avuto già abbastanza dal suo partito: consigliere regionale ed assessore, presidente della SFIRS, come novello Ciampi, ed oggi direttore generale di ASL senza mai essersi occupato di Sanità! Ci voleva proprio questo per quella ASL dopo cinque anni di cura Simeone-Oppi! Ma Lei, Presidente, a proposito delle nomine in sanità aveva sostenuto con foga il no deciso ai politici ed il si ai tecnici, ai professionisti della materia. E lo stesso con altrettanta foga moralisticheggiante aveva sostenuto la Dirindin! Ma Barranu non è mai stato un tecnico della sanità di cui mai si è occupato, ma un politico in cerca di incarico ben retribuito. IL CASO CARBONIA E IL REGALO FATTO A OPPI E allora quali pressioni e da parte di chi sono state fatte nei suoi confronti e della Dirindin per questa nomina, fatta con tale decisionismo e fretta quando addirittura il nominativo di Barranu non era neppure nell’elenco degli idonei, sottoponendo quindi la Giunta ad una figuraccia prontamente ripresa dalla stampa locale e dall’opinione pubblica? E non ci si chiede come mai nessun politico dei partiti di maggioranza abbia applaudito a questa scelta e che l’unico compiaciuto sia stato Giorgio Oppi, ex-assessore alla sanità e boss di iglesias e Carbonia? E questo non la preoccupa, non la fa pensare, Presidente? A noi sì! E il nuovo segretario regionale dei DS, Giulio Calvisi, non ha nulla da dire? La stampa parla di un via libera suo e di Antonello Soro alle nomine di Barranu e Urru. Complimenti, soprattutto per l’affermazione secondo cui “le nomine non si commentano”. In altre parole il segretario del partito di maggioranza relativa nella coalizione ritiene di non avere il dovere di esprimersi su chi viene chiamato a governare un settore di importanza fondamentale quale la salute dei cittadini. E di che si deve occupare un segretario di un partito se non del modo e da chi e con quali capacità viene gestita la cosa pubblica, piuttosto che solo ed esclusivamente della propria carriera politica e con l’esigenza, per questo di non scontentare correnti interne al proprio partito. Ma tant’è! Noi speriamo che queste notizie siano uno scherzo perché pensiamo che nessuno, che abbia un minimo di senso del governo della Sanità e senso politico possa, non tanto fare, quanto solo pensare soluzioni di quel tipo. MELONI UN ESEMPIO DI TRASVERSALISMO SCIENTIFICO Franco Mulas da Nuoro ad Olbia! Nominato dal centro-destra, con un trasformismo e cambio di casacca che non meraviglia chi conosce la persona, da alcuni mesi è passato, armi, bagaglio ed incarico alla Margherita di Antonello Soro(entrambi nuoresi sono cresciuti politicamente insieme) e si appresta a ricevere il premio. Su come abbia amministrato e come sia cambiata la sanità del nuorese bisognerebbe chiedere ai funzionari dell’assessorato alla sanità. Salvo che non sia sufficiente la parola di Antonello Soro! Franco Meloni, riformatore, fedelissimo di Massimo Fantola, centro-destra naturalmente, rappresenta il trasversalismo portato a livello scientifico. Cresciuto professionalmente al Brotzu, con una parentesi al Policlinico universitario dove ha lasciato le sue propaggini, Corrias e Filigheddu, nominato dalla Giunta di centro-destra non ha difficoltà a chiamare come consulente Emanuele Sanna, allora consigliere regionale dei DS. Nessuna difficoltà a trasferire al Brotzu, da altre ASL, quanto gli sono richiesti da quelli che contano. Tutti i concorsi del Brotzu vedono vincitori persone espressione o segnalate dai poteri forti cagliaritani: massoneria, università, magistratura, politici di tutti i partiti (verificare e chiedere per credere). Questo modo di gestire gli ha consentito di vivere tranquillo reprimendo quanti, pochi, hanno osato obiettare. E’ quindi pronto