RASSEGNA 24 GENNAIO 2009 CONCORSI ALLARGARE I REQUISITI - NELL'UNIVERSITÀ CREATIVA LA PERVERSA CONNESSIONE TRA MERITO E PRIVILEGIO - QUATTRO PUNTI DI VISTA IN DIFESA DELL'UNIVERSITÀ - IN ITALIA LA RICERCA È POSSIBILE - SCIENZA: VERO PER INSUFFICIENZA DI PROVE - LA RETE CANCELLA L' OPINIONE PUBBLICA - BUONA AMMINISTRAZIONE: GLI 11 CASI SARDI - LE LEGGI CHE GOVERNANO IL CERVELLO - COMPUTER TELEPATICO - I DIPENDENTI CON LA LAUREA SONO TRIPLICATI IN DIECI ANNI - GLI STRAORDINARI? «AIUTANO A VIVERE MEGLIO E PIÙ A LUNGO» - IGNOBEL COL TEST DELLE PATATINE: I NOSTRI SENSI CI INGANNANO» - LA FILOSOFIA DELL'OPEN SOURCE - CITYLIFE, I RIFIUTI FINIRANNO SOTTOTERRA MILANO COPIA IL MODELLO STOCCOLMA - ======================================================= MEDICI UN TAGLIO ALLE SCUOLE - AOU: I TORMENTI DELLE CLINICHE "A TEMPO - AOU: QUELLI CHE ASPETTANO IN SALA OPERATORIA - IL DIRITTO E LA CURA - SANITA: IL BENESSERE AUMENTA LA SPESA - DRG 2009 TARATI SUL CASE MIX - PESO DRG: ATTENTI AL REBUS COMPLESSITÀ - INDAGINE ANAAO-SWG: SSN BUONO MA NON TROPPO - VERONESI: FARMACIA IN TAVOLA - IL SENO VALE UNA VITA - TRAFITTI DAI FEROMONI - SENO, GUARIGIONI IN AUMENTO - AGOPUNTURA, SOLO EFFETTO PLACEBO - IN AUSTRALIA ESAMI SENOLOGICI MENTRE SI FA SHOPPING NEI NEGOZI - SALSALATO, DALLE OSSA AL DIABETE - QUANTO «REGGONO» I RITOCCHI DI BELLEZZA - ======================================================= __________________________________________________________ Il Sole24Ore 20 gen. ’09 CONCORSI ALLARGARE I REQUISITI Tra gli indicatori di attività di ricerca elaborati dal Cun escluse per il diritto le pubblicazioni su riviste internazionali: cosi si penalizzano i talenti di Francesco Denozza, Luca Enriques e Guido Ferrarini Il Consiglio universitario nazionale (Cun) ha di recente pubblicato gli jjj «Indicatori di attività scientifica e di ricerca», che individuano i requisiti minimi per l'ammissione alle diverse fasce di docenza in termini di quantità e qualità della ricerca prodotta (si veda Il Sole 24 Ore del 4 gennaio). Per quanto i livelli minimi non possano «essere utilizzati per determinare in modo automatico l'esclusione di un candidato a una valutazione comparativa», essi «sono punti di riferimento qualificanti per le commissioni é per l’autovalutazione dei candidati» e in caso di loro non osservanza le commissioni di concorso «devono motivare le ragioni della loro scelta». Dunque, gli indicatori influenzeranno fortemente le strategie di ricerca di chi aspira alla carriera accademica in Italia. Per l'arca delle scienze giuridiche, i criteri elaborati recepiscono prassi qui largamente seguite per la selezione dei docenti: occorrono ad esempio una monografia e otto saggi per diventare professore associato e due monografie e dieci saggi per la prima fascia. In questo modo, si rischia però di cristallizzare la tendenza delle scienze giuridiche, nel nostro Paese, a concentrarsi su profili di diritto positivo interno e 'a premiare l'erudizione e la quantità prodotta rispetto alla novità e allo sforzò creativo; in secondo luogo, si tagliano fuori un numero tendenzialmente crescente di giovani studiosi italiani e una buona parte di quelli stranieri (tralasciamo che insistere sulle monografie porta a uno spreco di fondi di ricerca, poiché molte monografie vengono pubblicate con i soldi dei dipartimenti e giacciono copiose nei relativi scantinati). Esistono due filoni della discussione scientifico-giuridica: il primo è quello, nazionale, che si focalizza sull'interpretazione del diritto positivo vigente, magari con aperture alla comparazione e agli aspetti teorici, ma in quanto strumentali alla ricostruzione della norma positiva; il secondo, invece, transnazionale, che mira ad analizzare le strutture giuridiche al di là delle loro manifestazioni contingenti e a mettere in luce la funzione delle norme e i loro effetti sociali ed economici, attingendo ad altre discipline, come la sociologia, l'economia e la psicologia, per una loro migliore comprensione. I due filoni, sia detto a scanso di equivoci, hanno pari dignità scientifica e intellettuale, ma non è facile, specialmente per un giovane alle prime armi, eccellere sia nell'uno sia nell'altro: per mettere assieme una monografia "tradizionale" (il vero banco di prova per il percorso nazionale) sono necessari tre ò più anni di ricerca; ma non menò tempo ci vuole per acquisire le conoscenze interdisciplinari e comparate necessarie a pubblicare articoli su riviste internazionali d'eccellenza (nel filone transnazionale sono rarissime le monografie di giovani studiosi). Porre quali requisiti per i concorsi una o due monografie portale nuove leve di studiosi a seguire le orme dei loro maestri, privilegiando il filone di ricerca nazionale. Naturalmente vi sono le eccezioni (rare) di chi riesce a fare entrambe le cose. Evi è anche chi fin dall'inizio sceglie la seconda strada, mirando in prima battuta a una carriera universitaria in altri Paesi: non prevedere che, in alternativa alla monografia possano valere pubblicazioni in primarie riviste internazionali significa dunque escludere alcuni talenti. E vuol dire tagliare fuori tutti i giuristi, anche non italiani, che si formano scientificamente in Paesi, come Stati Uniti e Gran Bretagna, in cui la monografia non è requisito necessario per una cattedra. Né si dica che per insegnare il diritto italiano, com'è compito delle nostre università, non si può che attingere a studiosi formatisi in Italia: a parte che ciò non vale certo per diritto internazionale; comunitario, comparato, romano o filosofia del diritto, è un fatto che le migliori facoltà di legge americane e britanniche selezionano anche talenti formatisi altrove, quasi digiuni di diritto americano o inglese, ma abbastanza svegli da acquisire in tempi brevi le conoscenze necessarie per tenere ottimi corsi: Non si vede perché ciò non si possa fare anche da noi. In conclusione, riteniamo che sarebbe opportuno integrare i criteri individuati dal Cunperfarà che le commissioni tengano in pari conto quella parte della produzione scientifica del candidato ché si sia espressa, anziché nella tradizionale confezione di monografie, nelle forme e nei luoghi in cui si consuma attualmente il miglior dibattito internazionale. _______________________________________________________________ L’Unione Sarda 17 gen. ’09 NELL'UNIVERSITÀ CREATIVA LA PERVERSA CONNESSIONE TRA MERITO E PRIVILEGIO Sono sostanzialmente d'accordo con ciò che il collega Gaetano Di Chiara ha scritto a proposito dell'Università su L'Unione Sarda di lunedì scorso. Uno dei nodi fondamentali in questo campo è la meritocrazia. Ci fu un tempo (circa mezzo secolo fa) in cui invocare il merito significava infrangere un vero e proprio tabù. È vero che la Costituzione parla di "capaci e meritevoli", ma sembrava a molti che fra "merito" e "privilegio" sussistesse una perversa connessione e che fra democrazia e meritocrazia ci fossero contrasto e contrapposizione. Si pensava che l'idea di merito si associasse a una spietata competitività che portava in alto i migliori e abbatteva o mortificava quanti per motivi di estrazione sociale o di deprivazione culturale erano destinati, senza peccato e senza colpa, all'insuccesso e all'emarginazione. Successivamente ci si è resi conto che il merito è un valore che merita (si passi il voluto bisticcio) riconoscimento. Parlando dello specifico universitario, potremmo riferirci a situazioni in cui il merito non viene riconosciuto, in cui mancano seri controlli e verifiche sia "in entrata" che in itinere e in cui la progressione in carriera è determinata, troppe volte, da fattori che ben poco hanno a vedere con l'impegno e la produttività scientifica. Due cose debbono però essere tenute presenti: le responsabilità del dissesto e del degrado non possono essere attribuite che parzialmente all'Istituzione tanto - e giustamente - criticata. Se l'Università italiana è quello che è, lo si deve anche - direi prevalentemente - agli atti di decretazione e di "legiferazione" che vanno, quanto meno, dalla gestione Gui (anni '70 dello scorso secolo) ai giorni nostri; in secondo luogo, le giuste critiche e i "correttivi" ora decisi per porre rimedio alle numerose patologie del sistema universitario non devono essere pretesto per delegittimare l'"Accademia"(si può ancora chiamarla così?) e per screditarla. L'Università è sempre stata, malgrado tutto, un presidio di creatività e divergenza, di una cultura "scomoda" da non considerarsi, comunque, come "laboratorio" del consenso. Qualche cosa di simile, mutatis mutandis, vale per la scolarità pre-universitaria. A questo livello non si può forse parlare di cultura "comoda" o "scomoda", che orienti al consenso o propizi il dissenso motivato e critico. Qui il problema è se si vogliano cambiamenti che corrispondano a quanto la pedagogia moderno-contemporanea ha teorizzato nel corso dei decenni e dei secoli, o se si preferiscano misure di adattamento passivo a realtà sociali mutate, a cui la scuola deve pur corrispondere, ma a cui non deve semplicemente adeguarsi e che in alcuni casi deve fermamente contrastare; non si deve soltanto pensare a una scuola "adeguata" all'esistente o a ciò che si prospetta e si preannuncia, spesso nel segno di uno sviluppo "non-compatibile". Se è giusto pensare a una scuola all'altezza di una società quale dovrebbe essere, è altrettanto giusto pensare a una società all'altezza di una scuola quale dovrebbe essere, non sospettabile, innanzitutto, di far passare come "buona pedagogia" (ha parlato di questo pubblicamente Licio Gelli, plaudendo alla "riforma" prospettata dalla ministra in carica) ciò che ragioni di bilancio o preoccupazioni connesse alla "contaminazione etnica" fanno apparire, agli occhi di alcuni, opportuno e inevitabile. Potrebbe essere che atti di decretazioni e di "legiferazione" volti opportunamente a correggere i difetti dell'Università facciano parte di un disegno culturale inquietante che tende a mortificare la cultura divergente e a propiziare lo sviluppo della cultura convergente: quella dei media strapotenti e del mercato "creativo" anarchico e spregiudicato, la cui irrazionalità e le cui perversioni stanno sotto gli occhi di tutti. La cultura universitaria della libera ricerca, anche "di base" e non immediatamente finalizzata, deve essere per molti versi, se ci si intende sul termine, "autoreferenziale"; cioè deve rendere conto in primo luogo a se stessa, e parallelamente rendere conto (al sistema produttivo, all'economia e alla società in genere, come anche deve chiedere conto al sistema produttivo, all'organizzazione economico produttiva ecc.), esercitando la critica e stimolando i soggetti responsabili delle decisioni assunte a livello politico (decretazione e "legiferazione"). Sarebbe ingiusto, esagerato e ingeneroso dire che con queste "manovre di governo" si voglia potenziare una cultura "di regime", ma qui vale il noto slogan andreottiano: "A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca". ALBERTO GRANESE (Università di Cagliari) __________________________________________________________ Il Manifesto 23 gen. ’09 QUATTRO PUNTI DI VISTA IN DIFESA DELL'UNIVERSITÀ GAETANO AIZARITI, ALBERTO BURGIO, ALBERTO LUCARELLI E ALFIO MASTROPAOLO MANIFESTO PER L'UNIVERSITÀ PUBBLICA, DERIVEAPPRODI, PP.95, EURO 10 Luigi Maria Sicca Manifesto per l'università pubblica è un agevole pubblicazione in cui 4 docenti di altrettanti atenei propongono differenti sguardi sulle fondazioni-università previste nel decreto legge n.112 da poco convertito in legge. Si tratta di una «riforma» oppure di trasformismo? Questa, in sintesi, una domanda guida del volume, che offre una prospettiva di autentica interdisciplinarità: diritto, scienze politiche, storia della filosofia. Dalla lettura trasversale dei contributi emergono i rischi connessi alla retorica del linguaggio manageriale, quando riferita ad organizzazioni pubbliche come le università. Un esempio per tutti è il riferimento al concetto di «meritocrazia»: «Chi potrebbe essere contro il riconoscimento dei meriti e la discriminazione dei demeriti? Il problema è: chi stabilisce gli uni e gli altri? È un problema classico. Benché convinto della necessità di ricompensare il merito, Jean-)acques Rousseau polemizzava aspramente contro l'élite illuminista che, a suo giudizio, nel nome della meritocrazia mirava a riservare a sé ricchezza e potere»). Nell'operazione «Gelmazzi» (Gelmini e Giavazzi) il progetto meritocratico resta confinato in uno spazio astratto, lontano da un'analisi strutturale delle organizzazioni accademiche. L'assenza di confronto tra politica ed accademia ha generato un «prodotto giuridico» calato dall'alto e la rinuncia a «riforme sobrie, puntuali, magari a seguito di un'approfondita discussione pubblica che coinvolga gli attori interessati; si propongono invece come d'abitudine pseudo riforme copernicane», fondate sulle urgenze del bilancio pubblico. Ne deriva che da un lato si privilegia il tecnicismo del sapere, dall'altro si sbandiera un mondo in cambiamento che richiederebbe senso critico ai nostri studenti: «Una riforma concepita al fine di semplificare e alleggerire il carico di studi, finisce - a conti fatti - per richiedere a ciascuno un impegno di 17,3 ore a giorno per 5 giorni alla settimana!- A prendere sul serio queste indicazioni ci sarebbe da fare intervenire i giudici per lo sfruttamento del lavoro intellettuale e per eccessivo impegno». Questo paradosso dell'industrializzazione «privatistica» dei processi di apprendimento è comprensibile se si considera che le università sono beni pubblici sociali «in quanto le loro utilità essenziali sono destinate a soddisfare bisogni corrispondenti a diritti civili e sociali della persona»: in tal senso anche quest'anno si sono mossi gli studenti dell'Onda anomala. Che sia trasformazione o trasformismo, dopo 40 anni da quella rivoluzione mondiale che (insieme al 1848) ha «fallito, ma trasformato il mondo», c'è urgenza di non trascurare i «sintomi del contingente» che celano in profondità il ruolo (ora sacro, ora dissacrato) che ogni generazione assegna alla scuola ed all’università. __________________________________________________________ Il Sole24Ore 24 gen. ’09 IN ITALIA LA RICERCA È POSSIBILE di Guido Romeo La decisione del presidente Obama di favorire la sperimentazione inaugura un nuovo capitolo della medicina rigenerativa, aprendo la strada all'utilizzo delle staminali embrionali, cellule teoricamente in grado di produrre qualsiasi tessuto umano, ma il cui utilizzo nell'uomo era stato finora rimandato per valutarne la sicurezza. La sperimentazione approvata dalla Fda prevede l'iniezione, direttamente nella spina dorsale dei pazienti, di cellule staminali embrionali sviluppate e purificate da Geron, in un intervallo tra i 7 e 14 giorni dopo il trauma. Le embrionali iniettate dovrebbero riparare le guaine mieliniche, quei sottili involucri che avvolgono le fibre nervose e permettono il trasporto degli impulsi elettrici che comandano i movimenti. La terapia, sviluppata in collaborazione con Hans Keirstead dell'Università di Irvine, California - il cui lavoro è sostenuto dalla fondazione Chris Reeve, l'ex-Superman rimasto paralizzato in seguito a una caduta da cavallo - ha dato ottimi risultati negli animali. Alla Geron, che nella terapia investito 45 milioni di dollari, non si aspettano di vedere i pazienti passare dalla sedia a rotelle alla pista da ballo in poche settimane, ma piuttosto un minimo recupero di sensibilità sul quale si potrebbe lavorare con trattamenti di fisioterapia. La posta in gioco però è assai più alta. Prima di tutto la Fda, mira a verificare la sicurezza del trattamento. «Il rischio maggiore - osserva Carlo Alberto Redi, direttore scientifico del San Matteo e membro della Commissione Dulbecco sulle staminali - è lo sviluppo di tumori, ma la sicurezza ha fatto enormi progressi negli ultimi io anni». Oggi gli scienziati sono infatti in grado d'inserire un "interruttore genetico" nel Dna delle cellule staminali da iniettare, per poterne innescare selettivamente la distruzione nel caso mostrassero una proliferazione incontrollata tipica dei tumori. «È comunque un grande passo avanti per la medicina - sottolinea Redi - perché le cellule embrionali hanno una bassissima capacità di scatenare fenomeni di rigetto e potrebbero permettere di curare definitivamente milioni di persone». Le riparazione dei danni neurologici causati da traumi o da malattie come il Parkinson sono oggi in prima linea, ma trattamenti con le embrionali aprono nuove strade anche per il diabete, soprattutto quello giovanile, l'infarto miocardico e trapianti che non avrebbero bisogno di farmaci antirigetto. «Grazie alla conoscenza del genoma umano - spiega Redi - oggi sappiamo che ogni uomo sulla Terra appartiene auno dei 6 profili immunologici e sarebbe possibile produrre staminali per tutti. E in Italia questa ricerca sarebbe possibile? «Tecnicamente si - spiega Redi - perché la legge 40 vincola i metodi di produzione delle cellule staminali a non distruggere gli embrioni, ma ammette la ricerca». __________________________________________________________ Il Sole24Ore 18 gen. ’09 SCIENZA: VERO PER INSUFFICIENZA DI PROVE La scienza «procede per funerali», infatti rivede continuamente le proprie posizioni Per questo é cosi affidabile Sistemi di pensiero «In cosa credi che non puoi dimostrare?»: da questa domanda del sito «Edge» é nato un libro che raccoglie le risposte di scienziati e intellettuali, da Weinberg a Wilson. Ne discute lo scrittore inglese Ian McEwan, partendo da Otello e lago Sarà in libreria da giovedi il libro a cura di John Brockman, Non è vero ma ci credo. Intuizioni non provate, future verità (Il Saggiatore, Milano, pagg. 266 € is 00). II libro riprende le risposte giunte al sito www.edge.org alla domanda «In cosa credi anche se non puoi provarlo?». Le risposte sono firmate da un centinaio tra i più autorevoli filosofi, scrittori, psicologi e intellettuali contemporanei. L'intervento di IanMcEwan chepubblichiamo a fianco è scritto appositamente e non è compreso nel volume. di Ian McEwan Il concetto di prova, in campo scientifico, filosofico, nei tribunali penali o nella vita quotidiana, è un concetto elastico, ed è interessante constatare quanto sia soffocato da ogni genere di debolezza e creatività umana. Quando il geloso Otello pretende la prova che la giovane moglie lo sta tradendo (mentre, ovviamente, lei è innocente), per lago non è affatto difficile offrire al padrone ciò che quest'ultimo, masochisticamente, desidera. Per secoli brillanti studiosi cristiani hanno dimostrato, utilizzando argomentazioni razionali, l'esistenza di un dio dei cieli, pur sapendo che questo non avrebbe permesso loro di giungere ad altre conclusioni. La madre ingiustamente arrestata per avere ucciso i figli, in virtù di una prova scientifica fornita da un pediatra, mette giustamente in dubbio la buona fede del tribunale su una prova scientifica riguardante la sindrome da morte improvvisa del neonato. Quando Penelope non capisce se lo straniero stracciato che si presenta a Itaca sia realmente suo marito Ulisse, escogita una prova riguardante la costruzione del loro letto nuziale che soddisfa la maggior parte di noi, ma non i logici. Il precoce matematico di dieci anni che esulta dimostrando che gli angoli di un triangolo equivalgono sempre a i8o gradi, prima di farsi la barba per la prima volta scoprirà che in altri ambiti matematici non è sempre così. Pochissimi di noi sanno come dimostrare che í+2=4 in tutte le circostanze, ma diamo per scontato che sia vero, a meno di non essere così sfortunati da vivere in un regime politico che ci imponga di credere nell'impossibile; George Orwell in narrativa, e Stalin, Mao, Pol Pot e molti altri ci hanno dimostrato che la risposta può anche essere 5. È incredibilmente complesso stabilire in maniera definitiva quale sia la verità in ciascuna disciplina, per quanto semplice. È sempre difficile rendersi conto; delle cose che ciascuno di noi dà per scontate: un tempo era rischioso mettere indubbio la saggezza degli anziani, o le tradizioni sopravvissute nei secoli, e pericoloso incorrere nel furore degli dei, o almeno dei loro rappresentanti terreni. Forse l'invenzione ,più grande di tutte, perfino più della ruota o dell'agricoltura, è stata la lenta elaborazione di un sistema di pensiero, la scienza, il cui nucleo è costituito dalla confutazione e la cui procedura essenziale è l’autocorrezione. Solo di recente, nell'ultimo mezzo millennio, una parte significativa dell'umanità ha iniziato a fare a meno dei giudizi apparentemente rivelati da entità soprannaturali, e a sostenere invece un'enorme e diversificata impresa mentale che lavora per accumulo, per discussione, per rifinitura e, ogni tanto, per sfide radicali. Non esistono testi sacri, anzi, è stato dimostrato che una certa forma di blasfemia è utile. L'osservazione empirica e la prova sono, naturalmente, di importanza vitale, ma alcune scienze sono poco più che accurate descrizioni e classificazioni; alcune idee prendono piede non perché siano state provate, ma perché coincidono con ciò che è già noto in diversi campi del sapere, o perché predicono o giustificano a posteriori in maniera efficace i fenomeni, o perché sono difese da personaggi convincenti che svolgono il ruolo potente di mecenati, naturalmente, nella scienza la fragilità umana è ben rappresentata. Ma l'ambizione dei più giovani e un metodo antagonistico, oltre che la mortalità stessa, rappresentano un forte sostegno. Come ha notato