Lezione 1
Lezione 2
Lezione 3
Lezione 4
Lezione 5
Lezione 6
Lezione 7
Lezione 8
Appendice 1
Appendice 2
Appendice 3
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La scorsa volta abbiamo visto come la medicina sia
entrata tardivamente nelle università, diventando una materia di
insegnamento solamente nel tardo 1200. E' grazie all'opera di Taddeo
degli Alderotti (1223-1303) che la medicina entrò a pieno titolo a
Bologna. Dopo Bologna ci furono altre università; la seconda in Italia
fu Padova (per merito di studenti che da Bologna si trasferirono a
Padova), ci furono poi Napoli, Siena, Roma, Pisa, Pavia etc. Ricordiamo
altre università europee: Parigi, Montpellier, Oxford, Cambridge,
Salamanca, Coimbra, Heidelberg , Praga, Vienna etc. L'Università di
Sassari fu fondata nel 1616, quella di Cagliari, nel 1620.
Un'altra istituzione che nacque nel medioevo furono gli
ospedali. I primi ospedali sorsero come ospizi per persone non
abbienti, più che come luoghi di cura. Solo negli ospedali femminili si
potevano tenere animali. Le condizioni igieniche erano alquanto
sommarie, ad esempio: non venivano mai cambiate le lenzuola, (nelle
diapositive osserviamo due pazienti nello stesso letto e monache che
preparano feretri nella stessa stanza). Non doveva però mancare
l'immagine del Signore, in quanto gli ospedali erano considerati dei
luoghi dove ci doveva essere la presenza guaritrice dello spirito santo.
Gli
ospedali medievali (ma questo andò avanti fino all'età moderna, e vale
anche per l'ospedale civile San Giovanni di Dio di Cagliari) hanno la
porta rivolta verso il Vaticano, perché lo Spirito Santo possa entrare
meglio. Erano costituiti con una cappella che potesse essere vista da
tutti i reparti ospedalieri. Il primo ospedale fu quello di Santo
Spirito a Roma, il secondo fu quello di Santa Maria Novella, a Firenze
costruito grazie ad una elargizione di Folco Portinari, il padre di
Beatrice ricordata da Dante.
Nel 200-300 si riprese a fare la dissezione. Si ebbe un
certo periodo di stallo intorno al 1299 perché il papa Bonifacio VIII
(vendette la Sardegna ai Catalani) promulgò una bolla papale chiamata
"De sepolturis", in cui si vietata la manipolazione dei cadaveri, cioè
questi non potevano essere bolliti e ridotti in scheletro. Questo aveva
due scopi principali: 1) limitare il florido commercio di reliquie; 2)
si era sviluppato (soprattutto ad opera dei navicellari napoletani) un
florido commercio di ossa di guerriero supposto morto in terra santa.
La bolla cui si è accennato non aveva alcuna intenzione
di impedire le dissezioni, però in pratica le bloccò. Pochi anni dopo,
le dissezioni ripresero grazie ad altri papi che capirono l'equivoco e
divulgarono delle bolle che permettevano le dissezioni in particolari
periodi dell'anno (soprattutto in quaresima sulle donne, da taluni
ritenute prive di anima, e solo successivamente sugli uomini). Da
illustrazioni dell'epoca appaiono chiari il ruolo assunto nella pratica
della dissezione dal medico togato (laureato, legge Galeno) e dal
chirurgo inserviente: il primo indossava una lunga toga da cui spuntano
solo le scarpe (per evidenziare la sua statura culturale), mentre il
secondo, che è colui che opera, indossa una corta veste che lascia
scoperte le gambe per dimostrarne il rango inferiore. Le ossa del
cadavere, mostrate dal chirurgo, erano ossa umane, quindi diverse da
quelle descritte da Galeno (ossa di maiale) e chi aveva ragione non era
la natura ma Galeno: era uno scherzo della natura quello di far vedere
le ossa come dritte quando in realtà erano curve. Le asserzioni di
Galeno costituivano un dogma che non poteva essere criticato.
I
chirurghi non avevano accesso alle conoscenze anatomiche perché non
conoscevano il latino, ragion per cui l'anatomia diventava una sorta di
esercizio filosofico. La prima dissezione ufficiale fu praticata
all'università di Bologna da Mondino de' Liuzzi (1270- 1326).