all’incasso di quanto seminato! CARO SORU NEPPURE IL CENTRODESTRA AVEVA OSATO TANTO Ma notizie più dettagliate e precise su come il Brotzu è stato gestito (gare, concorsi, bilanci) potrà fornirgliele il Presidente del circolo Cagliari di Progetto Sardegna, dirigente autorevole e capace di quell’ospedale. Ci manca solo che Franco Meloni incassi di nuovo il Policlinico, con il buon Ristretta che lo attende da anni, tanto da non aver nominato alcun direttore generale in sua sostituzione. Il cerchio così si chiude soprattutto se al Brotzu verrà nominata una sua appendice, e neppure di primo piano, quale il povero dott. Corrias. Questo povero bravo ragazzo è del tutto succube di Meloni da sempre, da lui portato al Policlinico assieme al dott. Filigheddu, ha rappresentato la sua volontà e governo di quella amministrazione. Ora da quanto si legge sulla stampa, la Giunta si appresterebbe a creare questa situazione: Meloni al Policlinico, il suo uomo Corrias al Brotzu, Sorrentino già piazzato alla ASL 8. Ed il gioco è fatto! Neppure il centro-destra aveva osato tanto! La sanità cagliaritana, con tutto ciò che comporta sul piano degli interessi dei vari potentati politici ed economici, tutti sotto un unico controllo con il ringraziamento dei soliti noti. In altre parole si fa finta di cambiare perché tutto resti come prima, anzi meglio! E allora dott. Soru, che dire? Chi si assumerà la responsabilità di fronte ai sardi del prevedibile ulteriore scadimento della sanità della nostra regione? Abbiamo fatto campagna elettorale per questo? Abbiamo lottato per arrivare a questi risultati? E’ possibile tutto questo? Noi pensiamo che, nonostante gli errori sin qui fatti, siamo ancora in tempo ad agire per un effettivo cambiamento e per questo continuiamo ad avere grande fiducia in Lei e in Lei solamente, certi come siamo che degli stati d’animo che Le abbiamo con sincerità manifestato e con le notizie, anche se frammentarie, che Le abbiamo fornito, Lei saprà assumere le contromisure per battere questo disegno. Gli uomini sono importanti per mandare avanti idee politiche valide: bisogna scegliere quelli giusti! Non è facile, ma in Sardegna ci sono e vanno utilizzati se davvero si vuole una Sardegna migliore! Siamo ancora con Lei! Delegato dai colleghi (Mauro Mattu) __________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 14 ott. ’05 IL PERICOLO CORRE SULLA STATALE 554 record di incidenti sulla 554 Maglia nera dell'asfalto per l'arteria cagliaritana: la Provincia annuncia il via al nuovo ponte La Provincia annuncia il nuovo ponte sulla statale 554, ma dall'Aci arriva l'amara conferma: la statale 554 è ancora la strada più pericolosa della Sardegna. Con i suoi interminabili semafori, con le strettoie improvvise e quel guard rail che rende la carreggiata più stretta, gli incidenti si sprecano e il traffico impazzisce. Allo scenario di ogni giorno si aggiunge la verità delle statistiche. La 554 con i suoi 13,6 chilometri occupa la cinquantunesima posizione su oltre 800 del territorio nazionale. È quanto emerge dai dati Istat sugli incidenti stradali del 2004 elaborati dall'Aci e presentati ieri a Riva del Garda in occasione del Salone internazionale della sicurezza stradale. La media degli incidenti per chilometro della 554 e' stata lo scorso anno del 2,06 e con 0,07 morti per sinistro. Al secondo posto si classificano 5,8 chilometri della Carlo Felice, che con 1,72 incidenti per chilometro si piazza all'82esimo posto nella triste graduatoria. Mentre la statale 125, diramazione orientale sarda di 4,5 chilometri, occupa la 149esima posizione con 1,11 incidenti medi al chilome tro. MA È PROPRIO la statale 554 a guadagnarsi la sgradita maglia nera del pericolo che corre sull'asfalto. Più della