un commentatore, la scienza procede per funerali. E poi alcune teorie scientifiche ci appaiono vere perché eleganti, sono formulate in maniera economica e danno l'impressione di fornire molte spiegazioni. Nonostante fosse stata scomunicata dal pulpito, la teoria della selezione naturale di Darwin acquisì rapidamente una certa credibilità, almeno secondo i canoni della vita intellettuale vittoriana. Era provata da una serie di esempi davvero enorme, illustrati con attenzione meticolosa. Un'idea relativamente semplice acquistava senso attraverso una quantità gigantesca di casi e circostanze, fatto che non sfuggì a un esercito di vicari anglicani di campagna, che dedicavano il loro abbondante tempo libero alla storia naturale. La novità della descrizione formulata da Einstein, nella teoria della relatività generale, della gravità come conseguenza non dell'attrazione tra corpi a seconda della massa, ma della curvatura dello spazio-tempo generata da materia ed energia, è stata religiosamente inclusa nei libri di scuola dopo pochi anni dalla sua formulazione. Steven Weinberg ha raccontato che, dal 1919 in poi, diverse squadre di astronomi si proposero di mettere alla prova questa teoria misurando la deviazione della luce delle stelle da parte del sole durante un'eclisse. Queste misurazioni diventarono sufficientemente accurate e in grado di sostenere una verifica solo nei primi anni Cinquanta, quando divenne disponibile il radiotelescopio. Per quarant'anni, nonostante la scarsità di prove, questa teoria fu ampiamente accettata perché, come dice Weinberg, era «incredibilmente affascinante». È stato scritto molto sulla creatività scientifica, su folli intuizioni nate da nessi improvvisi e istintivi, su benigni suggerimenti offerti da situazioni del tutto profane (non dimentichiamo la struttura del benzene e il sogno di Kekule, un serpente che si mangiava la coda) e sull'occasionale trionfo della bellezza sulla verità. James Watson raccontò che quando Rosalind Franklin si fermò davanti al modello finale della molecola del Dna, «accettò il fatto che quella struttura fosse troppo bella per non essere vera». Tuttavia, tra noi profani resiste ancora l'idea che gli scienziati non credano in ciò che non possono dimostrare. Quanto meno, richiediamo loro prove di standard più alto rispetto a quello che ci aspettiamo da critici letterari, giornalisti o sacerdoti. È per questo motivo che l 'annuale domanda di Edge - «in che cosa credi, anche se non puoi dimostrarlo?» - ha generato tanto interesse, perché qui pare delinearsi un paradosso: coloro che fondano la propria credibilità intellettuale su prove rigorose si mettono in fila per ammettere una serie di convinzioni impossibili da confutare. Lo scetticismo non dovrebbe essere forse imparentato con la scienza? Gli uomini e le donne che ci hanno castigato per la nostra insistenza su alcune nozioni fumose non soggette alla santa trinità dei test ciechi, controllati e casuali, finalmente chinano la testa e dichiarano la propria fede. Però questo paradosso è falso. Come scrive il premio Nobel Leon Lederman nella sua risposta: «Credere in qualcosa pur sapendo che non può essere (ancora) dimostrata è l'essenza della fisica». Questa antologia, opera soprattutto di scienziati operativi, non rappresenta l'antitesi della scienza. Non si tratta semplicemente delle riflessioni informali di alcuni professionisti che si sono presi un giorno di riposo. I contributi, riguardanti ambiti diversi, esprimono lo spirito di una consapevolezza scientifica al suo meglio, supposizioni documentate formulate con mente aperta, capaci di spaziare in molti campi, e intellettualmente stimolanti. Molte risposte offrono versioni del futuro nei campi scientifici più diversi. I lettori ferrati in materie umanistiche, abituati al pessimismo che in genere viene ritenuto la caratteristica principale del vero intellettuale, resteranno colpiti dal tono ottimista di queste pagine. Alcuni, come lo psicologo Martin Seligman, non credono che siamo marci fino all'osso. Altri sembrano perfino pensare che il genere umano sarà capace di migliorare. In queste pagine, in generale, è evidente un semplice gusto per la curiosità. C'è vita, o vita intelligente, oltre la terra? Il tempo esiste veramente? La lingua è una condizione necessaria alla consapevolezza? Gli scarafaggi hanno una coscienza? Esiste una teoria al di là della meccanica quantistica? Oppure, credere in qualcosa che non possiamo dimostrare ci può dare un vantaggio nella selezione naturale? Il lettore troverà qui un'espressione collettiva di meraviglia nei confronti del mondo vivente e inanimato che non ha equivalenti nel campo, per esempio, delle discipline culturali. In arte, forse un felice parallelo potrebbe essere rappresentato dalla poesia lirica. Un'altra caratteristica interessante è la prevalenza, qui, di ciò che E. O. Wilson chiama «l'armonia meravigliosa». I confini tra diverse specializzazioni hanno cominciato a sfaldarsi quando gli scienziati hanno scoperto di aver bisogno di basarsi su giudizi o procedure relativi a campi di studio simili o utili al loro. L'antico sogno dell'Illuminismo, un corpo di conoscenze unico, diventa un po' più vicino quando biologi ed economi si ispirano gli uni alle idee degli altri; i neuroscienziati hanno bisogno dei matematici, i biologi molecolari sconfinano nei territori poco presidiati dei chimici e dei fisici. Anche i cosmologi si sono ispirati alla teoria evolutiva. E tutti, naturalmente, hanno bisogno di computer molto sofisticati. Per parlarsi attraverso le rispettive discipline, gli scienziati sono stati costretti ad abbandonare i loro vocabolari specifici e ad adottare una lingua franca, l'inglese standard. Il casuale beneficiario, naturalmente, è il lettore comune, che non ha bisogno di familiarizzare con strani gerghi per seguire le discussioni. Una conseguenza - e forse un simbolo - di questa sintesi emergente nella comunità scientifica sono il sito web di Edge e la sua peculiare ed elettrizzante cultura intellettuale. Queste pagine rappresentano solo una piccola parte di un colloquio affascinante, ancora in corso, e aperto a tutti. (traduzione di Ada Arduini) Copyright Ian McEwan Published by Arrangement with Roberto Santachiara Agenzia Letteraria _______________________________________________________________ Corriere della Sera19 gen. ’09 LA RETE CANCELLA L' OPINIONE PUBBLICA Informazione L' idea di una società illuminata che governa la politica attraverso il confronto razionale non funziona più. La speranza riparte dal dialogo La verità moltiplicata all' infinito su Internet rischia la manipolazione. Falsi .I siti sono pieni di storie inventate come il volo che dopo l' 11 settembre avrebbe messo in salvo la famiglia Bin Laden Il bene e il male del mestiere di informare ai tempi di Internet sono indicati in due versetti del Vangelo di San Giovanni, l' autore dell' «Apocalisse». Il primo dice: «Voi conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi» (8, 32) ed è la stella polare di chi fa comunicazione, conoscere il mondo per condividerlo, conoscere la verità e da questa conoscenza, diffusa alla comunità, ricavare libertà. Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura, perseguitato in Africa, spiega bene: «L' oppressione si basa sulla deformazione del vero: senza una menzogna di base nessun sistema totalitario sopravvive». Nell' orribile campionario novecentesco delle dittature nessun regime assicura libertà di informazione. Ha ragione Giovanni: solo la verità ci rende liberi. Nell' epoca postmoderna di Google, YouTube e Facebook, dobbiamo però definire la «verità», via verso la libertà. E ci impantaniamo. Perché la definizione di Aristotele, modernizzata dal logico Alfred Tarski, «la frase "la neve è bianca" è vera se e solo se la neve è bianca» non funziona più su Internet. È il concetto di verità che il buon senso comune usa nella vita di ogni giorno, la neve è bianca se la neve è bianca. Ma nelle università alla moda, nel pensiero filosofico corrente, quest' idea è giudicata obsoleta. Secondo la scuola postmoderna, legata a Richard Rorty, la «verità» è frutto di convenzione, conformismo, pregiudizi. Non esiste una verità oggettiva, crederlo è paternalista. Rorty, persona seria e onesta, delinea il concetto di verità che impera nella blogosfera: «La realtà altro non è che la versione contemporanea del bisogno di inchinarsi a un potere non umano». La verità diventa un valore oppressivo e i postmoderni imprecano «verità, ragione e oggettività, nascondete tra virgolette queste parole che non posso vedere!». La storia è ridotta a romanzo, Cesare e Napoleone come Renzo Tramaglino e Don Chisciotte. La verità non ci rende liberi, ci rende schiavi. La verità è moltiplicata ad infinito nel caleidoscopio dei siti Internet, deformata dallo specchio astuto degli specialisti di propaganda. In fondo a questo percorso ci saranno sulla terra 6 miliardi di blog, ognuno scritto e letto solo dal proprio autore. Che resterà dell' opinione pubblica, tramontati i mass media? Che resterà della democrazia senza opinione pubblica critica? Ricordate Martin Eisenstadt, l' autorevole studioso dello Harding Institute for freedom and democracy, consigliere del candidato repubblicano McCain, che aveva rivelato imbarazzanti verità sulla candidata vicepresidente Sarah Palin? Giornali importanti come il Los Angeles Times e The New Republic, le reti tv Mcnbc e Fox News hanno diffuso le dichiarazioni di Eisenstadt e siti influenti ne hanno disquisito. Peccato che Eisenstadt non esista e il suo istituto sia l' invenzione di due burloni, Eitan Golrin e Dan Mirvish. Uno scherzo isolato? No. L' informazione del XXI secolo è costellata da falsi d' autore, formulati da governi e siti di opposizione, centri di propaganda e grandi intellettuali, giornali e tv, fondamentalisti e lobbisti, leggende urbane che diventano totem. Avete sentito la storia dell' aereo dei parenti di Osama Bin Laden che decolla di nascosto da Washington poco dopo l' 11 settembre 2001, mentre lo spazio Usa è chiuso? Popolarissima, ma falsa. La Federal aviation administration ha riaperto i voli alle 11 del 13 settembre e il volo con i familiari di Bin Laden, tutti interrogati dall' Fbi, parte il 20. Le prove nel Rapporto della Commissione del Congresso, pagine 557 e 558. Perché la bugia diventa realtà? Perché nel suo film il regista Michael Moore fa dire: «Chi poteva volare? Nessuno tranne i parenti di Bin Laden» e inquadra un jet al ritmo di un rock. Moore non dice che è stata violata la legge, lo insinua e mille siti abboccano. I postmoderni alla Rorty, che sembravano un gioco accademico, fondano il piano editoriale del mondo mentre crollano i vecchi media e svanisce l' opinione pubblica. In futuro la neve sarà bianca se e solo se Noi e i Nostri amici decideremo così. Se lo decidono i nostri nemici la neve è di qualunque altro colore. Il paradosso di Arlecchino. E allora ecco il secondo versetto di Giovanni che ci annichilisce: «Gli uomini preferirono le tenebre alla luce» (3, 19). È dura la strada della verità verso la libertà? Meglio rifugiarsi nelle tenebre, rallegrate da YouTube, dai megapixel, da lobby prodighe. Perché cercare la verità, dopo la delusione delle ideologie, se la tenebra di una mezza bugia rassicura noi e i nostri amici in tinelli, cantine e siti? Ognuno vede quel che vuole già vedere. Nei blog dell' Internet che amo ancora, e che mi sono sforzato di importare con la prima rivista telematica, Golem, insieme con Eco, i siti riproducono spesso solo la comunità che li esprime. Chi propone un dissenso viene scacciato e irriso, dal governo cinese come dai tanti siti intolleranti. L' opinione pubblica non è in crisi per le nuove tecnologie. Cade perché l' idea di una società illuminata che governa la politica attraverso il dibattito razionale - cara a Bentham e Habermas - non funziona più. Finito il dibattito critico, finita l' opinione pubblica, quale democrazia avremo? Il presidente Obama, consapevole del pericolo, scrive: «Sono persuaso che ogni qualvolta esageriamo o demonizziamo, caricaturiamo o siamo arroganti, siamo condannati alla sconfitta. Se rendiamo sciocco il dibattito politico, perdiamo. È la caccia alla purezza ideologica, l' ortodossia rigida e la eterna prevedibilità del dibattito che ci impedisce di vedere le sfide che abbiamo davanti. Siamo stretti nella camicia di forza di o noi o loro... con la discussione che è diventata uno sport agonistico, la politica triviale dello scontro, i leader gladiatori con la pancetta e l' opinione pubblica ridotta a tifosi sulle curve. Ci dipingiamo le facce con i nostri colori e colpiamo l' altra squadra sotto la cintura, tanto conta solo vincere... Gli elettori non sono maschere caricaturali... aspettano una politica che abbia la maturità di sognare ma restare realista, che sappia proporre e accettare i compromessi e ammettere che anche i rivali possono avere ragione. Non si tratta più di destra o sinistra, progressisti e conservatori, ma della differenza tra dogma e senso comune, tra i principi che contano davvero e le posizioni del momento». Non so come sarà la comunicazione del futuro, lo sapessi sarei ricco. So che se da giornali, tv e Rete nascerà una guerra santa on line, dove l' approccio equanime è sopraffatto dal tutti contro tutti, allora impererà la seconda profezia di Giovanni - 3, 19 - tenebre sulla luce. Se invece dall' arcipelago delle nuove comunità, il nuovo mercato e le nuove opinioni facessero scaturire un confronto aperto allora finalmente avremo nuovi contenuti e verità condivise. Perché i postmoderni hanno torto, la verità esiste, come la realtà, a patto di non considerare la nostra verità e la nostra realtà le uniche degne. Se ce ne persuaderemo, conosceremo una verità, sia pur parziale, e la verità ci renderà liberi. Sapere guardare alla verità degli altri e comunicare la nostra con spirito equanime è la rivoluzione dei contenuti che squasserà il XXI secolo. L' alternativa sono le tenebre, sia pure on line. * Pubblichiamo uno stralcio dalla «Lezione di Giornalismo» tenuta da Gianni Riotta, direttore del Tg1, all' Auditorium Parco della Musica di Roma il 13 gennaio. Tema dell' incontro una riflessione sull' informazione (e la verità) al tempo di Internet, a partire da due versetti del Vangelo di Giovanni. Riotta Gianni _______________________________________________________________ La Nuova Sardegna 9 gen. ’09 BUONA AMMINISTRAZIONE: GLI 11 CASI SARDI Sono oltre ottocento i progetti premiati Ma l'isola è tra le ultime regioni dell'elenco - Dalle card nei trasporti all'assistenza ai disabili Dall'isola in 3D ai musei, dalla sanità all'università PASQUALE PORCU CAGLIARI. L'iniziativa «Non solo fannulloni», promossa dal ministro Brunetta, è stata lanciata il 5 settembre 2008 «per riconoscere il merito e far emergere e disseminare i tanti esempi positivi di buona amministrazione che ci sono nel nostro Paese». Da settembre a dicembre 2008 sono state raccolte, selezionate e pubblicate sul portale www.innovazionepa.it oltre 800 storie di buona amministrazione alle quali si aggiungono 400 autosegnalazioni provenienti dalle amministrazioni. La Sardegna è presente con 11 casi. Ad una prima analisi dei dati pubblicati sorgono due considerazioni. In primo luogo che gli esempi di buona amministrazione in Italia (o almeno quelli censiti) sembrano davvero pochi. E perchè poi la Sardegna, di fatto, è nella lista delle regioni meno virtuose? Ma lasciamo perdere le critiche. In fondo, il buon esempio serve sempre da lezione per tutti. Ricordate il premio «Livio Tempesta» che doveva essere uno stimolo a quella ragazzaglia indisciplinata e ribelle che meritava bacchettate sulle mani e orecchie da somaro? Il criterio adottato dal ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione- Dipartimento della Funzione Pubblica per lanciare questo concorso, ci sembra simile a quello adottato dai concorsi riservati a bambini buoni. Al concorso sono pervenute 725 candidature, 693 domande ammesse ala presentazione dei piani, 597 piani di miglioramento gestionali pervenuti, 478 amministrazione/uffici ammessi alla fase di realizzazione che si svilupperà nel corso del 2009. Ma vediamo i progetti che della Sardegna nel concorso. Trasporto pubblico Il progetto dell'assessorato regionali ai trasporti è «Agevolazioni tariffarie per il trasporto pubblico locale a favore delle fasce deboli dell'utenza». E punta a snellire le procedure di rilascio della "tessera regionale" utile a riduzioni fiscali per i trasporti pubblici. Un'unica card funge da carta di riconoscimento al diritto dell'agevolazione e per pagare il ticket previsto sul costo del biglietto. Centri storici Il progetto coinvolge la Regione Sarda, le Province di Sassari e Nuoro, 28 comuni della Sardegna, 5 comuni della Provincia di Livorno, 3 comuni dell'Alta Corsica. Il progetto si propone di valorizzare il patrimonio architettonico storico presente nei centri storici urbani delle zone transfrontaliere della Sardegna , della Corsica e della Toscana. Il progetto LAB.net ha vinto il "Premio Città Ideale 2008" nell'ambito della rassegna Dire&Fare. Trasparenza Il progetto è del Centro Regionale di Programmazione. Il "Piano d'azione per il raggiungimento degli obiettivi di Servizio" predisposto dalla regione, indica la strategia che l'amministrazione regionale adotterà nella programmazione unitaria 2007-2013 per migliorare quattro servizi collettivi. Per redigere il documento e per predisporre le sue indicazioni sono stati coinvolti i portatori di interesse che hanno dato il loro contributo sia in merito all'analisi di contesto che per la definizione delle azioni concrete da porre in essere. Il progetto è stato presentato nell'ambito dell'iniziativa "Governare con i cittadini", promossa dal Dipartimento funzione pubblica, dal Formez e dal Comune di Reggio Emilia-2008. Musei e turismo Il progetto è del Consorzio Turistico Sa Corona Arrubia (Medio Campidano) e prevede la creazione di un sistema museale territoriale che consenta la gestione unificata di 10 siti museali, localizzati in 6 Comuni facenti parte del Conzorzio Turistico Sa Corona Arrubia. Sanità Il progetto della ASL 8 di Cagliari ha il titolo «Punto Unico di Accesso: Sistema di Governance Sociosanitaria». Il governo clinico dell'area sociosanitaria, non ancora applicato in Italia, deve trovare innanzitutto modelli di realizzazione razionali e soprattutto ripetibili. La Asl 8 di Cagliari ha proposto un modello di governance, basato sulla presa in carico della persona a partire dall'accesso ai servizi sanitari, sociali e sociosanitari. Altro progetto approvato è quello della ASL 3 di Nuoro. L'intervento è consistito in un'analisi civica e sistematica dell'azione dell'azienda sanitaria - attraverso 250 indicatori riguardanti 35 aree - in collaborazione con organizzazioni di volontariato e della società civile e con le amministrazioni regionali e locali, al fine di dare concretezza al sempre invocato orientamento al cittadino e rendere chiara e verificabile l'azione dell'ASL . Biblioteca multimedialeSardegna Digital Library è la nuova biblioteca on line realizzata dall'amministrazione regionale per mettere a disposizione del pubblico della rete un archivio di video, testi, foto e audio dedicati alla cultura e alle tradizioni sarde. Si tratta della più importante biblioteca e mediateca dedicata al patrimonio culturale di una regione europea. Disabili psichici Il progetto del Comune di Tempio Pausania si propone sostegno ed assistenza educativa agli infermi di mente e loro famiglie. L'iniziativa ha posto al centro dei suoi interventi la persona affetta da disturbi mentali nel suo contesto familiare, culturale e sociale e ha garantito ai cittadini la permanenza nel proprio ambiente di vita in condizioni di massima autonomia, evitando il più possibile i ricoveri ospedalieri ed ha favorito al massimo l'integrazione in un tessuto sociale allargato. Università L'università di Sassari compare con un progetto sulla gestione della qualità nell'ateneo turritano. Il piano di miglioramento, predisposto con il coinvolgimento degli studenti e del personale interno, ha dato indicazioni e suggerimenti interessanti per il miglioramento del servizio e consente di instaurare rapporti con altre università di dimensioni simili per attivare percorsi di benchmarking su diversi processi significativi. Sviluppo locale Il progetto della Regione propone un processo partecipativo per lo sviluppo locale. che sperimenta una nuova strategia di intervento di progettazione integrata dove in ogni ambito locale si possano "mettere in comune le conoscenze disperse nel territorio". Sardegna in 3DSardegna 3D è uno strumento che consente ai diversi fruitori di approfondire la propria conoscenza sul territorio isolano ed accedere ad una ricca e aggiornata varietà di documenti, mappe, informazioni e dati cartografici. Tra le autosegnalazioni un progetto del Comune di Mogoro per «S.U.A.P. - Impresa in un giorno», servizio gestito in forma associata con i Comuni di Marrubiu (Capofila), Mogoro, Uras, San Nicolò d'Arcidano, Terralba e Arborea, sotto la comune denominazione di "Porta dei Campidani" e uno dell'Università degli Studi di Sassari su «Accendi le tue idee: dalla ricerca di base agli spin-off» __________________________________________________________ Il Sole24Ore 15 gen. ’09 LE LEGGI CHE GOVERNANO IL CERVELLO DI GUIDO ROMEO Il cervello è il calcolatore più potente che conosciamo, a dispetto di un hardware sorprendentemente lento. «I nostri neuroni sono molto più fragili e lenti