intesa  PRELIMINARE aL  CCNL QUADRIENNIO 1998-2001

DELL’AREA RELATIVA ALLA DIRIGENZA  MEDICA E VETERINARIA DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

 


LO STIPENDIO DI IPPOCRATE: PREMIATI I MENO CAPACI

 

Con la firma del contratto, da oggi, il medico ospedaliero, optando per la scelta integralmente aziendale, che prevede l'esercizio intramurale anche della libera professione, ne trarrà un vantaggio economico e un vantaggio di carriera, posto che solamente fra i medici che avranno espresso tale opzione saranno in futuro selezionati i dirigenti. L'obbligo di adeguamento a tale normativa è previsto anche per i medici universitari. Quale giudizio esprimere sulla questione?

In primo luogo vanno riconosciute al ministro della Sanità, Rosy Bindi, coerenza e determinazione nel perseguire il completamento del disegno avviato con il decreto legislativo dello scorso anno. Già nel passato, molte iniziative legislative ispirate ai medesimi principi si erano arenate di fronte all'ostilità dei medici e alla riluttanza della politica di porsi in contrasto con essi. Non si può negare che propria dalla pretesa di indipendenza professionale dei medici pubblici rispetto alle aziende sanitarie di appartenenza, sono nel passato derivati seri inconvenienti sia alla funzionalità degli ospedali sia alla possibilità degli ammalati di ottenere prestazioni sanitarie in tempi accettabili. Né possono essere dimenticati gli episodi di malcostume, per cui il professionista generava attività professionale privata proprio allungando la lista d'attesa ospedaliera.

A questo va aggiunto che con l'introduzione dei sistemi di remunerazione delle prestazioni basate su tariffe e con l'avvio, ancorché timido, di forme di competizione fra le aziende sanitarie, l'esigenza di ottenere dai professionisti medici comportamenti più legati alle aziende si è fatta sentire con maggior forza.

È invece incerto il giudizio sull'efficacia della strada adottata. Innanzitutto, è evidente che con la creazione di spazi professionali intramurari, si crea di nuovo il conflitto di interesse fra ciò che il medico deve alla propria azienda e agli ammalati ricoverati nell'ambito pubblico, e l'interesse professionale di aumentare il proprio reddito convincendo un certo numero di ammalati a trasferirsi nell'area destinata alla libera professione.

È inevitabile che si riproponga il problema della difficoltà di accesso ai medici più richiesti, per i quali sarà frequente il ricorso alla prestazione a pagamento. Dato che esiste una relazione fra la natura dei meccanismi di incentivazione economica e i comportamenti organizzativi di tutti i lavoratori, è quasi certo che posti in condizione di dover scegliere fra un proprio interesse vitale e quello dell'azienda, la maggior parte dei medici che lo potranno fare finiranno per privilegiare il primo.

Purtroppo la pubblica amministrazione non trova il modo di adottare meccanismi di incentivazione più congruenti con gli obiettivi aziendali, dato che le remunerazioni pubbliche sono determinate mediante lo strumento del contratto nazionale, e alle aziende non viene lasciata la possibilità di remunerare in modo variabile l'attività istituzionale (cioè quella resa ai pazienti del servizio pubblico), costringendo alla scelta di costituire remunerazioni variabili basate su attività non di interesse dell'azienda pubblica. Occorrerebbe avere il coraggio di rinunciare alla contrattualistica pubblica nazionale per gran parte della remunerazione, o almeno per quella dei dirigenti, restituendo alle aziende la leva fondamentale per il governo dei comportamenti organizzativi.

Dubbia appare anche la scelta di privilegiare nella carriera coloro che optano per la scelta della professione intramuraria. I medici con minore capacità di attrazione professionale sceglieranno certamente il rapporto esclusivo, mentre quelli professionalmente più capaci, saranno logicamente portati alla scelta esterna. Come è già avvenuto nelle università, dove l'aver costretto i professori universitari ad una serie di incompatibilità con l'esercizio delle professioni, ha finito per privilegiare i professionisti meno capaci nella carriera accademica.