Sulcitana, più di viale Marconi. Ora però c'è un progetto che potrebbe cambiare lo scenario del rischio: il ponte sulla statale 554. L'assessore provinciale alla Viabilità Paolo Mureddu lo ha detto ufficialmente in consiglio: «Stiamo predisponendo il contratto e non appena sarà pronto consegneremo i lavori, probabilmente entro una settimana ». A sollecitarlo in consiglio provinciale era stata un’interrogazione presentata da Pierpaolo Ledda dei Riformatori sardi. Che chiedeva notizie su quel ponte che era stato al centro meno di un anno fa di un'inaugurazione flop targata Davide Galantuomo. L'EX SINDACO di Quartu aveva partecipato all'ideale taglio del nastro di un progetto che invece si era poi nuovamente arenato sugli scogli della burocrazia. La Regione ha dato l'okay, il Comune di Monserrato ha inviato la concessione edilizia e ora tocca alla Provincia. Il ponte sorgerebbe nel punto più strategico: nei pressi della cittadella universitaria di Monserrato, il crocevia più a rischio e più trafficato della 554. Tra qualche giorno dovrebbe arrivare l'annuncio, poi il primo mattone. ? __________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 12 ott. ’05 IL NUOVO REPARTO DI RADIOLOGIA SARÀ PARI AL CENTRO DI VERONESI Asl 8. La Giunta regionale autorizza il manager a rinegoziare il nuovo contratto con la Siemens I lavori nel polo ospedaliero Businco-Microcitemico costeranno 104 milioni in meno «Tra due anni Cagliari avrà un centro di radiologia pari solo ad altri due centri in Italia, nella cura dei tumori: l'Irccs di Aviano e il Centro Europeo Oncologico di Umberto Veronesi a Milano». Cinque mesi dopo lo stop dell'appalto con la Siemens (ristrutturazione e miglioramento degli ospedali Businco e Microcitemico), il manager della Asl 8 Gino Gumirato annuncia le novità: la Giunta regionale ha autorizzato a procedere per la revisione del contratto di projectfinancing. All'assessore alla Sanità Nerina Dirindin non era piaciuto il rapporto qualitàprezzo del vecchio accordo e per questo il vecchio manager Efisio Aste perse il posto. Ora, ecco i nuovi termini: «Abbiamo tagliato i costi di 101 milioni e 519.203 euro», spiega Gumirato, «spendendo meno per la manutenzione e di più per la qualità dei servizi». Tra due anni sorgerà dietro il Microcitemico un nuovo reparto di radiologia «che era la nostra mancanza più grave e costringeva molti sardi a cercare cure in Italia», ha ricordato ieri l'assessore Dirindin. Questo centro avrà quattro acceleratori lineari, che potranno curare il tumore in tre dimensioni: altezza, larghezza e profondità. Una di queste macchine può trattare anche in una quarta dimensione, cioè il movimento. «Soltanto il centro di Veronesi a Milano e l'Irccs di Aviano, in Italia, hanno macchine di pari potenza», annuncia il manager. «Così Cagliari diventerà un punto di riferimento non solo per i sardi, che non saranno più costretti a fare i viaggi della speranza per la radioterapia dei tumori, ma anche per il Sud Italia». L'impegno di spesa non è più trentennale, ma decennale. Il vecchio contratto prevedeva una spesa di 205.703,203 euro. Quello nuovo invece 104.184 mila euro. «Ma anche calcolando la spesa in rapporto a trent'anni - continua Gumirato - il risparmio sarebbe comunque di 31 milioni». Mentre la spesa è aumentata per quanto riguarda l'acquisto dei macchinari (da 62 a 66 mila euro), è calata moltissimo per la manutenzione: da 143 mila euro a 37 mila. «Si tratta di una manutenzione a nostro avviso migliore: full risk (il prezzo comprende ogni genere di guasto) e up-grade, nel senso che la Siemens per dieci anni è tenuta a installarci, gratis, ogni sua futura innovazione tecnologica». Il manager conclude: «È la prova che quando si parla di “razionalizzazione