nel trasmettere gli impulsi elettrici di qualsiasi microprocessore, ma diventano incredibilmente efficaci quando combinati in miliardi in una struttura massicciamente parallela e ridondante come il nostro cervello» spiega John Assad, 45 anni, neurobiologo all'Università di Harvard, e ora neo-direttore della ricerca della Piattaforma di neuroscienze e sistemi cognitivi dell'Istituto italiano di tecnologia. Assad, che per i prossimi cinque anni dirigerà il nuovo centro per le neuroscienze dell’ Iit con sede nei locali dell'Università di Parma, ma separato da essa nel suo funzionamento, va a completare il panorama della ricerca dell'Iit guidata da Roberto Cingolani e che vede già al suo attivo Fabio Benfenati (dipartimento di Neuroscienze e neurotecnologie), Giulio Sandini, Darwin Caldwell e Guy Fontaine (dipartimento di Robotica, scienze cognitive e del cervello) e Daniele Piomelli (dipartimento di Ricerca e sviluppo farmaci). «Il centro per le neuroscienze e sistemi cognitivi dell'Iit studierà le funzioni del cervello umano in vivo nel suo complesso - spiega Assad, che a Parma collaborerà anche con il laboratorio di Giacomo Rizzolatti, scopritore dei neuroni specchio per espandere la conoscenza dei circuiti neuronali della nostra corteccia. Ci interessa capire il funzionamento del cervello come sistema complesso e integrato, guardando a tutto l'arco della sua attività. Da quando percepiamo un oggetto fino all'elaborazione dell'informazione che ci fa poi passare all'azione». Si tratta di ricerca di base, ma con forti ricadute pratiche sia nel settore farmaceutico e clinico che in quello dell'informatica applicata al Bio medicale. «Nel caso del morbo di Parkìnson, ad esempio, è un numero molto ristretto di neuroni che cessa di lavorare correttamente-osserva Assad - ma ciò è sufficiente per mettere in crisi tutto il funzionamento del nostro cervello, un pò come se alzando al massimo il volume di una radio, le comunicazioni all'interno di una stanza venissero tutte disturbate». Oggi questi pazienti vengono trattati soprattutto per via farmacologica; con terapie a base di levodopa, una molecola che ristabilisce gli equilibri naturali di dopamina, ma diventa gradualmente meno efficace e alla ricomparsa di tremori e difficoltà motorie. Alcune sperimentazioni con elettrodi introdotti nella corteccia cominciano però a dare risultati molto interessanti. «Oggi questo è un approccio empirico e non sappiamo esattamente cosa lo renda efficace - osserva Assad - Sono però sicuro che conoscendo meglio le leggi che governano i nostri neuroni, potremmo mettere a punto cure molto più efficaci e precise». Altri beneficiari delle nuove conoscenze che verranno dagli studi di Assad all'Iit potrebbero essere i pazienti affetti di schizofrenia e da altri disturbi psichiatrici: Uria priorità non meno importante del nuovo centro parmense sarà lo sviluppo di interfacce uomo-macchina e di tecnologie all'avanguardia per studiare le funzioni corticali in vivo. Si tratta di un settore fortemente innovativo, nel quale si fondono , informatica, biologia, neuroscienze, nanotecnologie e studi di intelligenza artificiale. «Oggi siamo già capaci di captare onde e impulsi cerebrali, ma abbiamo una conoscenza molto limitata del loro significato - sottolinea il ricercatore - ma se cominceremo a decrittare il linguaggio del nostro cervello, avremo a disposizione uno strumento formidabile non solo per la medicina, ma anche per costruire robot intelligenti». I locali del centro parmense dell'Iit sono in ristrutturazione; ma nelle prossime settimane dovrebbe venire bandita la prima chiamata internazionale per reclutare i ricercatori che daranno vita al centro attraverso una procedura analoga a quella dei centri americani e senza ricorrere ai tanto controversi concorsi dell'università italiana. «Ci aspettiamo candidature da tutto il mondo - spiega il direttore -e naturalmente da molti italiani che vorranno rientrare, anche se la nazionalità non darà alcun punto in più. A regime il centro dovrebbe avere una cinquantina di persone divise in 7-8 piccoli gruppi di ricerca, tipicamente guidati da un junior leader e fortemente specializzati, ma che interagiscano molto perché la particolarità dei centri dell’Iit è proprio l'enfasi dell’interdisciplinarietà». Il centro, che nasce con un finanziamento di, start-up di cinque milioni di euro per i primi tre anni (che copre anche i lavori di ristrutturazione), a termine dovrebbe finanziarsi per almeno un 30% con grant per la ricerca. Ma che cosa spinge un ricercatore affermato, con un'invidiata posizione da "tenure professor" in uno dei primi io atenei del mondo a lanciarsi nello start-up di un nuovo laboratorio in Italia, più conosciuta per la fuga dei cervelli e i tagli alla ricerca che per la capacità di attrarre talenti? «Ad attirarmi è stata soprattutto la vocazione interdisciplinare piuttosto unica dei centro che, paradossalmente, sento invece manca proprio in posti molto affermati come l’Mit e Harvard - spiega Assad, originario di Buffalo, nello stato di New York- e il pacchetto messo a punto dall' Iit è competitivo a livello internazionale perché permette di attirare alcuni dei migliori giovani da tutto il mondo. La qualità dei vostri ricercatori invece la conoscevo già perché molti giovani italiani producono ottimi risultati nei'nostri laboratori oltreoceano». guidoromeo.novai00.ilsolez4ore.com JohnAssad,45anni, neurobiologo all'Harvard Medical5ch00l di Boston è uno del massimi esperti nelle neuroscienze.ln aspettativa dall'ateneo Usa, per 5 anni sarà il direttore della ricerca in Neuroscienze e sistemi cognitivi dell'istituto italiano dì tecnologia all'Università di Parma, __________________________________________________________ Il Sole24Ore 15 gen. ’09 COMPUTER TELEPATICO DI MICHELE FABBRI Comandare il computer con l'attività elettrica del cervello. Sviluppare l'interazione fra cervello e pc per attivare dispositivi che possono ridare mobilità agli arti o eseguire compiti altrimenti impossibili. È la tecnologia Bci (Brain-Computer Interface), che utilizza i segnali Eèg (quelli rilevati dall'elettroencefalogramma con elettrodi posizionati sul capo e che da tempo sono utilizzati nella diagnosi neurologica). Sugli sviluppi di questa tecnologia si basa Tobi (T00ls for Urain-computer interaction), presentato a Handimatica 2008, la mostra-convegno che si svolge a Bologna con cadenza biennale. «Sembra futuro ma non lo è -ha spiegato a Nòva Febo Cincotti della Fondazione Santa Lucia di Roma - in quanto Tobi è un'evoluzione di ciò che è già stato sviluppato nella ricerca pura. La novità consiste nell’uscire dal laboratorio, nel passare dalla fase di ricerca a quello dell'effettiva usabilità e accessibilità per chi utilizza questi dispositivi». I potenziali utilizzatori sono persone che hanno una limitatissima capacità residua di interagire con l’ambiente avendo perduto ogni capacità motoria; finora la ricerca si è focalizzata sullo studio dell'attività elettrica del cervello, mentre poca attenzione è stata dedicata alle possibilità di realizzare meccanismi di interazione. Proprio da questo spostamento del "punto di vista" - che assume come centrale il ruolo dei bisogni della persona rispetto a quello di un'astratta conoscenza scientifica-si deve partire per capire la complessa struttura del progetto, i suoi obiettivi e le sue possibilità di successo. IL lavoro, iniziato a novembre con un budget di 12 milioni di euro e la cui conclusione è prevista nel 2012, vede la collaborazione dei cinque migliori gruppi di Bci a livello mondiale, c00rdinati dall’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna. Accanto'ai laboratori di punta ci sono anche l'Università di Tubinga che si occupa dei problemi etici e la Fondazione Santa Lucia, ospedale socializzato nella riabilitazione neuromotoria, che cura in particolare l'aspetto traslazionale. Il processo di traslazione consiste nel colmare il divario fra le tecnologie avanzate sviluppate come prototipi di laboratorio el'attività clinica quotidiana. «In questo caso - afferma Cincotti - il problema è particolarmente complesso in quanto nella ricerca di laboratorio i soggetti solitamente utilizzati per studiare fattività elettrica cerebrale sono persone sane e non ci sono "rumori", elementi di disturbo esterni». In questa situazione è relativamente semplice applicare gli elettrodi al cuoio capelluto dei soggetti, studiare le onde elettroencefalografiche registrate in relazione a precise situazioni di attività o di riposo e chiedere di eseguire operazioni volontarie di controllo. Tutto cambia quando i soggetti sono persone che, a causa di patologie neurodegénérative o traumatiche, hanno perduto del tutto il controllo volontario dei muscoli e con esso là capacità di comunicare: si tratta di generare una nuova via di comunicazione direttamente dal cervello a un dispositivo di uscita senza dipendenza dai nervi periferici e dai muscoli in persone che devono vivere in contesti reali. Per avere un'idea della complessità del problema basti pensare che il posizionamento degli elettrodi sul capo non può certamente avvenire come durante un normale elettroencefalogramma, (con i capelli sempre impiastricciati di gel per consentire la conduzione del segnale) e che fra gli obiettivi previsti nel lungo periodo vi è quello di "comandare" una carrozzina a rotelle. A questo aspetto traslazionale è dedicato il Laboratorium: una struttura di ricerca applicata in cui sono sviluppate in maniera interdisciplinare le competenze di tipo medico riabilitativo e Bioingegneristico - informatico e al cui centro c'è l'utente diversamente abile. In tutte le fasi del progetto; dalla definizione alla sperimentazione fino alla valutazione finale, è prevista la diretta presenza degli utenti, che in questo modello rappresentano una componente fondamentale nella costruzione della conoscenza e non elementi passivi di ricerca. In una prima fase verrà allestito un spazio-laboratorio che riproduce le comuni attività quotidiane e in cui verranno misurate le performance degli utenti disabili prima, durante e dopo le sperimentazioni con ToUi, e in secondo momento la verifica sarà svolta con altri utenti al di fuori del laboratorio'. Fondamentale per tutta questa parte è la presenza fra i partner scientifici del progetto dell’onlus Aias (Associazione italiana assistenza spastici) Bologna. Dal punto di vista applicativo sono previste quattro aree. L'area di comunicazione e controllo sarà sviluppata per fornire accesso a strumenti come la tastiera virtuale, internet, e mail, sms e controllo ambientale. Per le funzionì motorie l'obiettivo è lo sviluppo di neuroprotesi per attività come la presa e il raggiungimento di un oggetto e come il comando di un robot. L'area dell'intrattenimento è pensata per sviluppare una parte ludica (dall'ascolto di musica e proiezione di foto alle applicazioni sociali come Skype e Facebook ) e una parte di apprendimento: con semplici passatempi controllati con Bci (come il vecchio ping pong da monitor giocato singolarmente o in coppia) è possibile addestrarsi divertendosi al controllo del sistema. Nell'area del recupero motorio si punta, per pazienti colpiti da ictus, a una specifica strategia riabilitativa in base alla quale l'immaginazione del movimento facilita; insieme alla mobilizzazione passiva, una riattivazione delle connessioni sensomotorie. __________________________________________________________ Il Sole24Ore 15 gen. ’09 I DIPENDENTI CON LA LAUREA SONO TRIPLICATI IN DIECI ANNI La formazione. La quota è salita dal 7,2%,al 22,4% , Cresce in misura significativa il livello di istruzione dei lavoratori italiani. Il confronto con un'analoga ricerca svolta nel 1998 (Fondazione Corazzin), infatti, mette in luce come gli occupati con qualifica o diploma siano cresciuti dal 43,8% del 1998 al 52,2% del 2008, mentre quelli con la laurea o titoli superiori dal 7,2 al 22,4%. I lavoratori più formati sono in particolare giovani tra i 25 e i 34 anni, prevalentemente donne, che risiedono soprattutto nel Centro Italia, che trovano uno sbocco lavorativo nel terziario pubblico e svolgono mansioni impiegatizie. _______________________________________________________________ Corriere della Sera 23 gen. ’09 GLI STRAORDINARI? «AIUTANO A VIVERE MEGLIO E PIÙ A LUNGO» (c.d.c.) Per alcuni provoca stress, ansia e frustrazione. Per altri non è un' attività da inserire nella lista delle occupazioni più piacevoli. Eppure, secondo uno studio americano, potrebbe addirittura essere l' elisir di lunga vita. Questa volta niente diete proteiche o a base di "calories deprivation". Il segreto per vivere a lungo è, per alcuni scienziati dell' Università della California, semplicemente lavorare sodo e non avere vizi o sregolatezze. Secondo questa ricerca infatti, pubblicata dall' American Psychological Association Journal, una vita fatta di lavoro duro e autodisciplina regala oltre quattro anni di vita in più rispetto a chi invece è uno "spirito libero". «Lavoro e sono occupata diciotto ore al giorno», ha dichiarato più volte il premio Nobel Rita Levi Montalcini, che ad aprile spegnerà le 100 candeline. La sua ricetta? Sveglia puntata all' alba e soprattutto tanto studio. L' elenco dei suoi impegni giornalieri spaventerebbe un trentenne. E che dire di Arnoldo Foà? L' attore con una carriera fatta di 151 pellicole, alla veneranda età di 92 anni, ha esordito da poco come scrittore con il romanzo "Joanna. Luzmarina", già alla seconda ristampa. E sulla vecchiaia in un' intervista ha detto: «Solo una convenzione». «Lavorare stanca»? Cesare Pavese, che diede questo titolo a una delle sue più note raccolte di poesie, oggi forse cambierebbe idea. Il relax, insieme all' ozio, non è una condizione essenziale per una vita migliore (e longeva). __________________________________________________________ Il GIornale 18 gen. ’09 HO VINTO IL PREMIO IGNOBEL COL TEST DELLE PATATINE: I NOSTRI SENSI CI INGANNANO» MASSIMILIANO ZAMPINI Il rumore amplificato fa sembrare le Pringles fresche e croccanti, l'acqua più gasata e lo spazzolino elettrico un trapano da dentista...» Era ricercatore a Oxford. Ora lavora al Centro mente cervello dell'Università di Trento, dove le cavie umane sono pagate 15 euro l'ora per sottoporsi alla risonanza magnetica di Stefano lorenzetto Si chiama premio Ig Nobel e lo patrocina l'organizzazione Improbable research, ricerche improbabili. Ma si pronuncia, e spesso si scrive. Ignobel. Siccome lo attribuiscono qualche settimana prima del premio Nobel che il re di Svezia consegna a Stoccolma, tutti pensano che sia solo una parodia inventata per stupire e divertire, a dispetto dell'austera cornice in cui si celebra: il 5anders Theatre della Harvard University di Cambridge, Massachusetts, il più antico ateneo degli Stati Uniti. Va riconosciuto che le ricerche premiate nel 2008 rafforzano questo pregiudizio. Marie-Christíne Cadiergues, Christel Joubert e Michel Franc della Scuola nazionale di veterinaria di Tolosa hanno scoperto chele pulci dei cani saltano più in alto di quelle dei gatti. Dorian Raymer dello 5cripps institution of oceanography di San Diego e Douglas Smith dell'Università della California hanno finalmente individuato la formula matematica dell'inspiegabile facilità con cui fili elettrici, cavetti e spaghi si aggrovigliano da soli, creando nodi inestricabili. Geoffrey Miller, Joshua Tybur e Brent Jordan dell'Università del New Mexico hanno comprovato la validità scientifica della teoria secondo cui le donne diventano più attraenti per gli uomini quando sono all'acme del ciclo ovulatorio: le mance di 18 spogliarelliste prese in esame nelle cinque ore di un turno di lavoro passavano da una media abituale di 250 dollari a 400 dollari nei periodi fertili. L'Ig Nobel 2008 è stato assegnato a 26 scienziati di tutto il mondo, uno solo dei quali italiano; non accadeva dal 2003. Eccolo qui il professor Massimiliano Zampini, docente di psicologia e ricercatore presso il Cimec (Centro interdipartimentale mente cervello) dell'Università di Trento, premiato per uno studio sul crocchio delle patatine. Con sofisticati test di laboratorio, condotti su consumatori volontari, Zampini ha confermato un antico sospetto: i cinque sensi ci ingannano. In questo caso si trattava dell'udito. Le cavie umane credevano di mangiare un prodotto più o meno fresco, più o meno croccante, più o meno buono, a seconda di come percepivano in cuffia il rumore dei «croc amplificato o attenuato. Peccato che le patatine fossero tutte uguali, estratte da un unico tubo di Pringles. Proveniente dal «triangolo del gusto. di San Giovanni Lupatoto, grosso centro del Veronese che ospita gli stabilimenti Rana tortellini), Melegatti (pandori) e Vicenzi (biscotti), Zampini, 39 anni il mese prossimo, è un pessimo cuoco ma un discreto gourmet che non disdegnerebbe di assaggiare il pipistrello della frutta, piatto tipico delle Seychelles, piuttosto che le lucertole impanate e gli spiedini di scorpioni in vendita nei chioschi gastronomici di Pechino. -Ho qualche dubbio etico solo per il cane arrosto cucinato in Corea.. Ma per la conquista dell'Ig Nobel gli sono servite di più, nonostante ci fosse di mezzo un cibo, le competenze acquisite nel dipartimento di psicologia sperimentale dell'Università di Oxford, dov'è rimasto per tre anni e mezzo prima di approdare nella facoltà di scienze cognitive dell'ateneo trentino, un centro d'eccellenza che impegna psicologi, neurologi, fisici, ingegneri e filosofi. Il Cimec dispone fra l'altro della più potente macchina per la risonanza magnetica funzionale usata in Italia solo a fini di ricerca (3 tesla di potenza, il doppio di quelle impiegate negli ospedali) e recluta volontari disposti a sottoporsi per 15 euro l'ora a indagini sulle attività cerebrali. Zampini avrebbe dovuto ritirare il riconoscimento negli Stati Uniti, ma non aveva i soldi né per i voli né per l'albergo, interamente a suo carico. E forse i} trofeo in sé non valeva neppure iI viaggio: una placca di legno con due targhette in plastica applicate su entrambi i lati; quella anteriore avverte che trattasi dell'Tg Nobel, mentre quella posteriore conferma che l'iscrizione sul davanti è davvero il premio. Lo ha perciò ricevuto qualche settimana dopo al Palazzo Ducale di Genova, durante il Festival della scienza, dalle mani di David Gross, vincitore del Nobel per la fisica nel 2004, arrivato in Italia con una delegazione capitanata da Mare Abrahams, direttore degli Annals of Improbabde Research e fondatore dell'Ig Nobel. Non la disturba trovarsi in compagnia di Deborah Anderson della Boston University school of medicine, premiata con Ig Nobel per aver dimostrato che la Coca-Cola, e in particolare la Diet Coke, è un'efficace spermicida? -Ho accettato il premio perché sono abituato a non prendermi troppo sul serio, anche se lavoro seriamente. In ogni caso mai fermarsi al titolo di una ricerca. I titoli, inclusi quelli dei giornali, banalizzano sempre. Pervalutare bene bisogna conoscere l’argomento. Come mai dal Regno Unito è tornato in Italia? «Ho approfittato del cosiddetto programma "Rientro dei cervelli"varato dal governo nel 2001, a cavallo tra le riforme Berlinguer e Moratti. Il preside dell'Università di Trento, Remo Job, s'è adoperato per il mio ritorno. Non solo perché avevo già all'attivo 30 pubblicazioni peer review, cioè uscite su riviste scientifiche dopo una revisione paritaria, ma anche perché nei primi quattro anni è il ministero a provvedere per il95% alla mia retribuzione. Che è di quanti euro al mese? Circa 1.500. Contro i 3.600 che percepivo a Oxford appena assunto. Ha fatta harakiri «Dal punto di vista economico, indubbiamente. Ci sarà un motivo se a fronte dei 30.000 ricercatori che l'Italia esporta ogni anno, a tutto il 2006 ne erano tornati circa 500 e quelli che non sono ripartiti nuovamente non superano la cinquantina». Che cosa le manca di Oxford? «La dimensione internazionale, il confronto con professori e studenti di tutte le nazioni. L'inglese è la lingua della comunicazione scientifica. Ho avuto il privilegio di fare ricerca in un'università dove hanno insegnato molti premi Nobel. Compresa la ricerca sulle patatine. Esatto. Pubblicata dal Journal of Sensory Studies, la rivista professionale degli esperti della percezione statunitensi. Cofirmatario il professor Charle5 Spence. A L'abbiamo realizzata insieme a Oxford. Insegna nel dipartimento di psicologia sperimentale. È tra gli scienziati maggiormente prolifici nel campo dell'interazione fra i sensi: 200 pubblicazioni all'attivo pur avendo salo un anno più di me, Perché il crocchio delle patatine ci inganna? II cibo è l'esperienza multisensoriale per eccellenza. All'80% lo apprezziamo grazie all'olfatto, e infatti quando siamo raffreddati non percepiamo alcun sapore. Il gusto incide solo per il 20%: le papille della lingua ci trasmettono le informazioni basilari, dolce-amaro, salato-insipido. Ma c'entrano anche la vista, come sanno bene i cuochi che curano le presentazioni dei piatti, e il tatto: nella bocca abbiamo recettori del sistema somato sensoriale che ci fanno distinguere un alimento duro da uno molle. Infine entra in gioco il quinto senso, l'udito. Perché una patatina croccante ci sembra più buona? Non si sa, probabilmente è un fattore legato all'apprendimento. 