Il Sole24Ore 9 mar. '00

 

SOTTOSCRITTO IL NUOVO ACCORDO DEGLI OSPEDALIERI

 

Sottoscritto il nuovo accordo degli ospedalieri che prevede un aumento di 1,2 milioni netti al mese Premio di fedeltà ai medici Introdotta l'esclusività del rapporto di lavoro - Per Rosy Bindi adesso si può realizzare la riforma

ROMAUn 8 marzo con il nuovo contratto. E un mazzo di mimose simboleggiato da un accordo che dal 2002 varrà circa 2.300 miliardi annui in più, con aumenti medi netti di almeno 1,2 milioni al mese fin da quest'anno. Eccolo il contratto 1998-2001 dei camici bianchi e dei veterinari del Servizio sanitario nazionale, l'accordo che lancia in pista la temutissima esclusività del rapporto di lavoro. Che premierà sostanziosamente chi si metterà all'occhiello il fiore del Ssn ma che lascerà a bocca mezzo asciutta - e senza più incarichi di vertice - chi sceglierà il privato per fare la libera professione.

Dopo un autentico tour de force di 33 ore filate di trattativa fatto di continui "stop and go", il contratto dei medici pubblici è stato firmato nel pomeriggio di ieri all'Aran. Non senza quelle code e quei veleni sindacali che hanno contrassegnato almeno l'ultimo anno di politica sanitaria italiana. Hanno sottoscritto il contratto Anaao, Cgil, Cisl, Fesmed, Umsped, Civemp: nel complesso il 71,8% del pianeta dei 105.568 medici e veterinari pubblici. Hanno rifiutato penna e sigla la Cimo, l'Anpo e Federazione medici (con dentro la Uil): il 28,2% della rappresentatività totale.

"Oggi ci sono tutte le condizioni perché la riforma nel suo complesso possa andare a buon fine. È un momento storico per la Sanità italiana e per i medici", ha dichiarato il ministro Rosy Bindi. Non senza appellarsi alla responsabilità di tutti: "Tutto questo, ora, deve tradursi in una assistenza di qualità per il Paese". E che questa sia la scommessa di fondo, lo ha detto anche Carlo Dell'Aringa, presidente dell'Aran, nel sottolineare che il destino del consistente impegno finanziario messo in campo dal Governo è legato, appunto, al "successo di una riforma voluta intensamente dal ministro della Sanità".

L'esclusività del rapporto di lavoro - da misurarsi a questo punto con l'effettiva disponibilità di spazi e capacità delle aziende ospedaliere anche di ridurre le liste d'attesa - come perno centrale del contratto. Ma anche altri aspetti assolutamente innovativi entreranno a far parte del codice genetico contrattuale dei medici pubblici. Come l'assicurazione per gli errori medici, alimentato anche direttamente dai camici bianchi con un prelievo di 50mila lire al mese in busta paga per quei casi (soprattutto la colpa grave) non garantita dalla copertura assicurativa aziendale per la responsabilità civile. O come la previsione, rimandata a una norma tutta da scrivere, sul part-time: sarà comunque vincolato a gravi casi familiari e dovrà impedire subdoli rapporti di lavoro nel privato. Orario di lavoro confermato in 38 ore settimanali senza però più, rispetto alle previsioni iniziali, indicazione dell'orario "minimo". Snellimento della possibilità di ottenere la mobilità, senza doverla più concordare preventivamente col direttore generale dell'azienda di appartenenza. Questi gli altri capisaldi di un contratto che vuole fare tabula rasa, o quasi, del presente. E le cui ricadute sugli assistiti sono a questo punto tutte da verificare. Di certo, intanto, ci sono gli aspetti economici. E non è poco.

Gli aumenti dell'8 marzo. Intanto va detto che l'accordo recupera per tutti i medici i 26 mesi di "vuoto contrattuale" (il precedente accordo è scaduto a fine 1997) e nel quadriennio spalma un aumento dell'inflazione del 5,6% (3,3 per il primo biennio e 2,3 per il secondo biennio), distribuito tra parte tabellare (circa 230mila lire medie) e parte accessoria (altre 200mila lire).

A tutto ciò si aggiunge però la fetta più ambita: il premio per l'esclusività del rapporto di lavoro, che da solo vale circa 1.800 miliardi. Ma che sarà elargito soltanto a chi giurerà fedeltà per la sua azienda sanitaria pubblica di appartenenza. Mentre chi sceglierà l'attività extramoenia non sarà premiato economicamente, non farà carriera e, oltretutto, dovrà risarcire il Ssn fin dal 1° luglio del 1999 per i tagli allo stipendio, finora mai applicati, fissati con la Finanziaria per il 1999.

Se gli aumenti netti medi mensili saranno di 1,2 milioni (se non di più), nell'universo dei medici pubblici ci sarà naturalmente chi guadagnerà ben di più. Gli ex primari raggiungeranno incrementi di 1,7 milioni netti mensili; e qualcosa in più (quasi 1,8 milioni) addirittura gli ex assistenti con più di 15 anni di anzianità, grazie ai quasi 10,8 milioni lordi per l'equiparazione agli ex aiuti. Busta paga più ricca, dunque, anche in conseguenza della maggiore responsabilità di gestione che verrà affidata. Auspicabilmente, premiando davvero i "migliori".