sanitaria” non si intende un taglio dei servizi». ? __________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 12 ott. ’05 APRE UN CENTRO GRATUITO PER LE MADRI DEI PREMATURI Via San Giorgio. Posti letto, bagni e cucina grazie alla Fondazione Franco Chiappe Prima erano costrette a dormire in auto per stare vicino ai figli Sabato l'inaugurazione Da due settimane è già realtà: un centro di accoglienza per le madri dei bambini nati prematuri. Un posto dove dormire e mangiare nell'attesa - spesso lunga - che il figlio esca dall'incubatrice dove è rinchiuso. Così le donne che prima erano costrette fare lunghi viaggi ogni giorno, o addirittura a dormire nell'auto perché i soldi per affittare una stanza non sempre ci sono, ora hanno un'alternativa gratuita: il locale della Fondazione Franco Chiappe. È PER RICORDARE l'ex primario dell'istituto di Patologia Prenatale (scomparso circa due anni fa) che la moglie Rosanna, presidente della fondazione, ha messo sei posti letto («ma se serve possono aumentare»), bagni e cucina a disposizione di tutti. Il centro è proprio sotto la Clinica di via Porcell: in via San Giorgio 10, uno spazio affittato dagli Istituti Riuniti. «Tutto di tasca della fondazione», precisa Rosanna Chiappe, «e senza un solo euro di contributi pubblici. L'idea è nata perché in Clinica Prenatale non c'è nemmeno uno sdraio dove far dormire le madri durante la degenza dei loro figli. E così aprire un centro gratuito ci è sembrato il modo migliore per ricordare il nome di mio marito ». Il locale per il momento ha sei posti letto. «Ci siamo informati: in media, le donne che hanno bisogno di una s sistemazione non sono mai piu di sei contemporaneamente, spiega la presidente. Ma se dovesse servire piu spazio non c'e problema: abbiamo a fianco i locali enormi dedicati alla parte amministrativa della Fondazione. Basta aggiungere altri lettiâ. SABATO alle ore 11 ci sara l'inaugurazione ufficiale. Ma gia diverse madri hanno vissuto in questa casa, dove le conversazioni vertono quasi tutte, ovviamente, su un tema solo: la maternita. Ora c'e Elena, che era venuta qui dalla Val D'Aosta per le vacanze, e non pensava di diventare mamma cosi lontano da casa; e Gavina, di Olbia, anche lei ospite, anche lei grata alla Fondazione per non aver dovuto affittare una casa in questi mesi. Chi vuole sostenere la Fondazione puo fare donazioni a: C/C/P n. 52165529 o C/C/B n. 61525 presso Banco di Sardegna, agenzia 6, codici ABI01015 e CAB 04809, intestati a Fondazione Franco Chiappe, viale Poetto 78, 09126 Cagliari. __________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 14 ott. ’05 NASCONO LE CLINICHE PER MORIRE SERENI Come il mantello usato dai pellegrini per ripararsi dal freddo e dalle intemperie. La parola palliative deriva dal latino pallium e col tempo ha preso l'accezione di inutile e inefficace. Tutt'altro: le cure palliative, per chi non ha più la speranza di guarire, hanno lo scopo di migliorare la qualità della vita (sollievo del dolore) quando non esistono possibilità di trattamenti specifici. A volte è sufficiente un'aspirina, altre volte può essere necessario l'uso di sostanze più potenti come la morfina, ma quello che è sempre rifiutato è l'accanimento terapeutico. Un nuovo approccio alla cura dei pazienti affetti da malattie inguaribili (considerare il morire un processo naturale) che si sta affermando anche in Italia. Per questo scopo in Sardegna sono in costruzione tre strutture finanziate con oltre tre milioni di euro. Si chiamano “hospice” e sono piccoli appartamenti dotati di bagno, cucina e camera, creati per accogliere i pazienti che non possono essere assistiti a domicilio. In questo modo la famiglia può rimanere accanto al malato in un'ambiente confortevole, riservato, senza