5pence e io volevamo evidenziare che il suono può influenzare la percezione che abbiamo di un cibo.. In che modoci siete riusciti? =Innanzitutto dovevamo trovare qualcosa di commestibile che producesse un suono netto, familiare. La scelta è caduta sulle Pringles. Anche per altri motivi: sono uguali in ogni parte del mondo, non si possono distinguere l'una dall'altra, e tutte hanno la medesima consistenza. Abbiamo scelto a caso 20 persone, differenti per età, sesso e professione. A turno le abbiamo rinchiuse in una cabina isolata acusticamente. facendogli indossare le cuffie. A ognuna di loro abbiamo chiesto di dare un morso, uno solo, a una patatina Pringles e subito dopo di sputarla. Non dovevano masticarla, per non essere fuorviate dal sapore. Contemporaneamente le cavie ascoltavano ira cuffia il rumore più o meno amplificato proveniente dal microfono posto davanti alla bocca. Dopodiché, su una scala tarata da 1 a 100, dovevano spostare l'indicatore predisposto su 50 o verso l'alto o verso il basso a seconda che reputassero la patatina più o meno fresca, più a meno croccante». Risultato? Più l'impulso sonoro era elevato, più la patatina risultava gradita in termini di freschezza e croccantezza. Invece erano tutte uguali, pescate da un'unica confezione di Pringles. È la prova che cercavamo: i sensi spesso ci ingannano». Non è poca scientifico trarre conclusioni definitive da un unito esperimento? Ne ho condotti altri sull'acqua minerale e sugli spazzolini elettrici che hanno sortito i medesimi risultati. Più il rumore della minerale versata in un bicchiere era amplificato in cuffia e più le persone si convincevano che l'acqua fosse maggiormente gasata. Più il rumore dello spazzolino da denti risultava di tono basso e più veniva giudicato piacevole». Per quale motivo? I toni alti sono associati al rumore prodotto dal trapano del dentista. Mi sfugge futilità di questi esperimenti. Era interessante stabilire se le risultanze sono applicabili alle necessità quotidiane.. Lo sono? Be',le aziende che producono spazzolini da denti porranno attenzione alle frequenze sonore dei motorini interni e quelle che producono patatine si preoccuperanno di garantire una rumorosa croccantezza. Non a caso gli esperimenti erano interamente finanziati dalla multinazionale Unilever, all'università non sono costati nulla. Un'utilità mercantile, dunque. Non solo. Sappiamo che con l'invecchiamento decadono le capacità sensoriali. Sappiamo anche che l’anosmia, cioè la diminuzione della sensibilità olfattiva, provoca una forte perdita di interesse per la vita. Si tratta di deficit importanti, legati agli stati depressivi, perché gli odori producono emozioni e influenzano l'umore. Allora perché non pensare dì poter recuperare l'esperienza edonica del ciba lavorando sugli altri sensi, per esempio l'udito? Vede bene che c'è anche un'utilità sociale». Secondo lei le potenzialità dei cervello sono state interamente esplorate? «No, assolutamente. Da uomo, in modo intuitiva, direi che è stato esplorato un 10%. Da scienziato so soltanto di non saperne abbastanza. Ancora non abbiamo capito bene come sia organizzato. Che differenza c'è fra cervello e mente, fra cervello e coscienza? Può valere la metafora del computer; il cervello è l'hardware, cioè la macchina; la mente è il software, il programma che la fa funzionare. E il software chi fha scritto? Bella domanda. Sappiamo solo che l'evoluzione naturale lo ha aiutato. È facile indurre il cervello a credere a cose che non corrispondono alta realtà? «Relativamente facile. Daniel Simons é Christopher Chabris, ricercatori del dipartimento di psicologia della Harvard University, dieci anni fa hanno pubblicato su Perception i risultati di un singolare esperimento. Era stato mostrato ad alcune persone un filmato della durata di 24 secondi, in cui sei ragazzi, tre vestiti di bianco e tre vestiti di nero, si lanciano ima palla. Chi guardava aveva l'ordine di contare quanti passaggi venivano effettuati dalla squadra dei bianchi, Ebbene, in oltre il90% dei casi le persone, tutte prese dai palleggi, non si accorgevano che nelle immagini a un certo punto compariva un uomo travestito da gorilla. Eppure lo scimmione si fermava al centro della scena e si batteva i pugni sul petto-, Incredibile. E perché non se ne accorgevano? A Semplice: il gorilla era nero. Tutte concentrate sui giocatori vestiti di bianco, le persone sottoposte al test non vedevano nessun altro colore». Le risulta che le aziende e la pubblicità approfittino di questa percezione subliminale? James Vikary, fondatore della Subliminal projection company, già nel 1956 propose la proiezione di messaggi che non raggiungono la soglia della percezione consapevole, finalizzati a incrementare la vendita di certi prodotti. Fece inserire in sovrimpressione all'interno del film Picnic, interpretato da William Iiolden e Kim Novak, le scritte "Drink Coca-Cola" e "Eat popcorn", bevi Coca- Cola e mangia popcorn, ogni 5 secondi e per la durata di un trernillesimo di secondo, dunque invisibili all'occhio umano. Dopo sei settimane, la vendita della Coca-Cola nei cinema era aumentata del 38% e quella dei popeom del 37,5%-, Preoccupante. «Possono esistere elementi che sfuggono alla nostra coscienza e che influenzano la percezione, ma in realtà non vi è evidenza scientifica che diano poi luogo a determinate scelte. Il tentativo di Vikary 'e poco attendibile. Primo: non prevedeva un gruppo di controllo, cioè spettatori cui non venissero presentati quei messaggi subliminali. Secondo: mancava il confronto dei risultati con le medesime sei settimane dell'anno precedente. Terzo: non sono state controllate parecchie variabili che potevano influenzare il comportamento degli spettatori, tipo la temperatura della sala o }e preferenze per i prodotti. V esperimento delle patatine dimostra però che i suoni influiscono sui nostri comportamenti senza che noi ce ne rendiamo canto. =Sicuramente. Se al ristorante c'è in sottofondo una musica che non risulta gradita, il cibo sarà influenzato negativamente da quella colonna sonora. Tant'è vero che Heston Blumenthal, il cuoco alchimista dell'inglese The Fat Duck, giudicato il miglior ristorante del mondo da una giuria di 500 tra chef e critici gastronomici, offriva il pinzimonio ai clienti dopo averli provvisti di cuffie e microfono, in modo da fargli sentire il rumore delle verdure masticate: tutti trovavano le crudità più croccanti,, Si fa un gran parlare degli effetti negativi del multitasking. La tecnologia può mandare in tilt il cervello? Altroché. Parlare al cellulare. anche col vivavoce, mentre si è al volante, equivale alla guida in stato di ebbrezza. Sollecitato contemporaneamente a due diversi tipi d'attenzione, l’encefalo è costretto a sdoppiarsi. Per la sicurezza stradale l'utilizzo del cellulare in auto andrebbe abolito oggi stesso. __________________________________________________________ Il Sole24Ore 24 gen. ’09 LA FILOSOFIA DELL'OPEN SOURCE Da Pisa è emersa l’idea di mettere in rete tutti i manoscritti. del filosofo A favore degli studiosi, ma non solo Se la filosofia - tra le discipline più antiche e conservatrici del nostro sapere-incontra internet, possono inaspettatamente scaturirne tecniche rivoluzionarie capaci anche di profonde innovazioni negli studi. Tra queste, l'utilizzo di sistemi di conoscenza distribuiti sul Web per analizzare-in modo nuovo -testi, concetti e sviluppo delle idee nei "pattern" dei maggiori pensatori del passato. È quello che si propone il progetto "Schopenhauer source", nato da un'intuizione del gruppo c00rdinato da Sandro Barbera, docente del dipartimento di Linguistica dell'Università di Pisa e tra i maggiori esperti della filosofia schopenhaueriana, e finanziato dalla stessa Università di Pisa e dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Volendo completare e approfondire le ricerche sulle fonti manoscritte del filosofo tedesco, Barbera e il suo team hanno preferito affidarsi per la riproduzione degli originali non più alla costosa stampa, ma al digitale. Da qui è nata l'iniziativa - in collaborazione con la Biblioteca statale di Berlino (che possiede l'intero lascito manoscritto di Schopenhauer composto da circa 23milapagine) e con la Biblioteca universitaria di Francoforte sul Meno (che invece ne custodisce la biblioteca personale con annotazioni al margine sui testi e altri appunti del filosofo) - di procedere alla digitalizzazione del materiale e poi di organizzarlo all'interno di un apposito sito ospitato dai server dell'Ecole Normale Supériéure de Paris. "Schopenhauersource", che è parte di un più ampio progetto europeo chiamato "Discbvery" finalizzato allo sviluppo di una grande biblioteca digitale di risorse primarie e secondarie per gli studi filosofici, e che si avvale anche dei risultati'del network "Open Scholary Cbmmunities on the WeU" creato sempre a livello europeo per offrire infrastrutture di ricerca per studi umanistici sul WeU, non si limita alla sola riproduzione digitale dei manoscritti, ma come dicevamo, punta a qualcosa di ancora di più innovativo, cioè alla creazione di uno spazio di ricerca decentrato e collaborativo in grado di stimolare nuovi approcci agli studi filosofici. Attraverso la rete, studiosi e ricercatori sono invitati a partecipare al progetto, a cominciare dalla produzione di nuove trascrizioni. I documenti originali sono, infatti, scritti in un alfabeto diverso da quello in uso oggi in Germania, quindi per utilizzare al meglio le fonti, tutte le riproduzioni digitali on line dovranno al più presto essere affiancate dalle corrispettive trascrizioni. Per supportare questo genere di attività, è prevista l'implementazione di applicazioni tipo "peer-topeer" per il lavoro in connessione e "peer review" per la revisione dei contribuiti. Rispetto ai contenuti, gli strumenti di conoscenza riuniti in Schopenhauer source hanno come imperativo filologico quello di rendere visibile alla comunità scientifica, attraverso forme d'accesso e di analisi dei documenti in formato digitale, la genesi del pensiero del «filosofo del mondo come rappresentazione». Ma anche di portare a conoscenza - grazie ad appunti universitari e annotazioni mai edite - un aspetto tuttora poco conosciuto di Schopenhauer: la sua formazione giovanile. Vale a dire, quando giovane universitario a Berlino seguiva le lezioni di Fichte e prendeva appunti che poi integrava con proprie riflessioni. Scritti che secondo i curatori del progetto contengono f«origine genetica» del suo pensiero successivo. Rivolto principalmente agli specialisti, Schopenhauersource, potendo però far conto sulla visibilità del WeU, spera anche di aprirsi a una platea più vasta: anzitutto agli studenti che utilizzando molto internet potrebbero più facilmente adottarlo come forma d'apprendimento da intervallare allo studio basato sulla manualistica tradizionale. Attualmente il progetto è al 50%> il sito contiene già circa la metà del lascito testamentario del filosofo. Entro il 200g dovrebbe essere completato l'inserimento dei manoscritti e subito dopo inizierà la digitalizzazione anche dei volumi chiosati della biblioteca personale. FABIO DI GIAMMARCO __________________________________________________________ La Repubblica 15 gen. ’09 CITYLIFE, I RIFIUTI FINIRANNO SOTTOTERRA MILANO COPIA IL MODELLO STOCCOLMA Missione di Amsa in Svezia per studiare un nuovo sistema "pneumatico" di smaltimento dell'immondizia DAL NOSTRO INVIATO ALESSIA GALLIONE STOCCOLMA -Anna è una nuova arrivata nel quartiere ecologico di Hammarby Sjostad e, come tutti gli altri residenti, è passata all'ufficio informazioni della zona per ritirare i sacchetti che serviranno per l'umido e capire cosa dovrà fare per risparmiare acqua ed energia. Perché chi decide di vivere qui, in queste case dalle grandi vetrate circondate dal verde e dall'acqua, lo fa anche per seguire uno stile di vita sostenibile. Tutto è progettato in funzione ambientale. A cominciare da come vengono trattati i rifiuti, che in questa zona a Sud di Stoccolma dove fino agli anni Cinquanta c'erano soltanto industrie, sono scomparsi. Sotto terra. Quello che farà anche Milano, con un sistema che Amsa e Palazzo Marino sono venuti a studiare. Si comincia da Citylife: il primo progetto edilizio che ricalcherà quello di Hammarby Sjostad adottando quella che viene chiamata raccolta pneumatica dell'immondizia. Si continuerà con il recinto di Expo. Letizia Moratti, che il quartiere l'ha visitato qualche mese fa, è tornata entusiasta e in futuro vorrebbe veder nascere il sistema in ogni nuovo piano edilizio del1a città, prevedendo addirittura una norma nel regolamento urbanistico. Per questo ha inviato in Svezia i vertici di Amsa e l'assessore all'Ambiente Edoardo Croci, che annuncia: «Potremmo sperimentarlo anche sui Navigli sfruttando i cantieri per l'isola pedonale». L'idea è semplice: fare in modo che i rifiuti scompaiano e che gli abitanti non abbiano più a che fare con i camion che vengono a ritirare i sacchi dell'immondizia. «Eliminando - spiega il presidente di Amsa Sergio Galimberti - anche i problemi causati dal rumore e dal traffico dei mezzi». L'azienda sta studiando il primo progetto concreto a Cirylife e lo sta facendo insieme a Envac, la società che da anni realizza e gestisce questi impianti in tutto il mondo: da Barcellona dove già il 30% di carta, plastica, lattine e umido viene raccolto cosi, a Dubai, da Singapore a Seul e Kuala Lumpur. Il sistema funziona un po' come un aspirapolvere: il sacchetto dell'immondizia già differenziata viene buttato in contenitori simili a colonnine sistemate sotto casa o nei palazzi, come accadrebbe per le torri della ex Fiera. E, seguendo una rete di tubi sotterranei, arriva direttamente in un unico punto di raccolta, una centrale di stoccaggio da dove partono su camion, già pressati in container. A Stoccolma le colonnine sono disseminate un po' ovunque nei cortili di Hammarby Sjostad, dove oggi sono già stati costruiti 8mila appartamenti sugli l l mila previsti. La prima centrale di Milano nascerà sotto il parco di Citylife e anche i camion che andranno lì per portare via l'immondizia viaggeranno sottoterra. In questo caso saranno i costruttori a coprire i costi: circa 6 milioni di euro per una struttura che servirà i 15mila utenti del quartiere. Ma che avrà la capacità di raccogliere i rifiuti di 25mila persone e «potrà servire anche i palazzi dei dintorni», raccontano i tecnici. «Per gli insediamenti che verranno costruiti sarà più semplice ipotizzare fin da subito questa tecnologia -aggiunge Galimberti-. Oltre a Cirylife e Santa Giulia, stiamo valutando la possibilità di realizzare la raccolta pneumatica anche a Garibaldi-Repubblica». ======================================================= __________________________________________________________ ItaliaOggi 21 gen. ’09 MEDICI UN TAGLIO ALLE SCUOLE In una nota dell'Università i requisiti per l'attivazione dei percorsi formativi Medici, un taglio alle scuole A rischio 500 corsi. Specializzazioni accorpate DI BENEDETTA P PACELLI Oltre cinquecento scuole di specializzazione in meno a partire da questo anno. A tanto ammonta la sforbiciata che subiranno le scuole di formazione dei futuri camici bianchi che, da 1663 dello scorso anno accademico, passeranno a 1152 per il 2009. A dirlo una nota del ministero dell’istruzione e dell'università (n. 67 del 14 gennaio 2009) che mette nero su bianco i requisiti minimi che le scuole dovranno possedere. Pena, la loro stessa disattivazione. D'ora in poi, infatti, le facoltà di medicina e chirurgia potranno istituire una sola scuola per ciascuna tipologia e non potranno avere un numero inferiore di tre specializzandi «iscrivibili per anno di corso». Questa norma, precisa ancora il ministero, nata dalla volontà di razionalizzare il sistema, prevede quindi che non possono essere istituiti e attivati corsi che non abbiano ottenuto l'assegnazione di almeno 3 contratti. Il che vuol dire che scuole della stessa tipologia dovranno attrezzarsi per stipulare convenzioni con scuole omologhe di università limitrofe. Le università dovranno perciò in tempi brevi dare attuazione al decreto ministeriale (1/08/05 Riassetto scuole di specializzazione di area sanitaria) che pochissime facoltà hanno applicato e accorpare anche tutte le scuole presenti due volte nello stesso ateneo. Le novità degli ordinamenti. Prende così concretezza il dm del 2005 che si prefiggeva di riorganizzare gli ordinamenti didattici delle scuole di area sanitaria e nello stesso tempo di razionalizzare l'offerta formativa in collaborazione con le esigenze del Servizio sanitario nazionale. In tutte le scuole, divise in tre aree (medica, chirurgica e dei servizi clinici e diagnostici) verrà individuato un biennio comune che rilascerà 90 crediti formativi su un totale di 120 e che proseguirà, poi, in un triennio o quadriennio di specializzazione. Addio, quindi, alle vecchie specializzazioni quadriennali perché, d'ora in poi, le scuole saranno tutte della durata di cinque o sei anni. Un altro elemento caratterizzante sarà poi la componente di rete formativa non più chiusa nelle strutture universitarie ma aperta alle strutture ospedaliere e al territorio. Le reazioni. La nota ha messo subito in allarme le associazioni dei giovani specializzandi. Primo tra tutti il Segretariato italiano medici specializzandi preoccupato delle modalità con cui sono state riorganizzate le scuole: per l'associazione, «la logica dell'accorpamento attraverso convenzioni con scuole affini apre scenari poco chiari per i fruitori della formazione». Ecco perché, per i medici in formazione, sarebbe opportuno che l'applicazione della riforma ordinamentale prevedesse l'accantonamento dell'ipotesi di accorpamento delle scuole tra diverse università. In alternativa posticipare l'entrata in vigore della riforma a partire dal prossimo anno dando la possibilità «di introdurre un sistema di accesso per graduatoria nazionale centralizzata». _______________________________________________________________ L’Unione Sarda 22 gen. ’09 AOU: I TORMENTI DELLE CLINICHE "A TEMPO" Sanità. Non più sufficienti i posti letto nel reparto di terapia intensiva neonatale Macciotta e San Giovanni di Dio, disagi in vista del trasloco Entro la prossima estate tutto il dipartimento materno-infantile verrà trasferito nel blocco Q del Policlinico universitario di Monserrato. Quanto può essere complesso e che disagi può comportare agli utenti il trasferimento di quattro importanti servizi sanitari dalle strutture cittadine al Policlinico universitario di Monserrato? Già detto della questione riguardante gli esami istologici che vengono eseguiti in "trasferta" al San Giovanni di Dio mentre i pazienti sono sotto anestesia in sala operatoria, nel fianco del direttore generale dell'Azienda mista Ninni Murru c'è anche la spina legata al dipartimento materno-infantile. TRASLOCO IMMINENTE Da mesi, infatti, si parla del trasferimento nel blocco Q del Policlinico dei servizi di pediatria, neuropsichiatria, terapia intensiva neonatale (oggi ospitati nella clinica Macciotta) e ostetricia e ginecologia (dal San Giovanni di Dio). E, nell'attesa che si completino i lavori e l'acquisizione di nuovi arredi e tecnologie, si consumano grandi e piccoli disservizi, legati soprattutto alla carenza di posti-letto nel reparto di terapia intensiva neonatale. AZIENDA MISTA «Ormai siamo alla stretta finale - ammette il professor Murru - entro due mesi il blocco Q del Policlinico sarà pronto e, per non perdere tempo, proprio in questi giorni stiamo avviando le gare d'appalto per l'acquisizione di arredi e macchinari. Tutto questo ci consente di prevedere che il trasloco possa essere portato a termine prima dell'inizio dell'estate». I NUMERI Quelli relativi ai servizi fin qui forniti dal dipartimento materno-infantile nelle attuali strutture non sono di poco conto: nel corso del 2008 si sono registrati 1532 parti, di cui quasi 500 cesarei. Dei restanti mille (o poco più), sono oltre 600 quelli portati a termine con anestesia epidurale, in modo da lenire sempre più le sofferenze della puerpera. SALDO ATTIVO Per quel che riguarda il reparto di Ostetricia e ginecologia oggi localizzato nell'ospedale San Giovanni di Dio, anche in questo caso il saldo (pur in assenza di investimenti recentissimi) è ampiamente positivo: sempre nel 2008 sono stati eseguiti oltre 4500 interventi chirurgici (1000 importanti, 2000 di piccola entità e 1500 ambulatoriali), 5375 interventi di Pronto soccorso, 2763 ricoveri e circa 6 mila visite a esterni. «È evidente che si tratta di una realtà in salute - conclude Ninni Murru - che in questo periodo certamente sconta i problemi legati all'imminente trasferimento ma che molto presto, nella nuova struttura del Policlinico, raggiungerà il massimo delle potenzialità. Nell'esclusivo interesse degli utenti». ANTHONY MURONI _______________________________________________________________ L’Unione Sarda 20 gen. ’09 AOU: QUELLI CHE ASPETTANO IN SALA OPERATORIA L'assenza di specialisti costringe a test in trasferta mentre i pazienti sono sotto i ferri Al Policlinico ore di attesa dei referti dal San Giovanni di Dio La situazione di disagio portata alla luce da una denuncia della Cgil. Il presidente dell'Ordine dei medici attacca la Regione: «Selezioni deserte perché mancano i corsi di specializzazione postlaurea ». I pazienti sotto i ferri nella sala operatoria del Policlinico universitario possono aspettare anche quattro ore, in attesa che dal San Giovanni di Dio arrivino i risultati degli esami istologici. Referti che vengono compilati in "trasferta", nonostante la struttura di Monserrato disponga di attrezzature e laboratori necessari. La denuncia è arrivata qualche giorno fa dai sindacati e segnala una circostanza che, secondo quanto paventato da qualcuno, accresce i rischi e i disagi