Nel frontespizio dell' Anatomia Mundini si vede che la
dissezione era qualcosa di mediato, un commento ai testi galenici.
Mondino fu il più importante dei precursori di anatomia vera e propria.
Ci furono altri anatomici come Guido da Vigevano che faceva dissezioni
sui cadaveri appesi.
Per capire per quanto tempo andò avanti la pratica
di sezionare gli animali, nel frontespizio di uno dei primi libri di
anatomia in italiano (1632), tradotto dal trattato scritto in spagnolo
da Juan de Valverde e conservato nella Biblioteca di Cagliari. Nel libro
(1632) si vede un cranio con a destra e a sinistra il maiale e la
scimmia a coda corta (animali fondamentali della anatomia galenica).
Chi
praticò l'anatomia reale furono gli artisti. Alcuni di essi
rinunciarono al salario per avere a disposizione delle salme dai vescovi
(Leonardo, Michelangelo). Soprattutto Leonardo da Vinci (1452-1519)
fu un finissimo anatomico. Fece numerosissime scoperte che vennero
riprodotte fedelmente nei fogli che rimasero più o meno segreti, sino a
quando un allievo di Leonardo li vendette, nel 1600, ai reali
d'Inghilterra, ed oggi costituiscono il codice Windsor. Però l’opera
leonardesca non influenzò affatto l'anatomia. Leonardo, in verità,
voleva fare un atlante insieme ad un anatomico, Marco Antonio della
Torre, che però morì giovanissimo. Anche Michelangelo Buonarroti (1475-1564)
voleva fare un atlante di anatomia insieme a Realdo Colombo, ma anche
questo si concluse nel nulla. Accanto allo studio anatomico che era
praticato dagli artisti, ci fu chi mise in discussione tutta la teoria
ippocratica-galenica: Paracelso (1493-1541) medico
filosofo (con vene di pazzia). È considerato il fondatore della
iatrochimica, ma in realtà era un alchimista, poichè dava importanza
agli elementi chimici. Gli elementi chimici che lui considerava alla
base dell'universo erano il sale, lo zolfo, il mercurio (qualcosa che
tutto sommato si rifaceva alla concezione degli elementi).
Praticava l'alchimia: diceva che alla base delle malattie c'è
un'alterazione della chimica di questi elementi. Per la prima volta
utilizzò l'etere e si accorse che questo composto aveva capacità
anestetiche (questa pratica andò scemando e venne riscoperta in America
300 anni più tardi). Utilizzò anche il Laudano per lenire i dolori e
altri composti chimici come l'antimonio. La sua fisiologia rimase
piuttosto confusa anche se certamente in opposizione con quella
galenica.
La religione cattolica non presenta impedimenti contro
la dissezione, perchè il corpo è solo un elemento per contenere l'anima,
infatti: pulvis eris, pulvis reverteris. Ci furono dei grandi anatomici
che iniziarono a praticare l'anatomia da soli, senza l'interposizione
del servo chirurgo: ad esempio Berengario da Carpi (1460-1530), Giambattista Canani (1515-1579); ma il grande sviluppo dell'anatomia si ebbe grazie ad Andrea Vesalio (1514-1564) (figlio del farmacista dell'imperatore Carlo V).
Dopo aver frequentato università famose, come Parigi, ed aver ricevuto
una educazione classica galenica, quando era ancora molto giovane,
divenne professore di anatomia a Padova. Pubblicò un’opera monumentale
nel 1543 "DE HUMANI CORPORIS FABRlCA" in cui descriveva il corpo umano
visto in una dissezione operata da lui stesso. La dissezione divenne
autopsia nel senso ellenistico, qualcosa che si vedeva con i propri
occhi. Si può notare l'orgogliosa affermazione dell'uomo rinascimentale
che diceva: le cose che descrivo sono quelle che vedo Io! Nel
frontespizio della sua opera osserviamo l'anatomico (Vesalio stesso) che
opera direttamente sul cadavere. Questa tavola è opera del pittore che
servì a Vesalio per fare i disegni che corredano il libro: Giovanni
Stefano Calcar allievo di Tiziano. Nelle tavole di Calcar c'è una
raffigurazione molto precisa del corpo umano: in piedi e con paesaggi di
fantasia. Le tavole non venivano in genere colorate perchè era troppo
dispendioso. Vesalio corresse Galeno in 250 punti. Però non attaccò la
concezione galenica del movimento del sangue anche se lo demolì,
dimostrando che non esisteva il circolo mirabile, né pori nel cuore, ma
li si fermò. Nello stesso anno venne pubblicato il "DE REVOLUTIONIBUS
ORBIUM CELESTIUM", di Nicolò Copernico, libro che confutava la teoria
geocentrica della terra.