problemi di orario e avendo a disposizione le strutture dell'ospedale e l'assistenza di medici e infermieri. In Sardegna sono in fase di realizzazione tre hospice: a Cagliari all'ospedale Binaghi (è previsto l'ampliamento della struttura per un totale di 1.400 metri quadri), a Iglesias al Santa Barbara (ristrutturazione di un fabbricato esistente di 890 metri quadri) e a Nuoro allo Zonchello (anche qui ristrutturazione di un fabbricato di 1.060 metri quadri). In tutto 40 posti letto (20 a Cagliari e 10 a Nuoro e Iglesias) per circa 3.000/3.500 pazienti che ogni anno, secondo le stime della Regione, in Sardegna possono usufruire dell'assistenza domiciliare palliativa __________________________________________________ Il Giornale di Sardegna 13 ott. ’05 MALATI REUMATICI, AI SARDI IL TRISTE PRIMATO Purtroppo la Sardegna detiene il primato del maggior numero di malati reumatici: sono 500mila circa un terzo della popolazione. In più è l'unica Regione a registrare una totale assenza di strutture ospedaliere di reumatologia, sia semplici che complesse. Sono appena 22 i posti letto riservati a tali patologie e gestiti dall'Università di Cagliari. A rivelarlo è un'indagine, il dossier "Artrite reumatoide" presentato a Roma, ieri, per la Giornata Mondiale delle Malattie Reumatiche. Quest'anno la manifestazione è dedicata all'artrite reumatoide, una patologia infiammatoria cronica, dolorosa e devastante, che colpisce ben 300mila italiani, di cui 11mila sardi. Una folla di pazienti di serie B, dimenticati dalle istituzioni e condannati per lo più a una vita da invalido. Tuttavia per molti, soprattutto donne tra i 25 e i 45 anni esiste una speranza concreta di veder regredire la malattia. Per ottenere ciò è necessario, da una parte, che la diagnosi sia corretta e precoce e, dall'altro, che la malattia sia curata con farmaci biologici o, meglio, molecole d'ultima generazione. La terapia, ancora poco diffusa, è prescritta per ora solo a 7.500 pazienti, sia a causa dei costi elevati sia perché i farmaci agiscono al meglio nei casi di malattia ai suoi esordi. Anche la Sardegna partecipa con altre regioni a ricordare la Giornata Mondiale delle Malattie Reumatiche e con l'Associazione Sarda Malati Reumatici. Infatti, il 16 ottobre si provvederà alla distribuzione di materiale informativo e si forniranno consulenze in piazza Del Carmine a Cagliari, dalle 8 alle 14. ______________________________________________ Le Scienze 12 ott. ’05 COME ELIMINARE LE MUTAZIONI DANNOSE Svelate nuove proprietà del meccanismo che elimina le molecole difettose Le mutazioni dei geni costituiscono la base dell'evoluzione, e noi dobbiamo a esse la nostra esistenza. Tuttavia, la maggior parte delle mutazioni sono dannose, in quanto costringono le cellule a produrre proteine difettose. Per questo motivo, le cellule hanno sviluppato meccanismi di "controllo di qualità" che riconoscono ed eliminano gli errori genetici. Alcuni scienziati della Molecular Medicine Partnership Unit (MMPU), un laboratorio gestito dall'Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare (EMBL) e dall'Università di Heidelberg, in Germania, hanno ora scoperto nuove caratteristiche di un fondamentale meccanismo di questo tipo, un processo chiamato nonsense-mediated decay (decadimento mediato da un nonsenso, o NMD) con il quale le cellule distruggono molecole potenzialmente dannose. Lo studio, pubblicato sul numero di ottobre della rivista "Molecular Cell", promette di far chiarezza sul modo in cui alcune mutazioni conducono alle malattie. Sia le proteine normali che quelle dannose hanno origine dalle istruzioni contenute nei geni. Le cellule leggono queste informazioni e creano una molecola di RNA che viene poi usata per creare le