per chi è obbligato a sottoporsi a un intervento chirurgico. L'AZIENDA Il disagio è confermato dal direttore generale dell'azienda mista Ninnu Murru: «Il problema è legato alle "estemporanee" - sostiene - si tratta di un particolare esame che può essere effettuato solo durante la fase operatoria: un frammento cutaneo asportato viene analizzato al criostato, lo strumento che serve per verificare se l'esito è benigno e maligno. E dal cui responso dipende o meno la prosecuzione dell'operazione chirurgica». CONCORSO DESERTO Inquadrata la questione dal punto di vista sanitario, restano da individuare le responsabilità a proposito di un disguido così evidente e, in certo senso, allarmante: «La verità è che nel Policlinico universitario l'organico degli anatomopatologi è completamente sguarnito - prosegue Murru - e questo anche perché una selezione per due incarichi a tempo determinato da noi indetta qualche tempo fa è andata deserta». Dunque c'è da aspettarsi che l'eccezione di questi mesi possa diventare regola? «Assolutamente no - ribatte il direttore generale - per risolvere la situazione giusto nei giorni scorsi abbiamo deciso di bandire un concorso attraverso il quale recluteremo due medici con contratto a tempo indeterminato. Confermo che, siccome il problema è legato esclusivamente alla carenza di personale - conclude Murru - entro un mese la situazione si avvierà verso la normalità». I MEDICI A proposito della selezione andata deserta, netta la presa di posizione di Mondino Ibba, consigliere regionale e presidente dell'Ordine dei medici: «Per poter coprire un posto da specialisti nella sanità pubblica occorre avere a disposizione dei medici specializzati - ricorda, ironico - dico questa ovvietà perché in Sardegna spesso non vengono finanziati i posti per conseguire le qualifiche post-laurea. E allora è inutile prendersela con l'azienda mista, visto che la Regione ha da tempo deciso di non investire sulle specializzazioni. Spesso per gli anatomopatologi c'è un solo posto per ogni anno di laurea». SINDACATO Del problema legato agli esami eseguiti in "trasferta" per primo ha parlato Gianfranco Angioni, della Cgil-funzione pubblica: «I disagi causati dagli esami svolti al San Giovanni invece che al Policlinico si ripetono ogni giorno, con momenti drammatici per i pazienti e i loro familiari - sostiene - tra l'altro in reparti invasi dalla muffa dopo l'allagamento dovuto al maltempo di queste settimane». I pazienti che vengono sottoposti a intervento provengono da vari ospedali e combattono con diverse patologie: «Proprio nei giorni scorsi un ammalato ha dovuto attendere in sala operatoria quattro ore per avere l'esito di un referto per un intervento che in genere può durare molto meno e con meno preoccupazioni per tutti». ANTHONY MURONI _______________________________________________________________ Repubblica 13 gen. ’09 IL DIRITTO E LA CURA IGNAZIO MARINO «Credo nella libertà di scelta», «non si può costringere un ammalato a curarsi contro le sua volontà», «sacra è la vita e sacra l'autodeterminazione». Sono alcune delle frasi dei cinquanta mila cittadini che, in questi giorni, hanno aderito all'appello per il diritto alla libertà di cura (www. appellotestamentobiologico. it). Sono voci che rappresentano il Paese e che vanno considerate nel momento in cui il Parlamento si avvia a fissare, per legge, alcune regole che riguardano la fine della vita. Il mio convincimento è che vada garantito sempre e comunque il diritto alla libertà di cura come previsto dalla Costituzione, un diritto che esiste in teoria per tutti, ma che non può essere esercitato da chi ha perso l'integrità intellettiva e con essa la capacità di esprimere le proprie volontà. Proviamo a calare il principio nella realtà: un paziente con un cancro all'esofago, nella fase avanzata della malattia, si troverà a non poter più deglutire e ad alimentarsi naturalmente. Per continuare a nutrirsi potrà ricorrere a tecniche artificiali, ovvero ad un tubo inserito chirurgicamente nello stomaco attraverso il quale introdurre nutrimenti chimici per la sopravvivenza. Di fronte a questa prospettiva, il paziente può scegliere se accettare oppure rifiutare. Se accetta forse vivrà più a lungo, altrimenti arriverà alla fine della sua esistenza, secondo il destino segnato dalla malattia. Qualunque essa sia, la scelta sarà rispettata. Ma nel caso di una persona in stato vegetativo, chi deciderà? E chi farà rispettare le volontà del malato? Di qui la necessità di una legge sul testamento biologico, che fissi le regole in base alle quali il diritto costituzionale della scelta delle terapie sia sempre garantito e i cittadini non debbano rivolgersi ai tribunali. Vi sono molti progetti in Parlamento ed io, assieme ad altri cento senatori, propongo una legge che dia, soltanto a chi lo vuole, la possibilità di indicare quali terapie si intendono accettare e quali no, se un giorno si perderà la capacità di esprimere il proprio consenso. Si tratta di una norma molto semplice, a mio modo di vedere persino conservatrice, perché non cambia nulla, semplicemente ribadisce il diritto alla libertà di cura già previsto dalla Costituzione. Altri, come il sottosegretario Roccella e l'onorevole Binetti, propongono una vera rivoluzione: l'alimentazione artificiale sia somministrata sempre, diventi terapia obbligatoria per legge e, quindi, venga esclusa dalla nostra libertà di scelta. Tale impostazione tradisce la Costituzione ed implica gravissime conseguenze. Esistono casi in cui l'alimentazione artificiale è consigliata, altri in cui prolunga solo un'inutile agonia. La valutazione spetta ai familiari del paziente e ai medici che li accompagnano in una scelta che va fatta caso per caso e non in base ad una legge uguale per tutti. Quali le conseguenze per i medici? Si troverebbero davanti ad un bivio: violare la legge restando fedeli alla deontologia che impone di non fare nulla contro la volontà del paziente, oppure rompere, in nome di un'imposizione dello Stato, il patto di alleanza terapeutica con l'ammalato. Un patto che io, come chirurgo, considero sacro. Le difficoltà aumenteranno e, con esse, il numero delle persone che si rivolgeranno ai tribunali. E così il Parlamento otterrà il risultato di aumentare i contenziosi. In questo contesto la Chiesa si mostra preoccupata. Alcuni temono il rischio che la libertà di scelta si trasformi in abbandono e nell'interruzione delle cure ai più deboli. Anche su questo dobbiamo essere chiari: non si può immaginare di aiutare i più bisognosi limitando la libertà degli individui. La difesa della fragilità non è in discussione e non è una discriminante tra credenti e non credenti, è un dovere del nostro convivere civile. Va ricordato poi, che nella tradizione cristiana, l'accettazione della morte per sciogliersi dal corpo e ricongiungersi al Padre è elemento essenziale della fede. Essa è rintracciabile nei secoli, nella fine della vita di San Francesco come in quella del patriarca Athenagoras: l'arcivescovo di Costantinopoli, che lavorò con Paolo VI per l'unità dei cristiani, ricoverato in seguito ad una frattura del femore, chiese di non essere nutrito ma lasciato morire come un monaco, pregando e ricevendo come unico cibo la Santa Comunione. Come si sarebbero comportati il sottosegretario Roccella ed il ministro Sacconi con il patriarca? Ne avrebbero ordinato la nutrizione forzata per decreto? Infine la politica, e le scelte che il Pd è chiamato a fare. Nel Partito Democratico, è noto, vi sono approcci più o meno scientifici nell'affrontare le questioni bioetiche, ciò è normale in un partito che cerca di unire culture diverse. Io, da credente, rispetto le posizioni di chi non lo è e non sento l'esigenza di imporre una visione univoca del mondo e della vita. Mi pare tuttavia urgente, oltre che logico, arrivare ad una posizione chiara del Pd, espressione della maggioranza se non di tutti, da difendere senza esitazione nelle sedi parlamentari e nel dibattito pubblico; una posizione che caratterizzi il Pd e che rifletta l'orientamento e le istanze dei suoi sostenitori. Se la libertà di pensiero rappresenta un punto di forza per un moderno partito riformista, l'assenza di una posizione definita rischia di trasformarsi nel suo tallone d'Achille. L'autore è presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.governo.it www.appellotestamentobiologico.it _______________________________________________________________ Il Sole24Ore 20 gen. ’09 SANITA: IL BENESSERE AUMENTA LA SPESA APPROPRIATEZZA/ Trent'anni di effetti sui costi dell'aumento di ricchezza e vita media Misure di contenimento inefficaci - Differenza col Pil al top in Europa Anche se può sembrare paradossale, perché destinata a soddisfare un bisogno fondamentale come quello della protezione della salute, la spesa sanitaria è per certi versi assimilabile a quella per i beni voluttuari o di lusso. Sia la prima che la seconda tendono infatti ad aumentare in misura più che proporzionale al crescere del reddito pro capite in termini reali. Ciò significa che in una società sempre più ricca a prescindere dalla composizione per classi di età della popolazione e dall'estensione dell'assistenza pubblica si consumano quantità via via maggiori di farmaci, si effettua un crescente numero di visite specialistiche e di accertamenti diagnostici, si ricorre con più frequenza agli interventi chirurgici, e così via. Un caso emblematico è rappresentato in tale contesto dagli Stati Uniti che è il Paese che, pur lasciando senza copertura sanitaria circa 47 milioni di cittadini, spende di più per l'assistenza (tra settore pubblico e famiglie si arriva al 15,3% del Pil, contro il 9,6% della media Ue- 15). Gli economisti sintetizzano questo fenomeno affermando che l'elasticità della domanda di prestazioni sanitarie rispetto al reddito nazionale assume un valore superiore a 1, nel senso che una variazione di quest'ultimo di un punto percentuale è accompagnata da una variazione della domanda di beni e servizi per la tutela della salute di oltre un punto percentuale. Si tratta di una relazione di lungo periodo che non ha solo una valenza puramente teorica, trovando un solido riscontro nell'evidenza empirica. A sostegno di ciò, è sufficiente rilevare che nei Paesi europei, secondo le elaborazioni effettuate dall'Ocse, il rapporto tra il tasso di crescita della spesa sanitaria e il tasso di sviluppo dell'economia oscillerebbe attorno all'1,2-1,3 per cento. A ben vedere, è questa una tendenza diametralmente opposta a quella che si registra per talune categorie di spesa destinate anch'esse ad appagare bisogni primari dell'esistenza. Basti pensare in tale contesto ai consumi di generi alimentari, la cui incidenza diminuisce gradatamente con l'avanzare del processo di sviluppo economico. In Italia, a esempio, nel 1970 essi assorbivano quasi 1/3 della spesa totale delle famiglie, contro appena il 15% di oggi. Se si prescinde dal fatto che con lo sviluppo si rendono disponibili maggiori risorse per i consumi, quali sono le ragioni che contribuiscono a spiegare il fenomeno in questione? Nella letteratura economica ne sono state individuate almeno tre, che vale la pena rammentare brevemente. La prima è che nel lungo periodo la crescita del prodotto a prezzi costanti è associata a un più elevato livello di istruzione della popolazione che, com'è noto, comporta una maggiore attenzione alle condizioni di salute e alla cura della persona. Con la diffusione dell'istruzione si sprigionano, in altre parole, degli "effetti di imitazione" che favoriscono l'assunzione di modelli di comportamento e di stili di vita contraddistinti da maggiori consumi sanitari. La seconda ragione è che il processo di sviluppo spiana la strada all'introduzione delle innovazioni nel campo della medicina. Si tenga presente, a questo proposito, che nella Sanità le innovazioni determinano spesso un incremento dei costi medi di produzione, anziché una loro riduzione: esse permettono infatti di trattare un numero crescente di patologie, comprese quelle precedentemente considerate incurabili; comportano l'introduzione di specialità medicinali e di apparecchiature sempre più costose; non si traducono in genere in un risparmio di capitale umano. La terza ragione che contribuisce a spiegare l'elasticità della spesa sanitaria rispetto al Pil pro capite va rintracciata nel fatto che l'aumento di quest'ultimo in termini quantitativi tende a far lievitare l'incidenza della popolazione anziana, principale beneficiaria dei programmi assistenziali. Come suffragato dall'evidenza empirica, lo sviluppo economico ha un impatto notevole su uno dei fattori che sta alla base processo di invecchiamento demografico: la durata della vita media. Se quelli appena descritti sono i fattori che influenzano la dinamica della spesa per la tutela della salute nel lungo andare, è interessante ora esaminare succintamente qual è stato il suo andamento in Italia nel periodo compreso tra il 1980 e il 2007. Per comodità, questo periodo può essere suddiviso in cinque fasi, coincidente la prima con l'avvio del Ssn (1980- 1985) e l'ultima con gli anni successivi alla riforma in senso federalista della Sanità (2000-2007). Dalla lettura dei dati a prezzi correnti contenuti nella tab. 1 si evince innanzitutto che il rapporto spesa sanitaria/Pil si è accresciuto nell'intero periodo in esame esattamente di 2 punti percentuali, essendo passato dal 6,2% del 1980-1985 all'8,2% del 2000-2007. Bisogna tuttavia rilevare che tale rapporto, dopo il rallentamento registrato nel corso degli anni '90, ha mostrato nel periodo più recente una significativa accelerazione, tenuto conto che il divario tra il tasso di crescita della spesa e quello del Pil nominale è andato progressivamente ampliandosi. Segno, questo, che le misure di stabilizzazione varate in sede di finanziamento dei livelli di assistenza si sono rivelate alla prova dei fatti completamente inefficaci. A conferma di ciò, basti pensare che dal 2000 al 2007 le spese di funzionamento delle Asl, delle aziende ospedaliere e delle altre strutture pubbliche sono complessivamente aumentate del 51,2%, vale a dire di oltre 34 miliardi di euro in cifra assoluta. A questo risultato hanno contribuito in misura determinante i consumi intermedi, cioè gli acquisti di beni e servizi, che sono lievitati di ben l'83,6% nella valutazione a prezzi correnti. Soffermando l'attenzione sui dati a prezzi costanti riportati nella tab. 2, si ricava sinteticamente che: 1. dalla fase di avvio del Ssn al periodo più recente, la spesa sanitaria pro capite si è accresciuta del 64,1%, passando da 1.077 a 1.767 euro; 2. il tasso di crescita della spesa in termini reali ha quasi sempre sopravanzato il tasso di sviluppo dell'economia. Il divario tra queste due grandezze ha assunto un valore massimo negli anni immediatamente successivi all'istituzione del Ssn, tenuto conto sia degli effetti prodotti dall'estensione delle prestazioni a tutta la collettività sia della stagflazione registrata nel biennio 1981-1982; 3. nell'intero periodo in esame, la spesa sostenuta dalle famiglie è aumentata in misura di gran lunga superiore a quella posta a carico delle amministrazioni pubbliche (rispettivamente 167,2 e 49,5%). Ciononostante, nel nostro Paese il contributo diretto degli utenti alla copertura dei costi del Ssn risulta ancora di dimensioni piuttosto contenute, tanto che nell'ultima Relazione sul rendiconto generale dello Stato la Corte dei conti ha sottolineato la necessità di procedere «al potenziamento e all'estensione dei meccanismi di compartecipazione alla spesa»; 4. deflazionando la spesa sanitaria pubblica con gli indici impliciti dei prezzi calcolati con riferimento alla produzione del settore "Sanità e assistenza sociale", si ottiene un valore dell'elasticità della domanda rispetto al Pil prossimo a 1,30. Si tratta di un valore che collocherebbe l'Italia ai primi posti della relativa graduatoria europea, subito dopo la Germania. Nicola Quirino Docente di Economia della finanza pubblica alla Luiss Roberta Chimento Istituto G. Tagliacarne _______________________________________________________________ Il Sole24Ore 20 gen. ’09 DRG 2009 TARATI SUL CASE MIX APPROPRIATEZZA/ Aggiornati i criteri nella classificazione dei ricoveri ospedalieri Nuova versione: 54 voci in più - Meccanismo comune nei Paesi Ocse Lo scorso 18 dicembre 2008 presso il ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali è stata presentata la nuova traduzione della versione statunitense 2007 dell'Icd-9-Cm (terza edizione italiana del manuale di codifica delle diagnosi e degli interventi e procedure per la compilazione della parte sanitaria della Scheda di dimissione ospedaliera, pubblicata dall'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato) e annunciata l'adozione di una versione aggiornata dei Drg. A partire dal 1 gennaio 2009, infatti, entrerà in vigore il nuovo sistema di classificazione dell'attività ospedaliera che utilizza, per l'appunto, i codici dell'Icd-9-Cm 2007: si tratta della versione 24.0 che sostituirà l'attuale versione 19.0 (in vigore negli Usa nel 2002 e adottata in Italia dal 1 gennaio 2006). Per la classificazione degli episodi di ricovero sarà possibile disporre, quindi, di 538 Drg (numerati da 1 a 579) in luogo dei 506 della precedente versione, a seguito dell'introduzione di ben 54 nuovi Drg, di cui 38 chirurgici e 16 medici (vedi tabella), contestualmente all'eliminazione di 22 Drg. Le principali novità riguardano: la neurologia, ovvero Mdc 1: malattie e disturbi del sistema nervoso, con 16 nuovi Drg (9 chirurgici e 7 medici); la cardiochirurgia, ovvero parte chirurgica della Mdc 5, con 15 nuovi Drg e revisione completa della classificazione per l'impianto di defibrillatore cardiaco, stent e interventi di by-pass coronarico; ? l'ortopedia (Mdc 9), con 6 Drg, tra cui uno specifico raggruppamento per la revisione di sostituzione dell'anca o del ginocchio; e infine, un importante intervento di riclassificazione ha interessato anche gli interventi minori e maggiori sull'apparato gastrointestinale. Anche la nuova traduzione dell'Icd-9-Cm (III edizione italiana, Manuale edito dall'Ipzs) presenta, rispetto alla precedente versione 2002, numerose variazioni: ? 805 i nuovi codici di diagnosi introdotti (tra cui i codici per indicare la Sars, i diversi quadri di insufficienza cardiaca diastolica e/o sistolica, i nuovi codici per la chemioterapia e i disturbi ematologici specifici ecc.); ? 