Il 1543 è l'anno della storia dell'uomo da
ricordare perché vengono confutati due tra i più importanti miti
scientifici dell'epoca: la concezione ANTROPOCENTRICA e la concezione
GEOCENTRICA.
Gli
studenti vi si recavano divisi per nazioni e parlavano il latino. A
Padova si riuscì, fin dall'inizio, a fare in modo che le lauree non
venissero conferite dal Vescovo (come in tutte le altre università, con
la bolla papale); venivano, però, conferite dal sindaco. Il fatto ebbe
una importanza notevolissima perché dopo la controriforma (mentre nelle
altre università cattoliche i protestanti non andavano più perché
dovevano giurare fedeltà alla Chiesa Cattolica) a Padova, perché in
questo campo la repubblica di Venezia rifiutò l’imposizione del papato,
continuavano a frequentare numerosi protestanti. L'intolleranza
religiosa dovuta alla controriforma fu una delle cause del declino delle
università italiane. A Padova Vesalio ebbe dei grandi successori.
La storia di Vesalio é per certi versi oscura. Poco
dopo aver pubblicato il libro (non aveva ancora 30 anni) lasciò
l'insegnamento. Secondo alcuni ciò fu determinato dalle critiche dei
galenisti (che erano feroci) in realtà pare che il motivo fosse un
altro. Ebbe un'offerta, assai allettante dall'imperatore Carlo V, che
gli propose di diventare suo medico personale. Vesalio accettò, ma dopo
un certo periodo pensò di tornare a Padova perché il Senato veneto lo
richiamò in patria. Purtroppo ebbe un incidente: (il suo protettore,
Carlo V, era morto ed il successore, Filippo II, non gli era molto
affezionato) fece una dissezione di un uomo che pare non fosse morto.
Intervenne l'inquisizione , Vesalio fu processato e riuscì ad ottenere
il perdono grazie alla promessa di un pellegrinaggio in Palestina. Andò
in Palestina con in tasca un brevetto del senato veneto che lo rivoleva a
Padova, ma nel viaggio di ritorno, quando la nave attraccò all'isola di
Zante, morì, probabilmente di peste. Venne sepolto a Zante, ma non si
conosce la sua tomba (1564).
Fu uno dei più grandi geni dell'umanità perchè
infranse il grande dogma galenico e affermò l'anatomia come scienza
dovuta all'osservazione diretta.
Anatomici successori di Vesalio furono: Realdo Colombo (1510-1559), Gabriele Fallopia (1523-1562), Girolamo Fabrici di Acquapendente (1533-1619). Si ricorda anche Giulio Casserio (1552-1616),
inserviente non colto che studiò il Latino e divenne Professore. Fu il
fondatore della anatomia comparata (diede un grosso contributo allo
studio della laringe).
Altro grande anatomico, che operò a Roma fu Bartolomeo Eustachi (1500/1510-1574):
scrisse un trattato quasi superiore a quello di Vesalio, non dal punto
di vista artistico, ma dal punto di vista scientifico. Questo trattato
scomparve fino agli inizi del 700, quando Lancisi lo scoprì, ma riuscì
ad influenzare ugualmente la scienza: conteneva dettagli che Vesalio
aveva omesso.
Fabrizio di Acquapendente (1533-1619)
fu un grandissimo chirurgo e fu professore di Anatomia a Padova dal
1565 al 1616. Fu anche lo scopritore, nel pollo, dell'organo linfatico
poi noto come borsa di Fabizio, diede importanti contributi all’anatomia
degli organi di senso ed all’embriologia. Pubblicò numerosi trattati di
chirurgia e fu il maestro dello scopritore della circolazione del
sangue (vedi). Costruì a Padova il primo teatro anatomico stabile al
mondo. Il teatro era circolare, gli studenti stavano in piedi ed il
tavolo era al centro, in modo da avere una visione precisa del cadavere
disteso sul tavolo. Sotto il tavolo c'era un canale che serviva per
eliminare i rifiuti e far arrivare i cadaveri. Gli altri teatri fino ad
allora conosciuti erano mobili. Da allora l'anatomia divenne qualcosa di
sociale in quanto le dissezioni diventavano eventi mondani cui
partecipava anche la popolazione colta. A Fabrici di Acquapendente si
deve anche un altro merito: la produzione di un atlante anatomico
interamente colorato. Affidò il lavoro a valenti pittori rimasti
sconosciuti e regalò le tavole (oltre 200) alla biblioteca Marciana di
Venezia, dove rimasero sconosciute fino al 1910, quando l'anatomico
Giuseppe Sterzi, già docente a Cagliari, le ritrovò. Le tavole dipinte
di Fabrizio, meravigliose dal punto di vista artistico, contengono la
raffigurazione di molte scoperte di anatomia ed erano assai conosciute
ed ammirate dagli studiosi di tutta Europa.