proteine. Normalmente l'RNA contiene frammenti di codice extra che devono essere tagliati via prima dell'uso. Durante questa operazione, le cellule attaccano all'RNA un gruppo di molecole chiamate EJC (exon junction complex, o complesso di giunzione esonica). L’RNA prodotto da un gene mutante di solito presenta un EJC nella posizione errata che attiva il NMD e distrugge l'RNA prima che venga usato per fabbricare proteine difettose. Andreas Kulozik e Matthias Hentze hanno ora scoperto che l'EJC può essere assemblato a partire da differenti componenti, e che ciò influenza come la cellula riconosce e gestisce gli eventuali difetti. "Finora - spiega Hentze - si riteneva che le cellule degli animali avessero un meccanismo standard che riconoscesse gli errori e attivasse il NMD. Noi abbiamo rimosso uno dei componenti di questo meccanismo, una proteina chiamata UPF2, e abbiamo osservato come rispondeva la cellula. Abbiamo scoperto esistono almeno due tipi di NMD: uno richiede la presenza di UPF2, l'altro no". La presenza o l'assenza di UPF2 cambia la composizione dell'EJC, fornendo alle altre molecole superfici differenti a cui attaccarsi. Questo, a sua volta, influenza il modo con cui un altro componente, UPF1, si inserisce nel meccanismo. UPF1 è direttamente responsabile dell'attivazione dell'NMD. Lo studio di Kulozik e Hentze dimostra che UPF1 può essere montato su entrambi i tipi di EJC: l'effetto finale è lo stesso, quello di distruggere in maniera efficace gli RNA difettosi. © 1999 - 2005 Le Scienze S.p.A. ______________________________________________ Repubblica 13 ott. ’05 IN BICI MA SENZA DANNEGGIARE IL SESSO Prevenzione ORMAI è una certezza: l'uso costante della bicicletta, se da una parte migliora le condizioni dell'organismo e, in particolare, del cuore e di tutto l'apparato cardiovascolare, dall'altra può rappresentare un importante fattore di rischio per la disfunzione erettiva . Ma, contrariamente a quanto si possa immaginare, la relazione tra traumatismo nella zona perineale e i disturbi sessuali non è nuova: la sua conoscenza risale agli antichi greci e, per la prima volta, fu stata descritta da Ippocrate in alcuni cavalieri sciiti. Inoltre, esistendo molte omologie tra l'anatomia dell'uomo e della donna, le disfunzioni sessuali e le alterazioni del tratto urinario sarebbero comuni ad entrambi i sessi. Nell'uomo sono più frequenti i disturbi prostatici, come le prostatiti, ma la insensibilità perineale, la perdita di sangue con le urine e la minore irrorazione dei corpi cavernosi del pene e del clitoride, sono dovuti al danno di medesime strutture come le arterie e i vasi pudendi . Ma buone notizie arrivano dal congresso degli andrologi italiani, dove è stato presentato un nuovo sellino in grado di ridurre al minimo i danni da traumatismo. "Il nuovo tipo di sella ha una concezione geometrica", spiega il dottor Nicola Pozza urologo dell'Ospedale di Mestre, "Che permette quattro vantaggi: il peso del corpo poggerebbe solo sui glutei, la punta del sellino ha la forma di un becco d'aquila così da lasciare liberi i genitali che vi si appoggiano, il lato posteriore è aperto in modo da limitare pressioni e torsioni della colonna vertebrale, è bucato al centro, infine, contribuendo così ad una migliore dispersione del calore, evitando il suo accumulo nell'area genitale". (a. f. d. r.) ______________________________________________ Corriere della Sera 9 ott. ’05 FARMACI: EFFETTI COLLATERALI NELL’AMBIENTE Evidenziato un nuovo e insidioso rischio ecologico: eliminati con le urine, i farmaci persistono attivi per anni nell'ambiente STRUMENTI Ogni giorno milioni di persone prendono almeno uno fra le migliaia di medicinali in commercio; farmaci che, dopo aver svolto la loro azione