119 i codici di diagnosi eliminati; ? un numero considerevole di nuove definizioni diagnostiche ha riguardato i cosiddetti codici V (160 codici), le malattie di naso, bocca, orecchio e gola (135 codici) e il sistema neurologico (67 codici). Di fatto, quasi tutti i capitoli hanno subìto delle modificazioni. In particolare, relativamente agli interventi e alle procedure diagnostiche e/o terapeutiche: 162 sono i codici di nuova introduzione, di cui 68 appartenenti a una nuova rubrica (rubrica "00"), che raccoglie una miscellanea di interventi su diversi apparati da poco inseriti nella pratica clinica quali, a esempio, procedure di imaging intravascolare dei vasi sanguigni, la chirurgia computer-assistita e tecniche innovative in chirurgia ortopedica; sono state infine revisionate le descrizioni di 46 codici relativi alle procedure e di 274 codici di diagnosi (di cui quasi la metà si riferisce ai "disturbi mentali" nella Mdc 19). Sempre nel corso della giornata del 18 dicembre 2008 al ministero, oltre alla presentazione ufficiale della nuova Icd-9 -Cm 2007 e della versione 24.0 dei Drg, è stato anche proposto un sistema «allineato» di pesi relativi dei Drg con l'obiettivo di misurare la complessità della casistica in maniera uniforme a livello nazionale, nonché di offrire una rappresentazione più vicina alla realtà ospedaliera italiana, anche per fini remunerativi (pagamento prospettico). Il calcolo dei nuovi pesi relativi è stato sviluppato applicando principalmente la metodologia Cams (che individua 12 categorie e 26 sottocategorie di costo allocazione per singolo Drg; il metodo è inoltre applicabile anche agli Apr-Drg) anziché la tecnica Rapids (che identifica "solo" 11 categorie di costo allocazione per ciascun Drg) con cui erano stati definiti i pesi relativi nel 1995 (versione Drg 10.0). Per la selezione delle strutture ospedaliere da utilizzare nell'analisi dei pesi sono stati scelti i seguenti criteri: posti letto di degenza >120; superamento della soglia stabilita di un elenco di indicatori di efficienza, qualità e appropriatezza (degenza media standardizzata per case-mix, tasso di utilizzo dei posti letto, tasso di ricoveri ripetuti a 30 giorni con la stessa Mdc, tasso di mortalità per Drg a basso rischio, tasso di ricoveri a rischio di inappropriatezza); disponibilità di dati di costo affidabili e compatibili con le regole per l'utilizzo delle metodologie adottate (Cams o Rapids). A eccezione dei Drg relativi ai trapianti d'organo (per cui andranno individuate modalità di calcolo specifiche), complessivamente i nuovi pesi relativi italiani ottenuti hanno mostrato una buona correlazione con quelli statunitensi calcolati nell'ambito del programma di assistenza sanitaria Medicare. Sempre per i tipi della Libreria dello Stato-Ipzs (Istituto poligrafico e Zecca dello Stato) è stata pubblicata la "Guida ai Drg 2009", in cui sono riportate, nel dettaglio, tutte le novità e le logiche degli algoritmi dei 538 Drg della nuova versione 24.0. Da sottolineare lo sforzo che si sta compiendo per l'aggiornamento tempestivo e costante dei Drg, che costituisce un meccanismo fondamentale per l'efficienza della classificazione e che, insieme alla definizione delle tariffe e all'attività di controllo, rappresenta uno dei nodi critici di questo sistema di misurazione del casemix. A proposito di Drg, è utile da ultimo rammentare che, seppur con esperienze e modalità differenti, sistemi Drg o Drglike sono attualmente implementati, ai fini del finanziamento prospettico dell'attività ospedaliera (Inpatient prospective payment system, Ipps), in ben 18 dei 19 Paesi dell'area Ocse: la direzione è, quindi, quella giusta... Marino Nonis Direttore sanitario Ospedale Cristo Re di Roma Enrico Rosati Facoltà di Medicina, Università di Roma «Tor Vergata» I 54 nuovi Drg introdotti con la versione 24.0 valida in Italia a partire dal 1 gennaio 2009 540 Chirurgico Descrizione 541 Pre-Mdc 542 Pre-Mdc 17 - MeD mieloproliferativi e neoplasie scarsamente differenziate Drg Categoria diagnostica principale (Drg) Tipol. Drg Chirurgico Linfoma e leucemia con int. chirurgici maggiori, senza cc Ossigenazione extracorporea delle membrane o tracheostomia con ventilazione meccanica >96 ore o diagnosi principale non relativa a faccia, bocca e collo con interv. chirurgico maggiore Chirurgico Tracheostomia con ventilaz. meccanica >96 ore o diagn. princ. non relativa a faccia, bocca e collo senza int. chirur. maggiore 524 1 - Malattie e disturbi (MeD) app. neurologico Medico Ischemia cerebrale transitoria 528 1 - MeD apparato neurologico Chirurgico Int. vascolari intracranici con diagn. princ.le di emorragia 529 1 - MeD apparato neurologico Chirurgico Interventi di anastomosi ventricolare, con cc 530 1 - MeD apparato neurologico Chirurgico Interventi di anastomosi ventricolare, senza cc 531 1 - MeD apparato neurologico Chirurgico Interventi sul midollo spinale, con cc 532 1 - MeD apparato neurologico Chirurgico Interventi sul midollo spinale, senza cc 533 1 - MeD apparato neurologico Chirurgico Interventi vascolari extracranici, con cc 534 1 - MeD apparato neurologico Chirurgico Interventi vascolari extracranici, senza cc 543 1 - MeD apparato neurologico Chirurgico Craniotomia con imp. di dispositivo maggiore o diagn. princip. di patologia acuta complessa del sistema nervoso centrale 559 1 - MeD apparato neurologico Medico Ictus ischemico acuto con uso di agenti trombolitici 560 1 - MeD apparato neurologico Medico Infezioni batteriche e tubercolosi del sistema nervoso 561 1 - MeD apparato neurologico Medico Infezioni non batteriche sist. nervoso eccetto meningite virale 562 1 - MeD apparato neurologico Medico Convulsioni, età >17 anni con cc 563 1 - MeD apparato neurologico Medico Convulsioni, età >17 anni senza cc 564 1 - MeD apparato neurologico Medico Cefalea, età >17 anni 577 1 - MeD apparato neurologico Chirurgico Inserzione di stent carotideo 565 4 - MeD apparato respiratorio Medico Diagnosi rel. all'app. respiratorio con respiraz.ne assist. >96 ore 566 4 - MeD apparato respiratorio Medico Diagnosi rel. all'app. respiratorio con respiraz.ne assist. <96 ore 525 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Impianto di altro sistema di assistenza cardiaca 535 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Impianto di defibrillatore cardiaco con cateterismo cardiaco con infarto miocardico acuto, insuff. cardiaca o shock 536 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Impianto di defibrillatore cardiaco con cateterismo cardiaco senza infarto miocardico acuto, insuff. cardiaca o shock 547 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Bypass coronarico con cateterismo cardiaco con diagnosi cardiovascolare maggiore 548 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Bypass coronarico con cateterismo cardiaco senza diagnosi cardiovascolare maggiore 549 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Bypass coronarico senza cateterismo cardiaco con diagnosi cardiovascolare maggiore 550 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Bypass coronarico senza cateterismo cardiaco senza diagnosi cardiovascolare maggiore 551 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Imp.to di pacemaker cardiaco perm. con diagn. cardiovascolare maggiore o di defibrill. autom. (Aicd) o di generat. di impulsi 552 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Altro impianto di pacemaker cardiaco permanente senza diagnosi cardiovascolare maggiore 553 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Altri int. vascolari, con cc con diagn. cardiovascolare maggiore 554 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Altri int. vascolari, con cc senza diagn. cardiovascolare maggiore 555 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Interventi sul sistema cardiovascolare per via percutanea con diagnosi cardiovascolare maggiore 556 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Int. sul sist. cardiovascolare per via percutanea con stent non medicato senza diagnosi cardiovascolare maggiore 557 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Int. sul sistema cardiovascolare per via percutanea con stent medicato con diagnosi cardiovascolare maggiore 558 5 - MeD apparato cardiovascolare Chirurgico Int. sul sistema cardiovascolare per via percutanea con stent medicato senza diagnosi cardiovascolare maggiore 567 6 - MeD apparato gastro-intestinale Chirurgico Interventi su esofago, stomaco e duodeno, età >17 anni con cc con diagnosi gastro-intestinale maggiore 568 6 - MeD apparato gastro-intestinale Chirurgico Interventi su esofago, stomaco e duodeno, età >17 anni con cc senza diagnosi gastrointestinale maggiore 569 6 - MeD apparato gastro-intestinale Chirurgico Interventi maggiori su intestino crasso e tenue, con cc con diagnosi gastro-intestinale maggiore 570 6 - MeD apparato gastrointestinale Chirurgico Interventi maggiori su intestino crasso e tenue, con cc senza diagnosi gastro-intestinale maggiore 571 6 - MeD apparato gastro- intestinale Medico Malattie maggiori dell'esofago 572 6 - MeD apparato gastro- intestinale Medico Malattie gastro-intestinali maggiori e infezioni peritoneali 537 8 - MeD sist. muscolo-schel. e tess. connett. Chirurgico Escissione locale e rimozione di mezzi di fissazione interna eccetto anca e femore, con cc 538 8 - MeD sist. muscolo-schel. e tess. connett. Chirurgico Escissione locale e rimozione di mezzi di fissazione interna eccetto anca e femore, senza cc 544 8 - MeD sist. muscolo-schel. e tess. connett. Chirurgico Sostituz. articolazioni maggiori o reimpianto degli arti inferiori 545 8 - MeD sist. muscolo-schel. e tess. connett. Chirurgico Revisione di sostituzione dell'anca o del ginocchio 546 8 - MeD sist. muscolo-schel. e tess. connett. Chirurgico Artrodesi vertebrale eccetto cervicale con deviazione della colonna vertebrale o neoplasia maligna 573 11 - MeD rene e vie urinarie Chirurgico Interventi maggiori sulla vescica 574 16 - MeD sangue e organi emopoietici Medico Diagnosi ematologiche/immunologiche maggiori eccetto anemia falciforme e coagulopatie 539 17 - MeD mieloproliferativi e neoplasie scarsamente differenziate Chirurgico Linfoma e leucemia con int. chirurgici maggiori, con cc 575 18 - Malattie infettive e parassitarie Medico Setticemia con ventilaz. meccanica >96 ore, età>17 anni 576 18 - Malattie infettive e parassitarie Medico Setticemia senza ventilaz. mecc. >96 ore, età>17 anni 578 18 - Malattie infettive e parassitarie Chirurgico Malattie infettive e parassitarie con intervento chirurgico 579 18 - Malattie infettive e parassitarie Chirurgico Infez. post-operatorie o post- traumatiche con interv. Chirurgico _______________________________________________________________ Il Sole24Ore 15 gen. ’09 PESO DRG: ATTENTI AL REBUS COMPLESSITÀ MODELLI DI RIPARTO/ I dubbi emergenti sul finanziamento rapportato all'efficienza L'incentivo per peso dei Drg può danneggiare spesa e appropriatezza Al Sud crescono le cure congrue «No» alla spirale dei casi difficili Il dibattito su cosa siano l'appropriatezza e la complessità delle prestazioni si è riacceso a seguito delle ipotesi di utilizzare anche questi criteri come elementi per la determinazione dei cosiddetti costi standard, individuati come strumenti per ripartire tra le Regioni le risorse economiche del Ssn. A questo proposito è comunque opportuno fare una riflessione sul significato economico che in sistemi diversi può assumere il riparto del finanziamento: se si vuole un riparto in un'ottica pseudo-assicurativa, lo si deve fondare sulla proporzionalità dei rischi; se l'ottica è invece quella del rimborso dei costi delle forniture, il riparto non può che fondarsi sulla proporzionalità dei prodotti erogati. Nella prima accezione la determinazione del finanziamento avviene a priori e si basa sulla probabilità degli assistiti di necessitare di risorse per la loro assistenza. Nella seconda, almeno in chiave logica, avviene a posteriori e si basa sulla reale consistenza delle prestazioni erogate (volume, complessità e appropriatezza): in questo caso si realizza effettivamente un finanziamento per fattori produttivi seppur controllato per parametri di efficienza. Sebbene sia certamente utile determinare un sistema di incentivi/disincentivi fondati su riscontri di appropriatezza e complessità, è però molto rischioso usare questi come criteri base per la determinazione del finanziamento: l'incentivo/disincentivo può essere molto utile per modificare la volontà e il comportamento degli erogatori, ma un finanziamento in quota preponderante in funzione dei comportamenti innescherebbe gravi rischi di spinta alla crescita della spesa sanitaria. Se a esempio venisse aumentato il finanziamento in rapporto alla percentuale di ricoveri con "peso Drg" (cioè con un valore convenzionale della complessità) di classe elevata, produttori e/o erogatori sarebbero inevitabilmente indotti a cercare di produrre/erogare un numero sempre maggiore di ricoveri con peso Drg elevato, a discapito sia dell'economicità che dell'appropriatezza clinica. Quando si parla di appropriatezza dei ricoveri sembra spesso che ci si riferisca solo ai ricoveri di bassa complessità; in effetti sono tra questi i 43 Drg ritenuti dal Dpcm 29/11/2001 (Gu 8/2/2002, n. 33) a rischio di inappropriatezza e anche i 65 Drg ulteriori che il successivo Dpcm 5/3/2007, decreto poi mai registrato, equiparava ai primi. Di fatto i Drg a rischio di inappropriatezza sono quasi tutti con peso inferiore a 1 (cioè al valore mediano di complessità), ma ha peso inferiore a 1 anche quasi la metà di quelli non definiti come a rischio di inappropriatezza. Ma di che inappropriatezza si parla in questa classificazione? Solo di "inappropriatezza organizzativa"! E cioè si dice che i Drg classificati come a rischio di inappropriatezza è probabile che abbiano il setting più appropriato non nell'ambito del reparto ordinario di degenza, bensì in quello del day hospital o addirittura dell'ambulatorio. Tutt'altra cosa, invece, l'"appropriatezza clinica" che consiste nell'adeguatezza della terapia alla situazione clinica del paziente: ci sono sicuramente diverse situazioni di inappropriatezza clinica a qualsiasi livello di complessità, mentre per l'appropriatezza organizzativa ciò può praticamente avvenire solo in Drg a basso, o medio-basso, peso. Mentre l'inappropriatezza clinica comporta una spesa sicuramente inutile e spesso anche dannosa, l'inappropriatezza organizzativa incide prevalentemente sull'efficienza tecnico-assistenziale facendo lievitare inutilmente i costi di produzione di prestazioni di per sé non necessariamente inappropriate. I Drg organizzativamente inappropriati non devono perciò di per sé esser ridotti di frequenza, ma solo dislocati all'esterno dei reparti ospedalieri di degenza ordinaria; i ricoveri invece clinicamente inappropriati devono essere evitati, ma non è possibile determinarne l'entità analizzando semplicemente i dati amministrativi delle Sdo (Schede di dimissione ospedaliera). La preoccupazione è che un'eccessiva incentivazione della complessità porti a un dilatarsi dell'inappropriatezza clinica in quanto non è affatto verificato nella realtà quanto alcuni clinici implicitamente ritengono e cioè che tutta la fascia di ricoveri ad alta complessità corrisponda per lo più a ricoveri clinicamente appropriati. A dimostrarlo è a esempio la variabilità dei tassi di intervento aorto-coronarici per Asl standardizzati per età e genere degli assistibili. Di fronte a dati che oscillano tra 0,20 e 0,80 interventi annui per mille assistibili che pensare? che la variabilità sia dovuta alle diversità di "bisogno clinico"? che tutto sia casuale? che le Asl con i valori a esempio sotto 0,60 siano tutte Asl ai cui assistibili non è garantito questo intervento? o forse che nelle Asl con i valori più elevati ci siano situazioni di inappropriatezza (es. non sono stati evitati gli interventi maggiormente invasivi utilizzando procedure di emodinamica)? Questo vale un po' per tutti, o quasi, i Drg non "a rischio inappropriatezza", come evidenziato anche dalle cronache degli ultimi mesi. Utilizzando i dati del gruppo inter-regionale Remolet, coordinato da Agenas con la partecipazione di 15 Regioni (si vedano tabelle), si sono innanzitutto separati i ricoveri 2006 e 2007 della popolazione residente relativi ai due elenchi di Drg a probabile inappropriatezza. Sono stati esclusi i ricoveri per parto, sia eutocici che distocici e cesarei, che costituiscono un insieme distinto ai fini della presente analisi. Sui rimanenti ricoveri si sono poi calcolati il valore del 5 centile che delimita il 5% di questi ricoveri di peso inferiore, il valore del 10 centile che comprende il successivo 5%, e il valore del 90 e del 95 centile che individuano i ricoveri di elevata ed elevatissima complessità. I valori dei centili sono stati calcolati relativamente al 2006 e sono stati utilizzati identici anche nel 2007 per realizzare i confronti. Per i ricoveri a bassa complessità (entro il 5 centile) è emersa una grande variabilità tra le Regioni, con i valori massimi corrispondenti all'Abruzzo, alla Campania, alla Puglia e alla Sicilia (e per il solo 2007 anche per l'Umbria), Regioni che hanno tassi di ospedalizzazione per Drg a bassa complessità addirittura più che doppi rispetto alle Regioni settentrionali. Per i ricoveri invece a elevata complessità (oltre il 95 centile) i tassi sono molto omogenei e le minime differenze delle Regioni meridionali dovrebbero scomparire se i tassi fossero standardizzati per età. Guardando le relazioni tra le varie tipologie di ricoveri, distinti per appropriatezza e peso, e il totale dei ricoveri emerge una forte relazione tra tasso globale e tassi di bassissima, bassa e media complessità, ovvero che la variabilità dei tassi globali di ospedalizzazione è dovuta principalmente alla frequenza dei ricoveri di medio-bassa complessità. I ricoveri di elevata ed elevatissima complessità evidenziano al contrario una relazione nulla o addirittura inversa con il tasso globale. Come interpretare tutto ciò? È impossibile dare una spiegazione esaustiva senza ulteriori approfondimenti, ma si può ipotizzare che i fattori organizzativi legati all'offerta determinino i ricoveri prevalentemente a medio-bassa complessità, mentre i fattori legati ai bisogni più seri determinino i ricoveri a elevata complessità, e questi fattori siano molto più omogenei sul territorio di quanto non lo siano quelli organizzativi. Tra il 2006 e il 2007 sono state realizzate importanti operazioni di ridimensionamento dei ricoveri ordinari: i ricoveri per i 43 Drg a rischio di inappropriatezza sono scesi di un 10% e comunque anche tutti gli altri ricoveri per Drg a bassa complessità sono diminuiti di circa il 5%. Il tasso per i Drg a elevata complessità è invece aumentato, sia in senso assoluto che relativo (essendo diminuiti i rimanenti). Queste tendenze sono abbastanza simili in tutte le Regioni, ma i dati riportati nel grafico evidenziano una accentuata diminuzione dei ricoveri inappropriati e della bassa complessità nelle Regioni meridionali dove invece l'elevata complessità è cresciuta più che al settentrione. Se una conclusione si può trarre da tutto ciò è che sembra inopportuno inserire la complessità in un formula di riparto dei finanziamenti, mentre sembra doveroso cercare di disincentivare l'inappropriatezza non solo con degli obblighi di adempimento, ma anche con dei premi per chi è stato in grado di riportare le prestazioni negli ambiti a loro più consoni. Ma l'inappropriatezza clinica rimane e rimarrà sempre molto difficile da individuare per cui l'importante è non incentivarla premiando indistintamente la complessità: sarebbe a esempio molto curioso pagare di più i medici che prescrivono esami e farmaci più costosi ipotizzando che questi siano quelli che svolgono meglio la loro attività diagnostica e terapeutica. Assai più semplice individuare e tentare di affrontar l'inappropriatezza organizzativa, come si è cercato senz'altro di fare in questi anni. In conclusione, forse rimane più opportuna una formula per il riparto delle risorse tra le Regioni che si basi sulla stima del rischio assistenziale delle popolazioni e non sul volume e sulla qualità di ciò che è stato precedentemente erogato. È invece certamente opportuno prevedere altre misure, anche finanziarie, per disincentivare l'inappropriatezza organizzativa e favorire l'appropriatezza clinica con l'accortezza di evitare il rischio di dilatare la spesa sanitaria ospedaliera. Cesare Cislaghi Università Milano Isabella Morandi Emidio Di Virgilio Giovanna De Giacomi Age.Na.S., Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali _______________________________________________________________ Il Sole24Ore 20 gen. ’09 INDAGINE ANAAO-SWG: SSN BUONO MA NON TROPPO Indagine Anaao-Swg sul gradimento dell'assistenza e l'efficienza degli ospedali Ai cittadini il servizio pubblico piace a metà - Ospedalieri "competenti" La competenza è assolutamente indispensabile per i medici ospedalieri. Molto di più della cortesia e della reperibilità. E i cittadini giudicano i dottori del Ssn preparati e abbastanza aggiornati. Voto positivo anche per il Ssn in generale: in termini di fiducia è considerato positivo dal 54% degli italiani. Il dato complessivo tuttavia è fortemente diversificato nelle varie aree del Paese e va meglio al nord che al centro-sud sia per quanto riguarda i servizi ospedalieri, di pronto soccorso, le strutture ospedaliere in generale e le visite specialistiche. E le valutazioni sulle carenze del Ssn si ripercuotono sulla fiducia nel Ssn in generale che passa dal 66% di chi risiede al nord al 41% di chi vive al sud. Sono questi i risultati principali dell'indagine promossa dall'Anaao Assomed e realizzata dalla Swg di Trieste su un campione rappresentativo della popolazione italiana di età superiore ai 25 anni, presentata la scorsa settimana a Roma nell'ambito delle manifestazioni per i trenta anni del Ssn. Seguendo lo stesso trend poi, diversa appare la valutazione sui servizi sanitari regionali e il servizio ospedaliero della propria città: anche in questo caso la soddisfazione riguarda circa la metà degli intervistati, ma con diversificazioni significative tra nord e sud: al nord la quota di cittadini soddisfatta dei servizi che riceve è del 74%, scende al 40% al centro e scivola al 23% al sud. «Il gap nord-sud è un problema che conosciamo. L'Italia ha un Ssn buono e ma a macchia di leopardo e stiamo mettendo mano a questi problemi con i piani di rientro per le Regioni più indietro che stanno avendo un importante successo», ha detto il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio , intervenuto alla presentazione. «Due aspetti - ha commentato Carlo Lusenti , segretario nazionale dell'Anaao - concorrono a sollevare la qualità percepita del sistema: da un lato l'assistenza medica di base rispetto alla quale i cittadini, indipendentemente dalla zona di residenza, si dichiarano soddisfatti, dall'altro la preparazione dei medici ospedalieri che non viene messa in discussione nemmeno da coloro che risiedono nelle regioni del sud. Mediamente 3 italiani su 4 sono dell'avviso che i medici che operano negli ospedali siano preparati e, pur riconoscendone una presenza competente anche all'interno delle cliniche private, quella presente nelle strutture pubbliche risulta nitidamente vincente. Ma non è solo la preparazione del medico a fare da collante nel rapporto di fiducia che esiste tra cittadino e Ssn. Se andiamo infatti a vedere le valutazioni di chi ha fruito di tale servizio o direttamente o attraverso l'esperienza di un parente o familiare, si delinea un quadro in cui il "fattore umano" legato al rapporto con il medico appare più che sufficiente in tutte le aree del Paese, mentre è carente ciò che dipende dall'organizzazione e dalla struttura. Ancora una volta le regioni settentrionali ottengono la sufficienza, mentre quelle centro-meridionali vengono bocciate». La soddisfazione. L'analisi sulla soddisfazione dei cittadini per i singoli servizi evidenzia una serie di criticità che separano ancora nord e sud. Tralasciando l'assistenza medica di base rispetto alla quale anche il sud si dichiara mediamente soddisfatto e le liste e i tempi di attesa, rispetto alle quali il malcontento è trasversale, l'indagine riscontra un disagio del sud quando si parla di strutture, ricoveri e assistenza ospedaliera. Anche il servizio di pronto soccorso, uno di quelli che producono un livello di soddisfazione medio (46%), registra tra nord e sud una differenza del 20%. Simile il divario sulla qualità delle strutture ospedaliere, che mediamente per soddisfazione è del 