Ex assistenti. Risolto anche il nodo degli ex assistenti: chi al 1°gennaio 2001 avrà più di 5 anni di anzianità, riceverà subito un bonus di 10,8 milioni lordi annui; gli altri riceveranno da subito quasi 5 milioni lordi annui, che cresceranno gradualmente con l'anzianità.

Dirigenza sanitaria non medica. È l'altro contratto siglato ieri per circa 23mila dipendenti del Ssn. Per biologi, psicologi, chimici la percentuale di aumento marcerà di pari passo con quella conquistata dai medici.

Roberto Turno

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Repubblica  09 marzo 2000

 

AUMENTI PER I MEDICI OSPEDALIERI

Siglato il contratto: premi a chi non esercita all'esterno

di STEFANO CAVIGLIA

ROMA - Un mazzo di mimose per Rosy Bindi. Si è conclusa così, ieri pomeriggio nella sede dell'Aran, dopo 33 ore ininterrotte di maratona, la trattativa per il rinnovo del contratto degli oltre 100.000 medici ospedalieri italiani. Archiviata in fretta l'irritazione per la sentenza del Tar del Lazio che congela uno degli aspetti principali della sua riforma per i medici universitari, il ministro della Sanità annuncia soddisfatta la rivoluzione in arrivo per medici e pazienti. "Questo contratto - ha detto - è un passaggio storico, che servirà anche per abbattere le liste di attesa dei pazienti".

I camici bianchi degli ospedali, che erano senza contratto dal '98, si divideranno d'ora in poi in due grandi categorie: quelli che sceglierano di fare attività privata "intra moenia", ovvero che riceveranno i loro pazienti privati all'interno delle strutture pubbliche, concordando parcelle e modalità con le aziende sanitarie locali, e quelli che invece preferiranno farlo all'esterno, in cliniche e studi, senza controlli e limitazioni.

Il governo e l'Aran, l'agenzia che conduce le trattative con i dirigenti del settore pubblico, hanno scommesso fin dall'inizio su un' accoglienza favorevole da parte dei medici. Una notevole quantità di soldi è stata messa sul tavolo per invogliarli a seguire la strada dell' attività interna: un milione e mezzo di aumento medio lordo al mese, per un totale di 1.650 miliardi all'anno a regime, nel 2001, come "indennità di esclusiva", che compenserà il medico della impossibilità di esercitare presso altre strutture. In compenso, i medici dovranno attenersi alle parecelle stabilite dalla Asl e versare a quest'ultima il 10% dei ricavati, nonché le spese per l'uso delle attrezzature.

E i medici, a quanto pare, hanno apprezzato. L'offerta, infatti, ha già raccolto l'adesione dell'80% degli ospedalieri, una quota che sembra destinata a crescere nelle prossime settimane. "Vista la formula dell'attività interna allargata prevista da questo contratto - spiega Enrico Bollero, segretario nazionale dell'Anaao, la più importante associazione sindacale dei medici italiani - prevediamo che almeno l'85% sceglierà l'attività privata interna". Una delle clausole più importanti ed apprezzate dell'accordo, infatti, prevede che nel caso le strutture pubbliche si rivelino inadeguate alle necessità dell'attività privata, il medico può rivolgersi ad una società privata esterna per un'apposita convenzione.

Non tutti i sindacati, però la pensano in questo modo. A firmare sono state infatti solo le sigle che rappresentano il 75% della categoria, mentre il rimanente 25%, rappresentato da Uil medici, Anpo e Cimo, resta al momento fuori dell'accordo. Le prime due potrebbero firmare nei prossimi giorni, mentre la terza si è dichiarata nettamente ostile all'accordo, che renderebbe arduo ai cittadini trovare specialisti bravi "intra moenia".

Anche i loro iscritti avranno comunque i benefici previsti dal nuovo contratto. Oltre al milione e mezzo lordo per l'attività "intra moenia", ci sono 432.000 lire lorde al mese in più a regime, nel 2001 (per il recupero del'inflazione programmata). Il 34% della categoria potrà aggiungere 519.000 lire per assimilare la categoria degli assistenti a quella degli aiuto primari, già avvenuta per gli aspetti non retributivi. Rimane fissato a 38 ore settimanali l'orario di lavoro, che l'Aran ha tentato senza successo di estendere ad libitum secondo le necessità. Oltre un certo limite di ore dovrà essere pagato a parte.