curativa, vengono eliminati, per lo più con le urine. A questo punto ci dimentichiamo di loro. In realtà i principi attivi, più o meno metabolizzati dall’organismo, finiscono nell'ambiente e vanno ad inquinare acque di scarico, fiumi e suolo, dove restano per anni. Non è il delirio di un ambientalista esagitato, ma l'argomento di una disciplina, l'ecofarmacologia, nata appena un paio di anni fa, già tema della conferenza d'apertura del congresso della Società internazionale di Farmacovigilanza, che si terrà a Manila a metà ottobre. Un settore nuovo fin dal nome, coniato per indicare lo studio dei rischi ambientali (di conseguenza, per gli animali e l'uomo) connessi all'impiego dei medicinali su larga scala. Perché il loro utilizzo è massiccio e in continua crescita: ogni anno nel mondo vengono consumate ben centomila tonnellate di antibiotici. «Nuotiamo in un mondo di cui sappiamo ben poco» ironizza Giampaolo Velo, direttore della Farmacologia Clinica dell'università di Verona e del centro di riferimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per la comunicazione sulla sicurezza dei farmaci, oltre che pioniere fra gli ecofarmacologi. ANALISI DELLE ACQUE - Specialisti che, per cominciare a capirci qualcosa, hanno provato a dosare antibiotici, analgesici, sedativi, antiipertensivi e altri farmaci di largo consumo in acque reflue, fiumi e falde acquifere. I risultati lasciano poco spazio ai dubbi: una ricerca apparsa qualche tempo fa sulla rivista «Lancet» dimostra che tutti i medicinali usati in abbondanza, specialmente quelli per terapie croniche, sono presenti nell'ambiente in quantità misurabile. L'autore è Roberto Fanelli, responsabile del Dipartimento Ambiente e Salute dell'Istituto Negri di Milano, che precisa: «Si tratta di concentrazioni basse, dell'ordine dei nanogrammi per litro (miliardesimi di grammo). Anche per questo non è facile identificare uno per uno i farmaci presenti nell'ambiente; come se non bastasse, il numero di molecole riscontrabili in un campione di acqua o suolo è elevatissimo e i metodi di rilevazione, basati sulla spettrometria di massa, sono complessi». Nonostante queste difficoltà, studiosi italiani, inglesi, francesi e tedeschi, negli ultimi tre anni hanno dimostrato che i corsi d'acqua europei portano in mare medicinali come diclofenac, ibuprofen (anti-infiammatori), propanololo (abbassa la pressione), antidepressivi e antibiotici. «Oggi le ricerche si stanno concentrando sui medicinali che, non degradati, possono accumularsi con maggior facilità» aggiunge Fanelli. CIRCUITO CHIUSO - Il nostro organismo metabolizza dal 30 al 70% dei farmaci che ingeriamo, trasformandoli in composti il più delle volte innocui; il resto della dose somministrata però finisce nelle orine intatta e ancora in grado di agire. Da qui i medicinali proseguono il loro viaggio verso i depuratori delle acque reflue e poi in fiumi, laghi e mari, ma durante il percorso le occasioni per inquinare un po' dappertutto si sprecano: i fanghi derivati dagli impianti di depurazione vengono spesso riciclati come concimi agricoli e le acque fluviali sono utilizzate per l'irrigazione dei campi. E non c’è solo l’impiego umano dei farmaci: in agricoltura e nell'allevamento degli animali si utilizzano antibiotici, ormoni, antiparassitari che finiscono nel terreno e da qui filtrano nelle falde acquifere. Ma l'ecosistema non è a compartimenti stagni: i farmaci rientrano nella catena alimentare perché passano dal suolo nell'erba mangiata dagli animali o alla frutta e alla verdura che arriva sulle nostre tavole. Oppure, più semplicemente, li beviamo perché fiumi e falde acquifere sotterranee servono ad alimentare gli acquedotti cittadini e le riserve di acqua potabile. I RISCHI - Farmaci