42%, ma raggiunge il 53% al nord e il 22% al sud o nelle Isole. In particolare, gli over 55 sono più soddisfatti della media dell'assistenza medica di base (76%) e dei ricoveri e dell'assistenza ospedaliera (59%); nei grandi centri il servizio di pronto soccorso è valutato meglio rispetto ai centri più piccoli (50% contro 44%); gli over 55 sono più soddisfatti della qualità delle strutture ospedaliere di quanto non lo siano gli under 35enni (53% contro 29%); nei piccoli centri la qualità delle strutture ospedaliere è ritenuta migliore rispetto a quella dei grandi centri (44% contro 39%). La malasanità. Le responsabilità degli episodi di malasanità che a volte si verificano negli ospedali sono attribuite anche alle carenze del sistema sanitario, ma soprattutto all'incapacità di medici e operatori. E mentre i più giovani (under 35) sono più propensi a sostenere l'inadeguatezza del sistema (58%) gli over 55, nel 63% dei casi, indicano quella delle persone. Differente valutazione anche tra chi usufruisce del servizio nei piccoli centri - dove si indicano di più le responsabilità del personale (58%) - e di coloro che fanno riferimento a strutture presenti nelle grandi città (dove le responsabilità si dividono a metà). L'orientamento al privato. La fiducia dei cittadini nelle strutture pubbliche è maggiore (70% propubblico, 30% pro-privato) che nelle private così come è opinione diffusa che i medici presenti negli ospedali pubblici siano preparati e spesso più preparati di quelli che operano nelle cliniche private. La valutazione sulla buona preparazione dei medici ospedalieri è trasversale e anche nelle zone più critiche del sud la differenza con le risposte di chi vive al nord è limitata (72% contro 80%). Leggermente più basso invece il dato tra chi risiede al centro che scende anche al di sotto del sud (68%). P.D.B. La fiducia e la qualità (%) Dato medio Nord Centro Sud e Isole Lei ha molta, abbastanza, poca o nessuna fiducia nel Servizio sanitario nazionale? Molta 5 5 7 3 Abbastanza 49 61 39 38 Totale molta + abbastanza 54 66 46 41 Poca 40 31 48 51 Nessuna 6 3 6 8 In generale giudica la qualità dei servizi sanitari nella sua Regione Del tutto soddisfacente 8 12 5 3 Soddisfacente 43 62 36 20 Totale soddisfazione 51 74 41 23 Poco soddisfacente 35 24 44 46 Del tutto insoddisfacente 14 2 15 31 Come valuta la qualità del servizio ospedaliero nella sua città Del tutto soddisfacente 6 8 6 2 Soddisfacente 41 60 29 21 Totale soddisfazione 47 68 35 23 Poco soddisfacente 40 30 47 50 Del tutto insoddisfacente 13 2 18 25 Il livello secondo le aree geografiche (%) Dato medio Nord Centro Sud e Isole Migliorato 21 26 21 13 Rimasto uguale 43 43 40 49 Peggiorato 36 31 39 38 La soddisfazione sui servizi (%) L'assistenza medica di base Molto soddisfatto 11 Soddisfatto 56 Totale soddisfazione 67 Poco soddisfatto 27 Per niente soddisfatto 6 I ricoveri/l'assistenza ospedaliera Molto soddisfatto 4 Soddisfatto 49 Totale soddisfazione 53 Poco soddisfatto 41 Per niente soddisfatto 6 I servizi di pronto soccorso Molto soddisfatto 6 Soddisfatto 40 Totale soddisfazione 46 Poco soddisfatto 42 Per niente soddisfatto 12 La qualità delle visite specialistiche Molto soddisfatto 4 Soddisfatto 47 Totale soddisfazione 51 Poco soddisfatto 39 Per niente soddisfatto 10 Le liste/i tempi di attesa Molto soddisfatto 2 Soddisfatto 10 Totale soddisfazione 12 Poco soddisfatto 36 Per niente soddisfatto 52 La qualità delle strutture ospedaliere Molto soddisfatto 3 Soddisfatto 39 Totale soddisfazione 42 Poco soddisfatto 43 Per niente soddisfatto 15 _______________________________________________________________ Espresso 24 gen. ’09 VERONESI: FARMACIA IN TAVOLA DI UMBERTO VERONESI «Odio i broccoli», dichiarò una volta il presidente americano Jimmy Carter, e il giorno dopo si trovò la Casa Bianca assediata dai produttori di broccoli. Allora fu soltanto una gaffe che fece infuriare gli agricoltori, adesso sarebbe un'uscita che incontrerebbe la disapprovazione della comunità scientifica. Perché i broccoli (e i cavoli, i cavolfiori e i cavolmi di Bruxelles) fanno benissimo alla salute, anzi fanno dì più: proteggono dal tumore del seno e della prostata, perché contengono una sostanza, l'Indolocarbinolo (I3C), in grado di sbarrare la strada al tumore. Grazie a meccanismi biologici con cui il nostro organismo utilizza tutto ciò che serve a proteggerlo, una strada naturale che finora non conoscevamo, e che ci spalanca le porte di tutto un mondo di meraviglie. Di giorno in giorno, via via che la scienza approfondisce gli studi sul funzionamento del nostro metabolismo, scopriamo che la natura - conservatrice della vita - ci offre aiuti potenti. Nel caso dei vegetali che contengono l'indolocarbinolo, un gruppo di ricercatori americani dell'Università di Berkeley ha dimostrato come agisce? la digestione lo trasforma in una sostanza (il diindilometano, chiamato Dim), in grado di contrastare un enzima responsabile dello sviluppo dei tumori del seno e della prostata. Altre ricerche hanno permesso di vedere che il Dim riesce a controllare la produzione di ormoni il cui aumento potrebbe scatenare questi due tumori. E riesce a farlo, ha dimostrato una ricerca dell'Università di Georgetown (Usa), agendo proprio sul Dna, avviando un processo che stimola la produzione di cellule sane o la distruzione di cellule tumorali. Ricordiamoci che tutti noi siamo portatori di microtumori, che appaiono spontaneamente a causa di fattori esterni: agenti chimici come il fumo di sigarette, radiazioni, virus. Inoltre agiscono fattori interni: ogni giorno, miliardi di cellule del nostro corpo si dividono per rinnovarsi, e ogni tanto nella divisione cellulare si producono degli errori che possono, in combinazione con cromosomi difettosi, provocare un principio di tumore. L'organismo blocca ed elimina la stragrande maggioranza dei microtumori, ma è bene aiutarlo. Gli alimenti protettivi servono a questo, e ci permettono una terapia quotidiana. È la scoperta di una nuova scienza, la Nutraceutica. È la sintesi delle due parole "nutrizione" e "farmaceutica", e ci arriva dal mondo anglosassone: è stata coniata nel 1989 da Stephen De Felice, che con questa definizione volle indicare lo studio di alimenti che hanno una funzione benefica sulla salute. Gli alimenti nutraceutici vengono anche definiti alimenti funzionali, pharma food o farmalimenti, e può darsi che vadano a ripercorrere la stessa strada delle vitamine, presenti in frutta e verdura e poi sintetizzate in pillole. Può darsi, ma i risultati delle prime ricerche dicono il contrario: sembra che l'efficacia risieda nei cibi freschi che si comprano al mercato e non in farmacia. Tant'è, la nutraceutica è una nuova scienza che ci promette molto, a patto di capire che la natura non è soltanto intorno a noi, ma è anche dentro di noi. Possiamo aiutarla seguendo il saggio monito di Herbert Spencer («II mantenimento della salute è un dovere»), oppure possiamo comportarci in maniera sciocca, dando ragione a quanto sosteneva Louis Pasteur, il quale era d'avviso che «noi beviamo, mangiamo o respiriamo il 90 per cento delle nostre malattie». Invece possiamo mangiare e bere la nostra salute. Alcuni anni fa, l'Organizzazione mondiale della sanità ha dettato la formula: ogni giorno, cinque porzioni di frutta e verdura, intendendo come "porzioni" una quantità consistente. Spinaci? Non una forchettata, ma quanto una palla da tennis. Albicocche? Non un solo frutto, ma tre. Contengono sostanze protettive contro il cancro oltre a broccoli, cavoli & C , i pomodori, la salsa di pomodoro, la cipolla, lo scalogno. il porro, gli spinaci, il crescione, l'aglio: le fave di soia, il pepe nero macinato al momento, i semi di lino macinati e aggiunti alle insalate; gli agrumi, tutti: arance, mandarini e limoni, il succo di agrumi, le fragole, le more, la cioccolata amara al 70 per cento, l'uva, il thè verde, un bicchiere di vino rosso. Sembra la lista della spesa, ed è invece uno zoom sul meraviglioso laboratorio della natura. Un laboratorio ancora in gran parte inesplorato, dal quale cominciano ad arrivare affascinanti prove della sostanziale unità di tutta la materia vivente. Ci si può sicuramente perdere nei pensieri, quando si viene a sapere che le sostanze anticancro presenti nei vegetali sono le loro armi per resistere ai parassiti, cioè per vivere. _______________________________________________________________ Espresso 24 gen. ’09 IL SENO VALE UNA VITA Radar. Ecodoppler. Positroni. Raggi gamma. Che trovano i tumori della mammella rjuando sono ancora quasi impercettibili. E l'ultima sfida al cancro delle donne. Per azzerare la mortalità AGNESE CODIGNOLA Diminuisce la mortalità causata dal canero al seno, in tutto l'Occidente. F. questo grazie a campagne di informazione e tecniche diagnostiche che permettono di scoprire la massa tumorale in fase molto precoce. Perche è chiaro che prima si scova il killer, maggiori sono le probabilità di batterlo. Autopalpazione, ecografia, mammografia e, quando è il caso, risonanza sono le armi in nostro possesso. Armi salvavita, ma imperfette, che comportano rischi di esposizione eccessiva alle radiazioni e spesso non danno margini di sicurezza della diagnosi e per questo generano una catena di esami e talvolta terapie non necessari. Per questo, tutta l'attenzione dei ricercatori è puntata a migliorare le tecniche già in uso e a integrarle con altre che renderanno visibile il cancro sino dalle primissime fasi della formazione. Ecco come si disegna la diagnostica precoce del nuovo Millennio. Mammografia Sebbene compia in questi giorni 95 anni, è ancora un'arma portentosa. Che ora diventa tridimensionale: è digitale e può essere elaborata da un computer che la interpreta e poi Parchivia. Secondo uno studio condotto dai radiologi del Bbn Technologies of Cambridge (Massachusetts) fatto su oltre mille esami, e presentato nel dicembre scorso all'ultimo congresso della Radiological Society of North America, la modalità digitale limita molto il ruolo dell'occhio umano nella lettura del test; per questo dimezza il numero di falsi positivi e riduce quello di falsi negativi del 40 per cento. Ma i dati più convincenti sono forse quelli derivanti da un grande studio condotto negli Stati Uniti, il Digital Mammographie • Imaging ScreeningTrial, che ha confrontato gli esami digitali con quelli su lastra in oltre 42 mila donne sottoposte a entrambe, e sancito la superiorità dei primi sui secondi nelle giovani, che hanno un seno più denso. Secondo quanto riferito su "Radiology", però, dopo i cinquantanni le differenze tenderebbero a scomparire, e ai 65 la mammografia tradizionale sarebbe leggermente superiore a quella digitale. Un'ulteriore evoluzione è rappresentata dalla Peni, o mammografia a emissione di positroni, molto specifica e ad alta definizione sviluppata per esaminare piccole porzioni di corpo come, appunto, una o due mammelle, che si sta rivelando molto utile soprattutto perché non risente della densità della mammella né dello stato ormonale della donna (ossia della presenza o meno della menopausa o dell'assunzione di terapie ormonali), fattori spesso limitanti nelle tecniche classiche, né è gravata da un alto numero di falsi positivi come accade per la risonanza magnetica. Sempre all'ultimo congresso della Radiological Society of North America, gli esperti del Boca Raton Community Hospital in Florida hanno presentato i dati di oltre 200 donne esaminate con la Pem: la sensibilità è stata del 100 per cento nei seni a maggiore componente grassa, del 93 per cento in quelli densi, dell'85 per cento in quelli estremamente densi, del 90 per cento nelle donne in premenopausa e del 94 per cento in quelle già in menopausa. Altri due importanti vantaggi sono quelli sottolineati da Kathy Schilling, direttore del programma Pem: «L'esecuzione dell'esame è confortevole e non crea alcun problema alle donne che soffrono di claustrofobia, come accade invece con la risonanza. Inoltre fornisce dati semplici da interpretare e contenuti in 48 immagini (contro le 2 mila della risonanza), che possono essere messe a confronto e integrate con quelle della mammografia classica». Per ora la Pem è in studio solo nelle donne ad alto rischio, anche perché comporta l'impiego di sostanze radioattive. Risonanza magnetica L a lesione più piccola mai ^ • B identificata (300 millesimi di millimetro) è stata scovata dalla nuova risonanza proposta dai radiologi dell'Università di Chicago in un articolo pubblicato su "Physics in Medicine e Biology", sperimentata su animali. I ricercatori hanno usato un magnete potentissimo capace di fornire immagini nelle quali sia i tumori localizzati che quelli invasivi appaiono come punti nitidi, chiari su uno sfondo scuro, senza falsi positivi, e riesce a scovare lesioni il cui diametro varia dal millimetro ai 300 micron. Anche se si tratta di animali, secondo gli esperti le caratteristiche fisiche di questi tumori sono paragonabili a quelle dei tumori delle donna. Camera a raggi gamma E uno strumento grazie al quale si può effettuare la cosiddetta Molecular Breast Imaging, cioè l'identificazione di lesioni più piccole, che spesso sfuggono alle mammografie. Il sistema si basa sull'assorbimento di un tracciante radioattivo, che viene capraio più velocemente dalle cellule tumorali che da quelle sane, e si svolge effettuando una leggera compressione delle mammelle per una decina di minuti. Secondo dati presentati dai radiologi dello Washington University Medicai Center sempre al congresso della società di radiologia e ottenuti su 150 pazienti, l'esame ha scoperto, in una donna su tre, piccoli tumori sfuggiti alla mammografia, rivelatisi maligni nel 36 per cento dei casi. Analoghi sono i risultati pubblicati su una delle principali riviste di radiologia, l'"American Journal of Roentgenology", dai ricercatori della Mayo Clinic di Rochester, anche in questo caso su circa 150 donne che meritavano un approfondimento; la sensibilità è stata superiore al 90 per cento e ha permesso di svelare neoplasie piccolissime. «Probabilmente», ha commentato Rachel Brem, la radiologa di Washington, «la camera gamma non sostituirà la mammografia, ma può essere molto utile in tutti i casi dubbi, anche perché non analizza la morfologia del seno, ma si basa su dati metabolici». Ecodoppler in 3D La tecnologia Doppler a ultrasuoni, dopo i successi nell'ambito cardiovascolare, potrebbe entrare a far parte della diagnostica oncologica, perché secondo uno studio pubblicato dagli esperti dell'Università del Michigan di Ann Arbor su "Radiology" riesce a distinguere tra masse benigne e maligne grazie al diverso flusso di sangue nei due tipi di cellule. Come è noto, quelle tumorali stimolano la formazione di • nuovi vasi e richicdono volumi di sangue superiori rispetto a quelle normali; su tali differenze si può basare un'analisi che, sulle 80 donne esaminate da Gerald LeCarpentier, capo del team di Ami Arbor, raggiunge una sensibilità del 100 per cento per i tumori maligni, e una specificità nell'identificazione delle lesioni benigne dell'86 per cento. Imaging dinamica Questa tecnica si basa sullo stesso principio dell'EcoDoppler ed è già in uso in diversi centri e pure in Italia, anche se in attesa di convalide ufficiali e di sperimentazioni su grandi numeri. In pratica, il metodo sfrutta le proprietà ottiche di un raggio di luce per individuare la formazione di vasi sanguigni indotta dal tumore. In uno studio pubblicato siili'"European Journal of Radiology" da un team internazionale del quale faceva parte anche Alberto Costa, coordinatore del Centro di senologia della Fondazione Maugeri di Pavia e del Centro di senologia del Canton Ticino di Lugano-Bellinzona (Svizzera), l'esame è stato effettuato su una cinquantina di donne poi sottoposte a una biopsia, e ha rivelato una specificità del 92 per cento, e una sensibilità del 74 per cento. Secondo gli autori, in attesa di studi più approfonditi il test, integrato con altri, quali per esempio l'ecografia, potrebbe essere molto utile, anche perché non risente né dell'età né dello stato ormonale della donna, né della densità o delle dimensioni del seno, né del tipo di lesione eventualmente presente. Radar La nuova tecnica che sfrutta le onde radio potrebbe in futuro sostituire la mammografia, perché presenta molti vantaggi. Il dispositivo funziona come un radar, e in soli sei minuti (durante i quali la donna è sdraiata sulla pancia e appoggia le mammelle in speciali coppette di ceramica, senza alcuna pressione) fornisce una ricostruzione tridimensionale della struttura del seno, individuando le formazioni sospette. I bioingegneri dell'Università di Bristol guidati da Ian Craddock l'hanno già sperimentata su una sessantina di donne, con risultati definiti più che soddisfacenti in base al confronto con le mammografie classiche delle stesse pazienti, e ora stanno conducendo il primo studio "in cieco", sottoponendo altre donne ai due test senza che il medico che analizza il risultato sappia da dove arrivano le immagini. Le ricerche hanno ricevuto imponenti finanziamenti pubblici. • Arance per la ricerea 5 0 0 mila reticelle da tre chili di arance rosse di Sicilia l'una, insieme a uno speciale ricettario della Cucina italiana, saranno in vendita, al costo di 8 euro l'una, il 3 0 gennaio davanti a 7 0 0 scuole, e il 3 1 in oltre 2 mila piazze di tutta Italia, per la tradizionale Giornata delle arance che l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro dedica ogni anno alla raccolta di fondi utili a finanziare studi sui legami tra alimentazione e tumori; lo scopo è raccogliere 3,5 milioni di euro. Per saperne di più si può chiamare, dal 1 9 gennaio, il numero verde 8 4 0 0 0 1 0 0 1 , oppure consultare il sito www.airc.it. Cinque passi per la Vittorii Oncologica della Regione Toscana e presidente della European Society of Breast Cancer Specialists, di tracciare un percorso ideale per battere il cancro sul tempo. Eccolo. FINO A 40 ANNI Se non ci sono fattori di rischio non è necessario sottoporsi ad alcun controllo specifico, se non in caso di mutamenti nella forma o nell'aspetto delle mammelle, o di sintomi sospetti quali dolori intensi. Quanto ai rischio genetico, la presenza di una mutazione in uno dei due geni Brcal o 2 aumenta il rischio di andare incontro a un tumore mammario od ovarico. La mutazione è presente in quelle famiglie nelle quali la malattia si manifesta in più generazioni. Si consiglia l'esame genetico: se tre parenti di primo o secondo grado hanno avuto il tumore della mammella o dell'ovaio a qualunque età; se alla madre o alla sorella è stato diagnosticato un tumore della mammella o dell'ovaio prima dei 40 anni; se al padre o al fratello è stato diagnosticato un tumore della mammella prima di 60 anni di età; se un parente di primo o secondo grado ha avuto un tumore della mammella bilaterale, il primo dei quali diagnosticato prima di 50 anni. TRA I 40 E I 50 ANNI In questa fascia d'età il tumore si riscontra in 1-2 donne su mille, quindi il rischio è molto limitato e la decisione se iniziare o meno un iter di controlli è soggettiva. Il test migliore è la mammografia, affiancata o meno dall'ecografia, che può scovare fino al dieci per cento di tumori in più non identificati dalla mammografia, a causa della densità del seno, ancora alta. È meglio fare un controllo all'anno; tra le giovani i controlli annuali permettono un'anticipazione media di un anno e mezzo o due. E questo è importante perché spesso le neoplasie, in queste donne, crescono più in fretta, anche se non sono necessariamente più maligne, e la mortalità tra chi si sottopone a test regolari diminuisce del 15 per cento. Tuttavia, c'è un alto rischio di falsi positivi, che arriverebbe al 20-30 per cento dei casi. TRA I 50 E I 69 ANNI Questa è la fascia d'età nella quale il rischio è più alto (un caso ogni venti), e in cui tutte le donne sono invitate a controllarsi con regolarità. Il test principe resta la mammografia, da eseguire una volta ogni uno-due anni, perché ciò comporta un'anticipazione della diagnosi di 2-3 anni con una riduzione della mortalità del 40 per cento, mentre il rischio di falsi positivi è del 5 per cento. OLTRE I 70 ANNI Non bisogna smettere di controllarsi perché a ogni età sono disponibili terapie adeguate. L'Associazione italiana di Oncologia della Terza Età (www.aiote.org) combatte da anni perché l'età non sia una discriminazione e le donne non gettino la spugna. Il test è ancora la mammografia, da fare con regolarità. __________________________________________________________ La Repubblica 15 gen. ’09 SENO, GUARIGIONI IN AUMENTO TEST GENETICI E CURE PERSONALIZZATE PERMETTONO DI COMBATTERE CON PIÙ EFFICACIA II. TUMORE dal nostro inviato Daniele Diena SAN ANTONIO, TEXAS Aumenta la prospettiva di vita della donna colpita dal tumore del seno per la disponibilità di cure più efficaci e per la messa a punto di nuovi test predittivi e di diagnosi precoce. La sopravvivenza, che oggi a 10 anni dall'intervento chirurgico è arrivata al 60% dei casi, aumenterà ulteriormente nei prossimi anni grazie al costante progresso scientifico. È questo, in estrema sintesi, il messaggio del 3i° Simposio Annuale sul Cancro del Seno, massimo appuntamento mondiale in materia, che, nelle settimane passate, ha richiamato nella cittadina americana 8 mila esperti che si sono confrontati su ben 1.414 relazioni. Due importanti progressi effettuati recentemente in questo campo della medicina, che tutt'oggi fa registrare oltre t milione e 300 mila nuovi casi annui nel mondo - con un incremento del 30 per