La
più celebre anatomia mai eseguita è quella di Rembrandt, conservata al
museo dell'Aia. Artisticamente è uno dei migliori quadri al mondo: si
osserva Nicolaus Tulpius (1593-1674), che aveva studiato
a Padova, che illustra ai suoi colleghi una dissezione. Dal punto di
vista anatomico, però, è un disastro. Questo sta a dimostrare come
l'anatomia diviene una specie di natura morta. Le prime anatomie
italiane sono rappresentazioni di macellerie. Tra i pittori più famosi
ricordiamo Bartolomeo Passarotti della scuola Bolognese (50 anni prima
di Rembrant) autore di una anatomia che rappresenta la dissezione di un
cadavere alla presenza di personaggi famosi.
La chirurgia andava avanti come nel medioevo, dove
c'era stato un blocco dell'attività chirurgica dei monaci. A seguito
delle disposizioni dei Concili di Tours (1163) e Laterano quarto (1215),
i monaci avevano lasciato la chirurgia che veniva praticata da persone
non colte. Nell'Umbria e nelle Marche, vicino a Norcia e a Preci,
l'abbazia di santo Eutizio era un importante centro di cultura
chirurgica. I monaci istruivano i contadini del luogo. Norcia era, tra
l'altro, già nota per la tradizione millenaria della castrazione degli
animali (c'era già gente che aveva una certa pratica chirurgica). I
Norcini (da Norcia), i Preciani (da Preci), i Cerretani (da Cerreto,
detti anche ciarlatani per l'abilità nel vendere pozioni curative)
diventarono artigiani abilissimi e tramandarono di padre in figlio i
segreti chirurgici. I Preciani diventarono famosi soprattutto per la
cura dell'occhio (da ricordare la famiglia degli Scacchi). I Norcini
facevano operazioni di chirurgia plastica molto avanzate, operavano di
cataratta, estrazione di calcoli. Essi praticavano anche la castrazione
dei bambini per procurare voci bianche per i cori delle chiese in quanto
le donne non vi erano ammesse.
La chirurgia spicciola (estrarre denti, curare ferite,
ecc..), era praticata dai barbieri: la loro insegna è ancora oggi il
bastone a strisce spirali bianche (come le bende) e rosse (come il
sangue).
Lo
sviluppo dell'anatomia portò all'utilizzo della stessa per la
chirurgia, rimanendo però riservata all'elite. Ci furono medici famosi
che divennero anche chirurghi . In Francia Ambroise Parè (1510-1590)
chirurgo illetterato, ma conoscitore dell’anatomia, creò la
confraternita di Cosma e Damiano, staccata da quella dei barbieri (non
erano ancora medici togati perché non conoscevano il latino in maniera
ufficiale). Operarono in Francia dal 500 in poi. Ambroise Parè, divenuto
famoso e chirurgo del Re, viene ricordato anche perché divulgò la
notizia di non usare l'olio bollente sulle amputazioni. Racconta in un
suo trattato che mentre seguiva una campagna in Piemonte, e non aveva
più olio bollente da mettere sulle gambe amputate (si pensava che l'olio
bollente servisse per estrarre la materia peccans), un norcino, sulla
scorta di quanto pubblicato da Bartolomeo Maggi (1477-1552),
gli consigliò di usare l'olio di rosa (che contiene fenolo, un blando
disinfettante) e con grande meraviglia si rese conto che i malati
trattati con olio di rosa stavano meglio di quelli trattati con olio
bollente. Diede importanza estrema all'anatomia e alle dissezioni come
base della pratica chirurgica.
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