e droghe che ingeriamo così, del tutto inconsapevolmente, possono essere pericolosi? «I medicinali o i loro prodotti di scarto dispersi nell'ambiente possono avere un effetto perché, per loro natura, sono attivi anche a dosi molto basse - risponde Fanelli - . Bisogna capire se come e dove questo effetto si manifesta: non possiamo permetterci di ripetere gli errori commessi in passato». Il riferimento è alla disinvoltura con cui, soprattutto negli anni '60 e '70, sono stati messi in commercio prodotti chimici d'ogni sorta, salvo poi accorgersi che erano dannosi per l'ambiente e persistenti: ancora oggi nel latte materno o nel nostro sangue possono essere dosate tracce di contaminanti messi al bando trent'anni fa. «Non è semplice capire se i farmaci dispersi nell'ambiente esercitano un'azione biologica sull'uomo: dovremmo, innanzitutto, riuscire a dosare i medicinali di più largo impiego nel sangue di persone che non li hanno mai presi - spiega Velo - -. Inoltre gli effetti derivano da un cocktail di sostanze cui si è esposti involontariamente, per periodi lunghi e senza che ve ne sia bisogno, ma i metodi d'indagine impiegati in tossicologia non bastano a prevedere le conseguenze a lungo termine». I SORVEGLIATI «SPECIALI» - Fra i farmaci, quali sono più insidiosi? I "sorvegliati speciali" sono gli antibiotici e gli ormoni. I primi perché si consumano a tonnellate e una volta dispersi nell'ambiente possono far comparire ceppi di batteri resistenti, pericolosi per uomo e animali. Gli ormoni, dal canto loro, sono molto attivi a concentrazioni minime e stabili nel tempo: anche in piccola quantità possono provocar danni, almeno sul metabolismo degli animali. Gli studi che lo segnalano sono ormai numerosi: si è visto, ad esempio, che miliardesimi di grammo di estrogeni alterano lo sviluppo sessuale di alcune specie di pesci con esiti disastrosi sulla loro possibilità di riprodursi. Thomas Moon, biologo dell'università di Ottawa in Canada, ha segnalato che pesciolini rossi esposti a residui ambientali di gemfibrozil, medicinale abbassa-colesterolo, smettono di produrre testosterone. Resta da capire che cosa può accadere all'uomo che mangi pesci o altri animali "imbottiti" di farmaci o beva acque inquinate da medicinali. «Verosimilmente non dobbiamo temere l'acqua del rubinetto, date le dosi minime ingerite di volta in volta. Non si può escludere, però, un effetto nocivo a lungo termine» ammette Velo. Il cocktail di principi attivi cui siamo involontariamente esposti potrebbe alterare la nostra capacità di risposta alle medicine o mandare in tilt il metabolismo: con l'andare degli anni, ad esempio, potrebbe accadere ciò che si è verificato ai tempi delle bistecche agli ormoni, quando la carne gonfiata dagli steroidi provocò casi di ginecomastia (la comparsa del seno negli uomini). Del resto c'è chi imputa il progressivo abbassamento dell'età dello sviluppo nelle bimbe all'esposizione minima, ma continua agli estrogeni ambientali. Fra qualche tempo potremo forse saperne di più: nel dicembre 2002 il governo svedese ha chiesto alla Swedish Medical Products Agency, il corrispettivo della nostra Agenzia del Farmaco, di stilare un documento ufficiale circa il rischio ambientale posto dai farmaci di maggior utilizzo. «In attesa che questo e altri studi facciano luce sui reali effetti biologici dei medicinali dispersi nell'ambiente è prudente usare i farmaci meno e meglio; - raccomanda Velo - . L'inquinamento ambientale da farmaci oggi può sembrare un problema irrisorio, ma col tempo le quantità presenti in fiumi, laghi e falde acquifere aumenteranno a dismisura e potranno superare la soglia di pericolo». Provocando danni che ignoriamo e che oggi non siamo in grado di immaginare. Elena Meli