cento neli ultimi 25 anni - 430 mila ei quali in Europa e q o mila in Italia, sono stati ricordati con due prestigiosi premi dell'Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro assegnati a Douglas Easton e /oan Massagué. Meno bisturi Douglas è lo scopritore dello stretto rapporto esistente tra le mutazioni dei due geni BRCAi e BRCA2 e molti tumori del seno. Dalla sua scoperta è derivato un test genetico che individua precocemente le donne a rischio per curarle in modo mirato. La Massagué invece ha scoperto una predisposizione genetica alla metastasi polmonare del tumore del seno, consentendo di selezionare le pazienti a rischio e quindi di curarle meglio. Ma venendo alle ultime novità della ricerca clinica e di laboratorio, tra le più promettenti c'è lo studio AZURE, che ha dimostrato l'efficacia sul tumore del seno dell'acido zoledronico, farmaco finora indicato per il mieloma multiplo e per le metastasi ossee, quando viene somministrato in combinazione con la chemioterapia. Lo studio AZURE sta osservando su 3.3Go donne in pre e postmenopausa, affette da tumore al seno al II o III stadio, gli effetti dell'acido zoledronico dato in aggiunta alla terapia tradizionale (chemio o radioterapia) prima dell'intervento chirurgico o subito dopo. Un prima analisi retrospettiva di zo5 casi trattati col farmaco in aggiunta alla chemio prima dell'intervento chirurgico, ed osservati per 5 anni, ha rivelato una riduzione delle dimensioni del tumore del 33% in più che con la sola chemio. Un vantaggio non da poco per il successivo intervento che sarà cosi meno demolitivo se non addirittura evitabile, ma anche per la prevenzione di possibili recidive. «Il goal è che riducendo il tumore aumentano le donne sulle quali si può conservare meglio il seno e al tempo stesso diminuiscono potenzialmente le conseguenze della malattia a lungo termine», dice Matthew Winter, dell'Università di Sheffield, c00rdinatore della ricerca. Solo il 65,3 per cento delle donne che hanno avuto la terapia combinata infatti è andata all'intervento contro il 77,9 per cento di quelle che hanno avuto la sola chemio. Diminuiscono le recidive Buone notizie anche per le donne in postmenopausa con tumore al seno in fase iniziale ad eziologia ormonale, che rappresenta il ~o per cento dei tumori al seno. Gíà nel 200510 studio BIG i-98 su 800o donne ha dimostrato la maggior efficacia del letrozolo, farmaco inibitore di un enzima (l’aromatasi) coinvolto in questi tumori, rispetto al tamoxifen, il chemioterapico più usato, dando la cura dopo l'intervento chirurgico. Ora, dopo 5 anni di trattamento, si è vista una riduzione delle recidive superiore del 13 per cento rispetto al tamoxifen. «Un altro, importante passo sulla strada della guarigione da questo tipo di tumore, che, in termini assoluti, farà salire la sopravvivenza dall'attuale 80 all'8a-83 per cento», dice l'oncologo Paolo Pronzato, chairman di una sessione sull'argomento e responsabile di uno dei "bracci" italiani dello studio (l’ltalia ha contribuito col maggiore numero di pazienti, dopo la Danimarca: c.285). Migliora la sopravvivenza anche quando il tumore al seno è del tipo genetico "HER2 positivo" (ao per cento dei casi): l’herceptin, anticorpo umanizzato in commercio dal z.00o, abbinato alla chemio prima della chinagia, porta al 70 per cento la sopravvivenza senza ricadute contro il 5o per cento ottenuto somministrando la sola chemio. Infine, nel campo della individuazione delle persone ad alto rischio, abbinando ad un questionario un test della saliva (Onco Vue), si riesce ad individuare le donne aventi un determinato rischio genetico per il tumore al seno. __________________________________________________________ Il Sole24Ore 18 gen. ’09 TRAFITTI DAI FEROMONI Il 16 gennaio di cinquant'anni fa un articolo su «Nature» lanciava un neologismo di successo. Dalle zanzare agli elefanti, l'attrazione sessuale è guidata da speciali sostanze. Nell'uomo nero... di Sylvie Coyaud Il feromone, si sa; è emanato dalla gente sexy. Volatile,, fluttua nell'aria, turba le percezioni sensoriali e chi lo respira, stravede, inciampa e falls in love. Il fenomeno della caduta, diverso dal processo in svolgimento dell’innamorarsi, evoca il colpo di fulmine anche per gli effetti termici. V anno dalla cotta effimera al perenne ardor, una variabilità causata da fattori misteriosi («chissà cosa gli trovano a quello/quella» ), mistici (kharma), genetici (affinità tra complessi maggiori di' istocompatibilità) e altri ancora. Di sintesi o naturali e raccolti dalle ghiandole di Messaline e Don Giovanni referenziati, da anni i feromoni sono in vendita online puri o in soluzione. A richiesta, procureremo i link ~ una bibliografia sulla maggiore o minor efficacia afrodisiaca dei vari prodotti. Qui citeremo solo i testi di riferimento. Onore ai pionieri, iniziamo da "Feromoni: un termine nuovo per una classe di sostanze biologicamente attive", «Nature», 16 gennaio 1959. Peter Karlson e Martin Luscher propongono il neologismo mutuato dal greco "cpépw", trasporto, e "oppovrj", stimolo, che giustificano con alcuni esempi dei trasporti stimolati da dette sostanze, idrocarburi per lo più, che sono il linguaggio, talvolta imperioso, più comune all'interno di una specie, e interpretabile anche dalle altre. Rispetto agli studi sugli insetti, quelli sui mammiferi sono scarsi. D'altronde se spalmate il feromone sessuale di uno zanzaro sul davanzale potete contare quante zanzare richiama al costo di qualche puntura. Provarci con quello di un'elefantessa è un altro paio di maniche, infatti si trova poca letteratura sui pachidermi. E fino agli anni Settanta, quasi nulla sugli umani. Per motivi d'igiene, laviamo e deodoriamo i punti nevralgici. Di morale, non siamo mica bestie. Di evoluzione, i primati sono più eccitati da percezioni visive che olfattive. Di buon senso: sé le zaffate sono per noi inodori, non possono sollecitarci l'olfatto. Per inciso, questa obiezione perdura sebbene, da millenni, siamo sedotti da, e seduciamo con, profumi fatti con estratti di piante, zep= pi di ormoni vegetali che il nostro naso non distingue. Un'altra obiezione riguarda l'organo vomero-nasale o di Jacobson, dal nome dell'olandese che l'ha scoperto nel 1813. Nel gatto e nel topo, sono due buchetti alla base del setto nasale, tappezzati di cellule dedicate alla cattura di quelle molecole che le spediscono nel bulbo olfattivo e in aree cerebrali, amigdala, ippocampo eccetera, legate alle emozioni e agli appetiti. Chi ha naso come la scrivente, sarà certo di averne uno Jacobson funzionante in particolare nell'età riproduttiva. Nel 1959, la credenza pareva infondata: se anche l'avessimo ereditato da un antenato remoto, mentre in milioni di anni l'homo foemina compresa - diventava sapiens, l'organo s'era otturato. Nel sapiens sapiens era sparito: Ma nel 1971, Martha McClintock dell'università di Chicago raccoglie il sudore dalle ascelle di volontarie prima, durante e dopo l'ovulazione, e lo fa annusare ad altre donne il cui ciclo mestruale si accorcia o si protrae di conseguenza. Ciò dimostra l'esistenza di feromoni distinti, scrive McClintock su «Nature» uno pre e uno post-ovulazione. Sbocciano subito ricerche analoghe. Volontari/e sniffano ovatta nuova é magliette lavate con sapone inodore, poi altre indossate da sconosciuti per ore, giorni, anche una settimana. Per misurare se, quale e quanta attività biologica ne derivi, si sottopongono a esami della saliva, del sangue, più di recente a imaging cerebrale per risonanza magnetica prima, durante e dopo l'annusata. L'attività c'è sempre, ma è contraddittoria. Il cervello degli omosessuali reagisce come quello delle eterosessuali, e il cervello delle omosessuali come quello degli eterosessuali. No, la gamma delle reazioni individuali coincide con quella di omo ed etero ai feromoni del sesso opposto. L'androstadienone maschile alza il tasso di cortisolo nel sangue delle donne, e provoca attrazione. No, repulsione. No, l'una e l'altra a seconda dei giorni. Un composto con estradiolo (femminile) estratto dall’urina delle ratte e sparso nelle gabbie dei ratti provoca nei roditori e, a sorpresa, nei ricercatori (maschi entrambi) l'identica reazione. Quella, per capirei, che fece chiedere a Mae West «Ti sei portato la pistola o sei solo contento di vedermi?». Nel frattempo lo Jacobson è scoperto in altri primati, cebi però, quindi parenti lontani, ritrovato e perso di nuovo negli umani: La metodologia della McClintock è confermata, poi smentita in Exploring the Brain (928 pagine di autori vari, Lippincott, William e Wilkins) dove si legge che «nessuna evidenza solida ha mai dimostrato che i feromoni sessuali umani cambiano il comportamento di individui dell'altro sesso». Sarà. Ma in Profumo di Jitterburg (Dalai, Baldini & Castoldi 2003) Tom Robbins racconta di Priscilla che inavvertitamente ottiene in un profumo lo stimolo capace di attirarle i trasporti di miliardari e lesbiche. In certi roditori inoltre, per essere efficaci i feromoni indispensabili al legame affettivo vanno leccati. E così anche negli umani? Improbabile, la gente ci sembra sexy prima che gli enzimi della nostra saliva ne metabolizzino il je ne sais quoi. Arriva alla stessa conclusione Tristam Waytt, professore di z00logia a Oxford e autore del manuale di riferimento (Pheromones' and Animal Behaviour, Cambridge University Press 2003), nell'articolo "Pheromones: 50 Years" uscito su «Nature» giovedì scorso. Passa in rassegna le ricerche che ci riguardano, e le trova "inconcludenti". Però non cita certi acidi grassi volatili umani, detti giustamente copuline,brevettati e venduti in spray. Vorremmo fossero efficaci, professore, non per uso personale, non ci fraintenda. Per spruzzarli dove gli uomini fanno la guerra invece di fare... Non funzionano neppure quelli? Pazienza prof, come tante ricerche dei suoi colleghi non hanno salvato il mondo però l'han fatto ridere: Altri cinquanta di questi anni anche a lei. __________________________________________________________ La Repubblica 22 gen. ’09 AGOPUNTURA, SOLO EFFETTO PLACEBO Ricerca ridimensiona la tecnica cinese: l'efficacia soprattutto psicologica, É polemica ricevuto una forma di "falsa" agopuntura, con gli aghi di LONDRA L’AGOPUNTURA funziona, a patto che al ' pazienti non si riveli che in realtà non funziona. Sembra un paradosso, ma e la sostanza di una delle più ampie ricerche mai condotte su questa antichissima forma di terapia contro le nevralgie di ogni genere e molti ' altri tipi di mali, usata da oltre cinquemila anni in Estremo Oriente, da tempo diventata molto diffusa e popolar come forma di medicina alternativa anche in Occidente. Eppure i suoi effetti terapeutici sono per la maggior parte nella mente dei pazienti, influendo psicologicamente su di loro come un placebo: convinti di ricevere una cura utile, vi reagiscono positivamente, con una scomparsa o un'attenuazione dei dolori di cui soffrono, anche se in effetti non si riscontrano benefici effettivi. L'esperimento in questione ha infatti appurato che, se gli aghi vengono conficcati nei punti sbagliati del corpo, ossia non lungo le linee di pressione su cui dovrebbero trovarsi per incidere sul sistema nervosa, i risultati sul malato sono praticamente identici Se non è il modo in cui son disposti gli aghi a determina re una "guarigione", coni mentano gli scienziati, allora dev'essere la psiche umana che provoca una sensazione di benessere. La ricerca è stata pubblica tasu Cochrane Library,la rivista della Cochrane Collaboration, l'organizzazione che si occupa della revisione critica degli studi clinici internazionali, riportata dalla Bbe Lo studio è stato condotto da ricercatori del Centro per 1 ricerca medica complementare dell'Università Tecnic di Monaco, ha esaminato un~ serie di trentatré esperimenti compiuti su un campione molto esteso di persone: ber 6.736 pazienti, sofferenti d farti emicranie e mal di testa Alcuni sono stati sottoposi all'agopuntura tradizionale seguendo i punti di pressione del corpo. Altri invece hanno avuti esposti a casaccio o nei punti sbagliati. Il risultato sorprendente è stato che tutti hanno registrato benefici dal trattamento, paragonabili a quelli ottenuti attraverso analgesici o altri medicinali per diminuire il dolore. «Gran parte dei vantaggi clinici dell'agopuntura sembrano essere derivati da effetti non legati alla collocazione degli aghi, bens3 a un forte effetto placebo», afferma il professar Klaus Linde, che ha diretto la ricerca. «Con questo - aggiunge Linde, per puntualizzare-non intendiamo dire che l'agopuntura non funziona in assoluto, ma che la selezione di specifici punti del corpo appare meno importante di quanto molti di coloro che praticano questo trattamento hanno ritenuto fino ad ora». Più importante sarebbe invece il convincimento del paziente: se questi crede che la cura sia valida, il suo cervello reagirà in modo da procurargli dei benefici. Come il placebo, la pillolina di zucchero che non contiene alcun medicinale, ma che viene data in test clinici per appurare, appunto, le differenze con medicinali veri e propri, l'agopuntura avrebbe dunque un effetto innanzitutto di carattere psicologico. Si tratta, sottolineano i ricercatori tedeschi, soltanto di un'ipotesi: «Senza dubbio - saranno necessarie ulteriori - ricerche per capire esattamente come funziona questa terapia prima che venga prescritta ai pazienti», osserva il professor Linde. «I medici devono sapere quanto a lungo si protrarranno gli effetti positivi dell'agopuntura e se dei terapisti più esperti possono effettivamente ottenere risultati migliori di terapiste che hanno avuto soltanto un addestramento di base». __________________________________________________________ Libero 24 gen. ’09 IN AUSTRALIA ESAMI SENOLOGICI MENTRE SI FA SHOPPING NEI NEGOZI r.m.) Prevenire il tumore al seno senza noiose prenotazioni e lunghe liste di attesa, bensi mentre si fa shopping. A lanciare l'iniziativa é stata la Myer, una catena di centri commerciali australiana, in collaborazione con il New South Wales Breast Cancer Institute (a Westmead). D'ora in poi nel reparto di biancheria femminile dei negozi della catena saranno disponibili mini-ambulatori senologici che consentiranno alle clienti di realizzare una mammografia digitale nel giro di alcuni minuti (in pratica nello stesso intervallo di tempo necessario per misurarsi un reggiseno o un altro capo di biancheria intima), ottenendo poi un'analisi immediata dei referti, che saranno esaminati in tempo reale da uno staff del Breast Cancer Institute. _______________________________________________________________ MILANO FINANZA 24 gen. ’09 SALSALATO, DALLE OSSA AL DIABETE UN FARMACO PER L'ARTRITE TESTATO PER CURARE IL TIPO 2 di Silvia Fabiole Nicoletto Un gruppo di ricercatori americani sta rivalutando un vecchio farmaco antiinfiammatorio usato per la cura dell'artrite, il salsalato, prospettendolo come possibile cura per il diabete di tipo 2. Per ora a supportarne l'utilizzo ci sono tre studi di piccole dimensioni, ma una valutazione su un maggior numero di pazienti è già in corso. Da quando è stato provato che un attento controllo del diabete di tipo 2 può rallentare o prevenire le complicazioni microvascolari della malattia, i medici sono tentati di utilizzare tutte le opzioni terapeutiche per tenere a bada i livelli di glucosio nel sangue. Nonostante questo, pur utilizzando combinazioni dei farmaci orali di nuova generazione, diversi pazienti non sperimentano ancora alcuna remissione dalla malattia, motivo per cui i ricercatori sono tuttora attivi nel cercare possibili alternative. Una di queste è rappresentata dai salicilati, conosciuti da oltre un secolo anche per le loro proprietà ipoglicemizzanti confermate da studi più recenti. Va precisato che all'interno della classe si distinguono due tipi di composti che hanno meccanismi d'azione diversi: gli acetilati (come la nota aspirina) e i non acetilati di cui fa parte il salsalato. Un articolo pubblicato addirittura a fine `S00 e poi ripreso nel 1990 decantava le proprietà ipoglicemizzanti di quest'ultimo e da quella riscoperta, un gruppo di ricercatori del Joslin Diabetes Center legato all’Harvard Medical Sch00l di Boston ha condotto tre studi di piccole dimensioni per valutarne l'utilizzo come terapia per la forma più comune di diabete. I primi studi, che hanno coinvolto complessivamente circa 30 persone, sono descritti in un recente articolo della rivista Clinical and Translational Science. Il primo, della durata di due settimane, ha visto la somministrazione della dose giornaliera di farmaco impiegata storicamente per trattare l'iperglicemia (ossia 4,5 grammi al giorno). Il secondo studio prevedeva invece un dosaggio inferiore, di 3 grammi al giorno, per minimizzare gli effetti indesiderati. Il terzo, più rigoroso dal punto di vista del disegna sperimentale, è durato 4 settimane con un gruppo trattato e uno di controllo per valutare l'efficacia alla massima dose tollerata. Nei primi due studi, entrambe le dosi impiegate dopo due settimane di trattamento hanno ridotto i picchi di glicemia dopo i pasti. Il farmaco ha inoltre aumentato l'utilizzo del glucosio, all'incirca del 50% e del 15% alla dose più alta e a quella standard; alla dose più elevata il principale effetto indesiderato è stato il tinnito, ossia una sorta di ronzio alle orecchie. Nel terzo studio, un mese di terapia alla massima dose tollerata (che non provoca l'effetto indesiderato descritto) ha ridotto i livelli di glucosio nel sangue e anche gli acidi grassi circolanti, migliorando complessivamente l’omeostasi di zuccheri e grassi, e supportando l'ipotesi che bersagliare l'infiammazione possa essere un approccio innovativo per la cura del diabete di tipo 2. Lo scorso anno ha infine preso il via uno studio randomizzato e multicentrico, che ha coinvolto inizialmente oltre 100 persone che hanno ricevuto il salsalato o un placebo. Successivamente è stato esteso per un ulteriore periodo di un anno includendo altri 300 pazienti e ci si attende che fornisca un quadro più chiaro circa l'utilizzo di questo farmaco come terapia per il diabete. L'aspetto principale che va confermato è che il beneficio terapeutico sia mantenuto anche alle dosi più basse che sono le meglio tollerate. La prospettiva interessante è quella di disporre un farmaco poco costoso utilizzabile anche nei paesi in via di sviluppo dove il diabete è in aumento e il costo dei farmaci inaccessibile ai più. _______________________________________________________________ Corriere della Sera 18 gen. ’09 QUANTO «REGGONO» I RITOCCHI DI BELLEZZA Anche in ambito estetico per aumentare i volumi i risultati più duraturi si ottengono con le protesi. Ma quanto durano? Quelle in silicone, per il seno, i glutei e i polpacci, vanno sostituite in media dopo 10-15 anni (ma alcuni studi indicano tempi superiori) «perché possono usurarsi, specie se sono posizionate vicino ai muscoli» spiega Emanuele Bartoletti, segretario nazionale della Società italiana di medicina estetica. I dati sulle protesi saline sono meno numerosi, ma quelli disponibili indicano durate simili (anche se col tempo queste protesi possono perdere di volume). Per entrambi i tipi possono però verificarsi complicazioni che rendono necessaria la sostituzione molto prima. Senza distinguere fra vecchi e nuovi modelli, uno studio pubblicato qualche anno fa sulla rivista New England Journal of Medicine calcolava che a 5 anni dall' intervento, il 24 per cento delle donne doveva essere rioperato. Le complicazioni più frequenti sono la formazione di tessuto cicatriziale attorno alla protesi, la rottura, gli ematomi e le infezioni. Nei modelli più recenti tuttavia questi eventi sono meno frequenti (meno del 10 per cento dei casi). Da poco è poi stato lanciato il Macrolane, un gel cristallino a base di acido ialuronico, che ha una consistenza sufficiente per venire usato per il seno, i glutei o i polpacci. Viene però assorbito dai tessuti: ogni 12-18 mesi occorrono ritocchi. L' acido ialuronico, assieme al collagene, è meglio noto come filler per spianare le rughe, ingrandire le labbra o modificare gli zigomi. «Il collagene suino, da poco introdotto sul mercato, e le nuove formulazioni di acido ialuronico garantiscono un risultato per circa otto mesi - riprende Bartoletti - . È la durata ideale. Andare oltre non è consigliabile perché col tempo le proporzioni del viso cambiano e la medicina estetica deve seguire questa evoluzione». Da evitare, i filler permanenti che possono provocare noduli e infiammazioni. Per le rughe più profonde, le labbra e gli zigomi si può ricorrere al lipofilling, tecnica che utilizza cellule adipose prelevate dal paziente e le inietta nella zona da trattare. «È un vero e proprio trapianto e quando attecchisce bene, il risultato è permanente» dice ancora il medico. Regge nel tempo anche la plastica al mento o agli zigomi realizzata con protesi in goretex. «Per la calvizie l' autotrapianto ha un risultato permanente, perché i capelli trapiantati si mantengono nel tempo e si rinnovano, proprio come capelli normali - dice Antonella Tosti, dermatologa dell' Università di Bologna - . Va però associato a farmaci, minoxidil e finasteride, per impedire che il diradamento prosegua nelle zone dietro al trapianto, fatto questo che può rendere necessari ritocchi. Sconsigliabile il trapianto di capelli sintetici: provocano infiammazioni praticamente nel 100 per cento dei casi. Si rende necessaria la loro estrazione e, a volte, la resezione chirurgica dell' intera area». Margherita Fronte Fronte Margherita